XtremeDj
13-06-07, 18:47
(La Repubblica) - Presidente Lotito, supponiamo che un suo attaccante, dopo un gol, le rivolge un gesto come quello di Trezeguet domenica scorsa. Lei come si comporta?
«Quell´attaccante non giocherebbe più al calcio. Andrebbe ogni domenica in tribuna».
Implacabile. E´ per questo che i procuratori la temono?«Io non ho rapporti di contiguità, non accetto compromessi. E ho un obiettivo: smentire l´assioma "chi più spende, più vince". Sto dimostrando che non è vero».
E come fa a contrastare le grandi senza svenarsi?«Altri comprano la casa già fatta, a me invece interessa il terreno edificabile».
Cioè?«Cioè scoprire e lanciare giovani che diventeranno campioni. E poi puntando sul progetto. Sono tutti bravi a offrire 10 milioni a un giocatore, il difficile è convincerlo a scegliere la Lazio con un budget molto inferiore. Bisogna motivarlo nel modo giusto».
Poi però il giovane che guadagna 300mila euro diventa forte, arriva la grande che gli offre un milione e lei rischia di perderlo.«E´ la cosa che più mi dà fastidio del mercato: che i contratti vengano rispettati dalle società e non dai giocatori. Bisogna prendere provvedimenti».
Proposte?«Ne sto parlando da tempo in Lega. Squalifica di due anni per i giocatori che risolvono unilateralmente i contratti. Devono stare fermi. E pagare una penale. E´ l´unico modo per bloccare la corsa al rialzo».
Utopia.«Tante mie iniziative innovative erano osteggiate e considerate assurde, invece ora la maggioranza degli altri presidenti segue la mia politica, le mie strategie».
Per esempio?«La Juve che dà "solo" un milione di euro al suo nuovo allenatore è un segnale importante. Come il fatto che tante società di A abbiano scelto tecnici giovani e poco costosi».
Lei in questo senso detiene il record assoluto.«Ne sono orgoglioso: la Lazio passò dai 3,5 milioni netti di Mancini ai 50mila euro di Caso, il mio primo allenatore».
Altre operazioni di cui va fiero?«Ho comprato quasi un´intera squadra nell´ultimo giorno del mercato 2004: 9 giocatori in poche ore, un´impresa ai limiti dell´umano».
Cosa invidia a Moratti?«Nulla. Abbiamo filosofie diverse. Come il monte-ingaggi di Inter e Lazio».
Già, 160 milioni contro 22.«E nelle precedenti gestioni, parlo della Lazio, si era arrivati a 110 milioni. La vera impresa è aver risanato questa società. Siamo partiti da 1.070 miliardi di lire di debiti, ora produciamo utili. E risultati: qualificazione all´Intertoto il primo anno, alla Coppa Uefa il secondo, al preliminare di Champions il terzo».
Ma scegliere l´allenatore giusto è fondamentale in questa strategia. Con Rossi le è andata di lusso.«Il tecnico è l´espressione di un progetto, di una mentalità precisa del club. La scelta di Rossi, mia, non è stata casuale».
Nel suo primo mercato, nel 2004, più che altro si faceva prestare giocatori.«Il primo anno prestiti, il secondo comproprietà, il terzo acquisti veri e propri. Ora siamo noi a prestare. Quando sono arrivato, i giocatori scappavano, ora vogliono venire alla Lazio. E chi se ne è andato, mi chiede di tornare».
Il Milan ha inaugurato una nuova strada: annuncia i propri obiettivi di mercato.«E´ una strategia di marketing. Io ne ho altre. Ai proclami, preferisco i fatti. Kolarov, il giovane serbo, l´ho preso da tempo e nessuno lo sapeva. E ho chiuso altre quattro operazioni. In silenzio».
Invece il suo salary cap continua a far discutere.«E´ di 500mila euro netti a stagione. Più i premi che comunque non possono superare il 50 per cento dello stipendio. Nessuna deroga, niente primedonne. Nella mia società vince la logica del gruppo, l´individuo al servizio del collettivo. Il valore aggiunto della Lazio è il clima familiare. Struttura snella, tre persone (lui, Rossi e Sabatini, il ds-ombra ndr) e ognuno svolge il proprio ruolo senza interferire con il lavoro degli altri. Tanto poi decido io».
Si era capito. "President SS Lazio Claudio Lotito", come si legge su questo strano oggetto in legno sulla sua scrivania. E "carpe diem" inciso su un pezzo di marmo.«Lavoro 20 ore al giorno per la Lazio. Arrivano procuratori, si siedono, chiedono più soldi per i loro giocatori, io non glieli do: se vogliono andarsene, quella è la porta».
Ma lei per chi farebbe una follia?«Io non faccio follie, acquisto giocatori funzionali al progetto. E lavoro perché tornino ad affermarsi i valori autentici dello sport. Come Bikila che a piedi nudi batte l´opulenza degli Usa».
E´ vero che a cinque minuti dall´inizio di Italia-Scozia, a Bari, si infilò negli spogliatoi e motivò gli azzurri come fosse il presidente pure della nazionale?«A Donadoni dissi che avrebbe vinto 2-0. Preso in pieno. Ma questo non lo scriva...».
«Quell´attaccante non giocherebbe più al calcio. Andrebbe ogni domenica in tribuna».
Implacabile. E´ per questo che i procuratori la temono?«Io non ho rapporti di contiguità, non accetto compromessi. E ho un obiettivo: smentire l´assioma "chi più spende, più vince". Sto dimostrando che non è vero».
E come fa a contrastare le grandi senza svenarsi?«Altri comprano la casa già fatta, a me invece interessa il terreno edificabile».
Cioè?«Cioè scoprire e lanciare giovani che diventeranno campioni. E poi puntando sul progetto. Sono tutti bravi a offrire 10 milioni a un giocatore, il difficile è convincerlo a scegliere la Lazio con un budget molto inferiore. Bisogna motivarlo nel modo giusto».
Poi però il giovane che guadagna 300mila euro diventa forte, arriva la grande che gli offre un milione e lei rischia di perderlo.«E´ la cosa che più mi dà fastidio del mercato: che i contratti vengano rispettati dalle società e non dai giocatori. Bisogna prendere provvedimenti».
Proposte?«Ne sto parlando da tempo in Lega. Squalifica di due anni per i giocatori che risolvono unilateralmente i contratti. Devono stare fermi. E pagare una penale. E´ l´unico modo per bloccare la corsa al rialzo».
Utopia.«Tante mie iniziative innovative erano osteggiate e considerate assurde, invece ora la maggioranza degli altri presidenti segue la mia politica, le mie strategie».
Per esempio?«La Juve che dà "solo" un milione di euro al suo nuovo allenatore è un segnale importante. Come il fatto che tante società di A abbiano scelto tecnici giovani e poco costosi».
Lei in questo senso detiene il record assoluto.«Ne sono orgoglioso: la Lazio passò dai 3,5 milioni netti di Mancini ai 50mila euro di Caso, il mio primo allenatore».
Altre operazioni di cui va fiero?«Ho comprato quasi un´intera squadra nell´ultimo giorno del mercato 2004: 9 giocatori in poche ore, un´impresa ai limiti dell´umano».
Cosa invidia a Moratti?«Nulla. Abbiamo filosofie diverse. Come il monte-ingaggi di Inter e Lazio».
Già, 160 milioni contro 22.«E nelle precedenti gestioni, parlo della Lazio, si era arrivati a 110 milioni. La vera impresa è aver risanato questa società. Siamo partiti da 1.070 miliardi di lire di debiti, ora produciamo utili. E risultati: qualificazione all´Intertoto il primo anno, alla Coppa Uefa il secondo, al preliminare di Champions il terzo».
Ma scegliere l´allenatore giusto è fondamentale in questa strategia. Con Rossi le è andata di lusso.«Il tecnico è l´espressione di un progetto, di una mentalità precisa del club. La scelta di Rossi, mia, non è stata casuale».
Nel suo primo mercato, nel 2004, più che altro si faceva prestare giocatori.«Il primo anno prestiti, il secondo comproprietà, il terzo acquisti veri e propri. Ora siamo noi a prestare. Quando sono arrivato, i giocatori scappavano, ora vogliono venire alla Lazio. E chi se ne è andato, mi chiede di tornare».
Il Milan ha inaugurato una nuova strada: annuncia i propri obiettivi di mercato.«E´ una strategia di marketing. Io ne ho altre. Ai proclami, preferisco i fatti. Kolarov, il giovane serbo, l´ho preso da tempo e nessuno lo sapeva. E ho chiuso altre quattro operazioni. In silenzio».
Invece il suo salary cap continua a far discutere.«E´ di 500mila euro netti a stagione. Più i premi che comunque non possono superare il 50 per cento dello stipendio. Nessuna deroga, niente primedonne. Nella mia società vince la logica del gruppo, l´individuo al servizio del collettivo. Il valore aggiunto della Lazio è il clima familiare. Struttura snella, tre persone (lui, Rossi e Sabatini, il ds-ombra ndr) e ognuno svolge il proprio ruolo senza interferire con il lavoro degli altri. Tanto poi decido io».
Si era capito. "President SS Lazio Claudio Lotito", come si legge su questo strano oggetto in legno sulla sua scrivania. E "carpe diem" inciso su un pezzo di marmo.«Lavoro 20 ore al giorno per la Lazio. Arrivano procuratori, si siedono, chiedono più soldi per i loro giocatori, io non glieli do: se vogliono andarsene, quella è la porta».
Ma lei per chi farebbe una follia?«Io non faccio follie, acquisto giocatori funzionali al progetto. E lavoro perché tornino ad affermarsi i valori autentici dello sport. Come Bikila che a piedi nudi batte l´opulenza degli Usa».
E´ vero che a cinque minuti dall´inizio di Italia-Scozia, a Bari, si infilò negli spogliatoi e motivò gli azzurri come fosse il presidente pure della nazionale?«A Donadoni dissi che avrebbe vinto 2-0. Preso in pieno. Ma questo non lo scriva...».