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Visualizza Versione Completa : 2009 - Elezioni nella Serenissima Repubblica Veneta



franco.tiratore
06-09-07, 20:08
Prendo spunto da un altro sondaggio, in cui si ipotizzava che il Veneto si staccasse dall'Italia.

2007 - Il Veneto, diventato ormai 'La Malcontenta' d'Italia, vede respinte dal governo di centrosinistra tutte le istanze di maggiore autonomia. Nella finanziaria non ci sono speranze di un abbattimento della pressione fiscale, e gli imprenditori nel nordest già sotto pressione per la concorrenza dell'estremo oriente e la burocrazia europea si fanno promotori di scioperi fiscali.
Nell'amministrazione regionale anche i settori più moderati sono esasperati dalla richiesta di passaggio alle vicine regioni a statuto speciale da un numero sempre crescente di ricchi comuni alpini.

La Lega Nord organizza un plebiscito informale per la secessione, che contro ogni aspettativa ottiene una grandiosa partecipazione popolare che vota compattamente per lasciare l'Italia. Tale voto non viene minimamente preso in considerazione dal governo di Roma che dispone misure di sicurezza eccezionali per ripristinare l'ordine pubblico, sempre più precario.

Si moltiplicano infatti picchetti e proteste di fronte ad agenzie delle entrate e prefetture. L'uso della forza da parte del governo provoca una grande sensazione in Veneto e viene fermamente condannato dal consiglio regionale, che invia a Roma una serie di ultimatum consistenti nel trasformare il Veneto in una regione a statuto speciale.

Tutte queste proposte vengono respinte e i parlamentari veneti in segno di protesta decidono di abbandonare insieme le aule del parlamento. L'adesione riguarda anche i parlamentari veneti dei partiti di governo, contrariati per la questione dell'aeroporto Dal Molin.

Prodi è pronto a dimettersi ma con il sostegno del capo dello stato e dei partiti della sinistra radicale (non del tutto ostili alla separazione del loro antagonista numero uno: il Veneto bianco) ottiene la fiducia. La reazione del governo è durissima: viene chiesto l'intervento dei carabinieri in Veneto, vengono dichiarati decaduti i parlamentari secessionisti che vengono sconfessati dai rispettivi partiti di appartenenza, esclusa la Lega Nord.

Proprio gli attacchi a Roma contro esponenti della Lega Nord da parte di estremisti di destra e di sinistra compattano l'opinione pubblica veneta che chiede a gran voce la secessione. Viene votata una risoluzione in questo senso all'unanimità dal consiglio regionale (i pochissimi astenuti si dimettono dallo stesso) e il governatore Galan proclama l'indipendenza del Veneto come nazione sovrana ed autodeterminata.

Il panico in Italia è generale, data la grave sottovalutazione del problema. In Veneto vengono organizzate milizie volontarie, le Camicie Verdi, e reparti dell'esercito di alpini di stanza in Friuli Venezia Giulia si mettono a disposizione del nuovo governo.

In Friuli, in Lombardia ed in Trentino Alto Adige la situazione si fa subito critica per il governo. La sinistra radicale impone al governo di intervenire duramente contro gli scioperanti fiscali, mentre l'astensione di Forza Italia e Lega Nord impone ai partiti di governo di ricercare l'alleanza con Alleanza Nazionale per raccogliere quanti più voti possibile a favore di una mozione di eccezionale gravità. Viene proclamata la legge marziale in tutte le regioni indicate, ma di fatto il Veneto è completamente fuori dal controllo governativo ed anche in Friuli il precipitare degli eventi ha portato alla ribalta i secessionisti.

In Friuli si dimette la giunta, mentre si installa senza alcuna elezione, un governo provvisorio leghista. La comunità internazionale assiste sbalordita mentre con estrema difficoltà data la presenza di giornalisti da tutto il mondo vengono ricondotte all'ordine la Lombardia e il Trentino. Solo l'intervento tempestivo dell'esercito evita che l'Alto Adige possa votare per la sua annessione all'Austria. Nello stesso tempo ovunque in Veneto i giornalisti apprendono il carattere sostanzialmente pacifico ed il totale appoggio popolare alla secessione, accattivandosi il tacito appoggio della comunità internazionale.

Gli Stati Uniti, dopo alcune dichiarazioni di fermissima condanna e minacce di ritorsioni dopo aver ottenuto assicurazioni sullo stato delle loro basi in territorio veneto decidono di non intervenire, per non rischiare di scatenare un conflitto estremamente cruento sotto gli occhi delle telecamere e per non esacerbare l'antiamericanismo già montante in gran parte d'Europa.

Il governo non ottiene dal Parlamento i voti necessari a dichiarare guerra al Veneto, con spaccamenti trasversali e gravi crisi in tutti i partiti, e si dimette. L'Italia piomba nel caos e vengono indette elezioni nel 2008. In Veneto ci si avvia con più serenità alle prime elezioni da nazione indipendente, dopo aver invitato ispettori internazionali per confermare l'effettiva democraticità del voto e la serietà del governo provvisorio.

Nel prossimo post i partiti e i rispettivi programmi e candidati.

franco.tiratore
06-09-07, 20:45
I partiti in corsa per le elezioni nel nuovo Veneto indipendente sono:

LEGA VENETA - Nata dalla Lega Nord è l'ispiratrice e l'anima della secessione. E' il partito patriottico, ma a livello popolare non è maggioritario. Il programma è risolutamente secessionista, non cerca il dialogo con l'Italia; molto intransigente in tema di immigrazione; molto conservatrice in materia morale e fautore di una immediata e radicale riforma di burocrazia e fiscalità. Nei confronti del vicino Friuli è diffidente e predica la suddivisione del territorio in provincie, con l'abolizione della divisione formale tra Venezia Euganea e Giulia, temendo un'ulteriore secessione.
Il candidato è il prosindaco Giancarlo Gentilini.

VENETO LIBERO - Nata da Forza Italia è secessionista, ma ritiene prioritario normalizzare le relazioni con l'Italia, gli USA e con la UE. In materia di criminalità, immigrazione e morale le posizioni sono affini agli alleati di LEGA VENETA. In campo economico auspica riforme come la flat tax al 25%, la drastica riduzione della burocrazia, i dazi verso le merci made in China, la creazione di una sanità e di una previdenza sociale privata. Ritiene indispensabile tutelare l'autonomia della Venezia Giulia, per evitare una secessione futura.
Il candidato è il governatore uscente Giancarlo Galan.

DEMOCRATICI VENETI - Realizzano anzitempo il PD italiano. Vogliono ricucire lo strappo con Roma, ritenendo la secessione come non definitiva. Sono favorevoli alla collaborazione con le vicine Austria, Slovenia e Croazia per ottenere legittimità internazionale. In campo economico predica una riduzione della burocrazia e della fiscalità ereditata dal governo italiano, ma sono contrari alle liberalizzazioni di settori come la scuola, le pensioni e la sanità. Decisi ad integrare Friuli e Veneto in un'unica realtà statale.
Il candidato è Riccardo Illy.

SINISTRA UNITA - Partito di chiara opposizione alla secessione, ha come denominatore comune l'affinità con la sinistra italiana. Contrario alle riforme economiche, deciso ad approfittare della secessione per allontanare le basi americane. Vogliono mantenere la separazione regionale di Veneto e Friuli.
Il candidato è Gabriele Polo, direttore de il manifesto.

UNITI PER IL FRIULI - Partito moderato e laico, deciso nel sostenere la separazione tra Veneto e Friuli.
Il candidato è Tarcisio Burgnich, che da buon vecchio libero roccioso non si fa trovare impreparato.

DEMOCRAZIA CRISTIANA - Immancabile, nel Veneto. I programmi e gli uomini sono sempre quelli.
Il candidato è Mauro Fabris, attuale uomo di spicco dell'UDEUR.

DESTRA NAZIONALE - Partito dichiaratamente ispirato ad AN. Non prende una posizione chiara sulla secessione, e questo gli preclude l'alleanza con Lega Veneta e Veneto Libero.
Il candidato è il sindaco di Verona Flavio Tosi.

franco.tiratore
06-09-07, 20:53
Non ho inserito le opzioni per votare.
Scusate, sono nel post con lo stesso nome.