Neva
07-09-07, 18:56
L'obiettivo è sacrosanto: ridurre la spesa farmaceutica, gli sprechi, il malcostume dei medici che prescrivono a caso e troppo. Ma il risultato è kafkiano: farmaci innovativi disponibili in una regione e non in un'altra, ticket diversi in farmacie che distano pochi chilometri, siciliani che pagano una medicina un prezzo diverso dagli umbri, e così via. Tanto che non si esagera quando si afferma che ormai in Italia ci sono 21 Prontuari farmaceutici. Eppure, proprio il Prontuario, l'elenco dei farmaci dispensati dal Ssn, era il totem: la certezza che, ovunque, un italiano ha accesso al farmaco migliore. Certo, i mille scandali ne hanno un po' appannato l'immagine, ma il fatto che esista un catalogo generale dei farmaci ok, che lo rediga un organo centrale, l'Aifa, e che tutti ne hanno diritto a identiche condizioni, è uno di quei punti fermi su cui si fonda l'universalità del Ssn. È ancora così?
I ticket Cominciamo dal ticket: giusto o sbagliato che sia il balzello, a pagarlo sono oggi piemontesi, liguri, bolzanini, lombardi, veneti, molisani, pugliesi e siciliani. Ma questo è il meno. La faccenda si aggrava quando si colpisce l'accesso ai farmaci innovativi. "I tempi di accesso a medicine nuove non sono certi né univoci", spiega il presidente di Farmindustria, Sergio Dompé: "Una volta che l'Aifa ha dato l'ok per un nuovo farmaco ospedaliero, ogni regione si prende il tempo che vuole per metterlo a disposizione. A volte per questioni di budget, a volte per cautela, ma sta di fatto che un paziente arriva anche ad aspettare due anni". E due anni per un antitumorale o per un biotech sono troppi. E, soprattutto, non si capisce perché questo tempo debba essere diverso a pochi chilometri di distanza: se è per questioni di cautela, non è l'Aifa il garante per l'intera nazione? Se è per il budget: non è vietato dalla Costituzione?
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I farmaci Altro capitolo discutibile è quello che gli addetti ai lavori chiamano il 'prezzo di riferimento': ogni regione stabilisce per una classe di farmaci un prezzo base e rimborsa solo quello. Se un cittadino deve assumere una medicina che appartiene a quella classe, ma costa di più, o se lo paga o rinuncia. È accaduto per gli antigastrite e antiulcera: nove regioni hanno stabilito un prezzo base (anche diverso l'una dall'altra). E a breve questo accadrà anche per le statine, la classe di farmaci che abbassa il colesterolo. Lo scopo è quello di contenere i costi, ma gli specialisti spiegano che dentro una stessa classe ci sono in realtà medicine chimicamente diverse, adatte alle diverse specificità dei pazienti. Basti pensare a quello che è successo in Nuova Zelanda, dove quattro anni fa hanno deciso di rimborsare solo una statina, e oggi uno studio ha dimostrato che per questo sono aumentati i casi di ictus e infarto. Che i cittadini dell'Emilia o del Veneto possano scegliere, mentre i pugliesi o liguri no, sembra a molti un'ingiustizia. "Sarebbe bene cercare di riportare il sistema ad un unicum", commenta ancora Dompé: "Il rischio oggi è che i cittadini di alcune regioni siano di serie B o C".
(06 settembre 2007)
http://espresso.repubblica.it/dettaglio//1756629/&print=true
I ticket Cominciamo dal ticket: giusto o sbagliato che sia il balzello, a pagarlo sono oggi piemontesi, liguri, bolzanini, lombardi, veneti, molisani, pugliesi e siciliani. Ma questo è il meno. La faccenda si aggrava quando si colpisce l'accesso ai farmaci innovativi. "I tempi di accesso a medicine nuove non sono certi né univoci", spiega il presidente di Farmindustria, Sergio Dompé: "Una volta che l'Aifa ha dato l'ok per un nuovo farmaco ospedaliero, ogni regione si prende il tempo che vuole per metterlo a disposizione. A volte per questioni di budget, a volte per cautela, ma sta di fatto che un paziente arriva anche ad aspettare due anni". E due anni per un antitumorale o per un biotech sono troppi. E, soprattutto, non si capisce perché questo tempo debba essere diverso a pochi chilometri di distanza: se è per questioni di cautela, non è l'Aifa il garante per l'intera nazione? Se è per il budget: non è vietato dalla Costituzione?
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I farmaci Altro capitolo discutibile è quello che gli addetti ai lavori chiamano il 'prezzo di riferimento': ogni regione stabilisce per una classe di farmaci un prezzo base e rimborsa solo quello. Se un cittadino deve assumere una medicina che appartiene a quella classe, ma costa di più, o se lo paga o rinuncia. È accaduto per gli antigastrite e antiulcera: nove regioni hanno stabilito un prezzo base (anche diverso l'una dall'altra). E a breve questo accadrà anche per le statine, la classe di farmaci che abbassa il colesterolo. Lo scopo è quello di contenere i costi, ma gli specialisti spiegano che dentro una stessa classe ci sono in realtà medicine chimicamente diverse, adatte alle diverse specificità dei pazienti. Basti pensare a quello che è successo in Nuova Zelanda, dove quattro anni fa hanno deciso di rimborsare solo una statina, e oggi uno studio ha dimostrato che per questo sono aumentati i casi di ictus e infarto. Che i cittadini dell'Emilia o del Veneto possano scegliere, mentre i pugliesi o liguri no, sembra a molti un'ingiustizia. "Sarebbe bene cercare di riportare il sistema ad un unicum", commenta ancora Dompé: "Il rischio oggi è che i cittadini di alcune regioni siano di serie B o C".
(06 settembre 2007)
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