Metapapero
25-10-07, 16:39
Don Rafaniè, a me servirebbe qualche toccata alla gola per farmi resuscitare la voce, quella di prima è morta e quella nuova sta chiusa.
Fa un sorriso, mi dice che la voce mi verrà tutt'in una volta e sarà forte assai. Mi Racconta:
"Nella discesa in Italia dopo la guerra, cammino per una strada di campagna e sento alle spalle uno strillo terribile, uno strazio di grido,un'implorazione scatenata, da far sanguinare le orecchie. Poso i bagagli a terra, mi giro e
vedo per la prima volta l'asino, al traino di un carro, e un uomo lo bastona. La bestia allungava il collo e con le corde tese e il morso in bocca lanciava il più lontano possibile la sua protesta di dolore. Sapessi io pregare così.
Nella scrittura sacra si trovano molte notizie sull'asino,una bestia stimata, utile. Il suo grido è invece inutile, gigantesco, riguarda solo lui e Dio, l'uomo è escluso. Era maggio, avevo le orecchie piene di guerra, dei peggiori rumori. Il raglio attirò risposte da altri punti dei campi intorno e dentro la gobba mi sono passate le scosse dei brividi e d'improvviso mi trovo gli occhi inzuppati. Per tutta la guerra sono stati secchi e in una stada di campagna italiana si son svegliati per rispondere alle chiamate degli asini. Quando uscirà la tua voce, avrà la forza di quella dell'asino". Vi ringrazio Don Rafaniè, questa è una benedizione, con la voce scura di adesso pare che faccio il cospiratore. Sapete, Don Rafaniè, che la squadra di Calcio del Napoli porta un asino sulla sua bandiera, dev'essere perché la folla allo stadio strilla forte come un ciuccio, quando fa gol. Io l'ho sentito il grido dello stadio una volta passando là fuorie sono venute le lacrime pure a me, senza accorgermi. Quello strillo teneva una forza esagerata, era più importante dell'occasione di un gol, più potente. Intanto con le parole siamo arrivati alla sua stanza, accendo la candela e ci salutiamo con un sì della testa.
Erri De Luca
Montediddio
Fa un sorriso, mi dice che la voce mi verrà tutt'in una volta e sarà forte assai. Mi Racconta:
"Nella discesa in Italia dopo la guerra, cammino per una strada di campagna e sento alle spalle uno strillo terribile, uno strazio di grido,un'implorazione scatenata, da far sanguinare le orecchie. Poso i bagagli a terra, mi giro e
vedo per la prima volta l'asino, al traino di un carro, e un uomo lo bastona. La bestia allungava il collo e con le corde tese e il morso in bocca lanciava il più lontano possibile la sua protesta di dolore. Sapessi io pregare così.
Nella scrittura sacra si trovano molte notizie sull'asino,una bestia stimata, utile. Il suo grido è invece inutile, gigantesco, riguarda solo lui e Dio, l'uomo è escluso. Era maggio, avevo le orecchie piene di guerra, dei peggiori rumori. Il raglio attirò risposte da altri punti dei campi intorno e dentro la gobba mi sono passate le scosse dei brividi e d'improvviso mi trovo gli occhi inzuppati. Per tutta la guerra sono stati secchi e in una stada di campagna italiana si son svegliati per rispondere alle chiamate degli asini. Quando uscirà la tua voce, avrà la forza di quella dell'asino". Vi ringrazio Don Rafaniè, questa è una benedizione, con la voce scura di adesso pare che faccio il cospiratore. Sapete, Don Rafaniè, che la squadra di Calcio del Napoli porta un asino sulla sua bandiera, dev'essere perché la folla allo stadio strilla forte come un ciuccio, quando fa gol. Io l'ho sentito il grido dello stadio una volta passando là fuorie sono venute le lacrime pure a me, senza accorgermi. Quello strillo teneva una forza esagerata, era più importante dell'occasione di un gol, più potente. Intanto con le parole siamo arrivati alla sua stanza, accendo la candela e ci salutiamo con un sì della testa.
Erri De Luca
Montediddio