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Visualizza Versione Completa : Aldo Bianzino



Neva
09-11-07, 13:04
November 7, 2007 on 2:43 pm
http://gallery.panorama.it/albums/userpics/10027/normal_carcere.jpg (http://gallery.panorama.it/albums/userpics/10027/normal_carcere.jpg)
Una storia di ordinaria ingiustizia, la fine di Aldo Bianzino.
Perugino, falegname, incensurato, Aldo aveva 44 e godeva di buona salute prima di morire in galera a metà ottobre. Non truccava bilanci, coltivava canapa indiana: tale colpa gli è stata fatale.
Con la sua compagna, Roberta, il 12 ottobre 2007 è stato arrestato con l’accusa di possedere e coltivare nel giardino di casa alcune piante di marijuana. Dopo il trasferimento al carcere di Perugia, i loro destini si dividono. Roberta è condotta nel reparto femminile. Aldo viene portato in cella di isolamento.
Da quel momento Roberta non vedrà più il suo compagno. Domenica 14 ottobre Aldo è trovato agonizzante nella sua cella. Poco dopo muore, lasciando un figlio di quattordici anni.
Le prime indiscrezioni sulle cause della morte, trapelate dalla direzione sanitaria del carcere, parlano di infarto. Ma vengono presto smentite dall’autopsia: il corpo infatti presenta una frattura alle costole, gravi lesioni al fegato, alla milza e al cervello. Difficile non pensare al pestaggio. Aldo era in isolamento, chi gli ha procurato le lesioni che l’hanno portato alla morte, aveva le chiavi della cella. Difficile non sospettare che la mano assassina sia di un esponente della polizia penitenziaria.
Il pubblico ministero di Perugia Giuseppe Petrazzini, il medesimo magistrato che ha ordinato l’arresto di Aldo, apre un fascicolo per omicidio a carico di ignoti e procede per omesso soccorso nei confronti della guardia di turno. Alcuni detenuti hanno dichiarato di aver sentito Aldo lamentarsi tutta la notte senza ricevere soccorsi.
Un comitato (http://veritaperaldo.noblogs.org/) s’è riunito attorno ai familiari per chiedere verità e giustizia sull’intera vicenda. Per criticare la legittimità dell’arresto, per sollecitare un’inchiesta rigorosa, ma anche per denunciare il contesto di profonda ingiustizia dal quale, ultima di una lunga serie, la tragedia di Aldo è scaturita. Il contesto è la pessima legge Fini-Giovanardi sulle “droghe”. Il contesto è un sistema giudiziario che sembra studiato apposta per garantire impunità ai criminali dal colletto bianco e “reprimere senza pietà i poveri cristi e gli stracci della società”, come ha dichiarato ieri a un convegno il magistrato milanese Paolo Ielo.
Sabato 10 Novembre il comitato Verità per Aldo ha convocato a Perugia una manifestazione nazionale con partenza alle ore 15 da Piazzale Bove.
http://www.pieroricca.org/

Neva
10-11-07, 07:28
Ed ecco un pezzo di Beppe Grillo sul medesimo argomento:
9 Novembre 2007

Cristo si è fermato a Capanne

http://www.beppegrillo.it/immagini/immagini/Capanne.jpg

Le droghe sono vietate ovunque in Italia tranne che in Parlamento. Il cittadino non parlamentare che fa uso di hashish è un delinquente da punire. Aldo Bianzino è stato arrestato per coltivazione di canapa indiana nel suo orto. Era un falegname. Viveva con la famiglia a Pietralunga, sulle colline vicino a Città di Castello. Nel carcere di Capanne è stato pestato a morte. Il medico legale ha riscontrato 4 ematomi cerebrali, fegato e milza rotte, 2 costole fratturate. Lascia una moglie e un figlio, aveva 44 anni e non aveva mai fatto male a nessuno. Un fisico esile, capelli biondi come quelli di un altro falegname finito in croce. Aldo è invece finito prima in cella di isolamento e poi al cimitero. E’ stata aperta un’inchiesta per omicidio volontario dal giudice Petrazzini. Il blog seguirà attentamente i prossimi avvenimenti e si recherà a Pietralunga.
La morte di Aldo ha due cause. La prima è la detenzione per chi fa uso di canapa indiana. La seconda l’impunità di chi disonora la divisa e si comporta peggio dei criminali.
La prima ragione è assurda, riempie le carceri di tossicodipendenti e di consumatori occasionali. Giovanardi, compagno di partito di Mele donne-coca-champagne, su questo non è d’accordo, lui vuole quattro anni di carcere per un grammo di hashish (leggi l’intervista (http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200711articoli/27383girata.asp)).
L’uso di canapa indiana va liberalizzato. Ci sarebbero meno pusher, meno finanziamenti alla criminalità organizzata, non più carceri che scoppiano.
La stessa Cassazione ha ribadito (http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=1.0.1497556172) che la mini coltivazione domestica di canapa non costituisce reato se essa “non si sostanzia nella coltivazione in senso tecnico-agrario ovvero imprenditoriale”.
Siamo al ridicolo.
La violenza istituzionale sta diventando un vizio mortale, dopo Aldrovandi (http://www.beppegrillo.it/2007/06/federico_aldrov.html), Bolzaneto e Scuola Diaz (http://www.beppegrillo.it/2007/07/premiata_macell.html).
Riporto dal sito Il Pane e le Rose (http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o10283):
“Dunque Aldo è stato sottoposto ad un pestaggio mortale da parte di guardie carcerarie, mentre si trovava in isolamento, probabilmente in conseguenza del fatto di aver dato in escandescenze. Il pestaggio da parte di personale dipendente dal Ministero di Grazia e Giustizia emerge, ancora una volta, essere una pratica corrente all’interno del Carcere per i detenuti che creano problemi. Esso è praticato da personale specializzato che utilizza tecniche professionali finalizzate ad evitare denunce sulla base di superficiali riscontri medico legali. Dobbiamo immaginare nella loro compiutezza formale i dispositivi che stanno dietro questa pratica:
vi sarà un manuale – riservato - dove viene descritta la procedura da seguire nel pestaggio; vi saranno percorsi di formazione con esperti che insegnano la tecnica ed i gesti più opportuni e ne supervisionano la messa a regime, un percorso di training, una valutazione attenta delle attitudini e delle capacità di chi è chiamato ad applicare materialmente, nel lavoro di tutti i giorni, la tecnica..”.
Se quanto riportato fosse vero, suggerisco che il massaggio carcerario sia praticato anche alla popolazione parlamentare che fa uso di droga in aula, in ufficio o negli alberghi della capitale.

Invito tutti a partecipare alla Manifestazione nazionale per Aldo Bianzino a Perugia sabato 10 novembre 2007.
http://www.beppegrillo.it:80/2007/11/cristo_si_e_fer.html?s=n

Il Gufo
10-11-07, 11:52
...mi hai preceduto mia cara Neva..
ieri lo stavo postando, poi mi sono messo a piangere di rabbia, e sono uscito...
ADESSO BASTA!! SONO STUFO MARCIO. UNICA SOLUZIONE?
INVADERE IL TERRITORIO.
gufo

Gioa
10-11-07, 12:49
I TG nazionali hanno portato questa notizia?

Neva
10-11-07, 17:20
...mi hai preceduto mia cara Neva..
ieri lo stavo postando, poi mi sono messo a piangere di rabbia, e sono uscito...
ADESSO BASTA!! SONO STUFO MARCIO. UNICA SOLUZIONE?
INVADERE IL TERRITORIO.
gufo

Per quanto io ne sappia, tranne un breve accenno del tg3, nessun altro tg ne ha parlato.
Al di la delle motivazioni che hanno condotto in carcere Aldo Bianzino , sarebbe opportuno che certi individui, e certe istituzioni si ricordassero che l’ Italia non’è l Argentina del gen. Videla.
Non deve essere più “ garantita “ l’impunità a coloro che commettono crimini indossando una divisa.
Il post di Grillo si conclude con questa frase :
<< Se quanto riportato fosse vero, suggerisco che il massaggio carcerario sia praticato anche alla popolazione parlamentare che fa uso di droga in aula, in ufficio o negli alberghi della capitale.>>
Mi unisco al suo suggerimento
Una domanda caro Cristiano:
-Cosa intendi dire con la frase << invadere il territorio >> ?

Il Gufo
11-11-07, 04:15
intendo dire che bisognerebbe riportare la cannabis sativa ai livelli di coltivazione in Italia, del 1950:
90.000 ettari contro i 1000 di adesso; quando il Canavese ( zona agricola pedemontana tra Torino ed Aosta ) era il Canapese.
ricordate: la canapa può rimanere sullo stesso terreno per trenta anni, autofertilizzandosi, mentre il mais deve essere coltivato a rotazione.
1 ettaro di canapa, stessa resa in cellulosa per l'etanolo( anzi migliore perchè la qualità della cellulosa è migliore ) di 10 ettari di mais. tutto detto.
baci baci anche da mia moglie pina
il gufo

el_Bùrzùm
14-11-07, 16:35
Per quanto io ne sappia, tranne un breve accenno del tg3, nessun altro tg ne ha parlato.
Al di la delle motivazioni che hanno condotto in carcere Aldo Bianzino , sarebbe opportuno che certi individui, e certe istituzioni si ricordassero che l’ Italia non’è l Argentina del gen. Videla.
Non deve essere più “ garantita “ l’impunità a coloro che commettono crimini indossando una divisa.
Il post di Grillo si conclude con questa frase :
<< Se quanto riportato fosse vero, suggerisco che il massaggio carcerario sia praticato anche alla popolazione parlamentare che fa uso di droga in aula, in ufficio o negli alberghi della capitale.>>
Mi unisco al suo suggerimento
Una domanda caro Cristiano:
-Cosa intendi dire con la frase << invadere il territorio >> ?

in effetti, io questa notiza l'ho appresa solo leggendola su POL. Che dire... resto sgomento

:i

TyrMask (POL)
14-11-07, 20:56
Aldo Bianzino, che venga alla luce la verità.

Aldo Bianzino era un falegname che risiedeva a Pietralunga, un piccolo paese tra Città di Castello e Gubbio. Il 12 ottobre, a seguito di un’operazione delle forze dell’ordine di Città di Castello, Aldo Bianzino insieme alla sua compagna di vita Roberta Radici, viene arrestato per detenzione e coltivazione di piante di marijuana. Vengono portati in un primo momento al commissariato di Città di Castello e poi trasferiti al carcere di Capanne (Perugia); qui, ovviamente si separano. Il 13 ottobre, l’avvocato d’ufficio vede entrambi, prima lui, poi lei, e Aldo Bianzino sembra apparire in condizioni di salute normali.Domenica 14 ottobre, alle ore 08.15, Aldo viene trovato morto nella sua cella d’isolamento. La prima versione, e ovviamente quella “ufficiale”, dice che Aldo Bianzino è deceduto per un infarto tra la notte di sabato e domenica. Aldo Però aveva diverse lesioni alla schiena e all’addome, costole rotte e lesioni alla testa. Il PM ordina l’autopsia sul cadavere, che conferma la presenza delle lesioni e che da queste sia derivato il suo decesso. Al momento dell’arresto l’avvocato della coppia, Massimo Zaganelli, precisa: “Furono portati in carcere in perfetta salute e durante il viaggio non fu torto loro un capello”, e ancora: “Per quel che sappiamo il decesso è verosimilmente riconducibile a un trauma, ma non a un trauma accidentale”. Di solito un arrestato resta nella cella d’isolamento fino a quando non incontra il Giudice per le indagini preliminari e dunque, Aldo Bianzino, non dovrebbe essere venuto a contatto con nessun altro detenuto.

Una vicenda triste, che ha veramente del surreale, e soprattutto è surreale il fatto che ad un mese dalla sua morte, ancora non si conosca né un colpevole nè le motivazioni di una morte così assurda. Molte cose vanno riviste nel sistema carcerario italiano.

Chiediamo verità per Aldo e per tutti quelli che, come lui, non hanno ancora avuto una giustizia giusta. Per tutti quelli che stanno scontando, senza prove certe, anni e anni di detenzione.

Tacere la verità vuol dire aver sbagliato due volte.

Comunità Militante Perugia – Associazione Culturale Tyr
http://www.controventopg.splinder.com

Lucio
14-11-07, 21:03
Discernete la battaglia antiproibizionista da quella per i diritti di tutti i ristretti e per le condizioni del sistema carcerario.

Già è grave che la notizia sia passata praticamente inosservata sui media nazionali, perlomeno nei canali che possono essere usati per sollevare attenzione sul caso, si cerchi di non spostare il punto della questione, che è cruciale!

Bianzino avrebbe potuto anche essere accusato del più grave dei reati, non sarebbe minore la gravità di quanto gli è accaduto!

Il Gufo
14-11-07, 21:25
Discernete la battaglia antiproibizionista da quella per i diritti di tutti i ristretti e per le condizioni del sistema carcerario.

Già è grave che la notizia sia passata praticamente inosservata sui media nazionali, perlomeno nei canali che possono essere usati per sollevare attenzione sul caso, si cerchi di non spostare il punto della questione, che è cruciale!

Bianzino avrebbe potuto anche essere accusato del più grave dei reati, non sarebbe minore la gravità di quanto gli è accaduto!


hai proprio ragione lucio, qualsiasi sia la colpa, non merita tortura e morte, serve solo ad alimentare la violenza...................
anche se per me bisognerebbe spostare la battaglia anche sull'altro fronte, e passare a riparlare di canapa, perchè la gente non sa quello che quarantanovemilanovecentonovantanove usi della canapa non hanno a che fare con il concetto di droga, anzi non sanno assolutamente che canapa e marijuana sono la stessa cosa.

pace e giustizia, per uomini e piante
gufo

Neva
14-11-07, 21:38
Discernete la battaglia antiproibizionista da quella per i diritti di tutti i ristretti e per le condizioni del sistema carcerario.

Già è grave che la notizia sia passata praticamente inosservata sui media nazionali, perlomeno nei canali che possono essere usati per sollevare attenzione sul caso, si cerchi di non spostare il punto della questione, che è cruciale!

Bianzino avrebbe potuto anche essere accusato del più grave dei reati, non sarebbe minore la gravità di quanto gli è accaduto!
totalmente d'accordo

Il Gufo
29-12-07, 14:12
Qualcuno bussa alla tua porta. E' lo Stato. Ti porta via dalla tua famiglia. Da tuo figlio di 14 anni. Ti accusa di aver coltivato delle piantine di canapa indiana nell'orto di casa. Ti mette in cella. Ti uccide. Non è l'Argentina dei colonnelli e neppure l'Unione Sovietica di Stalin. E' l'Italia di Mastella e di Amato. Aldo Bianzino è stato assassinato in carcere. Ucciso due volte. Prima dai suoi carnefici e poi dai media che lo hanno ignorato.
La vedova di Aldo si chiama Roberta Radici. Nell'intervista che ci ha rilasciato ha detto: "Non so cosa pensare dello Stato. Cosa pensare della giustizia."

Post precedente: Cristo si è fermato a Capanne (http://www.beppegrillo.it/2007/11/cristo_si_e_fer.html).
Ps: "La situazione di questa famiglia è tragica. Abbiamo conosciuto Roberta, sua madre (91enne) e suo figlio, un angelo nel vero senso della parola, basta osservare lui per capire come poteva essere Aldo.
Questa famiglia, oltre alla paura, vive un disagio economico notevole.
Roberta è malata e invalida civile al 100% (250 euro di pensione al mese!), la madre per quanto arzilla è sempre ultranovantenne e dovresti vedere dove abitano, praticamente isolati e indifesi.Questa è la vera emergenza, aldilà della tragedia di Aldo, c'è da salvare una famiglia rovinata da una vicenda oscura e oscurata. C'è da pensare ad un ragazzo che ha 14 anni e si ritrova con una madre malata e un padre che non può più provvedere a lui.
Esiste anche un C/C postale su cui effettuare donazioni:
c/c postale n° 27113620 intestato a Roberta Radici.
Noi stiamo già facendo il possibile. Aiutateci!!!"
Meetup di Perugia

www.beppegrillo.it (http://www.beppegrillo.it)

ecco qua di seguito l'intervista alla moglie di aldo:


Roberta Radici
…appena finito di firmare: “quando potrò vedere Aldo?” e questo mi ha risposto letteralmente:
“Signora: martedì dopo l’autopsia!”… “COME DOPO L’AUTOPSIA? Che cosa?”
Mi chiamo Roberta Radici, vivo sull’Appennino umbro-marchigiano fino a poco tempo fa insieme
al mio compagno, mio figlio e mia madre di 91 anni.
Una mattina le nostre vite sono state lacerate, come se fosse venuto il diavolo a bussare alla nostra
porta, la nostra famiglia mutilata in tutti i sensi.
Venerdì 12 ottobre, quattro poliziotti, una poliziotta, un finanziere con il cane ci hanno chiesto se
avessimo un avvocato di fiducia. Quando abbiamo detto di no, hanno proceduto mostrandoci un
foglio che li autorizzava a perquisire la nostra abitazione. Quando hanno visto che non c’era niente
in casa sono andati a guardare nei campi intorno, sempre di proprietà di Aldo, e hanno trovato
queste piante di marijuana che subito Aldo ha detto essere per il suo uso personale e che ne
rispondeva lui.
Ci siamo fatti portare via senza chiamare nessun avvocato, anzi ne hanno chiamato uno d’ufficio
allorché siamo arrivati nel Commissariato di Città di Castello. Da lì ci hanno portato prima alla
Questura di Perugia dove hanno rilevato impronte e scattato le foto, facendoci sentire sbattuti come
criminali ma evidentemente è la prassi. Da lì siamo andati insieme al carcere di Capanne. Ci hanno
subito separati e io sono stata la prima ad essere immatricolata e portata nel padiglione femminile
dove sono stata messa in una cella con altre detenute.
Sabato 13 ottobre, verso le due è venuto l’avvocato di ufficio che la Polizia di Città di Castello
aveva chiamato, che con Aldo aveva parlato. Guardandolo negli occhi ho chiesto: “ma lui come
sta?”. “Beh, sicuramente è una persona che sta vivendo una situazione difficile, non siete mai stati
coinvolti in una cosa del genere però le condizioni di salute sono perfette.”
La domenica mattina mi sono svegliata e non mi sentivo bene. E’ arrivata una secondina – o
carceriera non so come definirla – che ha detto “Radici, è desiderata giù”.
Mi sono seduta, mi ha fatto sedere questo personaggio che mi si è parato davanti, vestito in
borghese, si è presentato come il vice-ispettore capo. Ha detto: “Io, signora, stavo andando a caccia
e sono qui apposta per lei”. Mi ha cominciato a chiedere: “suo marito soffre di svenimenti?”, dico:
“no, perché cos’è successo?” “Signora! Mi risponda! Soffre di cuore? Ha qualche problema al
cuore? E’ mai svenuto? Forse non lo sa!”. Dico: “Vivo con lui da sedici anni, non mi risulta per
niente! Ma dov’è Aldo, me lo dica!” “Lo stanno portando all’ospedale Silvestrini per cercare di
salvarlo. L’hanno già intubato, gli faranno una lavanda gastrica”.
Insomma, ha bofonchiato qualcosa: “Mi dica, lo possiamo ancora salvare! Chiamo i medici e glielo
dico!”. Al che dico: “Ma no, assolutamente, cosa dice?” “Va bene, torni su le faremo sapere”.
A mezzogiorno torna la secondina che dice: “Radici Roberta, scarcerata. Prenda la sua roba”. Io
prendo tutte le cose, scendo e mi ritrovo ancora con il vice-ispettore capo e un altro personaggio che
non so chi sia ma vestito anche lui in borghese e con l’aria di essere uno che avesse da fare.
Appena finito di firmare chiedo: “Quando posso vedere Aldo?” e questo mi ha risposto
letteralmente: “Signora: martedì dopo l’autopsia!”… “COME DOPO L’AUTOPSIA? Che cosa?”
Il medico legale, che mi ha chiamato, alla presenza mia, dell’ex moglie di Aldo, delle sue
avvocatesse – dell’ex moglie – e dell’avvocato d’ufficio, quindi davanti a ben cinque persone, mi
chiese, secondo il mio punto di vista, quali potessero essere le motivazioni per cui Aldo era stato
ucciso. Risposi che non credevo ci fossero motivazioni… ho pensato a un pestaggio andato oltre le
intenzioni. Questo signore, il medico legale e non è un mio amico o un passante e quindi ha tutti gli
elementi per poter fare delle affermazioni non casuali, ha detto: “No, signora. Questi sono colpi dati
con l’intento di uccidere. Colpi dati scientemente, con una tecnica scientifica usata anche presso
alcune corporazioni militari, che mirano a distruggere gli organi vitali senza lasciare traccia alcuna.
Perché non si capisce come mai questo cristiano – così si esprimeva – abbia il fegato distaccato e
spappolato e da fuori non ci sia neanche un segno, nemmeno sulle ginocchia a dimostrazione che
non è caduto. In più ha quattro emorragie cerebrali”.
Io non mi fido più di nessuno, non veramente a chi credere. Tutto potevo immaginare tranne che
una cosa del genere. Non so cosa dire a mio figlio, a me stessa. Non so cosa pensare dello Stato,
cosa pensare della Giustizia. Mi meraviglio che anche all’interno del carcere non ci sia stato
nessuno che abbia preso una posizione più seria. Non si sa niente. Muro di gomma. Omertà
assoluta. Le chiavi non si sa chi le abbia, i videotape sono stati sequestrati perché erano anomali ma
non se ne sa nulla.
Tutto questo per colpa di nessuno? Colpa dello Stato, che non si preoccupa nemmeno di scoprire i
colpevoli di una cosa del genere? Io non credo di aver omesso niente di quello che ho da dire. Le
mie lacrime, la notte, me le tengo io. Sono io che so quello che sto passando. Non so quello che sta
passando mio figlio. A quattordici anni, quello che si può vedere forse non lo sa bene neanche lui.
Quanto questa cosa inciderà sulla sua vita. Questo l’ho chiesto al Pubblico Ministero: “Mi dica cosa
devo dire a mio figlio”.

Neva
29-12-07, 14:58
Caro Gufo...questa volta mi ha preceduto tu; anch'io avevo intenzione di postare l' articolo.
Che dire ? Non vi son parole adatte, quando ad uccidere sono le istituzioni, o gli uomini che li rappresentano.
Ma il ministro di grazia e ingiustizia cosa fa?
Forse è troppo occupato a cercare qualche peluzzo nei magistrati che seriamente svolgono il loro lavoro.
Gufo...sono disgustata !