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Visualizza Versione Completa : Il precariato offende la dignità della persona



[Assalto]
12-11-07, 14:34
Lo scorso 23 ottobre la Giunta provinciale, il Consiglio delle Autonomie locali e le sigle sindacali hanno sottoscritto un accordo per la stabilizzazione dei precari degli enti locali della provincia di Trento. In linea di principio, il percorso scelto non può essere del tutto condiviso, né eticamente, né politicamente né tecnicamente. Dal punto di vista etico, il precariato non è eticamente accettabile perché sottintende una visione strumentale della persona umana. Proprio in occasione del centesimo anniversario della Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, svoltasi a Pistoia dal 23 al 28 settembre 1907 il Santo Padre, tra l'altro, aveva affermato, riferendosi ai problemi relativi al lavoro in rapporto alla famiglia e ai giovani che "Quando la precarietà del lavoro non permette ai giovani di costruire una loro famiglia, lo sviluppo autentico e completo della società risulta seriamente compromesso". Il precariato, infatti, è uno strumento di sfruttamento della persona debole alla ricerca di lavoro: alla logica del profitto d’impresa si piegano le esigenze di crescita della persona, della formazione di nuove famiglie, della stessa società. Se, poi, ad accrescere il precariato è proprio la pubblica amministrazione, la questione si fa ancora più paradossale: da un lato, infatti, si spendono somme sempre più consistenti per gli interventi nel settore della prevenzione del disagio giovanile, di sostegno delle famiglie in difficoltà finanziaria, di assistenza ai soggetti che finiscono in difficoltà perché non trovano impiego stabile, e dall’altro la stessa amministrazione non offre stabilità e fa sempre più sfrenato utilizzo del precariato quale risorsa ordinaria per la gestione dell’attività.
Dal punto di vista politico, non appare ragionevole la scelta di penalizzare la principale risorsa (quella umana) all’interno delle amministrazioni in nome di un efficientismo che, sovente, non solo non offre i risultati che promette ma, invece, potrebbe mettere proprio in difficoltà le gestioni efficienti. Fino a pochissimi anni fa nessuno s’è lamentato dell’efficienza dei comuni trentini: la loro gestione era considerata ottimale e, in fin dei conti, il comune giudizio della popolazione nei confronti della loro attività era positiva. Da un momento all’altro i comuni trentini sono diventati inefficienti? Improvvisamente hanno imparato a sperperare? Noi pensiamo di no: le amministrazioni comunali segnano un punto di forza del sistema di gestione dell’amministrazione pubblica e la paralizzazione della loro libertà di reclutamento del personale è ingiusta ed ingiustificata. Dal punto di vista tecnico, va detto che la scelta del precariato contrasta con il canone costituzionale del concorso pubblico che dovrebbe costituire il metodo principale – se non esclusivo – di reclutamento del personale retribuito, ricordiamolo, con i soldi del contribuente e non con i soldi del politico. Non c’è dubbio che, oggi, tutte le amministrazioni pubbliche debbano in qualche modo concorrere al raggiungimento degli obiettivi del patto di stabilità: ma questo non deve avvenire a danno delle amministazioni che avevano già conquistato un elevato grado di efficienza e che, per effetto di vincoli discutibili, risultano oggi più penalizzate rispetto a quelle che, in passato, avavano sperperato …
Ad ogni modo, non vogliamo scagliare la prima pietra contro la stabilizzazione del personale precario degli enti locali trentini, anzi: era ora che si prendesse atto di una situazione insostenibile e ci auguriamo, solo, che la storia non debba ripetersi. Ma il problema è proprio questo: quali sono le garanzie che il fenomeno non si ripresenti ancora? In che modo si può evitare che l’emergenza “precari” si affacci nuovamente e ciclicamente? La frase finale dell’intesa del 23 ottobre lasciava, da questo punto di vista, ben sperare: la giunta provinciale ed il Consiglio delle Autonomie locali si sono impegnati, solennemente innanzi alle sigle sindacali ed all’opinione pubblica, che a partire dal 2008 si sarebbero nuovamente riaperte le condizioni per il reclutamento del personale tramite concorsi pubblici esterni, con l’espressa volontà di non riproporre per il futuro la crescita abnorme del precariato.
Quello che sconcerta è che, a distanza di pochissimi giorni, ed esattamente il 31 ottobre, la giunta provinciale ed il consiglio delle Autonomie locali hanno sottoscritto un ulteriore protocollo d’Intesa (quello sulla finanza locale 2008) e, misteriosamente, non solo è scomparso “magicamente” qualsiasi riferimento alla riapertura dei concorsi pubblici ma, anzi, è stato introdotto un nuovo terribile blocco delle assunzioni (sia a tempo determinato che indeterminato) per il periodo di tre anni. Certo l’intesa consente anche delle deroghe, ma non ci sembra che questa scappatoia poco trasparente possa neutralizzare le nostre perplessità.
In primo luogo, andrebbe affermato che il blocco delle assunzioni ferisce la dignità delle amministrazioni locali: non solo ad esse è negato il diritto-dovere di interpretare le esigenze ed i bisogni della propria comunità erogando al meglio i propri servizi secondo responsabilità ma si stabiliscono limitazioni di carattere puntuale che comprimono ogni spazio di manovra politica ed amministrativa. In secondo luogo, il blocco delle assunzioni offende la dignità dei giovani che, con le carte in regola, non possono accedere ai concorsi pubblici. Che senso ha investire in formazione se, poi, non ci sono prospettive lavorative? In terzo luogo, il blocco delle assunzioni offende il cittadino-contribuente che vedrà sempre più diminuire l’efficienza e la qualità dei servizi erogati: una pubblica amministrazione senza ricambi generazionali e senza investimenti sulla risorsa umana è destinata alla morte per asfissìa. Il nostro giudizio attorno al blocco delle assunzioni per il triennio 2008/2010 non può che essere, pertanto, fortemente critico.

Daniele Passigli, Portavoce di Trento


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