Ortodossia
02-04-10, 05:09
Berlusconi al minimo storico
L’Istituto Cattaneo analizza i risultati dal 1996 a oggi
Il dato elettorale delle recenti elezioni regionali va inquadrato – per una sua compiuta interpretazione – in un arco temporale più ampio. Se infatti il confronto più corretto dal punto di vista istituzionale è quello fra elezioni omogenee (e quindi con le elezioni regionali del 2005), e se nello stesso tempo non va dimenticata la congiuntura politica (e in particolare il fatto che negli ultimi due anni si sono avute due elezioni della massima importanza), è nella considerazione dei fattori di lungo periodo che troviamo le chiavi interpretative di più ampio respiro.
Riportiamo i dati elettorali a partire dalle prime elezioni a sistema partitico “consolidato” della cosiddetta seconda repubblica, e cioè da quelle del 1996, proiettando l’offerta politica delle presenti elezioni sull’intera serie storica.
Consideriamo le due macro aree di centrodestra (Lega Nord, Pdl – oppure An+Fi – e varie formazioni di estrema destra) e centrosinistra (Pd – oppure Ds e Margherita o formazioni precedenti –, varie formazioni dell’estrema sinistra, socialisti, radicali) da cui scorporiamo i voti dell’Udc.
Tendenze di lungo periodo (1996-2010)
Nel lungo periodo emergono tre fasi chiaramente distinguibili. Nella prima (1996-2001) l’equilibrio fra le due principali macro- aree è quasi perfetto, nella seconda (2004-2006) prevale l’area di centrosinistra, nella fase attuale (2008-2010) prevale l’area di centrodestra. Solo nella terza fase l’area di centrodestra ha un chiaro vantaggio sull’area di centrosinistra anche senza l’apporto di voti dell’Udc.
Il dato disaggregato delle liste di centrodestra evidenzia il vistoso calo di consensi al Pdl occorso nelle ultime elezioni regionali, che spinge questo partito (nel confronto con le liste a esso riconducibili) vicino ai suoi minimi storici, toccati nelle precedenti elezioni regionali (va aggiunto a questo proposito che nelle elezioni regionali ci sono state in molte regioni liste intestate al candidato presidente che sono incluse nel nostro computo in Altri di centrosinistra o di centrodestra e che abbassano il suffragio a Pdl o a Pd). È interessante notare che, anche includendo nel computo dei voti riconducibili al Pdl la lista Polverini, il dato si modifica solo marginalmente.
Per contro, la Lega Nord ottiene il suo miglior risultato, proseguendo la tendenza positiva inaugurata nel 2008.
Il dato disaggregato delle liste dell’area di centrosinistra evidenzia come il Pd ottenga nel 2010 un dato di sostanziale tenuta rispetto alle Europee del 2009, che però rappresentavano uno dei peggiori risultati dell’intera serie storica. L’Idv, pur mantenendosi a livelli relativamente alti, interrompe con una leggera flessione la tendenza positiva iniziata nel 2006. L’area della sinistra radicale nelle regionali del 2010 si mantiene vicina al livello di consenso delle due elezioni precedenti, ma ben distante dal dato che aveva tenuto per dieci anni fra il 1996 ed il 2006 (intorno al 10%).
Dati aggregati per regione
Dal confronto fra le due macro-aree di centrodestra e centrosinistra emerge che nel 2010 il divario fra le due aree aumenta tanto nelle regioni “rosse” quanto nelle regioni “azzurroverdi”.
L’unica parziale eccezione a questa regola è rappresentata dell’Emlia Romagna. Qui il vantaggio dell’area di centrosinistra si è vistosamente assottigliato a partire dal 2006 e le presenti elezioni confermano sostanzialmente questa tendenza (+13,4 rispetto al +14,7 del 2009 e al +29 punti percentuali del 2005).
Area di centrodestra
Il dato disaggregato per le liste dell’area di centrodestra mette in luce tendenze interessanti del voto del 2010.
Consideriamo il dato del Pdl confrontandolo con il picco delle elezioni politiche del 2008: il calo di consensi del Pdl è generalizzato a tutte le regioni; nelle regioni meridionali il calo è molto più pronunciato rispetto alle regioni del centro-nord; tale dato conferma la debolezza sistematica del Pdl nelle regioni del sud nelle elezioni regionali rispetto alle elezioni politiche ed europee; l’incremento di consensi alla Lega Nord dunque non sembra essere l’unico fattore necessario a spiegare la flessione del Pdl.
Area di centrosinistra
L’analisi dettagliata dell’area di centrosinistra evidenzia i seguenti elementi di interesse, sempre in relazione al voto del 2010: il Pd rimane sostanzialmente stabile in tutte le regioni rispetto al dato del 2009, che però rappresentava una sensibile diminuzione rispetto alle elezioni politiche dell’anno precedente. Unica eccezione la Calabria dove il dato attuale rappresenta una ulteriore perdita di consensi (-9,6 punti percentuali rispetto al 2009, -16,8 rispetto al 2008). L’Idv mostra un dato in linea con la tendenza generale di un leggero calo rispetto al 2009, tranne in due regioni: Toscana (9,4%) ed Umbria (8%), dove fa registrare il proprio massimo storico.
La Sinistra (cioè l’area della sinistra radicale) mostra anch’essa un dato omogeneo in tutte le regioni (stasi rispetto alla situazione fortemente critica del 2008 e 2009), con le eccezioni di Umbria (14%) e Puglia (13%), rispettivamente vicino e oltre al proprio massimo storico.
Berlusconi al minimo storico - Europa (http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/117518/berlusconi_al_minimo_storico)
L’Istituto Cattaneo analizza i risultati dal 1996 a oggi
Il dato elettorale delle recenti elezioni regionali va inquadrato – per una sua compiuta interpretazione – in un arco temporale più ampio. Se infatti il confronto più corretto dal punto di vista istituzionale è quello fra elezioni omogenee (e quindi con le elezioni regionali del 2005), e se nello stesso tempo non va dimenticata la congiuntura politica (e in particolare il fatto che negli ultimi due anni si sono avute due elezioni della massima importanza), è nella considerazione dei fattori di lungo periodo che troviamo le chiavi interpretative di più ampio respiro.
Riportiamo i dati elettorali a partire dalle prime elezioni a sistema partitico “consolidato” della cosiddetta seconda repubblica, e cioè da quelle del 1996, proiettando l’offerta politica delle presenti elezioni sull’intera serie storica.
Consideriamo le due macro aree di centrodestra (Lega Nord, Pdl – oppure An+Fi – e varie formazioni di estrema destra) e centrosinistra (Pd – oppure Ds e Margherita o formazioni precedenti –, varie formazioni dell’estrema sinistra, socialisti, radicali) da cui scorporiamo i voti dell’Udc.
Tendenze di lungo periodo (1996-2010)
Nel lungo periodo emergono tre fasi chiaramente distinguibili. Nella prima (1996-2001) l’equilibrio fra le due principali macro- aree è quasi perfetto, nella seconda (2004-2006) prevale l’area di centrosinistra, nella fase attuale (2008-2010) prevale l’area di centrodestra. Solo nella terza fase l’area di centrodestra ha un chiaro vantaggio sull’area di centrosinistra anche senza l’apporto di voti dell’Udc.
Il dato disaggregato delle liste di centrodestra evidenzia il vistoso calo di consensi al Pdl occorso nelle ultime elezioni regionali, che spinge questo partito (nel confronto con le liste a esso riconducibili) vicino ai suoi minimi storici, toccati nelle precedenti elezioni regionali (va aggiunto a questo proposito che nelle elezioni regionali ci sono state in molte regioni liste intestate al candidato presidente che sono incluse nel nostro computo in Altri di centrosinistra o di centrodestra e che abbassano il suffragio a Pdl o a Pd). È interessante notare che, anche includendo nel computo dei voti riconducibili al Pdl la lista Polverini, il dato si modifica solo marginalmente.
Per contro, la Lega Nord ottiene il suo miglior risultato, proseguendo la tendenza positiva inaugurata nel 2008.
Il dato disaggregato delle liste dell’area di centrosinistra evidenzia come il Pd ottenga nel 2010 un dato di sostanziale tenuta rispetto alle Europee del 2009, che però rappresentavano uno dei peggiori risultati dell’intera serie storica. L’Idv, pur mantenendosi a livelli relativamente alti, interrompe con una leggera flessione la tendenza positiva iniziata nel 2006. L’area della sinistra radicale nelle regionali del 2010 si mantiene vicina al livello di consenso delle due elezioni precedenti, ma ben distante dal dato che aveva tenuto per dieci anni fra il 1996 ed il 2006 (intorno al 10%).
Dati aggregati per regione
Dal confronto fra le due macro-aree di centrodestra e centrosinistra emerge che nel 2010 il divario fra le due aree aumenta tanto nelle regioni “rosse” quanto nelle regioni “azzurroverdi”.
L’unica parziale eccezione a questa regola è rappresentata dell’Emlia Romagna. Qui il vantaggio dell’area di centrosinistra si è vistosamente assottigliato a partire dal 2006 e le presenti elezioni confermano sostanzialmente questa tendenza (+13,4 rispetto al +14,7 del 2009 e al +29 punti percentuali del 2005).
Area di centrodestra
Il dato disaggregato per le liste dell’area di centrodestra mette in luce tendenze interessanti del voto del 2010.
Consideriamo il dato del Pdl confrontandolo con il picco delle elezioni politiche del 2008: il calo di consensi del Pdl è generalizzato a tutte le regioni; nelle regioni meridionali il calo è molto più pronunciato rispetto alle regioni del centro-nord; tale dato conferma la debolezza sistematica del Pdl nelle regioni del sud nelle elezioni regionali rispetto alle elezioni politiche ed europee; l’incremento di consensi alla Lega Nord dunque non sembra essere l’unico fattore necessario a spiegare la flessione del Pdl.
Area di centrosinistra
L’analisi dettagliata dell’area di centrosinistra evidenzia i seguenti elementi di interesse, sempre in relazione al voto del 2010: il Pd rimane sostanzialmente stabile in tutte le regioni rispetto al dato del 2009, che però rappresentava una sensibile diminuzione rispetto alle elezioni politiche dell’anno precedente. Unica eccezione la Calabria dove il dato attuale rappresenta una ulteriore perdita di consensi (-9,6 punti percentuali rispetto al 2009, -16,8 rispetto al 2008). L’Idv mostra un dato in linea con la tendenza generale di un leggero calo rispetto al 2009, tranne in due regioni: Toscana (9,4%) ed Umbria (8%), dove fa registrare il proprio massimo storico.
La Sinistra (cioè l’area della sinistra radicale) mostra anch’essa un dato omogeneo in tutte le regioni (stasi rispetto alla situazione fortemente critica del 2008 e 2009), con le eccezioni di Umbria (14%) e Puglia (13%), rispettivamente vicino e oltre al proprio massimo storico.
Berlusconi al minimo storico - Europa (http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/117518/berlusconi_al_minimo_storico)