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Visualizza Versione Completa : In ricordo del Mar.Giovanni Pezzuolo



ilGladiatore (POL)
15-02-08, 11:22
Ci viene da ricordare la Poesia del Mercatini: "Eran trecento, erano giovani e forti, e sono morti!"


I nostri caduti tra Afghanistan e Irak non sono stati trecento, ma anch'essi erano giovani e forti e sono morti: morti per la Patria, morti per la Pace e la Giustizia, morti per mano vigliacca di terroristi che sparano anche in mezzo alla folla durante una distribuzione umanitaria di viveri. VIGLIACCHI !!.

Onore dunque alla memoria del Primo Maresciallo Giovanni Pezzuolo che ci ha lasciato un'altra grande vuoto nel cuore, ma che ci lascia in eredita' la sua voglia di fare del bene e la sua devozione per la Patria e per il suo lavoro (cosi' come ha detto al suo funerale la figlia di 16 anni).
Le piu' sentite condoianze alla famiglia tutta, sperando che lo Stato, pur in un momento di crisi di Governo, gli stia vicino. E solidarieta' all'Esercito italiano e a tutti i soldati impegnati nelle missioni di Pace nel mondo.
Ricordiamo che l'Italia in ambito ONU e' la terza nazione (su piu' di 180 stati) con il maggiore impegno di uomini e mezzi sparsi per le missioni umanitarie nel globo.

GRAZIE RAGAZZI.

Lasciamo in memoria di tutti i caduti italiani in Irak e Afghanistan questa patriottica poesia, che possa illuminare la strada dei nostri soldati durante il buio della notte, e del terrorismo:
















Luigi Mercantini




La Spigolatrice di Sapri







Eran trecento, eran giovani e forti,


E sono morti!

Me ne andavo al mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
Era una barca che andava a vapore,
E alzava una bandiera tricolore.
All’isola di Ponza si è fermata,
E' stata un poco e poi si è ritornata;
S’è ritornata ed è venuta a terra;
Sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra.

Eran trecento, eran giovani e forti,

E sono morti!

Sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra,
Ma s’inchinaron per baciar la terra.
Ad uno ad uno li guardai nel viso:
Tutti avevano una lacrima e un sorriso.
Li disser ladri usciti dalle tane:
Ma non portaron via nemmeno un pane;
E li sentii mandare un solo grido:
Siam venuti a morir pel patrio lido.

Eran trecento, eran giovani e forti,

Esono morti!

Con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro
Un giovin camminava innanzi a loro.
Mi feci ardita, e, presol per la mano,
Gli chiesi: Dove vai, bel capitano?
Guardommi e mi rispose: O mia sorella,
Vado a morir per la mia patria bella.
Io mi sentii tremare tutto il core,
Né potei dirgli: V’aiuti ‘l Signore!


Eran trecento, eran giovani e forti,


E sono morti!

Quel giorno mi scordai di spigolare,
E dietro a loro mi misi ad andare:
Due volte si scontrar con li gendarmi,
E l’una e l’altra li spogliar dell’armi.
Ma quando fur della Certosa ai muri,
S’udiron a suonar trombe e tamburi,
E tra ‘l fumo e gli spari e le scintille
Piombaron loro addosso più di mille.

Eran trecento, eran giovani e forti,


E sono morti!

Eran trecento e non voller fuggire,
Parean tremila e vollero morire;
Ma vollero morir col ferro in mano,
E avanti a lor correa sangue il piano;
Fin che pugnar vid’io per lor pregai,
Ma un tratto venni men, né più guardai;
Io non vedeva più fra mezzo a loro
Quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro.

Eran trecento, eran giovani e forti,


e sono morti!


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TyrMask (POL)
15-02-08, 14:58
morti per la Patria, morti per la Pace e la Giustizia

Per la Patria? Per la Pace? Per la Giustizia?
Stiamo scherzando?

Quale Patria? USA?
Quale Pace? Petrolio?
Quale Giustizia? Invasione?

Rispetto e rammarico per una vita spezzata durante un LAVORO.
...Morti bianche, veri eroi.

ilGladiatore (POL)
15-02-08, 15:35
Ritengo al contrario di altri la 2nda Guerra mondiale finita, quindi lascerei in bacheca vecchi antiamericanismi.

Il Maresciallo Pezzuolo e' morto durante una missione di Pace, sotto l'egida delle Nazioni Unite. Il Maresciallo Pezzuolo e' morto per la Giustizia, perche' stava donando dei viveri e vestiti alla popolazione locale, perche' combatteva contro chi non voleva la democrazia e i il rispetto dei diritti in quel paese. Il Maresciallo Pezzuolo e' morto per la PATRIA perche' tutti i giorni cantava all'alba l'inno d'Italia (e voi), perche' ha prestato giuramente alla Bandiera Italiana (e voi?), perche' e' il Parlamento italiano che l'ha mandato li.

E' morto da patriota perche' amava l'Italia e tutto cio' che rappresentava: anche perche' credeva nelle missioni umanitarie.

Onore al Maresciallo.

TyrMask (POL)
15-02-08, 15:56
Ritengo al contrario di altri la 2nda Guerra mondiale finita, quindi lascerei in bacheca vecchi antiamericanismi.


Vecchi anti-americanismi?
Ma quali vecchi!

Tutt'ora siamo sotto il loro dominio/controllo, facciamo tutto quello che dalle loro sporche bocche esce. Paghiamo ogni anno loro dei soldi. Abbiamo ben 113 basi Nato in Italia e quel che è più grave è che i loro reati fatti nel nostro territorio non possono essere giudicati in Italia. La neve del Cermis è ancora sporca di sangue, sangue anche Italiano... E di loro, nessuno ha pagato. Sono veramente lontani i tempi in cui i nostri Carabinieri alzavano le armi contro i militari USA quell'11 Ottobre 1985 in quel di Sigonella...

Vogliamo parlare di democrazia? Ma quale? Quella che hanno a casa loro? Dove muoiono ogni giorno migliaia di persone di fame? Dove esiste ancora la pena di morte? Dove sono controllati e spiati anche quando devono andare in bagno? Dove, se non hai i soldi, non ti curano? Su via, lasciamo perdere.

ilGladiatore (POL)
15-02-08, 17:16
Premessa: mai stato filo americano e mai lo saro' . Per me e che sia chiaro la II Guerra Mondiale l'abbiamo persa d'accordo ?? Quindi basta affibiarmi filo americanismi.

Ad essere sincero poi sono anche uno strenuo sostenitori di Barack Obama alla Casa Bianca, per dirti quanto sia filo amministrazione Bush...


Pero' non si puo' essere antiamericani per motivi ideologici, di puro nazionalismo cieco o altro. Inoltre ti invito a distinguere le politiche dell'attuale amministrazione da tutto il popolo americano e la sua classe politica.

Il resto e' solo propaganda.

Comunque sono sempre convinto che chi sceglie la vita del soldato, con anni di missione di pace all'estero, e' sempre e comunque da rispettare quale rappresentante militare della nostra Patria.

Ogni tentativo di svilire il lavoro e il sacrificio dei soldati italiani all'estero e' sintomo di antipatriottismo. Quindi non so come ci si puo' collocare nella destra italiana chi disonora il primo punto d'onore all'estero di un paese: il proprio esercito.

TyrMask (POL)
16-02-08, 13:17
Premessa: mai stato filo americano e mai lo saro' . Per me e che sia chiaro la II Guerra Mondiale l'abbiamo persa d'accordo ?? Quindi basta affibiarmi filo americanismi.

Ad essere sincero poi sono anche uno strenuo sostenitori di Barack Obama alla Casa Bianca, per dirti quanto sia filo amministrazione Bush...


Pero' non si puo' essere antiamericani per motivi ideologici, di puro nazionalismo cieco o altro. Inoltre ti invito a distinguere le politiche dell'attuale amministrazione da tutto il popolo americano e la sua classe politica.

Il resto e' solo propaganda.

Comunque sono sempre convinto che chi sceglie la vita del soldato, con anni di missione di pace all'estero, e' sempre e comunque da rispettare quale rappresentante militare della nostra Patria.

Ogni tentativo di svilire il lavoro e il sacrificio dei soldati italiani all'estero e' sintomo di antipatriottismo. Quindi non so come ci si puo' collocare nella destra italiana chi disonora il primo punto d'onore all'estero di un paese: il proprio esercito.

Non si può essere anti-americani per motivi ideologici? Non si può essere anti-americani per puro nazionalismo?

Credo ancora che tu stia scherzando. Quando avremo una sovranità militare vera potremmo riparlarne.

Pura propaganda? Ma di cosa? Spiegami spiegami...

Io sono un soldato, io ho scelto di essere un soldato, un soldato politico.
Come diceva il buon Oswald Spengler, "La vita ha uno scopo. Esso consiste nel compimento di quanto era stato posto gia con il suo prodursi".

Sinceramente, IO, non mi sono MAI collocato nella destra italiana, che reputo uno stupido concetto. Per me non esiste nè destra nè sinistra, bisogna andare oltre. E anche qua, mi viene da citarti una frase, questa di Benito Mussolini: "I NOSTRI PROGRAMMI SONO DECISAMENTE RIVOLUZIONARI, LE NOSTRE IDEE APPARTENGONO A QUELLE CHE IN REGIME DEMOCRATICO SI CHIAMEREBBERO DI SINISTRA. SU CIO’ NON PUO’ ESSERCI ALCUN DUBBIO: “NOI” SIAMO I PROLETARI IN LOTTA CONTRO IL CAPITALISMO. SE QUESTO E’ VERO, RIVOLGERSI ALLA BORGHESIA AGITANDO IL PERICOLO ROSSO E’ ASSURDO. LO SPAURACCHIO VERO, IL PERICOLO AUTENTICO, LA MINACCIA CONTRO CUI LOTTIAMO SENZA SOSTA VIENE DA DESTRA".

Ora i saluto, buona domenica. :-:-01#19

ilGladiatore (POL)
18-02-08, 16:10
Ovviamente rispetto il tuo pensiero, ma è evidente che percorriamo due binari paralleli.

Io ritengo la Destra italiana una esperienza ancora valida per il mondo di oggi, che pur mantenendo una sorta di struttura di valori, è molto più malleabile e si sa adattare alle sfide del mondo moderno. Questo è tutto il contrario della sinistra reazionaria e di certe frangi extraparlamentari che credono di cambiare il mondo senza governare ma cercando di influenzare l'opinione pubblica o in qualche modo la decisione dei politici: questo è sbagliatissimo perchè la politica e le decisioni si prendonosi in Parlamento, e questa è una prerogativa della nostra Costituzione ed è alla base della nostra Democrazia.

Tutto il resto è rispettato, accettato (nei limiti della Costituzione) ma non potrà mai incidere nelle linee guida della politica italiana.

E' per questo che ancora oggi non capisco l'isolamento della sinistra/destra estrema dal gioco politica, neanche ci provano a integrarsi nel giogo politico. In questo modo non riuscirete mai a cambiare l'Italia e a raggiungere gli obiettivi che vi siete prefissati.

Mussolini era certamente un idealista, ma era anche un pragmatico, uno scaltro Statista e soprattutto era un socialista (nazional-socialista, certo deriva dalla sinistra ma la sigla nazional è certamente di destra): non è stato a predicare al vento, sapeva che per cambiare l'Italia occorreva mettersi in gioco con il Re, il Parlamento e tutta la società italiana.

Fare invece i marginati a vita, disprezzare la regolare politica e tutto ciò che rappresenta il Parlamento italiano è quanto di più sbagliato ci sia per perseguire i propri fini (sempre se sono obiettivi corenti e rispettosi della Costituzione italiana).

Per questo dovresti vedere questa mia riflessione più come uno spronamente per i movimenti come i vostri: non un paternalismo, ma proprio vi invito a non isolarvi, a candidarvi, a farvi vedere non solo nelle strade (e fate bene) o nell'"ombra", ma a farvi conoscere dall'elettorato. Questo è il sale della Democrazia. Questa è la via per i vostri obiettivi. Fino a quel momento però i vostri obiettivi rimarranno solo pagine scritti in un volantino.

ilGladiatore (POL)
18-02-08, 17:04
Il riassunto del mio pensiero sulla necessità di combattere non solo con gli ideali ma anche per VINCERE in Parlamento è riassunto dal pensiero del grande Marcello DeAngelis che ti invito a leggere:

Com’era prevedibile ricevo da ieri una telefonata ogni dieci minuti di amici che si dicono sorpresi, avviliti, sconcertati o anche solo stupiti della decisione di Fini di unire le forze con Berlusconi. Tutti dicono “la decisione di Fini”, a sottolineare che loro, quella decisione, non l’hanno presa, anche perché nessuno gli ha chiesto il parere. E sono, come in passato, disorientati, per la sempre presente paura di perdere se stessi. Frequento giornalisti che scrivono di politica da anni e so come lavorano. Li conosco di persona. Sono quasi tutti antifascisti, più o meno consapevoli, più o meno viscerali. C’è quello che ricordo dal collettivo del Tasso, l’altro del collettivo del Giulio Cesare. Un altro era del Pdup o di autonomia operaia, molti sono troppo giovani per aver preso parte alla stagione dell’odio e rimpiangono l’occasione persa e il fatto di non aver mai avuto una chiave inglese sulla quale mettere le tacche dei fascisti sprangati. Ci odiano e si fanno beffe di noi. Giocano con noi. Li sento chiacchierare e ridere, raccontandosi l’un l’altro cosa scriveranno, annunciando l’ennesimo strappo, la nuova svolta, usando parole come “abbandono”, “tradimento”, oppure le fanno dire al testimonial di loro scelta, il più anziano possibile, il più accorato, oppure una donna che ricorda i bei tempi che non torneranno, o qualcuno che vuol solo farsi pubblicità. Si dicono “vedrai domani che succede!” e ridono alle nostre spalle, perché giocano con noi come i bambini che mettono il fuoco ai formicai per guardare le povere bestioline che corrono su e giù prese dal panico. Alcuni non hanno fatto altro per dieci anni e ne godono con vero sadismo. Non scrivono sul Manifesto, ma sul Messaggero, sulla Stampa, sul Corriere della sera, su Repubblica, sull’Espresso, ma anche sul Giornale e su Panorama. Altri sono in Rai, molti lavorano a Mediaset e così ci sparano alle spalle, mentre i loro compagni ci sparano in faccia. A ben vedere scrivono sempre la stessa cosa, ci annunciano la Fine che si approssima, la nostra apocalisse dei significati, attraverso la scomparsa dei simboli, ci annunciano l’oblio. Ci annunciano ciò che auspicano da sempre e che auspicavano, frustrati e delusi, i loro fratelli maggiori, i loro genitori e in alcuni casi persino i loro nonni. La nostra estinzione sulla terra, con qualsiasi mezzo, e la cancellazione del nostro ricordo. Ma dinanzi alla nostra sopravvivenza, durata mezzo secolo malgrado tutto e malgrado tutti, all’odio s’è aggiunta l’invidia, il risentimento, perché chi ha tutte le armi per piegare alla propria volontà la verità ufficiale e la memoria collettiva, trema di terrore dinanzi a chi sopravvive solo grazie all’ostinato ricordo. E pensa: “cosa accadrebbe di me e del mio mondo, se questi cocciuti “memori di sé” avessero un giorno anche i mezzi che abbiamo noi? Cosa resterebbe di noi, dei loro nemici di sempre, se un giorno anche loro potessero avere il diritto di insegnare a scuola la loro storia, di farci dei film, di “socializzare” il loro ricordo?” E tremano e vogliono che non accada. Io non penso che un partito sia la mia storia. Penso che un partito sia un mezzo di trasporto, che si usa per fare il percorso necessario. Non potrei mai pensare che il mio sangue, i miei valori, i sogni di tutte le generazioni che mi hanno preceduto e le loro sofferenze, possano essere imprigionate in una cosa piccola e meschina come un partito. La mia casa è l’Italia e a volte nemmeno mi basta, voglio anche l’Europa e da lì voglio segnare il mondo. I miei martiri non sono morti per un partito – o per un simbolo di partito – né per una percentuale di voto, per un certo numero di seggi in più o per permettere ad uno – o a me! – di sedere su una poltrona. Chi fa appello al sangue, ai valori, alla “nostra storia” per farsene uno sgabello che lo avvicini al seggio è un miserabile infame. E purtroppo sono moltissimi, nascosti dietro parole d’ordine e simboli eterni. Basta ipocrisie, basta schizofrenie. Quando ero ragazzino c’erano quelli che per fare i nazisti giravano con la croce di ferro che avevano comprato su una bancarella a Portobello Road. Qualcuno aveva affrontato l’inferno del fronte russo per guadagnarsi quella medaglia e loro pensavano che bastassero le due sterline che avevano dato a un mercante armeno per ostentare la stessa gloria… Indossare la pelle del leone o del lupo può fare impressione ai paesani ignoranti, un lupo o un leone non ti scambia per uno dei suoi, anzi, ti riconosce e ti odia per lo scempio che fai ogni giorno della pelle di suo fratello. E ti vorrebbe uccidere. I miei morti stanno nel mio cuore e nella mia vita di tutti i giorni, non stanno seppelliti in una sede di partito. Il mio dovere non è “commemorarli”, perché le commemorazioni ti mettono in pace con te stesso e ti permettono di ricordare il tuo dovere solo una volta l’anno e fare nel resto dei giorni tutto lo schifo che ti pare. Io volevo morire per la Patria, ma non sono ancora morto. Vuol dire che la Patria da me pretende ancora qualcosa. La Patria, che è sopra ogni cosa e oggi sta morendo. La Patria che sta sopra ogni parte di essa: partiti, famiglie e individui. Sopra la Patria c’è solo Dio. Bisogna combattere per creare un mondo migliore per i propri figli o per preservare il mondo dei propri antenati? Tutt’e due. Ma bisogna capire che esistono solo il passato – che è andato via e non torna – e il futuro, che non è ancora arrivato. Il presente è un’illusione. Chi vive il passato nel presente è malato e si nega il futuro. Chi si ferma è perduto. Se avanzo seguitemi, se indietreggio sparatemi. Il fascismo non è mai ieri è sempre domani. Onorare i morti non è portare per sempre i loro corpi sulle spalle, ma dargli degna sepoltura perché siano liberi di andare oltre, nella loro corsa verso il cielo. Onorare i martiri significa arrivare lì dove loro erano diretti, non erigere una torre dove sono caduti e restarci in eterno. E per andare, più lontano e più veloce, si scende dalla diligenza per prendere il treno e giù dal treno per prendere l’aereo: i mezzi non sono sacri, lo è solo il fine. E il fine è salvare la Nazione e sconfiggere i suoi nemici. L’Italia è ancora da fare e soprattutto gli italiani. Io ho nostalgia di tutto, mi è difficile staccarmi da qualsiasi cosa. Ma le cose si muovono malgrado me e se resto fermo non servo a nulla. E una volta che mi sono preso delle responsabilità nei confronti di altro e di altri, che diritto ho a restare seduto a piangere sul passato che si allontana insieme alla gioventù e tutte le persone care che a poco a poco sono sempre di meno? Il dovere del soldato è vincere, non è morire nella battaglia disperata. Anche se a volte questo sembra più desiderabile. Il soldato deve battere il nemico, perché se invece cade, lascerà senza protezione la sua terra, la sua donna e i suoi figli e – peggio ancora – i figli degli altri – e avrà così guadagnato la gloria ma perso l’onore, perché il dovere del soldato è combattere per la Patria, non per acquisire una medaglia e l’ammirazione delle signorine. Io non posso stare un giorno senza combattere: per la Patria, per la sua salvezza e per il suo onore, che sono anche la salvezza dei miei figli e l’onore dei miei padri. Se il nemico usa i missili, io voglio i missili. Se hanno il nucleare, userò il nucleare. Chi va in giro vestito da cavaliere antico, o coperto di alamari, farà sicuramente più bella figura, ma in battaglia non serve a niente. Per sorprendere il nemico bisogna mimetizzarsi e coprirsi la faccia di fango. La vittoria, se non è solo per goderne in privato, è un dovere. Se è in gioco la sopravvivenza della Patria, la sconfitta non è un opzione accettabile. Se le cose cambiano e il mondo continua a girare e facciamo fatica a stargli dietro, possiamo e dobbiamo provare rabbia, ma non possiamo frignare e dire “basta, non gioco più”. Chi diserta perché il suo esercito ha modificato l’uniforme, non può poi andare a dire a quelli che continuano a combattere che il vero eroe è lui…

Terni_Tricolore
18-02-08, 20:00
L'articolo e' stupendo,Marcello si conferma una volta di piu' il numero uno in assoluto!
Pero' ,purtroppo , ho forti perplessita' sul fatto che tutto cio' possa essere realizzato su serio!non nascondiamoci che la nostra idea(cioe' quella di Marcello,Alemanno e piu' modestamente la mia e di altri ragazzi di Terni e di Italia) gia' era minoritaria in AN,dove i liberal-finiani-gasparriani avevano sempre piu' potere,confinando noi in una posizione quasi folkloristica; immagino cosa accadra' nel PDL.
Sono veramente perplesso ed addolorato...spero di non essere l'unico a cui dispiace annettersi alle forze american-sioniste,iperliberiste,senza piu' ne' una connotazione storica ne' un serio ideale.
Lo spero,ma da quello che e' emerso nell'assemblea nazionale non sembra essere cosi'....

TyrMask (POL)
18-02-08, 23:04
Il riassunto del mio pensiero sulla necessità di combattere non solo con gli ideali ma anche per VINCERE in Parlamento è riassunto dal pensiero del grande Marcello DeAngelis che ti invito a leggere:

Com’era prevedibile ricevo da ieri una telefonata ogni dieci minuti di amici che si dicono sorpresi, avviliti, sconcertati o anche solo stupiti della decisione di Fini di unire le forze con Berlusconi. Tutti dicono “la decisione di Fini”, a sottolineare che loro, quella decisione, non l’hanno presa, anche perché nessuno gli ha chiesto il parere. E sono, come in passato, disorientati, per la sempre presente paura di perdere se stessi. Frequento giornalisti che scrivono di politica da anni e so come lavorano. Li conosco di persona. Sono quasi tutti antifascisti, più o meno consapevoli, più o meno viscerali. C’è quello che ricordo dal collettivo del Tasso, l’altro del collettivo del Giulio Cesare. Un altro era del Pdup o di autonomia operaia, molti sono troppo giovani per aver preso parte alla stagione dell’odio e rimpiangono l’occasione persa e il fatto di non aver mai avuto una chiave inglese sulla quale mettere le tacche dei fascisti sprangati. Ci odiano e si fanno beffe di noi. Giocano con noi. Li sento chiacchierare e ridere, raccontandosi l’un l’altro cosa scriveranno, annunciando l’ennesimo strappo, la nuova svolta, usando parole come “abbandono”, “tradimento”, oppure le fanno dire al testimonial di loro scelta, il più anziano possibile, il più accorato, oppure una donna che ricorda i bei tempi che non torneranno, o qualcuno che vuol solo farsi pubblicità. Si dicono “vedrai domani che succede!” e ridono alle nostre spalle, perché giocano con noi come i bambini che mettono il fuoco ai formicai per guardare le povere bestioline che corrono su e giù prese dal panico. Alcuni non hanno fatto altro per dieci anni e ne godono con vero sadismo. Non scrivono sul Manifesto, ma sul Messaggero, sulla Stampa, sul Corriere della sera, su Repubblica, sull’Espresso, ma anche sul Giornale e su Panorama. Altri sono in Rai, molti lavorano a Mediaset e così ci sparano alle spalle, mentre i loro compagni ci sparano in faccia. A ben vedere scrivono sempre la stessa cosa, ci annunciano la Fine che si approssima, la nostra apocalisse dei significati, attraverso la scomparsa dei simboli, ci annunciano l’oblio. Ci annunciano ciò che auspicano da sempre e che auspicavano, frustrati e delusi, i loro fratelli maggiori, i loro genitori e in alcuni casi persino i loro nonni. La nostra estinzione sulla terra, con qualsiasi mezzo, e la cancellazione del nostro ricordo. Ma dinanzi alla nostra sopravvivenza, durata mezzo secolo malgrado tutto e malgrado tutti, all’odio s’è aggiunta l’invidia, il risentimento, perché chi ha tutte le armi per piegare alla propria volontà la verità ufficiale e la memoria collettiva, trema di terrore dinanzi a chi sopravvive solo grazie all’ostinato ricordo. E pensa: “cosa accadrebbe di me e del mio mondo, se questi cocciuti “memori di sé” avessero un giorno anche i mezzi che abbiamo noi? Cosa resterebbe di noi, dei loro nemici di sempre, se un giorno anche loro potessero avere il diritto di insegnare a scuola la loro storia, di farci dei film, di “socializzare” il loro ricordo?” E tremano e vogliono che non accada. Io non penso che un partito sia la mia storia. Penso che un partito sia un mezzo di trasporto, che si usa per fare il percorso necessario. Non potrei mai pensare che il mio sangue, i miei valori, i sogni di tutte le generazioni che mi hanno preceduto e le loro sofferenze, possano essere imprigionate in una cosa piccola e meschina come un partito. La mia casa è l’Italia e a volte nemmeno mi basta, voglio anche l’Europa e da lì voglio segnare il mondo. I miei martiri non sono morti per un partito – o per un simbolo di partito – né per una percentuale di voto, per un certo numero di seggi in più o per permettere ad uno – o a me! – di sedere su una poltrona. Chi fa appello al sangue, ai valori, alla “nostra storia” per farsene uno sgabello che lo avvicini al seggio è un miserabile infame. E purtroppo sono moltissimi, nascosti dietro parole d’ordine e simboli eterni. Basta ipocrisie, basta schizofrenie. Quando ero ragazzino c’erano quelli che per fare i nazisti giravano con la croce di ferro che avevano comprato su una bancarella a Portobello Road. Qualcuno aveva affrontato l’inferno del fronte russo per guadagnarsi quella medaglia e loro pensavano che bastassero le due sterline che avevano dato a un mercante armeno per ostentare la stessa gloria… Indossare la pelle del leone o del lupo può fare impressione ai paesani ignoranti, un lupo o un leone non ti scambia per uno dei suoi, anzi, ti riconosce e ti odia per lo scempio che fai ogni giorno della pelle di suo fratello. E ti vorrebbe uccidere. I miei morti stanno nel mio cuore e nella mia vita di tutti i giorni, non stanno seppelliti in una sede di partito. Il mio dovere non è “commemorarli”, perché le commemorazioni ti mettono in pace con te stesso e ti permettono di ricordare il tuo dovere solo una volta l’anno e fare nel resto dei giorni tutto lo schifo che ti pare. Io volevo morire per la Patria, ma non sono ancora morto. Vuol dire che la Patria da me pretende ancora qualcosa. La Patria, che è sopra ogni cosa e oggi sta morendo. La Patria che sta sopra ogni parte di essa: partiti, famiglie e individui. Sopra la Patria c’è solo Dio. Bisogna combattere per creare un mondo migliore per i propri figli o per preservare il mondo dei propri antenati? Tutt’e due. Ma bisogna capire che esistono solo il passato – che è andato via e non torna – e il futuro, che non è ancora arrivato. Il presente è un’illusione. Chi vive il passato nel presente è malato e si nega il futuro. Chi si ferma è perduto. Se avanzo seguitemi, se indietreggio sparatemi. Il fascismo non è mai ieri è sempre domani. Onorare i morti non è portare per sempre i loro corpi sulle spalle, ma dargli degna sepoltura perché siano liberi di andare oltre, nella loro corsa verso il cielo. Onorare i martiri significa arrivare lì dove loro erano diretti, non erigere una torre dove sono caduti e restarci in eterno. E per andare, più lontano e più veloce, si scende dalla diligenza per prendere il treno e giù dal treno per prendere l’aereo: i mezzi non sono sacri, lo è solo il fine. E il fine è salvare la Nazione e sconfiggere i suoi nemici. L’Italia è ancora da fare e soprattutto gli italiani. Io ho nostalgia di tutto, mi è difficile staccarmi da qualsiasi cosa. Ma le cose si muovono malgrado me e se resto fermo non servo a nulla. E una volta che mi sono preso delle responsabilità nei confronti di altro e di altri, che diritto ho a restare seduto a piangere sul passato che si allontana insieme alla gioventù e tutte le persone care che a poco a poco sono sempre di meno? Il dovere del soldato è vincere, non è morire nella battaglia disperata. Anche se a volte questo sembra più desiderabile. Il soldato deve battere il nemico, perché se invece cade, lascerà senza protezione la sua terra, la sua donna e i suoi figli e – peggio ancora – i figli degli altri – e avrà così guadagnato la gloria ma perso l’onore, perché il dovere del soldato è combattere per la Patria, non per acquisire una medaglia e l’ammirazione delle signorine. Io non posso stare un giorno senza combattere: per la Patria, per la sua salvezza e per il suo onore, che sono anche la salvezza dei miei figli e l’onore dei miei padri. Se il nemico usa i missili, io voglio i missili. Se hanno il nucleare, userò il nucleare. Chi va in giro vestito da cavaliere antico, o coperto di alamari, farà sicuramente più bella figura, ma in battaglia non serve a niente. Per sorprendere il nemico bisogna mimetizzarsi e coprirsi la faccia di fango. La vittoria, se non è solo per goderne in privato, è un dovere. Se è in gioco la sopravvivenza della Patria, la sconfitta non è un opzione accettabile. Se le cose cambiano e il mondo continua a girare e facciamo fatica a stargli dietro, possiamo e dobbiamo provare rabbia, ma non possiamo frignare e dire “basta, non gioco più”. Chi diserta perché il suo esercito ha modificato l’uniforme, non può poi andare a dire a quelli che continuano a combattere che il vero eroe è lui…

"Il Ribelle è deciso ad opporre Resistenza. Il suo intento è dare battaglia, sia pure disperata"

Per il resto, non giudico Marcello (non sono nessuno per farlo, IO), ma assolutamente non condivido.

TyrMask (POL)
18-02-08, 23:41
Ovviamente rispetto il tuo pensiero, ma è evidente che percorriamo due binari paralleli.

Io ritengo la Destra italiana una esperienza ancora valida per il mondo di oggi, che pur mantenendo una sorta di struttura di valori, è molto più malleabile e si sa adattare alle sfide del mondo moderno. Questo è tutto il contrario della sinistra reazionaria e di certe frangi extraparlamentari che credono di cambiare il mondo senza governare ma cercando di influenzare l'opinione pubblica o in qualche modo la decisione dei politici: questo è sbagliatissimo perchè la politica e le decisioni si prendonosi in Parlamento, e questa è una prerogativa della nostra Costituzione ed è alla base della nostra Democrazia.

Tutto il resto è rispettato, accettato (nei limiti della Costituzione) ma non potrà mai incidere nelle linee guida della politica italiana.

E' per questo che ancora oggi non capisco l'isolamento della sinistra/destra estrema dal gioco politica, neanche ci provano a integrarsi nel giogo politico. In questo modo non riuscirete mai a cambiare l'Italia e a raggiungere gli obiettivi che vi siete prefissati.

Mussolini era certamente un idealista, ma era anche un pragmatico, uno scaltro Statista e soprattutto era un socialista (nazional-socialista, certo deriva dalla sinistra ma la sigla nazional è certamente di destra): non è stato a predicare al vento, sapeva che per cambiare l'Italia occorreva mettersi in gioco con il Re, il Parlamento e tutta la società italiana.

Fare invece i marginati a vita, disprezzare la regolare politica e tutto ciò che rappresenta il Parlamento italiano è quanto di più sbagliato ci sia per perseguire i propri fini (sempre se sono obiettivi corenti e rispettosi della Costituzione italiana).

Per questo dovresti vedere questa mia riflessione più come uno spronamente per i movimenti come i vostri: non un paternalismo, ma proprio vi invito a non isolarvi, a candidarvi, a farvi vedere non solo nelle strade (e fate bene) o nell'"ombra", ma a farvi conoscere dall'elettorato. Questo è il sale della Democrazia. Questa è la via per i vostri obiettivi. Fino a quel momento però i vostri obiettivi rimarranno solo pagine scritti in un volantino.

Molto molto paralleli, non si incontreranno mai.

Mi dispiace deluderti ma sinceramente non ho mai avuto la presunzione di poter cambiare questo mondo malato. Soprattutto perché popolato da una maggioranza di poveri di spirito. Un popolino piccolo piccolo, un gregge di pecore sempre pronto a dire si. Solo di si.

Ognuno sceglie la sua strada e cerca di percorrerla nel miglior modo possibile. C’è chi sceglie strade pianeggianti o addirittura in discesa e chi, al contrario, sceglie strade in salita, piene d’insidie e trabocchetti. Strade senza vie di fuga, senza comode poltrone e soprattutto senza vili compromessi. Ai molti questo sembra da pazzi. Il mio pensiero potrà benissimo rimanere su poche righe di volantini fatti di carta straccia ma sarà sicuramente più significativo, più incisivo e più coerente di chi vive un’ideale per accaparrarsi delle “x” ogni tot anni (e la scusa di riuscire a parlare in parlamento è vecchia più di mio nonno). Personalmente, non vedo differenze di sorta tra i partiti, qualsiasi essi siano, destra o sinistra.

Forse hai ragione, la mia idea non inciderà mai nelle linee guida della politica italiana, ma ti sei dimenticato un piccolo particolare, questo a me non interessa. Non interessa semplicemente perché se per riuscirci dovrei sottomettermi ai dictat di questo oggi e di quello domani, cadrebbero tutti i miei ideali, cadrebbe in un nonnulla tutto quello in cui veramente credo.

Credo invece che la contro-informazione, lo star vicino al popolo, quello vero, le battaglie per i cittadini, la solidarietà, la lotta al carovita e tutte le iniziative che proponiamo siano una bella e coerente scelta per poter andare avanti. Andare avanti a testa alta senza chiedere niente a nessuno. Prima dare e poi, eventualmente ricevere. E' per questo che la mia vita di tutti i giorni e il lottare per diverse tematiche mi porta a star bene con me stesso e di fronte a questo sistema.

Ma come detto prima, sono scelte…
Di vita e di lotta.

"Se chiudo gli occhi vedo talvolta un paesaggio oscuro con pietre, rocce e montagne all’orlo dell’infinito. Nello sfondo, sulla sponda di un mare nero, riconosco me stesso, una figurina minuscola che pare disegnata col gesso. Questo è il mio posto d’avanguardia, sull’estremo limite del nulla: sull’orlo di quell’abisso combatto la mia battaglia." - Ernst Jünger -

ilGladiatore (POL)
19-02-08, 13:14
A cosa serve essere portatori di luce se la si tiene per se stessi e non si illuminano le menti degli uomini ?


Continuerete a vivere nelle frasi di Jung, nel paesaggio grottesco di certi scritti, ma gli obiettivi, quello per cui lottate resteranno solo parole scritte sulla sabbia.

La politica vi permette di scrivere la storia d'Italia; la retorica vi permette di continuare a vivere nel vostro mondo irreale. Poi sta a voi giudicare se e' meglio cambiare l'uno o l'altro ;)

TyrMask (POL)
19-02-08, 15:46
A cosa serve essere portatori di luce se la si tiene per se stessi e non si illuminano le menti degli uomini ?


E qui ti ri-sbagli, non tengo niente per me stesso. Al contrario la metto a disposizione della comunità. Tutta.



Continuerete a vivere nelle frasi di Jung, nel paesaggio grottesco di certi scritti, ma gli obiettivi, quello per cui lottate resteranno solo parole scritte sulla sabbia.

La politica vi permette di scrivere la storia d'Italia; la retorica vi permette di continuare a vivere nel vostro mondo irreale. Poi sta a voi giudicare se e' meglio cambiare l'uno o l'altro ;)

Fino ad ora le nostre battaglie non sono cadute nel dimenticatoio, anzi. Hanno portato diversi spunti a molti e, a qualcuno, anche a fare battaglie non proprie... :p

TyrMask (POL)
23-02-08, 17:16
È sempre facile cadere nella trappola dei luoghi comuni e della superficialità. Lo è ancor di più alla luce degli ultimi anni: anni nei quali l´arroganza di un Sistema politico-economico-culturale si è esponenzialmente diffusa in ogni area del nostro pianeta, attraverso una fitta rete di istituti, mass media ed espedienti ad esso asserviti, fino a diventare l´unico modello mondiale. Divorare, mangiare, inglobare tutto ciò che incontra, pare essere una sua deformazione professionale, sintetizzata nell´opulenza e nella criminalità dei suoi tentacoli capitalisti e della sua razionalità usuraia. Un potenza talmente smisurata e sfacciata da essere capace di oltrepassare i semplici scopi economici e politici, per giungere all'innaturale obiettivo di violentare in maniera irreversibile la nostra natura umana. Ogni valore dello spirito, ogni innato e tradizionale senso di minorità rispetto alla Natura, ogni antica tensione al solidarismo comunitario - caratteri, questi, da sempre patrimonio dell´umanità -, paiono scomparire dalla consapevolezza di tanti uomini e donne, per essere accantonati e progressivamente dimenticati, in favore di un edonismo imperante, il quale si concretizza in un consumismo sfacciato, in una affannosa ricerca del momentaneo piacere materiale, in una continua tensione frenetica verso un futuro senza speranza, in un delirante consumo di droghe, in un´inumana commercializzazione delle risorse umane. Un gabbia artificiale e asfittica dal clima sempre più pesante, nella quale è facile cadere e dalla quale è molto difficile restare fuori. Noi - consapevoli della immutabile legge naturale, della nostra condizione di esseri finiti e pensanti, della incontrovertibilità e dell´autenticità dell´esistenza - abbiamo deciso di restare fuori. Tale scelta che apparirebbe assurda a chiunque, è in realtà la più coerente, la più conforme al destino storico impresso nell´ordine naturale, la più onesta e la più radicale, in quanto va in profondità e raggiunge l'essenza più intima della Terra. Difendere le bandiere patrie, le loro tradizioni, le identità che simboleggiano, scagliarsi contro l´economia predatoria del capitalismo od opporsi alle guerre con cui esso si fa largo, al giorno d´oggi potrebbero sembrare prese di posizione semplici e riduttive, se non
addirittura qualunquiste. Ma se l´accusa è lecita per chi finge la lotta per poi in realtà irretirsi nelle logiche e nelle etichette di questo orrendo mondo moderno, al contrario non lo è per noi. Non ci ridurremo ad incanalarci nei percorsi (sia ufficiali, sia "alternativi") che il Sistema ha creato per noi, come specchietti per allodole. I percorsi li costruiremo da soli e a modo nostro.

Comunità Militante Perugia - Associazione Culturale TYR
www.controvetopg.splinder.com
www.cmperugia.org

ilGladiatore (POL)
25-02-08, 12:15
TyrMask, come ho gia detto apprezzo alcune vostre battaglie, come sono contento quando tutta LA DESTRA umbra sfila unita per ricordare giornate come quella delle Foibe. Queste iniziative sarebbero da moltiplicare sull'arco di tutto l'anno.

E' sempre stato il mio sogno vedere la destra unita, sogno che si starebbe per realizzare ora con il PDL.

Pero' poi e' evidente l'abisso tra di noi: io ritengo la politica il sale della democrazia, ritengo gli elementi costituzionali di partecipazione politica alla base per cambiare il Paese, lotto politicamente per cambiare la societa' che ci circonda, credo nel voto democratico, come credo che il Parlamento sia l'unico organo di diritto e di DOVERE a cui e' dato il gravoso compito di cambiare il Paese.

Ammiro alcune vostre battaglie (spesso perse in partenza), ma non ritengo il modo giusto di fare politica standosene non nelle periferie, ma proprio nei "sobborghi" e nell'ombora della societa' civile.


Per il resto invito comunque sempre a confrontarci su alcune battaglie comuni.

TyrMask (POL)
25-02-08, 15:18
TyrMask, come ho gia detto apprezzo alcune vostre battaglie, come sono contento quando tutta LA DESTRA umbra sfila unita per ricordare giornate come quella delle Foibe. Queste iniziative sarebbero da moltiplicare sull'arco di tutto l'anno.

E' sempre stato il mio sogno vedere la destra unita, sogno che si starebbe per realizzare ora con il PDL.

Pero' poi e' evidente l'abisso tra di noi: io ritengo la politica il sale della democrazia, ritengo gli elementi costituzionali di partecipazione politica alla base per cambiare il Paese, lotto politicamente per cambiare la societa' che ci circonda, credo nel voto democratico, come credo che il Parlamento sia l'unico organo di diritto e di DOVERE a cui e' dato il gravoso compito di cambiare il Paese.

Ammiro alcune vostre battaglie (spesso perse in partenza), ma non ritengo il modo giusto di fare politica standosene non nelle periferie, ma proprio nei "sobborghi" e nell'ombora della societa' civile.


Per il resto invito comunque sempre a confrontarci su alcune battaglie comuni.

Sempre disponibile per un confronto di opinioni....