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Visualizza Versione Completa : Macroregione Centro Nord.



el cuntadin
01-04-08, 14:02
Ecco una buona idea per una macroregione competitiva e civile.

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=46A121BE1938E7A50E1F6AC2D011F AB2
Insieme alla Cna fanno quadrato le Marche, l’Emilia-Romagna, la Toscana e l’Umbria. Spacca: “Bisogna guardare alle reti lunghe”
La sfida dei mercati passa per l’unione delle regioni di centro


bolognA - Marche, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria insieme alla Cna per interrogarsi sul sistema competitivo delle piccole e medie imprese nello scenario internazionale, garantendo sviluppo e coesione. Questa l’iniziativa che si è tenuta a Bologna, con i presidenti delle Regioni, sul tema “Reti, Innovazione e Coesione sociale”. Il governatore Gian Mario Spacca ha sottolineato che la sfida delle Marche è quella di crescere senza fratture, riprendendo un’espressione di Giorgio Fuà, e che questo modello ha portato a risultati positivi, ha consentito una crescita costante e le Marche hanno potuto lasciarsi alle spalle l’esperienza di un territorio in sottosviluppo, andando a costituire una sorta di terza Italia che si fonda proprio sulla collaborazione tra territorio e imprese. Spacca ha ricordato, inoltre, che più che le dimensioni delle imprese, “è importante la capacità di adattarsi al cambiamento, riuscire a conservare questa capacità”. Come? “Ancora una volta - spiega Spacca - ci viene in aiuto Fuà, quando sostiene che il fattore fondamentale è l’organizzazione imprenditoriale. Il distretto tradizionale è superato. Bisogna guardare alle reti lunghe, che hanno come punto di riferimento lo scenario mondiale: qui sta la sfida”.

Spacca ha ricordato anche che le Marche sono la regione più artigiana d’Italia in rapporto alla sua popolazione e negli anni ’90 le Marche hanno fatto una scelta diversa, qualificando quei settori, investendo in innovazione, qualità, logistica.

Si chiude con l’internazionalizzazione “che è il fiore all’occhiello delle Marche - ha sottolineato il governatore - una regione che è protesa all’esterno, un’internazionalizzazione attiva, che più che cercare bassi costi di manodopera, ha cercato nuovi mercati - Cina, India, Vietnam, Russia - producendo per il mercato locale”. E ha insistito: “Ora questo elemento è indispensabile per crescere e non è sicuramente appannaggio solo delle grandi industrie: si internazionalizzano anche le piccole e medie imprese. Su questo è indispensabile pensare in una logica di rete, di sistema, che metta in relazione realtà affini. Ecco perché è importante l’iniziativa come quella promossa dalla Cna: non solo per creare un rapporto tra Regioni, ma anche perché il sistema organizzativo delle imprese, come la Cna, è supporto indispensabile per favorire questo processo”. Concetto largamente ripreso da Vasco Errani, il presidente della conferenza delle Regioni, che ha detto che i Paesi più avanzati hanno mandato avanti prima il sistema istituzionale e poi sono arrivate le imprese. Poi hanno preso la parola la presidente Maria Rita Lorenzetti dell’Umbria e Federico Gelli, vice-presidente della Toscana. Ha concluso il presidente della Cna nazionale Ivan Malavasi.

UMBRO
09-04-08, 21:31
sarebbe una delle macroregioni più belle più civili e più ricche d'europa, molto meglio della padania, c mancano solo i collegamenti trasversali che uniscano le nostre valli...

sir_Shafford
10-04-08, 14:57
Ecco una buona idea per una macroregione competitiva e civile.

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=46A121BE1938E7A50E1F6AC2D011F AB2
Insieme alla Cna fanno quadrato le Marche, l’Emilia-Romagna, la Toscana e l’Umbria. Spacca: “Bisogna guardare alle reti lunghe”
La sfida dei mercati passa per l’unione delle regioni di centro


bolognA - Marche, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria insieme alla Cna per interrogarsi sul sistema competitivo delle piccole e medie imprese nello scenario internazionale, garantendo sviluppo e coesione. Questa l’iniziativa che si è tenuta a Bologna, con i presidenti delle Regioni, sul tema “Reti, Innovazione e Coesione sociale”. Il governatore Gian Mario Spacca ha sottolineato che la sfida delle Marche è quella di crescere senza fratture, riprendendo un’espressione di Giorgio Fuà, e che questo modello ha portato a risultati positivi, ha consentito una crescita costante e le Marche hanno potuto lasciarsi alle spalle l’esperienza di un territorio in sottosviluppo, andando a costituire una sorta di terza Italia che si fonda proprio sulla collaborazione tra territorio e imprese. Spacca ha ricordato, inoltre, che più che le dimensioni delle imprese, “è importante la capacità di adattarsi al cambiamento, riuscire a conservare questa capacità”. Come? “Ancora una volta - spiega Spacca - ci viene in aiuto Fuà, quando sostiene che il fattore fondamentale è l’organizzazione imprenditoriale. Il distretto tradizionale è superato. Bisogna guardare alle reti lunghe, che hanno come punto di riferimento lo scenario mondiale: qui sta la sfida”.

Spacca ha ricordato anche che le Marche sono la regione più artigiana d’Italia in rapporto alla sua popolazione e negli anni ’90 le Marche hanno fatto una scelta diversa, qualificando quei settori, investendo in innovazione, qualità, logistica.

Si chiude con l’internazionalizzazione “che è il fiore all’occhiello delle Marche - ha sottolineato il governatore - una regione che è protesa all’esterno, un’internazionalizzazione attiva, che più che cercare bassi costi di manodopera, ha cercato nuovi mercati - Cina, India, Vietnam, Russia - producendo per il mercato locale”. E ha insistito: “Ora questo elemento è indispensabile per crescere e non è sicuramente appannaggio solo delle grandi industrie: si internazionalizzano anche le piccole e medie imprese. Su questo è indispensabile pensare in una logica di rete, di sistema, che metta in relazione realtà affini. Ecco perché è importante l’iniziativa come quella promossa dalla Cna: non solo per creare un rapporto tra Regioni, ma anche perché il sistema organizzativo delle imprese, come la Cna, è supporto indispensabile per favorire questo processo”. Concetto largamente ripreso da Vasco Errani, il presidente della conferenza delle Regioni, che ha detto che i Paesi più avanzati hanno mandato avanti prima il sistema istituzionale e poi sono arrivate le imprese. Poi hanno preso la parola la presidente Maria Rita Lorenzetti dell’Umbria e Federico Gelli, vice-presidente della Toscana. Ha concluso il presidente della Cna nazionale Ivan Malavasi.





Io parlerei semplicemente di 3 macroregioni: Padania (dal Trentino alla Romagna), Etruria (dalla Toscana al Lazio), Meridione (o magna grecia, ovvero l'ex regno delle due sicilie), che grosso modo rappresentano 3 aree del paese omogenee socialmente, economicamente, culturalmente, e probabilmente etnicamente.
Certo, al loro interno esistono differenze che vanno rispettate (il veneto ad esempio ha una sua storia e una sua cultura ed è stato nazione per un millennio, cosi come in parte il piemonte, il friuli, etc), ma tuttosommato si tratta di popolazioni che ben si unirebbero e a mio avviso sarebbero felici di farlo. Una macroregione del centro-nord invece mi suona come un "tutti tranne il sud", che non avrebbe una reale omogeneità, e nessuna base storica o identitaria, e sarebbe una riproposizione in versione più piccola dell'italia con tutti i suoi mali e i suoi congeniti difetti. Sarebbe poi probabilmente una realtà troppo grande da governare efficientemente, se con le macroregioni ci vogliamo ricondurre al buon governo dei piccoli e ricchi paesi europei come Austria, Danimarca, paesi scandinavi, etc.
Il centro ha abbastanza eccellenze, ha qualità della vita elevatissima, ha cultura e una massa critica sufficiente per non doversi per forza attaccare al nord e per poter fare da sè.

RobieT
10-04-08, 21:45
Caro Sir Shafford, rimani a Lentate sul Seveso o da dove vieni e non occuparti della Toscana per piacere. Ma come si fa a mettere la Toscana con il Lazio??? Non hanno in comune un bel niente. Si vede che non conosci la storia di certe aree.

RobieT
10-04-08, 21:46
La Magna Grecia poi...ke cavolata. I Greci a Benevebnto non sono mai arrivati, contrariamente ai Longobardi.

Alexramones
11-04-08, 01:40
Eggià. C'entra molto Reggio Emilia con Firenze invece...

La Regione Emilia Romagna è una regione fantasma, costruita a tavolino mettendo insieme un puzzle.
Reggio era chiamata Reggio di Lombardia tanto per dire.

Ma come si fa a mettere insieme Emilia ed Umbria o Toscana o Marche? In comune hanno meno ancora che Toscana e Lazio.

Mi sa che questo Spacca abbia le idee confuse in merito.

Io sarei per l' abolizione dell' Emilia e l' accorpamento della stessa alla Lombardia perlomeno sino a Modena. Ferrara al Veneto, Bologna, Ravenna, Forlì e Rimini decidano loro. Non saprei valutare in quanto non ho le idee chiare in proposito.

Ma pensare di accorpare con una macroregione l' asse Piacenza Modena a Toscana, Umbria e Marche è una cretinata colossale. A meno che... non sia una questione politica: accorpare le regioni rosse. E in questo caso è una cretinata ancora maggiore. Cosa facciamo, gli staterelli omogenei politicamente ?

sir_Shafford
11-04-08, 11:49
Caro Sir Shafford, rimani a Lentate sul Seveso o da dove vieni e non occuparti della Toscana per piacere. Ma come si fa a mettere la Toscana con il Lazio??? Non hanno in comune un bel niente. Si vede che non conosci la storia di certe aree.



scusami, guarda che non volevo essere in alcun modo offensivo o provocatore...il Nord del Lazio mi pare che fosse etruria,e io intendevo solo il nord del lazio, non roma..., che però se guardiamo al fattore etno-linguistico non è neanche propriamente sud, ma è sempre stata una città-stato "cuscinetto" tra centro e sud. Il sud del lazio poi è meridione a tutti gli effetti. Non so che nome sarebbe più opportuno per il meridione, lascio ai meridionali decidere, fatto sta che una certa omogeneità etno-linguistica c'è, e non importa se alcune zone fossero o meno magna grecia (la gran parte lo era), o che alcune altre fossero più o meno lonbgobarde (la presenza longobarda in meridione, a differenza di quella normanna in sicilia, fu comunque abbastanza trascurabile dato che si trattava soprattutto di "federati" ai longobardi più che di longobardi veri e propri).
In quanto all'Emilia e alla Romagna, a parte il colore politico e le coop in comune col centro non hanno nulla. Tant'è vero che le antiche lingue locali (impropriamente dette dialetti) sono della stessa famiglia di quelle lombarde, piemontesi, etc. Cosi come le stesse erano le popolazioni che ne hanno colonizzato i territori. Culturalmente, socialmente e etnicamente chiunque sa che Emilia e Romagna sono nord a tutti gli effetti. Ricordo anche che il maggior confine linguistico all'interno del mondo "latino", che divide le lingue latine occidentali da quelle orientali, è grosso modo l'appennino, che separa il nord dal centro.
Parlando del nord poi se si volesse una minima coerenza storica e culturale andrebbero fatte due macroregioni: la Padania propriamente detta (l'italia galloromanza) comprendente Piemonte, Liguria, Emilia, Romagna, e la Venetia (i territori dello stato veneziano e dei veneti antichi) comprendente Lombardia orientale, Veneto, Trentino, Friuli e Venezia Giulia. Anche se essendoci tuttosommato una certa omogeneità sociale, economica e culturale potrebbe anche essere un'unica macroregione, l'importante è lasciare autonomia ai territori senza creare per forza un nuovo centralismo padano in sostituzione di quello attuale italo-romano.
P.S. non vengo da Lentate sul Seveso (che nel tuo immaginario intuisco essere un'offesa), ma abito a Torino, ho studiato a Parigi e a Bruxelles e ho 2 lauree. Ho il diritto di esprimere le mie opinioni sul forum o meno?

Alexramones
11-04-08, 13:28
I canonici 92 minuti di applausi sono strameritati !

paul_01
12-04-08, 22:25
Concordo con Alexramones...
Un'idea del genere, almeno a Parma e Piacenza non avrebbe nessun seguito e sarebbe ostacolata con tutte le forze, per ovvi motivi geografici, culturali ed economici.

F L N E
13-04-08, 20:27
tenete fuori Bologna

matheson
16-04-08, 17:39
Le Marche sono ormai divenute a livello economico e sociale una regione assimilabile al Nord.
Progressivamente questa nuova caratterizzazione socio economica sta introducendo problematiche simili ad altre regioni del nord italia.
E i marchigiani se se stanno rendendo conto.
Le Marche hanno infatti eletto il loro deputato della Lega Nord alla Camera.

SolConservator
21-04-08, 15:05
scusami, guarda che non volevo essere in alcun modo offensivo o provocatore...il Nord del Lazio mi pare che fosse etruria,e io intendevo solo il nord del lazio, non roma..., che però se guardiamo al fattore etno-linguistico non è neanche propriamente sud, ma è sempre stata una città-stato "cuscinetto" tra centro e sud. Il sud del lazio poi è meridione a tutti gli effetti. Non so che nome sarebbe più opportuno per il meridione, lascio ai meridionali decidere, fatto sta che una certa omogeneità etno-linguistica c'è, e non importa se alcune zone fossero o meno magna grecia (la gran parte lo era), o che alcune altre fossero più o meno lonbgobarde (la presenza longobarda in meridione, a differenza di quella normanna in sicilia, fu comunque abbastanza trascurabile dato che si trattava soprattutto di "federati" ai longobardi più che di longobardi veri e propri).
In quanto all'Emilia e alla Romagna, a parte il colore politico e le coop in comune col centro non hanno nulla. Tant'è vero che le antiche lingue locali (impropriamente dette dialetti) sono della stessa famiglia di quelle lombarde, piemontesi, etc. Cosi come le stesse erano le popolazioni che ne hanno colonizzato i territori. Culturalmente, socialmente e etnicamente chiunque sa che Emilia e Romagna sono nord a tutti gli effetti. Ricordo anche che il maggior confine linguistico all'interno del mondo "latino", che divide le lingue latine occidentali da quelle orientali, è grosso modo l'appennino, che separa il nord dal centro.
Parlando del nord poi se si volesse una minima coerenza storica e culturale andrebbero fatte due macroregioni: la Padania propriamente detta (l'italia galloromanza) comprendente Piemonte, Liguria, Emilia, Romagna, e la Venetia (i territori dello stato veneziano e dei veneti antichi) comprendente Lombardia orientale, Veneto, Trentino, Friuli e Venezia Giulia. Anche se essendoci tuttosommato una certa omogeneità sociale, economica e culturale potrebbe anche essere un'unica macroregione, l'importante è lasciare autonomia ai territori senza creare per forza un nuovo centralismo padano in sostituzione di quello attuale italo-romano.
P.S. non vengo da Lentate sul Seveso (che nel tuo immaginario intuisco essere un'offesa), ma abito a Torino, ho studiato a Parigi e a Bruxelles e ho 2 lauree. Ho il diritto di esprimere le mie opinioni sul forum o meno?

dove hai studiato a paperopoli ?

saluti.

el cuntadin
14-05-08, 14:14
Su "il Sole 24 ore" di oggi, per la precisione sul dorso CentroNord, è riportato una intervist alla Maria Rita Lorenzetti, governatore della Regione Umbria. La Maria Rita lamenta "che negli ultimi tempi si parla troppo di questione settentrionale meridionale, dimenticando che c'è un'area di mezzo, che spesso non fa notizia ma che rivendica un suo ruolo". C'è un limite però nell'internto del Governatore umbro, e riguarda la dimensione territoriale della "dimanticata" area Centrale. La lorenetti infatti mette insieme alle Marche, alla Toscana ed all'Umbria, anche il Lazio. E no, Maria Rita! Il Lazio ha ben poco a che spartire con altre Regioni citate e, sopratutto, non ha necessità di rivendicare alcun ruolo, perchè di attenzioni da parte dei Governi, di qualunque colore, ne ha avute fin troppe.

P-S.- è appena il caso di ricordare che il dorso Centro Nord, allegato al "Sole" si riferisce alle regioni Umbria, Toscana, Marche ed Emilia Romagna. il Lazio, almeno per il gionale di Confindustria, non c'entra nulla con le citate Regioni. Ed in Confindustria, normalmente, se ne intendono.

UMBRO
14-05-08, 14:51
Su "il Sole 24 ore" di oggi, per la precisione sul dorso CentroNord, è riportato una intervist alla Maria Rita Lorenzetti, governatore della Regione Umbria. La Maria Rita lamenta "che negli ultimi tempi si parla troppo di questione settentrionale meridionale, dimenticando che c'è un'area di mezzo, che spesso non fa notizia ma che rivendica un suo ruolo". C'è un limite però nell'internto del Governatore umbro, e riguarda la dimensione territoriale della "dimanticata" area Centrale. La lorenetti infatti mette insieme alle Marche, alla Toscana ed all'Umbria, anche il Lazio. E no, Maria Rita! Il Lazio ha ben poco a che spartire con altre Regioni citate e, sopratutto, non ha necessità di rivendicare alcun ruolo, perchè di attenzioni da parte dei Governi, di qualunque colore, ne ha avute fin troppe.

P-S.- è appena il caso di ricordare che il dorso Centro Nord, allegato al "Sole" si riferisce alle regioni Umbria, Toscana, Marche ed Emilia Romagna. il Lazio, almeno per il gionale di Confindustria, non c'entra nulla con le citate Regioni. Ed in Confindustria, normalmente, se ne intendono.


Già il Lazio, per la Zarina rossa c'entra perchè il suo PD ha i muscoli e il corpo nelle terre rosse, ma la testa pensante a RRRRoma... Il Lazio con noi non c'entra un c...o.

UMBRO
14-05-08, 14:56
L'area centrale come la chiama la Zarina Rossa, ossia Toscana Umbria e Marche dovrebbe puntare a diventare una regione unica, già così le nostre terre hanno un patrimonio, culturale, artistico ed economico eccezionale, unito ad una qualità ambientale e ad un tenore di vita unici.
Niente a che spartire con i Piagnoni do sudde e molto diverso dal profondo nord, con il quale però può coesistere con la stessa dignità.

el cuntadin
14-05-08, 15:24
Già il Lazio, per la Zarina rossa c'entra perchè il suo PD ha i muscoli e il corpo nelle terre rosse, ma la testa pensante a RRRRoma... Il Lazio con noi non c'entra un c...o.

La testa pensante romana, è ora che inizi a preoccuparsi del fatto che le nostre laboriose popolazioni si son rotte i co....ni di " carr'già el vin e bev l'acqua". Quindi se La Maria Rita, Spacca e Martini (ed aggiungo Errani), vogliono mantenere la loro comoda ed importante poltrona, è ora che si diano da fare per i loro concittadini; magari riducendo i finanziamenti ai clandestini ed assicurando una vita più dignitosa ai nostri vecchi.

UMBRO
14-05-08, 15:37
La testa pensante romana, è ora che inizi a preoccuparsi del fatto che le nostre laboriose popolazioni si son rotte i co....ni di " carr'già el vin e bev l'acqua". Quindi se La Maria Rita, Spacca e Martini (ed aggiungo Errani), vogliono mantenere la loro comoda ed importante poltrona, è ora che si diano da fare per i loro concittadini; magari riducendo i finanziamenti ai clandestini ed assicurando una vita più dignitosa ai nostri vecchi.
:K:K:K:K:K a questo serve la LN nelle nostre regioni a spingerli a cambiare...

[Assalto]
15-05-08, 02:42
Tutti i toscani che conosco non hanno mai manifestato grande simpatia per l'Umbria ; tutt'altro! Le uniche similitudini che ho notato sono Viterbo-Orvieto e Valnerina e Valtopina marche centrali e meridionali, ma a parer mio l'idea delle macroregioni porterebbe solo ad alimentere ulteriori tensioni campaniliste, meglim un'Italia basata su un solido federalismo regionale.

UMBRO
15-05-08, 09:51
;7855725']Tutti i toscani che conosco non hanno mai manifestato grande simpatia per l'Umbria ; tutt'altro! Le uniche similitudini che ho notato sono Viterbo-Orvieto e Valnerina e Valtopina marche centrali e meridionali, ma a parer mio l'idea delle macroregioni porterebbe solo ad alimentere ulteriori tensioni campaniliste, meglim un'Italia basata su un solido federalismo regionale.

Si per continuare a far mangiare i 100000 dipendenti del baraccone regionale Umbro... per continuare a far ingrassare i Trentini e gli Altoatezini (razza bastarda) alla nostra faccia...
:-0#09o

el cuntadin
21-05-08, 21:52
Leggo da un seguito ed informato blog, che i magnifici quattro, leggasi, Martini, Spacca, Errani e la Maria Rita Lorenzetti, presidenti delle quattro Regioni rosse, continuano ad incontrarsi......... Chissà che non li accomuni l'ansia, o la paura, che i cittadini da loro amministrati, si sono stancati delle loro solite e ritrite chiacchiere?



Il partito del centro Italia (http://www.antelitteram.info/?p=882)

by Amicus Plato
http://www.quatrociacoe.it/200610/cetra.jpg
E’ già finita la stagione della solitudine? Veltroni, incontrando il coordinatore della Sinistra democratica Claudio Fava ha parlato di un nuovo centrosinistra. Inoltre, si sprecano le dichiarazioni di dirigenti a tutti i livelli secondo cui, in pure stile Crozza, si dice che “bisogna uscire dalla alternativa paralizzante tra autosufficienza e alleanze”. Che succede?
Si avvicinano le elezioni amministrative dell’anno prossimo e ci si domanda che fare. Andare soli come nelle elezioni politiche? Confermare le alleanze con la sinistra radicale? Se si sceglie la prima strada, si rischia di perdere molte amministrazioni, anche perchè le leggi elettorali non aiutano; se si sceglie la seconda, la novità delle elezioni politiche, che viene rivendicata come un grande evento riformatore, al di là della sconfitta elettorale, finisce per scomparire.
La soluzione è “si sceglie caso per caso”, prima i programmi e poi le alleanza. Soluzione che appare in linea con quella scelta a livello nazionale, dove la decisione di separarasi dalla sinistra radicale è stata motivata dall’incompatibilità dei rispettivi programmi; e che sarebbe favorita nelle maggiori città dal meccanismo elettorale del doppio turno. Un partito a vocazione maggioritaria può ben allearsi con altri più piccoli se programmi e candidature sono condivisi, anche se il parallelo fatto oggi sulla stampa da Ucchielli coi gregari nella squadre ciclistiche non è precisamente di buon gusto.
Ma la sinistra radicale non sembra convenire: il segretario regionale delle Marche di Rifondazione comunista Brandoni avverte che ci deve essere un’intesa generale e non soluzioni caso per caso. Tanto più che alcuni dirigenti del PD delle Marche parlano di “allargamento dell’alleanza all’UDC”, posizione manifestamente impraticabile, in quanto in nessun caso l’UDC potrebbe accettare di aggregarsi ad un’alleanza di centrosinistra.
La pressione su Veltroni perchè abbandoni ogni suggestione “bipartitica” è forte. Si riuniscono in questi giorni a Fabriano, su iniziativa di Spacca, i quattro presidenti delle regioni del centro Italia (Errani, Martini, Rita Lorenzetti e Spacca) governate dal centrosinistra: ufficialmente si parlerà di federalismo, ma i presidenti, guardando al 2010, definiranno una linea comune di conferma delle maggioranze delle rispettive regioni.
Ma se dappertutto si rifa il centrosinistra, che rimane della linea Veltroni?
Un problema grosso, che andrebbe affrontato in profondità. La linea dei governatori è chiara: abbiamo governato bene, quindi continuità. Ma come si spiega che l’alleanza con la sinistra radicale si considera impraticabile a livello nazionale e nelle regioni dove si governa, con la sinistra radicale si va d’amore e d’accordo?
Riproporre pari pari il centrosinistra, “a prescindere”, riflette solo la preoccupazione per il risultato elettorale e finisce per confinare il PD a partito del centro Italia

http://www.antelitteram.info/?p=882

el cuntadin
26-06-08, 22:44
Anche per Alma Mater di Bologna, ci sono motivi sufficenti per analizzare congiuntamente l'economia di Emilia Romagna, Marche, Toscana e Umbria.

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=0ACE8566A3A6185382CEA921F3B37 ABB
Quando i buoi saranno scappati


UN nuovo Osservatorio sulle performance regionali compare all’orizzonte (Il Sole24ore, 25 giugno). Si tratta del RegiosS. È in Emilia Romagna, Università di Bologna, ed elabora un “Indicatore di attività” costruito sulla base di trentanove variabili. Per esempio, la fiducia di consumatori e imprese; l’occupazione, le esportazioni, le importazioni e i prezzi al consumo; la nati-mortalità delle imprese; le immatricolazioni auto, eccetera.

L’Osservatorio analizza la congiuntura, vale a dire le variazioni che - mese dopo mese, trimestre dopo trimestre - ci dicono quanto e se il sistema economico sta reagendo alle vicende, positive e negative, che sono in grado di influenzarne le performance. Insomma, ci dicono che la febbre oggi è alta e, dunque, che il paziente sta male, oppure che le analisi del sangue sono perfette e il paziente oggi sta bene. Certo, le cose possono cambiare nel lungo periodo. Ma se la febbre è alta oggi, è oggi che servono le medicine. Perché, come diceva Keynes: “Nel lungo periodo saremo tutti morti”. È l’ineluttabilità della condizione umana.

Tra congiuntura e struttura (“lungo periodo”), del resto, il nesso è stretto. Per esempio, se il problema delle famiglie è la “quarta settimana”, la domanda di automobili tenderà tendenzialmente a rallentare, ma presentando oscillazioni congiunturali dovute ai periodi di maggiori acquisti di auto: dicembre e la tredicesima, per esempio. Se invece la domanda di auto cominciasse stabilmente a diminuire, interrompendo un trend storico di crescita più o meno accentuata, potrebbe significare che il fenomeno congiunturale nasconde ormai un fenomeno strutturale ben più preoccupante. Un impoverimento delle famiglie tale per cui esse hanno modificato la loro struttura dei consumi. Che so: le famiglie rinunciano alla seconda automobile, che è sostituita da altri mezzi di trasporto. Le imprese, poi, non falliscono nel “lungo periodo”, ma nel giro di due o tre anni, certamente caratterizzati da performance congiunturali negative, salvo rari momenti di respiro, che avrebbero dovuto far quantomeno ipotizzare l’esito nefasto.

Affidarsi ai soli trend di lungo periodo, difetto diffuso in chi coi dati ha poca familiarità, inevitabilmente fa perdere di vista gli “umori” della società. Oscillazioni congiunturali troppo accentuate, tipiche delle Marche, sono, per esempio, estremamente destabilizzanti.

E veniamo ai dati dell’Osservatorio. Si riferiscono alle quattro regioni del Centro-Nord. Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche. Prima però, un altro chiarimento. Leggendo i dati congiunturali è necessario aver chiara la differenza tra fenomeni “esogeni”, vale a dire i fenomeni che non possono essere influenzati dal comportamento delle imprese, delle famiglie e dei pubblici amministratori, e fenomeni “endogeni” per i quali è possibile individuare la “responsabilità” e, dunque, la possibilità di rimuoverli, se negativi. L’impoverimento delle famiglie, per esempio, “non è” un fenomeno esogeno. Dipende da più cause congiunte: bassa produttività delle imprese e, dunque, salari e stipendi al palo; speculazione commerciale dopo l’introduzione dell’euro che il governo non ha voluto o saputo bloccare; pressione fiscale eccessiva; incremento del costo dei servizi, anche a causa dei “cartelli” tra imprese denunciati dal Garante dell’Antitrust, eccetera. Il rallentamento dei consumi degli Usa, esogeno, invece, lo è. Nessuna politica nazionale o locale può farci qualcosa. Perché è importante capire la differenza tra la natura delle due diverse cause degli andamenti congiunturali? Perché, avendola capita, il comune cittadino può evitare di farsi prendere per il naso dalla politica che, com’è noto, parafrasando il Pendolo di Foucault di Umberto Eco: “non sopporta il pensiero che il mondo sia nato per caso, per sbaglio, solo perché quattro atomi scriteriati si sono tamponati sull’autostrada bagnata. E allora,” (deve) “trovare un complotto cosmico, Dio, gli angeli o i diavoli” (cap. 53). E la politica, dal canto suo, può evitare di farsi prendere dal panico osservando tutti quei buoi usciti dalla stalla, magari proprio sotto elezioni.

Ed eccoli, finalmente, i dati: “La situazione delle Marche è la peggiore nella zona, perché se l’indicatore” (di attività) “scende solo dello 0,8%, anche tutti gli altri indicatori sono negativi. La Regione perde duemila 650 addetti nell’industria e oltre cinquemila nell’agricoltura. Nell’ultimo trimestre del 2007 il tasso di disoccupazione maschile è stato del 3,6% (2,8% nell’ultimo trimestre 2006)” (Il Sole 24ore, 25 giugno). Insomma, quello che gli amministratori pubblici dovrebbero tener presente, non è tanto che le cose non vadano benone: è così dappertutto. Ma è il fatto che, da noi, vanno ancor meno benone che altrove. Sempre che abbiano qualche idea per farle andare meglio.


MARIANGELA PARADISI* ,* DOCENTE DI ECONOMIA ALL’UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE ,

Pramsan (POL)
26-06-08, 23:50
Eggià. C'entra molto Reggio Emilia con Firenze invece...

La Regione Emilia Romagna è una regione fantasma, costruita a tavolino mettendo insieme un puzzle.
Reggio era chiamata Reggio di Lombardia tanto per dire.

Ma come si fa a mettere insieme Emilia ed Umbria o Toscana o Marche? In comune hanno meno ancora che Toscana e Lazio.

Mi sa che questo Spacca abbia le idee confuse in merito.

Io sarei per l' abolizione dell' Emilia e l' accorpamento della stessa alla Lombardia perlomeno sino a Modena. Ferrara al Veneto, Bologna, Ravenna, Forlì e Rimini decidano loro. Non saprei valutare in quanto non ho le idee chiare in proposito.

Ma pensare di accorpare con una macroregione l' asse Piacenza Modena a Toscana, Umbria e Marche è una cretinata colossale. A meno che... non sia una questione politica: accorpare le regioni rosse. E in questo caso è una cretinata ancora maggiore. Cosa facciamo, gli staterelli omogenei politicamente ?

E come già ripetuto....La storia, il potenziale presente, quello futuro e la logica dicono che Lunezia (http://www.lunezia.4000.it) non ha niente a che vedere in una macroregione di questo tipo.
Lunezia è un ponte tra pianura padana, porti dell'Alto Tirreno e nord europa. Le infrastrutture che stanno nascendo vanno in questo senso (ordine naturale delle cose che alla fine prevale sempre). Manca solo la volontà politica di una casta ben radicata da mezzo secolo ed il coraggio di informare i cittadini senza mezze parole.

Un bel grazie anche a wikipedia

http://it.wikipedia.org/wiki/Lunezia

el cuntadin
20-07-08, 20:50
Intanto continuano ad incontrarsi

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=140E790C9C0C56D5E6545EBB32231 F2A


mprese: forum con gli assessori di Marche, Umbria, Emilia Romagna e Toscana
L’Italia di mezzo segna il passo


ANCONA - Una partita Iva ogni otto abitanti, 1,1 milioni di imprese (il 20% della quota nazionale), anche l’ “'Italia di mezzo” delle regioni Marche, Emilia Romagna, Toscana e Umbria comincia però a risentire gli effetti della crisi internazionale. Il Pil è fermo, la disoccupazione è in aumento e nel primo trimestre dell’anno il saldo delle imprese è stato negativo. Temi su cui la Cna ha chiamato gli assessori e i dirigenti alle attività produttive delle quattro regioni (nella foto i lavori) a confrontarsi con i presidenti e i segretari regionali dell’associazione artigiana a Portonovo. Le imprese di Marche, Emilia Romagna, Toscana e Umbria hanno tutte una forte propensione all’export. Nel 2007 hanno spedito oltre confine merci per 88,1 milioni di euro (un quarto dell’export italiano), danno lavoro a 4,5 milioni di addetti. Ma le preoccupazioni sono forti: nei primi tre mesi del 2008 hanno cessato l’attività 26.041 imprese contro 24.527 nuove attività, con un saldo negativo di 1.514 aziende. In questo scenario, quali politiche attuare per superare le difficoltà che si prospettano? Secondo l’assessore alle attività produttive Giaccaglia “vanno sostenute innovazione tecnologica, ricerca e sviluppo, filiere produttive”. Anche per le amministrazioni regionali di Emilia Romagna, Toscana e Umbria la via maestra è il sostegno all’internazionalizzazione e formazione delle imprese. Con interventi coordinati a livello interregionale, e un miglior utilizzo dei fondi europei 2007-2013.

matheson
16-08-08, 18:47
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matheson
16-08-08, 18:47
Le Marche sono fra le sette regioni "autosufficienti".
Vi figurano anche Roma e Lazio ma probabilmente per burocrazia e sede di comodo, Per quanto riguarda invece l'Alto Lazio, credo che dovremmo aiutare una sua futura possibile integrazione a Nord e liberarlo da Roma e Basso Lazio. A Boretto (RE) c'erano anche loro a chiedere l'Indipendenza da Roma e non mi va di lasciare a terra nessuno.
Le Marche tutte, e Senigallia in particolare, sono Nord a pieno titolo, senza dover dimostrare più di tanto a nessuno.

el cuntadin
16-08-08, 21:58
Le Marche sono fra le sette regioni "autosufficienti".
Vi figurano anche Roma e Lazio ma probabilmente per burocrazia e sede di comodo, Per quanto riguarda invece l'Alto Lazio, credo che dovremmo aiutare una sua futura possibile integrazione a Nord e liberarlo da Roma e Basso Lazio. A Boretto (RE) c'erano anche loro a chiedere l'Indipendenza da Roma e non mi va di lasciare a terra nessuno.
Le Marche tutte, e Senigallia in particolare, sono Nord a pieno titolo, senza dover dimostrare più di tanto a nessuno.

Se non ricordo male, Rieti e la Sabinia, sono state tolte all'Umbria ed assegnate al Lazio, da Mussolini, alla fine degli anni '20 dello scorso secolo.
Hai perfettamente ragione in merito al fatte che "le Marche, non debbono dimostrare niente a nessuno" ed aggiungo che non dobbiamo neanche niente a nessuno, perchè siamo tra coloro che hanno dato molto e chiesto nulla.

matheson
17-08-08, 05:42
Già. La Sabina mi sembra sia costituita prevalentemente dalla provincia di Rieti.
La stragrande maggioranza dei comuni dell’odierna provincia di Rieti hanno fatto parte dell’Umbria fino al 1923, quando passarono al Lazio. Nel 1927 si formò la provincia di Rieti.


Infatti, el cuntadin.
Marchigiani fin troppo schivi e modesti.
Dovremmo cominciare anche noi Marchigiani, visto che siamo tra quei pochi che mantengono il sistema, a far pesare il conto.

el cuntadin
27-08-08, 23:54
Anche il Presidente della provincia di Pesaro, Palmiro/Lenin Ucchielli, il potentissimo capo del PD marchigiano, continua a crederci.

http://www.corriereadriatico.it/arti...1F52F17F347103 (http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=E598ADAC68DBF08E7A1F52F17F347 103)
Risorse e nuove politiche, seminario coi rappresentanti di Marche, Toscana, Emilia e Umbria
Il presidente chiama a raccolta quattro Regioni


pesaro - Quello del 12 settembre sarà un convegno di grande interesse per i temi legati al federalismo fiscale. Un lungo pomeriggio di lavori che si aprirà alle 15.30 nella sala del consiglio provinciale con l’intervento del presidente Ucchielli a cui seguiranno quelli del governatore Gian Mario Spacca e dell’assessore regionale Pietro Marcolini. Porterà i saluti il sindaco Luca Ceriscioli poi si entrerà nel vivo del dibattito. Dalla Toscana arriveranno l’assessore regionale al Bilancio Giuseppe Bertolucci e il presidente dell’Upi toscana Lio Scheggi. Dall’Umbria arriverà Loriana Stella vicepresidente dell’Upi umbra mentre per l’Emilia Romagna interverrà il presidente della locale Upi Pier Giorgio Dall’Acqua.

Tra i relatori il convegno annoverà anche Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, Oriano Giovanelli, membro della Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati e Massimo Vannucci membro della commissione bilancio della Camera dei deputati. Prima delle conclusioni affidate al sottosegretario del ministero dell’Interno Michele Davico interverrà anche Francesco Enrico Speroni vicepresidente della commissione giuridica del Parlamento europeo.

E a conferma della politica internazionale promossa da Ucchielli il presidente conclude: “Anche l’economia di questa provincia, nonostante le difficoltà di una crisi che si sente e si vede, riesce a resistere e a crescere grazie alla dimensione europea delle politiche di questo territorio”.

cristiano72
29-08-08, 17:00
Poste le mie ipotesi macroregionali anche qui come nel forum dell'Umbria

Ipotesi Macroregioni rivedendo anche le attuali regioni potrebbe essere
-Nord-Ovest: Massa, Liguria, Piemonte, Lombardia escluso il bresciano, Emilia
-Nord-Est: provincia di Brescia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli, parte della Romagna (Ferrara, Ravenna)
-Regione centroitaliana: parte della Romagna (Forlì-Cesena, Rimini), Marche, Toscana esclusa Massa, Umbria, Tuscia (Viterbo). Al limite la Sabina se si decide come amerei di ridurre al minimo il Lazio :D
-Roma la lascerei per cavoli suoi insieme a Frosinone.
-Sud + Latina , esclusa Sicilia che magari come la Sardegna può rimanere come entità autonoma.
Con la Val d'Aosta fate ciò che preferite :p

Alvise (POL)
29-08-08, 18:17
Avete ragione sul fatto che la provincia di Rieti è stata costruita artificilamente da Mussolini negli anni venti, ma i territori che vi confluirono (Sabinia e valle del salto) sono stati tolti alla provincia de L'Aquila e quindi all'Abruzzo. L'Umbria ha perso alcuni comuni del ternano ma la provincia di Perugia è rimasta così com'era. La Sabinia è storicamente una regione a cavallo tra Lazio e Abruzzo.
Ho letto la suddivione macroregionale e ho notato la minuzia con cui sono state collocate Tuscia, Brescia ecc..... magari ne servirebbe un pochino per distinguere Teramo, L'Aquila e Pescara da Reggio Calabria, Scampia, Locride e parappappero...

cristiano72
29-08-08, 18:29
Avete ragione sul fatto che la provincia di Rieti è stata costruita artificilamente da Mussolini negli anni venti, ma i territori che vi confluirono (Sabinia e valle del salto) sono stati tolti alla provincia de L'Aquila e quindi all'Abruzzo. L'Umbria ha perso alcuni comuni del ternano ma la provincia di Perugia è rimasta così com'era. La Sabinia è storicamente una regione a cavallo tra Lazio e Abruzzo.
Ho letto la suddivione macroregionale e ho notato la minuzia con cui sono state collocate Tuscia, Brescia ecc..... magari ne servirebbe un pochino per distinguere Teramo, L'Aquila e Pescara da Reggio Calabria, Scampia, Locride e parappappero...

Direi che hai ragione! Su abruzzo e sud , almeno io, sono stato assolutamente grossolano, per scarsa conoscenza mia del territorio.
Aspetto che qualcuno dia un suo contributo in merito.

matheson
30-08-08, 07:10
La provincia di Rieti nasce nel 1927, quando il circondario di Rieti, fino al 1923 appartenente alla provincia di Perugia, e poi a quella di Roma, aggrega il circondario aquilano di Cittaducale.
Ne consegue che dall'Unità al 1927 la documentazione è prodotta da organi ed uffici circondariali di due diverse province mentre soltanto dal 1928 sono istituiti organi ed uffici di livello provinciale.
Nel territorio dell'attuale provincia di Rieti, le circoscrizioni di livello inferiore dello Stato unitario ricalcano, fino al 1927, l'inquadramento amministrativo che nello Stato pontificio e nel regno delle Due Sicilie si era venuto formando dagli inizi dell'Ottocento.
La delegazione di Rieti entra a far parte del Regno d'Italia come circondario della provincia di Perugia ed i suoi governi (Rieti, Roccasini-balda, Orvinio, Poggio Mirteto, Fara, Magliano) sono assunti come circoscrizioni mandamentali.
Allo stesso modo, nel distretto borbonico di Cittaducale, divenuto circondario dell'Aquila, sono sedi di mandamento Cittaducale, Accumoli, Amatrice, Antrodoco, Borgocollefegato, Leonessa, Fiamignano e Borbona, già circondari borbonici...

Archivio di Stato di Rieti http://www.asri.tws.it/patrimonio/pa4.htm

matheson
30-08-08, 07:24
Poste le mie ipotesi macroregionali anche qui come nel forum dell'Umbria

Ipotesi Macroregioni rivedendo anche le attuali regioni potrebbe essere
-Nord-Ovest: Massa, Liguria, Piemonte, Lombardia escluso il bresciano, Emilia
-Nord-Est: provincia di Brescia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli, parte della Romagna (Ferrara, Ravenna)
-Regione centroitaliana: parte della Romagna (Forlì-Cesena, Rimini), Marche, Toscana esclusa Massa, Umbria, Tuscia (Viterbo). Al limite la Sabina se si decide come amerei di ridurre al minimo il Lazio :D
-Roma la lascerei per cavoli suoi insieme a Frosinone.
-Sud + Latina , esclusa Sicilia che magari come la Sardegna può rimanere come entità autonoma.
Con la Val d'Aosta fate ciò che preferite :p


°Via il Sud Tirolo, meglio se al suo posto ci fosse stata l'Istria (d'accordo con il governatore veneto Galan)
°Verona (o Venezia) capitale
°MacroRegione Centronord: allo stato attuale: Emilia, Romagna, Toscana, Marche, Umbria,
°il resto come volete:)

Alvise (POL)
30-08-08, 11:10
Io mi riferivo alla provincia di Perugia nel modo in cui è disegnata adesso, non come era nel 1926. Diciamo che Rieti era un circondario della provincia di Perugia prima che vi si istituisse la provincia di Terni. Dal punto di vista odierno è come se Rieti città fosse stata un circondario dell'odierno ternano.
Del resto dell'estensione della provincia di Rieti ad oggi un buon 60% era Abruzzo. In pratica vi si potrebbe tracciare una linea verticale passante per la città di Rieti... tutto quello che rimane ad est di tale linea era Abruzzo (Amatrice, Accumuli, Cittaducale, Leonessa, Borgorose, Fiamignano e Pescorocchiano, tutto il Cicolano). Culturalmente credo che lo sia ancora, molti anziani si sentono ancora abruzzesi e il dialetto non è diverso da quello dell'Aquila città.
Su Wikipedia si dice che "nel 1923 la provincia di Rieti fu formata staccando la parte sud dell'Umbria (ossia il territorio che compone la quasi totalità della provincia)" E' un falso grande come una casa.

el cuntadin
30-08-08, 14:33
Avete ragione sul fatto che la provincia di Rieti è stata costruita artificilamente da Mussolini negli anni venti, ma i territori che vi confluirono (Sabinia e valle del salto) sono stati tolti alla provincia de L'Aquila e quindi all'Abruzzo. L'Umbria ha perso alcuni comuni del ternano ma la provincia di Perugia è rimasta così com'era. La Sabinia è storicamente una regione a cavallo tra Lazio e Abruzzo.
Ho letto la suddivione macroregionale e ho notato la minuzia con cui sono state collocate Tuscia, Brescia ecc..... magari ne servirebbe un pochino per distinguere Teramo, L'Aquila e Pescara da Reggio Calabria, Scampia, Locride e parappappero...

Sono assolutamente d'accordo con te, l'Abruzzo con il Meridione non centra assolutamente nulla! In un contesto macroregionale ed in una Italia federale, una ipotesi potrebbe esser quella di mettere insieme Abruzzo, Molise ed il Lazio.

matheson
01-09-08, 20:33
Io mi riferivo alla provincia di Perugia nel modo in cui è disegnata adesso, non come era nel 1926. Diciamo che Rieti era un circondario della provincia di Perugia prima che vi si istituisse la provincia di Terni. Dal punto di vista odierno è come se Rieti città fosse stata un circondario dell'odierno ternano.
Del resto dell'estensione della provincia di Rieti ad oggi un buon 60% era Abruzzo. In pratica vi si potrebbe tracciare una linea verticale passante per la città di Rieti... tutto quello che rimane ad est di tale linea era Abruzzo (Amatrice, Accumuli, Cittaducale, Leonessa, Borgorose, Fiamignano e Pescorocchiano, tutto il Cicolano). Culturalmente credo che lo sia ancora, molti anziani si sentono ancora abruzzesi e il dialetto non è diverso da quello dell'Aquila città.
Su Wikipedia si dice che "nel 1923 la provincia di Rieti fu formata staccando la parte sud dell'Umbria (ossia il territorio che compone la quasi totalità della provincia)" E' un falso grande come una casa.


Secondo quanto riportato all'interno del sito della Provincia di Rieti, quando venne istituita la provincia di Rieti, la maggioranza del territorio proveniva dall'ex circondario di Rieti e non dall' ex circondario di Cittaducale.

http://www.provincia.rieti.it/download/Frontiera16.pdf
COM’ERAVAMO
Il lavoro alla Viscosa e nella piana, e per muoversi il carro.
La Provincia di Rieti nacque con una superficie di 2738,36 Km2, 1445,82 provenienti dall’ex Circondario di Rieti e 1292,54 da quello di Cittaducale...

Alvise (POL)
03-09-08, 23:12
Secondo quanto riportato all'interno del sito della Provincia di Rieti, quando venne istituita la provincia di Rieti, la maggioranza del territorio proveniva dall'ex circondario di Rieti e non dall' ex circondario di Cittaducale.

http://www.provincia.rieti.it/download/Frontiera16.pdf
COM’ERAVAMO
Il lavoro alla Viscosa e nella piana, e per muoversi il carro.
La Provincia di Rieti nacque con una superficie di 2738,36 Km2, 1445,82 provenienti dall’ex Circondario di Rieti e 1292,54 da quello di Cittaducale...

Si, ma il Cicolano o come cacchio ci chiama (dove c'è il lago del Salto, appena sopra Carsoli) era Abruzzo ma non circondario di Cittaducale bensì di Avezzano. Quindi più o meno il 60% del territorio reatino attuale era nostro. Provincia, wikipedia ecc ecc possono dire quello che gli pare. Nessuna rivendicazione, solo un pò di esattezza.

matheson
04-09-08, 07:22
Si, ma il Cicolano o come cacchio ci chiama (dove c'è il lago del Salto, appena sopra Carsoli) era Abruzzo ma non circondario di Cittaducale bensì di Avezzano. Quindi più o meno il 60% del territorio reatino attuale era nostro. Provincia, wikipedia ecc ecc possono dire quello che gli pare. Nessuna rivendicazione, solo un pò di esattezza.



Non funziona proprio così. Le informazioni proprio per cercare di essere il più possibile esatte, si basano su fonti più o meno attendibili in relazione a ciò che viene usata. E' un dato di fatto.
Fino a prova contraria tu (e io) sei una fonte meno attendibile della Provincia di Rieti per quanto riguarda i dati geografici della Provincia di Rieti.

Se poi tu supponi che la Provincia di Rieti non conosca i dati geografici del proprio territorio e quindi ospita sul proprio sito dati inesatti o da controllare (tutto può essere possibile), allora riporta da altre fonti attendibili i dati e chilometri quadrati che ritieni esatti per confermare le tue supposizioni.

O tu metti dati e cifre e soprattutto km2 da fonti attendibili, e confrontiamo, altrimenti sono solo supposizioni personali, e alle quali ho già risposto.

Alvise (POL)
04-09-08, 23:30
Non funziona proprio così. Le informazioni proprio per cercare di essere il più possibile esatte, si basano su fonti più o meno attendibili in relazione a ciò che viene usata. E' un dato di fatto.
Fino a prova contraria tu (e io) sei una fonte meno attendibile della Provincia di Rieti per quanto riguarda i dati geografici della Provincia di Rieti.

Se poi tu supponi che la Provincia di Rieti non conosca i dati geografici del proprio territorio e quindi ospita sul proprio sito dati inesatti o da controllare (tutto può essere possibile), allora riporta da altre fonti attendibili i dati e chilometri quadrati che ritieni esatti per confermare le tue supposizioni.

O tu metti dati e cifre e soprattutto km2 da fonti attendibili, e confrontiamo, altrimenti sono solo supposizioni personali, e alle quali ho già risposto.

Questi sono i kmq dei comuni appartenuti alla provincia de L'Aquila. Il totale dei kmq della provincia di Rieti è 2.749kmq (fonte wikipedia). Al totale dei 1.400kmq (che già sono più della metà) vanno aggiunti quelli del comune di Lugnano di Villa Troiana che è stato accorpato al comune di Rieti. Della serie che non solo la provincia, ma anche un pezzo del comune di Rieti era Abruzzo...). I kmq dei vari comuni li ho ottenuti dividendo la popolazione per la densità abitativa. (Fonte comuni-italiani.it).
Anch'io in fondo ho torto perchè il territorio ex aquilano non raggiunge il 60% del totale, ma almeno il 52% si.
Adesso che facciamo??? Chiamiamo la provincia di Rieti o wikipedia per fare correggere le cialtronerie che scrivono???

Borgorose148,81Fiamignano100,82Pescorocchiano94,55 Petrella Salto102Marcetelli11,05Varco Sabino24,58Concerviano21,44Cittaducale70,95Cantali ce37,73Lugnano di Valle Troianaaggregato al comune di RietiAmatrice174,34Accumuli87,22Antrodoco63Borgo Velino17,33Borbona46,47Castel Sant'Angelo31,34Micigliano37,84Cittareale58,78Post a66,45Leonessa205,56TOTALE........................ ...1400,26

Alvise (POL)
04-09-08, 23:32
postato 2 volte. Scusate!

matteomatteo
04-09-08, 23:51
Io parlerei semplicemente di 3 macroregioni: Padania (dal Trentino alla Romagna), Etruria (dalla Toscana al Lazio), Meridione (o magna grecia, ovvero l'ex regno delle due sicilie), che grosso modo rappresentano 3 aree del paese omogenee socialmente, economicamente, culturalmente, e probabilmente etnicamente.


Eh?? Da genovese, non ho più cose in comune con un veneto che con un napoletano....non c'è nessuna particolare differenza.

Se vogliamo fare i localisti facciamolo in maniera seria...non con queste "risikate" da burletta.

matheson
05-09-08, 12:10
Questi sono i kmq dei comuni appartenuti alla provincia de L'Aquila. Il totale dei kmq della provincia di Rieti è 2.749kmq (fonte wikipedia). Al totale dei 1.400kmq (che già sono più della metà) vanno aggiunti quelli del comune di Lugnano di Villa Troiana che è stato accorpato al comune di Rieti. Della serie che non solo la provincia, ma anche un pezzo del comune di Rieti era Abruzzo...). I kmq dei vari comuni li ho ottenuti dividendo la popolazione per la densità abitativa. (Fonte comuni-italiani.it).
Anch'io in fondo ho torto perchè il territorio ex aquilano non raggiunge il 60% del totale, ma almeno il 52% si.
Adesso che facciamo??? Chiamiamo la provincia di Rieti o wikipedia per fare correggere le cialtronerie che scrivono???

Borgorose148,81Fiamignano100,82Pescorocchiano94,55 Petrella Salto102Marcetelli11,05Varco Sabino24,58Concerviano21,44Cittaducale70,95Cantali ce37,73Lugnano di Valle Troianaaggregato al comune di RietiAmatrice174,34Accumuli87,22Antrodoco63Borgo Velino17,33Borbona46,47Castel Sant'Angelo31,34Micigliano37,84Cittareale58,78Post a66,45Leonessa205,56TOTALE........................ ...1400,26

L'ultima presunta sciatteria l'ho trovata su un documento della Provincia dell'Aquila, dell'Abruzzo quindi.
Lì sono riusciti nell'impresa di scrivere nel loro documento, due dati molto diversi fra loro sulla stessa cosa nello spazio di appena due pagine consecutive, pagina 16 e pagina 17.ovvero la superficie in kmq dei comuni distaccati dalla provincia dell'Aquila e aggregati alla costituita provincia di Rieti nel 1927.
documento: Provincia di l'Aquila , Settore Politiche Ambientali, Risorse Naturali ed Energetiche,
http://antonioiorio.altervista.org/AQ0_PROG_SVILUPPO_VALLE_ATERNO__ottobre_2003.pdf

a Pagina 16, è scritto:
...Ma l'Abruzzo ebbe una notevole mutilazione a nordovest, con il distacco di tutti i comuni del
circondario di Cittaducale (ben 1362 kmq con 70 mila ab.), aggregati alla nuova provincia di Rieti...

a pagina 17; è invece è scritto una cifra molto diversa sulla stessa cosa, ovvero superficie in kmq, 1672 kmq invece che i 1362 kmq riportati alla pagina precedente. L'unica differenza che invece scrivere il dato sul foglio bianco lo hanno scritto sopra una cartina del territorio!

Probabili pressapochismo, mancanza di controllo sul documento prima e dopo la compilazione, scarsa conoscenza del proprio territorio, questo il contributo apparente di questo documento aquilano sulla questione.
Nessuno di questi due dati scritti su questo documento della Provincia dell'Aquila corrisponde nè a quanto scritto lodevolmente da te Alvise nè a quanto scritto dalla Provincia di Rieti, anzi uno di questi dati (1362 kmq) corrisponde a quanto scritto sul tema da wilkipedia.

el cuntadin
05-09-08, 22:29
Eh?? Da genovese, non ho più cose in comune con un veneto che con un napoletano....non c'è nessuna particolare differenza.

Se vogliamo fare i localisti facciamolo in maniera seria...non con queste "risikate" da burletta.

Ti quoto. L'eventuale (ed improbabile) rivisitazione dei confini amministrativi delle Regioni, non può essere ridotto al semplice Nord, Centro e Sud. Altrimenti qualcuno mi dovrebbe spiegare perchè un bolognese dovrebbe avere come corregionale un cuneese o un friulano e non me altomarchigiano, che ho sempre avuto Bologna quale riferimento socio/economico/culturale. Non c'è che dire, chi propone le tre macroaree è proprio un dilettante oppure, più semplicemente, è un burlone al quale piace divertirsi alle spalle di tanti babbei.

paul_01
06-09-08, 02:37
Ti quoto. L'eventuale (ed improbabile) rivisitazione dei confini amministrativi delle Regioni, non può essere ridotto al semplice Nord, Centro e Sud. Altrimenti qualcuno mi dovrebbe spiegare perchè un bolognese dovrebbe avere come corregionale un cuneese o un friulano e non me altomarchigiano, che ho sempre avuto Bologna quale riferimento socio/economico/culturale. Non c'è che dire, chi propone le tre macroaree è proprio un dilettante oppure, più semplicemente, è un burlone al quale piace divertirsi alle spalle di tanti babbei.

Ciao, ogni tanto mi intrometto in forum non miei...non so cosa farci sono curioso :-01#44
Ma guarda che hai ragione, le alte Marche fanno per me parte del nord a tutti gli effetti (nord inteso dall'Emilia-Romagna e Liguria (comprese) fino almeno alla zona prealpina). Così come fa parte di questo Nord anche parte della provincia di Massa Carrara, che per me è assurdo definire toscana.
La provincia di Pesaro dovrebbe passare in Romagna tout-court: mi sembra di vedere quasi un unico territorio che pensa allo stesso modo e che va circa da Reggio/Modena fino a Rimini/Pesaro, escludendo Ferrara che per certi versi gravita più sul Veneto, così come Parma e Piacenza che guardano verso città extraregionali, sia a sud che a nord.
Non ho nulla contro il resto di Toscana Umbria e Marche: ma a Parma (ma penso anche a Reggio o Modena) città come Ancona, Perugia, Arezzo sono percepite come realtà distanti, al pari di Trieste o Cuneo, con le quali però c'è la consapevolezza di essere inseriti nel "sistema nord" (perdonami questa definizione ma è la prima che mi è venuta in mente), mentre le prime vengono associate all'area più propriamente "centrale", specialmente l'Umbria e sud Marche e Toscana. Poi se a Forlì la pensano diversamente non so! Con queste premesse, il discorso delle tre macroaree (con le modifiche di cui sopra) non lo vedo affatto sbagliato.
Ciao

el cuntadin
13-09-08, 22:04
Il Presidente della Provincia Pesaro e Urbino, continua crederci. C'è comunque da dire che le uniche iniziative su scala multiregionale, sono proprio quelle tra Emilia Romagna, Marche, Toscana e Umbria. E sembra che neanche la Lega sia contraria.

http://www.corriereadriatico.it/arti...AA08404FDE86A9 (http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=A772C4F4A42ED1182CAA08404FDE8 6A9)Federalismo fiscale, Province alla riscossa


PESARO - “Il federalismo fiscale nell’Europa l’azione dei governi locali” è il tema del convegno che si è svolto ieri pomeriggio nella sala del consiglio provinciale (foto). Un appuntamento fortemente voluto dal presidente Ucchielli che ieri, grazie alla recentissima approvazione della bozza presentata al consiglio dei ministri proprio sul tema del federalismo, è risultato quanto mai attuale.

Il confronto che ha richiamato esperti dalle Marche, la Toscana, l’Emilia e l’Umbria puntava sulla richiesta dell’applicazione dell’articolo 119 della costituzione intorno al quale è possibile aprire un contenzioso di carattere giuridico con il Governo per l’attuazione della modifica all’articolo V secondo la quale lo Stato deve conferire ai governi locali le risorse per la gestioni delle enormi competenze che riguardano Regioni, Province e Comuni. Sul piano politico la possibilità da parte degli enti più vicini ai cittadini di disporre di risorse che eviteranno di dire sempre no alle richieste delle comunità.

Insomma federalismo fiscale significa innanzitutto fornire agli enti pubblici le risorse necessarie per rispondere alle infinite competenze che sono oggi loro affidate.

Mentre la Lega ha partecipato ai lavori del convegno grazie alla partecipazione del sottosegretario al ministero dell’interno Michelino Davico da parte di Roberto Giannotti, coordinatore provinciale di Forza Italia, sono arrivate parole di critica sulla tempistica e l’opportunità del convegno

corinna
14-09-08, 18:39
Io non so cosa dire, mi sento marchigiana,ascolana, picena perchè ascoli é stata la capitale del piceno dall'abruzzo alle marche , ma soprattutto italiana, l'unità d'italia con tutte le sue brutture, con tutta la sua forzatura ha unito comunque una penisola che fino a quel momento era spezzettata in tanti stati.

el cuntadin
18-09-08, 22:21
Io non so cosa dire, mi sento marchigiana,ascolana, picena perchè ascoli é stata la capitale del piceno dall'abruzzo alle marche , ma soprattutto italiana, l'unità d'italia con tutte le sue brutture, con tutta la sua forzatura ha unito comunque una penisola che fino a quel momento era spezzettata in tanti stati.

Tranquilla giovane Corinna, non credo che ci sia nessuno che pensi di dar vita alla Repubblica del CentroNord! Si sta invece discutendo se non sia opportuno dar vita ad una entità amministrativa più ampia delle attuali Regioni, mettendo insieme territori che per qualcuno, i toscani, gli umbri ed i marchigiani, sono, almeno dal punto di vista socio-economico, abbastanza simili, mentre per altri, sopratutto gli amici emiliani, sono invece molto diversi. Non mi sembra di ricordare interventi in proposito di amci romagnoli.