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Visualizza Versione Completa : Dirigente pubblico condannato al risarcimento



el cuntadin
25-05-08, 20:28
Finalmente una buona notizia dalla Corte dei Conti. Se i dirigenti pubblici, vogliono fare gli splendidi, è ora che lo facciano con i loro quattrini!

Consulenze facili, dirigente condannato

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=4D050B2D4E84242223AA371F3415B C1A
ANCONA - Quelle mansioni affidate a una consulente esterna potevano benissimo essere svolte da un’impiegata già in servizio, tanto più che nel suo curriculum l’esperta informatica ingaggiata dal Comune si fregiava tutt’al più di aver fatto la commessa in un panificio e la segretaria e centralinista in una ditta di impianti elettrici. Aveva qualche dimestichezza da autodidatta con il computer, ma certo non competenze tali da poter ingolosire un ente pubblico con quasi 900 dipendenti in organico. Così “il conferimento dell’incarico esterno, per questo tipo di mansioni, è chiaramente illegittimo, con conseguente inutilità della spesa”. Sta scritto nella sentenza con cui la seconda sezione giurisdizionale centrale della Corte dei conti di Roma ha condannato il dottor Luigi Renzi, storico dirigente del Comune di Ancona in pensione da quattro anni. Dovrà pagare all’amministrazione civica diecimila euro per danno erariale, oltre alla rivalutazione monetaria e agli interessi.

Il verdetto ribalta la pronuncia di primo grado della Corte dei conti delle Marche, che nel luglio 2003 aveva assolto Renzi ritenendo legittimo il doppio incarico conferito dal Comune tra il ’99 e il 2000 a un’esterna. Prima per inserire i dati delle presenze dei dipendenti e degli Lsu in un nuovo programma e poi per fornire assistenza tecnica agli impiegati del servizio Organizzazione e personale nell’avvio del programma Iride. Gli incarichi erano stati affidati dal sindaco ma su proposta e istruttoria di Renzi, all’epoca dirigente del Personale, un funzionario che ha trascorso 35 anni a Palazzo del popolo, assumendo anche la direzione dei servizi interni, della segreteria del consiglio comunale e della giunta

La magistratura contabile aveva aperto un’inchiesta dopo l’esposto di una dipendente comunale che si riteneva sottoutilizzata. Non a torto, perché dall’indagine eseguita dalla Guardia di finanza sulle password è risultato che l’impiegata interna aveva lavorato sui programmi in questione più della collaboratrice assunta per un compenso complessivo di quasi 20 mila euro. Renzi, difeso dall’avvocato Riccardo Leonardi, s’era giustificato sostenendo che si trattava di un rapporto di collaborazione e non di consulenza e che comunque la capacità acquisita sul campo dalla collaboratrice era stata dimostrata anche durante un precedente impiego in Comune come lavoratrice socialmente utile. Tesi che in primo grado avevano fatto breccia, tanto che la Corte dei conti delle Marche aveva assolto “per mancanza di colpa grave” Renzi. Il caso sembrava chiuso e con esso le polemiche sollevate dall’opposizione in consiglio comunale, pronta ad agitare lo spettro di una Sprecopoli anconetana. Ma il procuratore regionale Alberto Avoli, ritenendo che si fosse davanti a un clamoroso esempio di consulenza inutile, ha proposto appello, sostenendo che “l’intervento richiesto era un semplice caricamento dei dati nel nuovo programma e che per lo svolgimento dell’attività di formazione ed assistenza al personale, non solo era richiesta una professionalità che la consulente non possedeva, ma nella struttura era presente un programmatore di ruolo”.

Valutazioni condivise dai giudici della Corte dei conti centrale, secondo i quali la scelta di Renzi di assumere la consulente fu gravemente colposa per “l’evidente mancanza della professionalità necessaria, risultante dalla semplice lettura del curriculum presentato”, per “l’assenza di una qualsiasi ricognizione sulla possibilità di far fronte alle esigenze prospettate con il personale in servizio” e per “la mancanza di qualsiasi controllo sull’attività svolta dalla collaboratrice”. Ma siccome la consulente qualcosa ha fatto, inserendo dati nell’Anagrafe delle prestazioni, il conto presentato all’ex dirigente dalla Corte dei conti è meno salato: non i 19.633 euro chiesti dalla procura, ma diecimila più interessi e rivalutazioni.