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Ortodossia
19-04-10, 05:29
L'inno di Mameli: Un po' di storia


La poesia Fratelli d'Italia, messa in musica, fu ai tempi delle guerre per l'indipendenza
d'Italia una delle canzoni più in voga fra i combattenti.
Con la proclamazione della Repubblica (1946)
la composizione di Mameli - con alcuni tagli - diviene Inno ufficiale.

Dobbiamo alla città di Genova Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli. Scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l'Austria. L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese. Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre 1946 l'Inno di Mameli divenisse l'inno nazionale della Repubblica Italiana.

GOFFREDO MAMELI

(Genova 5 settembre 1827 - Roma 6 luglio 1849)

Se una figura umana dovesse simboleggiare con l'aspetto d'una seducente giovinezza il Risorgimento d'Italia, che pure ebbe stupendi uomini rappresentativi - Mazzini, Cavour, Garibaldi non si saprebbe quale innalzare e amare meglio che quella di Goffredo Mameli, poeta a quindici anni, guerriero a ventuno, avvolto a ventidue nella morte come nella nuvola luminosa in cui gli antichi favoleggiavano la scomparsa degli eroi.
Stirpe di marinai soldati, figlio d'un comandante di nave da guerra e d'una leggiadra donna che aveva fatto palpitare il cuore giovane di Giuseppe Mazzini, Goffredo è il romanticismo, è il patriottismo, è sopra tutto la poesia che fiorisce sull'azione. Frequenta l'università, prepara i suoi esami di diritto e intanto fiammeggia nel fuoco d'italianità de' suoi compagni, che lo sentono un capo.
Appena giunta a Genova la notizia delle Cinque Giornate parte alla testa d'un manipolo di giovani, si batte nella campagna del '48; s'agita perché non se ne subiscano con rassegnazione le tristi conseguenze militari, mazziniano puro, con la sua Genova impaziente e intollerante verso la Torino monarchica.
E' incerto se correre a Venezia o a Roma.
Si risolve per Roma.
E' di Mameli il telegramma "Venite, Roma, repubblica" in cui si invitava Mazzini a raggiungere la Repubblica Romana.
E' a fianco di Garibaldi, ma vuole prima di tutto trovarsi dove più rischiosamente si combatte.
Ferito a una gamba il 3 giugno in un combattimento nel quale s'era voluto gettare a ogni costo, fu male assistito nell'ospedale dai medici che avrebbero dovuto sollecitamente amputargli la parte offesa e invece tanto tardarono che poi l'operazione non valse più a salvarlo, ed egli spirò il 6 luglio, un mese prima di compiere i ventidue anni, recitando versi in delirio.

La sua poesia è poesia d'amore e di guerra: pensando a guerre come quelle, i due più alti temi d'ogni poesia, la donna ideale e la libertà pura.
I critici, naturalmente, rilevano le imperfezioni artistiche che non mancano.
Ma per quel che v'è, ed è tanto, di vivo e di bello in promessa anche più che in fatto si può dire che, se fosse vissuto, l'Italia avrebbe avuto in lui un magnifico poeta.
Qui si riproducono, naturalmente, il canto indimenticabile Fratelli d'Italia che fu messo in musica del maestro Novaro e che la Repubblica Italiana d'un secolo dopo ha ripreso come inno nazionale nonostante l'elmo di Scipio e la Vittoria schiava di Roma.

Questo brano è tratto da: I Poeti minori dell'Ottocento
a cura di Ettore Janni - BUR 1955

FRATELLI D'ITALIA
Inno di Mameli o Il Canto degli Italiani
Scritto nell'autunno del 1847
(versione originale)

Fratelli d'Italia,
L'Italia s'è desta;
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma;
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.


Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme;
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.


Uniamoci, amiamoci;
L'unione e l'amore
Rivelano ai popoli
Le vie del Signore.
Giuriamo far libero
Il suolo natio:
Uniti, per Dio,
Chi vincer ci può?

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.


Dall'Alpe a Sicilia,
Dovunque è Legnano;
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core e la mano;
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla;
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.


Son giunchi che piegano
Le spade vendute;
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia
E il sangue Polacco
Bevé col Cosacco,
Ma il cor le bruciò.

Stringiamci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò.
Inno scritto nel 1847 da Goffredo Mameli e musicato lo stesso anno da Michele Novaro. Divenne Inno d'Italia nel 1946 in sostituzione della Marcia Reale, inno d'Italia dal 1861 al 1946, scritto da Giuseppe Gabetti per Carlo Alberto


Come nacque l'inno

La testimonianza più nota è quella resa, seppure molti anni più tardi, da Carlo Alberto Barrili, patriota e poeta, amico e biografo di Mameli. Siamo a Torino: "Colà, in una sera di mezzo settembre, in casa di Lorenzo Valerio, fior di patriota e scrittore di buon nome, si faceva musica e politica insieme. Infatti, per mandarle d'accordo, si leggevano al pianoforte parecchi inni sbocciati appunto in quell'anno per ogni terra d'Italia, da quello del Meucci, di Roma, musicato dal Magazzari - Del nuovo anno già l'alba primiera - al recentissimo del piemontese Bertoldi - Coll'azzurra coccarda sul petto - musicata dal Rossi. In quel mezzo entra nel salotto un nuovo ospite, Ulisse Borzino, l'egregio pittore che tutti i miei genovesi rammentano. Giungeva egli appunto da Genova; e voltosi al Novaro, con un foglietto che aveva cavato di tasca in quel punto: - To' gli disse; te lo manda Goffredo. - Il Novaro apre il foglietto, legge, si commuove. Gli chiedono tutti cos'è; gli fan ressa d'attorno. - Una cosa stupenda! - esclama il maestro; e legge ad alta voce, e solleva ad entusiasmo tutto il suo uditorio. - Io sentii - mi diceva il Maestro nell'aprile del '75, avendogli io chiesto notizie dell'Inno, per una commemorazione che dovevo tenere del Mameli - io sentii dentro di me qualche cosa di straordinario, che non saprei definire adesso, con tutti i ventisette anni trascorsi. So che piansi, che ero agitato, e non potevo star fermo. Mi posi al cembalo, coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellavo, assassinavo colle dita convulse quel povero strumento, sempre cogli occhi all'inno, mettendo giù frasi melodiche, l'un sull'altra, ma lungi le mille miglia dall'idea che potessero adattarsi a quelle parole. Mi alzai scontento di me; mi trattenni ancora un po' in casa Valerio, ma sempre con quei versi davanti agli occhi della mente. Vidi che non c'era rimedio, presi congedo e corsi a casa. Là, senza neppure levarmi il cappello, mi buttai al pianoforte. Mi tornò alla memoria il motivo strimpellato in casa Valerio: lo scrissi su d'un foglio di carta, il primo che mi venne alle mani: nella mia agitazione rovesciai la lucerna sul cembalo e, per conseguenza, anche sul povero foglio; fu questo l'originale dell'inno Fratelli d'Italia."

L'inno di Mameli: Un po' di storia (http://www.radiomarconi.com/marconi/mameli.html)

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Ortodossia
19-04-10, 05:32
http://www.radiomarconi.com/marconi/mameli2.gif

GOFFREDO MAMELI

(Genova 1827 - Roma 1849)

Poeta


Goffredo Mameli dei Mannelli nasce a Genova il 5 settembre 1827. Studente e poeta precocissimo, di sentimenti liberali e repubblicani, aderisce al mazzinianesimo nel 1847, l'anno in cui partecipa attivamente alle grandi manifestazioni genovesi per le riforme e compone Il Canto degli Italiani. D'ora in poi, la vita del poeta-soldato sarà dedicata interamente alla causa italiana: nel marzo del 1848, a capo di 300 volontari, raggiunge Milano insorta, per poi combattere gli Austriaci sul Mincio col grado di capitano dei bersaglieri. Dopo l'armistizio Salasco, torna a Genova, collabora con Garibaldi e, in novembre, raggiunge Roma dove, il 9 febbraio 1849, viene proclamata la Repubblica. Nonostante la febbre, è sempre in prima linea nella difesa della città assediata dai Francesi: il 3 giugno è ferito alla gamba sinistra, che dovrà essere amputata per la sopraggiunta cancrena. Muore d'infezione il 6 luglio, alle sette e mezza del mattino, a soli ventidue anni. Le sue spoglie riposano nel Mausoleo Ossario del Gianicolo
I versi di un patriota che morì ventenne inseguendo un ideale


L'attuale inno nazionale italiano nacque nel 1847 durante la prima guerra d'indipendenza.
Fu opera di un patriota genovese appena ventenne, Goffredo Mameli, e fu composto dal suo ventottenne amico musicista e patriota Michele Novaro d'impeto in una notte.
Figlio di un ammiraglio della marina sarda, Mameli si era diplomato nel '47 dimostrando un'apprezzabile vena poetica, ma anche un interesse ai moti patriottici che avrebbero portato all'impresa dei Mille.
Già nel 46, a capo degli studenti, aveva sventolato la prima bandiera tricolore cucita da Nina Teresa Botto, al corteo di Oregina che simbolicamente rievocava il gesto del Balilla di un secolo prima.

Nel settembre 1847 compose "Il canto degli italiani" (Fratelli d'Italia) che il 10 novembre Novaro, maestro dei cori dei teatri regio e Carignano di Torino, lesse a Torino a casa del giornalista e patriota piemontese Lorenzo Valerio, ed entusiasta musicò trasformandolo in un inno che divenne popolarissimo tra i patrioti italiani in lotta contro l'invasore austriaco.

Novaro ricevette il manoscritto dal pittore Borzino giunto da Genova: «Sentìi dentro di me qualcosa di straordinario - raccontò Novaro - che non so definire.
So che piansi, che ero agitato e non sapevo star fermo. Mi posi al cembalo coi versi di Goffredo sul leggìo, e strimpellavo, assassinavo con le dita convulse quel povero strumento, sempre cogli occhi all'inno, mettendo giù frasi melodiche, l'una sull'altra, ma lungi le mille miglia dal pensare che potessero adattarsi a quelle parole. Mi alzai, scontento di me».
Novaro racconta di essere corso a casa aver rimesso mano alla melodia, suonandola al pianoforte e scrivendola sul primo foglio che aveva sotto mano, rovesciandoci persino su l'olio di una lampada, per l'emozione.
E di essere poi corso dagli amici al caffè della Lega Nazionale per riportarli a casa sua dove fece ascoltare la sua composizione. Furono tutti presi dall'entusiasmo e l'inno "Fratelli d'Italia" in breve fu noto in tutta Torino, in tutto il Piemonte, poi in tutta Italia.

Mameli entrò in contatto con Mazzini, fu il 1° gennaio 1848 portavoce della richiesta a Carlo Alberto dello Statuto, portò trecento uomini a Milano in soccorso all'insurrezione contro gli austriaci (le Cinque Giornate), partecipando quindi alla prima guerra d'indipendenza.
Fu a Ravenna con Garibaldi, dopo la fuga di Pio IX partì per Roma e lavorò nel circolo popolare per cercare di realizzare la costituzione italiana, quindi tornò a Genova quando la città insorse e corse a Roma per difendere la Repubblica Romana.
Fu ferito il 3 giugno a una gamba, la ferita imputridì costringendo all'amputazione, ma alla fine il biondo ed entusiasta Mameli morì di cancrena dopo un mese di sofferenze a soli 22 anni il 6 luglio 1849. Al capezzale di Mameli, le cui spoglie riposano nel Mausoleo Ossario del Gianicolo, era Adele Baroffio, suo giovane amore veneziano, bellissima, bionda, briosa, piena di vita che aveva preso nel suo cuore il posto di Geromina Ferretti, amore dei 18 anni, mandata a forza in sposa al vecchio marchese Giustiniani.

Vi furono vari altri tentativi di dare all'Italia un inno. Mameli scrisse il 16 agosto 1848 un "Inno militare" per conto di Mazzini, che Verdi musicò.
Lo stesso Verdì offrì a Mazzini un inno che però non piacque granchè. E poi fu lo stesso Verdi a proporre l'Inno di Mameli come simbolo dell'Italia unita, nel suo "Inno delle nazioni" del 1862.
E la Repubblica Italiano lo adottò come inno nazionale nel 1946.

GOFFREDO MAMELI - Poeta (http://www.radiomarconi.com/marconi/goffredo.html)

occidentale
19-04-10, 06:48
in effetti no è mai stato il mio preferito tra gli inni nazionali.....ma credo che che esemplifichi degnamente il periodo risorgimentale italiano.....

Malandrina
19-04-10, 07:03
No, per nulla. Testo praticamente incomprensibile e musica inascoltabile. Bocciato senza appello per quanto mi riguarda.

Miles
19-04-10, 08:19
No, per nulla. Testo praticamente incomprensibile

Non è il testo ad essere incomprensibile.
E' la scuola italiana che , a partire dal '68, periodo di "denazionalizzazione" forzata dello strumento culturale non fornisce le minime basi culturali (e stiamo parlando di storia da 3° elementare) per comprenderlo.
Utile osservazione la tua, ci permette di capire quanto ci sia da lavorare in tal senso


,.e musica inascoltabile

Mah, tra il tuo parere e quello di Riccardo Muti, sul mero lato di "tecnica musicale" (che va al di là del mi piace/non mi piace) opto per il secondo , e lui esprime più che lusinghieri apprezzamenti

Quotidiano Net - Muti e l’inno di Mameli a passo di carica (http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2009/08/21/221234-muti_inno_mameli_passo_carica.shtml)

Certo, non è un qualcosa che metti di sottofondo ad una serata romantica (ma nessun inno nazionale lo è) ma è un qualcosa che se cantato a squarciagola, dia forza e infonda sicurezza.
Lo ottiene? Si.
Tanto basta.

Vero anche che la critica all'Inno Nazionale è anch'essa cosa recente.
Ennesimo simbolo della de-nazionalizzazione. Pensando poi che la cosa sia partita da settori di intellighentsia alla umberto eco, o alla enzo biagi, tutto diviene più chiaro.
Un inno non si sceglie perchè "bello" o "brutto", ma perchè "esprime" o "non esprime"
Fratelli d'Italia, già dal titolo, esprime. E molto.
Rivalsa, Sacrificio, Onore, Coraggio.
E non è poco.
La Spagna per secoli non ha avuto nemmeno parole per il proprio inno nazionale, ma ciò non le ha impedito di forgiare uno spirito nazionale, ne tantomeno di esprimerlo.
Evidentemente la marcia reale spagnola è piena di parole mute.
Un inno nazionale non è una hit parade da juke box

Malandrina
19-04-10, 08:41
Non è il testo ad essere incomprensibile.
E' la scuola italiana che , a partire dal '68, periodo di "denazionalizzazione" forzata dello strumento culturale non fornisce le minime basi culturali (e stiamo parlando di storia da 3° elementare) per comprenderlo.
Utile osservazione la tua, ci permette di capire quanto ci sia da lavorare in tal senso

Chiariamo meglio: non mi riferivo ovviamente alla comprensione del testo in quanto tale, ma ai riferimenti in esso contenuti.
Ti faccio un esempio:



Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core e la mano;

Secondo te quanti italiani (me compresa) sanno chi sia questo Ferruccio?



Il sangue d'Italia
E il sangue Polacco
Bevé col Cosacco,
Ma il cor le bruciò.

A cosa si sta riferendo? Personalmente, non ne ho idea. Vero che ho studiato storia 25 anni fa minimo al Liceo, ma penso di rappresentare l'italiano medio.


Vero anche che la critica all'Inno Nazionale è anch'essa cosa recente.
Ennesimo simbolo della de-nazionalizzazione. Pensando poi che la cosa sia partita da settori di intellighentsia alla umberto eco, o alla enzo biagi, tutto diviene più chiaro.
Un inno non si sceglie perchè "bello" o "brutto", ma perchè "esprime" o "non esprime"
Fratelli d'Italia, già dal titolo, esprime. E molto.
Rivalsa, Sacrificio, Onore, Coraggio.
E non è poco.
La Spagna per secoli non ha avuto nemmeno parole per il proprio inno nazionale, ma ciò non le ha impedito di forgiare uno spirito nazionale, ne tantomeno di esprimerlo.
Evidentemente la marcia reale spagnola è piena di parole mute.
Un inno nazionale non è una hit parade da juke box

Questione di punti di vista: a mio parere non esprime nulla, per i motivi che ho detto sopra.
Un inno nazionale non deve essere un brano da hit parade, certamente, ma deve essere in primo luogo "sentito" da chi dovrebbe rappresentare e secondo me il nostro non lo è. Ma credo che il problema di fondo sia che in Italia manchi proprio il concetto di "patria".

Miles
19-04-10, 08:47
Secondo te quanti italiani (me compresa) sanno chi sia questo Ferruccio?



A cosa si sta riferendo? Personalmente, non ne ho idea. Vero che ho studiato storia 25 anni fa minimo al Liceo, ma penso di rappresentare l'italiano medio.



L'ignoranza generalizzata di un popolo riguardo alle proprie radici è un problema di sistema educativo (e li van rintracciate enorme colpe) , non di Inno Nazionale.

Un qualcosa che rappresenti le virtù cui deve tendere l'Italiano non può essere la somma delle mediocrizzate condizioni di partenza.
Perchè sennò col ragionamento che fai dovremmo mettere Vasco Rossi come Inno Nazionale.
Dicci, è il caso?


Ma credo che il problema di fondo sia che in Italia manchi proprio il concetto di "patria".

Infatti. Ottima osservazione.

Miles
19-04-10, 08:50
In ogni caso, in rete, son disponibili varie risorse per approfondire il significato dei riferimenti nell'Inno Nazionale

IL CANTO DEGLI ITALIANI: il significato (http://www.radiomarconi.com/marconi/divisi/index.html)

occidentale
19-04-10, 08:55
Credo che sia un male che nessuno più ricordi chi fosse Francesco Ferrucci......il Ferruccio di Cui sopra.......degna persona prima che figura storica.....ma magari sappia, anche a spanne chi fosse il suo assassino.....Maramaldo.
Conoscere la storia significa appassionarsi alla cultura del proprio paese.....con una certa cognizione di causa.

Malandrina
19-04-10, 09:00
L'ignoranza generalizzata di un popolo riguardo alle proprie radici è un problema di sistema educativo (e li van rintracciate enorme colpe) , non di Inno Nazionale.

Un qualcosa che rappresenti le virtù cui deve tendere l'Italiano non può essere la somma delle mediocrizzate condizioni di partenza.
Perchè sennò col ragionamento che fai dovremmo mettere Vasco Rossi come Inno Nazionale.
Dicci, è il caso?


No e non è nemmeno il caso di estremizzare.
Io parlo dal punto di vista pragmatico: credo di avere una cultura media, sicuramente superiore a quelle che avranno le mie figlie quando saranno diplomate o laureate, ma determinati riferimenti sono troppo specifici.

Non so a te, ma a me nessuno mai ha insegnato l'inno in modo "ufficiale", né mi è stato mai spiegato. Per anni ho ripetuto a pappagallo le parole senza avere la minima cognizione di causa di cosa volessero dire, finché a scuola non mi hanno insegnato cosa erano le "coorti", chi era Scipio e via dicendo. Insomma, per quanto riguarda la parafrasi dell'inno sono un'autodidatta e come me penso lo sia il 90% della popolazione italiana.

Miles
19-04-10, 09:12
No e non è nemmeno il caso di estremizzare.
Io parlo dal punto di vista pragmatico: credo di avere una cultura media, sicuramente superiore a quelle che avranno le mie figlie quando saranno diplomate o laureate, ma determinati riferimenti sono troppo specifici.

Non so a te, ma a me nessuno mai ha insegnato l'inno in modo "ufficiale", né mi è stato mai spiegato. Per anni ho ripetuto a pappagallo le parole senza avere la minima cognizione di causa di cosa volessero dire, finché a scuola non mi hanno insegnato cosa erano le "coorti", chi era Scipio e via dicendo. Insomma, per quanto riguarda la parafrasi dell'inno sono un'autodidatta e come me penso lo sia il 90% della popolazione italiana.

Io se non so un qualcosa, prima di emettere giudizi nel merito, mi informo e mi documento.
Il 90% degli italiani non è autodidatta. Autodidatta è colui che, rendendosi conto di una propria lacuna, si cimenta da solo per colmarla.
Il 90% degli italiani, ignora ma pensa di essere sufficientemente istruito e che quindi, possa esprimere un'opinione su tutto lo scibile umano, in virtù quindi di una (spesso pessima) istruzione scolastica ed un omnipervasiva Tv. Pensandosi istruito quindi, successivamente ritiene tutto il resto o cultura di nicchia, inutile nel concreto o qualcosa di inutile tout court.

Il fatto che la scuola quindi non fornisca alcuna istruzione ci da abbastanza l'idea della situazione attuale.
Perchè se viceversa vuoi legare la definizione di italiano alla mera sfera di quello che ciascuno "dovrebbe" avere cosa rimarrebbe? una rima cuore-amore? una mera istintività?
L'Italia è in primis un qualcosa che si fonda sulla Civiltà , che si vive (o si dovrebbe vivere, e questo non accade) e anche studiare.
Non diamo la colpa all'Inno, quindi, diamo la colpa a noi stessi e prendiamo adeguate contromisure.

Miles
19-04-10, 09:14
Fermo restando che basterebbero 2 dicasi 2 ore di lezione in prima elementare per superare tutto questo (presunto) gap culturale che renderebbe non intellegibile l'Inno Nazionale.
Ti pare qualcosa di insormontabile?

Malandrina
19-04-10, 09:24
Io se non so un qualcosa, prima di emettere giudizi nel merito, mi informo e mi documento.
Il 90% degli italiani non è autodidatta. Autodidatta è colui che, rendendosi conto di una propria lacuna, si cimenta da solo per colmarla.
Il 90% degli italiani, ignora ma pensa di essere sufficientemente istruito e che quindi, possa esprimere un'opinione su tutto lo scibile umano, in virtù quindi di una (spesso pessima) istruzione scolastica ed un omnipervasiva Tv. Pensandosi istruito quindi, successivamente ritiene tutto il resto o cultura di nicchia, inutile nel concreto o qualcosa di inutile tout court.

Il fatto che la scuola quindi non fornisca alcuna istruzione ci da abbastanza l'idea della situazione attuale.
Perchè se viceversa vuoi legare la definizione di italiano alla mera sfera di quello che ciascuno "dovrebbe" avere cosa rimarrebbe? una rima cuore-amore? una mera istintività?
L'Italia è in primis un qualcosa che si fonda sulla Civiltà , che si vive (o si dovrebbe vivere, e questo non accade) e anche studiare.
Non diamo la colpa all'Inno, quindi, diamo la colpa a noi stessi e prendiamo adeguate contromisure.

Scusa Miles, ma il titolo del thread è "Il canto degli italiani, vi piace?". A me non piace per questo, questo e quest'altro motivo. Devo farmelo piacere per forza?

Ora, evidentemente tu lo senti in modo particolare e ritieni che la percezione che ne ho io sia sbagliata.

Da qui a farmi un pippone sul fatto che io non mi spenda a sufficienza per capirlo, che debba dare la colpa a me stessa, che io non abbia le basi di prima elementare ecc. ecc. ce ne passa.

Miles
19-04-10, 09:34
Scusa Miles, ma il titolo del thread è "Il canto degli italiani, vi piace?". A me non piace per questo, questo e quest'altro motivo. Devo farmelo piacere per forza?

Ora, evidentemente tu lo senti in modo particolare e ritieni che la percezione che ne ho io sia sbagliata.

Da qui a farmi un pippone sul fatto che io non mi spenda a sufficienza per capirlo, che debba dare la colpa a me stessa, che io non abbia le basi di prima elementare ecc. ecc. ce ne passa.

Si, ma essendo questo un forum intitolato "Patria Italiana" e non "hit parade musicale" il tipo di osservazioni e di critiche che devono trovarvi posto si presume siano abbastanza chiare.
Se tu avessi fornito osservazioni di tipo storico, filosofico, metapolitico, queste avrebbero avuto senso, anche se completamente demolitive.
Ma se la tua osservazione è "non mi piace e non lo capisco" , capirai che è abbastanza fuori luogo come cosa.

Malandrina
19-04-10, 09:39
Si, ma essendo questo un forum intitolato "Patria Italiana" e non "hit parade musicale" il tipo di osservazioni e di critiche che devono trovarvi posto si presume siano abbastanza chiare.
Se tu avessi fornito osservazioni di tipo storico, filosofico, metapolitico, queste avrebbero avuto senso, anche se completamente demolitive.
Ma se la tua osservazione è "non mi piace e non lo capisco" , capirai che è abbastanza fuori luogo come cosa.

Il forum non necessariamente corrisponde ai thread postati, comunque faccio tesoro delle tue critiche.

occidentale
19-04-10, 09:41
in effetti la critica rispetto al thread ci sta tutta.
Ma siamo in rodaggio e comunque qui si discute di tutto ciò che fa cultura italiana...come da sottotitolo. Avremo tempo per discuterne e aggiustare il tiro.

Orco Bisorco
19-04-10, 10:21
A me piace, soprattutto le parole. Probabilmente se gli italiani non lo apprezzano è perchè per loro il patriottismo è tifare azzurri.

Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò!
Effettivamente sono parole distanti dai cuori atomizzati e massificati della gente... sarebbe più giusto dire: siam pronti a stravaccarci sul divano il Grande Fratello chiamò!

Bisentium
19-04-10, 11:23
Io se non so un qualcosa, prima di emettere giudizi nel merito, mi informo e mi documento.
Il 90% degli italiani non è autodidatta. Autodidatta è colui che, rendendosi conto di una propria lacuna, si cimenta da solo per colmarla.
Il 90% degli italiani, ignora ma pensa di essere sufficientemente istruito e che quindi, possa esprimere un'opinione su tutto lo scibile umano, in virtù quindi di una (spesso pessima) istruzione scolastica ed un omnipervasiva Tv. Pensandosi istruito quindi, successivamente ritiene tutto il resto o cultura di nicchia, inutile nel concreto o qualcosa di inutile tout court.

Il fatto che la scuola quindi non fornisca alcuna istruzione ci da abbastanza l'idea della situazione attuale.
Perchè se viceversa vuoi legare la definizione di italiano alla mera sfera di quello che ciascuno "dovrebbe" avere cosa rimarrebbe? una rima cuore-amore? una mera istintività?
L'Italia è in primis un qualcosa che si fonda sulla Civiltà , che si vive (o si dovrebbe vivere, e questo non accade) e anche studiare.
Non diamo la colpa all'Inno, quindi, diamo la colpa a noi stessi e prendiamo adeguate contromisure.

Condivido pienamente.
Comunque a me l'inno piace perchè mette in connessione, come è giusto che sia, le nostre più antiche radici romano-italiche con le lotte risorgimentali per l'Indipendenza e l'Unità Nazionale e perchè è stato scritto da un giovane patriota caduto per l'Italia all'età di 22 anni.

southern
19-04-10, 11:26
mai sentita canzone più falsa e ipocrita.

occidentale
19-04-10, 11:48
mai sentita canzone più falsa e ipocrita.
Opinione personale non suffragata nemmeno da un briciolo di critica costruttiva.......niente provocazioni inutili. Sudista non attacca. e 1.:chefico:

José Frasquelo
19-04-10, 13:31
No, per nulla. Testo praticamente incomprensibile e musica inascoltabile. Bocciato senza appello per quanto mi riguarda.

Nemmeno a me piace l'inno di Mameli, ma lasciatelo dire questo è un commento che chiamarlo banale è dire poco.

Guy Fawkes
19-04-10, 14:41
E' un inno in cui si si cerca di riunire in un solo brano tutti quegli aspetti culturali, storici e soprattutto retorici della lirica patriottarda rinascimentale. Ispirazione viene certo dalla Marsigliese, ma con un ritmo più marziale e ripresa ad un livello più ampio e vasto, giungendo addirittura ad unire richiami alla religione (Ché schiava di Roma /Iddio la creò) a quella che per il sentire di allora era una vera e propria bestemmia (Uniti, per Dio,/Chi vincer ci può? ).

Non c'entra molto, ma credo che l'esecuzione che mi è più rimasta impressa è in "Amici Miei - Atto II" quando i cinque si preparano a farla pagare all'usuraio, cantano l'inno, ma in chiave più bassa, al ritmo di una marcia militare. Una scena che ho sempre trovato fantastica.

Malandrina
19-04-10, 15:00
Nemmeno a me piace l'inno di Mameli, ma lasciatelo dire questo è un commento che chiamarlo banale è dire poco.

Direi che ce la giochiamo... :chefico:

José Frasquelo
19-04-10, 15:08
Direi che ce la giochiamo... :chefico:

Infatti non avevo per nulla commentato sinora. La mia era una premessa della risposta al tuo post. Se non capisci le parole dell'inno è un problema tuo non dell'inno.

Miles
19-04-10, 15:35
Se non capisci le parole dell'inno è un problema tuo non dell'inno.

In effetti...

José Frasquelo
19-04-10, 15:53
Sì, detto questo, però l'Inno di Mameli presenta quella retorica risorgimentale che non me lo ha mai fatto amare sino in fondo. Tuttavia in mancanza di altro di nettamente migliore, ce lo teniamo ben stretto.

Yorick
28-04-10, 21:39
Preferisco questo.

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