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Visualizza Versione Completa : BIBLIOGRAFIA ITALICA



occidentale
19-04-10, 07:28
Come da Titolo, per mettere assieme un Corpus di Libri, Saggi e Documenti vari......nei più diversi settori. Da dividersi in vari capitoli (posts o threads) che facciano capo e riferimento ai settori stessi.

occidentale
19-04-10, 07:43
STORIA
Iniziamo con quelli letti recentemente:
__________________________________________________ _________
Storia Antica

La Grande Storia di Roma
(Antonio Spinosa)
Buon testo di cultura generale che si lascia leggere, scorrevole ed abbastanza esaustivo.

Annibale
(Gianni Granzotto)
Sebbene abbia qualche annetto è una ottima biografia ben documentata e rispettosa dell'uomo e del suo tempo.

Giulio Cesare
(Christian Meier)
Parte da una interpretazione ben definita e univoca dell'uomo e del personaggio Cesara, ma trae conclusioni condivisibili ed è ben argomentata e dispone di documentazione e di scorrevolezza rara in un testo scritto da un tedesco:D

Scipione l'Africano
(Giuseppe Antonelli)
Testo smilzo e di facile accesso, scritto decentemente, ma troppo alla ricerca del facile effetto in alcune parti....

Le Grandi Donne di Roma Antica
(Furio Sampoli)
Per familiarizzarsi con le suddette donne va bene, ma poi cercare altri documenti, please. Troppo sangue.

Constantino il grande e la Sua Dinastia
(Furio Sampoli)
Come testo precedente....anche se i costantinidi giustificano lo spiegamento di narratori di fatti di sangue, in effetti.

Bisentium
19-04-10, 11:12
Alcuni testi che mi vengono in mente in ordine sparso.

ITALIA ANTICA
Virgilio, "Eneide"
Tito Livio, "Ab Urbe Condita"
Giovenale, "Satire"
Quinto Aurelio Simmaco, "Relazione sull'altare della Vittoria"
Massimo Pallottino, "Storia della prima Italia" (Rusconi)
Georges Dumézil, "L'ideologia tripartita degli Indoeuropei" (Cerchio)
Georges Dumézil, "La religione romana arcaica" (Rizzoli)
Camillo Ravioli, "Prima Tellus" (Graal)
Ignis, "Rumon" (Graal)
Massimo Pittau, "La lingua etrusca. Grammatica e lessico" (Insula)
Renato Del Ponte, "Dei e miti italici" (Ecig)
Renato Del Ponte "La Religione dei Romani" (Rusconi)
Edward Salmon, "Il Sannio e i Sanniti" (Einaudi)
Massimo Fini, "Catilina" (Mondadori)

ITALIA MEDIEVALE E MODERNA
Paolo Diacono, "Historia Langobardorum"
Jorg Jarnut, "Storia dei Longobardi (Einaudi)
Gioacchino Volpe, "L'Italia che nasce"
René Guénon, "L'esoterismo di Dante" (Atanor)
Dante Alighieri, "Divina Commedia"
Dante Alighieri, "De Monarchia"
Dante Alighieri, "De Vulgari Eloquentia"
Niccolò Machiavelli, "Il Principe"
Niccolò Machiavelli, "Discorsi sulla prima deca di Tito Livio"

ITALIA CONTEMPORANEA
Gioacchino Vope, "Scriti su Casa Savoia" (Volpe)
Gioacchino Volpe, "Pagine Risorgimentali" (Volpe)
Gioacchino Volpe, "Italia in cammino" (Volpe)
Giovanni Gentile "I profeti del Risorgimento Italiano" (Le Lettere)
Giuseppe Garibaldi, "Memorie"
Enrico Corradini, "Scritti e discorsi" (Einaudi)
T. Palamenghi Crispi, "Francesco Crispi di fronte alla storia" (La Fenice)
AA.VV., "La guerra 1915-1918" (Volpe)
Laurence Mizzi "Per il sogno della sua vita" (Volpe)
Emilio Gentile, "La Grande Italia" (Mondadori)
Francesco Franzoni, "Comunità e identità nazionale. Un problema italiano" (Settimo Sigillo)
Lello Ragni "Contro la Lega" (Settimo Sigillo)

Maria Vittoria
19-04-10, 11:28
Martin Goodman, ROMA & GERUSALEMME
lo scontro delle civiltà antiche
Traduzione dall'inglese di Michele Sampaolo
Casa Editrice Laterza 2009

utile per comprendere la differenza ontologica fra 1 italico e 1 italiano.

Io ad esempio sono italiana, non italica

Maria Vittoria
19-04-10, 11:45
Autori Vari, LA RICAMATRICE
Numero 3 del 5 Marzo 1849
Giornale mensile di ricami ed altri oggetti di utilità e divertimento

prezzo annuo lire 12 correnti

Le associazioni si ricevono a Milano, nella Contrada di San Paolo numero 936
presso l'Ufficio del Corriere delle Dame.

CONDIZIONI DELL'ASSOCIAZIONE

La RICAMATRICE si pubblica il giorno 5 di ogni mese con una o più tavole contenenti disegni variati per ricamare all'uncinetto, al plumetis, al punto d'arme, al punto passato, ecc. colle relative spiegazioni oltre ai disegni per ricamare sul canevas.

Trascrivo dalla Prima pagina Numero 6 del Primo Giugno 1849:

"Le imposte comunali sono, è vero, molto pesanti; ma se non avessimo a pagare se non queste, noi potremmo ancora trarci d'impiccio; ve ne sono ben altre molto più gravose per taluni. Noi siamo tassati del doppio per la nostra pigrizia e del triplo in grazia del nostro orgoglio e della nostra storditaggine; e per queste imposte l'esattore non può ottenerci nè diminuzione nè dilazione di pagamento. Però ad ogni male v'è il suo rimedio, per chi vuole approfittarne.
Ajutati che il cielo ti aiuterà dice il buon uomo Riccardo."

Nota bene si placet:

il "buon uomo Riccardo" dalla mia lettura risulta essere il prototipo del buon-padre-di-famiglia, esempio costante per avvalorare proverbi popolari come : se voi amate la vita non perdete il tempo, che è la stoffa da cui essa è formata.

Miles
19-04-10, 11:49
Autori Vari, LA RICAMATRICE
Numero 3 del 5 Marzo 1849
Giornale mensile di ricami ed altri oggetti di utilità e divertimento

prezzo annuo lire 12 correnti

Le associazioni si ricevono a Milano, nella Contrada di San Paolo numero 936
presso l'Ufficio del Corriere delle Dame.

CONDIZIONI DELL'ASSOCIAZIONE

La RICAMATRICE si pubblica il giorno 5 di ogni mese con una o più tavole contenenti disegni variati per ricamare all'uncinetto, al plumetis, al punto d'arme, al punto passato, ecc. colle relative spiegazioni oltre ai disegni per ricamare sul canevas.

Trascrivo dalla Prima pagina Numero 6 del Primo Giugno 1849:

"Le imposte comunali sono, è vero, molto pesanti; ma se non avessimo a pagare se non queste, noi potremmo ancora trarci d'impiccio; ve ne sono ben altre molto più gravose per taluni. Noi siamo tassati del doppio per la nostra pigrizia e del triplo in grazia del nostro orgoglio e della nostra storditaggine; e per queste imposte l'esattore non può ottenerci nè diminuzione nè dilazione di pagamento. Però ad ogni male v'è il suo rimedio, per chi vuole approfittarne.
Ajutati che il cielo ti aiuterà dice il buon uomo Riccardo."

Nota bene si placet:

il "buon uomo Riccardo" dalla mia lettura risulta essere il prototipo del buon-padre-di-famiglia, esempio costante per avvalorare proverbi popolari come : se voi amate la vita non perdete il tempo, che è la stoffa da cui essa è formata.

Mi sfugge il nesso ...

C@scista
19-04-10, 12:24
Da buon eugubino (cioè cittadino di Gubbio) propongo anch'io un testo sull'Italia antica ovvero sulla storia degli umbri e piu precisamente sulle tavole eugubine:
ITALIA ARCANA Le Tavole Eugubine: un giallo storico? di Mario Farneti e Bruno Bartoletti
Se poi qualcuno volesse un breve riassunto sulla storia delle tavole eugubine
http://forum.politicainrete.net/umbria/187-le-tavole-eugubine-degli-antichi-umbri.html
puo' leggerlo nel forum regionale dell'Umbria

Maria Vittoria
19-04-10, 12:40
Autori Vari, GIORNALE DELLE FANCIULLE
MILANO, Via San Vittore 40 Martiri Numero 9
Anno II. Luglio 1865 Numero 7

Trascrivo & descrivo le illustrazioni di quanto è stato salvato dal tempo:

- nel frontespizio il Giornale si presenta in forma di libro aperto e circondato da tralci di edera. Nel verso della copertina aperta di questo libro ideale una bimba triste guarda la lettrice tenendo la mano sinistra sulla scollatura, mentre la destra mostra lo stelo reciso di una rosa fiorita con 1 bocciolo vivo e rivolto verso l'alto.
Nella stessa pagina, sotto la fanciulla, l'indirizzo della pubblicazione.
A fronte il titolo della pubblicazione, ornato da una composizione floreale sottostante.

Racconti contenuti in ordine di pubblicazione:

L'OBOLO DELLA VEDOVA

(dove si narra una storia a lieto fine)

nella pagina seguente un veliero nel mare in tempesta sta affondando mentre due scialuppe di salvataggio si stanno allontanando cariche di rematori, e la terza scialuppa sta caricando gli ultimi marinai

riassumo dal racconto che segue: MEMORIE DI GIOVENTU'

La memoria di certi incontri dolorosi, dopo molti e molti anni si ridesta in noi d'improvviso, e ce li richiama quasi lugubri apparizioni.
Ricordo con strazio particolare un misero essere che visse a Trieste:
Servolo era un pazzo tranquillo: lo s'incontrava lungo la riva del mare, in attesa. Quando entrava in porto un bastimento chiedeva notizie di un nome: udito che non ne sapevano nulla s'allontanava scuotendo il capo, e guajolando come un cane battuto.
E così sempre.
Ma quando soffiava potente la bora e accavallava onde sovra onde, forzandole a frangersi con gran fracasso alla spiaggia, allora il misero Servolo lacerava il cuore a vedersi...era angosciato spettatore di una scena d'orrore visibile a lui solo.

Ed allora i biricchini del vicinato lo spiavano per farsene giuoco miserando.

Aspettavano che Servolo cominciasse a mormorare:"Coraggio Beppo! Vedo una vela!"

Quei disumani dietro a lui pascendosi di tanta agonia morale gridavano tutti in coro: "Servolo, Servolo! Beppo cade, Beppo è caduto!"

...

Una delle volte ch'ebbi a vederlo, stavasene quietamente seduto in riva al mare con certi occhi tutti pace: si volse a me e mi disse "che tempo magnifico, arriveremo presto. Vedo già la terra io, e lei?"
Alquanto sgomenta risposi "Sì, la vedo!"
Ma il compagno che avevo meco, meno delicato di me, volle continuare il dialogo e gli chiese " Servolo, dove dobbiamo arrivare?"
"A Brest: ancora poche ore e vi saremo"
"Tanto meglio"
"Tanto meglio? Sì, se fosse possibile, ma non vi arriveremo mai."
"No? Perché?"
"E l'uragano? guardi là all'orizzonte quel nuvolone nero: vien su l'uragano!"
"T'inganni, Servolo, durerà il bel tempo."
"Oggi, forse. ... ma quel giorno si scatenò una burrasca d'inferno...avevamo gettato in mare il carico, le vele, si sperava di essere salvi quando all'improvviso una montagna d'acqua precipitò sul bastimento e lo immerse in modo tale che non restavano che gli alberi fuor della broda.
I più arditi vi si avvinghiarono e vi stettero così appesi come tanti grappoli d'uva fino all'indomani verso il tramonto!
... di sotto avevo seppellita la moglie con la bimba, non mi rimaneva che un figlio di 15 anni, che si teneva aggrappato allo stesso legno al quale mi stringevo io. E dicono che sono pazzo! Non son pazzo ... ricordo l'orrore di quella notte: era in dicembre. Io gridavo sempre "coraggio Beppo! E glielo grido tuttora al poverino ... ma non valse! Una vela veniva verso di noi.
Coraggio Beppo.
Tienti stretto!
Panf e fece un orribile tonfo nell'acqua, cadde come un frutto maturo: panf e giù, senza una parola! Ed io salvo! Ora sono un ramo secco dal quale non usciranno più foglie nè frutti!".
...
Ora che vi raccontai la cagione della pazzia del povero Servolo, vi farà orrore la malvagità dei tristi ragazzi che si compiacevano di tormentarlo.
Poveri disgraziati! Nessuno diceva a loro che facevano male! Crescevano crudeli senza saperlo; erano miseri abbandonati per l'indigenza o l'incuria de' propri genitori!

Ersilia, Trieste, Giugno 1865. "

segue una grazioso puttino alato e la storia de LA BELLA E LA BESTIA

Ultimo ma non ultimo il racconto di un ASCENSIONE AL MONTE CERVINO
illustrato con 10 alpinisti impegnati a camminare fra gli alti e bassi tipici delle escursioni in montagna.

Maria Vittoria
19-04-10, 12:50
Mi sfugge il nesso ...



Ti sfugge il nesso fra cosa & cosa ?

Miles
19-04-10, 12:56
Ti sfugge il nesso fra cosa & cosa ?

Non riesco a inquadrare il nesso tra Bibliografia Italica e


Autori Vari, LA RICAMATRICE

Maria Vittoria
19-04-10, 13:31
Non riesco a inquadrare il nesso tra Bibliografia Italica e

... la pubblicazione rivolta alle donne italiane e chiamata LA RICAMATRICE?

Il nesso è evidente per chi - come me - è stato educato all'uso del linguaggio figurale.

La donna italica - anche in assenza di una nazione italiana - è abituata a partecipare attivamente alla vita sociale con azioni quotidiane, non violente, educative.

Le pubblicazioni che cito sono una testimonianza preziosa di quanto le nostre antenate fossero attente ai simboli come veicoli di valori patriottici.

Prima di giudicare, leggi anche quanto ho pubblicato dopo, e quanto sto per pubblicare; grazie comunque per la cortese attenzione

Miles
19-04-10, 13:41
... la pubblicazione rivolta alle donne italiane e chiamata LA RICAMATRICE?

Il nesso è evidente per chi - come me - è stato educato all'uso del linguaggio figurale.

La donna italica - anche in assenza di una nazione italiana - è abituata a partecipare attivamente alla vita sociale con azioni quotidiane, non violente, educative.

Le pubblicazioni che cito sono una testimonianza preziosa di quanto le nostre antenate fossero attente ai simboli come veicoli di valori patriottici.

Prima di giudicare, leggi anche quanto ho pubblicato dopo, e quanto sto per pubblicare; grazie comunque per la cortese attenzione

Scusa l'irruenza della domanda precedente.
Con questa chiosa iniziale è tutto più chiaro.

José Frasquelo
19-04-10, 14:40
Sulla figura di Federico II

Antonino De Stefano
Federico II e le correnti spirituali del suo tempo, pp. 205, http://www.insegnadelveltro.it/immagini/principali/euro.gif 15.00



La critica specializzata saluterà con favore il ritorno negli scaffali delle librerie di un saggio quasi introvabile anche nelle biblioteche pubbliche e che ora sarà possibile collocare in quelle private (…) In questa occasione, inoltre, abbiamo in appendice altri due scritti (Le eresie popolari nel Medio Evo; Polemiche escatologiche intorno al 1100) che ci offrono un panorama più vasto delle competenze di questo storico italiano del Medio Evo. (Mario Sanesi, "Diorama letterario", 41, settembre 1981).


Uno dei libri più puntuali sulla leggenda di Federico II, che proprio oggi viene riscoperto dagli storici e dagli studiosi, per approfondire il discorso su di un punto chiave della nascita della nazione Italia. De Stefano, in questo risvolto di spiritualità e fede, si dimostra scrittore acuto, dandoci una delle pagine più incisive della questione. ( "Corriere delle arti", III, 21, marzo 1982)




Antonino De Stefano
La cultura alla corte di Federico II Imperatore, pp. XXI + 327, € 19.00

La cultura alla corte di Federico II Imperatore, che le Edizioni all'insegna del Veltro hanno recentemente riproposto, nasceva dall'esigenza di De Stefano di puntualizzare la sua ricerca storiografica su Federico II e di rispondere, in un certo senso, al Kantorowicz, che dieci anni prima aveva pubblicato la sua ricerca storiografica su Federico II. (Armando D'Agostino, "Cronache parlamentari", maggio 1991)

Impossibile sarebbe in questa sede dilungarsi sui singoli aspetti di questa opera immensa per i temi trattati con grande maestria dalla penna coltissima di De Stefano. Il volume, di cui si consiglia una lettura attenta e meditata, getta una luce nuova e fresca su quel periodo di grandi fermenti culturali e politici (…) Il volume è ulteriormente impreziosito da due introduzioni, l'una biografica sulla figura e l'opera di Antonino De Stefano a firma di Francesco Giunta, l'altra scritta da Umberto Balistreri, tratta un tema di grande spessore, ovvero l'influenza della cultura e dell'esoterismo islamici alla corte di Federico II. ("Sacro e profano", 5-6, settembre 1990 - gennaio 1991)

José Frasquelo
19-04-10, 14:44
Sui popoli italici pre e indoeuropei

# Sabatino Moscati, Così nacque l'Italia: profili di popoli riscoperti, Società editrice internazionale, Torino 1998.
# Giovanni Pugliese Carratelli, Italia, omnium terrarum alumna, Officine grafiche Garzanti Milano, Garzanti-Schewiller, 1990

José Frasquelo
19-04-10, 14:49
Gli indoeuropei e le origini dell'Europa - Francisco Villar - Mulino - 2008

José Frasquelo
19-04-10, 15:17
Il Regno di Sicilia tra Angioini e Aragonesi

di Francesco Paolo Tocco

pp. 140, € 20,00

Monduzzi Editore, 2008

ISBN: 978-88-323-6137-7

Nel 1282, con la rivolta del Vespro, il regno di Sicilia fondato dai Normanni nel XII secolo si scindeva per sempre. Sicilia e Mezzogiorno si separavano e da tale scissione sarebbero nati due regni omonimi e per lungo tempo rivali, l’uno retto da una dinastia angioina, l’altro da una aragonese. Il volume ripercorre i loro rapporti reciproci e le loro vicissitudini politiche e sociali interne fino alle soglie dell’Età moderna, quando entrambi i regni di Sicilia sarebbero entrati a far parte dell’articolato impero iberico-asburgico dopo essersi definitivamente riavvicinati nel corso del Quattrocento.

Francesco Paolo Tocco, ricercatore di Storia Medievale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Messina, dove insegna Storia Medievale e Archivistica, ha incentrato la sua attività scientifica sulla storia sociale e politica dell’Italia mediterranea nei secoli finali del Medioevo (XIII-XV), producendo le monografie Niccolò Acciaiuoli. Vita e politica in Italia alla metà del XIV secolo (Istituto Storico Italiano per il Medioevo, Roma 2001) e Tra memoria e identità. La parabola insediativa di una famiglia fiorentina nella Sicilia tardomedievale: i Buondelmonti di Sciacca (Intilla, Messina 2006), nonché articoli e atti di convegni sulla feudalità del regno angioino di Sicilia e sulla storia urbana e dei ceti dirigenti cittadini della Sicilia tardomedievale, con particolare riferimento a Sciacca, Palermo e Messina.

Premessa

L’incoronazione di Ruggero II d’Altavilla nel 1130 ad opera dell’antipapa Anacleto sanciva la costituzione di un unicum territoriale che riuniva negli stessi confini e sotto lo stesso sovrano terre molto distanti tra loro, non solo nello spazio (basti pensare ad Abruzzo e Sicilia), ma anche nella storia. Sicilia e Mezzogiorno, infatti, non frequentemente nel corso dei secoli hanno costituito un’entita` politica unitaria e, anche quando hanno fatto parte di organismi o di spazi politici comuni, sono sempre stati caratterizzati da elementi di differenziazione. Basti ricordare che la Magna Grecia si fermava a Reggio, non comprendendo l’isola di Sicilia, e che nell’Impero Romano mentre il Mezzogiorno faceva parte direttamente del territorio di Roma, la Sicilia era e sempre resto` una provincia. Del resto, pero`, e` innegabile che Sicilia e Mezzogiorno, sempre piu` con il passare dei secoli abbiano costituito uno spazio antropico, sociale, economico segnato da intensi rapporti, al punto che oggi, erroneamente e per tutta una serie di problemi legati a un’altra unita` ‘‘incompiuta’’, quella italiana, spesso Sicilia e Mezzogiorno vengono accomunati (in generale in maniera non lusinghiera), sotto l’etichetta di ‘‘sud’’ dell’Italia. Il Vespro, dunque, puo` leggersi come momento della resa dei conti di un processo unitario non riuscito o, comunque, lontano da una soglia minima di maturazione. Ma e` proprio a partire dal Vespro che nasce una polemica, tutt’altro che nominalistica, sull’intitolazione dei due regni, quello isolano e quello del Mezzogiorno, in cui si scisse l’originaria unita` normanna. Entrambi, infatti, si intitolarono e avrebbero continuato a intitolarsi ‘‘Regno di Sicilia’’, e questa ostinazione avrebbe finito per produrre, alla fine di un lungo e tortuoso percorso, il borbonico ‘‘Regno delle due Sicilie’’ che, peraltro, non faceva altro che recepire nella denominazione l’esistenza di due spazi politici ‘‘forti’’, quello isolano e quello continentale, come gia` ben prima del Vespro si era compreso, se Innocenzo III ai primi del Duecento ricorreva alla formula, che poi avrebbe avuto enorme fortuna, di ‘‘Regno di Sicilia al di qua e al di la` del faro’’. Alla luce di queste brevi considerazioni non sembrera` inutile, allora, cercare di leggere la storia di questo ‘‘sud’’ dell’Italia medievale a partire dal Vespro (i cui prodromi, pero`, vanno cercati qualche decennio addietro) per giungere alle soglie del Cinquecento, impiegando una chiave di lettura che puo` definirsi di ‘‘unita` in negativo’’, o di ‘‘tensione unitaria’’, sostanziatasi nello sforzo prolungato di riunire, prima, di riavvicinare e coordinare, poi, due aree che, sebbene proiettate prevalentemente verso ambiti diversi (quello africano e mediterraneo la Sicilia, quello italiano il Mezzogiorno), non possono prescindere l’una dall’altra, come e` attestato proprio dagli eventi degli ultimi tre secoli del Medioevo e come avrebbe ulteriormente mostrato il riavvicinamento prodotto dalla comune dominazione iberica in Eta` Moderna. Alla luce di tali considerazioni, pertanto, e della conseguente fondatezza storiografica del problema politico dell’unita` del regno, si e` scelto di privilegiare nel manuale il contesto socio-istituzionale, pur non tralasciando gli opportuni riferimenti alla dimensione culturale ed economica dei due regni.

Maria Vittoria
19-04-10, 17:28
Torno al clima che si respirava durante il Risorgimento a Milano, questa volta con:

Autori Vari
IL BAZAR
GIORNALE ILLUSTRATO DELLE FAMIGLIE
Anno I Luglio 1866 - Numero 8. Volume I

LE CAMICIE ROSSE

Il nostro giornale perde nelle circostanze attuali una gran parte del suo interesse. E difatti i periodici di famiglia sentono il bisogno di momenti tranquilli, per attirare sopra di loro quell'attenzione, che trovasi rivolta oggidì ad argomenti d'assai maggiore importanza.
Noi non ci lagneremo di questo momentaneo oblìo, anzi al contrario ne godiamo, pensando a quale possente ragione debbasi attribuire la diversione operata dal sentimento pubblico. Oggi non è la tranquillità che regna tra noi, ma bensì l'attività, il movimento, l'ansia febbrile, l'entusiasmo; in una parola, tutti quei sentimenti generosi che si compendiano in un concetto sublime.
Uomini e donne, noi ci troviamo tutti unanimi in un solo desiderio, in una sola aspirazione: la vittoria della nostra armata, la liberazione della Venezia.
Uomini e donne noi portiamo tutti la nostra piccola parte di abnegazione, di sacrificio per la sollecita realizzazione di quest'opera santissima.
In vista di ciò, voi mi permetterete, mie care amiche, di non parlarvi oggidì delle mode come faccio gli altri mesi.
Avreste forse il coraggio di chiamarmi colpevole se non ebbi nè tempo nè voglia di esaminare i giornali francesi?
Mi taccierete di noncuranza quando vi dirò che non un'ora sola ho potuto pensare ai cappelli, agli abiti, ai pizzi, alle blonde, alle guarnizioni?
Io sapeva bensì che, in questa circostanza, avrei mancato al mio impegno verso di voi, ma via! siate buone ... Io vi erigo per un momento in alta corte di giustizia, e vi concedo il diritto di giudicarmi.
Perchè non sembri ch'io voglia farmene un merito, vi dirò in tutta confidenza, che ne' passati giorni io mi sono occupata a far filacce e bende, e a cucire camicie rosse. Non vi descriverò poi la soddisfazione, la compiacenza, la contentezza che ha provato l'animo mio ... fu un sentimento così dolce, così soave che ho provato soltanto allora che mi fu concesso di fare una buona azione; forse più dolce e più soave ancora, giacchè sì belle azioni non si fanno parecchie volte nella vita.
Nel mettere insieme quei pezzi di stoffa rossa, quanti mesti e cari pensieri non si affollarono nella mia mente!
Chi sa, dicevo fra me, chi sa il soldato a cui toccherà questa camicia!
Forse un giovane nel fior degli anni che ha detto addio alla famiglia, che ha dimenticato tanti affetti per non ascoltarne che uno solo, quello della patria.
Io lo vedo già col fucile in ispalla, procedere festoso, raggiante, colla fiducia della vittoria ...
La tromba ha già dato il segnale dell'attacco! ... Avanti, avanti! ... Pochi passi ancora, un colpo di fucile, e il nemico è sbaragliato ... Ahimè! Una palla lo coglie nel petto, e il generoso giovane cade ...
E quest'altra camicia a chi toccherà? ... Eccolo il volontario che si presenta per vestirla ... E' un giovane sui trent'anni, dal volto abbronzito, dai lineamenti decisi, dallo sguardo di fuoco ... Egli porta sul petto due medaglie che lo pongono fra gli eroi della nostra indipendenza ... Ha voluto correre all'ultima riscossa, ed ha lasciato a casa una giovane sposa ed un bambolo; questi suoi cari l'hanno accompagnato alla Stazione, insieme al vecchio padre, glorioso avanzo delle guerre napoleoniche ... la moglie, soffocata dalle lagrime, non ha potuto che stringerlo convulsivamente e ripetutamente al seno, senza che il pianto le concedesse di dirgli addio ... e il bambinello, innocente spettatore di questa scena straziante e ad un tempo affettuosa, stando fra le braccia della mamma, ha slanciato le sue nella direzione del genitore, ed in uno sforzo supremo ha articolato la parola: papà ... Ma il valoroso è già tra le file dei volontari ... è in presenza del nemico ... è avvolto nella mischia. Non udite questo cozzo d'armi, questo rombar del cannone?

Va fuori d'Italia
Va fuori o stranier! ...

Il mio volontario è sempre in prima fila e si batte da leone ... Avanti, avanti ! ... le baionette hanno operato prodigi ... il nemico indietreggia ... si disanima ... fugge ... e il mio volontario è penetrato fra quelle file sgominate ... ha conquistato una bandiera ! ...
Dopo ciò io invito voi, miei giudici, a condannarmi perchè, dominata da tali pensieri, non ho potuto sfogliare i giornali per apprestarvi una rivista di mode ...
Ma io vi vedo già tutte rabbonite, tutte rasserenate ... qualcuna è benanco commossa ...
Io lascio dunque la penna, e desidero a tutte voi che possiate provare la dolceza di eguali compiacenze, prestandovi in qualche modo a prò della patria.

Eugenia

Maria Vittoria
19-04-10, 18:04
Di seguito trascrivo dallo stesso Numero de

IL BAZAR
GIORNALE ILLUSTRATO DELLE FAMIGLIE

EPISODI STORICO-DRAMMATICI

I VESPRI SICILIANI

Al tredicesimo secolo, il cimitero meridionale di Palermo, colmato in tre settimane dalla terribile epidemia del 1837, era il sito più bello di quella meravigliosa pianura che si stende dalle mura della città alle prime pendici della pittoresca cintura dei monti Catalfano e Pellegrino.
Il cedro, l'arancio, il gelsomino, il gelso, frastagliati da verdeggianti tappeti, ombreggiavano fino alla chiesuola dello Spirito Santo le rive un po' scoscese dell'Oreto, ove oggi crescono soltanto i neri cipressi tra le bianche urne e le pietre funerarie.
Gli era là che il Lunedì di Pasqua (30 marzo 1282) la popolazione palermitana si era recata, come d'uso, per le cerimonie religiose del mattino, per celebrare quella giornata anche mediante innocenti passatempi.
...
I Francesi se ne andavano dunque fra quei gruppi, senza diffidare dell'antipatia che destavano ... Alcuni giovani siciliani animati dalla gioia, vicina tanto spesso alla collera nelle nature appassionate e sensibili, li respinsero con una vivacità ingiuriosa. ... I Francesi presero a perquisire i provocatori ... la festa prendeva già un aspetto più tetro: i cuori cominciavano a battere più presto.
La maggior parte dei racconti concordano nell'affermare che origine della catastrofe fu un certo Drouet, il quale, non contento di persistere nelle perquisizioni su alcuni uomini ... osò portare la mano sopra una ragazza che faceva parte del gruppo. Un grido allora partì : Morte ai Francesi! Un giovane si slanciò col pugnale in mano, e stese freddo a terra lo sciagurato provocatore.
Era per caso l'ora in cui suonavano i Vespri.
... Duecento Francesi soccombettero al primo momento, ma ben presto il massacro si estese dalla campagna alla città, al grido di Morte ai Francesi un barone siciliano di nome Ruggero Mastrangelo si pose alla testa delle masse furiose. Sorpresi, bloccati, i Francesi soccombettero sotto il numero.
...
La parola repubblica fu pronunciata. Alcuni però fecero osservare ch'era d'uopo di mettere almeno sotto la protezione della Santa Sede la città liberata. Era il mezzo di dare un carattere di legalità alla rivolta e di acquistare forse un protettore conservando la libertà.
Ma non è all'indomani di una rivoluzione che un popolo si dà ad un nuovo padrone.Fu convenuto perciò di mandare solo due religiosi al papa per mettere ai suoi piedi la notizia; frattanto in attesa d'una risposta, al suono delle trombe e dei timpani moreschi, fu proclamato il governo repubblicano.
... nel resto dell'isola il movimento non si propagò nè così presto, nè con tanto accordo come si è preteso da alcuni.
Cefalù, Calatafimi, Agrigento, Catania, Messina, ogni grande città ebbe la sua giornata. Nel descrivere le scene della rivoluzione siciliana quel celebre storico che è l'Amari si esprime nel modo seguente: " ... non vergogno di mia gente alla rimembranza del Vespro, ma la dura necessità piango che avea spinto la Sicilia agli estremi ..."
Nell'associarsi anche noi ai nobili sentimenti dello storico, chiamiamoci ben fortunati di vivere in un'epoca in cui i benefici influssi del progresso e della civilizzazione hanno scemato assai la possibilità di simili scene : e desideriamo ardentemente che sollecita sorga quell'epoca fortunata in cui tutti i popoli, anzichè dominarsi vicendevolmente, si stringano la mano, e spenti gli odi e i rancori vivano gli uni cogli altri come amici e fratelli.
...

assurbanipal
19-04-10, 18:45
Un frammento
Brani dell'almanacco “Il nipote del Vesta Verde “
di Cesare Correnti
La scuola delle mosche
Vecchia astuzia le reti. Alla Gujana le mosche decretarono che si aprisse una scuola di prudenza; e in breve, addottorate da certi mosconi che avevano bucato più d'una ragna, cominciarono a volare si caute ed avvisate, che gran fatto se di mille ne incappasse una nelle tese. Ma i ragni assottigliati anch'essi dal digiuno, dove non valeva più il tessere, s'addestrarono a saltare. Le mosche ben si guardavano con ogni diligenza dagli angoli sospetti e dalle ragnaie, e destreggiavano in sull'ali; ma appena posassero dovechessia, avevano alla posta il boia famelico, rattrappito dentro un forellino del muro, in una ruga del legno, sotto la piega d'una foglia, dietro l'ombra d'un fruscolo.
Come guardarsi oggimai? - ronzavano in coro le mosche disperate ai professori; e un vecchio calabrone, gittando la toga sullo spino d'un rogo: - Che ho da dirvi? - gridò impazientito; - fate com'io: cacciate l'aculeo!


La censura austriaca nulla poteva contro uno scrittore le cui parole, come dicemmo altrove parevano rivi d'acqua ed erano torrenti di fuoco.

Da C. Pagani - Uomini e cose in Milano dal marzo all'agosto 1848-
Milano – Casa Editrice L. F. Cogliati – c.so di Porta Romana 117 - 1906

Maria Vittoria
19-04-10, 20:17
Assurbanipal ci ha fatto tornare dal 1866 al 1848, quando ancora le allusioni erano necessarie nel Lombardo Veneto ...

Viaggiando ancora a ritroso, ora che sappiamo perché le dame nel 1866 si disinteressavano delle mode, trascrivo una piacevole descrizione di costume da:

Anno XLVII. - Numero 4 . 23 GENNAIO 1830
CORRIERE DELLE DAME

MODE

Quest'anno il Carnevale è assai breve, e dobbiamo affrettarci a parlare di tolette per il ballo, non foss'altro a compimento della storia delle mode che da ormai mezzo secolo viene compendiata in questo giornale. Dunque il figurino d'oggi riproduce le ultime mode di Parigi, dove le feste, i piaceri, il lusso, il brio, tutto che forma la vita del Carnevale sono all'ordine del giorno o, per meglio dire, della sera.
Il velluto, il damasco, il crepe, il tulle, il taffettà ed il pizzo compongono gli abbigliamenti da ballo, dai corsetti scollati e dalle maniche corte. Uno dei più graziosi abbigliamenti per una giovane danzatrice è un vestito di tarlantana bianca o di crepe bianco a doppia gonnella, senza alcuna guarnizione; per acconciatura una sola rosa ne' capelli pettinati a bandò gonfi e leggermente increspati.
Per la passeggiata del mattino si portano sempre le redingotes di drappo col soprabito simile o nero. Per dare un po' di risalto al drappo lo si adorna di ricami in applicazione, fatti col cordoncino rotondo che forma rilievo di molto effetto.
Il cachemire e le flanelle fini sono molto in uso per redingotes di casa, alle quali si suole aggiungere una piccola pellegrina della stessa stoffa, a scialle sia davanti che di dietro.
Coteste redingotes si guarniscono di bottoncini e passamanerie guipures.
Il raso nero e quello color pane bruciato servono agli abbigliamenti per visite e pel passeggio nelle belle giornate. Questi vestiti, foggiati pure a redingotes, cioè aperti sul davanti, si guarniscono di vellutini dello stesso colore del raso, a disegni impressi, collocati a scala dall'alto in basso sulla gonnella e sul corsetto. Cotesti listini di velluto sono adorni di una ghiandulina alle due estremità ed una nel mezzo.
... I merinos, gli orleans e simili stoffe sono gi abbigliamenti delle fanciulle.
I mantelli di lana colla pellegrina sono affatto fuor di moda.
I vestiti si fanno sempre lunghi di vita, colla gonna ricca assettata a larghe pieghe distese, più corti davanti che di dietro.
Gli stivalini sono la calzatura prediletta per uscire durante la giornata; le scarpe sono riservate alle eleganze della sera.
La foggia de' cappelli è ancora la stessa come lo scorso autunno, piuttosto ampia, sporgente ed allargata dal fronte, circondante le gote e chiusa al mento; il fondo del cappello quasi disteso; il bavolet liscio, poco ampio; le guarnizioni in armonia colle stoffe che sono il velluto pieno, il velluto épinglé, il raso, il castoro, variano anche secondo che il cappello deve servire ad una giovane o ad una maritata. Le fodere bianche sono di gran moda.
L'orlo dell'ala o del bavolet si guarnisce di pizzo, di passamaneria guipure, di increspature di nastro, di piume arricciate, piccoli sbiechi arrotolati, etc... sotto l'ala fiori, nastri e gonfietti; esternamente piume, fiori, sbicchi di stoffa, blonda etc...Il buon gusto della modista deve presiedere alla disposizione degli ornamenti, la quale può meglio rilevarsi dai disegni che non dalle spiegazioni.

RIMEMBRANZE STORICHE

LA VESTE NERA

Io vado con frequenza da Parigi a Versailles, a cui mi tengono affezionato ricordi di gioventù ... nel quartiere di San Luigi ... esiste ancora una gran dama che ha avuto l'onore d'essere una delle persone che offrirono la loro libertà in cambio di quella di Maria Antonietta ... dopo i complimenti d'uso ... uno dei giocatori di whist chiese: "Comandante, vorreste essere il partner della marchesa per rob che si vuol fare?" "Scusatemi, mio caro Presidente, ma ho giurato di non prendere in mano carte da gioco"
"E a chi avete fatto solenne promessa?" chiese la padrona di casa.
"Alla donna che ho maggiormente amata, o signora, a mia madre ... che mise sotto ai miei occhi un esempio sì terribile delle sciagure che la passione (del gioco) può condurre con sè, che giurai di non giuocare mai più...

segue il racconto di una Contessa incontrata con la madre nel 1823 in Normandia: mentre il marito era rifugiato in Inghilterra aveva preso l'abitudine di giocare d'azzardo facendo debiti. Fino a quando, anzichè salvare un gentiluomo affidatosi alla sua custodia (dopo l'attentato del 5 nevoso a Bonaparte) temendo per la propria incolumità e per saldare debiti di gioco l'aveva venduto all'emissario del ministro, rendendosi odiosa agli stessi occhi del prefetto di polizia che, incontratala, le disse con disprezzo che poteva passare dalla prefettura a ritirare il prezzo del tradimento. Il marito informato dell'accaduto morì di crepacuore; lei all'epoca della Restaurazione perse la pensione vitalizia.
Impazzita per il rimorso, fino alla morte vestì a lutto e, lamentandosi di essere prigioniera di una simile veste, macchiata per sempre di sangue, vagava ripetendo : "ho perduto, ho perduto!".

AVVISO

Gli associati della Monarchia hanno diritto alla franca spedizione del danaro colla commissione unita in un solo involto.
...
Le associazioni negli Stati Pontificii si ricevono alle direzioni postali di Roma e Bologna dove potranno per maggior comodo rivolgersi i signori committenti invece di dare le commissioni direttamente a Milano.

Prezzo annuo, austriache lire 26, compresa l'affrancazione postale
Milano, tipografia Guglielmini

Druso
19-04-10, 22:07
Sugli Etruschi fondamentale: ''Etruscologia'' del già citato Pallottino.

Maria Vittoria
20-04-10, 08:05
Etruschi?

Massimo Pallottino, ETRUSCO-ITALICI CENTRI E TRADIZIONI
in ENCICLOPEDIA UNIVERSALE DELL'ARTE Volume V pagine135-178
Istituto Geografico De Agostini, Novara 1999

La civiltà di Rasenna ( Etrusci, Trusci detti dai Greci Tyrrhenoi) si distinguono dalle altre popolazioni dell'Italia antica per lìestensione del loro territorio (dalle coste sul Tirreno soto Luni e sopra Fiesole fino all'Emilia Romagna passando per Marzabotto, Felsina (Bologna) arrivando fino alla costa sull'Adriatico a Nord di Spina, sotto Adria.

Popolo affascinante e misterioso, di cui restano alcuni toponimi come il nome del torrente che scorre sotto casa mia: Aposa, la mamma di Felsina.

Più si studia la storia italiana, più si comprende l'antico motto

ITALIA OMNIUM GENTIUM PARENS

acchiappaignoranti
20-04-10, 09:53
Etruschi?

Massimo Pallottino, ETRUSCO-ITALICI CENTRI E TRADIZIONI
in ENCICLOPEDIA UNIVERSALE DELL'ARTE Volume V pagine135-178
Istituto Geografico De Agostini, Novara 1999

La civiltà di Rasenna ( Etrusci, Trusci detti dai Greci Tyrrhenoi) si distinguono dalle altre popolazioni dell'Italia antica per lìestensione del loro territorio (dalle coste sul Tirreno soto Luni e sopra Fiesole fino all'Emilia Romagna passando per Marzabotto, Felsina (Bologna) arrivando fino alla costa sull'Adriatico a Nord di Spina, sotto Adria.

Popolo affascinante e misterioso, di cui restano alcuni toponimi come il nome del torrente che scorre sotto casa mia: Aposa, la mamma di Felsina.

Più si studia la storia italiana, più si comprende l'antico motto

ITALIA OMNIUM GENTIUM PARENS

la voglio sposare ( sono bellino non si preoccupi !)
...ovviamente si scherza :) pallottino resta sempre un'ottima segnalazione sopratutto con la nuova veste grafica nella nuova ri-edizione

Maria Vittoria
20-04-10, 10:30
pallottino resta sempre un'ottima segnalazione sopratutto con la nuova veste grafica nella nuova ri-edizione



Perché nella tua firma hai scritto che i Greci appresero dei rituali dagli Italici ?
(ho capito bene? quali sono le fonti per una simile tesi?)

acchiappaignoranti
20-04-10, 12:51
Perché nella tua firma hai scritto che i Greci appresero dei rituali dagli Italici ?
(ho capito bene? quali sono le fonti per una simile tesi?)

mi dia un pochino di tempo e quantoprima le renumero alcune illuminanti indicazioni

Maria Vittoria
20-04-10, 13:40
mi dia un pochino di tempo e quantoprima le renumero alcune illuminanti indicazioni



la calma è la virtù dei forti


:chefico:

acchiappaignoranti
21-04-10, 08:46
http://www.libroelibri.com/OriginiItaliche-Victrix.jpg




APPENDICE N. X
PlTTAGORA
Una gran contesa s'è levata fra i dotti sulla patria di quest'uomo illustre. I compilatori della Storia universale inglese, appoggiati al testimonio degli antichi scrittori greci, avevano non in uno ma in molti luoghi della loro opera posto fuori di dubbio che Pittagora era toscano1 II Tiraboschi invece, tanto acerbo propugnatore di tutto ciò che si riferiva alle proprietà italiche nell'argomento della nostra letteratura, dopo d'avere recati i luoghi principali degli stessi autori Greci citati dagli Inglesi, mostrò all'ultimo di tenere ch'ei fosse greco e non italiano. Io credo che questo erudito non abbia bilanciata la contesa col suo solito senno, e perciò non sarà indarno il ripigliarne l'esame.
Clemente Alessandrino 2 parlando di Pittagora ne dice che Hyppoboto il diceva samio; che invece Aristosseno (nella vita di Pittagora), Teopompo ed Aristarco tenevano ch'ei fosse toscano.

"Pytagoras Mnesarchi filius Samius quidem erat, ut dicit Hyppobotus; ut autem dicit Aristoxenus in vita Pytagorae, et Aristarcus et Theopornpus erat Tuscus; ut autem Nean-thes, Syrus vel Tyrius.

Diogene Laerzio 3 ci riporta l'autorità di Aristosseno (citata da Clemente Alessandri-no) che il disse toscano, ed aggiunge che Ermippo (senza indicarne la patria) il disse figliuolo di Mnesarco incisore di pietre dure; ed accennate varie altre opinioni sul nome di suo padre e de' suoi avi e tra le altre quella che il faceva figliuolo d'un Marmaco, conclude col dire che questi abitò in Samo, e che per questo Pittagora fu detto samio.
E qui niun autore è citato da Diogene Laerzio che indichi altra patria a Pittagora che la Toscana; ed Ermippo facendo figliuolo d'un incisore di pietre dure, industria a quei tempi a detta di tutti gli storici dell'arte tutta propria de' Toscani, viene a confermare l'opinione di Aristosseno, di Aristarco e di Teopompo che il chiarivano di questa nazione.
"Phytagoras Mnesarchi annulorum sculptoris filius ut Hermippus alt, ut Aristoxenus tradii, Tyrrhenus ex una insularum, quas ejectis Tyrrhenis Athenienses possederunt. Sunt qui Marmacum, illius patrem, avum Hippasum, et Eutyphornem atavum, Cleoniumque abavum, qui Phliunte prqfugerit, dicant; habitasse Marmacum in Samo, atque m</r Pythagoram Samium dici, inde migrasse Lesbum.
Eusebio forse considerando i luoghi de' succitati autori, e non affermando punto eh V! fosse oriundo più dell'uno che dell'altro paese, s'accontenta di dirci che taluno il reputa va samio tal altro toscano, tal altro tirio o sirio4.
Pythagoras.. .Samius, ut nonnulli volunt; vel ut aliis placet tuscus erat, nec desunt </m Syrum eum vel Tyriumfuisse dicant.

Le stesse indicazioni di dubbio ci da Porfido introducendo un certo isterico Lyco citi cui non possiamo ricavare alcun lume 5.

( ) patriam itaque et civitatem (sono parole di quel Lyco) cujus civem virimi
hunc esse contigit, nisi ipse viderìs, scire parum tua intersit; quidam enim Samium cimi fuisse dicunt, alii vero Phliasium, nonnulli Metapontium.
Plutarco nelle dispute conviviali introduce a parlare un certo Lucio Pittagorico cheragionando di Pittagora in casa di Siila "affermò ch'egli fu toscano, non per padri', come alcuni altri (forse Ermippo) han voulto dire, ma che ben nacque, fu allevato <• addottrinato in Toscano; e principalmente si fondava sopra i suoi avvertimenti alle
allegorici e simbolici che, scritti da' pittagorici, i Toscani soli osservavano e guardavano di fatto".

E qui taluno s'aspetta che Plutarco, che era greco, introduca qualcuno nel dialogo dir venga a rimbeccare questo Lucio che a dirittura rispogliava la Grecia di uno de' più co spicui suoi vanti. Eppure ei non facea nulla di tutto questo accontentandosi di porre in bocca a un Teone grammatico nel dialogo successivo "che gran pena e fatica oggi sur in a provare che Pittagora fosse toscano ".
Finalmente a Suida, un Greco che venne dopo tutti questi, e che quasi raccolse in un lessico tutta la sapienza de' libri antichi, non parve vero che la patria d'un tant'uomo qual era veramente Pittagora, si rimanesse incerta; e dopo l'esame delle memorie che tuttora rimanevano a' suoi tempi ei ne scrisse che Pittagora Samio fu oriundo di Toscana, e chi-ancor giovinetto col padre dalla Tirrenia navigò a Samo.


E' in fatti anche Suida parlando di lui, non con altro nome denomina che con quello di Pittagora Samio, quantunque aggiunga e che fu oriundo di Toscana, e che passò col padre giovinetto in Samo, onde gli venne quel soprannomi Samio; e che dappo ripassò in Italia, ove fu o istitutore, o propagatore di quella scuola, che fu poi detta sempre anche dai Greci , italica, e per conoscere la qual divino Platone navigò in Italia.

MAZZOLDI Delle Origini Italiche

acchiappaignoranti
21-04-10, 08:51
PREFAZIONE

LUCE SULLE AUTENTICHE ORIGINI ITALICHE
Quando Angelo Mazzoldi pubblicò il suo libro, nel 1840, erano trascorsi alcuni secoli da quando Francesco Petrarca salì sul Monte Ventoso. I filologi latini dell'Ottocento videro nella ascensione del Petrarca l'inizio di una nuova era, egli con quell'atto simboleggiava il superamento della visione intellettuale del mondo e dell'uomo che si era affermata nel medioevo con la cultura cristiana La sotterranea continuità del fiume arcano della tradizione latino-italiana trovò nel Petrarca un punto per emergere ed alimentare uno sviluppo manifesto della cultura corrispondente a diversi livelli. Animato da una sorta di "missione fatale", Petrarca diede avvio al recupero e al restauro dello spirito classico proprio alla tradizione patria, latino-romano-italiana L'applicazione al patrimonio letterario della tradizione religiosa e civile degli Italiani, cessava di essere semplice esercizio di grammatica e di retorica, finiva di essere custodia vuota della forma esteriore funzionale alla cultura "profana" della persona medievale, la quale veniva poi avviata ai "superiori" studi cristiani. Petrarca fu il vero iniziatore del Rinascimento della cultura classica latina, italiana con fini formativi che esulavano decisamente dai fini cristiani. L'amore per la lettera divenne via di amore per lo spirito della tradizione patria, così l'ardente volontà di recuperare lo spirito dei padri della tradizione spinse a perfezionare la cura necessaria della lettera, sviluppando le basi di una rigorosa filologia latina che da allora non sarà più solo operazione grammaticale esteriore, ma specialmente ermeneutica dello spirito della scrittura, secondo lo spirito tradizionale degli autori, religiosi e civili, che l'avevano prodotta Questa rinnovata disposizione agli studi classici latini ebbe il fine di realizzare lo spirito della tradizione nella perfezione concreta della formazione della persona italiana In corrispondenza alla rigorosa conservazione, al recupero, alla trasmissione dell'opera testuale, mediante un'adeguata fedeltà materiale alla tradizione, si attuò una vera e propria rivivificazione dello spirito patrio sia con di formazione spirituale, civile, culturale, sia con intenti politici pubblici. Tutta fazione doveva unificarsi nel senso di una restaurazione dell'unità e della identità «nazionale dell'Italia e degli Italiani, al fine di ripristinare la situazione civile, sociale, rurale e persine religiosa che si reputava essere la più idonea alla piena realizzazione del fato della nazione.
E moto di rinascita italiano si concentrò sulla hvmanitos e sul corso di formazione persona nell'hvmanitas dei padri latini, secondo un itinerario adeguatamente redatto dagli stvdia hvmanitatis.

nei secoli successivi generazioni di filologi e filosofi si dedicarono con cura
nere maggiore al recupero integrale della lettera e dello spirito dell'opera dei padri

cui dedica la prima parte del volume, l'autore passa a dimostrare come l'incivilimento del Mediterraneo sia dipeso principalmente dall'azione migratoria degli antichi italici a seguito dei mutamenti cataclismatici della loro sede originaria Egli viene a capo dei tanti racconti disseminati nelle scritture che si riferiscono alla fondazione delle città antiche da parte dei popoli pelasgi e al ritorno dei medesimi alla loro sede originaria Questo ritorno è stato erroneamente interpretato da alcuni autori come un'azione primaria di incivilimento dell'Italia, da parte di genti greche, mentre si tratta solamente di un reditvs di arcaiche genti italiche, originariamente colonizzarci della Grecia, all'antica madre italico-tirrenica Attraverso la dimostrazione scritturistica vengono esplicate tante coincidenze che evidenziano la dipendenza delle principali civiltà mediterranee dall'antichissimo centro sacro italico che Mazzoldi identifica con l'Atlantide platonica, finendo in questo caso per operare erroneamente una trasposizione dell'isola mitica ad una delle sue dislocazioni secondarie.
L'autore si prefigge così di restaurare l'antica memoria delle origini italiche, memoria già confusa ai tempi delle scritture omeriche e successivamente oscurata, quasi completamente. Tracce intricate di tale memoria sono riportate ancora da Erodoto e Dionigi di Alicarnasso, da Strabene e Trogo e, in particolare, da Virgilio.
L'opera di Mazzolai resta ancora oggi fondamentale e insostituibile, per l'azione di recupero integrale dell'identità originaria degli italici, per comprendere gran parte degli sviluppi delle civiltà mediterranee antiche. La tesi di fondo concorda con la scienza sacra tradizionale, l'impianto ermeneutico è solido, capace di restituire la retta lettura essenziale di fonti mitico-letterarie antiche in modo tale da unificare i racconti degli storici classici e rettificare buona parte delle tesi degli storici moderni.

L'opera di Mazzoldi ha il suo valore primario in questo, le sue intuizioni, la sua sintesi, la sua tesi di fondo non sono sostanzialmente criticabili, esse sono più che sufficienti per confutare adeguatamente le tesi degli storici profani moderni e per indirizzare ancora oggi gli italiani che conservano un adeguato amore per le loro origini, al recupero della loro identità metafisica e religiosa autentica.


ritorno alle origini


Nella sezione di Invito alla lettura riproponiamo il bel testo di Angelo Mazzoldi, arrichendolo con una presentazione di Alessandro Giuli (1).
E’ questo del Mazzoldi, un testo che consideriamo ‘rivoluzionario’ e non sufficientemente conosciuto per l'ardita, ma fondata tesi (Mazzoldi non risparmia certo al suo lettore di fornire le innumerevoli fonti bibliografiche su cui fonda la sua tesi in modo estremamente rigoroso) sulla diffusione della Civiltà nel Mediterraneo, tesi che restituisce all’Italia un ruolo di primo piano, fornendo anche molte spiegazione di quelli che sono considerati ‘enigmi storici, come, ad esempio l’origine degli Etruschi.




Un libro diventa proibito anche se scritto 164 anni fa

Di Alessandro Giuli

In un paese autolesionista come è diventata l’Italia, ripubblicare 'Delle Origini Italiche' (Victrix Edizioni) di Angelo Mazzoldi, scritto da uno storico patriota del 1840 ha qualcosa di decisamente temerario, perciò non loderemo mai abbastanza lo scandalo offerto da una piccola e bella casa editrice di Forlì, che finalmente fa uscire Mazzoldi dalle librerie antiquaria e lo presenta ai lettori contemporanei, per ricordare agli italiani che basterebbe studiare con acribia le fonti classiche come ha fatto il nostro autore, a partire da Omero per scoprire che alla base della civiltà greca e di quella egiziana, così come per tutta l’area del mare mediterraneo ci fu in età protostorica il grande magistero dei pelasgi atlantidei abitanti della Tirrenide, un popolo misterioso e pio erudito e potente, partito dalla penisola Italica a causa di un tremenda alluvione di origine vulcanica e giunto in Grecia a costruire le mura di Atene, ma anche in Egitto a scavare i canali intorno al Nilo e poi in Tracia e Asia Minore a insegnare i culti degli antichi Dei Cabiri, divenuti sacri agli Ellenici nord-africani, un popolo di eroi divinizzati in grado di esportare sapienza e civilizzazione marina prima di ritornare in Italia coi penati del troiano Enea, perché i Pelasgi come ci rammenta Mazzoldi, non erano altro che i nostri progenitori italiani, prefigurazione in carne e spirito di ciò che un giorno sarebbe stata la grandezza di Roma

Maria Vittoria
21-04-10, 10:15
Francesco Petrarca, CANZONIERE
Testo critico e introduzione di Gianfranco Contini
Einaudi Editore 1964 - 1974


Dall'Introduzione :
" E' un fatto che noi moderni ci sentiamo più solidali col temperamento, dico il temperamento linguistico, di Dante; ma è altrettanto un fatto che la sostanza della nostra tradizione è più prossima alla cultura petrarchesca."

Personalmente credo sia necessario acquisire il linguaggio di Dante & l'umanità di Petrarca, per poter essere considerati a pieno titolo di tradizione italiana

:chefico:

da pagina 144:

CVIII

Aventuroso più d'altro terreno,
ov'Amor vidi già fermar le piante
ver' me volgendo quelle luci sante
che fanno intorno a sé l'aere sereno,

prima poria per tempo venir meno
un'imagine salda di diamante
che l'atto dolce non mi stia davante
del qual ò la memoria e 'l cor sì pieno:

né tante volte ti vedrò già mai
ch'i' non m'inchini a ricercar de l'orme
che 'l bel pie' fece in quel cortese giro.

Ma se 'n cor valoroso Amor non dorme,
prega, Sennuccio mio, quando 'l vedrai,
di qualche lagrimetta, o d'un sospiro.

da pagina 453

CCCLXIV

Tennemi Amor anni ventuno ardendo,
lieto nel foco, et nel duol pien di speme;
...

Signor che 'n questo carcer m'ài rinchiuso,
tràimene, salvo da li eterni danni,
chi' conosco 'l mio fallo, et non lo scuso.

da pagina 455

CCCLXVI

Vergine bella, che di sol vestita,
coronata di stelle, al sommo Sole
piacesti sì, che 'n te Sua luce ascose,
amor mi spinge a dir di te parole:
ma non so 'ncominciar senza tu' aita,
& di Colui c'amando in te si pose.
...



:52010:

acchiappaignoranti
21-04-10, 10:57
Laudes Italiae




L’idealizzazione dell’Italia nella letteratura latina di età augustea

Laura Passavanti
Il presente lavoro propone l’analisi di brani letterari appartenenti a poeti e prosatori latini del I sec. a.C., per lo più in contatto con il circolo letterario mecenatiano, atti ad offrire un’immagine eulogistica di Roma e d’Italia durante il periodo augusteo. Il nascente principato, infatti, pare aver ispirato a scrittori quali Varrone, Virgilio, Orazio e Properzio, motivi comuni nella celebrazione di Roma e dell’Italia. Uno studio interessante che si pone a metà strada tra storia e letteratura e che rivela i rapporti esistenti tra la pubblicistica augustea e i letterati coevi.
Pagine: 189
14.00 EUR
Editrice Uni Service


ANTEPRIMA:
Laudes Italiae: l'idealizzazione ... - Google Libri (http://books.google.it/books?id=ZsfkCbaibCcC)

acchiappaignoranti
21-04-10, 12:02
http://www.liberonweb.com/images/books/8804594748.jpg


Note: L'ultima impresa di d'Annunzio

Caratteristiche: rilegato, illustrato, con sovraccoperta



Note di Copertina

All'alba del 12 settembre 1919 un migliaio di granatieri, fanti e arditi marcia alla conquista di Fiume, crocevia di culture ed etnie, unico sbocco al mare del dissolto regno d'Ungheria. A guidare i "ribelli" c'è il Poeta-soldato Gabriele d'Annunzio, deciso a rivendicare alla madrepatria la città, abitata in maggioranza da italiani. L'intrepida avventura militare aumenterà il prestigio internazionale del Vate e gli conferirà uno straordinario credito politico presso le masse di reduci e arditi, studenti e futuristi che, di lì a poco, confluiranno nel fascismo mussoliniano.
L'immaginifica creatività di d'Annunzio dà vita a un insolito esperimento insieme politico ed esistenziale. Incurante dell'ostilità del governo italiano e degli Alleati, il Comandante recluta un esercito di legionari, tiene a battesimo quotidiani e riviste, celebra adunate patriottiche e militari (con tanto d'inno ufficiale), tenta di organizzare una nuova forma di socialità e perfino un nuovo Stato, la Reggenza del Carnaro. E ottiene la concreta solidarietà - dimostrata con una visita ufficiale a Fiume - di personalità celebri come Arturo Toscanini e Guglielmo Marconi.
Ma il "sogno" durerà poco. Nel dicembre 1920, il presidente del Consiglio Giovanni Giolitti ordina lo sgombero della città e con l'uso della forza, dopo cinque giorni di scontri sanguinosi, decreta la fine dell'impresa. Osannato dalla folla, d'Annunzio abbandona a malincuore Fiume per ritirarsi nella gabbia dorata del Vittoriale, ma l'avventura appena conclusa finirà per imprimersi come evento-simbolo nella tormentata ridefinizione dell'Europa postbellica. A novant'anni da quegli eventi, Mimmo Franzinelli e Paolo Cavassini rievocano le tappe essenziali dell'impresa fiumana con una selezione di oltre trecento fotografie, introdotte da un interessante saggio che attinge a fonti in gran parte inedite.
Fiume è il racconto per immagini, storicamente rigoroso e suggestivo, dell'avventura politica che, prima ancora dell'avvento del fascismo, segnò la crisi dello Stato liberale italiano.

occidentale
21-04-10, 18:34
Letto anni fa...
di Jack Lang
Francesco I Il sovrano francese che amava l'Italia.
Ovvero come un sincero amore per la cultura e per il saper vivere italiano, si trasformò in brama di conquista e nell'origine del mortale scontro con Carlo V.......Tesi che mi lasciò perplesso sul momento ma che mi affascina ancora. Certi grandi fatti possono in realtà avere origine da fissazioni o desideri irrazionali di un uomo solo?

occidentale
21-04-10, 18:37
Ripubblicato nel 2005 come Francesco I, il sogno italiano.

Maria Vittoria
21-04-10, 19:03
penso che ogni grande evento sia originato dal sogno di 1 solo essere umano, (capace di convincere altri a perseverare per la realizzazione)

Maria Vittoria
24-04-10, 16:57
Emilio Sereni

Storia del paesaggio agrario italiano

Editori Laterza 1961


un panorama necessario per comprendere che la civiltà italiana è formata dall'armonia fra Città & loro territorio

acchiappaignoranti
24-04-10, 20:11
La battaglia del Solstizio
Piave, giugno 1918

http://4.bp.blogspot.com/_DRt1yBEwYQs/SAdJu6PPrrI/AAAAAAAAAlA/Jl2X5t5hixg/s400/Piavecop.jpg





di Pierluigi Romeo di Colloredo

Dopo la sconfitta di Caporetto alleati ed avversari ritenevano oramai certo il crollo definitivo dell'Italia. Eppure, solo qualche mese più tardi, il Regio Esercito era tornato pienamente efficiente, e respinse l'ultima offensiva austro-ungarica, la cui riuscita era data per certa dai comandanti imperiali. Il presente volume, il primo ad esser dedicato esclusivamente alla battaglia del Solstizio, analizza ciò che per l'Italia fu l'equivalente del "Miracolo della Marna": dai comandanti alla struttura degli eserciti in lotta, agli avvenimenti giorno per giorno, analizzando documenti spesso inediti e attraverso testimonianze dell'epoca, per descrivere quello che fu il maggior successo del Regio Esercito nel corso della propria storia.
In appendice, le Medaglie d’Oro al Valor Militare conferite, l’elenco delle Brigate italiane impiegate e dei relativi Reggimenti, e, ad illustrare le diverse fasi della battaglia, numerose foto concesse dallo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano.

Brossura, f.to 14x21, 282 pagine, 46 foto, 2 cartine, Euro 25,00

Associazione ITALIA (http://associazioneitalia.blogspot.com/) ... tizio.html

Malaparte
24-04-10, 21:24
Curzio Malaparte, "La pelle" e "L'Europa vivente"

Maria Vittoria
25-04-10, 08:14
Curzio Malaparte, "La pelle" e "L'Europa vivente"

Aristocle, puoi scriverci qualcosa in più riguardo "L'Europa vivente" secondo Curzio ?

Maria Vittoria
30-04-10, 12:07
Istituto Regionale per la Cultura Istriana

ISTRIA

Storia di una regione di frontiera

a cura di Fulvio Salimbeni
Edizione Morcelliana 1994

trascrivo 2 annotazioni fatte da mia suocera, esule polesana:

X Regio Venetia & Histria 42 d.C.

15 Agosto 1946 = Festa de Marìa Festa de Pola in agonìa.

acchiappaignoranti
04-05-10, 19:43
leggere tutto d'un fiato prima l'uno poi l'altro


http://www.lafeltrinelli.it/static/images-1/l/16/2517016.jpg



1.1. La documentazione

Caeculus, il "cicchino", figlio di Vulcano, è il mitico fondatore di Praeneste, l'odierna Palestrina, famosa nell'antichità per il tempio di Fortuna Primigenia'. Qui, 1'11 e il 12 aprile vengono estratte le sortes, le " sorti", la cui lettura indica il destino, l'avvenire dell'anno da poco iniziato.
Forse anche più di altre figure minori del mito, la sua ha attirato l'attenzione degli esperti , colpiti dal doppio legame che unisce Ceculo a coclite e caco : tutti e tre legati a Vulcano e tutti e tre soggetti a evidenti e fastidiosi problemi alla vista. In più, Ceculo e Caco sembrano uniti da un nome "non affatto lontano, di modo che da lungo tempo gli studiosi propendono per considerare le due figure come due varianti dello stesso prototipo"
Il che è vero, ma fino a un certo punto. E vero che il nome Caecus - di cui Caeculus è il diminutivo - somiglia a Cacus; è vero anche che Caecus vuoi dire "cieco" e Cocles indica il "monocolo", "(quello) con un occhio solo". Ma le due osservazioni, limitate a questi dati e a poco altro, non sono sufficienti per affermare che i tre personaggi rappresentano solo delle variazioni sul tema dell'eroe che detiene il dominio sul fuoco e della poesia del fuoco. Più avanti diventerà chiaro perché. Nel frattempo è più produttivo riesaminare la figura di Ceculo e si vedrà subito come essa presenti evidenti caratteri sciamanici. Per farlo è bene - come si usa dire - ricominciare da tre, dai tre dati di base di cui già si dispone:

- dalla cecità presente nel nome;
- dalle capacità divinatorie legate alla lettura delle sorti;
- dal dominio del fuoco dovuto alla discendenza da Vulcano.

Vediamo meglio la documentazione sul nostro eroe. A prima vista scarsa e ripetitiva, essa si basa essenzialmente su due testimonianze di Virgilio e del suo commentatore Servio, e su qualche integrazione minore proveniente da altre fonti.








http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/dannunz2.jpg















http://www.libreriauniversitaria.it/annunzio-orbo-veggente-mazza-attilio/libro/9788888302379

acchiappaignoranti
16-05-10, 13:18
http://www.aseq.it/immag/copertine/978887950073.jpg





"Roma divina, eterna, universale, è indefinibile; il suo nome è una magia, un fascino nel mondo; ella nella sua potenza storica meraviglia, nella sua grandezza sorprende, nella sua eternità stupisce, nella sua trasformazione religiosa e civile abbaglia. I suoi contrasti, i suoi ritorni storici parlano della sua immensità.
Essa è nido e ricetto deigenii e degli eroi, del bello e del grande; è la esplicazione della potenza e della dovizia, della forza e del diritto ed è la espressione della religiosità e del patriottismo. Niuno e nulla la vinse perché superò, vinse tutti e tutto.
Le religioni e la politica, le leggi e i costumi, le lettere e la poesia, le scienze e le arti fecondò di sua eccelsitudine e propagò colla sua universalità. Chi le si accostò ingrandì, chi la toccò ristette tremando.
Roma è l'avvenimento storico più grande, più meraviglioso della vita dell'umanità e soltanto dinanzi a questa si ha la misura di lei, poiché ella non subisce altro confronto che il confronto coll'universo.
Roma è l'insieme di tutto, perché tutto visse in lei e per lei; Roma è forza che domina, è luce che illumina, è amore che attrae ed infiamma, e, come amore, ognuno la vede, la sente, l'agogna, l'idolatra. Il mondo antico la chiama ancor madre, il nuovo se ne reputa figlio e tra le rovine di lei il cuore di tutti gli uomini batte di ammirazione e di affetto. Laonde, o lettore, poiché in questo libro e in quanti altri mi permetteranno le forze e la vita, io ti parlo di Roma in tutta la maestà de' suoi monumenti e del suo alto magistero nel mondo, innanzi tutto, chiunque tu sii, scuopriti il capo. Se avesti i natali sotto l'azzurro cielo d'Italia, che sopra tutti i popoli della Terra esplicò, incessantemente, le forze del genio umano, che generò Roma stessa e che non tòcco e vergine ei soltanto a noi giunse, allora, in una a me, per reverenza profonda e per espressione di fede, piega anche il ginocchio. Così insieme, invochiamo la protezione divina, l'aiuto dei genii, affinchè al mio ardimento e alla tua volontà e benevoglienza tengano dietro in te il comprendere e '1 seguirmi colla mente e col cuore, in me la fortuna nel rinvenire, l'intuizione nel discernere, il genio nel rinnovare, l'è:" nell'esporre*.

Maria Vittoria
16-05-10, 18:57
http://www.aseq.it/immag/copertine/978887950073.jpg


"Roma divina, eterna, universale, è indefinibile; il suo nome è una magia, un fascino nel mondo; ella nella sua potenza storica meraviglia, nella sua grandezza sorprende, nella sua eternità stupisce, nella sua trasformazione religiosa e civile abbaglia. I suoi contrasti, i suoi ritorni storici parlano della sua immensità.
Essa è nido e ricetto deigenii e degli eroi, del bello e del grande; è la esplicazione della potenza e della dovizia, della forza e del diritto ed è la espressione della religiosità e del patriottismo. Niuno e nulla la vinse perché superò, vinse tutti e tutto.
Le religioni e la politica, le leggi e i costumi, le lettere e la poesia, le scienze e le arti fecondò di sua eccelsitudine e propagò colla sua universalità. Chi le si accostò ingrandì, chi la toccò ristette tremando.
Roma è l'avvenimento storico più grande, più meraviglioso della vita dell'umanità e soltanto dinanzi a questa si ha la misura di lei, poiché ella non subisce altro confronto che il confronto coll'universo.
Roma è l'insieme di tutto, perché tutto visse in lei e per lei; Roma è forza che domina, è luce che illumina, è amore che attrae ed infiamma, e, come amore, ognuno la vede, la sente, l'agogna, l'idolatra. Il mondo antico la chiama ancor madre, il nuovo se ne reputa figlio e tra le rovine di lei il cuore di tutti gli uomini batte di ammirazione e di affetto. Laonde, o lettore, poiché in questo libro e in quanti altri mi permetteranno le forze e la vita, io ti parlo di Roma in tutta la maestà de' suoi monumenti e del suo alto magistero nel mondo, innanzi tutto, chiunque tu sii, scuopriti il capo. Se avesti i natali sotto l'azzurro cielo d'Italia, che sopra tutti i popoli della Terra esplicò, incessantemente, le forze del genio umano, che generò Roma stessa e che non tòcco e vergine ei soltanto a noi giunse, allora, in una a me, per reverenza profonda e per espressione di fede, piega anche il ginocchio. Così insieme, invochiamo la protezione divina, l'aiuto dei genii, affinchè al mio ardimento e alla tua volontà e benevoglienza tengano dietro in te il comprendere e '1 seguirmi colla mente e col cuore, in me la fortuna nel rinvenire, l'intuizione nel discernere, il genio nel rinnovare, l'è:" nell'esporre*.



oltre al poetico commento al testo puoi scrivere autore titolo & edizione, ché non riesco a leggerlo dalla copertina?

grazie

acchiappaignoranti
17-05-10, 10:36
oltre al poetico commento al testo puoi scrivere autore titolo & edizione, ché non riesco a leggerlo dalla copertina?

grazie






il libro è un composito e grandioso compendio estremamente indicativo rivolto agli studi di Mazzoldi, Ravioli, Nispi Landi, Leonardi, Di Nardo, presi in considerazione da Siro Tacito nella sua attenta introduzione a “Prima Tellus”, che ripropone scritti di Ravioli, ti lascio il link

Sulle tracce dell’Italia Primigenia - La dissertazione sulla Gigantèa dell’isola di Gozo.
Autore/i: Ravioli Camillo
Editore: I Libri Del Graal
introduzione di Siro Tacito. pp. 112, ill. b/n, Roma Prezzo: 10,00 euro Prima Tellus | Libreria Aseq (http://www.aseq.it/?p=8578)

Maria Vittoria
19-05-10, 19:08
Giuseppe Micali

L'ITALIA AVANTI IL DOMINIO DEI ROMANI

opera storico archeologica stampata a Firenze nel 1810: in 4 tomi, tratta dalle origini dei popoli italici fino all'epoca augustea.

L'importanza di questa curiosità letteraria consiste nell'affermazione dell'autoctonia delle popolazioni sicule, liguri, etrusche e latine (Rutuli, Equi, Ernici, Sanniti etc...) con particolare attenzione alle condizioni agricole, sociali ed economiche di quei popoli

acchiappaignoranti
24-05-10, 10:01
http://img156.imageshack.us/img156/368/guidodinardolw5.jpg

Maria Vittoria
26-05-10, 13:54
Ausilio Priuli
Preistoria in Valle Camonica
Capodiponte 1979

I Romani chiamarono Camunni i primi abitatori di questa Valle bresciana, forse retici stanziatisi in loco durante il Neolitico.
Nelle incisioni rupestri eseguite sia con strumenti di pietra che metallici si ammirano influssi di diverse tradizioni, a conferma dell'importanza della Valle come via di transito e di scambio, caratteristica della mentalità alpina, tendente a una cultura aperta.

Miles
27-05-10, 14:16
http://img156.imageshack.us/img156/368/guidodinardolw5.jpg

Ottimo come sempre, acchiappa...

José Frasquelo
03-12-10, 11:32
L'etrusco, lingua dall'Oriente indoeuropeo | Mario Enzo Migliori (http://www.centrostudilaruna.it/etrusco-indoeuropeo.html)

Peccato che il libro di Magini costi tra i cinquanta e i settanta euri... :|

Maria Vittoria
05-12-10, 18:36
Luigi Pellini

Il cappello dei Magi

Misteri e segreti dell'elmo di Oppeano (Verona)

Alla fine del XIX secolo dell'era cristiana nella campagna di Oppeano venne ritrovato un copricapo rituale etrusco in bronzo, ora conservato nel deposito sotterraneo del Museo Archeologico di Firenze.
L'autore presenta con stile sicuro anni di accurate ricerche utili alla comprensione dell'universo misterico.

Sommario del testo:

Presentazione di Novello Pagani

Introduzione dedicata a Oppeano

IL COPRICAPO RITUALE DI UN FULGURATORE ETRUSCO

L'ELMO

LA MORTE E I MISTERI

LE DISCESE UMANE E DIVINE

L'ISTORIATURA DELL'ELMO DI OPPEANO

GLI ALBORI DELLE RELIGIONI

I LUOGHI SACRI

COPRICAPI NELLA STORIA E NELLE TRADIZIONI

CONCLUSIONI.


(Ringrazio il forumista sideros per il graditissimo dono)

Maria Vittoria
08-12-10, 12:40
Oggi, 8 Dicembre 2010, trascrivo da un piccolo volume formato cm. 8.4 X 12
conservato per via matrilineare

rilegatura il pergamena, sulla copertina in alto a sinistra scritto a mano in inchiostro color seppia la data:

1803

all'interno:

ALMANACCO
DIPARTIMENTALE

Per l'Anno 1803

Anno II della Repubblica Italiana

Col corrispondente Decadario Francese, il Giornale de' Santi , le mutazioni della Luna, con alcune Novellette italiane, Motti francesi, Arrivo , e Partenza della Posta, e Tariffa delle monete

aggiuntovi

Lo Stato delle Autorità, ed Impiegati del Dipartimento.

NOVARA

Presso Giuseppe Rasario

Maria Vittoria
08-12-10, 13:07
proseguo la trascrizione in quanto si tratta di un testo di difficile reperimento negli archivi pubblici:

DISCORSO SOPRA L'ANNO

L'anno 1803 è dominato da Giove con il segno di Scorpione casa di Marte, il suo principio sarà li 21 . di Marzo entrando il Sole nel primo grado d'Ariete.
L'Inverno sarà nel suo principio assai freddo, proseguirà con geli e venti assai gagliardi che molto danno arrecheranno alla salute, perciò saranno generali le malattie catarrali; avremo abbondanza di neve.
La Primavera, invece di offrirci l'aria temperata e dilettevole ci somministrerà venti freddi; gli erbaggi saranno copiosi e le malattie rare.
Fresca sarà l'Estate, fertile d'olio, frutti, e grani in modo che gli usuraj, monopolisti ed assassini del Pubblico non avranno da ridere, se pure la tempesta rispetterà i raccolti.
Promette l'Autunno un mediocre raccolto di uve, frutti ed olive; le febbri saranno di lunga durata.
Trovandosi Marte nella 10a casa del cielo denota guerre, e mortalità; negli uomini diffidenza; le femmine saranno soggette alle convulsioni; febbri ipocondriache nelle persone più agiate; e fallimenti dolosi; infine succederanno dei pellegrinaggi senza devozione.
E per ritrovarsi Venere nel mezzo del cielo e combusta dal Sole, il Capo d'una Regione dovrà viaggiare per l'altro mondo, come anche per esser Giove nell'ottava casa del cielo regnerà morte subitanea.
Mercurio pure nell'ottava casa predice esterminio de' piccioli fanciulli, non che diverse infermità nel genere umano e mortalità nelle bestie.
La Luna poscia congiunta con Saturno dimostraci che la plebe soffrirà danno da' gran Signori, ogni vizio però sarà mediocre.
Due Ecclissi del Sole avremo in quest'anno, il primo invisibile alli 21 febbraro, il secondo alli 17 agosto visibile a ora 4 minuti 20 del mattino.

FESTE MOBILI

Settuagesima 6 febbraio
Le Ceneri 23 febbraio
Domenica I di Quaresima 27 febbraio
Pasqua di Risurrezione 10 aprile
Rogazioni 16.17.18 maggio
Ascensione 19 maggio
Pentecoste 29 maggio
Santissima Trinità 5 giugno
Corpus Domini 9 giugno
Domenica Prima d'Avvento 27 novembre

QUATTRO TEMPI

Di Primavera 2.4.5 marzo
D'Estate 1.3.4 giugno
D'Autunno 21.23.24 settembre
D'Inverno 14.16.17 dicembre

COMPUTO ECCLESIASTICO

Aureo numero 18
Ciclo solare 20
Epatta VII
Indizione Rom.VI
Lettera domin. B
Lettera del mart. g

Maria Vittoria
09-12-10, 10:35
Segue da
Almanacco Dipartimentale 1803 Anno Secondo della Repubblica Italiana

pagine 54 - 56

UFFICIO DELLA PREFETTURA

Prefetto Paravicini Rafaele
Luogotenenti Tornielli Giuseppe
Tosi Avvocato Vincenzo, e Commissario presso de' Tribunali, e Giudici.
Segretario Generale Bazzoni Camillo
I Sezione Pubblica Amministrazione Omodei Giovanni Capo Sezione
Rustiani Avvocato Francesco Aggiunto
Blenio Giuseppe Maria e Croce Salvio Ufficiali minutanti
II Sezione Pubblica Economia Spreafico Giovanni Capo Sezione
III Sezione Pubblica Tutela Cattaneo Antonio Capo Sezione
Penotti Carlo Ufficiale minutante
IV Sezione. Contabilità.
Reale Giovanni Capo Sezione
Canepa Baldassarre Aggiunto
Abbondio Giovanni e Milanesio Carlo Ufficiali scrittori e Registratori
Protocollista Benzi Giuseppe
Longhi Luigi Aggiunto
Speditore Bellazzi Cesare
Archivista Mossotti Vincenzo
Aggiunto all'Archivio e Spedizione Cajroli Michele
Scrittore alla Segreteria Generale Pernati Luigi
Ufficiali Scrittori Berra Giacomo, Falciola Francesco, Limonta Natale
Scrittori bimestrali Sant'Agostino Francesco, Gatti Gennaro
Ingegnere Nazionale Pampuri Giacomo
Economo e addetto alla Contabilità Varesi Cesare
UFFICIO LEGALE di Prefettura
Tosi Avvocato Vincenzo Luogotenente Legale, Commissario presso de' Tribunali e Giudici
Procuratore Nazionale Berra Avvocato Giovanni
Segretaro Ferrero Ignazio
Protocollista, Speditore ed Archivista Gatti Angelico, interinale
Scrittore Cattaneo Cesare, interinale
POLIZIA INTERNA
Camoletti Ispettore e Notaio Processante
Varesi Notaio Tommaso Aggiunto

Maria Vittoria
09-12-10, 13:27
le pagine 56,57,58 proseguono con la pubblicazione degli Incarichi alle Vice Prefetture di Vigevano e del Circondario di Intra.
Se qualcuno è interessato aggiungerò quanto per ora salto, in modo da riprendere da fine pagina 58 a pagina 60

CONSIGLIO GENERALE del Dipartimento

1 Alvazzi Gabriele di Varzo
2 Basilico Francesco di Novara
3 Bellini Stefano Maria di Oleggio
4 Bevilacqua Bartolomeo di Varallo
5 Caccianotti Avvocato di Biandrate
6 Cacciapiatti Emanuele di Novara
7 Canna Ingegnere Giuseppe di Oleggio
8 Cattaneo Daniele di Dorno
9 Cobianchi Giacomo d'Intra
10 Corbella Avvocato Casimiro di Mortara
11 Croce Bernardino di Vigevano
12 Cusa Notaro Michele di Rimella
13 Deomini Avvocato Vincenzo di Vigevano
14 Fagnani Stefano Maria di Robbio
15 Francia Medico d'Omegna
16 Fusi Antonio di Vigevano
17 Galese Pietro di Cilavegna
18 Gattinara Arborio di Breme
19 Giovanoli Andrea di Cannobbio
20 Grazioli Carlo Antonio di Premia
21 Groppi Pietro di Premosello
22 Lavarini Notajo e Causidico di Palestro
23 Mageta Pio di Guajta
24 Molli Avvocato di Borgomanero
25 Morandini Avvocato Giuseppe di Vigevano
26 Morbio Gaetano di Novara
27 Morotti Avvocato Saverio di Ghemme
28 Pacini Benedetto di Domodossola
29 Paltineri Avvocato Giuseppe di Pieve del Cajro
30 Pampuri Ingegnere Giacomo di Novara
31 Pertosi Bartolommeo d'Arona
32 Serazzi Giuseppe di Novara
33 Simonetta Giovanni Battista d'Intra
34 Strologo Giovanni Giuseppe di Piedimulera
35 Suardi Avvocato di Arona
36 Tarsis Avvocato Giambattista di Brolo
37 Tornielli Carlo di Parona
38 Tornielli Luigi fu Enrico di Borgomanero
39 Tornieli Rho Luigi di Romagnano
40 Visoni Giulio Cesare di Carcegna

Maria Vittoria
24-12-10, 13:53
La Repubblica non durò; come sappiamo Napoleone Bonaparte s'illuse come tanti altri di poter diventare chi non poteva essere.

Nell'augurare Buon Natale ricordo che il 14 e il 15 gennaio 2011 a Roma si terrà il Convegno su I Barnabiti nel Risorgimento .

I BARNABITI NELLA FEDE E NELLA PATRIA:
"IL RIPOSO ALTROVE!"

fedeli alla tradizione che spinse Pietro Verri a scrivere: "... questa Congregazione oggidì è il primiero ornamento della nostra Patria. Matematici profondi, filosofi giudiziosi, oratori sacri colti e maestri di costumi, poeti energici e fecondi, maestri di architettura, d'idraulica ... tutto ciò ritrovasi nei loro collegi"

ECO dei Barnabiti 4, dicembre 2010 pag.28

Index (http://www.barnabiti.it)