Miles
19-04-10, 09:43
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VI.3. L'Eneide, poema sacro degli Italiani
L'Eneide è per il popolo Romano-Italiano la scrittura sacra per eccellenza, essa svolge ciò che la Bhagavad Gita o i Veda svolgono per gli Hindù, il Corano per i Musulmani, il Vangelo per i Cristiani, e così via. L'Eneide ha allo stesso tempo la struttura dei poemi mitici, epici, nazionali, civili e morali e quella del poema universale di scienza divina eterna, di storia sacra universale. Essa traccia il Fato della stirpe divina Eneade-Romano-Italiana, la sua missione universale assoluta. Il Vate di Roma fissa nell'Emide il Fato dell'Urbe e del Popolo Divino, la loro dimensione eterna, la loro identità e gli elementi della loro missione finale, la misura divina della loro azione.
Se si vogliono ordinare in modo sommario i principali contenuti sacri del poema, possiamo indicarli come segue:
- La sintesi della Sapienza Eterna.
- Le origini metafisiche del reale, del mondo, dell'umanità e del loro fine.
- Il mistero della Regalità Divina Eterna e della Regalità Divina Primordiale, il mistero della Traslatio Imperii.
- I cicli cosmici e la escatologia universale, il mistero della palingenesi Regale Divina, il mistero dell'Età Aurea.
- Gli stati dell'Essere e dei mondi divini, semidivini e umani.
- Le origini favolose del Popolo Romano Italiano e l'assimilazione del suo principio al Principio Divino Supremo del Reale.
- Le origini auree del nostro Genvs, le stirpi divine dei Re e le vicende sacre dei cicli Italici fino a Enea.
- Il mistero della diaspora degli Italici e del loro ricongiungimento in Enea,
prefigurazione della missione universale romana.
- Il mistero della divinizzazione imperiale e regale della Romanità in Augusto, la palingenesi universale e la glorificazione del mondo, il ristabilimento del Regnvm Apollinis. La forma del Divino e degli Dei quale essenza geniale dei Romani Italiani.
- La forma del Genio originale Italico.
- La forma paradigmatica della Persona Regale Divina Romano-Italiana, Enea, quale Persona Universale Suprema.
- La forma paradigmatica del Popolo Regale Divino Romano Italiano.
- La forma paradigmatica della Città Regale Divina Roma.
- Il mistero della Terra Patria Roma-Italia.
- Il mistero del Sermo Patrio Latino.
- La via della Pietas Patria.
- Il mistero della Religione Romana Italiana.
- Il mistero della via religiosa-civile romana Italiana.
- La divinizzazione regale nella via religiosa romana Italiana, gli stati disiaci e l'apoteosi.
- La missione universale di Impero Divino Romano-Italiano, l'azione provvidenziale perfetta.
- Il mistero Augusteo e della pax Avgvsta, il mistero della restaurazione Romana e della Fenice.
- La somma delle conoscenze dello Ivs Divinvm et hvmanvm e dei culti religiosi fondamentali. La pienezza della Scienza Divina universale.
- La somma della scienza apollinea e in particolare della scienza arcana pitagorica integrale.
Questa sintetica e affatto completa descrizione dei principiali contenuti dell'Eneide è sufficiente a mostrarne la maestà, la divinità, la profondità, l'importanza unica e assoluta per il Popolo Romano-Italiano, per la missione che esso deve svolgere nell'umanità, per l'umanità intera. In tale poema, il nostro popolo ha riposto magistralmente e divinamente la sua misura eterna, la sua forma essenziale e la sua identità. Esso non può trarre riferimento da altro, non può riferirsi alle scritture giudaiche, cristiane o musulmane, alla Bibbia né al Corano, ma neanche ai Veda o alle scritture di altri popoli. Per quanto riguarda l'Iliade e l'Odissea, sono scritture che trattano di vicende che s'intrecciano con l'Epos Italico, perciò occorre tenere in considerazione in maniera indiretta, esse trattano di vicende e popoli strettamente connessi al nostro, aventi una storia che alle origini è collegata strettamente con la nostra storia sacra, a seguito delle vicende generate nelle terre greche dalla migrazione degli antichi Italici. Inoltre nell'Iliade si conserva il mistero di Troia e si tratta delle condizioni della sua traslatio in Roma.
Nell'Eneide sono presenti due piani, due dimensioni religiose: quella relativa alla nostra storia sacra e alla forma del nostro popolo Romano-Italiano, alla sua originalità, e quella relativa all'elevazione metastorica universale delle medesime vicende, elevazione che le connette all'economia totale delle religioni e dei popoli presso i quali la Genia, di cui si tratta nel poema, deve svolgere fatalmente una missione assoluta di Impero. Dunque nel Poema è presente una unità inscindibile del dominio universale ed eterno e del dominio particolare nazionale e storico, essi sono mirabilmente composti, trasfigurando il dato particolare sempre nell'universale, l'individuale nell'assoluto trascendente, rivelando quella caratteristica unica del popolo Romano-Italiano, quale popolo nazionale e sovrannazionale ad un tempo.
Dunque, VEmide è la forma scritturale del Genio e del Fato Italiano, principio di riferimento per la custodia dell'identità religiosa del nostro popolo e delle nostre persone. Questo fu l'intendimento e la volontà di Virgilio, egli volle fondare stabilmente con la sua opera l'idea eterna della Patria Roma-Italia, del suo Genvs, volle radicare i Romani Italiani nella certezza del loro Fato, volle cantare l'energia divina dell'Amor di Patria di Enea, la sua metadivina Pietas Patria, Pietas Fati, definendolo per sempre come il modello esemplare del Romano-Italiano, consegnandolo alla perpetuità della posterità. Egli volle il Popolo Romano-Italiano memore della sua origine divina nella perpetuità, della sua missione universale di Pace Assoluta, Augusta e Romana, volle che fosse sempre fedele a questo modello e a questo decreto divino, non deviasse mai nei secoli da tutto ciò, affinchè nel mondo potesse regnare la perfezione aurea del Regnvm Apollinis. Fu così che il divino Augusto volle fissare l'opera di Virgilio, fu così che egli la volle salva, perché fosse evidente in perpetuo il suo valore assoluto per la salvezza del Popolo Romano-Italiano e del mondo, nell'Impero Divino.
Ad essa noi dobbiamo la persistenza sensibile della memoria sacra del nostro Popolo e dell'Impero Divino nei secoli, dobbiamo ogni pietà al suo autore che costituisce il Pontefice Divino Massimo che unisce la dimensione eterna dei Divini Padri e della Patria alle vicende storiche del nostro popolo, popolo che può continuare a svolgere la sua militanza regale divina grazie a tale riferimento. Noi Romani Italiani, chiamati a essere Signori del Mondo, a "regere Imperio popvlos", dobbiamo recuperare integralmente lo spirito del poema, il nostro spirito, il nostro genio, la nostra dignità attraverso un'adesione integrale al cuore dell'Eneide, allo spirito di Enea, affinchè il nostro immutabile Fatvmm si compia perfettamente e l'umanità ne sia massimamente beneficiata, glorificata dall'esercizio della nostra arte suprema, l'Impero Divino.
Questo nostro Fato è unico, originale, immodifìcabile, si discosta dal Fato di tutti gli altri popoli e tutte le altre religioni, in taluni casi, ne costituisce proprio un'opposizione in quanto prevede un'opera "sine vllo descrimine" per l'unificazione trascendente delle civiltà, eliminante ogni genere di "fastidivm", di discriminazione, razziale, nazionale, politica e religiosa, integrando e conservando tali cose anagogicamente verso il Ciclo. L'opera divina del Popolo Romano Italiano si erge nel debellare quanti operano per escludere e sopraffare nazioni e religioni eliminandole, quanti, escludendo, sopraffanno superbamente ostentando protervia, quanti calpestano lo Ivs divinvm e attentano alla Pace Divina trascendente e alla libertas inerente.
VI.4. L Emide: i fondamenti eterni dell'identità, della Religione, del Fato dei Romani Italiani.
Nel poema sacro è possibile individuare due ordini di riferimenti: un ordine essenziale, assoluto, universale, connesso alla funzione primaria di Roma e un ordine contingente che deriva da quello e riconnette a quello, ove la struttura di tutta la religione patria poggia e su cui ogni Italiano ha la misura immediata di azione, l'elemento mediatore al piano assoluto.
Nel primo ordine troviamo la definizione della Persona Universale, del Popolo Universale, della Città Universale.
Il tema della Persona Universale perfetta è centrato su Enea, in esso si realizza la Persona Divina e umana nella pienezza dell'Essere puro, egli esprime allo stesso tempo la perfezione della Persona Universale in Sé e della Persona Universale in riferimento a un dato Genvs, globalmente la Persona Universale, nel compimento della missione universale integrale.
Dato che Enea esprime la pienezza della Regalità Divina in tutti i suoi modi, il Genvs di cui è principio, sarà un Genvs Divino Regale perfetto. Enea, oltre a svolgere la funzione della figura divina assoluta della Religione Patria, come è presente nelle altre tradizioni religiose (si vedano il Buddha, Maometto, Cristo, ecc.), esprime una principialità e una completezza che, oltre a realizzare la Unità Trascendente, conserva la unità integrale immanente nella identità della sua Persona, realizza perciò una Pace trascendente e immanente non duale, compiuta e perfetta, senza esclusioni terrene o divine. Perciò rappresenta il tipo assoluto del Re Divino, chiamato a principio dell'Impero Divino, celeste e terrestre.
Enea unisce in sé il Polo celeste, Evandro, e il Polo terrestre, Latino, li trascende nella pienezza e perfezione delle due nature. Ha un'identità gianuale assoluta e un'azione gioviale assoluta, fatale, perfetta. Nella sua persona vivente, è generato dal sommo Giove, "et mi genvs ab lave svmmo"105, perciò ha sangue divino "sale sangvine divom.. ."106.
La sua natura essenziale è eternamente immutabile, è radice del Fas nell' Olimpo. Egli è la presenza vivente del Fas, la presenza reggente il mondo. Ogni prodigio in lui si concentra in quanto sempre connesso direttamente al Padre al quale è infine destinato ".. .egoposcor Olympó"101. La sua formazione non è che la descrizione della dignificazione regale e divina della persona, la quale fa coincidere la sua presenza divina vivente con la sua natura eterna, un passaggio dalla potenza ali ' atto perfetto che attualizza tutte le potenze divine nella vita umana, unificando l'atto delle due nature. L'itinerario di Enea, perfetto, risolutivo e integrante, è il paradigma dell'itinerario solare, apollineo, romano, centrato sulla parte divina della persona vivente, parte attuale a causa della diretta discendenza divina. Tale qualità è propria del Genvs divino stesso e della stirpe nella quale si continua. In essa non è presente alcuna soluzione di continuità rispetto allo status perfetto primordiale, regale e divino, essa non reca in sé alcun "peccato originale", ma mantiene piuttosto attiva e consapevole la sua natura divina, perfetta, aurea e perciò la identità essenziale attuale con l'Essere divino, Ivpiter, da cui quindi discende immediatamente senza alterila o occultamento di sorta.
L'itinerario di Enea è perciò un itinerario verticale, solare e apollineo, centrato sulla genialità celeste e sulla virilità ascendente che operano un'attualizzazione della natura divina in quella umana. Enea è sempre al di sopra della limitazione della psiche e della natura tellurica dell'uomo, non ha verso il Dio alcuna posizione di alterila o di passività effettive, unisce nella medesima intelligenza di sé, l'identità divina sovraindividuale e l'azione provvidenziale individuale, perciò offre alla sua genia questo modello.
Infatti, Enea evita la discesa agli Inferi e grazie alla elezione, indicata dal ramo d'oro che reca con sé nel viaggio ad Ade, segue la via diretta, regale, solare, divina all'Elisio, per giungere dapprima alla vetta dell'Elisio e, poi, all'Empireo, gettando lo sguardo oltre il Cielo, oltre il Divino. Infatti, la porta di Dite è da Enea sigillata proprio col ramo d'oro, egli fissa quindi la forma della via che si addice ai Patrizi dello spirito, ai Romani Italiani, a coloro i quali conservano la luce divina delle origini attualmente nel loro animvs, a coloro i quali hanno una elezione natale specifica, una virilità, nobiltà innata, che non si è occultata in tutta la linea di sviluppo della loro stirpe e che non si è corrotta nemmeno nella continuità del sangue. I Romani Italiani veri esprimono quindi una divinità innata e procedono ad attualizzare la pienezza di tale divinità direttamente senza soluzione di continuità. Per i Romani Italiani in cui tale natura divina si è resa latente, è necessario passare attraverso la dignificazione virile dell'Animvs, come descritto nei primi cinque libri del poema, affinchè l'accesso e la via all'Elisio segua la via regale maestra.
VI.3. L'Eneide, poema sacro degli Italiani
L'Eneide è per il popolo Romano-Italiano la scrittura sacra per eccellenza, essa svolge ciò che la Bhagavad Gita o i Veda svolgono per gli Hindù, il Corano per i Musulmani, il Vangelo per i Cristiani, e così via. L'Eneide ha allo stesso tempo la struttura dei poemi mitici, epici, nazionali, civili e morali e quella del poema universale di scienza divina eterna, di storia sacra universale. Essa traccia il Fato della stirpe divina Eneade-Romano-Italiana, la sua missione universale assoluta. Il Vate di Roma fissa nell'Emide il Fato dell'Urbe e del Popolo Divino, la loro dimensione eterna, la loro identità e gli elementi della loro missione finale, la misura divina della loro azione.
Se si vogliono ordinare in modo sommario i principali contenuti sacri del poema, possiamo indicarli come segue:
- La sintesi della Sapienza Eterna.
- Le origini metafisiche del reale, del mondo, dell'umanità e del loro fine.
- Il mistero della Regalità Divina Eterna e della Regalità Divina Primordiale, il mistero della Traslatio Imperii.
- I cicli cosmici e la escatologia universale, il mistero della palingenesi Regale Divina, il mistero dell'Età Aurea.
- Gli stati dell'Essere e dei mondi divini, semidivini e umani.
- Le origini favolose del Popolo Romano Italiano e l'assimilazione del suo principio al Principio Divino Supremo del Reale.
- Le origini auree del nostro Genvs, le stirpi divine dei Re e le vicende sacre dei cicli Italici fino a Enea.
- Il mistero della diaspora degli Italici e del loro ricongiungimento in Enea,
prefigurazione della missione universale romana.
- Il mistero della divinizzazione imperiale e regale della Romanità in Augusto, la palingenesi universale e la glorificazione del mondo, il ristabilimento del Regnvm Apollinis. La forma del Divino e degli Dei quale essenza geniale dei Romani Italiani.
- La forma del Genio originale Italico.
- La forma paradigmatica della Persona Regale Divina Romano-Italiana, Enea, quale Persona Universale Suprema.
- La forma paradigmatica del Popolo Regale Divino Romano Italiano.
- La forma paradigmatica della Città Regale Divina Roma.
- Il mistero della Terra Patria Roma-Italia.
- Il mistero del Sermo Patrio Latino.
- La via della Pietas Patria.
- Il mistero della Religione Romana Italiana.
- Il mistero della via religiosa-civile romana Italiana.
- La divinizzazione regale nella via religiosa romana Italiana, gli stati disiaci e l'apoteosi.
- La missione universale di Impero Divino Romano-Italiano, l'azione provvidenziale perfetta.
- Il mistero Augusteo e della pax Avgvsta, il mistero della restaurazione Romana e della Fenice.
- La somma delle conoscenze dello Ivs Divinvm et hvmanvm e dei culti religiosi fondamentali. La pienezza della Scienza Divina universale.
- La somma della scienza apollinea e in particolare della scienza arcana pitagorica integrale.
Questa sintetica e affatto completa descrizione dei principiali contenuti dell'Eneide è sufficiente a mostrarne la maestà, la divinità, la profondità, l'importanza unica e assoluta per il Popolo Romano-Italiano, per la missione che esso deve svolgere nell'umanità, per l'umanità intera. In tale poema, il nostro popolo ha riposto magistralmente e divinamente la sua misura eterna, la sua forma essenziale e la sua identità. Esso non può trarre riferimento da altro, non può riferirsi alle scritture giudaiche, cristiane o musulmane, alla Bibbia né al Corano, ma neanche ai Veda o alle scritture di altri popoli. Per quanto riguarda l'Iliade e l'Odissea, sono scritture che trattano di vicende che s'intrecciano con l'Epos Italico, perciò occorre tenere in considerazione in maniera indiretta, esse trattano di vicende e popoli strettamente connessi al nostro, aventi una storia che alle origini è collegata strettamente con la nostra storia sacra, a seguito delle vicende generate nelle terre greche dalla migrazione degli antichi Italici. Inoltre nell'Iliade si conserva il mistero di Troia e si tratta delle condizioni della sua traslatio in Roma.
Nell'Eneide sono presenti due piani, due dimensioni religiose: quella relativa alla nostra storia sacra e alla forma del nostro popolo Romano-Italiano, alla sua originalità, e quella relativa all'elevazione metastorica universale delle medesime vicende, elevazione che le connette all'economia totale delle religioni e dei popoli presso i quali la Genia, di cui si tratta nel poema, deve svolgere fatalmente una missione assoluta di Impero. Dunque nel Poema è presente una unità inscindibile del dominio universale ed eterno e del dominio particolare nazionale e storico, essi sono mirabilmente composti, trasfigurando il dato particolare sempre nell'universale, l'individuale nell'assoluto trascendente, rivelando quella caratteristica unica del popolo Romano-Italiano, quale popolo nazionale e sovrannazionale ad un tempo.
Dunque, VEmide è la forma scritturale del Genio e del Fato Italiano, principio di riferimento per la custodia dell'identità religiosa del nostro popolo e delle nostre persone. Questo fu l'intendimento e la volontà di Virgilio, egli volle fondare stabilmente con la sua opera l'idea eterna della Patria Roma-Italia, del suo Genvs, volle radicare i Romani Italiani nella certezza del loro Fato, volle cantare l'energia divina dell'Amor di Patria di Enea, la sua metadivina Pietas Patria, Pietas Fati, definendolo per sempre come il modello esemplare del Romano-Italiano, consegnandolo alla perpetuità della posterità. Egli volle il Popolo Romano-Italiano memore della sua origine divina nella perpetuità, della sua missione universale di Pace Assoluta, Augusta e Romana, volle che fosse sempre fedele a questo modello e a questo decreto divino, non deviasse mai nei secoli da tutto ciò, affinchè nel mondo potesse regnare la perfezione aurea del Regnvm Apollinis. Fu così che il divino Augusto volle fissare l'opera di Virgilio, fu così che egli la volle salva, perché fosse evidente in perpetuo il suo valore assoluto per la salvezza del Popolo Romano-Italiano e del mondo, nell'Impero Divino.
Ad essa noi dobbiamo la persistenza sensibile della memoria sacra del nostro Popolo e dell'Impero Divino nei secoli, dobbiamo ogni pietà al suo autore che costituisce il Pontefice Divino Massimo che unisce la dimensione eterna dei Divini Padri e della Patria alle vicende storiche del nostro popolo, popolo che può continuare a svolgere la sua militanza regale divina grazie a tale riferimento. Noi Romani Italiani, chiamati a essere Signori del Mondo, a "regere Imperio popvlos", dobbiamo recuperare integralmente lo spirito del poema, il nostro spirito, il nostro genio, la nostra dignità attraverso un'adesione integrale al cuore dell'Eneide, allo spirito di Enea, affinchè il nostro immutabile Fatvmm si compia perfettamente e l'umanità ne sia massimamente beneficiata, glorificata dall'esercizio della nostra arte suprema, l'Impero Divino.
Questo nostro Fato è unico, originale, immodifìcabile, si discosta dal Fato di tutti gli altri popoli e tutte le altre religioni, in taluni casi, ne costituisce proprio un'opposizione in quanto prevede un'opera "sine vllo descrimine" per l'unificazione trascendente delle civiltà, eliminante ogni genere di "fastidivm", di discriminazione, razziale, nazionale, politica e religiosa, integrando e conservando tali cose anagogicamente verso il Ciclo. L'opera divina del Popolo Romano Italiano si erge nel debellare quanti operano per escludere e sopraffare nazioni e religioni eliminandole, quanti, escludendo, sopraffanno superbamente ostentando protervia, quanti calpestano lo Ivs divinvm e attentano alla Pace Divina trascendente e alla libertas inerente.
VI.4. L Emide: i fondamenti eterni dell'identità, della Religione, del Fato dei Romani Italiani.
Nel poema sacro è possibile individuare due ordini di riferimenti: un ordine essenziale, assoluto, universale, connesso alla funzione primaria di Roma e un ordine contingente che deriva da quello e riconnette a quello, ove la struttura di tutta la religione patria poggia e su cui ogni Italiano ha la misura immediata di azione, l'elemento mediatore al piano assoluto.
Nel primo ordine troviamo la definizione della Persona Universale, del Popolo Universale, della Città Universale.
Il tema della Persona Universale perfetta è centrato su Enea, in esso si realizza la Persona Divina e umana nella pienezza dell'Essere puro, egli esprime allo stesso tempo la perfezione della Persona Universale in Sé e della Persona Universale in riferimento a un dato Genvs, globalmente la Persona Universale, nel compimento della missione universale integrale.
Dato che Enea esprime la pienezza della Regalità Divina in tutti i suoi modi, il Genvs di cui è principio, sarà un Genvs Divino Regale perfetto. Enea, oltre a svolgere la funzione della figura divina assoluta della Religione Patria, come è presente nelle altre tradizioni religiose (si vedano il Buddha, Maometto, Cristo, ecc.), esprime una principialità e una completezza che, oltre a realizzare la Unità Trascendente, conserva la unità integrale immanente nella identità della sua Persona, realizza perciò una Pace trascendente e immanente non duale, compiuta e perfetta, senza esclusioni terrene o divine. Perciò rappresenta il tipo assoluto del Re Divino, chiamato a principio dell'Impero Divino, celeste e terrestre.
Enea unisce in sé il Polo celeste, Evandro, e il Polo terrestre, Latino, li trascende nella pienezza e perfezione delle due nature. Ha un'identità gianuale assoluta e un'azione gioviale assoluta, fatale, perfetta. Nella sua persona vivente, è generato dal sommo Giove, "et mi genvs ab lave svmmo"105, perciò ha sangue divino "sale sangvine divom.. ."106.
La sua natura essenziale è eternamente immutabile, è radice del Fas nell' Olimpo. Egli è la presenza vivente del Fas, la presenza reggente il mondo. Ogni prodigio in lui si concentra in quanto sempre connesso direttamente al Padre al quale è infine destinato ".. .egoposcor Olympó"101. La sua formazione non è che la descrizione della dignificazione regale e divina della persona, la quale fa coincidere la sua presenza divina vivente con la sua natura eterna, un passaggio dalla potenza ali ' atto perfetto che attualizza tutte le potenze divine nella vita umana, unificando l'atto delle due nature. L'itinerario di Enea, perfetto, risolutivo e integrante, è il paradigma dell'itinerario solare, apollineo, romano, centrato sulla parte divina della persona vivente, parte attuale a causa della diretta discendenza divina. Tale qualità è propria del Genvs divino stesso e della stirpe nella quale si continua. In essa non è presente alcuna soluzione di continuità rispetto allo status perfetto primordiale, regale e divino, essa non reca in sé alcun "peccato originale", ma mantiene piuttosto attiva e consapevole la sua natura divina, perfetta, aurea e perciò la identità essenziale attuale con l'Essere divino, Ivpiter, da cui quindi discende immediatamente senza alterila o occultamento di sorta.
L'itinerario di Enea è perciò un itinerario verticale, solare e apollineo, centrato sulla genialità celeste e sulla virilità ascendente che operano un'attualizzazione della natura divina in quella umana. Enea è sempre al di sopra della limitazione della psiche e della natura tellurica dell'uomo, non ha verso il Dio alcuna posizione di alterila o di passività effettive, unisce nella medesima intelligenza di sé, l'identità divina sovraindividuale e l'azione provvidenziale individuale, perciò offre alla sua genia questo modello.
Infatti, Enea evita la discesa agli Inferi e grazie alla elezione, indicata dal ramo d'oro che reca con sé nel viaggio ad Ade, segue la via diretta, regale, solare, divina all'Elisio, per giungere dapprima alla vetta dell'Elisio e, poi, all'Empireo, gettando lo sguardo oltre il Cielo, oltre il Divino. Infatti, la porta di Dite è da Enea sigillata proprio col ramo d'oro, egli fissa quindi la forma della via che si addice ai Patrizi dello spirito, ai Romani Italiani, a coloro i quali conservano la luce divina delle origini attualmente nel loro animvs, a coloro i quali hanno una elezione natale specifica, una virilità, nobiltà innata, che non si è occultata in tutta la linea di sviluppo della loro stirpe e che non si è corrotta nemmeno nella continuità del sangue. I Romani Italiani veri esprimono quindi una divinità innata e procedono ad attualizzare la pienezza di tale divinità direttamente senza soluzione di continuità. Per i Romani Italiani in cui tale natura divina si è resa latente, è necessario passare attraverso la dignificazione virile dell'Animvs, come descritto nei primi cinque libri del poema, affinchè l'accesso e la via all'Elisio segua la via regale maestra.