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VI.3. L'Eneide, poema sacro degli Italiani
L'Eneide è per il popolo Romano-Italiano la scrittura sacra per eccellenza, essa svolge ciò che la Bhagavad Gita o i Veda svolgono per gli Hindù, il Corano per i Musulmani, il Vangelo per i Cristiani, e così via. L'Eneide ha allo stesso tempo la struttura dei poemi mitici, epici, nazionali, civili e morali e quella del poema universale di scienza divina eterna, di storia sacra universale. Essa traccia il Fato della stirpe divina Eneade-Romano-Italiana, la sua missione universale assoluta. Il Vate di Roma fissa nell'Emide il Fato dell'Urbe e del Popolo Divino, la loro dimensione eterna, la loro identità e gli elementi della loro missione finale, la misura divina della loro azione.

Se si vogliono ordinare in modo sommario i principali contenuti sacri del poema, possiamo indicarli come segue:
- La sintesi della Sapienza Eterna.
- Le origini metafisiche del reale, del mondo, dell'umanità e del loro fine.
- Il mistero della Regalità Divina Eterna e della Regalità Divina Primordiale, il mistero della Traslatio Imperii.
- I cicli cosmici e la escatologia universale, il mistero della palingenesi Regale Divina, il mistero dell'Età Aurea.
- Gli stati dell'Essere e dei mondi divini, semidivini e umani.
- Le origini favolose del Popolo Romano Italiano e l'assimilazione del suo principio al Principio Divino Supremo del Reale.
- Le origini auree del nostro Genvs, le stirpi divine dei Re e le vicende sacre dei cicli Italici fino a Enea.
- Il mistero della diaspora degli Italici e del loro ricongiungimento in Enea,
prefigurazione della missione universale romana.
- Il mistero della divinizzazione imperiale e regale della Romanità in Augusto, la palingenesi universale e la glorificazione del mondo, il ristabilimento del Regnvm Apollinis. La forma del Divino e degli Dei quale essenza geniale dei Romani Italiani.
- La forma del Genio originale Italico.
- La forma paradigmatica della Persona Regale Divina Romano-Italiana, Enea, quale Persona Universale Suprema.
- La forma paradigmatica del Popolo Regale Divino Romano Italiano.
- La forma paradigmatica della Città Regale Divina Roma.
- Il mistero della Terra Patria Roma-Italia.
- Il mistero del Sermo Patrio Latino.
- La via della Pietas Patria.
- Il mistero della Religione Romana Italiana.
- Il mistero della via religiosa-civile romana Italiana.
- La divinizzazione regale nella via religiosa romana Italiana, gli stati disiaci e l'apoteosi.
- La missione universale di Impero Divino Romano-Italiano, l'azione provvidenziale perfetta.
- Il mistero Augusteo e della pax Avgvsta, il mistero della restaurazione Romana e della Fenice.
- La somma delle conoscenze dello Ivs Divinvm et hvmanvm e dei culti religiosi fondamentali. La pienezza della Scienza Divina universale.
- La somma della scienza apollinea e in particolare della scienza arcana pitagorica integrale.

Questa sintetica e affatto completa descrizione dei principiali contenuti dell'Eneide è sufficiente a mostrarne la maestà, la divinità, la profondità, l'importanza unica e assoluta per il Popolo Romano-Italiano, per la missione che esso deve svolgere nell'umanità, per l'umanità intera. In tale poema, il nostro popolo ha riposto magistralmente e divinamente la sua misura eterna, la sua forma essenziale e la sua identità. Esso non può trarre riferimento da altro, non può riferirsi alle scritture giudaiche, cristiane o musulmane, alla Bibbia né al Corano, ma neanche ai Veda o alle scritture di altri popoli. Per quanto riguarda l'Iliade e l'Odissea, sono scritture che trattano di vicende che s'intrecciano con l'Epos Italico, perciò occorre tenere in considerazione in maniera indiretta, esse trattano di vicende e popoli strettamente connessi al nostro, aventi una storia che alle origini è collegata strettamente con la nostra storia sacra, a seguito delle vicende generate nelle terre greche dalla migrazione degli antichi Italici. Inoltre nell'Iliade si conserva il mistero di Troia e si tratta delle condizioni della sua traslatio in Roma.

Nell'Eneide sono presenti due piani, due dimensioni religiose: quella relativa alla nostra storia sacra e alla forma del nostro popolo Romano-Italiano, alla sua originalità, e quella relativa all'elevazione metastorica universale delle medesime vicende, elevazione che le connette all'economia totale delle religioni e dei popoli presso i quali la Genia, di cui si tratta nel poema, deve svolgere fatalmente una missione assoluta di Impero. Dunque nel Poema è presente una unità inscindibile del dominio universale ed eterno e del dominio particolare nazionale e storico, essi sono mirabilmente composti, trasfigurando il dato particolare sempre nell'universale, l'individuale nell'assoluto trascendente, rivelando quella caratteristica unica del popolo Romano-Italiano, quale popolo nazionale e sovrannazionale ad un tempo.

Dunque, VEmide è la forma scritturale del Genio e del Fato Italiano, principio di riferimento per la custodia dell'identità religiosa del nostro popolo e delle nostre persone. Questo fu l'intendimento e la volontà di Virgilio, egli volle fondare stabilmente con la sua opera l'idea eterna della Patria Roma-Italia, del suo Genvs, volle radicare i Romani Italiani nella certezza del loro Fato, volle cantare l'energia divina dell'Amor di Patria di Enea, la sua metadivina Pietas Patria, Pietas Fati, definendolo per sempre come il modello esemplare del Romano-Italiano, consegnandolo alla perpetuità della posterità. Egli volle il Popolo Romano-Italiano memore della sua origine divina nella perpetuità, della sua missione universale di Pace Assoluta, Augusta e Romana, volle che fosse sempre fedele a questo modello e a questo decreto divino, non deviasse mai nei secoli da tutto ciò, affinchè nel mondo potesse regnare la perfezione aurea del Regnvm Apollinis. Fu così che il divino Augusto volle fissare l'opera di Virgilio, fu così che egli la volle salva, perché fosse evidente in perpetuo il suo valore assoluto per la salvezza del Popolo Romano-Italiano e del mondo, nell'Impero Divino.

Ad essa noi dobbiamo la persistenza sensibile della memoria sacra del nostro Popolo e dell'Impero Divino nei secoli, dobbiamo ogni pietà al suo autore che costituisce il Pontefice Divino Massimo che unisce la dimensione eterna dei Divini Padri e della Patria alle vicende storiche del nostro popolo, popolo che può continuare a svolgere la sua militanza regale divina grazie a tale riferimento. Noi Romani Italiani, chiamati a essere Signori del Mondo, a "regere Imperio popvlos", dobbiamo recuperare integralmente lo spirito del poema, il nostro spirito, il nostro genio, la nostra dignità attraverso un'adesione integrale al cuore dell'Eneide, allo spirito di Enea, affinchè il nostro immutabile Fatvmm si compia perfettamente e l'umanità ne sia massimamente beneficiata, glorificata dall'esercizio della nostra arte suprema, l'Impero Divino.
Questo nostro Fato è unico, originale, immodifìcabile, si discosta dal Fato di tutti gli altri popoli e tutte le altre religioni, in taluni casi, ne costituisce proprio un'opposizione in quanto prevede un'opera "sine vllo descrimine" per l'unificazione trascendente delle civiltà, eliminante ogni genere di "fastidivm", di discriminazione, razziale, nazionale, politica e religiosa, integrando e conservando tali cose anagogicamente verso il Ciclo. L'opera divina del Popolo Romano Italiano si erge nel debellare quanti operano per escludere e sopraffare nazioni e religioni eliminandole, quanti, escludendo, sopraffanno superbamente ostentando protervia, quanti calpestano lo Ivs divinvm e attentano alla Pace Divina trascendente e alla libertas inerente.
VI.4. L Emide: i fondamenti eterni dell'identità, della Religione, del Fato dei Romani Italiani.

Nel poema sacro è possibile individuare due ordini di riferimenti: un ordine essenziale, assoluto, universale, connesso alla funzione primaria di Roma e un ordine contingente che deriva da quello e riconnette a quello, ove la struttura di tutta la religione patria poggia e su cui ogni Italiano ha la misura immediata di azione, l'elemento mediatore al piano assoluto.
Nel primo ordine troviamo la definizione della Persona Universale, del Popolo Universale, della Città Universale.
Il tema della Persona Universale perfetta è centrato su Enea, in esso si realizza la Persona Divina e umana nella pienezza dell'Essere puro, egli esprime allo stesso tempo la perfezione della Persona Universale in Sé e della Persona Universale in riferimento a un dato Genvs, globalmente la Persona Universale, nel compimento della missione universale integrale.
Dato che Enea esprime la pienezza della Regalità Divina in tutti i suoi modi, il Genvs di cui è principio, sarà un Genvs Divino Regale perfetto. Enea, oltre a svolgere la funzione della figura divina assoluta della Religione Patria, come è presente nelle altre tradizioni religiose (si vedano il Buddha, Maometto, Cristo, ecc.), esprime una principialità e una completezza che, oltre a realizzare la Unità Trascendente, conserva la unità integrale immanente nella identità della sua Persona, realizza perciò una Pace trascendente e immanente non duale, compiuta e perfetta, senza esclusioni terrene o divine. Perciò rappresenta il tipo assoluto del Re Divino, chiamato a principio dell'Impero Divino, celeste e terrestre.
Enea unisce in sé il Polo celeste, Evandro, e il Polo terrestre, Latino, li trascende nella pienezza e perfezione delle due nature. Ha un'identità gianuale assoluta e un'azione gioviale assoluta, fatale, perfetta. Nella sua persona vivente, è generato dal sommo Giove, "et mi genvs ab lave svmmo"105, perciò ha sangue divino "sale sangvine divom.. ."106.
La sua natura essenziale è eternamente immutabile, è radice del Fas nell' Olimpo. Egli è la presenza vivente del Fas, la presenza reggente il mondo. Ogni prodigio in lui si concentra in quanto sempre connesso direttamente al Padre al quale è infine destinato ".. .egoposcor Olympó"101. La sua formazione non è che la descrizione della dignificazione regale e divina della persona, la quale fa coincidere la sua presenza divina vivente con la sua natura eterna, un passaggio dalla potenza ali ' atto perfetto che attualizza tutte le potenze divine nella vita umana, unificando l'atto delle due nature. L'itinerario di Enea, perfetto, risolutivo e integrante, è il paradigma dell'itinerario solare, apollineo, romano, centrato sulla parte divina della persona vivente, parte attuale a causa della diretta discendenza divina. Tale qualità è propria del Genvs divino stesso e della stirpe nella quale si continua. In essa non è presente alcuna soluzione di continuità rispetto allo status perfetto primordiale, regale e divino, essa non reca in sé alcun "peccato originale", ma mantiene piuttosto attiva e consapevole la sua natura divina, perfetta, aurea e perciò la identità essenziale attuale con l'Essere divino, Ivpiter, da cui quindi discende immediatamente senza alterila o occultamento di sorta.

L'itinerario di Enea è perciò un itinerario verticale, solare e apollineo, centrato sulla genialità celeste e sulla virilità ascendente che operano un'attualizzazione della natura divina in quella umana. Enea è sempre al di sopra della limitazione della psiche e della natura tellurica dell'uomo, non ha verso il Dio alcuna posizione di alterila o di passività effettive, unisce nella medesima intelligenza di sé, l'identità divina sovraindividuale e l'azione provvidenziale individuale, perciò offre alla sua genia questo modello.
Infatti, Enea evita la discesa agli Inferi e grazie alla elezione, indicata dal ramo d'oro che reca con sé nel viaggio ad Ade, segue la via diretta, regale, solare, divina all'Elisio, per giungere dapprima alla vetta dell'Elisio e, poi, all'Empireo, gettando lo sguardo oltre il Cielo, oltre il Divino. Infatti, la porta di Dite è da Enea sigillata proprio col ramo d'oro, egli fissa quindi la forma della via che si addice ai Patrizi dello spirito, ai Romani Italiani, a coloro i quali conservano la luce divina delle origini attualmente nel loro animvs, a coloro i quali hanno una elezione natale specifica, una virilità, nobiltà innata, che non si è occultata in tutta la linea di sviluppo della loro stirpe e che non si è corrotta nemmeno nella continuità del sangue. I Romani Italiani veri esprimono quindi una divinità innata e procedono ad attualizzare la pienezza di tale divinità direttamente senza soluzione di continuità. Per i Romani Italiani in cui tale natura divina si è resa latente, è necessario passare attraverso la dignificazione virile dell'Animvs, come descritto nei primi cinque libri del poema, affinchè l'accesso e la via all'Elisio segua la via regale maestra.

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seconda parte


Enea è la forma assoluta della persona del nostro Genvs Romanvs, quindi, in senso personale e vivente, indica il carattere geniale della nostra elezione, così come lo indica indirettamente il carattere ario delle tradizioni Hindù o Persiana.
In tali forme divine, l'oro delle origini non è da fare, ma da svelare, attualizzare pienamente a partire dalla presenza del Marte solare, il quale, una volta elevato nel Cielo Gioviale, è poi esaltato nell'Oro Saturnio. La persona del Vìr Romanvs originale, possedeva questa qualità marziale-romulea attuale e diretta.
L'itinerario essenziale di Enea svolge la sua "realizzazione ascendente" durante i primi sei libri del poema, senza necessità alcuna di mortificazione-morte e risurrezione, Enea compie un itinerario continuo e ininterrotto, un itinerario apollineo, senza soluzione di continuità. L'umanità non è mortificata, ma fin dal principio è regolata, dominata da un principio superiore sovraumano che la riduce alla sua natura, divinizzandola. È un processo virile e divino attivo, mostrante la modalità religiosa propria del patriziato spirituale, della dimensione superiore della persona. Tale processo di solarizzazione apollinea è continuato finché ogni terrestrità-umanità e lunarità-psichicità sono risolte, finché ogni fuoco fatuo è estinto; tutto si svolge senza travagli psichici, perché il processo poggia sull'animvs solare, è dominato sempre dalla presenza sovrana dell'Essere egemonico, presenza continua e vigile, tutto l'iter è governato dalle facoltà superiori intellettive-volitive, lucide e agenti. Tale ascensione, senza mortificazione, avviene in un crescendo continuo di favore divino, senza interruzione, vi è piena unificazione al potere infuso dall'Anima del Mondo, dalla Madre Divina Venere, dispensatrice della Venia divina fino al compimento.

Enea invoca Apollo Sole, si appresta ad attualizzare e svelare la sua natura pienamente, nella sua Persona e nel Mondo, il suo itinerario è sempre un itinerario attivo e dominatore, regale e imperiale, egli non prega mai nel senso usuale del termine, segue la traccia che Virgilio fissa, "Desine Fata Devm flecti sperare precando", Egli non è anima orante, ma animvs regale sovrano, ardente di azione virile, eroica, solare, non si esprime nella preghiera lunare, nella ricettività, nella passività, nella psichicità, non vive l'alterità con il Dio, ma fonda sull'unità, sull'immedesimazione continua con l'Essere, nell'Essere; il Regno Divino è conquistato attivamente, la forza divina è dominata, non è ricevuta da altro. Fermo in una posizione centrale, verticale, solare, apollinea, Enea sale dunque direttamente al Cielo, tenendo la destra lungo l'Eliso, non scende a sinistra, agli Inferi, percorre la via diretta solare ai Campi Elisi ed evita quindi la sinistra, lunare. Sale fino al padre Anchise-Ivpiter e poi si sporge oltre il Cielo, superando anche il vertice del mondo divino. Tale ascensione glorificante attualizza perfettamente la Regalità Divina Principiale nell'Animvs eroico, la quale, fissata, sancisce in Enea la sua funzione universale, fatale di Imperivm, nella radice del Fatvm stesso con il quale Enea si identifica. Figura perfetta del Romano-Italiano
in sé, maestà gioviale e bellezza, sapienza apollinea totale, in Lui tutti gli Arcana Arcanorvm et Fatorvm sono svelati e compiuti, la pienezza dell'Imperivm è posseduta, l'animvs eroico divinità immanente, attualizza pienamente la divinità trascendente nella identità d'Impero.
Ma la sola ascesa al culmine della gloria e della maestà divina non realizza pienamente la Persona Totale, occorre la discesa integratrice, glorificante, che risolve completamente ogni dualità, terrestrità in ogni piano dell'Essere, che divinizza il divenire sospendendolo nell'eterno e fa in modo che del divino, della sua maestà gloriosa, tutto sia pieno.
Dunque, l'Imperatore Divino Assoluto Augusto "discende", facendo salire a sé ogni cosa, l'umanità e il mondo vengono così glorificati e completamente rigenerati nella divinità. Tutte le cose realizzano nella palingenesi Augusta, in tale compimento della Grande Opera Aurea, la loro maestà divina, attualmente e attivamente, concretamente. Nella forma stessa della Legge eterna e della Città Divina, Roma, tinge di oro e di rosso ogni cosa attraverso l'assimilazione ad essa di ogni Regno, di ogni ordine dell'Essere. L'irraggiamento totale del Bene Divino, l'immensa Maiestas Romana è l'attualizzazione della realtà polare trascendente nel mondo, attualizzazione che fissa il mondo nell'Essere Divino. Tale teofania regale divina sarà realizzata pienamente nell'Augusto Imperatore e nel Dìvinvm Imperivm Romanvm, il quale ha esteso l'immensa Maiestas Romana, attraverso rimperivm Maivs et Infìnitvm a tutto l'Orbe celeste e terrestre, Divinvm et hvmanvm.

Questa discesa regalizzante e purificante, finalizzata a estendere lo Ivs aeternvm a tutto il mondo, è descritta nella seconda metà del poema sacro, che si compie con la purificazione totale di ogni opposizione e residuo alla discesa dello Spirito divino di Enea, che unifica nella Pace Perfetta ogni molteplicità, nella persona, nei popoli, nelle civiltà, nel mondo. Enea è dunque allo stesso tempo la perfezione della Persona Romana Italiana e della Persona Universale, da lui discende la Genia perfetta, misurata dalla sua essenza. Enea è il principio unitario, il Genivs principiale eterno del Popolo Divino Perfetto, gli Eneadi, costituenti il Popvlvs Romanvs Qvirites:
Ora ti svelerò con parole quale gloria si riserbi
alla prole dardania, quali discendenti dall'Italica
gente siano sul punto di sorgere, anime illustri
e che formeranno la nostra gloria, e ti ammaestrerò sul tuo fato.108
La genia che discenderà da Enea è indicata e tracciata fatalmente. Essa si svolgerà fino a Romolo, fondatore di una Città divina che unirà in sé l'estensione orizzontale del divenire, la terra, e quella verticale dell'Essere, del Ciclo Olimpico, Città Universale Totale. Il suo animo sarà identico allo stesso Olimpo:
Ecco, figlio, coi suoi auspici la gloriosa Roma uguaglierà il suo dominio alla superficie della terra e il suo spirito all'Olimpo, e unica cingerà di mura i sette colli, feconda di una stirpe di eroi \felixprole virvm].

I Romani sono definiti felix prole virvm, esseri di natura felice e virile come il Sole, questa Gente Romana è la Gente di Enea:
Ora volgi qui gli occhi, esamina questa gente dei tuoi Romani. Qui è Cesare e tutta la progenie di lulo che verrà sotto l'ampia volta del ciclo.110
Questa stirpe divina, questo Genvs dell'aquila, del potere divino attivo, diretta discendenza di Ivpiter, si compie in Augusto:
Questo il vir che spesso ti senti promettere,
l'Augusto Cesare figlio del Divo, che fonderà
di nuovo il secolo d'oro nel Lazio per i campi
regnati un tempo da Saturno; estenderà l'Impero sui Garamanti e sugli Indi,
sulla terra che giace oltre le stelle,
oltre le vie dell'anno e del Sole, dove Atlante, portatore del Ciclo,
volge sull'omero la volta trapunta di stelle lucenti.111
Augusto restaurerà il secolo aureo ed estenderà il suo Impero Assoluto fino al luogo che sta oltre le stelle, oltre l'anno e il sole, laddove sta Alias, il Polo reggente tutte le sfere, perciò l'Impero Divino Romano non sarà affatto solo un Impero terrestre come si vuole far credere, bensì un Impero Totale, terrestre e celeste a un tempo, un Impero Polare che supera la dimensione del tempo, le vie dell'anno e del sole, e del cosmo, va oltre le stelle. È una realizzazione dell'Impero dell'Unità e del Principio Assoluto, che realizza la pace sia nell'esteriorità orizzontale del divenire, che nell'esaltazione verticale dell'Essere fino al supremo Polo non duale. Per compiere questa suprema missione occorre una stirpe "generata dal Dio Sommo e genitrice di Dei", come è definita la stirpe di Apollo:
Allora per caso nelle regioni eteree, Apollo crinito vedeva dall'alto le schiere ausonie e la città, seduto su una nube, e parla così al vittorioso lulo: "Viva il tuo nuovo valore, fanciullo; così si giunge agli astri, o generato da Dei e destinato a generare Dei. Giustamente tutte le guerre future si placheranno per fato sotto la stirpe di Assaraco. Troia non ti basta."

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La stirpe di lulo esprimerà queste qualità nello spirito e nel sangue, in una Città, in una Terra, in una Patria, in una Lingua con le medesime caratteristiche polari. Questa Genia erediterà la qualità perfetta di Enea ed eserciterà l'Impero Divino Totale, in quanto Imperivm melioris, l'Imperio dovuto ad una qualificazione principiale unica fra tutte le genie, la presenza della qualità polare, regale, divina pienamente attuale. Tale stirpe agirà nel mondo con la potenza divina costruttiva e civilizzatrice, atta a instaurare la Città Divina unitaria in tutto l'Orbe, questa la Genia recante la toga, la perfezione della circolarità celeste, essa agirà come una teofania permanente che glorifica il mondo e lo satura della maestà divina con la sua presenza e la sua arte d'Impero. L'azione che essa svolge è dal Cielo alla Terra, dalla Natura Divina all'umana, è azione formante e misurante, imponente ordine e legge, bellezza e misura alla materia del mondo. Questa Genia è una Genia metafisica che si concretizza in un sangue e in una terra polari, essa vive sempre nel memento imperii, senza soluzione di continuità, secondo la qualità polare dell'Essere. Essa conosce esclusivamente la magnitvdo animi, non conosce la miseria dell'esistenza creaturale umana né mai fa emergere in sé tale dimensione, la terra e l'umano sono sempre sovrastati e dominati dall'alto dello Spirito Regale. Essa, Genia sovrana, tutto dall'alto conduce e tutto verso l'alto eleva con una signoria e una gravita che sono caratteristiche precipue e uniche della maestà della regalità divina, così come la quiete olimpica è la centralità incrollabile dell'Essere Puro. Questa forma è la forma del Genio essenziale puro, apollineo, del nostro Popolo Romano-Italiano, Popolo dell'aquila di fuoco divino che sormonta ogni cosa dall'alto e rimane in alto nel cielo, dominando ogni cosa con la sua visione totale. Come l'aquila risiede nelle cime più alte, così la stirpe patria, Genvs primvs, puro, in esso sta la perfezione paradigmatica invariabile delle virtù o potenze divine, lapietas e lafides sono la presenza dell'unità dell'Essere legante nella Pace il reale.

Genvs sovrano e libero, autarchico e autonomo, recante il Principio trascendente, Genia delle genie, chiamata a convocare all'Unità suprema, attraverso la sua Arte suprema, l'Impero, tutte le Genti e le Religioni:
Foggeranno altri con maggiore eleganza spirante bronzo,
credo di certo, e trarranno dal marmo vivi volti,
patrocineranno meglio le cause, e seguiranno con il compasso
i percorsi del cielo e prediranno il corso degli astri:
tu ricorda, o romano, di dominare le genti;
queste saranno le tue arti, stabilire norme alla pace,
risparmiare i sottomessi e debellare i superbi.

Questa Genia sarà assunta alle stelle supreme e oltre le stelle, nella pienezza Augusta, attuando il suo Fatvm, essa, attualizzando ì'Imperivm nel mondo, attualizza Ylmperivm in sé, in una coincidenza metafisica assoluta, dell'interno-esterno, del celeste-terrestre. Essa darà al mondo Roma, la Città Divina Eterna, renderà il mondo stesso il Mondo Divino. Gli Dei stessi saranno attualizzati nella Città degli Dei, nell'Orbe divino. Contrariamente a ciò che ogni plagio successivo di parte cristiana ha teso a far credere, Roma non è mai la città terrena limitata alla giustizia terrena, come l'Impero non è mai limitato all'umana dimensione e al "Paradiso terrestre".

Dice Virgilio:
Vi è una città che chiamano Roma. Io, stolto, o Melibeo,
la credetti simile alla nostra, dove noi pastori
usiamo avviare la tenera prole del gregge:
così conoscevo i cuccioli simili a cani, i capretti
alle madri; così solevo paragonare il piccolo al grande.
Ma questa città sollevò tanto il capo tra le altre,
quanto sogliono i cipressi tra i molli viburni."4

Su questo passo, Servio, nel suo commento, insiste sulla stoltizia di chi confonde le cose divine con quelle umane:

.. .nvlt vrbem Romam non tantvm magnitudine, sed etìam genere differre a cetere civitatibvs et esse velvt qvendam altervm mvndvm, avt qvoddam caelvm, in qva devm Caesarem vidit.ns
Titiro si ritiene stvltvs a giudicare Roma una città come le altre, si ritiene stolto perché egli paragona il piccolo al grande, ma Servio precisa inoltre che Roma stessa è un mondo a sé, è lo stesso Ciclo nel quale il Dio Cesare è presente. La visione cristiana di Roma è rettificata e capovolta dalle stesse parole autentiche dei Padri Romani. Roma non è paragonabile a nessuna altra città, è lo stesso Polo del Cielo, la stessa Città Eterna metadivina concretizzata gloriosamente sulla terra, luogo divino privilegiato polare sulla terra, ma niente affatto terrestre. Lì risiede la Genia perfetta dei Romani, nella Città della perfezione che conduce alla perfezione. Roma svolge nei confronti delle altre città quello che svolge il Re nei confronti della sua aristocrazia regale, è la prima inter civitates, regina delle città, eletta dai Fati ad attualizzare la civiltà eterna nella forma della Romanitas, a convocare a tale civiltà metafisica trascendente, popoli e religioni, senza annullarli o assoggettarli.

Il passaggio dall'umanità ordinaria alla Romanitas è il passaggio dall'umano al Divino, nel campo delle religioni o dei popoli sacri, è il passaggio dall'Unità Divina particolare al Principio Supremo di ogni Divinità. Accedere alla Patria Romana è accedere a una dimensione assoluta, alla Patria trascendente, metadivina
all'Unità trascendente di tutte le patrie, Patria delle Patrie concreta sulla terra in un maestoso e glorioso ordinamento civile e religioso, metafisico e rituale, atto a rendere attuale la presenza polare dell'Unità Suprema nella totalità dell'Orbe.
Roma è chiamata a fare dell'umanità una Roma Divina, a permettere l'accesso allo status metafisico perfetto del Romanvs, quale figura assoluta dell'Essere Puro Principiale, Regalità Assoluta metadivina.
Il termine Romanvs ha un'accezione analoga al termine Arya, però il termine Arya ha connotazioni più generali, indica in senso lato l'essere fondato sul principio essenziale della personalità, sul centro ontologico dell'Amarne virile al di sopra della psichicità lunare e della corporeità. L'Arya shakti è la potenza conforme al Sattva, al principio del puro Sat, Essere, intelligenza, luce; essa si oppone alla Mlecchas shakti, la shakti dei barbari, tra cui gli Hindù includono, ad esempio, tutti i popoli semiti e le loro religioni. Tale Shakti è la potenza secondo il Rajas, il principio psichico dell'azione volitiva, amorosa e/o bellica, e del Tamas, della sensualità corporale e umana. Arya è l'essere in cui è attuale il principio trascendente e divino, egli esercita un dominio sovrano solare, quieto e intelligente, non è toccato da psichicità o corporeità, egli non è semplicemente il nobile, è il signore, colui il quale esprime l'attualità dell'Essere Polare Eterno.
Arya Marga è la via del Buddha, la via della pura realizzazione della Buddhità, stato di principialità metafisica assoluta, di Identità Suprema Totale, staccata da ogni commistione dall'alterila psichica umana così come da ogni alterila cosmica e altresì superiore ad ogni dimensione divina.

Il termine Romanvs indica la quintessenza delle qualità arya, in esso è presente la specificazione di una natura avente la capacità, l'arte e l'ufficio di tradurre in atto questo stato metafisico perfetto in un ordine civile e sociale assoluto, nella Romanitas, inoltre, la qualità del Romanvs si esprime anche in un Genvs il cui sangue ha le stesse caratteristiche.
Oltre al valore metafisico assoluto, il Romanvs si concretizza plenariamente nelle istituzioni della Romanitas, di Roma, fisicamente; la cessazione dell'attualizzazione fisica della Romanitas in questi istituti divini non modifica la Romanitas metafisica eterna, dalla quale ogni ordine Romanvs procede sempre e può essere rinnovato o restaurato.
La diffusione della Romanitas è la diffusione di una Cultura Imperiale Trascendente, centrata nella Roma Celeste formatrice, retta da un patriziato di eletti, gli Eneadi-Romani di tipo sovrannazionale e sovrareligioso che si pone al vertice unitario essenziale dell'umanità, senza annullare in alcun modo la molteplicità, le identità religiose e nazionali, anzi tutelandole in Divinis imperialmente, creando unità senza confusione, come l'Intelletto Divino nei confronti dei singoli intelletti.

Il Patriziato Regale Divino Romano e il suo Senato sono la Aristocrazia delle aristocrazie, Aristocrazia allo stesso tempo Regale e Pontificale, la quale fa sussistere l'Unità delle Religioni, delle Nazioni senza confonderle, così come sussistono le divine essenze eterne nell'Unità Divina principiale eterna, così come nel Dio degli Dei sono unificati tutti gli Dei.
La cultura diffusa dalla Romanitas è cultura della Fax Avgvsta et Romana, non è solo una cultura ideale e spirituale sovramondana, non mira a scopi da porre in un tempo a venire, o altrove, non ricerca una Città Divina divisa dalla città terrena, ma opera per la perfetta Concordia, unificazione del Ciclo e della Terra, sempre e comunque, opera in nome dell'Unità non duale.
La cultura della Romanitas è ideale e sensibile ad un tempo, è la struttura operativa metafisica e trascendente deH'Imperivm Divinvm, l'espressione della funzione "pantheonica" di Roma, concretizzata nella edificazione del Pantheon dedicato a tutti gli Dei, è la funzione politico-religiosa trascendente esplicitata nel Tempio di Giano, è la funzione giuridica trascendente espressa nell'Ara Pacis. Tali cose non sono solo simboli o dottrine, ma l'evidente presenza nel mondo della Potenza Divina dell'Unità Suprema di Roma-Rumé, della sua Forza Civilizzatrice Divina, unificante e ordinante, legislatrice, Forza che opera attraverso la diffusione di un modello puro dell'Unità Trascendente a cui è deputata la Reggenza Unificante dell'Orbe. La Forza civilizzatrice divina di Roma si esprime in una persona paradigmatica, il Romanvs, modello archetipico di Rex Ponti/ex, messo di Pace e Giustizia Divine e Universali. Il Romanvs dispone per assegnazione fatale degli strumenti giuridici e religiosi esemplari per attuare una Civiltà Aurea secondo i Fati Divini, col Diritto Sacro, la Lingua, la Cultura, l'Architettura, ecc..., un ordinamento completo, sovrareligioso e sovrannazionale.

La Romanitas realizza la Roma paradigmatica, il compimento della Civiltà, essa, erede diretta del Polo Aureo Supremo nella sua totalità, esprime l'Unità Suprema. Essa riunisce tutte le potenze secondo l'Essere perché è chiamata a fare dell'Urbe un Orbe, affinchè la Pace polare del principio sia attualizzata perfettamente nel cosmo e nell'umanità. Quello che in altre forme religiose è realizzato nella singola persona o nel singolo popolo, Roma lo attualizza immediatamente e attualmente nella totalità della Persona Universale, del Popolo Universale, della Città Universale, includente ogni ordine del reale. Così essa è la realizzazione della Perfetta Salute Universale, Salute Pubblica del Mondo, la sua restituzione alla Quiete Suprema della natura universale dell'Essere:
lile Devm vitam accipiet, Divisive videbit permixtos heroas, et ipse videbitvr illis, pacatvmqve regetpatriis virtvtibvs orbem.m
Il mondo con Roma è reso pieno della Maestà Divina, riceve la vita dagli Dei in Apollo Augusto, presenza totale dell'Empireo pacificante, unificante, rigenerante. Augusto reggerà il mondo intero secondo le virtù patrie, la regalità divina e universale sarà instaurata, la sovranità totale, presenza della Città Divina e della coincidenza metafisica, attualizzata. In Roma sarà la integralità totale dell'Essere:
.. .avspiciis lila inclvta Roma imperivm terris, animos aeqvabit Olympo septemqve vna sibi mvro circvmdabit arces, felix prole virvm.. ,118
Roma attua la pienezza totale del Ciclo e della Terra, il suo animo è identico all'Olimpo e il suo corpo al mondo intero, essa realizza l'unificazione dei Sette nell'unità dell'unica Arce Suprema. In tale passaggio, Virgilio tocca il mistero dei sette poli, dei sette regni, delle sette tradizioni dell'umanità che Roma riunisce nel suo Impero e riunirà definitivamente al compimento del ciclo. Non ci soffermeremo ora su questo mistero profondo, non essendo la sede opportuna, diremo solo che, in Roma, tutti i misteri escatologici si compiono definitivamente nel senso della persona, nel senso dei popoli e delle civiltà, nel senso del cosmo. Questo mistero finale è unito al mistero della sua Genia, Felix Virvm, Genia qualificata come felix perché reca in sé la stabilità dell'Essere e la costruttività della volontà divina, immediata presenza di Ivpiter attuante la diretta regalità. In Roma 1''Imperivm meliorvm, ai perfetti della magnanimitas-aeqvanimitas, la esaltazione trascendente dell'unità e la compresenza unificante della molteplicità, a Roma e al suo Genvs aeternvm maestosvs VImperivm sinefine.
Tre misteri sommi sono occultati nell'opera del Divino Vate: Enea, la persona divina assoluta; il suo Genvs, il Popvlvs Romanvs, il Genvs assoluto; Roma, la Città Aurea Divina e perfetta, connessa al mistero d'Italia eterna e della terra polare oltre le stelle, terra del Popolo Divino perfetto, i Romani Italiani. Triplicità dei misteri sintetizzati nella pietas e nella fides patria, nella Religione Romana Italiana che è integralità attuale di tali azioni.

Virgilio consegna all'Eneide e alla sua opera questi misteri, in essi l'iniziazione agli arcana della Religione Patria dei Romani Italiani, a essi hanno rivolto la loro pietas e la loro fides schiere di Padri nei secoli, accogliendo l'autorità di Virgilio come indiscussa e conservandola sino a noi. Virgilio ci ha trasmesso tutto il mistero della nostra tradizione, sempre presente nella sua opera e attuabile secondo i precetti tramandati dai Padri della tradizione, l'accesso a tale mistero è fondamentale per recuperare dall'oblio e dallo sviamento il Popolo e la Persona Italiana. Virgilio ci
ha consegnato la sintesi somma dei principi della religione, egli canta per tutti gli Italici la loro divina misura e il loro Fato, egli canta la Patria Romana e Augustea, gli Dei Patri, gli Dei a cui Augusto sacrificava in primis:
At Caesar, triplici invectvs Romana trivmpho moenia, dis Italis, votvm immortale, sacrabat maxvma tercentvm totam delvbraper vrbem.™
La Terra Patria è Roma-Italia, l'Italia è cuore del mondo e terra dei misteri del Polo, Arca arcana di tutte le meraviglie, centro assoluto di Europa, perno e fulcro della divina missione di Impero. In essa gli Italici sono tutti riuniti nel medesimo Genvs, Popvlvs, confinati sacralmente nella terra sacra inviolabile. Essi esprimono la Genia Regina delle Genie, che ha la sua istituzione rappresentativa nel Senatvs e svolge la sua funzione universale nel Principatvs e nel suo Augusto Imperatore. Gli Italici-Italiani sono unificati nel medesimo Fatvm Imperii, nella Madre Patria, nel medesimo Sermo, e costituiscono una unità inviolabile e incorruttibile. Roma-Italia, il suo Popolo, la sua Lingua, il suo Senato, il suo Principe, Padre della Patria costituiscono una unica unità. Questi elementi sono gli immutabili fondamenti della vera Tradizione Religiosa Romana Italiana, tradizione votata alla gloria celeste della Regalità Divina Universale, secondo la immodificabile volontà degli Dei.


Ogni corruzione di tale unità del corpvs religioso tradizionale Romano Italiano, ogni allontanamento dalla tradizione fissata da Augusto e da Virgilio, è sacrilegio e violazione del Diritto Divino e Sacro, ogni Italiano è tenuto alla rigorosa fedeltà a essa per sempre.
Allo stesso tempo, la rivelazione virgiliana è aperta all'intero Orbe, come lo è la missione universale di Roma-Italia, aperta a tutti coloro i quali, attraverso una dignificazione del loro animo, attiveranno l'intelligenza apollinea del cuore e avranno così la possibilità di accedere a Roma, al dominio della Romanitas per far parte di quel Popvlvs Maestosvs Aeternvs fino a realizzarne l'apice, Avgvstvs exsvperantissimvs, edificando il Divinvm Imperivm Romanvm in sé e nel mondo, Imperivm attualizzante la perfetta pax Avgvsta.

occidentale
19-04-10, 09:46
Ammazza, Miles ci vai giù pesante......:D
Ottimo.

Miles
19-04-10, 09:48
Ammazza, Miles ci vai giù pesante......:D
Ottimo.

Chi pensa che l'Unità d'Italia sia esistita solo a partire dal 1861, non ha capito una mazza...

occidentale
19-04-10, 09:51
Un vero peccato che del suo predecessore Ennio e dei Suoi Annales sopravviva cosi poca parte. Un confronto sulle visioni di poema nazionale ed epico al tempo stesso sarebbe stato fondamentale anche per capire religiosità pubblica, visione del mondo e progetto culturale delle due epoche di riferimento: quella Repubblicana in fase di ascesa verso il dominio del mediterraneo e quella del primo Principato, teso a raccogliere energie e riordinare l'esistente in un quadro oramai di dominio mondiale......quale la nostra penisola non ha più conosciuto.

Miles
19-04-10, 09:57
Un vero peccato che del suo predecessore Ennio e dei Suoi Annales sopravviva cosi poca parte. Un confronto sulle visioni di poema nazionale ed epico al tempo stesso sarebbe stato fondamentale anche per capire religiosità pubblica, visione del mondo e progetto culturale delle due epoche di riferimento: quella Repubblicana in fase di ascesa verso il dominio del mediterraneo e quella del primo Principato, teso a raccogliere energie e riordinare l'esistente in un quadro oramai di dominio mondiale......quale la nostra penisola non ha più conosciuto.

Negli ultimi 50 anni, e tutt'ora è cosa continua, l'archeologia e gli studi specialistici continuano a riscoprire e a svelare porzioni di ogni segmento di storia antica e arcaica , colmando anche il gap da te citato.
Il problema è , come sempre, che tali studi non vanno al di là di qualche limitata cerchia di studiosi, mentre l'italiano medio (purtroppo) spesse volte , schiavo dell'esterofilia preferisce mettere il naso su settori d'archeologia d'oltreconfine, magari perdendosi in pippe senza fine su Stonehenge, ma magari dimenticandosi che l'Italia Megalitica è per quantità e qualità di ritrovamenti mille volte superiore a quattro macigni (probabile tarocco) in inghilterra.
Nonostante sia religiosamente agli antipodi, non posso quindi non citare per onestà intellettuale e di Italiano il lavoro fatto dalla Victrix in tal senso.