el cuntadin
05-06-08, 22:47
Che Fano e le Alte Marche siano sempre più meridionalizzate ce ne eravamo accorti, auguriamoci che questi nuovi cittadini, acquisiscano presto la nostra mentalità e dimentichino per sempre le abitudini dei luoghi di provenienza. Insomma, monnezza e camorra debbono restar fuori dalle Marche.
l'immigrazione fanese proviene da Napoli
LORENZO FURLANI
FANO - Vengono da Napoli e da Torre del Greco. Arrivano alla ricerca di un lavoro, lo trovano nell’edilizia, nella cantieristica navale e nelle aziende meccaniche, ma anche nel settore della ristorazione. E poi si trasferiscono a Fano con l’intera famiglia. Un altro flusso stabile di lavoratori proviene da Apricena, comune pugliese della provincia di Foggia.
E’ un fenomeno migratorio diventato così rilevante negli ultimi anni da essere stato fotografato nel rapporto annuale dell’Istat, presentato i giorni scorsi. Il resto della migrazione interna registrata a Fano (che condivide questo flusso con Pesaro) proviene dall’ambito regionale. I movimenti demografici (nel decennio 1996/2005 sono aumentati del 20,3 per cento i trasferimenti di residenza tra comuni italiani) segnalano i sistemi produttivi più dinamici e tracciano direttrici migratorie diverse da quelle del passato, lungo le quali si stabiliscono i cosiddetti legami di rete tra sistemi locali di lavoro.
Il fenomeno relativamente nuovo porta con sé una serie di problemi (quelli dei servizi alla persona, dell’integrazione sociale e, in modo accessorio, della sicurezza) che richiedono soluzioni mirate.
“Il Comune di Fano - sottolinea il sociologo Maurizio Tomassini, presidente provinciale delle Acli - viene citato come caso di studio dal rapporto annuale 2007 dell’Istat assieme ad altri Comuni in cui il processo di migrazione interna è risultato molto sostenuto e come una tra le aree del Paese dove i sistemi locali del lavoro e la performance delle imprese risultano migliori (anni 1999/2005)”.
Fano, dunque, è uno stabile polo di attrazione di manodopera da Napoli (città che sfiora il milione di abitanti), Torre del Greco (quarto comune campano per popolazione con i suoi 88 mila residenti) e Apricena (13 mila abitanti), che sono aree con una forte disoccupazione. L’analisi dell’Istat conferma quanto si può rilevare ormai da anni in città nelle relazioni sociali sulla presenza di altre culture regionali, con un riscontro purtroppo anche sul fronte delle denunce penali perché di questa migrazione alimentata da molte persone perbene approfittano, per camuffarsi socialmente, pochi individui interessati alle attività criminali.
“Risulta legittima quindi - ribadisce Tomassini - l’esigenza, ormai indilazionabile e bipartisan, di garantire la sicurezza dei nostri territori e di separare chi delinque da chi è venuto per cercare lavoro e, tra l’altro, lo ha anche trovato senza difficoltà particolari, in una città che si è dimostrata sempre fortemente inclusiva”.
Alla sicurezza pensano le forze dell’ordine, invece ai servizi alla persona deve provvedere la politica, e non sono come attività di indirizzo. “Lo studio Istat - rileva il sociologo Tomassini - prende in esame, con la stessa metodologia, i flussi migratori relativi all’area di Modena, Reggio Emilia, Parma. Ma tra la nostra città e i comuni emiliani esiste una sostanziale differenza: la rete di welfare presente in quei territori è molto più “robusta”. Invece è chiara la criticità della rete dei servizi di Fano e del suo territorio che è chiamato a far fronte ad una domanda legittima e crescente conseguente al numero di nuovi arrivati. Non si possono volere gli immigrati per farli lavorare nelle nostre fabbriche e nei nostri cantieri poi pretendere di non sostenere la loro inclusione sociale che prevede dei processi complessi e difficili tra i quali l’alloggio, la scuola per i loro figli e la salute”.
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=5DBDA47E6A1F2A28E8A3A555B23DA 704L'auguru
l'immigrazione fanese proviene da Napoli
LORENZO FURLANI
FANO - Vengono da Napoli e da Torre del Greco. Arrivano alla ricerca di un lavoro, lo trovano nell’edilizia, nella cantieristica navale e nelle aziende meccaniche, ma anche nel settore della ristorazione. E poi si trasferiscono a Fano con l’intera famiglia. Un altro flusso stabile di lavoratori proviene da Apricena, comune pugliese della provincia di Foggia.
E’ un fenomeno migratorio diventato così rilevante negli ultimi anni da essere stato fotografato nel rapporto annuale dell’Istat, presentato i giorni scorsi. Il resto della migrazione interna registrata a Fano (che condivide questo flusso con Pesaro) proviene dall’ambito regionale. I movimenti demografici (nel decennio 1996/2005 sono aumentati del 20,3 per cento i trasferimenti di residenza tra comuni italiani) segnalano i sistemi produttivi più dinamici e tracciano direttrici migratorie diverse da quelle del passato, lungo le quali si stabiliscono i cosiddetti legami di rete tra sistemi locali di lavoro.
Il fenomeno relativamente nuovo porta con sé una serie di problemi (quelli dei servizi alla persona, dell’integrazione sociale e, in modo accessorio, della sicurezza) che richiedono soluzioni mirate.
“Il Comune di Fano - sottolinea il sociologo Maurizio Tomassini, presidente provinciale delle Acli - viene citato come caso di studio dal rapporto annuale 2007 dell’Istat assieme ad altri Comuni in cui il processo di migrazione interna è risultato molto sostenuto e come una tra le aree del Paese dove i sistemi locali del lavoro e la performance delle imprese risultano migliori (anni 1999/2005)”.
Fano, dunque, è uno stabile polo di attrazione di manodopera da Napoli (città che sfiora il milione di abitanti), Torre del Greco (quarto comune campano per popolazione con i suoi 88 mila residenti) e Apricena (13 mila abitanti), che sono aree con una forte disoccupazione. L’analisi dell’Istat conferma quanto si può rilevare ormai da anni in città nelle relazioni sociali sulla presenza di altre culture regionali, con un riscontro purtroppo anche sul fronte delle denunce penali perché di questa migrazione alimentata da molte persone perbene approfittano, per camuffarsi socialmente, pochi individui interessati alle attività criminali.
“Risulta legittima quindi - ribadisce Tomassini - l’esigenza, ormai indilazionabile e bipartisan, di garantire la sicurezza dei nostri territori e di separare chi delinque da chi è venuto per cercare lavoro e, tra l’altro, lo ha anche trovato senza difficoltà particolari, in una città che si è dimostrata sempre fortemente inclusiva”.
Alla sicurezza pensano le forze dell’ordine, invece ai servizi alla persona deve provvedere la politica, e non sono come attività di indirizzo. “Lo studio Istat - rileva il sociologo Tomassini - prende in esame, con la stessa metodologia, i flussi migratori relativi all’area di Modena, Reggio Emilia, Parma. Ma tra la nostra città e i comuni emiliani esiste una sostanziale differenza: la rete di welfare presente in quei territori è molto più “robusta”. Invece è chiara la criticità della rete dei servizi di Fano e del suo territorio che è chiamato a far fronte ad una domanda legittima e crescente conseguente al numero di nuovi arrivati. Non si possono volere gli immigrati per farli lavorare nelle nostre fabbriche e nei nostri cantieri poi pretendere di non sostenere la loro inclusione sociale che prevede dei processi complessi e difficili tra i quali l’alloggio, la scuola per i loro figli e la salute”.
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=5DBDA47E6A1F2A28E8A3A555B23DA 704L'auguru