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Visualizza Versione Completa : La crisi dell'Antonio Merloni.



el cuntadin
18-09-08, 22:07
Vista l'importanza che riveste la Antonio Merloni per l'economia delle Marche, ma anche della vicina Umbria, apro un trhead per seguire da vicino l'evoluzione della crisi aziendale.

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=08A2C2112D20AAF2C8DB5F60AF217 237
Antonio Merloni, ipotesi commissario


FABRIANO - Potrebbe avere una svolta già nei prossimi giorni la vicenda riguardante la crisi della Antonio Merloni. Da indiscrezioni circolate nelle ultime ore, infatti, si starebbe andando verso il commissariamento dell'azienda ai sensi della legge Marzano, la quale si occupa dei grandi gruppi industriali in difficoltà, la stessa per intenderci utilizzata per scongiurare il fallimento del colosso Parmalat. I vertici della Antonio Merloni non smentiscono questa ipotesi, data ormai per certa e imminente anche in ambienti molto informati, limitandosi a osservare che di questa eventualità se ne parlerà in occasione di una riunione del consiglio di amministrazione, fissata per la settimana prossima”. Si andrebbe dunque verso il commissariamento, con tutto quel che comporta, naturalmente, visto che, una volta nelle mani di un commissario, l'azienda dovrà essere depurata delle parti improduttive, affinché possa continuare a stare sul mercato. Un'ipotesi che il sindacato, almeno di primo acchito, non boccia affatto, ferma restando la necessità di tenere nella dovuta considerazione determinati aspetti, come quello del numero dei lavoratori e del mantenimento dei siti produttivi fabrianesi. “La legge Marzano - sottolinea il responsabile provinciale della Fim-Cisl Guanito Morici - consentirebbe la possibilità di accedere ad ammortizzatori sociali importanti. Sarebbe, almeno in questo senso, una risposta da non sottovalutare. Ovviamente, di per sé non sarebbe sufficiente, poiché bisognerebbe pure fare in modo che l'azienda abbia un futuro produttivo a Fabriano. Inoltre, un'operazione come il commissariamento potrebbe avere una ricaduta negativa anche sulla forza lavoro ed è qui che, in tal caso, dovremmo far sentire la nostra voce”. Come dire che il sindacato dei metalmeccanici è pronto a non ostacolare eventuali percorsi che tengano conto concretamente delle esigenze dei dipendenti. “Sappiamo benissimo che la Antonio Merloni ha bisogno di interventi - osserva ancora Morici - e riteniamo che nell'individuarli si ponga la massima attenzione sulla difesa dei diritti dei dipendenti, a cominciare da quello del posto di lavoro. Speriamo che qualsiasi scelta che venga intrapresa sia orientata a una ripresa produttiva dell'azienda”. Che si sia davvero giunti ad una svolta per quanto concerne la crisi della Antonio Merloni è certamente presto per affermarlo con certezza. Non v'è dubbio, tuttavia, che l'autunno che sta per entrare sarà decisivo per trovare uno sbocco ad una fase di difficoltà che si sta protraendo ormai da più di tre anni. In queste ore, i vertici dell'azienda stanno lavorando con i loro consulenti per verificare tutte le strategie possibili per uscire nella maniera più indolore da una situazione assolutamente precaria. E allora ecco che l'ipotesi del commissariamento si fa strada, se è vero che lo stesso Cda del gruppo industriale ne discuterà in una riunione prevista per la settimana prossima. E' tempo di dare risposte certe alle migliaia di dipendenti che mai come in questa circostanza vedono il proprio posto di lavoro fortemente a rischio, a causa di una congiuntura internazionale negativa.


AMINTO CAMILLI,

el cuntadin
18-09-08, 22:09
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=5FC7929CD7E222D238CE89DA5A41A 901
Viaggio in pullman e corteo Domani tute blu a Fabriano


FABRIANO - Assumerà un rilievo enorme la manifestazione dei lavoratori della Antonio Merloni prevista domattina in città. Per le dimensioni che la caratterizzeranno, per la massiccia partecipazione delle maestranze, confermata proprio in queste ore, per l'annunciata presenza dei sindacati nazionali, nonché per il fatto che l'iniziativa si inserisce nella fase economica e sociale più delicata che il distretto industriale e la realtà del nostro comprensorio stanno attraversando. “I lavoratori vogliono parole di chiarezza sul futuro - spiega Gianluca Possanzini (Fiom-Cgil) - parole che attendevamo già il 9 settembre scorso in occasione del vertice a Roma, ma che l'azienda non è stata in grado di dare, non riuscendo a presentare il nuovo piano industriale”. Ed è alle maestranze che guardano i sindacati dei metalmeccanici. “La manifestazione costituisce indubbiamente un momento importante - osserva Guanito Morici (Fim-Cisl) - ma più importante è l'elaborazione delle decisioni da parte dell'azienda. Chiediamo con forza che il nuovo piano industriale tenga davvero conto concretamente dei lavoratori, di chi cioè ha contribuito negli anni alle fortune della Antonio Merloni. Sappiamo che il momento è delicatissimo, ma non ci si può dimenticare adesso degli operai”. Ed ecco Vincenzo Gentilucci (Uilm-Uil): “Il percorso che l'azienda intraprenderà dovrà mettere fra le priorità la maggiore salvaguardia possibile dei dipendenti. E domani le maestranze sfileranno in misura massiccia (sono previsti anche tre pullman e numerose auto da Gaifana, quattro pullman da Reggio Emilia, un pullman da Matelica, molte vetture da Sassoferrato) proprio per chiedere delucidazioni su una situazione tanto grave quanto incerta”.

Rollingstone (POL)
19-09-08, 15:22
Occupazione/ Fabriano,3mila in piazza per crisi Antonio Merloni

A rischio 5mila posti lavoro. Bilancio in passivo: 36ml di euro

postato 1 ora fa da APCOM



Fabriano (An), 19 set. (Apcom) - Quasi tremila tra lavoratori, semplici cittadini e sindacalisti hanno raggiunto lo stabilimento dell'Antonio Merloni - azienda impegnata nel settore degli elettrodomestici e che occupa 5mila persone in tre regioni - per manifestare la loro grande preoccupazione per una crisi che si sta facendo sempre più grave. L'azienda non ha presentato il piano industriale per il rilancio, nonostante una lunga concertazione con i sindacati. E inoltre sta ricorrendo, con turnazioni, alla cassa integrazione negli stabilimenti delle Marche, dell'Emilia Romagna e Umbria.
Il passivo - come si evince nei bilanci - è gravissimo: 37 milioni di euro per il 2007, e nei primi 6 mesi del 2008 si è già toccata quota 16milioni di euro; in linea dunque con la previsioni negative dell'anno precedente. Al corteo sono presenti sindaci di Fabriano, Gubbio, Nocera Umbra e Gualdo; gli assessori allo sviluppo delle Regioni Marche e Umbria, e i segretari regionali di Rifondazione Comunista, Stefano Vinti (Umbria) e Giuliano Brandoni. Quest'ultimi, insieme alla Fiom Cgli, sono stati tra i più attivi per far accendere i riflettori sulla questione dell'Antonio Merloni.
La crisi aziendale della storica azienda, in particolare per i territori dell'appennino umbro che vanno da Gubbio fino a Spoleto, è una sorta di psico-dramma sul modello Alitalia: su 5 mila occupati a livello nazionale ben 2mila vengono da questa fascia. L'economia di questi territori, dopo la crisi del settore ceramico e del calzaturificio a basso costo, era sorretta dai salari proprio dell'Antonio Merloni.

el cuntadin
20-09-08, 14:38
http://www.corriereadriatico.it/elenco.aspx?varget=3

“Viviamo nel terrore di perdere il lavoro”
Tra gli operai e i sindacalisti che ieri sono scesi in piazza per la Antonio Merloni

FABRIANO - “Non ne possiamo più. Viviamo nella paura che da un momento all'altro potremmo ritrovarci senza lavoro, quindi senza soldi, nonché, peggio ancora, senza futuro”. Il clima di preoccupazione che da molto tempo ormai caratterizza le fabbriche della Antonio Merloni lo si respirava ieri mattina in occasione della manifestazione a cui hanno dato vita Fiom, Fim, Uilm, Rsu e lavoratori, ricevendo il sostegno delle istituzioni, delle associazioni di categoria, dei dipendenti di altre aziende del distretto, di esponenti di varie forze politiche, dei movimenti giovanili, insomma della città nel suo complesso. Un'iniziativa imponente, se si tiene conto che oltre 3.000 persone hanno sfilato dagli stabilimenti di Santa Maria e del Maragone fino agli uffici centrali dell'azienda, in via Profili. Più della metà dei partecipanti era costituita dalle maestranze della Antonio Merloni, basti solo pensare che sono arrivati in città cinque pullman da Gualtieri di Reggio Emilia, sette pullman e numerose auto da Gaifana, molte vetture da Matelica e da Sassoferrato. In sostanza, la pioggia che ieri è caduta senza sosta, pur creando qualche disagio, non ha impedito né frenato una manifestazione tanto attesa. Gli operai non hanno esitato a esprimere il proprio disappunto per una situazione che giorno dopo giorno sembra farsi sempre più delicata.

“La crisi è giunta al culmine - osserva Emanuele Carotti - per cui una decisione deve essere presa in tempi brevi. Ci aspettiamo un coinvolgimento concreto delle istituzioni e l'attivazione di ammortizzatori sociali. Sappiamo benissimo che il salvataggio dell'azienda è complicato, ma è chiaro che il fallimento deve essere evitato ad ogni costo, poiché avrebbe effetti devastanti per tutti, inclusi gli altri settori”.

La preoccupazione si taglia a fette. “Il nostro stato d'animo è a pezzi - spiega Simone Simonetti - siamo in ansia per il posto di lavoro. Purtroppo, ogni mese il debito dell'azienda aumenta di 10 milioni di euro, ma del nuovo piano industriale ancora non si sa nulla. Dalla Merloni dipende il futuro di tante famiglie, in molti casi lavorano in questa azienda addirittura marito e moglie. E queste famiglie hanno mutui da pagare, figli da allevare. Con la cassa integrazione non si va avanti, dal momento che spesso non si lavora e si percepisce soltanto 700 euro. Una manifestazione così riuscita, comunque, ci autorizza a sperare”.

Anche Tiziano Gubinelli parla di “forti timori, anche considerando il fatto che non siamo abituati ad affrontare situazioni così precarie. A quanto si mormora, gli esuberi saranno moltissimi e per una realtà come Fabriano sarà difficile, forse impossibile, assorbirli tutti, soprattutto in questa fase”.

Andrea Giacobelli, operaio dello stabilimento del Maragone, afferma che “in fabbrica c'è un'atmosfera di panico, di disagio totale. Lo stabilimento è stato lasciato allo sbaraglio, non si sa chi lo gestisce, forse perchè già si sa che chiuderà entro dicembre. Ed è stato grave che i lavoratori non siano stati invitati all'incontro svoltosi di recente in Comune”.

Ed ecco Claudia Mariani: “La preoccupazione è notevole, perché temiamo di non essere più inseriti nel mercato del lavoro. Chiediamo che nel decidere del futuro dell'azienda si tenga conto dei lavoratori. E le istituzioni cerchino di concretizzare, anziché fare soltanto i portabandiera. Molti nuclei familiari sono allo sbando e non sanno davvero come far fronte alle incombenze quotidiane”.


AMINTO CAMILLI ,


“Viviamo nel terrore di perdere il lavoro”
Tra gli operai e i sindacalisti che ieri sono scesi in piazza per la Antonio Merloni

FABRIANO - “Non ne possiamo più. Viviamo nella paura che da un momento all'altro potremmo ritrovarci senza lavoro, quindi senza soldi, nonché, peggio ancora, senza futuro”. Il clima di preoccupazione che da molto tempo ormai caratterizza le fabbriche della Antonio Merloni lo si respirava ieri mattina in occasione della manifestazione a cui hanno dato vita Fiom, Fim, Uilm, Rsu e lavoratori, ricevendo il sostegno delle istituzioni, delle associazioni di categoria, dei dipendenti di altre aziende del distretto, di esponenti di varie forze politiche, dei movimenti giovanili, insomma della città nel suo complesso. Un'iniziativa imponente, se si tiene conto che oltre 3.000 persone hanno sfilato dagli stabilimenti di Santa Maria e del Maragone fino agli uffici centrali dell'azienda, in via Profili. Più della metà dei partecipanti era costituita dalle maestranze della Antonio Merloni, basti solo pensare che sono arrivati in città cinque pullman da Gualtieri di Reggio Emilia, sette pullman e numerose auto da Gaifana, molte vetture da Matelica e da Sassoferrato. In sostanza, la pioggia che ieri è caduta senza sosta, pur creando qualche disagio, non ha impedito né frenato una manifestazione tanto attesa. Gli operai non hanno esitato a esprimere il proprio disappunto per una situazione che giorno dopo giorno sembra farsi sempre più delicata.

“La crisi è giunta al culmine - osserva Emanuele Carotti - per cui una decisione deve essere presa in tempi brevi. Ci aspettiamo un coinvolgimento concreto delle istituzioni e l'attivazione di ammortizzatori sociali. Sappiamo benissimo che il salvataggio dell'azienda è complicato, ma è chiaro che il fallimento deve essere evitato ad ogni costo, poiché avrebbe effetti devastanti per tutti, inclusi gli altri settori”.

La preoccupazione si taglia a fette. “Il nostro stato d'animo è a pezzi - spiega Simone Simonetti - siamo in ansia per il posto di lavoro. Purtroppo, ogni mese il debito dell'azienda aumenta di 10 milioni di euro, ma del nuovo piano industriale ancora non si sa nulla. Dalla Merloni dipende il futuro di tante famiglie, in molti casi lavorano in questa azienda addirittura marito e moglie. E queste famiglie hanno mutui da pagare, figli da allevare. Con la cassa integrazione non si va avanti, dal momento che spesso non si lavora e si percepisce soltanto 700 euro. Una manifestazione così riuscita, comunque, ci autorizza a sperare”.

Anche Tiziano Gubinelli parla di “forti timori, anche considerando il fatto che non siamo abituati ad affrontare situazioni così precarie. A quanto si mormora, gli esuberi saranno moltissimi e per una realtà come Fabriano sarà difficile, forse impossibile, assorbirli tutti, soprattutto in questa fase”.

Andrea Giacobelli, operaio dello stabilimento del Maragone, afferma che “in fabbrica c'è un'atmosfera di panico, di disagio totale. Lo stabilimento è stato lasciato allo sbaraglio, non si sa chi lo gestisce, forse perchè già si sa che chiuderà entro dicembre. Ed è stato grave che i lavoratori non siano stati invitati all'incontro svoltosi di recente in Comune”.

Ed ecco Claudia Mariani: “La preoccupazione è notevole, perché temiamo di non essere più inseriti nel mercato del lavoro. Chiediamo che nel decidere del futuro dell'azienda si tenga conto dei lavoratori. E le istituzioni cerchino di concretizzare, anziché fare soltanto i portabandiera. Molti nuclei familiari sono allo sbando e non sanno davvero come far fronte alle incombenze quotidiane”.


AMINTO CAMILLI ,



“Viviamo nel terrore di perdere il lavoro”
Tra gli operai e i sindacalisti che ieri sono scesi in piazza per la Antonio Merloni

FABRIANO - “Non ne possiamo più. Viviamo nella paura che da un momento all'altro potremmo ritrovarci senza lavoro, quindi senza soldi, nonché, peggio ancora, senza futuro”. Il clima di preoccupazione che da molto tempo ormai caratterizza le fabbriche della Antonio Merloni lo si respirava ieri mattina in occasione della manifestazione a cui hanno dato vita Fiom, Fim, Uilm, Rsu e lavoratori, ricevendo il sostegno delle istituzioni, delle associazioni di categoria, dei dipendenti di altre aziende del distretto, di esponenti di varie forze politiche, dei movimenti giovanili, insomma della città nel suo complesso. Un'iniziativa imponente, se si tiene conto che oltre 3.000 persone hanno sfilato dagli stabilimenti di Santa Maria e del Maragone fino agli uffici centrali dell'azienda, in via Profili. Più della metà dei partecipanti era costituita dalle maestranze della Antonio Merloni, basti solo pensare che sono arrivati in città cinque pullman da Gualtieri di Reggio Emilia, sette pullman e numerose auto da Gaifana, molte vetture da Matelica e da Sassoferrato. In sostanza, la pioggia che ieri è caduta senza sosta, pur creando qualche disagio, non ha impedito né frenato una manifestazione tanto attesa. Gli operai non hanno esitato a esprimere il proprio disappunto per una situazione che giorno dopo giorno sembra farsi sempre più delicata.

“La crisi è giunta al culmine - osserva Emanuele Carotti - per cui una decisione deve essere presa in tempi brevi. Ci aspettiamo un coinvolgimento concreto delle istituzioni e l'attivazione di ammortizzatori sociali. Sappiamo benissimo che il salvataggio dell'azienda è complicato, ma è chiaro che il fallimento deve essere evitato ad ogni costo, poiché avrebbe effetti devastanti per tutti, inclusi gli altri settori”.

La preoccupazione si taglia a fette. “Il nostro stato d'animo è a pezzi - spiega Simone Simonetti - siamo in ansia per il posto di lavoro. Purtroppo, ogni mese il debito dell'azienda aumenta di 10 milioni di euro, ma del nuovo piano industriale ancora non si sa nulla. Dalla Merloni dipende il futuro di tante famiglie, in molti casi lavorano in questa azienda addirittura marito e moglie. E queste famiglie hanno mutui da pagare, figli da allevare. Con la cassa integrazione non si va avanti, dal momento che spesso non si lavora e si percepisce soltanto 700 euro. Una manifestazione così riuscita, comunque, ci autorizza a sperare”.

Anche Tiziano Gubinelli parla di “forti timori, anche considerando il fatto che non siamo abituati ad affrontare situazioni così precarie. A quanto si mormora, gli esuberi saranno moltissimi e per una realtà come Fabriano sarà difficile, forse impossibile, assorbirli tutti, soprattutto in questa fase”.

Andrea Giacobelli, operaio dello stabilimento del Maragone, afferma che “in fabbrica c'è un'atmosfera di panico, di disagio totale. Lo stabilimento è stato lasciato allo sbaraglio, non si sa chi lo gestisce, forse perchè già si sa che chiuderà entro dicembre. Ed è stato grave che i lavoratori non siano stati invitati all'incontro svoltosi di recente in Comune”.

Ed ecco Claudia Mariani: “La preoccupazione è notevole, perché temiamo di non essere più inseriti nel mercato del lavoro. Chiediamo che nel decidere del futuro dell'azienda si tenga conto dei lavoratori. E le istituzioni cerchino di concretizzare, anziché fare soltanto i portabandiera. Molti nuclei familiari sono allo sbando e non sanno davvero come far fronte alle incombenze quotidiane”.


AMINTO CAMILLI ,

el cuntadin
20-09-08, 14:39
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=3A40E4DF285F5026D4494A1EE77BE 027
In bilico oltre 3000 dipendenti. Cassa integrazione nel mirino


FABRIANO - Sono terrorizzati dall'ipotesi di perdere il posto di lavoro gli operai della Antonio Merloni. E come loro anche tutti quelli delle piccole e medie imprese che lavorano per il gruppo industriale presieduto da Giovanna Merloni. Che il problema interessi un numero piuttosto elevato di persone è evidente, se solo si pensa che circa metà dell'indotto lavora, appunto, per questa grande azienda, leader mondiale nella produzione di elettrodomestici. Con la cassa integrazione non riusciamo più ad andare avanti - è il grido d'allarme delle maestranze - e vediamo che non si riesce a trovare uno sbocco positivo per una crisi che appare irreversibile.

el cuntadin
20-09-08, 14:41
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=19FAD6C956F80D5C6B7B2398E467E 655
Si fa strada l’ipotesi di commissariamento


FABRIANO - Tra commissariamento e concordato preventivo. Sono le ipotesi più concrete per uno sbocco della crisi della Antonio Merloni. E, fra le due, quella del commissariamento (l'amministrazione controllata) appare l'eventualità più probabile, come già anticipato su queste colonne nei giorni scorsi. Certo, non è possibile escludere a priori il fallimento, ma si tratta di una soluzione che tutti i soggetti coinvolti nella vicenda intendono fermamente scongiurare. E così sarà, salvo clamorose sorprese. La settimana prossima, se ne saprà di più, sia perché dell'ipotesi del commissariamento, prevista dalla legge Marzano e già applicata al caso Parmalat, se ne parlerà in una riunione del Cda dell'azienda, sia perché il 25 settembre a Roma i deputati e i senatori eletti nella nostra regione avranno un incontro con i sindacati nazionali di categoria per una nuova verifica della situazione. L’ipotesi del commissariamento, del resto, non è stata bocciata dai sindacati, poiché consentirebbe di accedere agli ammortizzatori sociali.

“La speranza - spiegano alcuni delegati sindacali - è di entrare a far parte della legge Marzano ter, la quale prevede quattro anni di cassa integrazione e tre di mobilità”. Ben più difficile appare, al momento, arrivare al concordato preventivo, “perché l'azienda - osserva Guanito Morici (Fim-Cisl) - dovrebbe trovare i soldi per sanare almeno una buona parte dei debiti con i fornitori e riprendere l'attività”. Vincenzo Gentilucci (Uilm-Uil) punta sull'incontro di Roma fissato per giovedì prossimo, “in quanto potrebbe essere l'occasione per affrontare le problematiche industriali e occupazionali dell'intero comprensorio”. Per Gianluca Possanzini (Fiom-Cgil), “è fondamentale la presentazione del piano industriale per capire le reali intenzioni dell'azienda”. Non v'è dubbio che tale documento rivestirà una grande importanza, visto che anche Luigi Viventi, uno dei membri del Cda della Antonio Merloni, sottolinea che “nel piano industriale verranno indicati pure gli strumenti per tentare di uscire dalla crisi”.

Ieri mattina, intanto, le istituzioni a tutti i livelli hanno fatto sentire la loro presenza. Il problema è di sistema - ha detto il sindaco Sorci - ma noi abbiamo la forza e l'intelligenza per uscire da questa situazione, a patto che si lavori tutti in stretta sinergia”. Per il vicepresidente della Provincia Giancarlo Sagramola, “si deve insistere nella riqualificazione professionale dei dipendenti e nella richiesta di risorse per ricostruire il tessuto industriale”. Ed ecco il vescovo Giancarlo Vecerrica: “E' il momento dell'unità. Tutti insieme dobbiamo individuare le strade migliori per risolverci. E' ancora possibile sperare, ma sperare è lavorare di concerto per le soluzioni più idonee”.

el cuntadin
20-09-08, 22:49
Interessante questa intervista di Luigi Viventi, direttore HR di Antonio Merloni Spa, nonchè consigliere regionale dell'UDC. In questa intervista Viventi dice cose sensate e condivisibili e, giustamente, difende l'immagine di Antonio Merloni, imprenditore galantuomo che non scappa con la borsa, ma apre il suo portafoglio per salvare (tentare di) la sua impresa. E' opportuno ricordare in proposito che la famiglia di Antonio Merloni, nel 2006, ha apportato 125 milioni di euro di denaro fresco.

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=3124EE6E531BC7F61392CF023E526 BD1

Viventi “Cancelli aperti”


FABRIANO - Cancelli aperti sulla crisi. E il direttore del personale Luigi Viventi che non guarda gli effetti dirompenti di un’emergenza oltre i vetri a specchio dell’Antonio Merloni. L’affronta di petto quell’emergenza che allunga i tentacoli sul territorio. “La Regione e il governo nazionale spero non dimentichino che Antonio Merloni è un imprenditore vero non di quelli che scappano con la cassa. Finora è sempre andato avanti mettendoci il denaro di tasca propria”. Anche sul fronte della proprietà si va di cuore. “Abbiamo deciso di gestire questa delicatissima fase con trasparenza”. Da qui i cancelli aperti ai manifestanti. Sull’atteso piano industriale solo un passaggio veloce: “Saranno indicati gli strumenti necessari per uscire dal tunnel”. Largo alle ipotesi: cessione di un ramo dell’azienda, ingresso di nuovi soci, ricorso al concordato preventivo (i troppi debiti lo renderebbero inapplicabile), amministrazione controllata, ossia commissariamento. Delle quattro voci una circola con più insistenza: il commissariamento che permetterebbe di passare da quattro anni di cassa integrazione a tre di mobilità per un totale di sette anni sotto l’ombrello degli ammortizzatori sociali. Lo strumento per rendere praticabile il percorso è la Marzano-Ter, la versione aggiornata della legge Prodi sulle procedure di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi: con il ministero che dovrebbe vegliare. Una legge che rimanda alle crisi Parmalat e Alitalia.

La parola torna alla difesa, a Viventi: “Quella dell’Antonio Merloni è una storia tutta particolare: siamo stati i primi terzisti d’europa nel settore dell’elettrodomestico. Ora a produrre per i grandi marchi ci pensano i turchi e noi, in quattro anni, abbiamo perso l’80% del portafoglio ordini. Una crisi troppo veloce per riorganizzarci”. Il manager non si nasconde dietro i tempi di reazione mancata: “Tutti sbagliamo”. Niente alibi.

Ma le cifre inchiodano: 3200 dipendenti, 1.800 solo a Fabriano, tre stabilimenti nelle Marche, a Fabriano, Sassoferrato e Matelica, e siti produttivi a Gaifana (Perugia), Gualtieri (Reggio Emilia) più uno in Ucraina. Oltre quei vetri specchiati le difficoltà sono iniziate nel 2005, con il ricorso massiccio alla cassa integrazione.

el cuntadin
20-09-08, 22:55
Cosa dicono sindacati e politica.


http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=010C46253AF697CF4795DDD5D24E8 464
Venturi : “Ora il piano industriale”


FABRIANO - “Dipende tutto dal piano industriale”, in corteo sfilano anche le preoccupazioni di Gianni Venturi, segretario regionale Cgil. Che insiste su un punto: “Per l’indotto è un salto senza rete”. Pochi passi più avanti, ma sulla stessa linea, Graziano Fioretti della Uil. Ribadisce il concetto l’assessore regionale Marco Amagliani: “Il governo deve accompagnare la crisi perché questa è la crisi di molte famiglie”. Per Giuliano Brandoni (Rifondazione) “sono numeri da emergenza nazionale”. Mentre Procaccini dei Comunisti attacca: “Non è più tollerabile che siano solo gli operai a pagare”. Il consigliere regionale Badiali fa le dovute differenze: “L’indotto non saprà riconvertirsi se non verrà sostenuto”.

Walter Verini, parlamentare del Pd, arriva dall’Umbria e dice: “Le cifre di questo corteo sono forza e preoccupazione insieme”. E molto preoccupato è l’assessore alle Attività Produttive, sempre dell’Umbria, Mario Giovannetti, impegnato a studiare con la Regione Marche “come intervenire, a fianco del governo centrale”. Lo seguono il sindaco di Gualdo Tadino, Angelo Castellani, e quello di Gualtieri, Massimiliano Maestri.

el cuntadin
21-09-08, 22:06
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=E5D4672B3D55CAF90B3D0A37A577C A14
Antonio Merloni, la settimana della svolta
Convocato il Cda per decidere il numero dei dipendenti in esubero

FABRIANO - Sarà una settimana cruciale, quella che entra domani, per la Antonio Merloni. E non è difficile prevedere che tutte le attenzioni si concentreranno in modo particolare sulla giornata di giovedì. Proprio per il 25 settembre, infatti, sono in programma due appuntamenti che potrebbero finalmente fare chiarezza su una situazione decisamente delicata e, sotto molti aspetti, ancora troppo ingarbugliata e piena di incognite. Si svolgerà quasi sicuramente giovedì, infatti, la prossima riunione del consiglio di amministrazione dell'azienda, nel corso della quale verranno esaminate le diverse ipotesi di soluzione di una crisi che sta gettando nella preoccupazione migliaia di famiglie non solo nel comprensorio fabrianese, ma anche in altre province e regioni limitrofe. Di conseguenza, dovrebbe essere stabilito con una certa precisione anche il numero complessivo degli esuberi, che comunque, stando a recenti incontri dei vertici del gruppo con le parti sociali, sarà inevitabilmente consistente. Sempre giovedì, a Roma, tutti i parlamentari eletti nella nostra regione incontreranno i sindacati nazionali di categoria per una nuova verifica della problematica legata al futuro della Antonio Merloni, ma non v'è dubbio che, come hanno già sottolineato gli esponenti di Fiom, Fim e Uilm provinciali durante la manifestazione di ieri l'altro, “l'appuntamento nella capitale sarà l'occasione per prendere di petto la situazione estremamente grave che sta caratterizzando negativamente tutto il tessuto economico e sociale del Fabrianese”.

Proprio la manifestazione di venerdì scorso aveva dimostrato palesemente, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che un'intera città è in ansia per le sorti del colosso industriale, leader mondiale nella produzione di elettrodomestici. La partecipazione massiccia all'iniziativa fortemente voluta dai lavoratori ha detto chiaramente che c'è una comunità che soffre le pene dell'inferno e per questo attende risposte concrete, che non possono più essere rinviate. Risposte che dovrebbero essere contenute nel nuovo piano industriale di risanamento e di rilancio che l'azienda non è stata ancora in grado di presentare, ma che ormai è diventato di un'urgenza indicibile. Solo conoscendo questo piano, ossia le intenzioni reali del gruppo, tutti i soggetti coinvolti saranno in grado di valutare come meglio muoversi. L'ipotesi del commissariamento (l’amministrazione controllata già applicata al caso Parmalat, tanto per capirci) appare, al momento, la strada più percorribile. L’azienda non l’ha negata, limitandosi a ribadire che “l'argomento verrà affrontato nella prossima riunione del Cda”, e i sindacati dei metalmeccanici non l’hanno bocciata, pur rimarcando che “dovranno essere tenuti in seria considerazione, nel contempo, alcuni aspetti fondamentali, come quelli del numero dei lavoratori e del mantenimento dei siti produttivi fabrianesi”.

Il commissariamento, che può essere consentito attraverso la legge Marzano ter che si occupa dei grandi gruppi industriali, garantirebbe quattro anni di cassa integrazione e tre anni di mobilità, per un totale di sette anni di ammortizzatori sociali. Già questo di per sé è sufficiente per capire che per i lavoratori si tratterebbe di una soluzione tutto sommato non de buttare, ferme restando, ovviamente, certe incognite, come la quantità degli esuberi. Non è stata ancora esclusa, tuttavia, neanche la strada del concordato preventivo, la quale però in questa fase appare piuttosto ardua, visto che in tal caso l’azienda dovrebbe trovare i soldi per sanare almeno una buona parte dei debiti con i fornitori e riprendere l’attività. Quel che è certo è che il fallimento è l'unica ipotesi che tutti vorrebbero scongiurare. E' questo il punto fermo da cui muoversi per individuare la soluzione migliore.


AMINTO CAMILLI ,

el cuntadin
21-09-08, 22:09
Ecco cosa ne pensano nel PdL

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=6A80878FF25D326CFCA34D45E7BDF 738
Ciccioli propenso al commissariamento


FABRIANO - “La via obbligata per la Antonio Merloni oggi appare solo il commissariamento utilizzando la legge che ha salvato la siderurgia in Italia ed in particolare le acciaierie Ilva di Taranto e, in forma diversa, la Parmalat”. L’onorevole Carlo Ciccioli, deputato del PdL, è convinto che - avviata questa operazione - al distretto industriale occorra poi “una incisiva diversificazione dei prodotti e dei settori economici. Mi riferisco, in particolare – spiega l’onorevole Ciccioli – al turismo, ai beni culturali e all’ambiente come è stato fatto in Umbria e in Toscana, territori per quanto riguarda l’entroterra assai omogenei”. Secondo Ciccioli è necessario “catalizzare l’attenzione di investitori opportunamente attratti da condizioni favorevoli, a patto però di migliorare in fretta la rete viaria e i collegamenti (vedi completamento delle strade della Quadrilatero)”. Inoltre, fa presente il deputato, “sarebbe quanto mai opportuno per le aziende del fabrianese partecipare ai bandi europei e nazionali dedicati alle aree in declino industriale o a quelle che vogliono attuare azioni di riconversione e innovazione tecnologica perché da lì sono presenti risorse per la ripartenza produttiva e il ritorno al benessere delle famiglie fabrianesi le quali si ritrovano di colpo con lavoratori disoccupati”.

el cuntadin
21-09-08, 22:15
Dalle parti del PD, la pensano così.

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=299B2DE473C8CE396740F7A53ECFF E1C

Le preoccupazioni del Pd
“Vertenza d’affrontare a Roma”


FABRIANO - “Esprimo forte preoccupazione e allarme per la situazione di crisi che investe la Antonio Merloni”. Questo, secondo il segretario provinciale del Partito democratico, Emanuele Lodolini, lo stato d’animo che accompagna la mancata presentazione del piano industriale. “Siamo di fronte a una vertenza di rilievo nazionale che, come tale, necessita di un tavolo nazionale. Già a luglio, come ricordato dall’onorevole Sereni, i parlamentari del Pd avevano chiesto al governo, tramite specifica interrogazione parlamentare, l’attivazione di un tavolo istituzionale tra governo, regioni e soggetti interessati e l’eventuale proclamazione dello stato di crisi”. Per Lodolini “è urgente la convocazione del tavolo ministeriale presso la Presidenza del Consiglio, affinché assuma un ruolo diretto nella gestione della crisi mettendo a disposizione dell’azienda e dei territori interessati strumenti e risorse in grado di governare i processi di ristrutturazione necessari. Il governo non può continuare con un atteggiamento d’indifferenza nei confronti di questa crisi della Antonio Merloni, che riguarda migliaia di dipendenti e le famiglie dei lavoratori coinvolti nell’indotto. Le istituzioni locali, i Comuni interessati, la Regione e la Provincia, stanno attuando una proficua sinergia con le organizzazioni sindacali, come dimostra la continua attenzione dedicata alla situazione e la stessa manifestazione di venerdì”.

el cuntadin
23-09-08, 21:28
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=E88539766F745F0969D7310223981 D38

Si ferma lo stabilimento di Santa Maria


FABRIANO - Si ferma lo stabilimento di Santa Maria. E già questo è sufficiente per dimostrare, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la delicatezza di una situazione che sta mettendo a dura prova la Antonio Merloni. Stando a delle indiscrezioni circolate ieri con grande insistenza, a Santa Maria non si lavorerebbe da oggi in poi per tutta questa settimana. Per quanto riguarda lo stabilimento del Maragone, invece, ci si sta sforzando di continuare la produzione, naturalmente tra mille difficoltà. Nonostante la crisi estremamente preoccupante con cui l’azienda deve fare i conti in questa fase, le voci del blocco totale della produzione nella struttura di Santa Maria a partire da questa mattina sono giunte all’improvviso, visto che ieri la situazione era apparsa migliorata con la ripresa del lavoro in alcune linee produttive (cinque su sei), dopo che la settimana scorsa si era toccato il punto peggiore di sempre, con solo due linee attive. Certo, la ripresa era stata possibile grazie all'arrivo momentaneo di materie prime e semilavorati e si sapeva già che, qualora tali materiali fossero scarseggiati, i lavoratori sarebbero stati mandati a casa. Ma non era facile ipotizzare che la situazione sarebbe precipitata nel giro di qualche ora. Ed invece, da oggi sito produttivo chiuso per tutta la settimana.

Per altro, nell'immediato non si può certo prevedere un miglioramento generale della situazione stessa, se si pensa che da più parti si mormora che alcune piccole imprese che lavorano con la Antonio Merloni si stanno rifiutando di svolgere i propri compiti, non avendo ricevuto pagamenti ormai da troppo tempo. Ora, manco a dirlo, l'attenzione è tutta rivolta alla riunione del consiglio di amministrazione dell'azienda fissata per giovedì prossimo. Nella circostanza, come già affermato dai vertici del gruppo, si dovrebbe conoscere qualcosa di più preciso sia per quanto concerne il nuovo piano industriale di risanamento e di rilancio, sia per ciò che attiene agli strumenti che si intendono mettere in campo, sia ancora in merito alla quantità precisa degli esuberi. Nel corso del Cda, verranno analizzate pure le diverse ipotesi di socco della crisi: dal concordato preventivo al commissariamento, che al momento sembrerebbe la soluzione preferita. Attraverso l'amministrazione controllata, infatti, non solo si eviterebbe il fallimento, ma potrebbero essere messi in campo vari tipi di ammortizzatori sociali (la legge Marzano ter prevede quattro anni di cassa integrazione e tre anni di mobilità). Ma non v'è dubbio che quella di giovedì sarà una giornata molto importante anche in riferimento a un altro appuntamento di rilievo. Stiamo parlando dell'incontro che i sindacati nazionali avranno a Roma con tutti i parlamentari della nostra regione. Come già anticipato da Fiom, Fim e Uilm, “in questa occasione, oltre ad esaminare la questione della Antonio Merloni, si cercherà di affrontare le problematiche della crisi dell'intero distretto industriale”. Tempo tre giorni, dunque, e tutto sarà più chiaro.


AMINTO CAMILLI,

el cuntadin
24-09-08, 22:55
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=3F203F2B03D2622628B8093993777 774
Antonio Merloni, il piano slitta ancora


ANCONA - Ancora un rinvio: slitta a lunedì prossimo il consiglio d’amministrazione dell’Antonio Merloni. Un cda decisivo, senza il quale non si potrà entrare nei cunicoli più bui di una crisi che si trascina dietro 3000 persone e che l’indotto fa schizzare a 6000. Si dovrà mettere a punto, con i consulenti nominati dall’azienda, il piano industriale atteso da settimane, l’elemento chiave per far scattare il salvagente. L’ultima promessa fatta garantiva che sarebbe stato domani. Niente da fare. Niente anche nello stabilimento fabrianese di Santa Maria che, da ieri e fino a venerdì, resterà fermo. Il blocco, spiegano i sindacati, è per il mancato arrivo delle materie prime e dei semilavorati. Il baratro.

Il perimetro della crisi - “Questo prendere tempo mi preoccupa molto, se c’è ancora lo spazio per preoccuparsi oltre”. Gianni Giaccaglia, assessore regionale all’industria, non ridimensiona l’emergenza ma cerca di lavorare sul perimetro. “Non è l’emergenza di un distretto - smonta precedenti teoremi l’assessore - ma quella di una grande industria che, inevitabilmente, con l’indotto coinvolge tutto un territorio. Ecco, meglio dire che è la crisi di un territorio”. Fa la differenza per ridurre il tasso di scoraggiamento. Un’accortezza rivolta agli imprenditori che in quella zona da profondo rosso continuano a starci: “Nello stesso luogo ci sono aziende che pur essendo impegnate in produzioni simili hanno storie diverse”. Giaccaglia batte sullo stesso tasto caro al governatore Spacca: “C’è chi ha internazionalizzato ed è così riuscito ad affrontare il mercato e i tempi che cambiano. L’Antonio Merloni non ha messo in campo le strategie adeguate”. Ritorna sui tempi mancati, mancati come i punti del piano industriale “senza il quale niente si può decidere”. La Regioni ha già scritto le sue intenzioni, il governo nazionale cerca di mettere insieme il tavolo del rilancio. Si attende ancora. Giaccaglia qui rientra a far parte del coro: “I numeri sono da allarme nazionale e il governo dovrà farsene carico”.

Le ipotesi - Per un gruppo da centinaia di milioni di debiti l’uscita dal tunnel più probabile è il ricorso al commissariamento attraverso la legge Marzano bis: uno strumento che rimanda a Parmalat e Alitalia. Le dimensioni del gruppo e, soprattutto, il livello dell’indebitamento con banche e fornitori appaiono a molti osservatori troppo consistenti per tentare strade alternative; né si vedono all’orizzonte nuove partnership. Ma si lascia tempo al tempo, come se ce ne fosse ancora da perdere. Lunedì scorso il consiglio di amministrazione aveva esaminato la semestrale, rinviando ogni altra decisione di una settimana. Ancora una settimana.

C’è chi si blocca e chi no - Se lo stabilimento fabrianese di Santa Maria è fermo da ieri, per problemi di approvvigionamento, e fino a venerdì non ripartirà, continuano invece a produrre gli impianti di Maragone, sempre a Fabriano, e quelli di Gaifana, in Umbria, e Gualtieri, in Emilia Romagna. In attività anche la fabbrica ucraina di Ivano Frankivskv, costata 50 milioni di euro.

Le spiegazioni del gruppo - Non molla il quartier generale del gruppo, vetri specchiati, riflessi d’oro. Luigi Viventi non evita il confronto. “Cerchiamo di gestire al meglio le risorse disponibili - si spiega come direttore del personale e componente del cda - e cerchiamo pure di mettere a punto un piano adeguato alla situazione”. Fra le maestranze “c’è preoccupazione, certo, ma finora è sempre prevalso il senso di responsabilità”. Dettagli che non smussano gli angoli della crisi, contro la quale venerdì scorso hanno manifestato in tremila con uno sciopero di otto ore e un corteo che ha sfidato una pioggia fitta e fredda. Erano tremila, poca meno dei tremila e duecento dipendenti che rischiano posto e futuro. Le prime crepe si aprirono nel 2005: allora fu cassa integrazione massiccia. Oggi è baratro sociale.


M.CRISTINA BENEDETTI,

el cuntadin
25-09-08, 23:10
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=6332AC9C5A0C0563F561158A351EA 8C7
Fabriano trema, ora si ferma Maragone


FABRIANO - Si blocca, si rinvia, si cerca uno spiraglio in numeri che non tornano più, almeno dal 2005. S’ipotizza: ci sarebbero potenziali investitori e il pensiero va dritto alle banche, le più esposte in questa partita a perdere. Fermo produttivo da oggi per la linea delle lavatrici con carica dall’alto che l’Antonio Merloni fabbrica nello stabilimento di Maragone, a Fabriano. E due: l’impianto di Santa Maria, sempre a Fabriano, è già al palo per mancanza di materie prime. Mentre si scivola sempre più giù, si dilatano i tempi per la presentazione del piano industriale: “Verrà reso pubblico nel giro delle prossime settimane e comunque entro il mese di ottobre”, il tutto è costretto in poche righe fatte circolare dall’azienda. Seguo le motivazioni tecniche: “Sono in corso in questi giorni contatti con potenziali investitori e al riguardo si stanno valutando condizioni e modalità per approfondire un loro possibile coinvolgimento nel piano di rilancio”. Il diario di bordo dell’emergenza segnala che, ieri, il gruppo di studio delle cifre nere era riunito a Milano: c’erano Mediobanca, la società di revisione Kpmg, alcuni legali e il consigliere straordinario Valerio Fedeli. E’ lo spiraglio che incrocia le ipotesi in quel baratro di economia e umanità in cui potrebbero cadere oltre tremila persone, da contratto ancora dipendenti. Sulle deduzioni del caso nessuno esce allo scoperto. Ma i si dice corrono. Si afferma che il ritardo nella consegna del piano sia dovuto alla spaccatura del consiglio d’amministrazione, un mix di pezzi di famiglia e management: c’è chi vorrebbe, con santa pazienza, andare alla ricerca di un sostegno esterno, l’investitore di cui sopra; e c’è, invece, chi vorrebbe tagliare corto e passare all’amministrazione controllata, con il commissario che avanza e i familiari che abbandonano il campo. Il corollario delle voci che corrono vale un quesito: perché mai un’azienda dovrebbe accollarsi debiti e rischi altrui? La risposta porta alle banche, le più esposte in questo brutto affare che, quindi, avrebbero tutto l’interesse di governarlo dall’interno: un fondo d’investimento, ecco quale potrebbe essere la risposta cercata. “Come per l’Alitalia” segue il filo Roberto Sorci, sindaco della Fabriano ferita al cuore. Che più che catalogare la crisi preferisce farne tesoro: “Quel che sta accadendo oggi potrebbe ripetersi domani”. Pensa ad altre industrie, voce di popolo.

Tempo al tempo. Luigi Viventi, direttore del personale all’Antonio Merloni, spazza il campo dalle false ombre: “Tutti lì ad aspettare il piano a concentrarsi solo in questa direzione. Quel che conta è la sostanza, gli strumenti per sostenerlo”. Viventi attacca: “E che dire dire d’impegni e promesse? La tanto sbandierata formazione s’è sempre fatta e gli ammortizzatori sociali scattano per legge, nazionale. La Regione, semmai, ha il compito di interessarsi agli ammortizzatori sociali in deroga, per evitare un salto senza rete all’indotto”. Chiude: “Parlerò chiaro lunedì durante il cda”. Aspro come non mai, segnale che la crisi del gruppo, 3.200 addetti di cui 1.500 circa nel Fabrianese, è sempre più un viaggio di sola andata.

“Sono sconcertato per questo ulteriore rinvio, uno slittamento che coincide con l’aggravarsi dello scenario occupazionale”. Le parole di Stefano Mastrovincenzo, segretario regionale Cisl, sono le stesse del collega della Uil, Graziano Fioretti. “Un rinvio inaccettabile e irresponsabile”. Si blocca, si rinvia, si resta col fiato sospeso.


M.CRISTINA BENEDETTI,

el cuntadin
25-09-08, 23:12
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=AAA747A53314C62DE9CF63A70A244 25F
Il pressing dei politici
“Presto salviamo il possibile”


ANCONA - “L’annuncio dello stop alle produzioni dello stabilimento di Santa Maria a Fabriano della Antonio Merloni conferma le crescenti preoccupazioni delle istituzioni umbre e marchigiane, dei sindacati, delle lavoratrici e dei lavoratori per la tenuta del gruppo”, lo afferma Stefano Vinti, capogruppo Prc in Regione, che reclama per la Merloni un nuovo piano industriale. “Occorre uno sforzo straordinario per salvare tutto ciò che è possibile dell’apparato produttivo e dei livelli occupazionali”, prosegue Vinti in una nota. Per Vinti, “la certificata incapacità di un management a cogliere gli elementi di modificazione profonda dei mercati e la relativa necessità di innovare i processi produttivi e i prodotti, adeguandoli a una nuova domanda nazionale e internazionale, ha prodotto questa crisi acuta del gruppo. Ora occorre un nuovo piano industriale per la Merloni, non bisogna più perdere altro tempo”.

E intanto il Pd di Macerata esprime solidarietà ai lavoratori dell’Antonio Merloni, e “grande preoccupazione per la crisi occupazionale dell’azienda”, che ha conseguenze gravi anche nella provincia di Macerata e in tutta l’area urbana e montana di Marche e Umbria.

el cuntadin
26-09-08, 21:26
Chiaccchiere.

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=7A24C91E071D63C9E5300A871262E C8A
Crisi della Antonio Merloni, i parlamentari si mobilitano. Azione bipartisan verso il governo
“Famiglie sul lastrico, urgente un intervento”


ANCONA - I parlamentari di Marche, Umbria ed Emilia Romagna pensano di scrivere una lettera congiunta al premier e ai ministri Scajola e Sacconi per sollecitare un’iniziativa forte sulla crisi del gruppo elettrodomestico Antonio Merloni, e una convocazione in tempi brevi del tavolo istituzionale. E' quanto emerso dall’incontro di ieri pomeriggio a Roma fra le organizzazioni sindacali di categoria e i parlamentari delle tre regioni.

“La situazione è pesante - ha detto il sen. del Pdl-FI Francesco Casoli - e richiede un forte senso di responsabilità da parte di tutte le parti coinvolte”. Ma, ha aggiunto, “posso assicurare che su questo tema la luce del Governo è sempre accesa. Come interlocutore del Ministero delle Attività Produttive, sto garantendo un costante monitoraggio di quanto sta accadendo: sabato scorso, su mio invito, il presidente della Commissione Industria del Senato Cesare Cursi è stato a Fabriano per prendere atto personalmente della situazione. Anche con queste informazioni - dice Casoli - sono certo che il Governo possa sedere al tavolo istituzionale contando su un quadro esaustivo del momento che interessa Fabriano e gli altri territori coinvolti. Ciò consentirà di poter valutare con chiarezza le varie proposte e di contribuire ad individuare le soluzioni più idonee al caso”.

“I senatori e i deputati - ha aggiunto l’on. Massimo Vannucci, del Pd - hanno convenuto sulla necessità di un’azione bipartisan, per accompagnare una possibile soluzione della crisi, che riguarda 3.200 lavoratori diretti e altri dell’indotto”. “Il governo - ha continuato Vannucci - deve coinvolgere azienda, lavoratori e Confindustria per arrivare al più presto ad un piano industriale credibile, in grado di scongiurare la sospensione dell’attività”. Sospensione che interessa già i due stabilimenti di Santa Maria e Maragone a Fabriano, mentre l’azienda (il Cda è convocato per lunedì) ha rinviato ancora la presentazione del piano industriale.

“E’ urgente - dichiara la senatrice del Pd Marina Magistrelli - che il governo convochi le parti sociali, l’azienda e le rappresentanze di Confindustria. Per le Marche la crisi dell’Antonio Merloni può mettere in mezzo alla strada novemila famiglie e per questo è necessario un intervento straordinario”.

Per il sen. dell’Udc Amedeo Ciccanti “siamo di fronte ad un guaio più serio di quello dell’Alitalia. Solo che qui non c'è la polpa su cui le banche e i salotti buoni del capitalismo italiano possano lucrare: qui c'è lavoro vero e imprenditoria vera da recuperare”. Ciccanti invita il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola a convocare le parti sociali “già la prossima settimana”. L’imperativo, conclude, è “non fermare tutta l’attività” e scongiurare “logiche ciniche o sciacallaggi”.

Anche il deputato dell’Idv David Favia condivide la richiesta dei sindacati affinchè il Governo convochi quanto prima la A. Merloni e il sindacato, e soprattutto chieda all’azienda di consegnare il piano industriale nel giro di pochi giorni, dopo che non ha adempiuto all’impegno del 31 luglio. La presentazione del piano industriale “può rappresentare uno spiraglio di luce in una vicenda che allo stato attuale vede decine di famiglie potenzialmente a rischio di finire sul lastrico”.

el cuntadin
26-09-08, 21:30
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=E804857E0FD7CB7AEB0BA8001FCFE B15

Piano industriale
Slitta il Cda “Atto grave e scellerato”


FABRIANO - “Siamo sorpresi e delusi. Questo ulteriore rinvio da parte dell’azienda è un atto inaccettabile e irresponsabile, che aggrava la situazione della crisi e si accanisce sul futuro già drammatico di migliaia di famiglie”. Graziano Fioretti, segretario generale Uil Marche, commenta così l’ulteriore rinvio da parte dell’azienda Antonio Merloni della presentazione del piano industriale. “Un atteggiamento intollerabile da parte dell’azienda, rispetto agli impegni assunti nei confronti del Ministero dello Sviluppo Economico e del sindacato – prosegue Fioretti – e rispetto alla situazione di crisi di un intero territorio che l’azienda trascina dietro di sé”.

Duro anche Giuseppe Ciarrocchi (Fiom-Cgil): “I vertici del gruppo dovrebbero assumersi le responsabilità ed invece vediamo che per il nuovo piano industriale si parla di settimane”. Per Vincenzo Gentilucci (Uilm-Uil), “se il piano slitta perché ci sono contatti importanti con investitori, la decisione del Cda può avere un senso, ma se così non fosse, allora le preoccupazioni aumenterebbero a dismisura”.

el cuntadin
27-09-08, 14:33
http://www.corriereadriatico.it/elenco.aspx?varget=3
Antonio Merloni, un weekend d’attesa


FABRIANO - Si va avanti a singhiozzo alla Antonio Merloni. Dietro l’angolo c’è il baratro e mai come in questa fase si è temuto e si sta temendo il peggio. Perché vedere lo stabilimento di Santa Maria fermo e quello del Maragone attivo per una piccola parte sembra ancora un brutto sogno non solo per le centinaia e centinaia di operai che vi lavorano, ma per l’intera città. Perché sapere che il nuovo piano industriale (verosimilmente) non sarà pronto prima di qualche settimana - “certamente entro la fine di ottobre” si limitato ad annunciare dal Cda del gruppo - fa dilatare i tempi di una crisi di cui non è possibile intravedere neanche uno spiraglio. Perché fare i conti con uno stallo di questo genere accresce ulteriormente le ansie e le preoccupazioni di migliaia di lavoratori, per altro già duramente provati da una situazione estremamente precaria.

Va da sè che, in un momento contraddistinto dalla più totale incertezza su tutti i fronti, risulta impossibile azzardare la benché minima previsione, perfino se riferita a un lasso di tempo minuscolo. Tanto per capirci, appare assai difficile anche adesso, nel weekend, fare delle ipotesi sulla ripresa dell’attività produttiva la settimana prossima. Come dire che se tutto è possibile, niente è impossibile.

“Potenzialmente, diciamo così, lunedì si dovrebbe ricominciare a lavorare in entrambi gli stabilimenti - spiega Andrea Cocco (Fim-Cisl) - poiché la direttiva parlava dell’interruzione del lavoro per una settimana, tuttavia non abbiamo delle certezze in merito. E, qualora l’attività produttiva riprendesse, non sappiamo ancora quanti saranno gli operai impegnati. Non solo. E’ praticamente impossibile attualmente esprimersi sul meccanismo di turnazione della cassa integrazione straordinaria, basti solo pensare che gran parte delle maestranze sta entrando nel quinto mese di cassa, quando invece l’accordo prevedeva che ogni lavoratore non ne facesse più di quattro. Insomma, anche per quanto concerne la cassa integrazione straordinaria c’è ormai una grossa confusione e i termini dell’intesa dovranno necessariamente essere rivisti”.

Pure questa problematica verrà affrontata lunedì prossimo in occasione di una riunione delle Rsu dei due stabilimenti fabrianesi, “nel corso della quale - fanno sapere i delegati sindacali - verificheremo attentamente tutte le circostanze legate ai ritardi, che adesso stanno accrescendo le preoccupazioni dei dipendenti e delle loro famiglie”. E che lunedì sarà una giornata importante è del tutto evidente, visto che, oltre al vertice delle Rsu di Fiom, Fim e Uilm, è prevista anche una riunione del Cda dell’azienda, dal quale potrebbero scaturire delle novità.


AMINTO CAMILLI,



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Barracuda (POL)
28-09-08, 09:55
Ciao a tutti. Sono un dipendente della A. Merloni da 15 anni, fino a 4 mesi lavoravo a Fabriano, ora sono stato "spedito" a Gaifana (Nocera Umbra)perchè sono umbro. Volevo solo informarvi dello stop della prossima settimana anche dello stabilimento di Nocera, dove si produce frigoriferi e lavastoviglie. Un'altra settimana che va ad aggiungersi ai gia 3 mesi di cigs che ho fatto dall'inizio dell'anno, e comunque quest'anno non ho mai lavorato un mese intero. Speriamo ma non la vedo bene!!!

el cuntadin
28-09-08, 23:04
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=AE17C8D191474B833360A8760B502 23B
A Santa Maria riprende il lavoro
Antonio Merloni, a pieno regime anche lo stabilimento di Maragone

FABRIANO - Tutto pronto per la ripresa dell'attività produttiva negli stabilimenti della Antonio Merloni. Da domani si ricomincerà a lavorare sia a Santa Maria che al Maragone, dopo che nei giorni scorsi si era temuto che la situazione stesse per precipitare irrimediabilmente. Nessun entusiasmo in vista, beninteso, ma il fatto che nella struttura di Santa Maria si riprenderà a pieno regime (le sei linee produttive saranno tutte attive) e che anche al Maragone saranno operativi entrambi i settori (quello delle lavatrici con carica dall’alto e quello degli asciugatori, tanto per capirci) è già sufficiente per far tirare una boccata d'ossigeno alle maestranze, stressate come non mai da una situazione estremamente delicata.

“A onor del vero - fanno sapere dall'azienda - al Maragone il blocco relativo alla linea delle lavatrici con carica dall'alto era durato soltanto per tutto il pomeriggio di giovedì, tanto è vero che già venerdì mattina si lavorava regolarmente, mentre la linea concernente gli asciugatori non si è mai fermata”. Come dire che in quello che potremmo definire il secondo stabilimento fabrianese l’attività di recente non ha subito cali particolari. Ben diversa la situazione dell’impianto di Santa Maria, il quale, dopo una momentanea ripresa quasi totale di lunedì scorso (erano state riattivate cinque linee su sei, mentre nella seconda metà della settimana precedente si era lavorato soltanto su due di esse), da martedì è rimasto fermo completamente per mancanza di materie prime e di semilavorati. La direttiva parlava di chiusura per tutta la settimana, ma non v'è dubbio che in tanti hanno temuto che il provvedimento potesse essere prorogato. Invece, da domani l'attività ricomincerà su tutte le linee pure a Santa Maria, ridando un barlume di ottimismo (ma è ancora lecito utilizzare questa parola?) alle diverse centinaia di dipendenti duramente provati da una fase oltremodo negativa. Nel contempo, tuttavia, resta ancora l’incertezza sulla quantità di lavoratori che saranno impegnati nei prossimi giorni, anche perché mercoledì si entrerà nel mese di ottobre e gran parte delle maestranze ha superato i quattro mesi di cassa integrazione straordinaria previsti. “Ormai - sottolineano Fiom, Fim e Uilm - l’accordo è saltato, nel senso che sono molti gli operai che stanno per entrare nel quinto mese di cassa integrazione straordinaria, un’ipotesi non prevista dall'intesa. L'accordo va rivisto alla luce degli ultimi avvenimenti”.

Intanto, Sinistra Critica stigmatizza il comportamento dell'onorevole Maria Paola Merloni e del senatore Francesco Casoli. “L'imminente tracollo economico-occupazionale che sta per abbattersi su numerose centinaia di lavoratori - osserva Antonio Angeloni - registra, purtroppo, un silenzio sconcertante, ma non casuale, da parte dei due parlamentari eletti nel territorio fabrianese, i quali si stanno distinguendo per il più inaccettabile e pericoloso immobilismo. Questo accade, forse, perché sono anche rappresentanti del mondo industriale? Rilanciamo la necessità urgente dell'avvio di un percorso di mobilitazione e di lotta che, oltre a promuovere presidi organizzati nelle aziende minacciate dalla delocalizzazione o dalla chiusura, non escluda la possibilità di costituire dei comitati cittadini per la difesa dell'occupazione nel nostro distretto industriale, come verificatosi a suo tempo per le Cartiere Miliani”.


AMINTO CAMILLI ,

el cuntadin
28-09-08, 23:09
Queste le proposte di Rifondazione Comunista.

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=B2AE5AE6D13F962EB9350C1781B77 6A5

Convegno del Prc con Giaccaglia e Casagrande. Si riunisce il Cda, settimana cruciale
L’impegno del territorio per battere la crisi


FABRIANO - “Crisi fabrianese quale le soluzioni possibili?”. E’ questo il titolo del convegno che si è tenuto ieri pomeriggio alla sala Ubaldi. Organizzato dalla Federazione provinciale del Prc, l’incontro ha messo assieme molti volti noti della politica locale. “Noi crediamo che la soluzione si debba rintracciare attraverso un lavoro che veda la compartecipazione di tutto il territorio – ha detto la presidente della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande –. Siamo favorevoli al documento strategico che è stato presentato il 3 settembre e noi ci saremo. Anche se non è stata conclamata una vera e propria crisi generale, bisogna attivarsi preventivamente per mettere in moto tutti gli strumenti del caso”. “Stiamo rivolgendo tutta la nostra attenzione a questa situazione – ha detto anche Gianni Giaccaglia assessore all’Industria delle Marche –. La Regione è presente per questa crisi dell’Antonio Merloni e intendiamo portare avanti le linee di azione che abbiamo presentato il 3 settembre. Ci impegneremo affinchè vengano attivati gli ammortizzatori sociali. Una volta ottenuto questo ci muoveremo per la riconversione e lo sviluppo del territorio”.

Intanto per l’Antonio Merloni si apre una settimana cruciale. Domani torna a riunirsi il Cda. Sempre domani, Fiom, Fim e Uilm incontreranno le Rsu per valutare eventuali iniziative, dopo il rinvio del piano industriale annunciato dall'azienda. Inoltre, mercoledì, a Roma, presso il ministero dello Sviluppo economico, il ministro Claudio Scajola incontrerà i governatori di Marche e Umbria e i rappresentanti della Antonio Merloni.

el cuntadin
29-09-08, 23:14
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=83134F23635ABF5A4E351263AA49F 294
Antonio Merloni, verso un’altra mobilitazione


FABRIANO - Un'altra settimana di passione. Non si intravedono ancora sbocchi convincenti nella delicata vicenda della Antonio Merloni, per cui non v'è dubbio che quella che entra oggi sarà di nuovo una settimana intensa per tutti i soggetti coinvolti in una problematica che sta mettendo in forte apprensione migliaia di famiglie. E alcuni appuntamenti già fissati, a partire proprio da questa mattina, la dicono lunga sulla necessità di accrescere gli sforzi per trovare una soluzione, la migliore possibile, ad una crisi che sta colpendo duramente un gruppo industriale storico e, con esso, buona parte dell'indotto del distretto fabrianese. Ci riferiamo, innanzitutto, alla riunione del consiglio di amministrazione prevista per oggi. Una riunione certamente importante, ma che sembra aver perso un po' del suo rilievo dopo che i vertici dell'azienda hanno fatto sapere che comunque il nuovo piano industriale non sarà pronto prima di qualche settimana. Proprio questa anticipazione ha insospettito il sindacato dei metalmeccanici, mandandolo su tutte le furie e spingendolo a organizzare un vertice urgente, che si terrà questo pomeriggio alle 14,30. Fiom, Fim e Uilm di Ancona si incontreranno con le Rsu degli stabilimenti della Antonio Merloni di Fabriano e di Sassoferrato per valutare eventuali iniziative da intraprendere a breve. Non si esclude un'altra mobilitazione sulla falsa riga di quella di dieci giorni fa, magari ancora più incisiva. L'azienda sta prendendo tempo - osserva il segretario provinciale della Fiom Giuseppe Ciarrocchi - quando il tempo è già scaduto. C'è un'evidente incapacità di prendere decisioni importanti. Non possiamo più accettare un atteggiamento del genere, poiché questa inerzia sta portando la Antonio Merloni allo sfascio.

el cuntadin
30-09-08, 22:21
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=3652FD65D34F0FBAC5F738F00787D BF8
Antonio Merloni, pronti quattro gruppi finanziari


FABRIANO – Ancora quattro settimane per conoscere il futuro della Antonio Merloni. E’ il lasso di tempo concesso a quattro soggetti (si tratta, presumibilmente, di fondi finanziari) che avrebbero manifestato interesse per l’azienda. Entro la fine di ottobre l’assemblea dei soci prenderà la decisione definitiva. Nel frattempo, verrà nominato un esperto per selezionare le produzioni, onde evitare di perdere clienti. Queste, grosso modo, le novità uscite dalla riunione del Cda tenutosi ieri pomeriggio presso gli uffici centrali della Antonio Merloni. E proprio davanti al palazzo, verso le 14,30, si sono portati sindacalisti e operai (circa 200 persone, nella foto di Ferretti)) per ribadire la loro forte preoccupazione. Quattro ore di attesa, dopodichè è uscito Luigi Viventi, responsabile del personale e membro del Cda. “Tramite Mediobanca – ha detto Viventi – ci sono giunte quattro manifestazioni di interesse. A questi signori concediamo non più di quattro settimane per verificare la situazione, poiché i tempi sono ristretti. Sarà un altro mese di sacrifici, poichè si dovranno selezionare le produzioni”. Critici i sindacati che hanno organizzato per questa mattina uno sciopero, con corteo.

Importante, sempre ieri, il vertice tra il governatore Spacca e i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil Gianni Venturi, Stefano Mastrovincenzo e Graziano Fioretti. Regione e sindacati chiedono alla Antonio Merloni l’immediata definizione del piano industriale. Inoltre, sollecitano l’adozione da parte dell’azienda di tutte le misure utili per salvaguardare le prospettive industriali e occupazionali del territorio. Al riguardo, la legge Marzano viene indicata come quella “capace di offrire significativi benefici per il sostegno al reddito dei lavoratori e per il rilancio delle attività sociali ed economiche del territorio. L’applicazione di tale normativa potrebbe essere facilitata ed estesa con un’integrazione in sede di conversione del decreto legge 134/08”. La Regione ha chiesto infine al governo centrale di rafforzare le tutele per i lavoratori dell’indotto e anche di questo si parlerà nell’incontro istituzionale di domani tra il ministro Scajola e i presidenti di Umbria e Marche.

In una nota diffusa nel pomeriggio il Cda prende atto “della presentazione di manifestazioni di interesse preliminari da parte di alcuni investitori finanziari che intendono partecipare alla ristrutturazione e rilancio del gruppo”. Vista l'urgenza dettata dall’attuale situazione economico-finanziaria dell’azienda, il Cda ha deliberato di “approfondire immediatamente le citate manifestazioni di interesse, avviando un percorso di analisi congiunta del piano di ristrutturazione fra la società e gli investitori da svolgersi nelle prossime settimane”. Il comunicato ufficializza inoltre la decisione del Cda di predisporre la situazione patrimoniale aggiornata al 31 agosto anche alla luce della ripatrimonializzazione per 10 milioni di euro.


AMINTO CAMILLI,

el cuntadin
01-10-08, 21:09
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=496C267B2B81FD839814D8A6C14A2 BFD
“Vediamoci entro il 6 ottobre”


ANCONA - “Il consiglio di amministrazione della Antonio Merloni disattende ancora una volta gli impegni presi con sindacato e lavoratori”. Commentano così Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil di fronte al nuovo rinvio del Cda convocato per la definizione di un piano industriale e delle scelte relative al piano di salvataggio del Gruppo. “Una decisione, questa dell’Azienda, che ha indotto il ministero dello Sviluppo Economico a rinviare il tavolo istituzionale”, rilevano i sindacati. “Non vorremmo - aggiungono - che sotto questa dilatazione dei tempi ci fossero operazioni finanziarie e speculative a danno dei lavoratori”. Fim, Fiom, Uilm chiedono quindi alla direzione dell’azienda un incontro per il 6 ottobre. Per la stessa data è convocato a Fabriano il coordinamento sindacale della Antonio Merloni per valutare “le iniziative necessarie a sostegno della vertenza, indicando una giornata di mobilitazione da definire”.

“L’azienda sta continuando a prendere tempo - interviene Graziano Fioretti, segretario generale Uil Marche - in questo contesto pesa fortemente anche il termine del 15 ottobre concesso dai creditori”.

el cuntadin
01-10-08, 21:11
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=D54F315E622AE768FDA72B89693A0 14B
Scajola rinvia, Marche e Umbria non ci stanno


FABRIANO - Rinviato il tavolo istituzionale, che era stato fissato per oggi, tra il ministro Claudio Scajola, i presidenti delle Regioni Marche, Umbria ed Emilia Romagna e i vertici della Antonio Merloni. La notizia, giunta ieri mattina, ha destato non poco sconcerto in tutti i soggetti coinvolti nella crisi del gruppo industriale fabrianese, leader mondiale nella produzione degli elettrodomestici. All’origine della decisione del ministero ci sarebbe la volontà di non interferire nei contatti delle ultime ore che sarebbero stati avviati dall’azienda, attraverso Mediobanca, con quattro soggetti (fondi finanziari o società finanziarie) interessati alla Antonio Merloni.

“Il rinvio dell’incontro serve a offrire soluzioni concrete all’azienda e ai lavoratori”, fa sapere Scajola. “Il Cda del gruppo - spiega il ministro delle sviluppo economico - ha infatti comunicato al ministero di aver ricevuto concrete manifestazioni di interesse preliminari da parte di investitori finanziari che intendono partecipare alla fase di ristrutturazion e rilancio. L’aggiornamento alla metà di ottobre della riunione al ministero risponde, dunque, a una precisa volontà dell’azienda e a una fattiva strategia di rilancio che la riunione di domani (oggi per chi legge, ndr), comunque interlocutoria, avrebbe solo rischiato di turbare”.

Il senatore azzurro Francesco Casoli, che in stretta collaborazione con il consigliere politico del ministro Scajola Ignazio Abrignani si sta occupando dell’emergenza dell’azienda fabrianese, precisa che “il ministero ritiene di non dover intervenire sulle scelte industriali della società, alla quale spetta ogni decisione”.

Totalmente spiazzate dalla decisione improvvisa del ministero le Regioni Marche e Umbria. “Il rinvio dell’incontro con il ministro Scajola - si legge in una nota congiunta - lascia sconcertati. La situazione è particolarmente grave e ogni rinvio è negativo per i lavoratori e per la definizione di una soluzione positiva della vicenda Antonio Merloni. L’applicazione della legge Marzano appare oggi essere una priorità importante che deve essere confermata attraverso l’immediata attivazione delle procedure a ciò necessarie e senza ulteriori rinvii che rischierebbero di condurre a situazioni che potrebbero generare le perdite di questi benefici”. Certo è che ogni giorno che passa aggrava potenzialmente una crisi, per la quale ancora non si intravede uno sbocco.

“Le istituzioni - prosegue la nota di Marche e Umbria - pur nel rispetto dell’autonomia aziendale, sono fortemente preoccupate, perché di fronte a una situazione che impone scelte immediate, certe e tempestive, si prosegue con rinvii difficilmente comprensibili. Dunque, è fondamentale lo svolgimento di un incontro a Roma, in cui il Governo nazionale si impegni in tale direzione, come più volte richiesto. Ogni ulteriore rinvio del confronto istituzionale e del piano industriale ci allontana da questa soluzione a danno dei lavoratori della Antonio Merloni, dell’indotto industriale, artigianale e di servizi e di tutto l’entroterra umbro-marchigiano”.

In merito all’utilizzo della legge Marzano, anche il senatore Casoli sottolinea che “rinunciare alla possibilità di accendere velocemente una procedura come la Marzano mi rende molto perplesso. L’autonomia dell’impresa è sacra, ma in situazioni come questa la velocità e la determinazione sono vitali. Dal ministero del Lavoro siamo riusciti ad avere la giusta attenzione alla vicenda Antonio Merloni e al nostro territorio. Ora, speriamo di non perdere quella fondamentale priorità ottenuta”.


AMINTO CAMILLI ,

el cuntadin
01-10-08, 21:13
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=817C55A41C984DAEAF9F1B95785ED 7A1

Tute blu, tre regioni di nuovo in piazza


FABRIANO - Scendono di nuovo in piazza le tute blu. Per i dipendenti della Antonio Merloni quella di ieri è stata un’altra giornata di mobilitazione. A Fabriano, un corteo di oltre 1.000 lavoratori è partito dagli stabilimenti di Santa Maria e del Maragone, ha percorso via Dante fino agli uffici centrali dell’azienda, dai quali sono scesi un componente del Cda, Flavio Pizzini, e Giovanna Merloni. Pizzini ha riferito che i quattro possibili investitori finanziari hanno inviato le proprie manifestazioni di interesse per iscritto. Quindi, il corteo ha ripreso il cammino, arrivando in piazza del Comune, proprio davanti a palazzo Chiavelli, dov’era in corso il consiglio comunale, che è stato sospeso per consentire al sindaco Roberto Sorci di incontrare i manifestanti. All’iniziativa ha preso parte pure la Provincia di Ancona con il vice presidente Giancarlo Sagramola e l’assessore al Lavoro Maurizio Quercetti. Nel pomeriggio, Quercetti e il suo collega della Provincia di Perugia Giuliano Granocchi hanno avuto un incontro con l’assessore regionale Ugo Ascoli per preparare un primo pacchetto di politiche formative a sostegno dell’occupazione con le risorse ordinarie del Fondo Sociale Europeo.

Mobilitazioni anche a Sassoferrato, dove gli operai hanno bloccato per circa mezz’ora la strada provinciale per Fabriano, e a Matelica, dove i 270 dipendenti dello stabilimento che produce bombole per metano hanno sfilato in corteo fino al palazzo municipale, accolti dal sindaco. Uno sciopero ha contraddistinto pure lo stabilimento della Tecnogas di Gualtieri di Reggio Emilia, al quale sarebbe interessata la Smeg, con cui sarebbero stati già avviati contatti. A Gaifana, in Umbria, lo stabilimento è fermo e c’è un presidio permanente delle maestranze.


AM.CAM.,

el cuntadin
04-10-08, 22:28
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=1DA08E67840929F2EC3BA4C864954 65F
La Regione Umbria fa quadrato


ANCONA - “Non scherziamo: se dovessimo attendere l’intervento del premier per risolvere la crisi della Antonio Merloni, come sostiene l’onorevole Piscitelli, dovremo attendere molti altri autunni disperati”. Lo afferma il deputato Idv David Favia, che censura anche il senatore Casoli, che aveva promesso un’accelerazione dell’incontro con il ministro Scajola. Favia invoca serietà e chiede che l’annunciato incontro fra parti sociali e istituzionali si tenga al più presto.

“Grande preoccupazione” per l’evolversi della vicenda è stata espressa giovedì durante un incontro a Perugia, nella sede dell’assessorato allo sviluppo economico della Regione Umbria. Durante l’incontro la Regione Umbria, in accordo con la Regione Marche, ha deciso di istituire un tavolo tecnico per predisporre tutta la strumentazione disponibile per gestire le ricadute della crisi sul territorio.

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04-10-08, 22:53
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=901EE552F5F2F8884D6CBEF6F39B4 91C

Da 17 anni alla A.Merloni


FABRIANO - Claudia Mattioli, 39 anni, da ben 17 lavora alla Antonio Merloni. E' uno dei circa 800 dipendenti dello stabilimento di Santa Maria (l'altro sito produttivo fabrianese è al Maragone), caratterizzato da una situazione estremamente delicata. Soprattutto nelle ultime settimane, si è lavorato a singhiozzo, tanto che spesso la fabbrica è rimasta chiusa per mancanza di materie prime e semilavorati, come anche in questi giorni. Sposata e madre di una ragazzina di 11 anni, Claudia sta vivendo un momento delicato come altre migliaia di lavoratori. Anche suo marito, per altro, è dipendente della Antonio Merloni (a Fabriano non è un caso raro), cosicchè - dice la donna - nel nostro caso si rischia in due .

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04-10-08, 22:55
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=D71A153CD3F81932F24DF7AE7349A 0EC

Santini della Cna
I terzisti fremono “Situazione impossibile”


FABRIANO - Paura per l'indotto. Tangibile, concreta, evidente. Se questa fase è delicata per la Antonio Merloni, figuriamoci per le piccole imprese che al gruppo industriale leader nella produzione di elettrodomestici forniscono materie prime, prodotti semilavorati e servizi. Non è un caso che qualche fornitore ha già smesso di collaborare (almeno parzialmente) e che altri stanno riflettendo seriamente se continuare o meno. Le preoccupazioni dei terzisti - sottolinea il segretario della Cna Massimiliano Santini - sono più che legittime. Le ultime rassicurazioni giunte dalla Antonio Merloni sono ormai datate e probabilmente neanche più attuali, alla luce dei repentini sviluppi della vicenda. In un primo momento, dopo mesi di costruttiva trattativa sindacale con l'azienda, siamo intervenuti presso le imprese per sensibilizzarle a collaborare con la proprietà e il Cda, cercando di non far mancare le forniture e i servizi, ma oggi come oggi la situazione sta diventando irragionevole e insostenibile. In effetti, qualcosa sarebbe cambiato nei rapporti e nelle modalità di confronto con le associazioni di categoria. Si privilegiano sporadiche e isolate trattative individuali - osserva ancora Santini e si assiste a un continuo rimando delle procedure e delle documentazioni necessarie a fare chiarezza sull'intera questione. Questo ci costringe ad abbattere l'argine che a suo tempo avevamo edificato a favore della committente per frenare l'impeto manifestato da molti nostri iscritti nell'intraprendere azioni forzose di varia natura.

el cuntadin
04-10-08, 22:57
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=2D1DFCACBBA3C26F986EB2FDA9D1C 0F8

Cassa integrazione da rivedere, il piano industriale è un rebus. Martedì forse riparte Santa Maria
Impianti a singhiozzo, ora chiudono le mense


FABRIANO - Lo stabilimento di Santa Maria che da tre settimane resta chiuso gran parte del tempo per mancanza di materie prime e semilavorati, la cassa integrazione straordinaria che deve essere rivista in toto, il piano industriale che è sempre più un mistero, le mense che da lunedì prossimo dovrebbero essere chiuse sia nei siti produttivi fabrianesi che in quello di Sassoferrato. Ce n'è abbastanza per far capire che la vicenda che sta contraddistinguendo negativamente la Antonio Merloni è ben lungi dall'imboccare una strada che possa condurre a una soluzione. Dopo che la settimana scorsa lo stabilimento di Santa Maria era rimasto chiuso, la storia si è ripetuta in questi ultimi tre giorni, contribuendo ad accrescere la preoccupazione degli operai e dei sindacati.

Premesso che si stanno mettendo in piedi delle operazioni per fare in modo che da martedì l'attività possa riprendere sia qui che a Gaifana, la questione verrà esaminata in occasione del coordinamento sindacale in programma lunedì, dalle 10,30, presso gli uffici centrali del gruppo. Molti i temi che azienda e parti sociali affronteranno, basti pensare alla cassa integrazione straordinaria e, soprattutto, al piano industriale. In questo periodo - osserva Vincenzo Gentilucci (Uilm-Uil) - anche la cassa integrazione straordinaria va a singhiozzo, anzi è praticamente saltata, poiché sono molti i lavoratori che vanno oltre i mesi stabiliti dall'accordo. E' un argomento da riesaminare, fermo restando che ve ne sono altri più impellenti, come quello concernente il piano industriale, dal quale dipende il futuro dell'azienda, ma di cui tuttora non sappiamo nulla. Altro capitolo delicato, spuntato giovedì, è quello dell'imminente chiusura delle due mense di Fabriano e di quella di Sas soferrato. Speriamo in un confronto immediato fra l'azienda e i gestori di queste strutture - sottolinea Gentilucci - affinché si possa trovare un'intesa per tenere aperte le mense .

el cuntadin
05-10-08, 19:22
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=79FA1C10C509E0EC83A0D75840BF2 F8C
Il sindacato incontra l’azienda
Il 13 consiglio comunale congiunto di tutte le città coinvolte

FABRIANO - Sono ore di attesa alla Antonio Merloni. Si aspetta con ansia il confronto che le parti sociali avranno domattina con i vertici dell'azienda, in occasione del coordinamento sindacale, fissato alle 10,30, proprio presso gli uffici centrali del gruppo. Sul piatto, naturalmente, ci saranno tutte le questioni aperte: la ripresa dell'attività nello stabilimento di Santa Maria (sembra che si stiano mettendo in piedi delle operazioni finalizzate a consentire di ripartire martedì), il piano industriale, la cassa integrazione straordinaria ormai saltata e la chiusura delle mense che dovrebbe essere realtà a cominciare da domani. Problemi spinosi, a cui è necessario dare una risposta prima possibile, onde evitare che la situazione precipiti.

Intanto il sindaco Roberto Sorci ha invitato per il 13 ottobre i consigli comunali dei comuni coinvolti nella crisi della A. Merloni. Si riuniranno al Teatro Gentile, con l’assemblea consiliare fabrianese, “per ragionare concretamente su quanto le istituzioni, tutte insieme, possono fare per aiutare il territorio ad affrontare questo passaggio”. “Andremo avanti - ha concluso il sindaco - nel tentativo di dare risposte concrete a favore della città e di tutta la popolazione”.

Che il momento sia particolarmente delicato lo sottolinea a chiare lettere la Confartigianato che, insieme alla Cna e alla Lega delle cooperative, ha chiesto un confronto immediato con la direzione della Antonio Merloni per approfondire la strategia dell'azienda e dare garanzie ai subfornitori. La Cgia si interroga sul futuro, rimarcando la necessità di attenzione nei confronti dell'indotto, troppo spesso ignorato o non considerato in modo adeguato. La sfiducia l'abbiamo lasciata da tempo - osserva il segretario Simone Clementi - oggi rimane la consapevolezza di non farcela. La tanto richiamata legge Marzano andrebbe solo a favore dei dipendenti diretti della Antonio Merloni, poiché, se attuata, avrebbe un effetto negativo sulla fornitura e sui lavoratori della fornitura stessa. Quando parliamo di numeri, non dobbiamo mai dimenticare gli addetti del terzismo diretto della Antonio Merloni, che sono migliaia. E' vero che anche per loro ci sarebbero gli ammortizzatori sociali, ma è pur vero che per attuarli le piccole aziende dovranno continuare a esistere. Ebbene, tenuto conto che l'esposizione dell'azienda verso i fornitori è stimata in milioni di euro, non credo che con l'attuazione della legge Marzano le nostre imprese riusciranno a rimanere in vita. Siamo curiosi per le cinque manifestazioni di interesse verso la Antonio Merloni, poiché, se applicate, avranno sicuramente un effetto meno devastante sulle nostre imprese e sui loro dipendenti rispetto alla legge Marzano. Quella delle legge Marzano per giungere al commissariamento (l'amministrazione straordinaria), beninteso, è soltanto una delle ipotesi percorribili qualora si dovesse arrivare alle procedure concorsuali. Una delle alternative sarebbe il concordato preventivo che, a quanto emerso di recente, costituirebbe il percorso preferito dall'azienda, secondo la quale, tuttavia, non è detto che non si possa arrivare all'amministrazione straordinaria proprio attraverso un concordato preventivo. Certo è che tutti i soggetti coinvolti sono d'accordo nell'evitare ad ogni costo il fallimento del gruppo. “Ma c'è dell'altro a confermare la precarietà della situazione attuale. Stiamo assistendo - afferma ancora Clementi - a una chiusura da parte degli istituti di credito verso l'azienda, la quale non risponde più a nessuna nostra domanda. Ci auguriamo che le mille parole spese per fare squadra, al fine di essere uniti”.

Intanto continuano anche gli strascichi politici della crisi industriale. “In un momento così delicato, un profilo politico alto sarebbe la miglior risposta che la politica tutta dovrebbe dare alla città di Fabriano”. Silvano D'Innocenzo, capogruppo di Forza Italia al Comune di Fabriano, difende il senatore Francesco Casoli dopo le critiche di Governatori di Marche ed Umbria. “Il Senatore Casoli da uomo sensibile ha intuito le intenzioni di Spacca in Regione e del Sindaco Sorci nel Comune fabrianese”, scrive in una nota D’Innocenzo, denunciando una presunta speculazione politica da parte di chi starebbe “cercando di addossare tutte le responsabilità al Governo nazionale, accusato ingiustamente, con continui sottointendimenti, di essere lontano dalla difficile realtà cittadina”. Casoli, ricorda il capogruppo di Fi, “è uomo di azione, forse un politico atipico, e di fronte a tutti questi giochini ha preso carta e penna e richiamato tutti alla serietà che il caso richiede”.

D’Innocenzo rivolge un invito a tutte le forze poliche: “Basta con le basse strumentalizzazioni di parte e concenttriamoci sui problemi della città, altrimenti a breve i cittadini fabrianesi non faranno più distinzione tra destra e sinistra e saranno legittimati a non riconoscere più il ruolo fondamentale della politica”.

el cuntadin
05-10-08, 19:25
Gli operai rischiano il posto di lavoro ed arrivano gli sciacalli.

Ihttp://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=0460E1B060D25EC33B63907B96B28 EEC
ntimidazione firmata dalle Brigate autonome partigiane, le stesse del blitz di luglio
Bottiglie molotov davanti alla Cisl


FABRIANO - Grave atto intimidatorio nei confronti della Cisl. Ed ecco che il clima già di per sé molto pesante in città, a causa della crisi economica e sociale, rischia di avvelenarsi, anche se nella rivendicazione non c’erano espressi riferimenti al caso Merloni. Due bombe molotov sono state rinvenute ieri mattina alla sede sindacale di via De Gasperi. E' stata la donna delle pulizie, intorno alle 8,30, a trovare due bottigliette piene di benzina sul pianerottolo del secondo piano del palazzo al civico 50, proprio davanti alla porta d'ingresso dell'organizzazione sindacale. Con esse c'era anche un volantino che fa riferimento all'estremismo di sinistra. Contro lo Stato e i fascisti. Noi con i lavoratori sarebbe il contenuto del messaggio, firmato a quanto sembra ancora una volta dalle cosiddette Brigate Autonome Partigiane, che già a metà luglio aveva firmato un blitz analogo a Fabriano, depositando due bombe molotov in via Cialdini, davanti alla sede di Azione Giovani, il movimento giovanile di Alleanza nazionale. In quella circostanza, sulla serranda del locale era comparsa pure una stella a cinque punte con la sigla B.P.A., appunto Brigate Autonome Partigiane. Ieri mattina, è stata la stessa donna delle pulizie a lanciare l'allarme, chiamando il commissariato. Sul posto sono giunti subito gli agenti del commissariato, gli esperti della scientifica e la Digos di Ancona. Le bottiglie erano riempite con liquido infiammabile, ma secondo i primi accertamenti tecnici, anche se fossero state fatte esplodere avrebbero provocato danni limitati Naturalmente, sono stati subito avvertiti i vertici della Cisl, i quali si sforzano di non drammatizzare l'accaduto, pur manifestando una certa apprensione, per altro più che legittima in situazioni del genere, specie in quest’autunno caldo in cui la crisi che tiene in bilico migliaia di posti di lavoro rischia di lacerare il tessuto sociale e innescare derive violente . Un atto intimidatorio in piena regola nei confronti della nostra associazione - spiega il segretario Francesco Quagliani - ma posso garantire che non ci faremo intimorire e proseguiremo la nostra attività con grande impegno. Attendiamo con serenità i risultati delle indagini che stanno portando avanti le forze dell'ordine. Poche parole, forse proprio per evitare in ogni modo di turbare l'attività investigativa che la Digos sta conducendo. Il responsabile provinciale della Fim-Cisl Guanito Morici, che in questo periodo è fortemente impegnato per la difesa dei lavoratori e dei loro diritti nella vicenda concernente la Antonio Merloni, manifesta sconcerto, ma non vuol credere a un'azione seria. Speriamo sia stata una monellata, per quanto sgradevole - afferma Morici - magari qualcuno non ha trovato un modo diverso e migliore per divertirsi. Se così non fosse, allora dovremmo preoccuparci davvero. E tuttavia, la Fim sarà sempre in prima linea nell'interesse dei lavoratori. Come dire che se qualcuno voleva farsi pubblicità, finire sui giornali, far parlare un po', c'è riuscito, sebbene con un'azione assolutamente deprecabile. Viceversa, se l'intento degli artefici del gesto era quello di disorientare davvero la Cisl (e con essa il sindacato), magari addirittura intimorirla, la missione è fallita.


AMINTO CAMILLI,

el cuntadin
05-10-08, 19:27
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=2F34320BA2B68DC5BE7015FD447EF FBF
Sorci: “Cretini”. La Cgil: “Atto vergognoso”


FABRIANO - La madre dei cretini è sempre incinta. Il sindaco Roberto Sorci è scuro in volto, ma prova a ironizzare su quanto verificatosi ieri mattina in via De Gasperi. Di certo, non si spaventa e mostra il piglio del governante. Nessuno - sottolinea il primo cittadino - può pensare di intimorire le istituzioni, i partiti, le organizzazioni sindacali, le associazioni. Appresa la notizia, ho subito chiamato il segretario della Cisl Francesco Quagliani, per esprimergli tutta la mia solidarietà. Bisogna procedere con la dialettica, non con azioni sciocche e stupide. Se qualcuno crede di mettere paura, ha fatto male i suoi conti. Il sindacato, intanto, fa quadrato, manifestando unità e compattezza, quella unità e quella compattezza che l'hanno sempre contraddistinto nell'affrontare le problematiche del territorio fabrianese.. Un atto vergognoso e drammaticamente stupido - afferma il segretario della Cgil Massimo Bellezza - che va a colpire chi sta dalla parte dei più deboli. In un frangente come questo, tutto serve meno che azioni vigliacche come quella che ha preso di mira la sede della Cisl. Bisogna isolare e colpire duramente coloro che cercano di provocare il caos senza pensare alle persone più deboli, che in questa fase sono certamente i lavoratori. Alla Cisl va tutta la nostra solidarietà, sperando che quanto verificatosi ieri mattina non sia altro che una ragazzata, fermo restando che, pure in tal caso, si tratterebbe comunque di una ragazzata ignobile. Massima solidarietà arriva pure dalla Uil. Atti di questo genere vanno deplorati e condannati con forza - osserva il responsabile provinciale della Uilm-Uil Vincenzo Gentilucci - perchè siamo in presenza di un fatto gravissimo, oltre che incomprensibile. Lo considero un attacco a tutto il sindacato e a me in prima persona.

el cuntadin
05-10-08, 19:29
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=9345E1395EB39720D32F769F1525A 795
Il questore: “Un episodio che merita attenzione”
Reati da Anni di piombo nel fascicolo del pm Bilotta


ANCONA - Fabbricazione di materiale esplosivo. Addirittura atti di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi. Strage. La procura della Repubblica potrebbe ipotizzare reati da Anni di piombo, come quelli che nel maggio 2005 il pm Rosario Lioniello indicò nel fascicolo aperto per il mancato attentato incendiario contro il palazzo di Vetro ad Ancona, sede della Provincia. All’epoca l’inchiesta imboccò subito la pista di una matrice anarco-insurrezionalista, per la concomitanza di tempi con un’indagine in corso a Bologna, poi virò bruscamente sulla criminalità locale sospettando un tentativo di estorsione ai danni di negozianti, ma l’unico indagato alla fine venne prosciolto. Sulle molotov trovate ieri a Fabriano indagano anche gli investigatori della Digos di Ancona, specializzati nel contrasto dei reati di matrice politica, mentre alla Scientifica sono delegati gli accertamenti sulle due bottiglie molotov sequestrate. Sia per rilevare la presenza di impronte digitali che consentano di rilevare agli autori del raid, sia per valutare il potenziale incendiario dell’armamentario rinvenuto dal personale delle pulizie davanti alla sede della Cisl. L’indagine è affidata al magistrato di turno ieri in procura, la dottoressa Irene Bilotta, un pm molto esperto che in passato si è occupata tra l’altro dell’allarme bomba sull’Atr Ancona Roma del luglio 2003. Un punto chiave dell’inchiesta riguarda le intenzioni di chi ha maneggiato quelle molotov: le ha lasciate soltanto per un gesto intimidatorio oppure voleva veramente appiccare un incendio ed è stato messo in fuga da qualcuno? In ogni caso l’episodio non viene sottovalutato. “Un episodio che deve destare senz’altro attenzione”, diceva ieri il questore di Ancona Giorgio Iacobone.

Rollingstone (POL)
06-10-08, 11:26
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=2D1DFCACBBA3C26F986EB2FDA9D1C 0F8

Cassa integrazione da rivedere, il piano industriale è un rebus. Martedì forse riparte Santa Maria
Impianti a singhiozzo, ora chiudono le mense


FABRIANO - Lo stabilimento di Santa Maria che da tre settimane resta chiuso gran parte del tempo per mancanza di materie prime e semilavorati, la cassa integrazione straordinaria che deve essere rivista in toto, il piano industriale che è sempre più un mistero, le mense che da lunedì prossimo dovrebbero essere chiuse sia nei siti produttivi fabrianesi che in quello di Sassoferrato. Ce n'è abbastanza per far capire che la vicenda che sta contraddistinguendo negativamente la Antonio Merloni è ben lungi dall'imboccare una strada che possa condurre a una soluzione. Dopo che la settimana scorsa lo stabilimento di Santa Maria era rimasto chiuso, la storia si è ripetuta in questi ultimi tre giorni, contribuendo ad accrescere la preoccupazione degli operai e dei sindacati.

Premesso che si stanno mettendo in piedi delle operazioni per fare in modo che da martedì l'attività possa riprendere sia qui che a Gaifana, la questione verrà esaminata in occasione del coordinamento sindacale in programma lunedì, dalle 10,30, presso gli uffici centrali del gruppo. Molti i temi che azienda e parti sociali affronteranno, basti pensare alla cassa integrazione straordinaria e, soprattutto, al piano industriale. In questo periodo - osserva Vincenzo Gentilucci (Uilm-Uil) - anche la cassa integrazione straordinaria va a singhiozzo, anzi è praticamente saltata, poiché sono molti i lavoratori che vanno oltre i mesi stabiliti dall'accordo. E' un argomento da riesaminare, fermo restando che ve ne sono altri più impellenti, come quello concernente il piano industriale, dal quale dipende il futuro dell'azienda, ma di cui tuttora non sappiamo nulla. Altro capitolo delicato, spuntato giovedì, è quello dell'imminente chiusura delle due mense di Fabriano e di quella di Sas soferrato. Speriamo in un confronto immediato fra l'azienda e i gestori di queste strutture - sottolinea Gentilucci - affinché si possa trovare un'intesa per tenere aperte le mense .

Altri posti di lavoro in fumo e famiglie in difficoltà.
Peccato, per una zona un tempo tra le più ricche della regione che attirava mano d'opera persino dalla Romagna.
Speriamo che politici sindacalisti e imprenditori riescano a concludere qualcosa di buono.
E speriam che gli idioti bombaroli di turno siano sbattuti in gattabuia a calci nel culo.

el cuntadin
06-10-08, 21:40
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=A1C7BC4B34CE4335DB2FC295720F0 922
Antonio Merloni, oggi nuovo incontro


FABRIANO - Riprende il confronto fra la Antonio Merloni e il sindacato. Un confronto che, sebbene mai interrotto completamente, aveva subito una certa empasse. Adesso che la situazione si è fatta ancora più delicata, ecco che azienda e parti sociali tornano ad incontrarsi. E lo fanno in occasione di un appuntamento importante, come il coordinamento sindacale fissato per questa mattina alle 10,30 presso gli uffici centrali del gruppo, in via Vittorio Veneto. Con Fiom, Fim eUilm provinciali e Rsu ci saranno alcuni delegati nazionali. Sul tavolo, il ripristino dell’attività produttiva nello stabilimento di Santa Maria (al Maragone, invece, si è sempre lavorato, sebbene non a pieno regime), che oggi rimarrà chiuso ma che da domani potrebbe ripartire, come pure quello di Gaifana, in Umbria. Strettamente collegato a questa problematica è il tema concernente la cassa integrazione straordinaria visto che già alla fine di settembre gran parte dei dipendenti ha raggiunto i quattro mesi di cassa previsti dall'accordo siglato meno di un anno fa al ministero. Quindi la chiusura, a partire da oggi, delle mense dei due stabilimenti fabrianesi e di quello di Sassoferrato. Ma l'argomento centrale al vertice di questa mattina sarà il nuovo piano industriale che il Cda della Antonio Merloni non è stato ancora in grado di redigere. E senza piano industriale, ribadiscono i sindacati. “non è possibile muoversi in nessuna direzione”.

el cuntadin
06-10-08, 21:46
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el cuntadin
06-10-08, 21:50
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=BE41727E72DB0E3785C511C114E92 80D

Antonio Merloni, sindacati sul piede di guerra dopo le voci di chiusura a Fabriano
“Giù le mani dai nostri stabilimenti”


FABRIANO - Riprende il confronto fra la Antonio Merloni e il sindacato. Un confronto che, sebbene mai interrotto completamente, aveva subito una certa empasse negli ultimi tempi. Adesso che la situazione si è fatta ancora più delicata, ecco che azienda e parti sociali tornano ad incontrarsi. E lo fanno in occasione di un appuntamento importante, come il coordinamento sindacale fissato per questa mattina alle 10,30, proprio presso gli uffici centrali del gruppo, in via Vittorio Veneto. Con Fiom, Fim eUilm provinciali e Rsu ci saranno alcuni delegati nazionali, a testimonianza che la crisi che sta attanagliando la Antonio Merloni è di quelle da affrontare con la massima determinazione e con tutti gli strumenti che le normative del settore mettono a disposizione. C'è da verificare la questione del ripristino dell’attività produttiva nello stabilimento di Santa Maria (al Maragone, invece, si è sempre lavorato, sebbene non a pieno regime), che oggi rimarrà chiuso, ma che da domani potrebbe ripartire, come pure quello di Gaifana, in Umbria. Strettamente collegato a questa problematica è il tema concernente la cassa integrazione straordinaria, i cui criteri iniziali, se così possiamo definirli, non sono più validi, dal momento che già alla fine di settembre gran parte dei dipendenti ha raggiunto i quattro mesi di cassa previsti dall'accordo siglato meno di un anno fa al ministero. Nel corso dell'incontro, ci si soffermerà inevitabilmente anche sulla questione relativa alla chiusura, a partire proprio da oggi, delle mense dei due stabilimenti fabrianesi e di quello di Sassoferrato. In questi giorni, il sindacato non aveva tralasciato questo aspetto, auspicando che l'azienda e i gestori di tali strutture raggiungessero un'intesa adeguata. Non v'è dubbio, tuttavia, che l'argomento centrale al vertice di questa mattina sarà il nuovo piano industriale, che il consiglio di amministrazione della Antonio Merloni non è stato ancora in grado di redigere.

“Senza un piano industriale - ribadiscono i sindacati - non è possibile muoversi in nessuna direzione, non si riesce a ipotizzare nessun tipo di iniziativa. E la situazione, naturalmente, resta piena zeppa di incognite. Ci è stato detto in più circostanze che gli esuberi potranno essere molti, ma è importante quantificarli, altrimenti l'incertezza permane e non ci aiuta a impostare delle politiche concrete”. C'è un rischio, comunque, da scongiurare assolutamente. “Non accetteremo mai - sottolinea il responsabile provinciale della Fiom-Cgil Giuseppe Ciarrocchi - la chiusura degli stabilimenti fabrianesi e di quello umbro. Questi siti produttivi non possono e non devono essere messi in discussione, altrimenti si troverebbero senza lavoro oltre 2.500 persone, alle quali se ne aggiungerebbero a cascata almeno altrettante impiegate nell’indotto, con ricadute negative pesantissime pure sull'economia del territorio”. In sostanza, per il sindacato dei metalmeccanici, il piano industriale, qualunque esso sia, dovrà prevedere assolutamente il mantenimento delle tre fabbriche più importanti del gruppo leader mondiale nella produzione di elettrodomestici.

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07-10-08, 22:55
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=ECC4B4B8BD269D891287980D4D801 064

Gli operai presidiano le fabbriche della crisi
Incontro tra sindacati e azienda. “Piano industriale subito, siti produttivi da mantenere”

FABRIANO - “Serve una decisione in tempi brevi, anzi brevissimi, per un piano industriale adeguato. Un piano che preveda, cioè, il mantenimento dei siti produttivi. La posizione dei sindacati dei metalmeccanici, ferma e risoluta, è stata confermata a chiare note ieri mattina in occasione del coordinamento sindacale tenutosi presso gli uffici centrali della Antonio Merloni, dove si è svolto anche un incontro con i vertici dell'azienda.

Una posizione che il consiglio di amministrazione del gruppo ha ribadito di tenere in considerazione e che sarà oggetto di un appuntamento al ministero dello Sviluppo economico, che avrà luogo dopo una nuova riunione del Cda prevista per il fine settimana, verosimilmente giovedì o venerdì. Intanto, negli stabilimenti di Santa Maria e del Maragone per ora l'attività produttiva non riprenderà e dalle 7 di questa mattina in entrambe le fabbriche cominceranno dei presidi permanenti della Rsu, che in qualche forma potrebbero essere attuati in seguito pure davanti alla sede della direzione aziendale, in via Vittorio Veneto, la medesima sede in cui ieri i sindacati nazionali e provinciali e le Rsu hanno avuto un confronto con i massimi esponenti del gruppo.

Abbiamo ottenuto una serie di chiarimenti - sottolinea il responsabile provinciale della Fim-Cisl Guanito Morici - ma serve una decisione prima possibile. E' necessario garantire la produttività nei siti italiani; sono fabbriche da riorganizzare, ma che sicuramente hanno grandi possibilità di andare avanti. Ora, a prescindere dalla ripresa dell'attività degli stabilimenti, avvieremo subito una mobilitazione con scioperi e presidi, nonché con altre iniziative. Per Vincenzo Gentilucci, segretario provinciale della Uilm-Uil, dal confronto con l'azienda è emersa una nota positiva: la disponibilità della Antonio Merloni a prendere in considerazione le due richieste del sindacato: compiere una scelta subito o, comunque, in tempi stretti; redigere un piano industriale che contempli la salvaguardia degli attuali siti produttivi. Speriamo che la disponibilità evidenziataci stamattina (ieri, ndr) si trasformi in atti concreti. Per fare pressione sulla proprietà, attueremo nuove forme di protesta.

Anche il segretario provinciale della Fiom-Cgil Giuseppe Ciarrocchi afferma che un piano industriale credibile deve basarsi assolutamente sul mantenimento dei siti produttivi. I presidi permanenti prenderanno il via immediatamente e avranno il suo culmine con una grossa manifestazione in occasione della prossima riunione del Cda, entro fine settimana. Ma non finisce qui. In questi giorni, infatti, faremo pure volantinaggio per sensibilizzare tutta la città e far capire alla popolazione l'urgenza e la gravità di una situazione che, giorno dopo giorno, sembra precipitare. Anche Luigi Viventi, responsabile del personale e membro del Cda, ribadisce l'importanza di un piano industriale, rimarcando che l'azienda non ha però le forze per sostenerlo da sola. Le servirebbe un partenariato o una procedura concorsuale. Attualmente, la procedura più idonea sarebbe la legge Marzano (il commissariamento), mentre il concordato preventivo potrebbe andare bene in presenza di un investitore forte che lo garantisca. Certo è che dobbiamo decidere in fretta, non c'è più tempo da perdere.

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07-10-08, 22:57
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=2393718765C90954EA938C0D4A86F E12
I sindaci di Fabriano e Nocera Umbra convocano tutte le città interessate dalla vertenza
Adunata al Gentile dei consigli comunali


FABRIANO - Lunedì prossimo, con inizio alle ore 17, nel Teatro Gentile di Fabriano, si terrà un’assemblea dei consigli comunali dei comuni maggiormente interessati alle problematiche della Antonio Merloni Spa che in questo periodo sta affrontando un periodo di crisi. Un’azienda che ha bisogno di essere sostenuta in questa fase di emergenza che coinvolge anche i lavoratori e le loro famiglie.

L’Assemblea è stata convocata dal sindaco di Fabriano, Roberto Sorci, unitamente al sindaco di Nocera Umbra, Donatello Tinti.

“Si tratta di una assemblea dei sindaci, degli assessori e dei consiglieri comunali dei comuni marchigiani ed umbri maggiormente interessati alla crisi della Antonio Merloni Spa – dichiara il sindaco di Fabriano – Con il collega di Nocera, Donatello Tinti, abbiamo pensato di dare un segno tangibile della forte partecipazione istituzionale ad una problematica che investe migliaia di famiglie e quindi l’economia di un vasto territorio di due regioni e quattro province. Il nostro vuole essere anche un segnale al mondo politico, economico, sindacale, delle associazioni di categoria, ai cittadini in generale, per sottolineare la grande valenza che questa azienda ha nel tessuto socio-economico e per evidenziare che solo attraverso un grande sforzo comune si riesce ad affrontare sfide così forti e significative”.

Alla Assemblea dei Consigli comunali è stato invitato anche il Consiglio comunale di Gualtieri (Reggio Emilia) sul cui territorio si trova la Tecnogas anch’essa facente parte del gruppo “Antonio Merloni Spa”.

Alla Assemblea sono stati invitati a partecipare anche i rappresentanti marchigiani eletti in Parlamento, la Regione, le Province interessate, i Sindacati, le Associazioni di categoria.

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08-10-08, 22:50
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=59D6B3D9F4776CA59C933442ADC0F 84A
“Offerte poco credibili, inutile aspettare”
Il governatore Spacca accelera sull’incontro a Roma per la Antonio Merloni

ANCONA - Insiste sulla crisi della Antonio Merloni, perché non c’è tempo da perdere. “Non si può aspettare ancora. Invito il ministro Scajola a non perdere ulteriore tempo. Appare sempre più chiaro che le offerte che hanno condotto a continui rinvii di scelte e confronti sono puramente finanziarie, scarsamente credibili e di scarso profilo industriale”. Il governatore Spacca ribadisce la richiesta già formulata al ministro “perché sia convocato prontamente il tavolo istituzionale, per ricercare l’accordo con l’azienda e perseguire le uniche soluzioni che appaiono percorribili: la legge Marzano e l’accordo di programma con le Regioni a tutela dei lavoratori delle piccole imprese dell’indotto e dell’economia del territorio”.

Insiste la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. “Mi auguro che si riesca a trovare un meccanismo per cui i posti di lavoro non vengano persi. Si tratta di un’azienda molto importante - ha detto ieri a Perugia - con un grande numero di lavoratori e un grande indotto, che sta vivendo un momento di crisi economica molto pesante”.

Insistono, tutti insieme. I presidenti delle Regioni Marche, Umbria ed Emilia-Romagna hanno chiesto nuovamente a Scajola “un incontro istituzionale urgentissimo, e non più rinviabile, per affrontare la situazione di crisi della Antonio Merloni e dell’indotto delle piccole imprese”. L’incontro, che interessa tre regioni, “diventa assolutamente urgente - hanno scritto i presidenti Spacca, Maria Rita Lorenzetti e Vasco Errani - in considerazione dell’aggravamento della situazione aziendale, delle crescenti e insostenibili difficoltà dell’indotto di piccole imprese, della assoluta necessità di definire un coerente piano di rilancio. E di interventi che salvaguardino i livelli occupazionali, i siti produttivi nazionali e le prospettive industriali dei territori interessati”. E hanno concluso: “Ogni ulteriore ritardo sarebbe inaccettabile”.

Insiste anche lui, il senatore azzurro Francesco Casoli: “E' sconcertante - attacca - la protervia con cui i rappresentanti delle tre regioni interessate alla crisi della Antonio Merloni continuano, ormai quotidianamente, a chiamare in causa il Governo”. Dimostra la “protervia”: “Spacca e gli altri governatori sanno bene che il ministro può intervenire solo dietro volontà chiaramente espressa dall’azienda, che sta ancora lavorando a un piano industriale e per il quale ha chiesto esplicitamente qualche giorno di tempo al ministero”. Insiste: “Inascoltata è invece rimasta, fino ad ora, la mia proposta rivolta al presidente Spacca perché si faccia promotore di un incontro finalizzato alla costituzione di un gruppo di banche che intervengano a sostegno delle piccole imprese dell’indotto in crisi”.

Ed è sull’indotto che s’inserisce l’assessore al Lavoro Ugo Ascoli. Che replica al consigliere regionale azzurro Giacomo Bugaro e quel suo dire: “Nessuno si preoccupa dei piccoli e dell’indotto”. Ascoli sbotta: “Ancora una volta Bugaro ha perso un’ottima occasione per tacere: non è a conoscenza dei fatti e continua ad inventare situazioni inesistenti. Inoltre, persevera dopo che il suo collega di partito, il ministro Scajola, ha rinviato continuamente incontri a Roma da oltre un mese, indispensabili, invece, proprio per affrontare i problemi dell’indotto fabrianese. Gli ammortizzatori in deroga per l’indotto di piccole imprese chi li può attivare se non il Governo nazionale, come già richiesto dalla Regione? La spudoratezza di Bugaro non ha limiti”.

Ribadisce il concetto il sindaco di Fabriano, Roberto Sorci: “È la seconda volta che mi vedo costretto ad intervenire sulle esternazioni del consigliere che continua imperterrito a raccontare favole ai cittadini, ben conoscendo invece i fatti e le responsabilità. Bugaro come Casoli sanno che gli ammortizzatori in deroga possono essere attivati solo con il concorso del Governo nazionale”.

E intanto , ieri sera le rappresentanze sindacali unitarie Fim, Fiom, Uilm degli stabilimenti del gruppo Antonio Merloni hanno indirizzato una lettera aperta ai cittadini dei comuni di Marche, Umbria per chiedere a loro e alle istituzioni “di sostenere i lavoratori e il sindacato che li rappresenta in questa difficile vertenza”.

el cuntadin
12-10-08, 07:35
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=5CA6D81FDC587E3C1B9706EE9DB8A 13E

In vista l’ingresso di un nuovo investitore, avviate le procedure per l’amministrazione controllata
Antonio Merloni, accelerazione per la Marzano


FABRIANO - Già avviate le procedure per accedere all’amministrazione straordinaria, prevista dalla legge Marzano e relativa ai grandi gruppi industriali. La comunicazione da parte dei vertici della Antonio Merloni è giunta ieri, sebbene anche giovedì scorso, al termine della riunione del Cda e dell’assemblea dei soci, si era capito che l’azienda aveva imboccato quella strada. “La decisione - si legge in una nota dell’azienda - è stata assunta per consentire di portare a termine con la massima rapidità un accordo che preveda l’ingresso nella Antonio Merloni di un nuovo investitore. Mediobanca, l’advisor finanziario della società, ha raccolto infatti numerose manifestazioni di interesse, alcune delle quali potrebbero diventare concrete in tempi brevi. Il Cda, inoltre, ha valutato che l’ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria consentirà il mantenimento dell’attività operativa in un quadro di maggiori garanzie per tutte le controparti coinvolte”. La società fa infine sapere che “fornirà ulteriori informazioni anche in merito alle ipotesi di piano industriale discusse con gli investitori non appena avrà espletato con le autorità competenti le procedure formali per l’ammissione alla procedura”.

L’ufficializzazione della mossa della Antonio Merloni fa tirare un sospiro di sollievo ai sindacati. “La richiesta di amministrazione straordinaria - sottolinea Gianluca Ficco, coordinatore nazionale della Uilm-Uil settore elettrodomestici - rappresenta una scelta dolorosa, ma responsabile. Permetterebbe di riprendere l’attività industriale interrotta per il mancato approvvigionamento di componenti da parte dei fornitori e, dall’altro, offrirebbe ammortizzatori sociali indispensabili per fronteggiare le eccedenze. Da tempo indicavamo questa via come l’unica percorribile. Finalmente, la proprietà ne ha preso atto. Ora, attendiamo la convocazione del ministro Scajola per confrontarci sul piano industriale e abbiamo delle garanzie che l’incontro potrà tenersi all’inizio della prossima settimana”.

Soddisfatto anche l’onorevole Idv Favia. Ma anche dubbi però verso l’azione del governo: “Diciamo no a una gestione politica dell’emergenza, è nostro fondato timore infatti che si voglia procedere a una nomina dal sapore para-politico dell’eventuale commissario consentita dalla legge Marzano. Buon senso allora da parte del governo che deve assolutamente evitare la strumentalizzazione sulla pelle dei lavoratori della Merloni”. Giovedì Di Pietro e Favia presenteranno l’interpellanza urgente al Governo con richiesta di estendere i benefici della Marzano anche ai lavoratori dell’indotto. Anche dalla Regione giunge l’invito forte al Governo per organizzare un incontro urgente “per definire un accordo di programma che contenga l’attivazione di tutti gli interventi possibili per la tutela dei lavoratori e dell’economia dell’indotto, con particolare riferimento alla concessione di ammortizzatori sociali in deroga per i lavoratori delle piccole imprese”. Intanto, gli stabilimenti di Santa Maria e del Maragone resteranno fermi anche la settimana prossima. Per la Tecnogas di Gualtieri (Reggio Emilia) è stata annunciata l’istituzione di un tavolo permanente tra Enti locali, parlamentari e sindacati. Lunedì il Comune di Gualtieri parteciperà al Consiglio comunale congiunto del Comune di Fabriano e Nocera.


AMINTO CAMILLI,

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14-10-08, 23:17
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=F541E7CC7290CC3FD15657E952921 561

La Antonio Merloni presenta in tribunale e al ministero la domanda di procedura per la legge Marzano
Spacca: “Uniti per andare oltre la crisi”


FABRIANO - “Questa mattina l’azienda ha avanzato formalmente al tribunale di Ancona e al ministero dello Sviluppo economico la richiesta per la procedura concorsuale dell’amministrazione straordinaria, prevista dalla legge Marzano. Ora, serve unità d’intenti per il rilancio dell’intero territorio”. Davanti a una platea di circa 500 persone che affolla il teatro Gentile, tocca al sindaco Roberto Sorci dare l’annuncio della richiesta del commissariamento presentata dalla Antonio Merloni (una riunione tecnica fra i vertici del gruppo e del ministero potrebbe tenersi già oggi, quasi un pre-incontro in vista di quello ufficiale del 20 ottobre). Il primo cittadino fabrianese insiste molto sull’unità delle istituzioni e di tutti i soggetti coinvolti nella vicenda. Sembra l’unità la parola d’ordine in questa assemblea dei consigli comunali organizzata da Sorci e dal suo collega di Nocera Umbra Donatello Tinti. L’unità la invocano tutti.

Oltre ai sindaci, la chiede il governatore Gian Mario Spacca. “Dobbiamo parlare con un’unica voce per far fronte a questa situazione - ha detto Spacca - dobbiamo uscire con una proposta razionale per trovare soluzioni adeguate. Alcuni mesi fa, è stato convocato un tavolo istituzionale che ha messo a punto una proposta importante, la quale, se non ha ancora trovato un tavolo politico di confronto, è stata comunque oggetto di vari incontri. Si tratta di un progetto che si muove su due linee: l’applicazione della legge Marzano e la realizzazione di un accordo di programma”. Ed è proprio sull’accordo di programma che il presidente della Regione ha insistito molto, “poiché è uno strumento che rende possibile l’attivazione di più interventi che interessano i lavoratori dell’azienda, l’indotto e l’intero distretto”.

La necessità di restare uniti è stata ribadita a chiare lettere dal sindaco di Gualtieri (Reggio Emilia) Massimiliano Maestri, che non è voluto mancare all’appuntamento. Come, del resto, non sono voluti mancare sindaci e amministratori di diverse realtà comunque interessate alla vicenda (20 in tutto i Comuni rappresentati), parlamentari di entrambi gli schieramenti, consiglieri e assessori regionali e provinciali, associazioni di categoria, sindacati, lavoratori, nonché il vescovo Giancarlo Vecerrica. E anche il senatore Francesco Casoli si è trovato d’accordo sull’importanza di compattezza. “In un momento eccezionale, servono risposte eccezionali - ha osservato il parlamentare azzurro - e sono contento che Spacca abbia richiamato all’unità. Serve un tavolo politico e adesso questo è possibile perché il Governo è stato coinvolto dalla Antonio Merloni, fermo restando che finora il ministro Scajola si è sempre impegnato con decisione”.

L’assessore regionale al Lavoro Ugo Ascoli ha ricordato che “si sta lavorando per gli ammortizzatori sociali in deroga e per la formazione. Il fondo di solidarietà per l’occupazione ha già le risorse”, mentre il suo collega all’Industria Giaccaglia ha parlato di incentivi per nuovi insediamenti produttivi attraverso il finanziamento delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria (“Ci sono risorse della Bei”).

Spacca, che ha giudicato buona la proposta degli onorevoli Ciccioli (An) e Favia (Idv) di presentare subito un emendamento alla legge Marzano 2 per chiedere che i benefici degli ammortizzatori sociali relativi a strutture di servizio come l’Alitalia siano estesi alle imprese del territorio, giovedì incontrerà gli istituti di credito marchigiani. L’assemblea dei consigli comunali ha poi approvato all’unanimità un documento in cui si ritengono fondamentali l’accordo di programma e l’applicazione della Marzano.


AMINTO CAMILLI ,

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16-10-08, 07:00
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=A9E9A1A2C19ED537823D0BB8BF22B 7AE

Crisi della Antonio Merloni, Scajola dà la svolta


ANCONA - L’annuncio a sorpresa, quando tutti aspettavano che la vicenda prendesse strade più tortuose. Invece ieri pomeriggio l’accelerazione. E per la Antonio Merloni la svolta. Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha ammesso la società di Fabriano alla procedura di amministrazione straordinaria per le grandi imprese in stato di insolvenza. E subito la nomina dei commissari straordinari del gruppo. Sono: Massimo Confortini, Antonio Rizzi e Silvano Montaldo. A loro il compito e la responsabilità della gestione dell’azienda con il management che sceglieranno. Avranno sei mesi per presentare un progetto, due anni per realizzarlo. L’ammissione alla legge Marzano, riferisce una nota del ministero, “si è resa necessaria in presenza dei presupposti formali (numero di lavoratori superiore a 500 e debiti superiori a 300 milioni di euro) e a seguito della perdita di competitività del gruppo dovuta ad un rilevante aumento del costo delle materie prime impiegate nella produzione degli elettrodomestici, al ridimensionamento del turn over degli stessi e, più in generale, alla recessione del mercato dell’elettrodomestico in Europa”. Il ministro ha poi convocato per giovedì 23 ottobre, alle 10.30, al ministero dello Sviluppo economico, i presidenti di Marche, Umbria ed Emilia Romagna e i sindacati confederali per discutere della situazione attuale e delle prospettive dell’azienda.

Per il governatore Spacca una tensione che si allenta. “Ringraziamo il ministro per le sue decisioni che consentono - è il suo commento - di avviare un confronto serio e costruttivo. La leale collaborazione fra istituzioni è essenziale per affrontare questa pesante situazione di crisi, difendere occupazione e lavoro, tutelare l’indotto e le Pmi del distretto e creare progressivamente le condizioni per rilanciare lo sviluppo del territorio”.

La decisione di Scajola viene salutata con favore anche dai senatori del Pdl Francesco Casoli e Salvatore Piscitelli. “Poche parole e molti fatti”, è il loro primo commento. “Il fatto che il ministro abbia immediatamente nominato i tre commissari straordinari - aggiunge Casoli - è una risposta chiara alle tante polemiche sorte in queste ultime settimane”. Quanto alla nomina di una triade commissariale, Casoli la spiega con il fatto che “la situazione è complessa e il territorio interessato dalla crisi della Antonio Merloni molto vasto”. L'aver individuato tre tecnici “non influenzabili, seri e di valore, è un grande segnale di attenzione al territorio”. “Il Governo c'è - è la conclusione di Casoli - e ha intenzione di lavorare con determinazione e serietà”.

“Serviva una decisione in termini rapidissimi e il ministro si è fatto interprete di questa necessità” è il commento di Luigi Viventi capogruppo Udc e manager nonché membro del Cda dell’Antonio Merloni. E da parte del sindacato, per ora solo una presa d’atto. “Siamo ancora in attesa di essere convocati” afferma Giuseppe Ciarrocchi della Cgil, riferendosi ai sindacati di categoria e alle Rsu che saranno presenti all’incontro del 23 ottobre. “A breve - aggiunge - convocheremo una riunione per valutare le ultime novità”. In particolare, la scelta del “triumvirato” individuato da Scajola, una “triade commissariale con competenze diversifcate”, che deve essere evidentemente interpretata. Per Stefano Mastrovincenzo, segretario della Cisl, la decisione del ministro imprime una “accelerazione molto positiva” alla vicenda. Rispetto ai tre commissari straordinari nominati “ci auguriamo - dice - che siano disponibili e aperti al territorio. Questo è un momento in cui serve molto dialogo”.


PIA BACCHIELLI,

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16-10-08, 21:15
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=8923FC80B28D91DA7CF394CEAB4B1 F7B

Crisi della Antonio Merloni, le piccole imprese allo stremo. Cna e Cgia chiedono misure adeguate
“La Marzano non basta, pensiamo all’indotto”


FABRIANO - “Le piccole imprese non hanno basi solide per poter ripartire. L’ammissione della Antonio Merloni all’amministrazione straordinaria prevista dalla legge Marzano rappresentano un passaggio importantissimo, ma adesso l’attenzione deve spostarsi sull’indotto, perchè la situazione è estremamente precaria”. La concessione del commissariamento alla Antonio Merloni e la nomina dei tre commissari (Massimo Confortini, Antonio Rizzi e Silvano Montaldo) sono state accolte positivamente da tutti i soggetti impegnati nella delicata vicenda del gruppo industriale fabrianese. Ma Cna e Confartigianato tornano a ribadire la necessità di concentrarsi pure sulle piccole aziende, la cui attività è strettamente collegata a quella del gruppo. Per il 23 ottobre, al ministero dello Sviluppo economico sono stati convocati i governatori di Marche, Umbria ed Emilia Romagna e i sindacati confederali, ma le associazioni di categoria manifestano ansia e preoccupazione. L’indotto è stremato, le piccole imprese versano in pessime condizioni e la situazione potrebbe precipitare, qualora non venissero attuate misure adeguate.

“La Antonio Merloni ha debiti molto elevati e poche risorse a disposizione – spiegano il segretario della Cna di Fabriano Massimiliano Santini e quello della Cgia Simone Clementi – . Le piccole imprese devono incassare soldi, sono incagliate con le banche che non anticipano più nulla, hanno complessivamente moltissimi dipendenti, hanno anticipato del denaro per acquistare le materie prime e per pagare l’Iva e adesso non hanno più disponibilità economica”. “In sintesi – sottolineano Santini e Clementi – chiederemo quattro cose: che venga restituita l’Iva pagata sulle fatture emesse, ma non incassate; che si attivino dei meccanismi legati alla legge 61/98, affinché queste imprese possano rientrare nelle agevolazioni fiscali, contributive e assicurative; che siano rivisti gli studi di settore, ovviamente al ribasso, poiché nel 2009 le piccole aziende dovranno inevitabilmente fare i conti con un calo della produzione rispetto a quest’anno; che ci si impegni affinché la restituzione degli oneri fiscali e previdenziali sospesi in seguito al terremoto del settembre 1997 non penda come una spada di Damocle. In riferimento a quest’ultimo punto, anzi, vogliamo che si lavori per uno spostamento dei termini della riscossione o, meglio ancora, per arrivare a un condono”.

Questa mattina il governatore Spacca incontrerà gli istituti di credito marchigiani ai quali ribadirà l’appello affinché “pur nelle attuali difficoltà della finanza mondiale, sappiano essere un sostegno strutturale al nostro territorio”. Alle 10,30 presso l’Oratorio della Carità, è fissato il coordinamento delle Rsu e delle altre strutture sindacali. “L’amministrazione straordinaria era un nostro obiettivo sin dall’inizio – spiega il segretario regionale della Uil Graziano Fioretti – ora vogliamo iniziare con i commissari un confronto sulle prospettive, a partire dal piano industriale, dal quale ci aspettiamo il prosieguo dell’attività produttiva della Antonio Merloni, soprattutto nello stabilimento di Fabriano”. Si punta molto sull’incontro del 23 ottobre in occasione del quale “la Uil – aggiunge Fioretti – appoggerà le proposte contenute nel piano della giunta Spacca per una riconversione e un rilancio del distretto”. Lunedì, alle 15, al circolo Fenalc di Santa Maria, si riuniranno i delegati, i dirigenti e i quadri di Cgil, Cisl e Uil territoriali. Fra i punti da esaminare, anche la proclamazione di uno sciopero generale a sostegno di una piattaforma in difesa dei salari dell’occupazione.


AMINTO CAMILLI,

el cuntadin
16-10-08, 21:20
Ma la "Marzano" non è uguale per tutti. Ci sono lavoratori di serie A, gli stakanovisti dell'Alitalia, e ...... gli sporchi brutti e cattivi della A. Merloni e del suo indotto.

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=BDB1BCF41FF982BF6F50299F01F10 98A

Emendamenti bocciati, impegno per un Odg


ANCONA - Legge Marzano, bocciati in IX e X commissione (rispettivamente Trasporti e Attività produttive) gli emendamenti bipartisan per applicare i benefici del decreto Alitalia anche ai lavoratori della Merloni e del suo indotto. L’on. David Favia (Idv) è “amareggiato” e subito scatta la polemica. “La destra - commenta Favia - respingendo questo emendamento ha smentito un provvedimento di cui erano sottoscrittori anche molti esponenti del centrodestra stesso: un fatto particolarmente grave”. “Chi ha bocciato la legge - riferisce - sostiene che lo ha fatto perchè i benefici della legge Marzano, estesi a tutti i distretti in crisi, oltre che ai lavoratori dell’Alitalia, avrebbe creato un buco economico difficilmente colmabile. Questo è falso, perchè la decisione, come prevedeva la nostra proposta, sarebbe stata sottoposta al Cipe, che avrebbe deciso caso per caso e solo per le situazioni distrettuali più gravi, come quella fabrianese. Non ci sarebbe stato, cioè - conclude Favia -, quell'automatismo che ha così preoccupato chi ha bocciato il provvedimento”.

Diverso il parere dell’onorevole Ciccioli. Il sottosegretario Martinat - riferisce l’esponente del Pdl - ha chiesto che venisse ritirato l’emendamento impegnandosi però ad approvare in aula un ordine del giorno che autorizza il Governo a intervenire a sostegno dell’indotto e delle aziende che avevano un’attività prevalente con il gruppo dell’Antonio Merloni. “Tale impostazione - conclude Ciccioli - è stata accettata quasi all’unanimità dalla commissione. L’on. Favia ha mantenuto, invece, la proposta originaria che però ha ricevuto due soli voti ed è così automaticamente decaduta”. L’odg sarà presentato la prossima settimana.

el cuntadin
17-10-08, 21:47
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=081EE22302C2F3F6493F4637AF15A 2CA

Antonio Merloni, l’attenzione dei sindacati si sposta sul piano industriale
“Ma ora scongiuriamo i licenziamenti”


FABRIANO – “La scelta dell’amministrazione straordinaria, seppur dolorosa, va apprezzata, ma adesso vogliamo un piano industriale che preveda il mantenimento dei siti produttivi italiani e scongiuri i licenziamenti”. Dopo l’avvio della procedura concorsuale contemplata dalla legge Marzano, l’attenzione dei sindacati dei metalmeccanici si sposta inevitabilmente sul nuovo piano industriale che la Antonio Merloni è chiamata a realizzare in fretta. E ieri mattina, in occasione del coordinamento delle Rsu e delle strutture sindacali svoltosi nel salone dell’Oratorio della Carità, Fiom, Fim e Uilm sono tornati ribadire con fermezza i loro obiettivi in questa fase cruciale della vertenza.

“La decisione dell’azienda di puntare al commissariamento – sottolinea Gianluca Ficco della segreteria nazionale della Uilm – è stata responsabile e l’abbiamo apprezzata, come abbiamo apprezzato la solidarietà e l’impegno delle istituzioni locali, nonchè la sollecitudine con cui il ministro ha accettato la richiesta e nominato i tre commissari straordinari. Ora, però - continua -, ci riserviamo il giudizio riguardo al piano industriale che dovrebbero presentarci fra un paio di settimane. Premesso che il documento dovrà garantire per legge la sostenibilità dei costi, mi preme rimarcare che esso dovrà innanzitutto essere finalizzato alla salvaguardia di tutti gli stabilimenti italiani, altrimenti il sindacato non potrà mai accettarlo”.

Anche per Evaristo Agnelli della segreteria nazionale della Fiom, “il problema è capire che tipo di piano industriale ci presenteranno. E’ chiaro che non accetteremo qualsiasi piano, ma soltanto quello che ci darà risposte importanti su alcune questioni. In primo luogo, vogliamo il mantenimento dei siti produttivi. In secondo luogo, non appoggeremo un documento che ipotizzi l’apertura di procedure di licenziamento”.

“Sappiamo benissimo - prosegue Agnelli - che ci saranno decisioni pesanti, per cui occorrerà individuare gli strumenti adeguati per farvi fronte. Per gli esuberi, tanto per fare un esempio, dovrà essere tracciato un percorso apposito. E le istituzioni dovranno fare la loro parte. In queste circostanze, non servono pubblicizzazioni di etichette o fazioni politiche, ma fatti concreti”.

Infine Anna Trovò della segreteria nazionale della Fim: “L’attesa di conoscere il piano aumenta giorno dopo giorno, perché si tratta di un piano di ristrutturazione, dunque un documento fondamentale per un’azienda in crisi. Ci aspettiamo di trovare prospettive interessanti sia per la continuità dei siti sia per la ripresa dell’attività produttiva. La problematica è di quelle scottanti, per cui ritengo che l’incontro al ministero debba tenersi al più presto. Purtroppo, non ci è stato ancora comunicato nulla”.

L’attesa in città e in azienda è pure per l’arrivo dei tre commissari straordinari nominati dal ministro Scajola. Insediatisi nei giorni scorsi, Massimo Confortini, Antonio Rizzi e Silvano Montaldo potrebbero essere a Fabriano già oggi o, più probabilmente, lunedì prossimo. Tra il 27 e il 29 Scajola ha convocato un incontro fra i tre commissari straordinari e i sindacati di categoria. In quell’occasione, come anticipato, si terrà anche una manifestazione a Roma dei lavoratori del gruppo. Proseguono, intanto, i presidi davanti agli stabilimenti di Santa Maria del Maragone, dove l’attività produttiva non riprenderà neanche lunedì prossimo.

el cuntadin
19-10-08, 07:28
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=BEF7FD4157F39E557A18340A1A244 225

Scajola anticipa l’incontro per Fabriano
Ieri primo summit dei tre commissari straordinari alla Antonio Merloni

ANCONA - Sono già al lavoro i tre commissari straordinari dell'Antonio Merloni nominati dal Governo. Tanto per accelerare i tempi, un primo incontro con la proprietà a Fabriano dove sono arrivati l'altro ieri: una riunione necessaria per prendere possesso dei documenti e per discutere con la direzione. Quindi, il veloce rientro a Roma così da studiare a fondo la situazione dell'azienda e il piano industriale; argomenti al centro della discussione il 27 ottobre nel successivo incontro con i sindacati a Roma in occasione del quale è stato organizzato anche un presidio dei lavoratori: già 300 sono coloro che vi parteciperanno.

“Abbiamo preso i contatti giovedì ma oggi (ieri per chi legge, ndr) i commissari non sono a Fabriano - fa sapere Luigi Viventi, direttore del personale - Ora l’esigenza è che l’azienda riprenda l’attività al più presto. Dobbiamo ripartire, alcuni contratti ci sono: l’azienda non è cotta ma non possiamo fermarci”.

Nell’attesa che l’esame delle carte si concluda, a Fabriano restano i presidi dei lavoratori sia a Maragone sia a Santa Maria.

Ma a Fabriano, in queste ore, c’è soprattutto molta trepidazione in vista dell’incontro al ministero dello Sviluppo economico anticipato al 22 ottobre. Il ministro Claudio Scajola ha convocato il presidente delle Marche, Gian Mario Spacca, Maria Rita Lorenzetti, presidente dell’Umbria, e il governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani e le segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil.

“Per la prima volta il ministero entra nel vivo della questione - dichiara Stefano Mastrovincenzo, segretario generale Cisl Marche - da questo incontro ci aspettiamo che il Governo parta dall’esame delle proposte delle Regioni. Non va dimenticato che questa è una crisi molto peculiare, con un elevato impatto sociale in un'area molto limitata”. Le proposte della Regione che saranno sottoposte all’attenzione del ministro riguardano l’applicazione degli ammortizzatori sociali alle piccole e medie imprese nonchè la messa a punto di interventi per le differenziazioni produttive e per la creazione di nuove attività industriale tramite incentivi. L’obiettivo delle Regioni è di sollecitare un accordo di programma con il Governo.

“Le proposte della Regione ci rappresentano appieno - chiarisce la Cisl Marche - questo è un primo passo, dobbiamo dare fiducia al territorio”. Ne è convinto anche Marco Manzotti, segretario generale Cgil di Ancona che annuncia una serie di mobilitazioni per richiamare l’attenzione sulla necessità di rilanciare l’economia locale. “Lunedì si terrà un attivo a Fabriano con tutte le categorie per preparare una giornata di mobilitazione in calendario per novembre”, avverte. Anche la Cgil sottolinea l’importanza dell’incontro con il ministero. “Sarà l’occasione - chiarisce il segretario - in cui saranno affrontate sia l’emergenza con gli ammortizzatori sociali sia le più generali prospettive di quell’area senza comunque abbandonare il manifatturiero ma renderlo più competitivo”. Dal canto suo, la Uil per bocca del segretario regionale Graziano Fioretti, punta molto “sul piano industriale e sulla necessità che sia anche Fabriano” e ribadisce che “all’incontro al ministero appoggerà le proposte della giunta regionale”.

Se i sindacati si mobilitano, il deputato Idv Favia chiede un emendamento più efficace dell’odg così da applicare la Marzano a tutti i lavoratori dell'Antonio Merloni.


FEDERICA BURONI,

el cuntadin
19-10-08, 21:42
Mah! I Fondi di privat equity, sono investori esclusivamente finanziari, siamo sicuri che siano gli investitori giusti per la Antonio Merloni? In Merloni servono investitori industriali che apportino nel Gruppo una vera cultura di mercato. In A. Merloni sono sempre stati molto forti sul prodotto, anche perchhè noi marchigiani, umbri ed emiliani, siamo dei gran lavoratori, ma in quanto a marketing e commerciale, non sono neanche all'abc.
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=23582C0BB937F373D7D98E628D9AF 0B4
Nella gara per l’acquisizione del gruppo degli elettrodomestici commissariato spuntano Orlando, Sun, Silver Point, Tpg e Presidio
Ecco i cinque fondi scesi in campo per la Antonio Merloni


FABRIANO - Sono già al lavoro i tre commissari straordinari della Antonio Merloni nominati dal Governo; i presidi di fronte alle fabbriche ferme continuano, a oltranza; e le voci corrono, come sempre. Le voci che insistono sono quelle sulle diverse manifestazioni d’interesse per questo gigante degli elettrodomestici, piegato da una crisi senza ritorno con 5300 dipendenti a rischio e 510 milioni di debiti. Tra i nomi che circolano c’è quello di Orlando Italy, il fondo tra i cui partner ci sono il fondatore di Meliorbanca Pierdomenico Gallo, Enrico Ceccato (ex Autogrill e Sector) e l’ex partner di Morgan Grenfell e Opera, Paolo Scarlatti. Ma in campo sarebbero scesi anche il gruppo californiano Sun Capital, gli altri gruppi statunitensi Silver Point e Tpg e il fondo italiano Presidio.

Voci contro. Non farebbero parte dei pretendenti la Management&Capitali di Carlo De Benedetti. I passi successivi. Ora la parola spetterà ai tre commissari straordinari del gruppo fabrianese: Massimo Confortini, Antonio Rizzi e Silvano Montaldo. Saranno loro a decidere se organizzare o meno una procedura con i soggetti che sarebbero stati già contattati in passato. E tanto per accelerare i tempi, i commissari giovedì scorso hanno avuto un primo incontro con la proprietà a Fabriano: una riunione per prendere possesso dei documenti e per discutere con la direzione. Quindi, il rientro a Roma per studiare la situazione dell’azienda e il piano industriale: argomenti al centro della discussione il 27 ottobre nell’ incontro con i sindacati a Roma in occasione del quale è stato organizzato anche un presidio dei lavoratori: già 300 sono coloro che vi parteciperanno.

Nell’attesa che l’esame delle carte si concluda, a Fabriano restano i presidi dei lavoratori sia a Maragone sia a Santa Maria. Ma a Fabriano, in queste ore, c’è soprattutto molta trepidazione in vista dell’incontro al ministero dello Sviluppo economico anticipato al 22 ottobre. Il ministro Claudio Scajola ha convocato il presidente delle Marche, Gian Mario Spacca, Maria Rita Lorenzetti, presidente dell’Umbria, e il governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani e le segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil.

el cuntadin
20-10-08, 22:41
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=4E62704797B5F078FA52BDB1C5DEB 937

Crisi, proposte di Cna e Cgia per l’indotto


FABRIANO - Sarà un summit dei rappresentanti di Cna e Confartigianato di Marche, Umbria ed Emilia Romagna in programma oggi ad aprire una settimana cruciale per la Antonio Merloni (nella foto uno stabilimento) e per l’intero comparto che gravita attorno al gigante fabrianese degli elettrosometsici. Il summit precede l’incontro al ministero dello Sviluppo economico, anticipato a mercoledì, giorno in cui Il ministro Claudio Scajola ha convocato il presidente delle Marche, Gian Mario Spacca, Maria Rita Lorenzetti, presidente dell’Umbria, e il governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani e le segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil. L’appuntamento di oggi è comunque un ulteriore grido d’allarme per la situazione non solo dell’azienda ma di tutto l’indotto. Cna e Cgia si ritrovano nella mattinata per analizzare la difficile situazione venutasi a creare per la sub-fornitura e l’indotto che rappresenta circa 800 imprese con diverse migliaia di addetti occupati. Le proposte che verranno presentate immediatamente dopo al Governatore Spacca affinché le richiesta vengano rappresentate anche al Governo centrale nell’incontro di martedì. Confartigianato e Cna chiederanno interventi per affrontare l’emergenza, il rafforzamento ed il rilancio sia dell’indotto che del manifatturieri più in generale. Da ricordare infine che prosegue l’opera dei tre commissari straordinari del gruppo fabrianese che il 27 dovrebbero presentare il piano industriale.

el cuntadin
21-10-08, 21:22
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=E12EE12ECD9C97D7BF9E7EEFA868F 3AE
“Per le piccole imprese è emergenza”


FABRIANO – “Soltanto a noi si sta chiedendo di pagare il conto della crisi, ma così facendo si rischia davvero di danneggiare tutto il sistema e un intero territorio”. Tuonano Confartigianato e Cna in difesa delle piccole imprese che temono, non senza ragione, di subire grosse penalizzazioni dalla vicenda della Antonio Merloni. Ieri mattina, presso la sede della Cgia di Fabriano, si siano riuniti gli organismi direttivi regionali e provinciali della Cgia e della Cna di Marche, Umbria ed Emilia Romagna. Dall’incontro è scaturito un documento che le due associazioni di categoria presenteranno al governo, alla Regione e ai tre commissari straordinari. “La priorità – hanno sottolineato Cgia e Cna – è quella di garantire un privilegio alle imprese di subfornitura nel recupero dei crediti in modo che siano liquidati entro tre mesi dall’avvio della procedura. Inoltre, pretendiamo la restituzione dell’Iva versata in relazione a prestazioni non ancora corrisposte dalla Antonio Merloni e il congelamento delle rate dei mutui da parte degli istituti di credito fino alla riscossione dei crediti vantati”.

Le piccole imprese artigiane coinvolte nella crisi della Antonio Merloni sono complessivamente 1.200 (ben 7.000 circa i dipendenti totali). Di esse, 750 sono fornitori con grossa esposizione, 400 dei quali gravitano nella provincia di Ancona. Aggiungiamo a questo che le esposizioni della Antonio Merloni nei confronti dell’indotto e delle banche locali si aggira sui 510 milioni di euro. Secondo i segretari regionali della Cgia e della Cna, rispettivamente Giorgio Cippitelli e Silvano Garri, “dovranno essere rivisti anche gli studi di settore per le attività di produzione e di servizio che dimostrino di aver avuto una contrazione dei volumi di lavoro legati alla crisi della Antonio Merloni. Occorrerà prevedere agevolazioni fiscali, contributive e previdenziali per i fornitori dell’azienda e prorogare l’avvio del pagamento dei contributi sospesi in seguito agli eventi sismici del settembre 1997. La fase di emergenza, poi, dovrebbe comprendere pure l’estensione della cassa integrazione straordinaria in deroga per le imprese della filiera produttiva della meccanica dei territori interessati, prevedendo un analogo sostegno economico di emergenza ai titolari delle imprese di subfornitura”. E ancora: “Chiediamo un finanziamento alla Regioni interessate, al fine di consentire agli enti bilaterali (nelle Marche, l’Ebam) di sostenere il reddito dei dipendenti delle imprese artigiane in crisi. E’ necessario, infine, prevedere contributi e incentivi per quelle imprese che assumeranno a tempo indeterminato la manodopera espulsa dalle imprese in crisi dalla filiera della meccanica per almeno un biennio”.

Cgia e Cna pongono l’accento sull’importanza di favorire la riorganizzazione produttiva, la riqualificazione professionale delle imprese, degli imprenditori e dei dipendenti, prevedendo azioni specifiche con l’intervento degli istituti di credito e dei confidi per favorire l’aggregazione delle attività produttive, la ricerca e l’innovazione. “Tutte queste misure – aggiungono Gattari e Cippitelli - devono essere comprese nell’accordo di programma Regioni-Governo”.


AMINTO CAMILLI,

el cuntadin
21-10-08, 21:24
Da Fabriano a Matelica sciopero generale

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=F3B31ED34E9FBB8D176F0B09A5B79 334
Sindacati sul piede di guerra Tutti in piazza il 7 novembre


FABRIANO – Pronto uno sciopero generale di tutti i lavoratori del comprensorio fabrianese. Venerdì 7 novembre tutti i lavoratori del territorio interessato dalla crisi della Antonio Merloni incroceranno le braccia. La questione è stata affrontata ieri pomeriggio in occasione di un attivo unitario dei delegati, dei dirigenti e dei quadri di Cgil, Cisl e Uil, svoltasi presso il circolo Fenalc di Santa Maria. Alla fine si è deciso per la data del 7 novembre. In quella circostanza, dipendenti pubblici e privati del territorio (ci riferiamo ai Comuni di Fabriano, Sassoferrato, Cerreto D’Esi e Genga, poiché sono queste le zone di competenza delle organizzazioni sindacali di riferimento, ma è probabile che la protesta toccherà pure altre realtà, quali Matelica) scenderanno in strada per portare all’attenzione delle istituzioni la delicatezza della fase economica e sociale che l’entroterra montano sta attraversando. Con l’iniziativa di ieri, Cgil, Cisl e Uil hanno voluto rimarcare la necessità di concentrarsi su determinate questioni. “I nostri obiettivi - fanno sapere i sindacati – sono la difesa dell’occupazione e delle prospettive industriali del territorio fabrianese, l’affermazione dei diritti di chi lavora nella grande e nella piccola impresa, la tutela del salario e del reddito dei lavoratori e delle loro famiglie, il rilancio dei consumi e il sostegno a un nuovo sviluppo”. Questa, in sintesi, la piattaforma alla base dello sciopero. Intanto, domattina, al ministero dello Sviluppo economico, le segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil prenderanno parte all’incontro convocato dal ministro Claudio Scajola con i tre governatori di Marche, Umbria ed Emilia Romagna.


AM.CAM.,

el cuntadin
22-10-08, 22:31
Dell'Antonio merloni si sta interessando anche il figlio di Arnaldo Forlani.http//www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=61108271C05ADF23B9F238A00989F 3E8 (http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=61108271C05ADF23B9F238A00989F 3E8)

Alessandro Forlani sulla crisi del gruppo fabrianese invita a fare quadrato
“Le forze politiche e sociali si uniscano”


ANCONA - Dall’emergenza economica a quella sociale. Mette in guardia dal rischio-scivolone anche l’ex senatore Udc, Alessandro Forlani. “La condizione di forte difficoltà in cui versa la società Antonio Merloni - scende in campo - riveste un carattere di emergenza per gli assetti economico-sociali del territorio umbro-marchigiano. Una battuta d’arresto dell’attività produttiva dell’impresa fabrianese potrebbe mettere in ginocchio un’ampia area dell’entroterra e compromettere irrimediabilmente una tradizione di lavoro e consolidati equilibri produttivi”. Invita al ripasso: “L’applicazione della Marzano e l’ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria che consente la prosecuzione dell’attività industriale costituiscono segnali incoraggianti della sensibilità del governo ai fini di contenere le ricadute occupazionali ”.

A ognuno la sua parte: “Le autorità regionali, con le organizzazioni sindacali, devono ora avviare il necessario monitoraggio delle imprese dell’indotto che potrebbero essere investite dalla crisi, delle posizioni occupazionali a rischio e delle eventuali prospettive di riconversione del personale e delle produzioni”.

Invita a fare squadra. “Ora è necessaria una grande coesione delle forze politiche e sociali delle Marche, dell’Umbria e delle istituzioni interessate per salvaguardare un patrimonio economico che tanto ha dato”.

el cuntadin
22-10-08, 22:35
L'attivismo del governatore Spacca.
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=7795303D133358DB7DC9B72496320 DB0

Le aspettative: 30 milioni per l’indotto di Marche, Emilia Romagna e Umbria. “Nel Fabrianese c’è troppo manifatturiero e niente pubblica amministrazione: cambieremo l’ordine dei fattori, magari trasferendo lì qualche servizio legato alla sanità”
Il governatore oggi dal ministro Scajola per la crisi della Antonio Merloni
Spacca: “Tre punti per cambiare pelle”


m.cristina benedetti

ANCONA - Dritto alla meta: 30 milioni di euro per Marche, Emilia Romagna e Umbria. Dritto a Roma: oggi il governatore Spacca andrà dal ministro dello sviluppo economico con un pacchetto e tre punti per accompagnare il territorio, il suo territorio, fuori dalla voragine della Antonio Merloni. Senza strappi al motore. Dritto verso il futuro: “Dobbiamo cambiare pelle” prende di petto la crisi. Dritto per la sua strada: “Nel Fabrianese c’è troppo manifatturiero e niente pubblica amministrazione: ritoccheremo l’ordine dei fattori, magari trasferendo lì qualche servizio legato alla sanità”.

Dettagli, prego.

“La tipografia dell’Asur”.

Paradigmatica la storia della capitale della carta.

“Sempre detto. Quel che sta accadendo in quel lembo di terra dimostra che territorio, dimensione e settore non determinano il successo o l’eventuale insuccesso. Ci sono imprese che corrono e altre che muoiono nello stesso spazio, alle stesse condizioni”.

Conta invece...

“Il solito ritornello: saper innovare, saper internazionalizzare, saper cogliere i tempi che cambiano”.

E le Marche come se la cavano col fattore-tempestività?

“Siamo tra luci e ombre. I dati dell’occupazione seguono un trend positivo, come quelli delle esportazioni: secondo l’Istat si è passati dai sei miliardi e 609 milioni di euro del 1997 ai 12 miliardi e rotti del 2007”.

Tutti numeri che precedono la grande bufera.

“Inutile nascondersi dietro un dito. I consumi si contraggono e per l’export verranno momenti bui, ma c’è un punto a favore”.

Offra la via di fuga.

“Il terremoto ha sconquassato più l’economia finanziaria che quella reale, la nostra quotidianità, il nostro vantaggio. Il che non significa essere senza problemi: c’è crisi di liquidità alla quale abbiamo risposto col fondo di solidarietà che ristabilisce la necessaria fiducia tra banche e imprenditori; e c’è la contrazione delle esportazioni che penalizzerà la media e alta qualità”.

E c’è il manifatturiero che in quanto a quota di occupati nel Fabrianese schizza al 58%; la regione (39%) va ben oltre la media nazionale (31%).

“C’è scritto nel programma di governo: difesa attiva del sistema manifatturiero, una caratteristica da primato nazionale. Ma è altrettanto vero che è necessario mettere in moto un secondo motore di sviluppo”.

Batte la ritirata dal campo, ormai saturo, della produzione industriale?

“No, è che si deve trovare un punto di equilibrio.

Oltre le teorie?

“Deve crescere la qualità industriale. Siamo dentro un cambiamento profondo e veloce e gli imprenditori devono comprendere e adattarsi”.

E in questa metamorfosi le istituzioni che ruolo avranno?

“Garantire il passaggio ed evitare traumi”.

Si presenterà con questa convinzione oggi di fronte a Scajola per cercare di disinnescare la bomba della Antonio Merloni?

“Al ministro mi presenterò con tre obiettivi precisi”.

Il primo.

“La tutela del lavoro, di tutto il lavoro: ammortizzatori sociali anche all’indotto, per non lasciare senza rete le imprese con meno di 15 dipendenti. Puntiamo di ottenere dal governo centrale 30 milioni”.

Stessa formula che venne applicata al calzaturiero.

“Allora furono 36 milioni. Oggi le risorse andrebbero condivise con Emilia Romagna e Umbria, finite nello stesso tunnel”.

Prevede e pretende altro nel nome dell’occupazione?

“Attingere al fondo per la globalizzazione, così i lavoratori che verranno assunti da altre aziende avranno un anno pagato con il denaro di quel gruzzolo. E c’è sempre la formazione”.

Secondo punto?

“Reindustralizzazione dell’area. Pescando sempre dai fondi europei si potrebbe ottenere un milione da destinare a chi investirà sulle aree dismesse; con il piano Industria 2015 si potrebbe invece puntare su ricerca e innovazione. Con i fondi Bei la Regione potrebbe poi accollarsi gli interessi di chi è rimasto schiacciato dalla crisi. E tra le misure fiscali-salvagente potrebbe esserci la sospensione dell’Iva”.

Un piano d’azione che tuttavia non ha evitato i veleni. Solita politica guasta-feste?

“Salto il capitolo-strumentalizzazioni, preferisco parlare del terzo punto, il collante di tutto: l’accordo di programma Regioni-governo per garantire un’azione coordinata”.

Per cambiare pelle.

“E in fretta”.

el cuntadin
23-10-08, 22:35
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La promessa di Scajola: “Ripartiranno le fabbriche della Antonio Merloni”
E Fabriano diventa il fulcro della ripresa


ANCONA - La metamorfosi di Fabriano: da baricentro della crisi a fulcro della ripresa. Spacca ne aveva anticipato la sintesi prima di partire per Roma, martedì: “Si deve cambiare pelle”. E in fretta, aveva aggiunto. Così se in patria un gruppo di lavoro monitorerà la crisi nera della Antonio Merloni, un tavolo nazionale cercherà di costruire l’Accordo di programma tra Governo nazionale e Regioni. Alle due vie di fuga, dalle conseguenze del crollo di un colosso dell’elettrodomestico da 5300 dipendenti e 510 milioni di debiti, va sommata la dichiarazione troppo ottimista del ministro Scajola: “Dalla prossima settimana ricominceranno ad aprire le fabbriche del gruppo”.

Dopo un’ora e mezzo di confronto fitto, al ministero dello Sviluppo economico i conti sembrano tornare. Incrociano le cifre i governatori di Umbria e Marche, Gian Mario Spacca e Maria Rita Lorenzetti, l’assessore alle attività produttive dell’Emilia-Romagna, Duccio Campagnoli, i tre commissari straordinari della società e le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl: il campo è sempre quello dei numeri negativi, ma si tenta la risalita. Due percorsi e una promessa per resistere alle scosse di assestamento di un terremoto economico che coinvolge tre regioni e potrebbe far saltare il banco di un distretto: a casa non si torna a mani vuote.

L’accelerazione - Dalla sede del ministero non si esce senza fissare la tappa successiva. Eccola: partirà la prossima settimana a Fabriano il tavolo tecnico per scrivere la strategia di rilancio. Lo promette Spacca, lo sostiene Scajola. “Perché - dice il governatore - è emersa forte la preoccupazione delle istituzioni e delle rappresentanze sindacali, ma anche la determinazione a intervenire”. Presto, quasi subito. “L’obiettivo - Spacca accelera - è quello di incontrarci per discutere di ammortizzatori sociali e delle misure europee e nazionali per il rilancio dell’occupazione”. Al tavolo ci saranno i presidenti regionali, i commissari straordinari, i sindacati e i direttori di dipartimento del ministero dello Sviluppo e del Welfare. Il fulcro della ripresa. La prima riunione è fissata: 29 ottobre, presso l’Oratorio della Carità.

Sulla scena nazionale - Se Fabriano corre, Roma tiene il passo. A fine riunione l’agenda è densa: a livello nazionale partirà il tavolo per costruire l’Accordo di programma. La sequenza è la stessa: Spacca promette, Scajola lo sostiene. “Il ministro - rafforza il concetto il governatore - ha convenuto che è la strada migliore per difendere l’occupazione e il reddito della comunità”.

La cronaca romana - Spacca racconta i brutti termini della questione e a nome di tutti elenca i tre punti che insieme faranno l’Accordo di programma. Tre punti per cambiare pelle: difesa dell’occupazione, attrazione di nuovi investimenti e diversificazione dell’economia locale. Il governatore chiede che, “contestualmente ai benefici previsti dalla legge Marzano venga siglato subito l’Accordo di programma, poiché solo così si potranno attivare interventi a difesa dei lavoratori, delle piccole e medie imprese dell’indotto e dell’intero distretto”. Particolare non trascurabile: “Il tavolo di lavoro deve essere interministeriale, date le dimensioni della crisi che attanaglia un intero settore e tutto il suo indotto, costituito da fornitori e subfornitori sparsi fra tre regioni”. Nella sede del ministero il made in Marche entra a pezzi ed esce sperando.

Il sostegno del ministro - Bando ai veleni, politici, Scajola rilancia. “L’incontro - è soddisfatto - è servito a decidere un percorso: i commissari cominciano a lavorare per un piano industriale e dalla prossima settimana riapriranno le fabbriche”. Indica l’obiettivo: “Diversificare il più possibile l’economia e l’attività produttiva nelle Marche e in Umbria”. E riduce le macerie marchigiane a sottoinsieme: “La crisi della Antonio Merloni va inserita in un problema più vasto che è quello di rendere più competitive le nostre imprese. I tempi che viviamo - afferma - non ci permettono di dormire. L’Italia ha bisogno di competere non commettendo gli errori del passato”.


M.CRISTINA BENEDETTI,

el cuntadin
23-10-08, 22:37
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=2834F7AF791C72B103E0C647B2956 F60

Le reazioni di politici e sindacalisti
Sorci: “Traduciamo gli impegni in fatti ”


ANCONA - Il tempo da stringere e quello della soddisfazione. Ieri è passato così il tempo sull’asse Roma-Fabriano-Ancona. Roberto Sorci, il sindaco della città piegata dalla crisi della Antonio Merloni, torna a vedere un po’ di luce. “Le proposte portate avanti dalle Regioni, insieme agli enti locali e alle forze sociali ed economiche - dice - hanno trovato il consenso del ministro, sia su un Accordo di programma per il territorio sia sui tavoli di lavoro istituzionali e tecnici per la definizione degli interventi. Ora ci auguriamo che il Governo nazionale traduca questi impegni in fatti concreti”. Si parte. Lo segue il concittadino e senatore azzurro Francesco Casoli: “Il Governo ha dato le risposte che tutti auspicavano”. Aggiunge: “C’è grande attenzione verso i problemi delle aree interessate dalla grave situazione dell’azienda”.

Cambia il fronte, ma non la sostanza. “Dopo molto tempo, finalmente il Governo nazionale ha capito che il percorso di lavoro definito dalle Regioni, in accordo con il territorio, è l’unica strada per affrontare la crisi della Antonio Merloni e dell’indotto”, afferma il segretario regionale del Pd Sara Giannini. Altrettanto importante è, per la Giannini, l’attivazione formale dei tavoli tecnici e politici, per “approfondire operativamente le risorse e gli strumenti utilizzabili per tali finalità”. “Il Governo nazionale - conclude - è ora chiamato a dare risposte concrete, rapide e conseguenti agli impegni assunti”.

Il consigliere regionale di FI-Pdl Giacomo Bugaro preferisce puntare i riflettori sulle dichiarazioni del ministro: “La notizia che dalla prossima settimana i processi produttivi potranno riprendere va salutata con soddisfazione ed è il segno della grande attenzione che l’esecutivo ha nei confronti delle Marche”.

Anche David Favia, deputato Idv, commenta con favore l’esito dell’incontro al ministero. “Eppure - aggiunge - non vorremo che il Governo facesse ancora chiacchiere perché a fronte della disponibilità dimostrata non è ancora stata fatta chiarezza sull’intervento economico né sui tempi dell’Accordo di programma”. E ancora: per il consigliere regionale del Prc Brandoni “questo pacchetto di iniziative può permettere un esito governato e meno drammatico di questa crisi”.

Compatto il fronte sindacale. “Apprezziamo la dichiarazione del ministro su di una rapida ripesa produttiva degli stabilimenti”, sono le parole della segretaria confederale della Cgil, Susanna Camusso. Tocca al segretario Cisl Marche Stefano Mastrovincenzo : “Ho apprezzato le volontà espresse da Scaiola di sostenere la possibilità di ripresa dell’attività produttiva, di avviare un percorso che porti rapidamente a un Accordo di programma, di insediare già mercoledì 29 a Fabriano un tavolo tra ministero, Regioni, sindacati confederali”. Chiude il segretario della Uil Marche Graziano Fioretti: “Siamo soddisfatti degli impegni assunti da Scajola. Ci riserviamo, però, di verificare la loro reale messa in atto”.

el cuntadin
26-10-08, 22:43
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=13018E7037824D2735C9DAF6ADD3C AF6
Le proposte dell’Idv discusse ieri in Comune alla presenza del sindaco. L’impegno per tutelare l’indotto
Antonio Merloni, Favia bacchetta le scelte del governo


FABRIANO – La questione Antonio Merloni al centro ieri mattina di un incontro in Comune con i rappresentanti dell’Italia dei Valori. “Ci siamo battuti affinchè venisse meno la disparità del trattamento che caratterizza il caso Merloni nei confronti di quello Alitalia – ha detto il deputato David Favia. Ai dipendenti della compagnia di volo, in quanto lavoratori per un servizio pubblico, sono state riconosciute delle possibilità che non ci sono per i nostri operai e non capiamo il perché di questa differenza”. La richiesta è quella di consentire l’accesso agli ammortizzatori sociali, per il più ampio numero di operai possibile. Anche l’indotto insomma e le imprese partecipate dovrebbero poter accedere agli aiuti statali. “Durante una seduta parlamentare in cui abbiamo discusso di questa problematica – racconta Favia – ci siamo assicurati che venissero stanziati dei fondi per questa emergenza. Ai 6 milioni di euro che erano già stati predisposti proprio per far fronte agli strumenti straordinari per la crisi, ne sono stati aggiunti altri 4 e sembra che ci sia un finanziamento analogo per il 2009. Certo l’ottimale sarebbe raggiungere una cifra di 30 milioni di euro in modo da poter davvero fare progetti di ampio respiro, ma su questi ci stiamo lavorando. Abbiamo bisogno, per far fronte all’emergenza, di soldi subito, come un malato che ha immediata necessità dell’ossigeno. Il mio impegno sarà a 360 gradi in questo senso. Non possiamo aspettare e ci dobbiamo occupare da subito della difesa dell’occupazione perché la riconversione del distretto è indubbiamente un progetto di lungo periodo”. L’Idv ha voluto insomma sottolineare che combatte in prima fila per tutelare l’interesse degli operai che rischiano di andare a casa. E non mancano le critiche per alcune scelte fatte dal Governo. “Nessuno dei tre commissari che sono stati nominati per risolvere la crisi Merloni – osserva Favia – è un manager. Parliamo di due professori di diritto e di un commercialista che, a mio avviso, assomigliano più ad un comitato di liquidazione che non ad un gruppo che può mandare avanti un’azienda”. Polemiche a parte la situazione è preoccupante e anche lo stesso sindaco lo ammette. “Ci dobbiamo ricordare che la Merloni è solo la punta di un iceberg – osserva Sorci – Ci troviamo davanti ad una corsa che non sarà semplice, ma dobbiamo affrontare la realtà con decisione e soprattutto portare a casa il risultato finale cioè la ripresa del distretto industriale”. E gli appuntamenti della settimana prossima sono importanti. Martedì l’incontro con il Governo ed il 7 novembre lo sciopero generale indetto dai sindacati.


ROSITA FATTORE ,

el cuntadin
26-10-08, 22:46
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=FF0354F02E5E52860DD72C6BE47BA F55
La Provincia in cerca di soluzioni per dare ai lavoratori gli stipendi di novembre
Garantire gli anticipi della cassa integrazione


FABRIANO – Qualcosa si muove in Provincia per aiutare gli operai dell’Antonio Merloni. In vista delle difficoltà di produzione affrontate dall’impresa, la politica dorica cerca di trovare una soluzione. “Il mio staff, in stretto coordinamento con la presidente e l’assessore allo sviluppo economico – spiega il responsabile del settore occupazionale provinciale Maurizio Quercetti - sta in questo senso valutando, sulla falsa riga di esperienze di altre provincie italiane, la possibilità concreta ove fosse necessario e in attesa della regolarizzazione dei flussi da parte dell’Inps, di garantire ai lavoratori anticipi della cassa integrazione. E’ questo l’argomento principale che sarà affrontato in un incontro che ho convocato per lunedì presso la sede provinciale con le segreterie provinciali di Fiom, Film e Uilm. L’incontro, cui parteciperanno anche la presidente Patrizia Casagrande e il vice presidente Giancarlo Sagramola, sarà l’occasione per fare il punto e avviare concretamente tutte le verifiche che sono necessarie ad attivare ove fosse necessario, tale percorso, e in primo luogo un tavolo di coordinamento operativo con la Regione e la Provincia di Macerata, l’Inps, i sindacati. In tale quadro i primi contatti sono stati già presi anche con l’assessorato al Lavoro della provincia maceratese”. Qualche cosa si muove e così gli operai della Antonio Merloni potrebbero comunque vedersi recapitati a casa gli stipendi di novembre. “In tempi cosi difficili – chiosa Quercetti - la prima urgenza è quella di garantire tempi certi e rapidi per l’erogazione della cassa integrazione straordinaria”.


R.F.,

el cuntadin
27-10-08, 22:59
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=BDF3BBEEB42565E4980119CED63C0 A91
L’aiuto dei negozianti agli operai dei presìdi


FABRIANO - Una solidarietà infinita. E' quella che molti operatori commerciali fabrianesi stanno dimostrando nei confronti degli operai della Antonio Merloni impegnati ormai da alcune settimane nei presidi davanti agli stabilimenti di Santa Maria, in via Dante, e del Maragone, in via Achille Grandi. Proprio i manifestanti del Maragone non esitano a sottolineare la vicinanza di diversi negozianti, una vicinanza evidente e, sotto certi aspetti, toccante sin dai primi giorni di sciopero. “Oltre alla ditta Tendoni Eugubina, al forno Romei Maurizio e al bar di Silvano - fa sapere Andrea Giacobelli a nome di tutti i dipendenti della fabbrica che stanno portando avanti la protesta - la settimana scorsa abbiamo avuto altri rilevanti attestati di solidarietà. L'imprenditore Rolando Cartoni ci ha fatto mandare bevande calde e roba da mangiare, così come il supermercato di via Don Minzoni e la pasticceria Osvaldo di via Benedetto Croce, mentre il circolo Fenalc di Santa Maria ci ha donato un tendone nuovo, migliorando notevolmente la nostra situazione, e l'Ecogas di Fabriano ci ha fornito una bombola per consentirci di continuare a cucinare. Non possiamo che ringraziare davvero di cuore tutti questi commercianti che hanno evidenziato una concreta sensibilità nei nostri confronti, dimostrando di aver compreso che la crisi della Antonio Merloni non riguardo solo le maestranze di questa azienda, ma rischia di abbattersi sull'intero territorio fabrianese e montano in genere”.

E adesso i dipendenti della Antonio Merloni guardano avanti, perché all’orizzonte spuntano alcuni appuntamenti importanti. Il primo è fissato già domani a Roma, in occasione del vertice fra i funzionari del ministero dello Sviluppo economico, i tre commissari straordinari nominati di recente dal ministro Scajola e i sindacati. Alla volta della capitale, però, partiranno pure i lavoratori di tutti gli stabilimenti del gruppo. “A Roma - osserva Andrea Giacobelli - dovremo essere in tanti, dovremo cioè far sentire forte la nostra presenza, mostrarci determinati e sicuri, tanto da trascinare anche gli indifferenti. E' il momento di essere uniti”.

Si chiama invece “Crisi industriale nelle Marche e caso Merloni: quale risposta dal movimento operaio?” l’iniziativa che il Partito comunista dei lavoratori propone per oggi alle 17,30 alla sala Avis di via Mamiani 43. L’assemblea dibattito prevede gli interventi di Alessandro Belardinelli (lavoratore Indesit), Antonio Angeloni (Sc), Angelo Costantini (delegato Fiom Ardo), Alessandro Piergentili (segretario generale Fiom di Perugia). Conclusioni affidate a Marco Ferrando portavoce nazionale del partito.


AMINTO CAMILLI,

el cuntadin
29-10-08, 22:53
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=E5CA2F72FE8D88087266185F9D8B4 460

“Stiamo affrontando un secondo terremoto”


ANCONA - Migliaia di lavoratori in bilico, una crisi che si riflette anche sull’indotto con tensioni “fortissime”. In Aula la crisi dell’Antonio Merloni tiene banco. C’è giusto il tempo per le comunicazioni del governatore visto che nel primo pomeriggio una nutrita delegazione sarà a Roma per partecipare, Spacca in testa, alla manifestazione dei lavoratori dell’azienda. Il dibattito è rimandato alla settimana prossima, mercoledì 5 novembre lasciando il martedì alle celebrazioni del 4 Novembre. Ma tocca a Spacca riassumere i termini della questione. A cominciare dalle linee su cui bisogna agire: tutela dei lavoratori, anche dell’indotto, grazie alla legge Marzano e l’Accordo di programma; reindustrializzazione del territorio; rilancio e la diversificazione dell’economia locale. La visita del commissario Ue Hubner ha aperto prospettive positive. Facendo ricorso al Fondo Europeo per la globalizzazione (Feg) ci sono circa 500 milioni di euro, che, dice Spacca, “serviranno per pagare gli stipendi per un anno ai dipendenti della Merloni assunti da altre imprese”. E poi c’è il progetto, concordato con le banche locali, di un Fondo di solidarietà per le Pmi in difficoltà, in pratica un fondo di garanzia di secondo livello, “che dovrebbe portare benefici per 200 milioni di euro”.

Parlando in aula, il governatore ha esortato l’assemblea ad esprimere “la massima solidarietà e vicinanza a tutti i lavoratori e alle loro famiglie”, ma anche “all’impegno attivo e propositivo del sindacato e delle categorie economiche”, nonchè delle istituzioni per favorire una soluzione positiva della crisi. Come lo è stato 10 anni fa per il terremoto di Marche e Umbria, “la collaborazione dell’intera filiera istituzionale e sociale è fondamentale” . “Credo - ha proseguito - non sia esagerato parlare della necessità di affrontare un secondo terremoto, anche se di diversa natura”. In questo momento c'è “accordo pieno” con il Governo che, tramite il ministro Scajola ha concesso la Marzano. Ma - ha aggiunto il governatore - lo stesso Governo dovrà ora dare “risposte concrete e reali rispetto all’Accordo di programma proposto dalle tre Regioni interessate, dagli enti locali e dalle forze sociali ed economiche”. Intanto oggi a Fabriano si riunirà il gruppo di lavoro composto dai tre commissari, dalla Regione e dai sindacati. Obiettivo, ha spiegato Spacca, la riapertura “immediata” degli stabilimenti. Insomma “stiamo lavorando per avere soluzioni adeguate e tempestive”.


P.B.,

el cuntadin
02-11-08, 00:19
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=77A23E33FDB7702CF7897FFA552C7 0B0
Antonio Merloni, Spacca scrive alle banche


ANCONA - “Esistono alcune situazioni locali di crisi che riguardano il Piceno e il Fabrianese (Antonio Merloni recentemente ammessa ai benefici della Legge Marzano), su cui è necessario richiamare un’attenzione ulteriore per garantire il normale svolgimento dell’attività produttiva”. E’ quanto si legge nella lettera-appello inviata dal presidente Spacca al sistema bancario sulla crisi dei distretti indicati. “Nella specifica struttura regionale, che presenta caratteristiche a filiera, risultano essenziali - afferma il governatore - le relazioni tra le imprese fornitrici e la loro committenza. In questo quadro è fondamentale il ruolo del sistema del credito per sostenere i cicli di fornitura con una coerente disponibilità finanziaria. La Regione sta operando già in questo senso, attraverso il progetto di Fondo di Garanzia discusso con Istituti di credito nei giorni scorsi e aperto al coinvolgimento delle Camere di Commercio e Fondazioni Bancarie e sta negoziando con il Governo nazionale altri analoghi strumenti”.

“Pur comprendendo che ci troviamo all’interno di una difficilissima congiuntura finanziaria internazionale, sono certo - prosegue - che nello spirito di attenzione al territorio che caratterizza il suo Istituto sarà dedicato un impegno straordinario per valutare le posizioni di credito delle imprese, nella prospettiva di un consolidamento delle attività produttive e di rilancio dell’economia”. “La responsabilità sociale del sistema imprenditoriale marchigiano che si riferisce sia alle imprese che agli istituti bancari, da sempre è una caratteristica identitaria del nostro processo di crescita, che maggiormente deve esaltarsi nei periodi di difficoltà. E’ gia avvenuto alcuni anni orsono in occasione della crisi del sistema calzaturiero. Auspichiamo quindi - conclude Spacca - che questo orientamento possa rinnovarsi”.

el cuntadin
04-11-08, 23:09
Antonio Merloni, fabbriche ancora ferme


FABRIANO - Ancora ferme le fabbriche della Antonio Merloni (nella foto un corteo degli operai). E l’incertezza regna sovrana, tanto è vero che, al momento, ogni ipotesi sulla ripresa dell’attività produttiva potrebbe essere smentita dalla realtà dei fatti. Il commissario Massimo Confortini, uno dei tre nominati dal ministro Claudio Scajola, aveva ventilato la probabilità che almeno in uno stabilimento si sarebbe ricominciato a lavorare all’inizio di questa settimana, ma così non è stato.

Da qualche parte, si è mormorata la riapertura del sito produttivo di Santa Maria per domani, ma è altamente probabile che ciò non si verifichi e che tutto sia rimandato alla settimana prossima. Il fatto è che devono essere risolti molti problemi concernenti il rapporto di collaborazione della Antonio Merloni con gran parte dell’indotto. Anche per questo non è difficile immaginare che la ripresa, quando avverrà, non sarà certo a pieno regime. Intanto, è cominciato il conto alla rovescia in vista dello sciopero generale di venerdì prossimo. Mancano tre giorni a una manifestazione che coinvolgerà tutti i lavoratori sia del settore pubblico sia di quello privato del vasto territorio fabrianese. Questa mattina, Fiom, Fim e Uilm renderanno note le modalità e approfondiranno ulteriormente i contenuti dell’iniziativa, ma sin da adesso non è difficile ipotizzare una massiccia partecipazione di persone. Per ora si sa che il raduno è alle 9 al PalaGuerrieri: il corteo partirà alla volta del centro storico, per poi sfociare in piazza del Comune. Intanto ieri il consiglio provinciale riunito a Fabriano in seduta straordinaria e aperta ha approvato un ordine del giorno in cui si chiede, tra l’altro, che venga presentato al più presto il piano industriale.


AMINTO CAMILLI,

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=5B861E46D9BC2A0EA9AA622CC5FC1 13B

el cuntadin
05-11-08, 21:16
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Antonio Merloni, oggi si riparte in Umbria. Alla vigilia dello sciopero tocca a Fabriano
Riaprono le fabbriche. E c’è un’idea Fiera


FABRIANO - Arriva lo sciopero generale, ma arrivano anche nuove idee per risollevare un territorio in crisi. Il territorio in questione è quello fabrianese, che da diverso tempo ormai sta vivendo una fase economica e sociale oltremodo delicata. La tremenda crisi che sta caratterizzando la Antonio Merloni (nelle fabbriche umbre si ricomincerà a lavorare oggi, mentre in quelle di Fabriano domattina: circa 1.200 operai torneranno complessivamente al proprio posto di lavoro) e l’indotto si sta estendendo pericolosamente a tutti gli altri settori dell’economia, tanto da indurre i sindacati ad una manifestazione che venerdì prossimo vedrà dipendenti pubblici e privati fermarsi per quattro ore. Nel contempo, tuttavia, giungono nuove proposte per rilanciare il distretto. Proposte concrete, non semplicemente provocazioni. Ed è il senatore Francesco Casoli a lanciare la sfida. “Fabriano si candidi a sede di eventi fieristici”, dice l’esponente azzurro, che è anche il presidente di Elica Spa, azienda leader mondiale nella produzione di cappe aspiranti.

Dopo che lunedì scorso aveva esortato le istituzioni, in primis quelle locali, a sviluppare competenze nel settore concernente il trattamento Raee (Riciclaggio apparecchiature elettriche ed elettroniche), ecco che Casoli tira fuori dal cilindro un’altra idea da prendere in seria considerazione, al fine di consentire al distretto industriale fabrianese di riprendere fiducia e ritornare ad essere quello di un tempo. “La nascita di una società unica di gestione per la Fiera regionale – afferma il parlamentare forzista – rappresenta un’opportunità che l’amministrazione civica fabrianese non deve lasciarsi sfuggire, affinché il Comune possa svolgere un ruolo attivo nella predisposizione dei piani industriali per il sistema fieristico, entrando a far parte, appunto, di questo nuovo organismo. Fabriano, cioè, potrebbe diventare sede di eventi fieristici stabili, aprendo importanti prospettive per l’occupazione e per la qualificazione del territorio”. Un’iniziativa di estrema rilevanza, quindi, per concretizzare la quale occorre muoversi con decisione, evitando di alzare barriere ideologiche o politiche, che non farebbero altro che rallentare i percorsi o, addirittura, ignorarli. “Servono idee – conclude Casoli – ma, accanto ad esse, servono la volontà e l’impegno per metterle in pratica, abbandonando ogni pregiudizio ideologico, perché le idee che funzionano non hanno connotazione politica”. Un messaggio, questo, in merito al quale la giunta comunale di Fabriano non potrà far finta di niente, soprattutto tenendo conto del periodo assolutamente negativo che la città e il suo vasto comprensorio stanno attraversando. Il problema occupazionale non è mai stato evidente come in questi ultimi mesi e la situazione è destinata oggettivamente a peggiorare.

Di qui, l’organizzazione di uno sciopero generale che venerdì vedrà verosimilmente la partecipazione massiccia di tanti lavoratori. “All’iniziativa – spiegano i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente, Marco Manzotti, Paolo Santini e Renzo Perticaroli – abbiamo coinvolto le associazioni degli artigiani e dei commercianti, i Comuni limitrofi (da questi arriveranno a Fabriano ben 10 pullman), le scuole e le parrocchie. In questa occasione, non si tratta semplicemente di dare solidarietà alla Antonio Merloni, al suo indotto e ai loro dipendenti, bensì di cominciare a riflettere sulle prospettive economiche del territorio fabrianese. Vogliamo ragionare sulla diversificazione economica e produttiva in vista del futuro, avendo sempre come obiettivi principali la tutela e il sostegno ai salari dei lavoratori”. Venerdì mattina il raduno al PalaGuerrieri attorno alle 8.30. Il corteo imboccherà via Dante alle 9, percorrerà poi viale Zonghi e corso della Repubblica e arriverà in piazza del Comune, dove la manifestazione si concluderà con un comizio di Susanna Camusso, membro della segreteria nazionale della Cgil.


AMINTO CAMILLI,

el cuntadin
09-11-08, 00:35
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=7CE1C6EE7315BA180B75924F15FD0 360


Sfilano in 5 mila per difendere il lavoro
Tutta la comunità regionale si è stretta attorno a maestranze e sindacati
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=7CE1C6EE7315BA180B75924F15FD0 360
FABRIANO – “Le imprese devono essere aiutate, altrimenti davvero si rischia che la situazione precipiti irrimediabilmente”. E’ un messaggio indirizzato alle istituzioni e agli istituti di credito quello che il segretario regionale della Cisl Stefano Mastrovincenzo lancia dalla manifestazione connessa allo sciopero generale promosso dalle organizzazioni sindacali a Fabriano e nel suo vasto comprensorio. Ieri mattina, dipendenti pubblici e privati si sono fermati per quattro ore nella città della carta, per testimoniare le difficoltà di una situazione economica e sociale sempre più allarmante.

Circa 5.000 persone con bandiere e striscioni hanno preso parte al corteo che dal PalaGuerrieri è giunto fino a piazza del Comune, dove si sono succeduti alcuni interventi finalizzati a rimarcare una volta di più la delicatezza della fase attuale per tante aziende, per migliaia di lavoratori e per le loro famiglie. “Siamo qui – ha sottolineato Mastrovincenzo – con due tipi di umori. C’è smarrimento e angoscia, perché i problemi economici sono molti. Di conseguenza, siamo preoccupati per le nostre famiglie, per il lavoro. Nello stesso tempo, però, c’è anche un certo senso di fiducia, perché siamo in tanti e vogliamo contribuire a risolvere le problematiche. Adesso, serve un accordo rapido con le istituzioni, Governo nazionale in primis, per ottenere investimenti e ammortizzatori sociali. Ma servono anche interventi per sostenere il credito alle imprese. Chiediamo con forza al sistema bancario di farsi carico di interventi straordinari. Ci sono aziende che non riescono a ripartire; le banche devono allentare la morsa sui redditi e sulle imprese”. Di qui, un’esortazione e una riflessione: “Accantoniamo le polemiche di parte e si arrivi a una rapida attuazione dei provvedimenti necessari a far ripartire le imprese. Questa manifestazione è il simbolo di una terra che non si vuole arrendere alla deindustrializzazione, perché in queste zone c’è stata sempre e c’è tuttora una grande capacità di lavorare”.

Che la maxi iniziativa di ieri abbia colto nel segno è facile dimostrarlo, visto che hanno aderito tutti, davvero tutti, i soggetti coinvolti in questa fase di crisi: le istituzioni (presenti la Regione con l’assessore Gianni Giaccaglia, il presidente del consiglio Raffaele Bucciarelli e vari consiglieri, la Provincia con il vicepresidente Giancarlo Sagramola e l’assessore Maurizio Quercetti, la Comunità montana e diversi rappresentanti dei Comuni limitrofi) le associazioni degli artigiani e dei commercianti (i negozi del centro sono rimasti chiusi), la Chiesa (non poteva mancare il vescovo Giancarlo Vecerrica), i giovani, gli studenti. Stavolta come non mai, insomma, i lavoratori hanno sentito forte il calore della città. Un successo, dunque, la manifestazione dei sindacati, per i quali è il momento di lottare.

“I lavoratori rivendicano un futuro dignitoso – è stato l’intervento conclusivo di Susanna Camusso della segreteria nazionale della Cgil – pertanto servono scelte concrete in breve tempo. Non vogliamo essere noi a dover pagare la crisi della finanza e delle banche”.


AMINTO CAMILLI,

el cuntadin
15-11-08, 17:45
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=7BAFE81649B567F58632B2C7E4CFF 2AC
Lunedì la firma del protocollo d’intesa con Cgil, Cisl, Uil e Confindustria L’impegno di spesa approvato dal Consiglio ammonta a 2,5 milioni Entro 90 giorni l’Inps completerà l’iter per il sussidio settennale

Merloni, la Provincia paga tre mesi
Ai 1.437 dipendenti andranno 700 euro mensili in attesa della cassa integrazione

FABRIANO - Stanziati i fondi necessari per anticipare gli stipendi degli operai in cassa integrazione straordinaria della Antonio Merloni. Accelera i tempi la Provincia di Ancona per andare incontro alle esigenze dei 1.437 dipendenti del gruppo industriale fabrianese che rientrano nel territorio di competenza e garantire loro un reddito, in attesa che l'Inps possa procedere essa stessa a pagare le mensilità. E sono già pronti pure i protocolli di intesa con sindacati, Inps e Confindustria, per cui adesso manca soltanto l'okay del ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, che si muoverà dietro la richiesta dei tre commissari straordinari nominati tempo fa dal ministro Claudio Scajola.

Dopo la firma del nuovo accordo sulla cassa integrazione straordinaria, resosi indispensabile in seguito alla dichiarazione di insolvenza della Antonio Merloni e al suo inserimento nella legge Marzano e siglato mercoledì scorso a Roma, era importante che le istituzioni dessero subito una risposta concreta, per fare in modo che, nei tre mesi che occorreranno prima che l’Inps possa iniziare ad effettuare i pagamenti, i lavoratori possano percepire gli stipendi. E così è stato, visto che proprio ieri il consiglio provinciale ha approvato la variazione di bilancio che stanzia i fondi (circa 2 milioni e mezzo di euro) che consentiranno di anticipare il pagamento dei salari ai dipendenti: 700 euro mensili per tre mesi. La firma del protocollo d’intesa avverrà formalmente lunedì prossimo nella sala giunta della Provincia.

“Ci siamo mossi in fretta - spiega il vice presidente della giunta provinciale Giancarlo Sagramola - perché la questione è di assoluta rilevanza. Alla problematica stanno lavorando tutti gli uffici competenti, assessore Maurizio Quercetti in testa. E non è difficile rimarcare che si è ottenuto un grosso risultato, poiché, oltre alla variazione di bilancio che ci permette di prevedere somme consistenti per fare fronte alle mensilità dei lavoratori, è stata approvata una delibera per poter attuare i protocolli d'intesa con i vari soggetti coinvolti: le organizzazioni sindacali, l’Inps e Confindustria. Protocolli che, ovviamente, ci permetteranno la predisposizione dei modelli e l'erogazione formale della cassa integrazione”.

Ora, semmai, per concretizzare definitivamente l'obiettivo è necessario l'impegno immediato di altri soggetti. “Per quanto ci riguarda - aggiunge Sagramola - potremmo già partire con le procedure, ma è chiaro che manca la richiesta dei commissari al ministero per l'autorizzazione dell'anticipazione dei pagamenti. Speriamo che avvenga quanto prima; noi, intanto, faremo addirittura già firmare i documenti ai lavoratori, così da essere pronti a cominciare con i versamenti quando avremo il placet”.

La Provincia, dunque, continua a muoversi con grande impegno sulla vicenda della Antonio Merloni e, più in generale, della crisi economica e sociale che sta caratterizzando negativamente il comprensorio montano. Impegno che l'ha sempre vista in prima linea sin dalle battute iniziali di questa fase così delicata per il distretto fabrianese. Non è un caso che nei giorni scorsi si sia tenuta proprio a Fabriano una seduta del consiglio provinciale, finalizzata a mettere in campo una strategia per la ripresa produttiva e il rilancio del comparto della meccanica. Un appuntamento rivelatosi indubbiamente importante, poiché nella circostanza l'assemblea ha approvato un documento congiunto che impegna la giunta provinciale su tre aspetti precisi: rendere operativo, nella straordinarietà della situazione, ogni strumento previsto dalle specifiche competenze e funzioni istituzionali dell'ente; dare piena attuazione agli interventi previsti nel Piano provinciale del lavoro e della formazione, attivando strumenti di breve e medio periodo; concorrere, insieme ad altri soggetti, a promuovere e supportare una nuova economia complementare nel distretto, basata sulla valorizzazione e sulla tutela del territorio montano. E le decisioni di ieri ci dicono che la Provincia è pronta ad andare fino in fondo sul percorso intrapreso per il rilancio dell'economia nel Fabrianese.


AMINTO CAMILLI,

Rollingstone (POL)
18-11-08, 09:52
Tra l'altro alla Elica la situazione è che l'azienda aveva assorbito 170 lavoratori dalla Turbo un anno fa, prendendo cospicui finanziamenti governativi e ora, guarda caso, ha dichiarato proprio 170 esuberi....la solita storia....:-01#53

Giacomob
21-11-08, 20:02
se non mi sbaglio l' Elica è l' azienda del caro senatore Casoli

el cuntadin
22-11-08, 01:26
http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?ID_DOC=65139

Fallisce la fabbrica dei frigoriferi la città chiude per recessione



Fonte Roberto Mania - La Repubblica
NOCERA UMBRA - Il terribile terremoto del 1997 lasciò praticamente intatto lo stabilimento della Antonio Merloni di Colle Gaifana, tra Nocera Umbra e Gualdo Tadino, lungo la vecchia Flaminia. Andò giù qualche muro tagliafuoco, si incrinò il tetto del grande capannone. Nulla più. Dopo una settimana lo stabilimento riaprì intorno alle macerie, perché lì fu l´epicentro della scossa. Nocera era crollata, ma migliaia di famiglie restavano attaccate alla "mammella" della Merloni. Una balia più che una mamma. Vissuta con distacco dalla comunità nocerina-gualdese così poco industriale e assai agricolo-pastorale.

Un corpo estraneo, lì, isolato, mastodontico, bianco, in mezzo ai campi verdi della dorsale appenninica umbro-marchigiana. Una macchia. Eppure un corpo vitale. Per un quarto di secolo ha pompato ossigeno: stipendi bassi, da metalmeccanici di terzo livello, ma sicuri. Quasi un posto statale. Produzione di massa, più che di qualità, tipica di un vecchio e paternalistico capitalismo familiare italiano. Ora, la Merloni, fabbrica di elettrodomestici, sta morendo.

L´ultima flebo è già stata attaccata: ancora nove settimane di produzione per esaurire le commesse. Fino alla prima metà di gennaio del prossimo anno. Forse. Perché la Merloni è già in amministrazione straordinaria, ci sono i commissari che devono prima di tutto pagare i creditori. Il buco nel bilancio è di oltre 500 milioni di euro. Improbabile un´alternativa alla chiusura. Più che un progetto industriale servirebbe un miracolo. E allora fine della produzione di frigoriferi in Italia.

Nocera si sta spegnendo. Anche l´industria della ricostruzione, dopo oltre dieci anni di attività e tanti colpevoli ritardi, sta esaurendo la sua stagione. Ma questa volta non arriveranno gli aiuti straordinari per i terremotati. Perché questo è uno dei tanti sismi della globalizzazione e non si sa quando termineranno le scosse di assestamento. «Sta crollando un´intera comunità. Con la Merloni chiude tutto» dice il sindaco di Nocera, Donatello Tinti (Pd), che solo un paio di giorni fa ha ricevuto anche lui le chiavi per tornare a vivere nella sua casa nel centro storico dopo anni nelle case popolari. I nocerini si sono abituati al silenzio innaturale del borgo medievale, disabitato da un decennio. La scossa del settembre ´97 rese inagibile oltre il 90 per cento delle case. Ora non c´è quasi nessuno per i vicoli. Qua e là si smontano gli ultimi ponteggi della ricostruzione. Il primo ristorante ha riaperto a pochi passi dal Comune, in piazza Caprera. Una nuova vita mentre non si sa come rianimare il vecchio stabilimento appoggiato laggiù sulla piana.

Alla Antonio Merloni lavorano a singhiozzo poco meno di mille operai, ma grazie alla Merloni vivono, nell´indotto allargato, più di settemila persone, più di tutta Nocera che non supera le seimila anime. Sono i numeri di una comunità a un passo dal coma economico.
La crisi sta afflosciando lentamente l´economia della zona. I segnali arrivano uno dopo l´altro. Si stima che tutti i piccoli ristoranti, le pizzerie, i bar abbiano già ridotto del 30-40 per cento il giro d´affari da quando (la prima ondata di cassa integrazione risale al 2005) la Merloni è entrata in crisi. Incassano qualcosa solo durante i weekend. I negozi sono vuoti, come i supermarket.

Qualcuno comincia a pensare che dovrà chiudere. I piccoli fornitori si sono scoperti solo creditori. La fabbrica è congelata nella paura. E qui - per ora - di alternative non se ne vedono. Anche perché stiamo parlando di operai generici, bassa professionalità, poca specializzazione. Operaio-massa, si diceva un tempo. La Merloni è sempre stata una rigida catena di montaggio a basso costo del lavoro, senza innovazione. In 280 se ne sono già andati, incassando 15 mila euro lordi di incentivo. Qualcuno si era mosso prima per trovare un nuovo impiego nei paesi vicini, altri l´hanno fatto al buio pensando, intanto, di poter pagare le rate del mutuo delle case acquistate proprio dopo il terremoto. Anche il tradizionale artigianato è in piena crisi: negli ultimi due anni, nella zona, si sono bruciati più di 200 posti di lavoro nella ceramica. C´è l´industria dell´acqua, ma assorbe già il massimo della manodopera.

Tira ancora l´estrazione del carbonato di calcio che occupa qualche centinaio di addetti. Regge l´agriturismo: 60-70 mila presenze l´anno. Si sta sfarinando invece l´edilizia. Le aziende stanno licenziando, si registra una contrazione dell´attività intorno al 30 per cento perché la ricostruzione - come detto - è finita. Eppure aveva cambiato la stessa composizione sociale di Nocera, da terra di emigrazione nel nord europeo, a terra di immigrazione.

Dall´Europa alle regioni del nostro Mezzogiorno sono arrivati in tanti nell´ultimo decennio. L´11 per cento della popolazione è costituita da extracomunitari. Nuove comunità, multiculturali, ben integrate. Tutte sorte intorno alla «balia», il perno dell´economia tra Nocera e Gualdo.
L´età media degli operai della Merloni non supera i quarant´anni: troppo giovani per andare in pensione, troppo vecchi, nel nostro mercato del lavoro, per ricollocarsi facilmente. Probabilmente è la fabbrica più giovane della provincia di Perugia.

Fabbrica anomala, almeno nella genesi. Perché la Antonio Merloni è il frutto di un grande scambio o di un compromesso, un po´ anche "storico" nel senso di accordo tra democristiani e comunisti. Siamo nei primissimi anni Ottanta. Il sindaco di Nocera Umbra è Walter Ruggiti, con tessera del Pci. Il sindaco di Fabriano, che sta dall´altra parte dell´appennino, è un democristiano di destra: Antonio Merloni, proprio lui, il fondatore, il padrone di sempre, fratello di Vittorio (ora Indesit) e di Francesco (Mts Group). Lì a Fabriano, dove Merloni produce già bombole per il gas e ha avviato la sua azienda terzista per i grandi marchi dell´industria degli elettrodomestici, scarseggia l´acqua. E poi la cartiera ha compromesso le falde acquifere. A Nocera, invece, l´acqua strabocca. Merloni accetta di costruire un nuovo impianto in cambio dell´acqua che da Nocera può arrivare facilmente e dei terreni ceduti praticamente gratis. Ruggiti è comunista e anche industrialista, pensa che da lì può passare la ripopolazione del territorio ormai martoriato dall´emigrazione, verso il Belgio, la Germania, il Lussemburgo.

L´idea è vincente, ma non per il suo partito. Che, infatti, subito dopo l´apertura dell´impianto perde le elezioni. È che le assunzioni alla fine le fanno i democristiani insieme alla Cisl che ancora sfiora l´85 per cento degli iscritti.
Da 200 addetti si arriva al picco di 1.700 circa nella seconda metà degli anni 90. Nessuno sciopero, fabbrica modello. Più o meno. Dentro i «metalmezzadri», un po´ Cipputi un po´ contadini. Dentro anche le donne.

Ma dentro Merloni non investe né in formazione, né in innovazione. Il centro motore del gruppo è a Fabriano dove l´indotto arriva a 1.600 micro imprese. Nocera, insomma, è una succursale. E anche l´anello più debole di un gruppo che sbaglia tutto, quando decide di produrre anche per sé e non fare solo il terzista. Capisce tardi la trasformazione dei mercati per prodotti maturi come gli elettrodomestici. L´epilogo è la cronaca di queste settimane, con la legge Marzano, l´amministrazione straordinaria, la cassa integrazione.
Così a Nocera si ritrovano con un marchio pressoché sconosciuto (la Ardo), un impianto obsoleto, e una manodopera poco qualificata. Un mix micidiale in un contesto competitivo nel quale tutti hanno sovracapacità produttiva e cercano brand e qualità. «Questo è un secondo terremoto, dopo quello del ?97», sostiene Mario Bravi, segretario della Cgil di Perugia. Sulla catena girano poco più di 3 mila frigoriferi al giorno e circa 250 lavastoviglie. Nei tempi d´oro si raggiungevano oltre 7 mila pezzi.

Dai cancelli della Antonio Merloni escono ancora i Tir con dentro i frigoriferi e le lavastoviglie per il mercato del nord Europa. Escono lenti, mentre di corsa se ne vanno gli operai alla fine del primo turno delle quattro linee di montaggio (la quinta è ferma da tempo). Superato il varco accelerano il passo. «Per evitare il traffico», dicono. Piuttosto quel passo allungato esprime, anche plasticamente, la voglia di fuga dalla fabbrica ingrata che ha illuso tutti sulla sua immortalità. Dice Maurizio, poco più che quarantenne, operaio di terzo livello, stipendio che rasenta i mille euro al mese, quindici anni di Merloni: «Qui abbiamo visto solo assumere. Non c´erano mai stati licenziamenti. Dentro la fabbrica c´è incredulità e tanta incertezza».

«Non sappiamo nemmeno se questo mese ci pagheranno. L´effetto di questa crisi sarà devastante», spiega Francesca, che arriva da Gualdo, e da otto anni sta alla catena. Il futuro? Maurizio: «Io non so dove sbattere la testa. Qui non è stata creata una professionalità. La gente vive alla catena e dopo vent´anni non sa fare niente». E ora via, di corsa, ancora nelle case popolari. Però a Nocera si sta riaprendo il centro storico. Alla fine saranno 8-9 mila le abitazioni. «Ma rischiamo che non ci siano le persone», chiosa il sindaco Tinti. Da queste parti l´inverno è già arrivato. Freddissimo.

el cuntadin
22-11-08, 01:27
http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?ID_DOC=65139

Fallisce la fabbrica dei frigoriferi la città chiude per recessione



Fonte Roberto Mania - La Repubblica
NOCERA UMBRA - Il terribile terremoto del 1997 lasciò praticamente intatto lo stabilimento della Antonio Merloni di Colle Gaifana, tra Nocera Umbra e Gualdo Tadino, lungo la vecchia Flaminia. Andò giù qualche muro tagliafuoco, si incrinò il tetto del grande capannone. Nulla più. Dopo una settimana lo stabilimento riaprì intorno alle macerie, perché lì fu l´epicentro della scossa. Nocera era crollata, ma migliaia di famiglie restavano attaccate alla "mammella" della Merloni. Una balia più che una mamma. Vissuta con distacco dalla comunità nocerina-gualdese così poco industriale e assai agricolo-pastorale.

Un corpo estraneo, lì, isolato, mastodontico, bianco, in mezzo ai campi verdi della dorsale appenninica umbro-marchigiana. Una macchia. Eppure un corpo vitale. Per un quarto di secolo ha pompato ossigeno: stipendi bassi, da metalmeccanici di terzo livello, ma sicuri. Quasi un posto statale. Produzione di massa, più che di qualità, tipica di un vecchio e paternalistico capitalismo familiare italiano. Ora, la Merloni, fabbrica di elettrodomestici, sta morendo.

L´ultima flebo è già stata attaccata: ancora nove settimane di produzione per esaurire le commesse. Fino alla prima metà di gennaio del prossimo anno. Forse. Perché la Merloni è già in amministrazione straordinaria, ci sono i commissari che devono prima di tutto pagare i creditori. Il buco nel bilancio è di oltre 500 milioni di euro. Improbabile un´alternativa alla chiusura. Più che un progetto industriale servirebbe un miracolo. E allora fine della produzione di frigoriferi in Italia.

Nocera si sta spegnendo. Anche l´industria della ricostruzione, dopo oltre dieci anni di attività e tanti colpevoli ritardi, sta esaurendo la sua stagione. Ma questa volta non arriveranno gli aiuti straordinari per i terremotati. Perché questo è uno dei tanti sismi della globalizzazione e non si sa quando termineranno le scosse di assestamento. «Sta crollando un´intera comunità. Con la Merloni chiude tutto» dice il sindaco di Nocera, Donatello Tinti (Pd), che solo un paio di giorni fa ha ricevuto anche lui le chiavi per tornare a vivere nella sua casa nel centro storico dopo anni nelle case popolari. I nocerini si sono abituati al silenzio innaturale del borgo medievale, disabitato da un decennio. La scossa del settembre ´97 rese inagibile oltre il 90 per cento delle case. Ora non c´è quasi nessuno per i vicoli. Qua e là si smontano gli ultimi ponteggi della ricostruzione. Il primo ristorante ha riaperto a pochi passi dal Comune, in piazza Caprera. Una nuova vita mentre non si sa come rianimare il vecchio stabilimento appoggiato laggiù sulla piana.

Alla Antonio Merloni lavorano a singhiozzo poco meno di mille operai, ma grazie alla Merloni vivono, nell´indotto allargato, più di settemila persone, più di tutta Nocera che non supera le seimila anime. Sono i numeri di una comunità a un passo dal coma economico.
La crisi sta afflosciando lentamente l´economia della zona. I segnali arrivano uno dopo l´altro. Si stima che tutti i piccoli ristoranti, le pizzerie, i bar abbiano già ridotto del 30-40 per cento il giro d´affari da quando (la prima ondata di cassa integrazione risale al 2005) la Merloni è entrata in crisi. Incassano qualcosa solo durante i weekend. I negozi sono vuoti, come i supermarket.

Qualcuno comincia a pensare che dovrà chiudere. I piccoli fornitori si sono scoperti solo creditori. La fabbrica è congelata nella paura. E qui - per ora - di alternative non se ne vedono. Anche perché stiamo parlando di operai generici, bassa professionalità, poca specializzazione. Operaio-massa, si diceva un tempo. La Merloni è sempre stata una rigida catena di montaggio a basso costo del lavoro, senza innovazione. In 280 se ne sono già andati, incassando 15 mila euro lordi di incentivo. Qualcuno si era mosso prima per trovare un nuovo impiego nei paesi vicini, altri l´hanno fatto al buio pensando, intanto, di poter pagare le rate del mutuo delle case acquistate proprio dopo il terremoto. Anche il tradizionale artigianato è in piena crisi: negli ultimi due anni, nella zona, si sono bruciati più di 200 posti di lavoro nella ceramica. C´è l´industria dell´acqua, ma assorbe già il massimo della manodopera.

Tira ancora l´estrazione del carbonato di calcio che occupa qualche centinaio di addetti. Regge l´agriturismo: 60-70 mila presenze l´anno. Si sta sfarinando invece l´edilizia. Le aziende stanno licenziando, si registra una contrazione dell´attività intorno al 30 per cento perché la ricostruzione - come detto - è finita. Eppure aveva cambiato la stessa composizione sociale di Nocera, da terra di emigrazione nel nord europeo, a terra di immigrazione.

Dall´Europa alle regioni del nostro Mezzogiorno sono arrivati in tanti nell´ultimo decennio. L´11 per cento della popolazione è costituita da extracomunitari. Nuove comunità, multiculturali, ben integrate. Tutte sorte intorno alla «balia», il perno dell´economia tra Nocera e Gualdo.
L´età media degli operai della Merloni non supera i quarant´anni: troppo giovani per andare in pensione, troppo vecchi, nel nostro mercato del lavoro, per ricollocarsi facilmente. Probabilmente è la fabbrica più giovane della provincia di Perugia.

Fabbrica anomala, almeno nella genesi. Perché la Antonio Merloni è il frutto di un grande scambio o di un compromesso, un po´ anche "storico" nel senso di accordo tra democristiani e comunisti. Siamo nei primissimi anni Ottanta. Il sindaco di Nocera Umbra è Walter Ruggiti, con tessera del Pci. Il sindaco di Fabriano, che sta dall´altra parte dell´appennino, è un democristiano di destra: Antonio Merloni, proprio lui, il fondatore, il padrone di sempre, fratello di Vittorio (ora Indesit) e di Francesco (Mts Group). Lì a Fabriano, dove Merloni produce già bombole per il gas e ha avviato la sua azienda terzista per i grandi marchi dell´industria degli elettrodomestici, scarseggia l´acqua. E poi la cartiera ha compromesso le falde acquifere. A Nocera, invece, l´acqua strabocca. Merloni accetta di costruire un nuovo impianto in cambio dell´acqua che da Nocera può arrivare facilmente e dei terreni ceduti praticamente gratis. Ruggiti è comunista e anche industrialista, pensa che da lì può passare la ripopolazione del territorio ormai martoriato dall´emigrazione, verso il Belgio, la Germania, il Lussemburgo.

L´idea è vincente, ma non per il suo partito. Che, infatti, subito dopo l´apertura dell´impianto perde le elezioni. È che le assunzioni alla fine le fanno i democristiani insieme alla Cisl che ancora sfiora l´85 per cento degli iscritti.
Da 200 addetti si arriva al picco di 1.700 circa nella seconda metà degli anni 90. Nessuno sciopero, fabbrica modello. Più o meno. Dentro i «metalmezzadri», un po´ Cipputi un po´ contadini. Dentro anche le donne.

Ma dentro Merloni non investe né in formazione, né in innovazione. Il centro motore del gruppo è a Fabriano dove l´indotto arriva a 1.600 micro imprese. Nocera, insomma, è una succursale. E anche l´anello più debole di un gruppo che sbaglia tutto, quando decide di produrre anche per sé e non fare solo il terzista. Capisce tardi la trasformazione dei mercati per prodotti maturi come gli elettrodomestici. L´epilogo è la cronaca di queste settimane, con la legge Marzano, l´amministrazione straordinaria, la cassa integrazione.
Così a Nocera si ritrovano con un marchio pressoché sconosciuto (la Ardo), un impianto obsoleto, e una manodopera poco qualificata. Un mix micidiale in un contesto competitivo nel quale tutti hanno sovracapacità produttiva e cercano brand e qualità. «Questo è un secondo terremoto, dopo quello del ?97», sostiene Mario Bravi, segretario della Cgil di Perugia. Sulla catena girano poco più di 3 mila frigoriferi al giorno e circa 250 lavastoviglie. Nei tempi d´oro si raggiungevano oltre 7 mila pezzi.

Dai cancelli della Antonio Merloni escono ancora i Tir con dentro i frigoriferi e le lavastoviglie per il mercato del nord Europa. Escono lenti, mentre di corsa se ne vanno gli operai alla fine del primo turno delle quattro linee di montaggio (la quinta è ferma da tempo). Superato il varco accelerano il passo. «Per evitare il traffico», dicono. Piuttosto quel passo allungato esprime, anche plasticamente, la voglia di fuga dalla fabbrica ingrata che ha illuso tutti sulla sua immortalità. Dice Maurizio, poco più che quarantenne, operaio di terzo livello, stipendio che rasenta i mille euro al mese, quindici anni di Merloni: «Qui abbiamo visto solo assumere. Non c´erano mai stati licenziamenti. Dentro la fabbrica c´è incredulità e tanta incertezza».

«Non sappiamo nemmeno se questo mese ci pagheranno. L´effetto di questa crisi sarà devastante», spiega Francesca, che arriva da Gualdo, e da otto anni sta alla catena. Il futuro? Maurizio: «Io non so dove sbattere la testa. Qui non è stata creata una professionalità. La gente vive alla catena e dopo vent´anni non sa fare niente». E ora via, di corsa, ancora nelle case popolari. Però a Nocera si sta riaprendo il centro storico. Alla fine saranno 8-9 mila le abitazioni. «Ma rischiamo che non ci siano le persone», chiosa il sindaco Tinti. Da queste parti l´inverno è già arrivato. Freddissimo.

Rollingstone (POL)
24-11-08, 10:07
se non mi sbaglio l' Elica è l' azienda del caro senatore Casoli

Non so, chi è il senatore Casoli ?

Giacomob
26-11-08, 00:12
Non so, chi è il senatore Casoli ?

è un senatore del Pdl

el cuntadin
06-12-08, 23:55
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=E45F5ABE9BAB6F70EBE0CA847ED62 9DE
La situazione rimane assolutamente precaria in attesa del piano industrialeVa meglio a Sassoferrato e Gaifana dove sono 850 i lavoratori impegnati
Circa 650 dipendenti torneranno in attività a Santa Maria e Maragone, ma solo per 4 giorni
Merloni, martedì riaprono gli stabilimenti


FABRIANO - Tutto pronto per la ripresa dell’attività alla Antonio Merloni. L’ufficialità del ripristino della produzione è arrivata ieri mattina, sebbene già giovedì delle voci in tal senso erano circolate con forza. Ci riferiamo, per la precisione, agli stabilimenti fabrianesi di Santa Maria e del Maragone, visto che in quello di Gaifana, in Umbria, si è lavorato anche in questa settimana, per altro con ben 850 persone, un numero addirittura superiore a quello registrato spesso nei mesi scorsi, e che l'attività prosegue regolarmente pure nei siti produttivi della Antonio Merloni Cylinders & Tanks di Sassoferrato e Matelica. Non v'è dubbio, pertanto, che l'attenzione maggiore in questi giorni fosse rivolta alle fabbriche della nostra città.

Ebbene, da ieri mattina la speranza di maestranze e sindacati si è concretizzata: martedì prossimo, a Santa Maria e al Maragone torneranno al lavoro complessivamente 650 dipendenti. Si lavorerà per quattro giorni (fino a venerdì 12 dicembre, tanto per intenderci), dopodichè la settimana successiva, quella che precede la consueta sosta per il periodo natalizio, gli stabilimenti resteranno aperti soltanto per le spedizioni.

“Naturalmente - spiega Andrea Cocco della Fim Cisl - non si potrà procedere a pieno regime, ma questo lo sapevamo già, tenuto conto della delicatezza della situazione che sta attraversando l'azienda. E' importante, tuttavia, che l'ipotesi che si era fatta strada nelle ultime ore abbia trovato una risposta positiva”. In effetti, i tre commissari straordinari Massimo Confortini, Silvano Montaldo e Antonio Rizzi di recente avevano parlato di una commessa da 18.000 pezzi, per la quale sarebbero state necessarie la 49esima e la 50esima settimana dell'anno, che sono appunto le prossime due. E' evidente che siamo ben lungi dal miglioramento di una situazione che rimane assolutamente precaria e che così resterà, finchè non si farà chiarezza su alcuni aspetti, in modo particolare su quello concernente il nuovo piano industriale.

Da diversi mesi, alla Antonio Merloni si naviga a vista, nell'impossibilità di fare una seria programmazione, proprio perché manca lo strumento fondamentale per capire il percorso da intraprendere. Non è un caso che chiedono da tempo di accelerare le procedure su questa problematica sia i rappresentanti nazionali di Fiom, Fim e Uilm sia esponenti politici e istituzionali, su tutti il governatore Gian Mario Spacca. Ed eccoci al capitolo stipendi, l'altra questione spinosa che tiene in ansia tanti lavoratori, soprattutto quelli che dovrebbero ricevere l'anticipo della cassa integrazione straordinaria, garantito dalla Provincia di Ancona, in attesa che l'Inps venga messa nelle condizioni di poter effettuare i versamenti essa stessa. Stiamo parlando di tutti quei lavoratori che dal 15 ottobre - inizio dell'amministrazione straordinaria secondo la legge Marzano - al 30 novembre sono rimasti a casa. Proprio ieri è scaduto il termine per la raccolta della modulistica e della documentazione necessarie per far sì che le maestranze possano ottenere quanto loro dovuto almeno entro il 15 dicembre, ultimo giorno di apertura della Tesoreria della Provincia prima delle ferie natalizie.