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Visualizza Versione Completa : Ora tocca alla Indesit



el cuntadin
30-10-08, 22:38
Tira brutta aria per il Distretto fabrianese e più in generale per l'industria marchigiana. Dopo la crisi, forse irreversibile, della Antonio Merloni, ora le difficoltà arrivano anche per la INDESIT, la maggior industria marchigiana ed il secondo produttore europeo di elettrodomestici bianchi. E se per la A. Merloni, la crisi può essere imputata ad evidenti errori di posizionamento sul mercato ed alla mancanza di marchio, la crisi della Insesit è invece da attribuire interamente alla crisi economica e quindi di consumi, che ormai sta dilagando in tutto il mondo.

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L’annuncio dell’amministratore delegato Marco Milani. Produzione ridotta per ottimizzare il livello delle scorte
Anche Indesit chiude le fabbriche per alcuni giorni


FABRIANO - Indesit chiuderà i suoi impianti “per alcuni giorni” nel prossimo trimestre al fine di ottimizzare il livello delle scorte dopo aver registrato un aumento degli stock a causa del calo delle vendite legato alla crisi economica. “Nei prossimi tre mesi chiuderemo per alcuni giorni le nostre fabbriche, o almeno quasi tutte” ha spiegato l'amministratore delegato di Indesit, Marco Milani, nel corso della conference call di presentazione dei dati trimestrali. Di fronte alla crisi “la sola cosa che possiamo fare - ha infatti aggiunto - è ridurre la produzione per arrivare a un appropriato livello di stock”. “Negli ultimi due mesi il trend del mercato è stato molto negativo “ ha proseguito Milani, che ha indicato nella Russia e nell’Est Europa i mercati più in difficoltà.

Per quanto riguarda il futuro, “nei prossimi due mesici aspettiamo un mercato difficile, questo non è certo il migliore ottobre che abbiamo avuto”. La situazione economica confusa impedisce anche previsioni: “per il 2009 siamo incapaci di finalizzare un budget, è impossibile prevedere l’andamento del mercato”, ha concluso Milani facendo riferimento all’andamento schizofrenico dei prezzi delle materie prime.

Come detto, Milani ha parlato in occasione della presentazione dei risultati del terzo trimestre che vedono un margine operativo lordo di 81,7 milioni di euro (-18,2%) e un risultato operativo di 48,9 milioni (-22,4%). L'indebitamento finanziario netto è di 626,2 milioni di euro. Rispetto ai nove mesi il fatturato è di 2,3 miliardi di euro (-4,3%) e l’utile netto di 59,4 milioni (-12,7%). La società prevede, si legge in una nota, “un’ultima parte dell’anno difficile e ancora contrassegnata dalla crisi dei consumi e stima il fatturato pari a circa 3,2 miliardi di euro e un risultato operativo compreso tra 140 e 150 milioni di euro. A cambi costanti il fatturato 2008 sarebbe atteso in riduzione del 2,3% rispetto all’anno precedente e il risultato operativo in crescita tra il 17% e il 22 per cento”.

el cuntadin
31-10-08, 20:54
http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=9CCF34E6F1BDA5F6A012AB6A58C77 138

Indesit, stop per tutte le 17 aziende del gruppo


ANCONA - Il settore è sempre quello degli Elettrodomestici; il baricentro resta Fabriano; l’ultimo scivolone è inaspettato. Trema anche il colosso Indesit: giù il fatturato del 4,3%, va peggio per i profitti che fanno una marcia indietro del 12,7%. E’ la radiografia dei nove mesi che hanno sconquassato il mondo economico. La soluzione-tampone dello stop temporaneo della produzione s’insinua in distretto già messo a terra dal crollo della Antonio Merloni. Essenziale la comunicazione: Indesit Company chiuderà i suoi impianti per alcuni giorni nel prossimo trimestre. Più dettagliate le indiscrezioni: il fermo sarà diluito tra novembre e dicembre, dovrebbe riguardare tutti i 17 impianti del gruppo, in Italia e all’estero, e non dovrebbe andare oltre i quattro giorni per azienda. La spiegazione è affidata all’amministratore delegato Marco Milani: “Il tutto al fine di ottimizzare il livello delle scorte dopo aver registrato un aumento degli stock a causa del calo delle vendite legato alla crisi economica”. La triste postilla viene piazzata durante la presentazione dei dati trimestrali. Numeri che, al 30 settembre, sono ancora più neri dei precedenti: i ricavi sono calati del 9,1% (a 858,3 milioni) e gli utili hanno ceduto di un quarto (-24,7%).

Se lo stop è inevitabile, la coincidenza è drammatica: l’impresa di Vittorio, che finora aveva respinto ogni colpo basso della recessione, decide il fermo preventivo proprio mentre il fratello Antonio Merloni si mette nelle mani di tre commissari straordinari nominati dal ministro Scajola. La forza del primo è nel marchio e nell’internazionalizzazione; la debolezza del secondo è nella mancanza di brand e nello stare poco nel mondo; il denominatore comune è nell’emergenza. E Milani, di fronte agli analisti, non si nasconde: “Saranno fermate le fabbriche o almeno quasi tutte”. Ripropone scenari già visti: “Di fronte alla contrazione dei consumi, la sola cosa che possiamo fare è ridurre la produzione per arrivare a un appropriato livello di stock. Negli ultimi due mesi il trend del mercato dei consumi è stato molto negativo”. Niente di nuovo e ben poche speranze: “Per quanto riguarda il futuro - Milano non alleggerisce il carico - nei prossimi due mesi ci aspettiamo un mercato difficile e l'attuale situazione economica confusa impedisce di fare previsioni. Non resta che giocare in difesa, magari fermandosi un po’.

La parola d’ordine è: contenere gli allarmismi. Parola di Guanito Morici, segretario generale Cisl della provincia di Ancona, che le ombre della Indesit le ha viste da vicino: “I vertici aziendali parlano di iniziative di assestamento rispetto al mercato, una spiegazione credibile, ma che non annulla la preoccupazione”. L’ insieme è esplosivo: “Quasi tutte le aziende ricorrono alla cassa integrazione e le Marche sono la regione che detiene il record nazionale per l’incremento percentuale rispetto al 2007. In valore assoluto no, ci sono territori che stanno molto peggio di noi”.

Anche il sindaco di Fabriano, Roberto Sorci fa le opportune distinzioni: “Un conto è ricorrere alla cassa integrazione ordinaria e chiudere gli stabilimenti in qualche periodo particolare, magari caratterizzato dalla difficoltà dei mercato - spiega il primo cittadino che alla Indesit, per altro, ricopre il ruolo di responsabile della sicurezza - un altro conto è la crisi totale di una azienda”. Non aggira l’ostacolo tuttavia: “E’ chiaro che a Fabriano piove sul bagnato, perché comunque abbiamo a che fare con un’altra situazione delicata”.

Segue con trepidazione la crisi del Fabrianese anche il vescovo Giancarlo Vecerrica, che venerdì 7 novembre, alle 18 e 30, presso la chiesa dei giovani di San Filippo, celebrerà una messa per i lavoratori. “Leggo i giornali - osserva il presule - e ascolto le persone sul posto di lavoro, al bar e, soprattutto, quando mi vengono a trovare. Mi accorgo che cresce sempre di più l’ansia del futuro. E’ un tema che mi preoccupa e per il quale vorrei che in qualche modo la speranza possa essere tenuta accesa”. Al così sia fa seguire un appello: “Affinché nulla venga nascosto: i lavoratori devono essere messi costantemente al corrente di ciò che accade nel mondo del lavoro. Insomma, si parli con chiarezza”. La forza della fede.

Se in patria sono un brutto affare, trimestrale e stop temporanea della produzione non condizionano Piazza Affari. Tutt’altro. Mercoledì scorso, ossia il giorno dell’annuncio, il titolo Indesit è balzato del 3,38% (a 6,12 euro): il contesto è meno confortante visto che dall’inzio dell’anno ha già perso oltre il 40%. Per restare sul campo della finanza da segnalare una mina disinnescata: Fineldo, che è la cassaforte del gruppo di Fabriano con un controllo del 38%, aveva firmato un accordo per investire fino a 7,5 milioni di euro in Lehman Brothers Merchant Banking IV, maxi fondo di investimento della banca d’affari americana. Pericolo sfiorato: i Merloni sono riusciti a uscire indenni dal crack dell’istituto. Nel fondo, infatti, Fineldo ha versato solo 600 mila euro, denari finiti nel calderone del fallimento Lehman. Il danno è limitato.


AMINTO CAMILLIE M.CRISTINA BENEDETTI ,