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Visualizza Versione Completa : ITALIA AUGUSTEA



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19-05-10, 13:05
Per meglio inquadrare le idee di spazio degli antichi.

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19-05-10, 13:07
Una tendenza storiografica in voga qualche decennio fa vedeva nelle condizioni geografiche il fattore che avrebbe forgiato in modo decisivo gli sviluppi di una civiltà dell'evo antico: così la tormentata orografia dell'Ellade ne avrebbe determinato la frammentazione politica in numerose città stato, mentre il Nilo unica via di comnicazione certa della regione sarebbe stato garanzia dell'unità dell'Egitto.

Così anche la centralità dell'Italia nel Mediterraneo avrebbe inevitabilmente portato quella regione a dominare tutti i paesi dell'area mediterranea, prima o poi.

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19-05-10, 13:10
Al momento presente queste forme di rigido determinismo, che del resto affondano le proprie radici in concezioni sviluppate già nell'antichità classica (si veda per esempio Vitr., VI, 1, 9-11), sono state per lo più messe da parte.

Non per questo lo studio del contesto geografico che fu teatro degli avvenimenti del passato viene ritenuto inutile:
la storia rimane pur sempre anche analisi dell'interazione fra uomo e ambiente, un'interazione in cui l'uomo è influenzato dall'ambiente,
ma al tempo stesso, in qualche misura, lo plasma a seconda delle esigenze che si trova ad avere.

Lo spazio è insieme con il tempo, una delle coordinate fondamentali
della storia: la conoscenza degli spazi geografici è dunque presupposto
indiscutibile per l'interpretazione e la comprensione degli avvenimenti
storici.

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19-05-10, 13:15
Non è certo possibile in questa sede prendere in esame nella sua
interezza il mondo romano, che, vale la pena ricordarlo, al momento della sua massima espansione, si estendeva su quasi tutta l'Europa, il Vicino Oriente e l'Africa settentrionale.

Dovendo scegliere una regione di questa vasta area, la preferenza cade immediatamente e logicamente sull'Italia.

L'Italia infatti non solo fu il teatro di buona parte degli eventi della prima fase della storia romana, ma fu anche la principale base
della potenza di Roma: fu principalmente grazie al potenziale umano e alle
risorse dell'Italia che Roma riuscì a conquistare un impero.

La consapevolezza di questo fatto emerge chiaramente in un celebre passo di Polibio, nel quale lo storico registra gli effettivi che Roma poteva mobilitare nel 225 a.C., per fronteggiare l'ultima grande invasione della penisola da parte dei Galli e li confronta con l'esiguo esercito col quale Annibale avrebbe attaccato Roma appena qualche anni più tardi.

Polibio, Storie, II, 24: il potenziale demografico dell'Italia

Perché risulti chiaro, solo sulla base dei fatti, quanto era grande la potenza che Annibale osò attaccare e quanto grande l'impero che egli affrontò temerariamente, raggiungendo il suo proposito fino al punto di precipitare i Romani in gravissime sventure, (2) bisognerà dire i mezzi e le quantità delle forze che erano allora a loro disposizione. (3) Con i consoli dunque, erano uscite in spedizione quattro legioni romane, ciascuna comprendente 5.200 fanti e 300 cavalieri. (4) Gli alleati (suvmmacoi) schierati con tutti e due gli eserciti erano complessivamente 30.000 fanti e 2.000 cavalieri. (5)
Dei Sabini e dei Tirreni venuti in soccorso di Roma in tutta fretta erano circa 4.000 cavalieri e oltre 50.000 fanti. ... (7) Gli Umbri e i Sarsinati abitanti dell'Appennino furono radunati in circa 20.000 e con loro 20.000 Veneti e Cenomani. (8) ...

Queste, dunque, le truppe che presidiavano il territorio.
(9) A Roma, invece, stazionavano, preparati per le evenienze della guerra, nel ruolo di corpo di riserva, degli stessi Romani 20.000 fanti e con loro 1.500 cavalieri, e degli alleati 30.000 fanti e 2.000 cavalieri. (10)
Le liste d'arruolamento furono così presentate: dei Latini 80.000 fanti e 5.000 cavalieri, dei Sanniti 70.000 fanti e, con questi, 7.000 cavalieri, (11) degli Iapigi e dei Messapi, poi, complessivamente, 50.000 fanti e 12.000 cavalieri, (12) dei Lucani 30.000 fanti e 3.000 cavalieri, dei Marsi, Marrucini, Frentani e Vestini 20.000 fanti e 4.000 cavalieri. (13) Inoltre, in Sicilia e a Taranto stavano di riserva due legioni, ciascuna delle quali era di 4.200 fanti e 200 cavalieri. (14) Fra Romani e Campani fu registrata una massa di circa 250.000 fanti e c'erano poi 23.000 cavalieri, (16) mentre la quantità complessiva di quelli in grado di portare le armi era di oltre 700.000 fanti e di circa 70.000 cavalieri. (17) Contro di loro, Annibale invase l'Italia con meno di 20.000 uomini.

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19-05-10, 13:49
Il passo polibiano ha dato adito ad una vivace discussione sull'attendibilità
delle cifre tramandate e sulla possibilità che esse si riferissero a tutti i maschi adulti o piuttosto solamente alle persone che effettivamente potevano essere reclutate per il servizio militare attivo.

Quello che a noi interessava è rilevare il ruolo fondamentale che gli alleati e i Latini avevano nelle forze armate romane, rappresentando ben oltre la metà degli effettivi a disposizione.

Il passo polibiano che abbiamo appena analizzato, in cui gli Italici si identificano con gli alleati di Roma, ci ha fatto vedere come il concetto di Italia si definisca in rapporto con Roma.

Questo rapporto emerge regolarmente nelle fonti sull'Italia antica in età romana: la regione, che di fatto era un mosaico di popoli e comunità con culture, lingue, strutture politiche, economiche e sociali assai differenti, ritrova la sua unità con Roma, dopo averla avuta per la prima volta in forma incompleta contro di essa.


(Un fenomeno similare si verificherà durante la guerra sociale del 91-89 a.C., quando gli alleati (socii) italici si ribellarono alla città egemone e coniarono un interessante serie di monete nella quale è evidente la contrapposizione ideologica tra Roma e l'Italia. Ma allora non sarà la ricerca di separatismi individuali ad unire i popoli della penisola ma la volontà di una diversa forma di unificazione.)

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19-05-10, 14:45
I confini dell'Italia romana

l'Italia romana, è un concetto abbastanza vago, perché esiste una sorta di tensione tra i due termini che lo compongono, il sostantivo "Italia" e l'aggettivo "romana", e perché si tratta di un concetto la cui valenza mutò sensibilmente del tempo, i cui confini si spostarono continuamente in avanti, almeno nel corso dell'età repubblicana.
Questo avvenne non sulla base di considerazioni di carattere
geografico, ma in seguito al cambiamento delle condizioni politiche e dello statuto giuridico degli abitanti della regione.

Il progressivo ampliarsi del concetto di Italia ed il legame con il fattore politico è chiarissimo nel passo di apertura della descrizione dell'Italia che troviamo nell'opera di Strabone, geografo che scrisse tra l'età augustea e quella tiberiana:

Strabone, Geografia, V, 1, 1: l'ampliarsi del concetto di Italia

Alle falde delle Alpi inizia quella che ora si chiama Italia.

Gli antichi infatti chiamavano col nome di Italìa l'Enotria, che si estendeva dallo Stretto di Sicilia fino al Golfo di Taranto e di Posidonia; poi il nome
prevalse e si estese fino alle falde delle Alpi.

Arrivò a comprendere anche la parte della Liguria che va dai confini della Tirrenia fino a fiume Varo e la parte dell'Istria che arriva fino a Pola.
Si può supporre che i primi a chiamarsi Itali, grazie alla loro prosperità, fecero partecipi di questo nome anche i popoli confinanti e continuarono ad estenderlo fino all'epoca della conquista romana.
Più tardi poi, dopo che i Romani ebbero concesso il diritto di cittadinanza agli Italici, essi decisero di concedere lo stesso onore anche ai Galli Cisalpini ed ai Veneti e di chiamare tutti Italici e Romani.

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19-05-10, 14:50
Il concetto di Italia, che dapprima era riferito solo all'estremo sud della penisola si è dunque andato ampliando, man mano che la conquista romana progrediva e la cittadinanza veniva estesa ai popoli sottomessi da Roma, finché, con la concessione della piena civitas anche agli abitanti della Gallia Cisalpina (in particolare a quelli della Transpadana, la regione a nord del Po, con un provvedimento preso da Cesare nel 49 a.C.), l'Italia romana è venuta a coincidere, con i limiti geografici della regione italiana, segnati dallo spartiacque delle Alpi.

È tuttavia importante sottolineare ancora una volta come i confini della regione siano definiti in base allo statuto amministrativo delle comunità che la compongono e alla condizione giuridica dei suoi abitanti, non in base ad un criterio puramente geografico:
Strabone in effetti non afferma semplicemente che l'Italia giungeva fino alle Alpi, come ci attenderemmo se la definizione avessere una carattere puramente geografico, ma precisa che essa arrivava sino "alle falde delle Alpi"; la zona propriamente montuosa è dunque apparentemente fuori dell'Italia romana.

Il dato che pare emergere da Strabone è confermato da un'analisi dei confini settentrionali dell'Italia ai tempi di Augusto.

I limiti non corrispondono esattamente ai confini geografici, in corrispondenza dello spartiacque alpino, e presentano dunque alcune divergenze rispetto agli attuali confini della nostra nazione: le più significative riguardano l'inclusione di un lembo di quella che
oggi è la Costa Azzurra francese, fino all'antica Nicaea (oggi Nizza) e al fiume Varo.

Spicca invece l'esclusione del corso superiore dei fiumi piemontesi (tra quali la Stura di Demonte, il Maira e lo stesso Po), che un tempo facevano parte delle province delle Alpi Marittime e delle Alpi Cozie.

Nel settore centrale colpisce in particolare l'inclusione, nella regione della Transpadana, dell'alta valle del Ticino (oggi Canton Ticino, in Svizzera), mentre la Val Venosta, la valle dell'Isarco e la Val Pusteria erano comprese nelle province di Rezia (le prime due) e del Norico (la terza).

Nelle Alpi orientali i limiti dell'Italia romana ricalcano sostanzialmente i confini geografici e linguistici odierni, giungendo sino alle spartiacque delle Alpi Giulie e comprendendo buona parte dell'Istria, ma si discostano in modo significativo dall'attuale confine politico dell'Italia, che in questo settore è molto più arretrato.

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19-05-10, 16:18
Il carattere più evidente di questa Italia romana è dato dal fatto che tutti i
suoi abitanti di libera condizione possiedono la cittadinanza romana. Questa tuttavia è solo una condizione necessaria, ma non sufficiente: vi sono infatti cittadini romani che risiedono al di fuori dell'Italia, nelle province.

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19-05-10, 16:18
Dobbiamo dunque definire con maggiore precisione il concetto di Italia. La
formulazione più immediata è quella in negativo: l'Italia non è una provincia, e i suoi abitanti, a differenza dei provinciali, non sono sottoposti ad una tassazione diretta sulle loro proprietà e sulle loro persone; la giurisdizione non è affidata ad un governatore inviato da Roma, ma è nelle mani degli stessi magistrati locali eletti nelle singole comunità; infine in Italia non sono stanziate le truppe di guarnigione, composte da legioni di cittadini romani e da reparti ausiliari forniti dagli alleati, che vigilano sulle province (per la verità l'Italia non è comunque completamente indifesa, ma le truppe che vi sono stazionate hanno un carattere sostanzialmente differente da quelle che sono presenti nelle province: si tratta delle coorti pretoriane, propriamente la guardia del corpo dell'imperatore, accasermate a Roma, e delle due squadre della flotta imperiale che hanno base rispettivamente a Classe, nei pressi di Ravenna, e a Miseno, sul golfo di Napoli).

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19-05-10, 16:20
È tuttavia possibile avanzare anche qualche definizione in positivo: in effetti ai cittadini dell'Italia sono riservati alcuni privilegi, come per esempio
quello di potere esercitare le vecchie magistrature repubblicane di Roma, almeno fino all'età di Claudio (dal momento che in età tardorepubblicana conosciamo qualche senatore di origine provinciale è probabile che questo privilegio sia stato introdotto da Augusto).

In età augustea ricordiamo inoltre la creazione di seggi distaccati nei municipi dell'Italia, che consentiva ai consiglieri municipali di votare nelle loro città, invece di recarsi a Roma, come di regola.

Agli italici inoltre era riservato il diritto di essere iscritti negli elenchi da cui venivano tratti i membri delle giurie dei tribunali permanenti, le quaestiones perpetuae, e di entrare a far parte del corpo d'élite dell'esercito romano, le già ricordate coorti pretoriane.

occidentale
19-05-10, 16:20
La suddivisione regionale augustea

L'Italia romana era sostanzialmente un mosaico composto da numerossime comunità di diverso status giuridico, che, con termine riassuntivo, vengono genericamente chiamate municipi.

L'ampiezza dei loro territori poteva variare anche di molto, ma per richiamarci ad un ordine di grandezza ben noto, possiamo affermare che
essa corrispondeva ad un grado intermedio fra quello dei comuni e quello delle province dell'Italia odierna.

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19-05-10, 16:24
Augusto, verosimilmente negli stessi anni in cui procedeva alla suddivisione della città di Roma in 14 quartieri, detti regiones, dunque intorno al 7 a.C., procedette a raggruppare i tanti municipi dell'Italia romana in unità più ampie, anch'esse chiamate regiones.
L'idea era balenata anche a Pompeo e a Cesare, ma nessuno dei due aveva avuto tempo e modo per attuarla.

Augusto si fece consigliare da Agrippa e dai suoi consulenti e portò avanti un nuovo progetto, finalizzato appunto nel 7-6 a.C.

Il testo fondamentale a questo proposito è un passaggio di Plinio il Vecchio, l'enciclopedista vissuto tra l'età giulio-claudia e quella flavia, che nel III libro della sua monumentale Storia naturale descrive brevemente il territorio dell'Italia:

Plinio il Vecchio, Storia Naturale, III, 46:
la suddivisione regionale augustea

Nunc ambitum eius urbesque enumerabimus, qua in re praefari necessarium est auctorem nos Divum Augustum secuturos iscriptionemque ab eo factam Italiae totius in regiones XI, sed ordine eo, qui litorum tractu fiet; urbium quidem vicinitates oratione utique praepropera servari non posse, itaque interiore parte digestionem in litteras eiusdem nos secuturos, coloniarum mentione signata, quas ille in eo prodidit numero.

Traduzione: Passerò ora in rassegna il territorio e le città dell'Italia.
Aquesto proposito devo premettere che seguirò come autore il divino Augusto e la suddivisione, fatta da lui, dell'Italia in undici regioni, procedendo però secondo il tracciato della costa.
Quanto ai rapporti di vicinanza tra le singole città, ritengo impossibile mantenerli inalterati, almeno in un iscorso affrettato come il mio; perciò, riguardo alle città dell'interno, mi atterrò all'indicazione per ordine alfabetico fatta dallo stesso Augusto, segnalando le varie colonie, come fece lui.

occidentale
19-05-10, 16:25
Plinio afferma dunque che, nella propria descrizione dell'Italia si atterrà alla
divisione dell'Italia in 11 regioni, operata da Augusto.

Dalle fonti letterarie, e principalmente dallo stesso Plinio, sappiamo che le regioni erano contraddistinte da un numero e da un nome, generalmente ricalcato su quello dell'etnia prevalente nella regione: fanno eccezione la regio VIII Aemilia, che prendeva il nome dalla strada che, da Rimini a Piacenza, la attraversava per tutta la sua lunghezza, e la regio XI Transpadana, che presenta invece un nome di carattere geografico, designante i territori al di là del fiume Po.

occidentale
19-05-10, 16:27
Il dato pliniano può essere agevolmente trasferito su una mappa e analizzato.
Sulla Mappa non si potrà fare a meno di notare come non facessero parte dell'Italia augustea due importanti regioni dell'Italia attuale, la Sicilia e la Sardegna, le prime due province create da Roma, successivamente unite in una sola provincia.

occidentale
19-05-10, 16:34
Il significato delle regioni augustee è stato vivacemente dibattuto.

Sostanzialmente si confrontano due opinioni: la prima, che risale in definitiva alla figura del grande Theodor Mommsen e che è stata in buona misura ripresa da altri importanti studiosi dell'Italia romana.

Questa prima ipotesi ritiene che la divisione regionale augustea non fosse finalizzata a precisi scopi pratici, ma semplicemente alla creazione di un nuovo quadro in cui inserire, per scopi semplicemente statistici, i dati relativi all'Italia romana, come per esempio il numero dei suoi abitanti.

Seguendo in questo la prima idea cesariana che voleva trovare soluzione all'annoso problema di come inquadrare con precisione i cittadini romani area per area, superando la suddivisione tribale.


Una seconda teoria, che ha trovato sostegno in particolare negli scritti
di Francesco De Martino e di Claude Nicolet, ritiene piuttosto che la creazione delle regioni dell'Italia obbedisse alle esigenze di una riorganizzazione amministrativa: è vero che il censimento forse veniva condotto ancora secondo la vecchia suddivisione in tribù ma i dati potevano essere presentati per regioni e avere maggiore chiarezza e concretezza che dispersi nel mare magnum di dati delle tribù, di fatto slegate da un quadro geografico preciso.
Plinio il Vecchio, ci presenta una statistica degli ultracentenari residenti nella regione dell'Aemilia ad esempio.

In breve le regioni divennero il quadro operativo (e non solo statistico) di altre importanti azioni di carattere amministrativo, come per esempio la gestione delle numerose proprietà che l'imperatore aveva in Italia, o la riscossione delle tasse indirette, come la vicesima hereditatium, la tassa del 5% sulle successioni , o la vicesima libertatis, un'imposta della medesima aliquota che veniva pagata all'atto di manomissione di uno schiavo , o ancora il censimento dei territori non centuriati, rimasti di proprietà del demanio pubblico, i cosiddetti subseciva.

Tutte cose più facili da fare regione per regione piuttosto che sulla globalità della Res Publica ormai divenuta Impero.

occidentale
19-05-10, 16:36
L'età augustea, nella quale Strabone vive ed opera, rappresenta dunque un punto di arrivo anche cronologicamente parlando, in cui il concetto di Italia, per così dire, si stabilizza e si precisa: abbiamo del resto visto come molti dei privilegi degli Italici, che contribuiscono a definire in positivo il concetto dell'Italia, possano essere ricondotti all'opera del primo imperatore.

occidentale
19-05-10, 16:51
Senza dubbio questo fatto è da porre in connessione all'uso politico che
Augusto, allora ancora Ottaviano, aveva fatto dell'Italia nelle guerre civili:

ricordiamo infatti che al momento dello scoppio della guerra contro Cleopatra e Antonio, Ottaviano aveva richiesto e ottenuto che tutte le città dell'Italia gli giurassero fedeltà:
iuravit in mea verba tota Italia sponte sua ("l'Italia intera giurò nel mio nome spontaneamente"), afferma l'imperatore in un famosissimo passaggio delle sue Res Gestae (25, 2).

L'Italia è dunque, in un certo senso, un'invenzione di Augusto, nel senso etimologico di "scoperta" che questo termine ha.
Augusto porta a compimento il progetto di Cesare teso ad integrare le regioni della pianura padana nel complesso italiano, dando ad esso concretezza amministrativa e ideale assieme con il suo gesto di cancellare la Gallia Cisalpina e creare l'ordinamento regionale.

occidentale
19-05-10, 16:58
L'ordinamento augusteo reggerà intoccato per circa due secoli.

A partire da Marco Aurelio, in effetti, l'Italia viene suddivisa in distretti, in ciascuno dei quali l'amministrazione della giustizia viene affidata ad un funzionario, detto iuridicus, nominato dall'imperatore; un'anticipazione di questo provvedimento si era peraltro avuta già sotto Adriano, che aveva incaricato della giurisdizione sull'Italia quattro ex-consoli.

Certo non si tratta di una vera provincializzazione dell'Italia, di cui si può forse parlare, per il III sec. d.C., quando l'imperatore può affidare, seppure temporaneamente, il governo di una regione italica ad un corrector, e certamente a partire da Diocleziano, che istituzionalizza la divisione dell'Italia in 12 province (tra le quali sono ormai comprese la Sicilia, la Sardegna e la Corsica ed anche la Rezia, corrispondente all'odierno Tirolo e alla Baviera), raggruppate in un'unità amministrativa più ampia, la diocesi italiciana.

La riforma dioclezianea affonda comunque le sue radici nei provvedimenti di Marco Aurelio e trova fondamento anche nel fatto che, dopo la concessione della cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'impero nel 212 d.C., era venura a cadere una delle ragioni del privilegio dell'Italia.

occidentale
19-05-10, 17:03
Libri fondamentali sulla questione:

H. Nissen
Italische Landeskunde

M. Cary
The Geographical Background of Greek and Roman History

M.A. Levi
Il mondo dei Greci e dei Romani

C. Nicolet
L'inventario del mondo. Geografia e politica alle origini dell'impero romano

E. Gabba
Italia romana

S. Moscati
L'Italia prima di Roma. Greci, Fenici, Etruschi, Italici

R. Thomsen
The Italic Region from Augustus to the Lombard Invasion

G. Tibiletti
Italia Augustea

carlomartello
21-05-10, 00:18
Da ricordare anche circa l'Italia centro-settentrionale in epoca augustea - se ci è permesso - che il Po divideva la regione in Gallia Transpadana e Gallia Cispadana.

CARTINA JPG (http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7b/Shepherd-c-026-027.jpg)

Gallia cisalpina - Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Gallia_cisalpina)

Come ha detto Miles "nessuno nega che esista geograficamente un'area Padana, e che questa fosse una regione amministrativa Romana".


carlomartello

occidentale
21-05-10, 00:22
La tua presenza ci onora, Martello.
Senza ironia e sperando di leggerti.........:chefico:

Miles
21-05-10, 13:01
Da ricordare anche circa l'Italia centro-settentrionale in epoca augustea - se ci è permesso - che il Po divideva la regione in Gallia Transpadana e Gallia Cispadana.

CARTINA JPG (http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/7/7b/Shepherd-c-026-027.jpg)

Gallia cisalpina - Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Gallia_cisalpina)

Come ha detto Miles "nessuno nega che esista geograficamente un'area Padana, e che questa fosse una regione amministrativa Romana".


carlomartello

Mi spiace Martello, ma compi una suddivisione errata.
La regione Augustea che citi (errando) è l' XI Transpadana, niente gallie o simili.

Ti do il riferimento da Plinio il Vecchio (Naturalis Historia Liber III)

Transpadana appellatur ab eo regio undecima, tota in mediterraneo, cui marina cuncta fructuoso alveo inportat. oppida Vibi Forum, Segusio, coloniae ab Alpium radicibus Augusta Taurinorum — inde navigabili Pado — antiqua Ligurum stirpe, dein Salassorum Augusta Praetoria iuxta geminas Alpium fores, Graias atque Poeninas — his Poenos, Grais Herculem transisse memorant —, oppidum Eporedia Sibyllinis a populo Romano conditum iussis.