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Visualizza Versione Completa : Referendum regionali nel Lazio: repubblicani e radicali insieme



il Gengis
11-05-09, 21:29
Roma, 9 aprile 2009

Se vuoi dare la tua disponibilità per i tavoli di raccolta firme su questa iniziativa lascia i tuoi dati (importanti indirizzo email e cellulare!), compilando il modulo qui a fianco.
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Dopo un’attenta analisi della condizione di grave illegalità e scarsa democrazia del sistema politico romano e regionale (ma non solo), il Comitato referendario di liberazione “Ernesto Nathan” Radicali e Repubblicani, ha deciso di passare dalla teoria alla pratica, dalla lamentela all’azione, programmando per i prossimi sei mesi, fino alla fine di settembre 2009, una campagna di raccolta firme regionale su alcuni quesiti referendari, 4 propositivi sulle maggiori competenze regionali, ma anche 4 abrogativi per cercare di organizzare un quadro legislativo più organico a quelle che sono le nostre tematiche storiche, su diritti, legalità ed armonizzazione della spesa pubblica.

Un pacchetto di otto quesiti popolari regionali, reso necessario dall’immobilismo che ha connotato in modo bipartisan le maggioranze di centrodestra e centrosinistra senza che si sia avuta vero cambiamento ed alternanza. Con i primi si cancellano alcune norme che vengono sostituite da nuove proposte legislative. Una prima questione riguarda il sostegno finanziario pubblico rivolto solo alle famiglie sposate estendendolo, con un quesito propositivo, anche alle coppie di fatto e al coniuge supersite. Due quesiti intendono limitare sperperi , abrogando il finanziamento agli enti religiosi che svolgono attività imprenditoriale nel settore del turismo, e l’aumento dei rimborsi elettorali a partiti e candidati, utilizzando i risparmi per finanziare l’esenzione dal ticket sanitario per bambini fino a 14 anni e concedendo aiuti al coniuge separato non affidatario e non assegnatario di alloggio. L’ambiente ha una particolare rilevanza perché si premia chi effettua raccolta rifiuti differenziata e, contemporaneamente, si abrogano le norme che hanno ignorato il rispetto effettivo dei vincoli paesistici

Puoi leggere qui le 8 proposte referendarie.

Propositivi

Modifiche alla legge regionale 9 luglio 1998, n. 27 (“Disciplina regionale della gestione dei rifiuti”) e successive modifiche

Norme per il sostegno dei genitori separati in situazione di difficoltà

Interventi a sostegno delle persone fisiche componenti una famiglia di diritto o di fatto

Rimborso alle famiglie dei ticket sanitari relativi a minori di anni 14

Abrogativi

Abolizione dell'aumento dei rimborsi elettorali

Abrogazione dei privilegi solo ad alcune tipologie di famiglia

Abrogazione della legge che modifica vincoli paesistici

Abolizione privilegi agli enti religiosi che si occupano di turismo


Cosa puoi fare, oltre ad aiutarci nella raccolta firme

Per firmare i referendum: la lista dei tavoli su www.radicaliroma.com

Per qualsiasi altra informazione: tel. 0668979273, radicaliroma@radicali.it

Aiutaci a Riformare la nostra Regione, grazie!


Il Comitato referendario di liberazione “Ernesto Nathan” è formato da:

Massimiliano IERVOLINO direzione nazionale di Radicali Italiani

Antonio SURACI segretario politico Unione Romana Partito Repubblicano Italiano.

Demetrio BACARO segretario dell’Associazione Radicali Roma

Stefano COVELLO vice segretario Unione Romana Partito Repubblicano Italiano

Alessandro MASSARI direzione nazionale di Radicali Italiani

Diego SABATINELLI segretario della Lega italiana per il Divorzio Breve

http://www.radicali.it/appello_referendum_regionali/form.php

il Gengis
11-05-09, 21:30
REFERENDUM ABROGATIVO SULL’AUMENTO DEI RIMBORSI ELETTORALI
01.04.2009
ABOLIZIONE DELL’AUMENTO DEI RIMBORSI ELETTORALI

I SOTTOSCRITTI CITTADINI ITALIANI RESIDENTI NEL LAZIO RICHIEDONO REFERENDUM POPOLARE ABROGATIVO - AI SENSI DELL’ART. 61 DELLO STATUTO DELLA REGIONE LAZIO E IN APPLICAZIONE DELLA LEGGE REGIONALE 20 GIUGNO 1980, N. 78 - SUL SEGUENTE QUESITO: “VOLETE VOI CHE SIA ABROGATO L’ARTICOLO 9 DELLA LEGGE REGIONALE 13 GENNAIO 2005, N. 2, (“DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE E DEL CONSIGLIO REGIONALE E IN MATERIA DI INELEGGIBILITÀ E INCOMPATIBILITÀ DEI COMPONENTI DELLA GIUNTA E DEL CONSIGLIO REGIONALE”)?

Meno soldi ai partiti, maggiori risorse per la crisi: s’intende limitare gli sperperi, abrogando l’aumento dei rimborsi elettorali a partiti e candidati

Con un referendum abrogativo del 1993 promosso dai Radicali, il 90,3% degli elettori votanti (77%) ha deciso di abrogare il finanziamento pubblico dei partiti. Partiti che non si sono dati per vinti, e hanno in breve tempo rimediato, come dei ladri nella notte, al brutto colpo subito.

Già nel 1996 si è subdolamente reintrodotto un meccanismo di finanziamento pubblico. Nel 1999 arriva poi la famigerata legge sul “rimborso elettorale”, che viene quantificato in 800 Lire per ogni voto. Nel 2002 si passa da 800 Lire a 1 Euro e la quota di ogni avente diritto al voto lievita sempre più nel tempo: oggi è arrivata a 5 Euro.

L’ultima porcata parassitaria? In caso di scioglimento anticipato delle Camere l’erogazione del rimborso è comunque effettuata fino alla fine naturale della legislatura. Un esempio? Facile! La legislatura iniziata nel 2006, interrotta nel 2008 con la caduta del Governo Prodi, ha comportato e sta comportando un doppio rimborso elettorale per il periodo 2008-2011.

Il disprezzo della legge da parte degli stessi autori delle leggi è grande. Tanto grande da far chiamare le cose con un nome che non è il loro: Rimborso? Ma quale rimborso? Qui si tratta di vero e proprio finanziamento pubblico (quello abrogato con un nostro referendum nel 1993)! Basti pensare al fatto che per godere di tale rimborso (sic!) non c’è bisogno neanche delle ricevute dei costi delle varie campagne elettorali, condotte fra l’altro in regime di assoluta illegalità.

Quello che chiediamo con questo nuovo referendum è che, visto che lo strumento del referendum nazionale è stato ormai azzoppato (non già come vi è stato detto da chi lo ha ripetutamente sfruttato per portare all’attenzione dell’opinione pubblica tematiche importanti ma da chi non ha il minimo rispetto delle leggi e dello stato di diritto) almeno venga abrogata una parte di questa legge regionale che consente ai partiti di percepire un aumento, l’ennesimo!, di questo cosiddetto rimborso elettorale.
REFERENDUM ABROGATIVO POPOLARE SU ” PRIVILEGI SOLO AD ALCUNE TIPOLOGIE DI FAMIGLIA”
01.04.2009
ABOLIZIONE DELLA LEGGE REGIONALE SULLA FAMIGLIA DEL 2001

I SOTTOSCRITTI CITTADINI ITALIANI RESIDENTI NEL LAZIO RICHIEDONO REFERENDUM POPOLARE ABROGATIVO AI SENSI DELL’ARTICOLO 61 DELLO STATUTO DELLA REGIONE LAZIO, ED IN APPLICAZIONE DELLA LEGGE REGIONALE 20 GIUGNO 1980, N. 78 - SUL SEGUENTE QUESITO: “VOLETE VOI CHE SIA ABROGATA LA LEGGE REGIONALE 7 DICEMBRE 2001, N. 32 (“INTERVENTI A SOSTEGNO DELLA FAMIGLIA.”)”?

Vogliamo vantaggi per tutti i tipi di famiglia… non solo per le famiglie fondate sul matrimonio

La strada era già stata battuta da Formigoni in Lombardia, dove una legge stabiliva sussidi alle famiglie bisognose purché regolarmente sposate. E’ stato quindi un gioco da ragazzi per l’ex governatore del Lazio Francesco Storace replicare e rilanciare, stanziando soldi, con la Legge che oggi chiediamo di abrogare, solo per quei nuclei familiari in situazioni di disagio, a patto però che si tratti di unioni matrimoniali! I conviventi ne restano fuori. Ad accusare la giunta di centro-destra c’era tutta l’allora opposizione, dai cattolici ai comunisti del centrosinistra. «È una discriminazione intollerabile sui figli», attaccava l’ex Ppi Giuseppe Fioroni. «Ci rivolgeremo alla Corte di Strasburgo», annunciavano i Verdi Paolo Cento e Angelo Bonelli. «Una decisione che mercifica il matrimonio», tuonava l’ ex ministro della Solidarietà sociale e futuro ministro della Salute Livia Turco. «Un rigurgito fascista», bollava la comunista Maura Cossutta. Pure a destra non ci andavano giù leggeri: La Mussolini ammetteva infatti: «La decisione di Storace appare un po’ discriminatoria» ed Enzo Palmesano (allora di An) ironizzava in modo davvero simpatico: «Bisognerebbe pregare il cardinale Ruini di convincere Storace che non è ancora diventato vescovo: che decisione ingiusta e assurda»!. Molto rumore, molto rumore da parte della classe politica laziale e italiana nei confronti della legge Storace. Ma “Molto rumore per nulla” direbbe oggi W. Shakespeare. Infatti dopo anni di governo regionale del centro-sinistra, nonostante le nostre ripetute, insistenti e forti richieste, nulla si è fatto non solo per le coppie di fatto ma neanche per abrogare la tanto chiacchierata legge Storace sulla famiglia.

Con l’abrogazione della legge regionale 7 dicembre 2001 n. 32 (“Interventi a sostegno della famiglia”) che riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio e istituzione privilegiata per la nascita, la cura e l’educazione dei figli e che la sostiene rimuovendo gli ostacoli a livello sociale, abitativo, lavorativo ed economico; si vuole rendere attuale ed ampliare il restrittivo concetto che riconosce la famiglia solo nel momento in cui ci sia una coppia sposata, senza tenere conto delle diverse realtà contemporanee, tra cui le coppie di fatto e le famiglie allargate, che da tempo attendono questa legittimazione.
REFERENDUM ABROGATIVO SU “LEGGE CHE MODIFICA VINCOLI PAESISTICI”
01.04.2009
RIPRISTINO DEI VINCOLI PER IL RISPETTO EFFETTIVO DEI VINCOLI PAESISTICI

I SOTTOSCRITTI CITTADINI ITALIANI RESIDENTI NEL LAZIO RICHIEDONO REFERENDUM POPOLARE ABROGATIVO AI SENSI DELL’ARTICOLO 61 DELLO STATUTO DELLA REGIONE LAZIO, ED IN APPLICAZIONE DELLA LEGGE REGIONALE 20 GIUGNO 1980, N. 78 - SUL SEGUENTE QUESITO: “VOLETE VOI CHE SIA ABROGATA LA LEGGE REGIONALE 9 DICEMBRE 2004, N. 18, (“MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE 6 LUGLIO 1998, N. 24 (PIANIFICAZIONE PAESISTICA E TUTELA DEI BENI E DELLE AREE SOTTOPOSTI A VINCOLO PAESISTICO)E SUCCESSIVE MODIFICHE. MODIFICA ALLA LEGGE REGIONALE 8 NOVEMBRE 2004, N.12 (DISPOSIZIONI IN MATERIA DI DEFINIZIONE DI ILLECITI EDILIZI))”?

Togliere il cemento dai parchi e dalle zone protette abrogando le norme che hanno ignorato il rispetto effettivo dei vincoli paesistici

Si chiamava «Lazio Sos Paesaggio». Era il comitato contro le modifiche proposte dalla Regione Lazio alla legge sulla «Pianificazione Paesistica». Era stato promosso addirittura un referendum abrogativo dai Verdi contro la nuova norma. Era stata annunciata dall’allora consigliere capogruppo dei Verdi Angelo Bonelli una lettera, pensate!, all’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con la richiesta di intervenire a sostegno della tutela ambientale. Secondo l’ex senatrice Verde Loredana De Petris, riferendosi all’allora governatore Francesco Storace: “Non mi pare che il paesaggio sia al centro degli interessi di questa maggioranza”. E ancora l’allora segretario regionale Filiberto Zanatti: “Questa maggioranza ha approvato una legge pericolosissima per il territorio”.

Bene, bravi, bis! Poi c’è stato il 2005. Storace, contro ogni previsione, perde le elezioni regionali e il conduttore di “Mi Manda Rai Tre” diventa il governatore della nostra regione. All’epoca i Radicali vennero esclusi dalla coalizione esplicitamente perché si sarebbero presentati sotto le insegne del nome di Luca Coscioni ma c’erano loro: i Verdi. Loro a difendere il Paesaggio, l’Ambiente. A difendere la dignità di una buona politica. Di una politica che dice quello che pensa e che fa quello che dice. E bene, dopo 4 anni al governo della regione, niente è stato fatto per abrogare le norme che tanto scandalizzavano e che evidentemente erano state prese solo a pretesto per fare la solita polemica politica.

Ecco che allora questo referendum ha l’obbiettivo di ripristinare un minimo di decenza per il mondo ambientalista ma soprattutto per l’Ambiente. Ha l’obiettivo di abrogare proprio quelle norme che hanno ignorato il rispetto effettivo dei vincoli paesistici dando la possibilità di far venire fuori quella politica ambientalista che si ritrova fuori dagli steccati ideologici che essa stessa ha eretto intorno a se stessa ma che ora ha la possibilità di superare.
REFERENDUM ABROGATIVO POPOLARE SU ” ABOLIZIONE PRIVILEGI AGLI ENTI RELIGIOSI CHE SI OCCUPANO DI TURISMO”
01.04.2009
ABOLIZIONE DEL FINANZIAMENTO AGLI ENTI RELIGIOSI CHE OPERANO NEL TURISMO

I SOTTOSCRITTI CITTADINI ITALIANI RESIDENTI NEL LAZIO RICHIEDONO REFERENDUM POPOLARE ABROGATIVO - AI SENSI DELL’ART. 61 DELLO STATUTO DELLA REGIONE LAZIO E IN APPLICAZIONE DELLA LEGGE REGIONALE 20 GIUGNO 1980, N. 78 - SUL SEGUENTE QUESITO: “VOLETE VOI CHE SIANO ABROGATI L’ART. 3, COMMA 1, LETTERA N), LIMITATAMENTE ALLA PAROLA “RELIGIOSE”; L’ART. 23, COMMA 3, LIMITATAMENTE ALLE PAROLE “DA ENTI RELIGIOSI”; L’ART 39, COMMA 1, LIMITATAMENTE ALLA PAROLA “RELIGIOSE”, DELLA LEGGE REGIONALE 6 AGOSTO 2007, N. 13, “((ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA TURISTICO LAZIALE. MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE 6 AGOSTO 1999, N. 14 (ORGANIZZAZIONE DELLE FUNZIONI A LIVELLO REGIONALE E LOCALE PER LA REALIZZAZIONE DEL DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO) E SUCCESSIVE MODIFICHE))”?

Enti religiosi nel turismo? Una risorsa per pochi ma una spesa per tutti. Vogliamo abrogare il finanziamento agli enti religiosi che svolgono attività imprenditoriale nel settore del turismo

I finanziamenti pubblici alla chiesa cattolica sono un altro dei grandi scandali italiani, in cui l’assenza dello stato di diritto e l’assenza di democrazia sono terreno fertile per le scorribande di gente senza scrupoli e dedita al solo proprio interesse. E chi se non la chiesa cattolica è maestra nello sfruttare le condizioni politiche che le stanno intorno per adattarvisi nel miglior modo possibile al fine di perseguire il proprio interesse, che in altro non si identifica, da 2000 anni a questa parte, che nel mantenimento e l’espansione del proprio potere. Incurante delle persone religiose che credono in altro che solo nel potere e nel denaro e che ancora non effettivamente consapevoli la seguono, la chiesa cattolica ha imposto allo stato italiano un sistema di finanziamenti statali che grida vendetta. Si comincia con i finanziamenti alle scuole da essa gestite senza rispetto per la libertà di espressione e di pensiero, all’esenzione del pagamento dell’ICI per la proprietà dei suoi immobili, anche quelli che svolgono attività commerciali! Fra l’altro, si può finire con l’incredibile meccanismo con il quale viene ad essa elargito l’8 per mille, per cui non solo viene distribuita la quota-parte di finanziamento anche di coloro che non barrano la casella apposita della dichiarazione dei redditi ma in base alle percentuali delle scelte effettivamente espresse, ma è tacito l’accordo che lo stato non fa campagne pubblicitarie per incentivare la scelta a suo favore. Perfino durante situazioni critiche come per il terremoto in Abruzzo (l’8 per mille devoluto allo stato deve essere speso, fra l’altro, anche per la protezione civile!) lo stato non dice nulla, non incentiva questa scelta, ed è costretto a raschiare i finanziamenti (il 5 per mille) alle associazioni no-profit.

E bene, se questa è la situazione dei finanziamenti alla chiesa cattolica da parte dello stato italiano, la Regione Lazio cosa fa? Continua, ovviamente, con altri finanziamenti! Un esempio? Il finanziamento agli enti religiosi che svolgono attività imprenditoriale nel turismo. Questo tipo di finanziamenti risultano particolarmente odiosi non solo perché si configurano come un ulteriore e inutile dispendio delle risorse derivanti dalle tasse dei cittadini ma perché gli enti religiosi che si occupano di turismo, percependo questi finanziamenti, svolgono attività di concorrenza sleale con tutto il settore del turismo romano e laziale che, evidentemente, di tali finanziamenti non può usufruire.