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Visualizza Versione Completa : Caramelle al cianuro e l’economia venezuelana



Gianky
13-08-14, 09:42
Pubblichiamo qui di seguito un interessante articolo segnalato e tradotto da Vincenzo Paglione, utile nel dibattito sulle scelte economico-finanziarie in atto in Venezuela.
di Simón Andrés Zúñiga (*)

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Fonte: www.rebelion.org (http://www.rebelion.org/)
Senza ombra di dubbio la dollarizzazione e la flessibilità dei cambi sono proposte contro il popolo lavoratore e caramelle di cianuro per la rivoluzione chavista. Alcune voci interessate provenienti dall’impero e altre del luogo che poi si trasformano in cassa di risonanza, incatenano gli acquirenti ingenui a questi palliativi tossici. Quello che più chiama l’attenzione è che la scelta della flessibilità del mercato cambiario proviene dal Ministero delle Finanze che propone di riaprire il mercato dello scambio delle valute con nuove regole.
In precedenza avevamo segnalato le due proposte che sono state presentate come «alternative per una soluzione» di fronte all’inclemente attacco cambiario che sta subendo l’economia venezuelana: la dollarizzazione e la flessibilità (1). La dollarizzazione è stata proposta tradizionalmente dagli economisti ultramonetaristi e, per tanto, è destinata a eliminare la capacità sovrana di fare politica economica, uniformandoci ai mandati della banca centrale dell’impero americano (cosiddetta Federal Reserve); inoltre contribuirà efficacemente con l’obiettivo di smantellare il processo politico chavista, ponendo nel ridicolo le proposte rivoluzionarie d’integrazione economica latinoamericana stimolate da Chávez.
La dollarizzazione non risolve alle sue radici il problema dell’inflazione. In Argentina, durante il mandato di Carlos Saúl Menem, l’illusione monetaria di bassa inflazione e persino di deflazione si tenne in piedi fin quando durò. Ma i lavoratori e i settori medi videro come gran parte delle loro famiglie entrò a formare parte dei poveri e dei nuovi poveri.
Il professor Luis Salas è stato ben preciso nella sua critica sulla carica ideologica (manipolatrice) del concetto di “inflazione” (2). Gli argentini sperimentarono sulla loro pelle come in un’inflazione da una cifra (di sotto il 10%) durante il periodo della convertibilità valutaria (1 peso = 1 dollaro), i lavoratori non potevano raggiungere il costo del paniere di base, una parte della classe media entrava nella categoria dei “nuovi poveri”, mentre il capitale finanziario danzava nell’accumulazione sfrenata e in una violenta fuga di capitali.
La flessibilità fondata sul mercato cambiario delle valute e la libera fluttuazione
Nel contesto odierno il confronto politico in cui i settori economici dominanti del capitale stanno mettendo alle strette al Governo con lo scopo di strappargli il controllo della rendita petrolifera, mediante un attacco speculativo, la scelta messa in mostra dal Ministero delle Finanze tende, inevitabilmente, a trasformarsi in una pozione mortale.
La flessibilità della politica di cambio, fondata nella fluttuazione dei tassi d’interesse in un mercato imprigionato dal capitale finanziario, può essere un rimedio che, piuttosto di alleviare la malattia, la aggraverà. Il principale soggetto colpito in modo diretto sarà la classe lavoratrice, cioè quelli che non detengono il potere di adeguare il salario né quello di adeguare i prezzi dei beni secondo le loro necessità.
Simultaneamente il secondo soggetto colpito sarà il governo, giacché vedrà ridotto in modo accelerato l’appoggio delle masse, già duramente colpite da dieci mesi di elevati rialzi dei prezzi (3). Nonostante l’aumento del salario minimo, l’attacco speculativo della borghesia e le politiche dei prezzi “controllati” stanno polverizzando le entrate familiari di quei lavoratori che hanno come unica fonte d’ingressi gli stipendi e i salari per la riproduzione della propria vita materiale. Il quadro della tensione sociale si aggrava ulteriormente con la strategia programmata di privazione dei rifornimenti da parte della borghesia, agevolata dall’inefficienza della burocrazia statale.
Il mercato cambiario delle valute è la soluzione?

Il governo confida che la strategia dell’esperto ministro delle finanze, imperniata nella riapertura del mercato dello scambio delle valute, dominerà il potere del mercato nero e così bloccherà l’incremento del gap cambiario.
La tesi che sta dietro a questa mossa parte dal presupposto che siccome non ce l’hai fatta a tenere testa al nemico, lo legalizzi e lo organizzi sotto la tua tutela. Per questa ragione risorgeranno le agenzie di scambio valuta che il comandante Chávez aveva fatto chiudere. In quell’occasione furono proibite perché stavano giocando al gioco della speculazione come dei bambini innocenti. Ad esempio, si afferma che alcune di queste agenzie, mediante l’utilizzo di un particolare software, si accordavano e innalzavano artificialmente i tassi d’interesse dello scambio della valuta.
Inoltre il ministro ha dichiarato che, in un primo momento, il mercato dello scambio delle valute sarà guidato dai grandi gruppi bancari privati. Per tanto non è ancora molto chiaro se sarà un “mercato” ben circoscritto il luogo dove opereranno le banche private e le agenzie di scambio delle valute.
Poi, facendo affidamento nelle forze della domanda e dell’offerta di dollari che somministreranno PDVSA (Petróleos de Venezuela Sociedad Anónima) e, la Banca Centrale, i tassi di libero scambio (non sarà più parallelo) si stabilizzerà a un prezzo accettato da tutti. Il governo confida ciecamente che il settore privato (grandi offerenti di dollari) si avvicinerà per offrire e richiedere al prezzo che considera appropriato.
Sembra che i componenti della pozione magica sono tutti ben dosati per fornire una cura all’attuale sofferenza e, speriamo che così sia, anche se la storia recente ci lascia con molti dubbi.
Una pozione che può essere un rimedio o un veleno
Secondo Wikipedia «Nelle leggende, le pozioni magiche sono bevande che servono per guarire, per stregare o per avvelenare. I maghi, gli stregoni e le streghe sono quelli che preparano le pozioni con l’ausilio della magia e la miscela di alcune sostanze (4)».
Esiste un insieme d’incognite sulle limitazioni che dovrà affrontare lo schema cambiario suggerito per quel che concerne la sua capacità, il prezzo speculativo del dollaro e l’agevolazione dell’accesso a quelli che realmente ne hanno bisogno per un uso effettivamente produttivo e non speculativo. Tra queste limitazioni possiamo evidenziare le seguenti:


La poca liquidità delle riserve internazionali

La principale restrizione che presenterà il mercato cambiario della valuta, così come qualsiasi altro sistema di scambio (compresi CADIVI –Comisión de Administración de Divisas- e SICAD –Sistema Complementario para la Adquisición de Divisas), è quella di incappare con i bassi livelli di liquidità di cui dispone la Banca Centrale del Venezuela (BCV). Secondo la versione della società di studi econometrici, la BCV sta sfiorando i livelli critici delle riserve a disposizione (circa 1.000 milioni di dollari) (5). Se consideriamo che questi economisti di destra abbiano degli infiltrati nella BCV, questa informazione può avere un elevato livello di veridicità.
Negli ultimi tre anni, cioè da quando l’attuale ministro delle finanze ha presieduto la BCV, le riserve internazionali hanno subito una scesa in picchiata, mentre le riserve operative si sono mantenute a livelli critici. Ciò ha fatto collassare CADIVI e bloccare il SITME (Sistema de Transacciones con Títulos Valores en Moneda), mettendo nel ridicolo il SICAD che è dovuto ricorrere ai valori della BCV.
PDVSA ha annunciato che il mercato cambiario sarà alimentato con la propria partecipazione e con i dollari apportati dalle compagnie straniere associate all’attività petrolifera. Questa soluzione potrebbe essere una forma per alleviare la scarsità di dollari della BCV, tuttavia bisogna avere ben chiaro che quei dollari si venderanno a un prezzo superiore.
Per avere un potere effettivo su un mercato che funzionerà con la filosofia della fluttuazione, è necessario avere una forte capacità d’iniezione di dollari, perché altrimenti il prezzo della valuta tenderà ad avvicinarsi al valore corrente del mercato parallelo.
L’inflazione non diminuirà: perché, anche se il prezzo di scambio del dollaro colpirà la speculazione di prezzi d’innumerevoli beni, esiste una proporzione di beni che sono fissati a un tasso cambiario minore. Il mercato cambiario legalizzerà un tasso di cambio superiore e il processo di alienazione di tutti i prezzi raggiungerà quello della maggioranza dei prezzi dell’intera economia.


Partecipazione di agenti interessati a interrompere il processo. Conflitto d’interessi e la lotta distributiva

Alla banca gli fu consentito di operare liberamente nel SITME. Tutti accusano la BCV come principale responsabile della deviazione di 20.000 milioni di dollari in società incaricate nell’acquisto di concessioni dell’amministrazione pubblica al fine di influenzare a proprio favore l’assegnazione di un appalto. Nel frattempo la banca privata tace in attesa di uscire immune di fronte a quest’accusa. Ma risulta che chi aveva il potere di fare delle assegnazioni era appunto la banca.
Con il procedere del mercato cambiario, oltre a reintrodurre le agenzie di cambio, si consentirà alle banche private di operare con la stessa impunità con la quale hanno partecipato negli ultimi anni nell’appropriazione e nella fuga della rendita petrolifera? Come si può evitare che le funzioni d’intermediazione della banca non entrino in conflitto d’interessi con le funzioni delle agenzie cambiarie della stessa banca?
Attualmente la banca ha una partecipazione attiva nel mercato parallelo, contribuendo all’offensiva cambiaria. Una delle forme di questa offensiva si svolge mediante i crediti in bolívares. Gran parte dei crediti che la banca sta assegnando attualmente è utilizzata da persone favorite per l’acquisto di dollari a CADIVI e nel SICAD e rivenderli poi nel mercato parallelo.
Mentre esista una banca privata come quella attuale e mentre questa non si sottoponga a un effettivo controllo da parte dello Stato, questo sarà il principale ostacolo per il raggiungimento della transizione verso il socialismo.


L’incompatibilità tra l’esistenza del controllo cambiario e il mercato dello scambio delle valute

Un’altra contraddizione che genera il funzionamento del mercato dello scambio della valuta è l’esistenza parallela del controllo del cambio. In questo momento una parte della domanda di dollari che passa attraverso CADIVI proviene da alcuni delinquenti che li pagano 6,30 bolívares fuertes per poi rivenderli al prezzo del mercato parallelo. In altre parole sei volte di più di quello che costa. Con il mercato parallelo legalizzato si legittimerebbe questo processo speculativo delittuoso. Da questo punto di vista il mercato dello scambio della valuta può trasformarsi nella maggiore operazione di legalizzazione della fuga di capitali.
La pressione esercitata da questi speculatori su CADIVI, colpisce su tre fronti le persone e le aziende che realmente necessitano di dollari. In primo luogo, ritardano l’approvazione delle valute necessarie affinché l’economia reale continui a funzionare. In secondo luogo, scoraggia ogni tipo d’investimento produttivo, creando una piega rentista – speculativa e dissuasiva per gli sforzi di chi vuole investire nella produzione di beni e servizi, perché meno redditizio di quello del mercato parallelo. E in terzo luogo, l’inflazione che genera la manipolazione fittizia del dollaro parallelo, colpisce le entrate familiari e per tanto la capacità di acquisto. Le aziende vedranno restringersi sempre di più il proprio mercato di fronte alla contrazione della domanda. Ciò presenta un ciclo d’inflazione, caduta della domanda e distruzione della capacità produttiva.
L’attuale consiglio direttivo di CADIVI sta facendo sforzi per diminuire l’esecuzione di pratiche improprie ed illegali. Sono svariate le azioni legali intraprese da quando il presidente Maduro ha annunciato un nuovo orientamento. Secondo gli arresti effettuati negli ultimi cinque mesi, non si può avere idea di come operavano queste mafie nel corso degli ultimi sette anni. L’indignazione ci invade quando si prende coscienza che questi meccanismi si svolgevano con la totale impunità.
Ma a parte questa pulizia, il controllo cambiario richiede due cose: 1) la semplificazione delle transazioni che hanno facilitato l’azione d’intermediari senza scrupoli; 2) concedere la liquidità necessaria al fine di affrontare i ritardi nella somministrazione di valuta verso quelli che realmente la necessitano.
Nel primo caso il presidente Nicolás Maduro ha annunciato la semplificazione e lo snellimento del sistema, il che fa pensare di avere imboccato la via giusta. È evidente che CADIVI si era trasformato in una torre di gabelle che ha alimentato due mostri: il mercato parallelo e la corruzione. Ma il semplice fatto che alcuni concludano che bisogna eliminarlo per sostituirlo con i meccanismi di mercato, è un grande errore.
Il controllo cambiario può essere recuperabile e deve esserlo dal fossato dove è stato gettato dagli alleati fattuali del capitale finanziario. Ciò può diventare possibile e necessario. Mediante la semplificazione delle transazioni e migliorando i meccanismi informatici di controllo previo e posteriore, contemporaneamente si eviterà la morte del controllo del cambio e quella della proposta economica chavista.
Per migliorare in modo sostanziale l’amministrazione cambiaria basta introdurre un sistema integrato dove si possono controllare online i conti correnti dei richiedenti, il livello delle entrate, la situazione fiscale, le transazioni nelle dogane e i registri di uscita ed entrata dal paese.
Il ministro ha anche affermato che il controllo cambiario non sarà eliminato, ma la realtà è un’altra: il SITME, i conti strutturati, le emissioni di buoni in dollari (PDVSA e governo), il SICAD sono la claudicazione de facto del controllo cambiario. Sono ormai otto anni da quando si sono iniziate a minare le colonne del controllo cambiario. Il SITME, la corruzione e l’inefficienza hanno allestito il suo supplizio.
Non bisogna dimenticare che il controllo cambiario della valuta era stato creato per strappare alla borghesia il potere di appropriazione del dollaro, evitare la fuga all’estero e utilizzare il tasso cambiario come principale fonte del suo modello di accumulazione di capitale (6).
Tuttavia bisogna stare ben vigili perché la strategia del mercato cambiario può essere stata pensata deliberatamente per infliggere l’eutanasia al controllo cambiario della valuta e far sparire CADIVI. In questo momento PDVSA non rifornisce in modo sufficiente la BCV con dollari e la BCV si vede limitata a offrire pochi dollari a CADIVI. Pertanto non si soddisfano in modo adeguato le richieste in corso. Se PDVSA apportasse dollari al mercato cambiario, ciò aggraverebbe la situazione della liquidità delle riserve internazionali della BCV, per tanto la quota di CADIVI sarà sempre più piccola o si manterrà costante.
Dalla riflessione appena fatta si desume un elemento importante: perché PDVSA venderà adesso i dollari al mercato cambiario se al momento sta vendendo pochi dollari alla BCV?… Una delle risposte più logiche è che PDVSA ne trarrà beneficio con un dollaro più alto, ossia avrà a disposizione una maggiore quantità di bolívares per ogni dollaro venduto che non con i bolívares che ottiene vendendo i dollari alla BCV. Ma questa è un’arma molto affilata e a doppio taglio. Questo vantaggio finirà per colpire quelli che vivono con un’entrata fissa.
La tendenza manifestata dall’industria petrolifera a favorire le svalutazioni è un problema di carattere genetico che si è manifestato con maggiore forza nella Quarta Repubblica, sviamento tipico della sua condizione di esportatore. Nel decennio del 1990 e, in particolare, sotto il governo di Caldera, la PDVSA di Luis Giusti e di Ramón Espinoza (personaggi del mondo del petrolio), tramava insieme alla Banca Centrale sul modo di giustificare le svalutazioni che risolvevano i loro problemi di cassa. Di modo che PDVSA pagava le imposte al governo con i bolívares insanguinati ottenuti dalla svalutazione.
Facciamo fatica a credere che l’odierna PDVSA si stia comportando premeditatamente nella stessa maniera. PDVSA è il secondo bastione che la borghesia vuole recuperare, dopo aver parzialmente smontato il controllo cambiario della valuta. È importante che l’attuale dirigenza di PDVSA prenda coscienza che la difesa della sovranità dell’industria comprende la tutela del bolívar nonché il controllo cambiario in opposizione alla strategia della borghesia finanziaria che vuole recuperare il controllo tanto del luogo dove si genera la rendita (PDVSA) quanto dei meccanismi che consentono di distribuire la rendita petrolifera (il controllo cambiario e i tassi di cambio).


La flessibilità cambiaria non solo NON risolverà il problema ma lo aggraverà

Il precedente mercato di scambio di valute guidato dalle agenzie di cambio, insieme all’emissione senza controllo di buoni in dollari, oltre all’utilizzo di meccanismi di sovrafatturazione, è stato una delle vene aperte dell’economia venezuelana che ha contribuito alla fuga di dollari e alla speculazione cambiaria. Fu per questa ragione che Chávez autorizzò che fossero controllate e successivamente chiuse.
Gli attori coinvolti in questo affare hanno già a disposizione un loro prontuario, ora gli si sta dando l’opportunità affinché facciano ritorno non più come colpevoli bensì come salvatori.
Il ministro Merentes pensa che per il solo fatto di aiutare lo scorpione ad attraversare il fiume, questo non lo pungerà. È nella natura dei giocatori d’azzardo delle agenzie di cambio e della banca privata offrirsi come cavalcavia per la fuga di capitali e la speculazione. È nella loro natura la speculazione così come è nella natura dello scorpione infondere il veleno tossico anche a chi lo aiuta ad attraversare il fiume.
Il mercato dello scambio di valute può avere successo nella stabilizzazione del tasso di cambio parallelo se si compiono le condizioni: a) Sufficiente liquidità in dollari; b) Un’altissima regolazione e vigilanza delle agenzie di cambio e delle banche coinvolte; c) I meccanismi di controllo previo e controllo successivo annunciato dal presidente Maduro alcuni mesi fa.
Tuttavia anche se si riuscirà ad ottenere l’equilibrio o la stabilità con un valore del dollaro (che sarà alto) non solo finirà per consolidare una cinghia di trasmissione che consentirà la fuga di capitali come già accennato, ma il prezzo che si allineerà al ribasso sarà quello del salario dei lavoratori.
Qualsiasi politica basata sulla fluttuazione o lo scorrimento fondato “nell’ingenua” credenza dei meccanismi del libero mercato, in ogni caso danneggerà i lavoratori.
In termini pratici lo slittamento del tasso di cambio vuol dire una riduzione del costo di riproduzione della forza-lavoro che pagano i capitalisti, di conseguenza costituisce una forma per aumentare il plusvalore assoluto. Certamente un economista formale, educato all’ideologia dell’economia neoclassica, difenderà a spada tratta la libera fluttuazione del capitale perché in questa maniera l’economia (in realtà l’imprenditore capitalista) detiene la sua competitività internazionale. Ma questo tipo di ragionamento precisamente cela il meccanismo per cui la svalutazione e l’aumento dei prezzi rappresentano due momenti della contesa distributiva tra capitale e lavoro.
La svalutazione beneficia anche quelli che hanno entrate o risorse liquide in dollari. Ogni volta che c’è una svalutazione, gli esportatori privati avranno una maggiore quantità di bolívares; il flusso di denaro nelle casse di PDVSA riceverà una quantità di bolívares addizionali per pagare le tasse al fisco nazionale, corrispondere le remunerazioni dei lavoratori, pagare gli investimenti del settore. La banca privata avrà a disposizione più bolívares che si rispecchierà nei suoi utili. Lo stesso accade con la banca pubblica, dove le proprie tesorerie celebrano le entrate addizionali che ricevono per motivo della svalutazione; la Banca Centrale dovrà barcamenarsi per migliorare le proprie finanze. Le svalutazioni per alcuni costituiscono un banchetto, ma per altri un boccone amaro, cioè per i perdenti: tutti quelli che lavorano e dell’economia nel suo insieme. Quello che individualmente sembra buono, diventa dannoso nel complesso. La cultura della svalutazione rappresenta il trionfo dell’egoismo sull’interesse nazionale, il soffocamento della Patria di fronte alla voracità del profitto e della speculazione di chi detiene quella quota di potere economico sufficiente per influire sul prezzo del dollaro.
Nel nostro caso le svalutazioni annunciate dal governo erano accompagnate dall’aumento dei salari minimi e dalle entrate familiari spalleggiate dalle missioni. Ciò consentiva un certo compenso. Tuttavia le svalutazioni che si sono eseguite ultimamente tanto dal governo (47%) quanto dalla borghesia (530%) hanno scatenato una spirale di aumenti di prezzi che sta polverizzando le entrate delle famiglie lavoratrici.
Ci troviamo in uno scenario simile a quello di febbraio, gli attacchi speculativi hanno messo alle strette al governo che non ha saputo prendere decisioni in tempo e l’hanno obbligato a dover svalutare, persino quando non c’erano le condizioni finanziarie che giustificassero questa svalutazione.
L’attuale presidente della BCV, l’economista Eudomar Tovar, con l’incarico di vicepresidente di questa istituzione, ha dichiarato una settimana prima della svalutazione che «Non ci sono le condizioni per applicare una misura cambiaria. Abbiamo chiuso la nostra bilancia dei pagamenti con un surplus, ci stiamo irrobustendo, e continueremo a lavorare affinché anche la nostra economia s’irrobustisca» (7).
L’attuale presidente della BCV, in quell’occasione aveva ragione (una settimana prima della svalutazione dell’8 febbraio), ma si è imposta una decisione che è diventata il maggiore errore politico, oltre che economico, del chavismo. Attualmente sta accadendo lo stesso, il governo guida quantità di dollari tale da affrontare questa congiuntura avversa (8), ma si è attardato nella presa delle decisioni e il dollaro parallelo si è sistemato sulla soglia che farà sì che il prezzo del mercato delle permute favorisca i possessori di dollari e freghi i lavoratori. Alcuni biscazzieri gialli e rossi si stanno intanto sfregando le mani per partecipare a questo banchetto.
Note
(1) Vedi Venezuela: dolarización + flexibilización = caramelos de cianuro (Parte I) - Por: Simón Andrés Zúñiga (http://www.aporrea.org/tiburon/a173951.html)
(2) Vedi la serie di articoli di Luis Salas, dal titolo “Es la inflación el principal problema de la economía venezolana”…¿Es la inflación el principal problema de la economía venezolana? Reflexiones de economía política en torno a un problema muy mal planteado. (Primera parte) | sur-versión (http://surversion.wordpress.com/2013/05/05/es-la-inflacion-el-principal-problema-de-la-economia-venezolana-reflexiones-de-economia-politica-en-torno-a-un-problema-muy-mal-planteado-primera-parte/)
(3) Dal mese di ottobre dell’anno scorso si è accelerato un attacco speculativo nei confronti del tasso di cambio che ha avviato un processo di scatto dei prezzi che si mantiene fino ad ora (settembre 2013).
(4) Vedi Poción - Wikipedia, la enciclopedia libre (http://es.wikipedia.org/wiki/Poci%C3%B3n)
(5) Vedi http://www.elmundo.com.ve/noticias/economia/politicas-publicas/econometrica–mercado-permuta-sera-restringido-y-l.aspx (http://www.elmundo.com.ve/noticias/economia/politicas-publicas/econometrica--mercado-permuta-sera-restringido-y-l.aspx)
(6) Condivido in pieno l’approccio che assicura che l’attuale problema cambiario si deve analizzare dalla prospettiva della lotta distributiva tra capitale, che cerca di appropriarsi (privatizzare) la rendita petrolifera e collocarla all’estero. Il documento pubblicato questa settimana da “Marea Socialista” rappresenta una lezione di pedagogia su come analizzare un problema economico dalla prospettiva degli interessi del popolo lavoratore chavista. Raccomando la sua lettura in www.aporrea.org/trabajadores/a173971.html (http://www.aporrea.org/trabajadores/a173971.html)
(7) Vedi El BCV aseguró que no habrá devaluación (http://www.elmundo.com.ve/noticias/economia/banca/el-bcv-aseguro-que-no-habra-devaluacion.aspx#ixzz2g3gRuGhj)
(8) Vedi Rebelion. Venezuela no tiene problemas de reservas líquidas, ratifica Bloomberg (http://www.rebelion.org/noticia.php?id=173679&titular=venezuela-no-tiene-problemas-de-reservas-l%EDquidas-ratifica-bloomberg-)
(*) Simón Andrés Zúñiga è economista venezuelano e forma parte del collettivo Sociedad de Economía Política Radical.
[Trad. dal castigliano per AlbaInFormazione di Vincenzo Paglione]

Caramelle al cianuro e l?economia venezuelana | (http://albainformazione.wordpress.com/2013/10/12/caramelle-al-cianuro/)