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Visualizza Versione Completa : I 12 bias cognitivi che ci impediscono di essere razionali



King Z.
06-10-14, 19:58
http://3.bp.blogspot.com/-m-1Jjm12-_o/UPUg3X3k0mI/AAAAAAAACEk/FAzwGVSeB4o/s400/original+(8).jpg

Traduzione a cura di Daniel Iversen, Davide Gaulli e Vincenzo Barbato
Premessa:
Il bias è una forma di distorsione della valutazione causata dal pregiudizio. La mappa mentale d'una persona presenta bias laddove è condizionata da concetti precedenti non necessariamente connessi tra loro da legami logici e validi.
Il bias, contribuendo alla formazione del giudizio, può quindi influenzare un'ideologia, un'opinione, e un comportamento. È probabilmente generato in prevalenza dalle componenti più ancestrali e istintive del cervello.
Il cervello umano è capace di eseguire 10^16 (10 alla sedicesima processi al secondo), il che lo fa essere più potente di qualsiasi computer oggi esistente. Questo però non significa che i nostri cervelli non abbiano delle limitazioni. Una calcolatrice delle più economiche è migliaia di volte meglio di noi in matematica, spesso la memoria non ci assiste, e in più siamo soggetti a biasis cognitivi, quei fastidiosi difetti del nostro modo di pensare che ci fanno prendere decisioni discutibili e giungere a conclusioni errate. Qui abbiamo raccolto una dozzina dei biasis cognitivi più comuni e dannosi che è necessario conoscere (e nel caso correggere).
Prima di iniziare, è importante distinguere tra biasis cognitivi e fallacie logiche.
Una fallacia logica è un errore nell'argomentazione logica (Es: attacco ad hominem, fallacia del piano inclinato, degli argomenti circolari, ricorso alla forza, etc).
Un biasis cognitivo, invece, è una vera carenza o un limite del nostro pensiero: un difetto nel giudizio che deriva da errori della memoria, attribuzione sociale ed errori di calcolo (ad esempio errori statistici o un falso senso di probabilità).
Alcuni psicologi sociali credono che i nostri biasis cognitivi ci aiutino a elaborare le informazioni in modo più efficiente, soprattutto nelle situazioni di pericolo. Eppure, ci portano a commettere gravi errori. Magari siamo inclini a questo tipo di errori, possiamo imparare però ad esserne consapevoli. Qui ci sono alcuni tra i più importanti da tenere in mente.

Bias di conferma


Ci piace essere d'accordo con persone che sono d'accordo con noi.
Ecco perché visitiamo solo siti web che esprimono le nostre opinioni politiche, e perché usciamo maggiormente con persone che hanno punti di vista e gusti simili a noi.
Tendiamo a lasciarci scoraggiare da individui, gruppi o fonti d’informazione che ci fanno sentire a disagio o insicuri riguardo ai nostri punti di vista; questo è ciò che lo psicologo comportamentale B. F. Skinner ha chiamato dissonanza cognitiva. È questa la modalità di comportamento preferenziale che porta al bias di conferma - l'atto, spesso inconscio, di riferimento solo alle prospettive che alimentano i nostri punti di vista preesistenti, e al tempo stesso ignorare o respingere i commenti - non importa quanto validi essi siano - che minacciano la nostra visione del mondo. Paradossalmente Internet ha fatto diventare questa tendenza ancora peggiore.

Il Bias del gruppo

In qualche modo simile al bias di conferma, questo bias è una dimostrazione del nostro istinto tribale. E stranamente, gran parte di questo effetto può avere a che fare con l'ossitocina, la cosidetta "molecola dell'amore". Questo neurotrasmettitore, mentre ci aiuta ad avere legami più stretti con persone del nostro stesso gruppo, svolge la funzione esattamente opposta per quelli all'esterno - ci rende sospettosi, paurosi, e perfino sprezzanti verso gli altri. In definitiva, il bias del gruppo ci induce a sopravvalutare le capacità e il valore del nostro gruppo a scapito di persone che, in realtà, non conosciamo.

Fallacia di Gabler

La si chiama fallacia, ma è più un problema tecnico del nostro modo di pensare.
Tendiamo a dare particolare importanza agli eventi del passato, credendo che influenzeranno in qualche modo i risultati futuri. L'esempio classico è il lancio della moneta. Dopo aver ottenuto testa, diciamo, per cinque volte consecutive, la nostra tendenza è quella di prevedere un aumento della probabilità che il prossimo lancio sarà croce, che la probabilità sarà certamente a favore delle croci. In realtà però, le probabilità sono ancora 50/50.
Come dicono gli statistici, i risultati in diversi lanci sono statisticamente indipendenti e la probabilità di ogni risultato è sempre del 50%.
In relazione a questo, c’è anche un aspetto positivo del bias, che spesso alimenta il gioco d'azzardo. È quel senso che la nostra sorte infine cambierà e che la fortuna stia per arrivare. Contribuisce anche al malinteso della "mano calda". Analogamente, si tratta della stessa sensazione che abbiamo quando iniziamo un nuovo rapporto che ci porta a credere che sarà migliore di quello precedente.

Razionalizzazione post-acquisto


Vi ricordate della volta che avete comprato qualcosa di totalmente inutile, qualcosa di difettoso, o eccessivamente costoso e dopo di che avete ragionato sul vostro acquisto a tal punto che vi siete convinti che dopotutto fosse una grande idea?
Si, questo è il meccanismo di razionalizzazione post-acquisto in azione, una specie di meccanismo incorporato che ci fa sentire meglio dopo aver preso brutte decisioni, specialmente davanti al registratore di cassa.
Conosciuto anche come "Sindrome di Stoccolma dell'acquirente", è un modo inconscio di giustificare i nostri acquisti, specialmente quelli più costosi. Gli psicologi sociali dicono che deriva dal principio d'impegno, il nostro desiderio psicologico di rimanere coerenti ed evitare uno stato di dissonanza cognitiva.

Negligenza di probabilità


Pochissimi di noi hanno dei problemi a salire in macchina per andare a fare un giro, molti però hanno provato trepidazione entrando in un aereo e volando a 10.000 metri di quota. Volare, ovviamente, è una attività del tutto innaturale e apparentemente pericolosa. Eppure, quasi tutti sappiamo riconoscere il fatto che la probabilità di morire in un incidente d'auto è significativamente maggiore di essere uccisi in un incidente aereo, il nostro cervello però ci libera da questa logica cristallina (statisticamente abbiamo 1 possibilità su 84 di morire in un incidente automobilistico, rispetto a una possibiità su 5.000 di morire in un incidente aereo, altre fonti indicano addiritutra 1 su 20,000). È lo stesso fenomeno che ci fa preoccupare di essere uccisi in un atto terroristico, invece che da qualcosa di molto più probabile, come cadere dalle scale o avvelenarsi accidentalmente.
Questo è ciò che lo psicologo sociale Cass Sunstein chiama "negligenza di probabilità", la nostra incapacità di comprendere correttamente il giusto senso del pericolo e del rischio, che spesso ci porta a sopravvalutare i rischi di attività relativamente innocue, mentre ci fa sottovalutare quelle più pericolose.

Bias dello sguardo selettivo


Si tratta di quell'effetto che avviene quando si iniziano a notare cose a cui prima non facevamo caso, effetto che ci fa quindi assumere erroneamente che accadano più spesso. Un ottimo esempio è quello che succede dopo che si ha appena acquistato una nuova auto e inspiegabilmente si inizia a vedere la stessa macchina praticamente ovunque. Un effetto simile accade anche alle donne in stato di gravidanza che improvvisamente notano un sacco di altre donne incinte intorno a loro. Oppure può accadere con un numero, con una canzone. Non è che queste cose accadono con una frequenza maggiore, il fatto è che noi (per qualche ragione) abbiamo selezionato quella cosa nella nostra mente, e a sua volta, lo notiamo più spesso.
Il problema è che la maggior parte delle persone non lo riconosce come un bias di selezione e crede veramente che queste cose o questi eventi stanno accadendo con una frequenza maggiore, il che può portare a una sensazione molto sconcertante.
Si tratta anche di un bias cognitivo che contribuisce il manifestarsi alla sensazione che la comparsa di alcune cose o eventi magari non sia una coincidenza (anche se magari lo è veramente).

Bias dello status-quo


Noi esseri umani tendiamo a diventare apprensivi e preoccupati davanti al cambiamento, cosa che spesso ci porta a fare scelte per garantire che le cose rimangano le stesse, o che cambino il meno possibile. Inutile dire che questo ha ramificazioni in tutto, dalla politica all'economia. Ci piace rimanere fedeli alla nostra routine, ai nostri partiti politici e ai nostri piatti o ristoranti preferiti. La parte più dannosa di questo pregiudizio è l’ingiustificata supposizione che una scelta diversa sarà inferiore o farà peggiorare le cose. Il bias dello status-quo può essere riassunto con il detto: "Se non è rotto, non ripararlo", una massima che alimenta le nostre tendenze conservatrici. E infatti, alcuni commentatori dicono che questo è il motivo per cui gli Stati Uniti non sono stati in grado di attuare la riforma dell'assistenza sanitaria, nonostante il fatto che la maggior parte delle persone sia d'accordo con quell'idea di riforma.

Bias della negatività


Le persone tendono a prestare maggiore attenzione alle brutte notizie, e questo non solo perché siamo morbosi. I sociologi teorizzano che è a causa della nostra attenzione selettiva e che, potendo scegliere, noi percepiamo le notizie negative come le più importanti e profonde. Inoltre tendiamo a dare maggiore credibilità alle brutte notizie, forse perché siamo sospettosi (o annoiati) a quei proclami che dicono il contrario. In termini di evoluzione, ascoltare una notizia cattiva può essere più vantaggioso che ignorarne una buona (ad esempio, "le tigri dai denti a sciabola fanno schifo" contro" questa bacca è gustosa"). Oggi si corre il rischio di soffermarsi sulla negatività a scapito delle notizie positive. Steven Pinker, nel suo libro "The Better Angels of Our Nature: Why Violence Has Declined" sostiene che il crimine, la violenza e altre ingiustizie siano in costante diminuzione, tuttavia la maggior parte delle persone sostengono che le cose stiano peggiorando: un perfetto esempio di bias della negatività al lavoro.

Effetto carrozzone o carro del vincitore


Anche se spesso ne siamo inconsapevoli, ci piace seguire il flusso della folla. Quando le masse iniziano a scegliere un vincitore o un favorito, è in quel momento che il nostro cervello individuale inizia a spegnersi ed entrare in una sorta di "pensiero di gruppo" o mentalità da formicaio. Non deve per forza essere una gran folla o i capricci di un’intera nazione, può anche includere gruppi piccoli, come una famiglia o un piccolo gruppo di colleghi. L'effetto carro del vincitore è quello che spesso causa la propagazione di comportamenti, norme sociali, e meme tra gruppi di individui, a prescindere dalle prove o dalle motivazioni a loro sostengno. È per questo che i sondaggi di opinione vengono spesso criticati, in quanto possono orientare di conseguenza le prospettive degli individui. Gran parte di questa tendenza ha a che fare con il nostro recondito desiderio di adattarsi ed essere confomi, come è ampiamente dimostrato dal famoso esperimento di conformità di Asch.

Bias di proiezione


Come individui intrappolati nelle nostre menti 24/7, è spesso difficile proiettarci oltre i limiti della nostra conoscenza e delle nostre preferenze. Tendiamo a ritenere che la maggior parte delle persone pensi proprio come noi, anche se potrebbe non essercene un motivo. Questa carenza cognitiva spesso porta a un effetto ad esso correlato conosciuto come il bias del falso consenso dove tendiamo a credere che le persone non solo la pensano come noi, ma che sono anche d'accordo con noi. È un bias dove sopravvalutiamo quanto siamo normali e tipici, e supponiamo che esista un consenso su questioni dove in realtà magari non ce n'è nessuno. Inoltre, può anche creare l'effetto in cui i membri di gruppi radicali o di frangia suppongono che all'esterno molte persone la pensino come loro, quando in realtà non è cosi. Oppure la fiducia esagerata che si ha quando si predice il vincitore delle elezioni o in una gara sportiva.

Bias del momento corrente


Come esseri umani abbiamo molta difficoltà a immaginarci nel futuro e cambiare i nostri comportamenti e aspettetive di conseguenza. La maggior parte di noi preferisce provare piacere nel presente, nel momento attuale, lasciano il dolore al dopo. Questo è un bias che è di particolare interessere per gli economisti (cioè la nostra riluttanza a non spendere troppo e risparmiare) e per gli operatori sanitari. Infatti, uno studio del 1998 ha dimostrato che, quando si effettua delle scelte alimentari per la settimana successiva, il 74 % dei partecipanti ha scelto frutta. Ma quando la scelta di cibo era per il giorno corrente, il 70 % delle persone ha scelto cioccolata.

Effetto ancora o ancoraggio


Anche conosciuto come trappola della relatività, questa è la tendenza che abbiamo a confrontare solo un insieme limitato di elementi. Viene chiamato effetto di ancoraggio perché si tende a fissarsi su un valore o su un numero che a sua volta viene paragonato a tutto il resto. L'esempio classico è un oggetto in vendita in un negozio: tendiamo a osserare (e valutare) la differenza di prezzo, ma non il prezzo complessivo nel suo insieme. Ecco perché molti menu nei ristoranti offrono piatti molto costosi, mentre includono anche quelli a prezzi (apparentemente) più ragionevoli. È anche per via di questo che, quando ci viene data una scelta, abbiamo la tendenza a scegliere l'opzione di mezzo, non troppo costosa e non troppo a buon mercato.

Dopo aver constatato come il cervello sia un sistema biologico poderoso è bene studiare tutti i difetti cognitivi che renderebbero meno efficiente l’uso che ne facciamo, che ci impediscono di pensare in maniera razionale, pensate agli effetti che essi hanno su noi e sugli altri (amici, parenti e colleghi), abbiamo tradotto questo articolo perché riteniamo giusto migliorarci costantemente e riflettendo attentamente prima di fare una scelta, potremmo cadere in uno dei biasis qui descritti.

I 12 bias cognitivi che ci impediscono di essere razionali | sostenibilità, non-violenza e metodo scientifico (http://www.zeitgeistitalia.org/node/4616)

animale.marino
06-10-14, 20:01
ma non è vero io per esempio sono razionale, ovviamente non ho letto tutto il pappardellone

Perseo
06-10-14, 20:21
Non conoscevo l'ossitocina. Ora che la conosco la amo. Bisognerebbe metterne nell'acqua corrente e nei dentifrici.

Perseo
06-10-14, 20:26
Più ossitocina e pilu per tutti.

amerigodumini
06-10-14, 21:14
Ci sono pure bias camerati o finora hanno scoperto solo bias boldriniani?

Gianluca
06-10-14, 23:09
thread molto interessante quasi quasi lo sposto in laboratorio TP

TEBELARUS
07-10-14, 00:04
Non conoscevo l'ossitocina. Ora che la conosco la amo. Bisognerebbe metterne nell'acqua corrente e nei dentifrici.
Dove sta scritto che tutti identificano come "proprio gruppo" in base agli stessi criteri?!

Per esempio, se l'assumessi io, diventerei più amorevole nei confronti del mio gruppo (liberaldemocratici, euristi, multietnicisti, mondialisti) e diventerei più sospettoso e rabbioso verso quelli "esterni" al mio gruppo.

Se l'hai scritto pensando che tutti diventano nazionalisti tipo te, allora hai preso un granchiozzo. :nodding:

Perseo
07-10-14, 23:06
Pensare che si voglia estendere un sistema a tutti è di sinistra.

Io voglio che tutti i gruppi amino se stessi e si moltiplichino differenziandosi all'infinito.

LiberoCittadino
07-10-14, 23:21
nessuno di quei bias mi appartiene.

donerdarko
07-10-14, 23:56
Non esiste la ragione. Il fatto che siamo sempre tutti in disaccordo su qualunque questione lo dimostra. Esiste solo la soggettività come base di ogni conoscenza.

Robert
07-10-14, 23:58
come non esiste la ragione?
è la capacità previsionale, che conferma se uno è dotato di ragione o spara desideri spacciandoli per analisi razionali

donerdarko
08-10-14, 00:04
come non esiste la ragione?
è la capacità previsionale, che conferma se uno è dotato di ragione o spara desideri spacciandoli per analisi razionali

La ragione è quella cosa a cui ci si appella quando si vuole obbligare gli altri a riconoscere i nostri presunti diritti con la persuasione o con la forza

donerdarko
08-10-14, 00:07
Robert, fammi vedere la tua Ragione

LiberoCittadino
08-10-14, 00:16
Non esiste la ragione. Il fatto che siamo sempre tutti in disaccordo su qualunque questione lo dimostra. Esiste solo la soggettività come base di ogni conoscenza.

a differenza di me, hai torto.

donerdarko
08-10-14, 00:30
a differenza di me, hai torto.

Te lo concedo se mi mostri il mio torto

BlackSheep
08-10-14, 00:30
La ragione è quella cosa a cui ci si appella quando si vuole obbligare gli altri a riconoscere i nostri presunti diritti con la persuasione o con la forza
No, la ragione è quella cosa che mi appartiene e che sta sempre dalla mia parte

donerdarko
08-10-14, 00:32
Tienila al sicuro che qualcuno te la rubba

BlackSheep
08-10-14, 00:33
Tienila al sicuro che qualcuno te la rubba

Nessuno me la può rubare

donerdarko
08-10-14, 00:38
Però possono sempre mozzarti la testa

Robert
08-10-14, 01:01
La ragione è quella cosa a cui ci si appella quando si vuole obbligare gli altri a riconoscere i nostri presunti diritti con la persuasione o con la forza
il fatto che la ragione sia stata strumentalizzata non significa non esisti
io sono pratico e associo la ragione alla ragione strumentale, chi si dimostra più razionale e pratico è giusto che comandi e gli irragionevoli gli si devono sottomettere
solo cosi può funzionare una struttura umana, una squadra, un esercito, un popolo, un team di ricerca, un'azienda
chiamala se vuoi meritocrazia suprema

donerdarko
08-10-14, 01:12
il fatto che la ragione sia stata strumentalizzata non significa non esisti
io sono pratico e associo la ragione alla ragione strumentale, chi si dimostra più razionale e pratico è giusto che comandi e gli irragionevoli gli si devono sottomettere
solo cosi può funzionare una struttura umana, una squadra, un esercito, un popolo, un team di ricerca, un'azienda
chiamala se vuoi meritocrazia suprema

Che una cosa funzioni o meno è un fatto. L'investitura o il carico di "ragionevolezza" ce la mettiamo noi, non che esista nella cosa in sé

King Z.
08-10-14, 06:48
nessuno di quei bias mi appartiene.
Si sa che tu sei perfetto :encouragement:

King Z.
08-10-14, 06:51
Il bias di conferma è palese nella maggior parte degli essere umani , se prendi un tifoso di calcio questo fenomeno è lampante .

King Z.
08-10-14, 07:03
Prendete un classico dibattito politico televisivo è la solita cosa .Il telespettatore medio non è in grado di verificare se le notizie o i dati economici o i fatti processuali riportati da quel giornalista o quel parlamentare siano veritieri perciò darà maggior credibilità o risalto a quelli che confermano le proprie posizioni di partenza .

King Z.
08-10-14, 07:15
http://www.pensierocritico.eu/pregiudizio-di-conferma.html


"Tutti noi tendiamo a cercare prove ed evidenze a sostegno delle nostre idee e a rigettare quelle contrarie ad esse.*"(Raymond Nickerson)

Perseo
08-10-14, 10:19
Prendete un classico dibattito politico televisivo è la solita cosa .Il telespettatore medio non è in grado di verificare se le notizie o i dati economici o i fatti processuali riportati da quel giornalista o quel parlamentare siano veritieri perciò darà maggior credibilità o risalto a quelli che confermano le proprie posizioni di partenza .

Veramente se questi dibattiti politici hanno un pubblico sempre meno numeroso significa che col tempo e l'esperienza la maggioranza delle persone riesce a superare questo errore e smette di ascoltarli proprio.

BlackSheep
08-10-14, 10:27
http://3.bp.blogspot.com/-m-1Jjm12-_o/UPUg3X3k0mI/AAAAAAAACEk/FAzwGVSeB4o/s400/original+(8).jpg

Traduzione a cura di Daniel Iversen, Davide Gaulli e Vincenzo Barbato
Premessa:
Il bias è una forma di distorsione della valutazione causata dal pregiudizio. La mappa mentale d'una persona presenta bias laddove è condizionata da concetti precedenti non necessariamente connessi tra loro da legami logici e validi.
Il bias, contribuendo alla formazione del giudizio, può quindi influenzare un'ideologia, un'opinione, e un comportamento. È probabilmente generato in prevalenza dalle componenti più ancestrali e istintive del cervello.
Il cervello umano è capace di eseguire 10^16 (10 alla sedicesima processi al secondo), il che lo fa essere più potente di qualsiasi computer oggi esistente. Questo però non significa che i nostri cervelli non abbiano delle limitazioni. Una calcolatrice delle più economiche è migliaia di volte meglio di noi in matematica, spesso la memoria non ci assiste, e in più siamo soggetti a biasis cognitivi, quei fastidiosi difetti del nostro modo di pensare che ci fanno prendere decisioni discutibili e giungere a conclusioni errate. Qui abbiamo raccolto una dozzina dei biasis cognitivi più comuni e dannosi che è necessario conoscere (e nel caso correggere).
Prima di iniziare, è importante distinguere tra biasis cognitivi e fallacie logiche.
Una fallacia logica è un errore nell'argomentazione logica (Es: attacco ad hominem, fallacia del piano inclinato, degli argomenti circolari, ricorso alla forza, etc).
Un biasis cognitivo, invece, è una vera carenza o un limite del nostro pensiero: un difetto nel giudizio che deriva da errori della memoria, attribuzione sociale ed errori di calcolo (ad esempio errori statistici o un falso senso di probabilità).
Alcuni psicologi sociali credono che i nostri biasis cognitivi ci aiutino a elaborare le informazioni in modo più efficiente, soprattutto nelle situazioni di pericolo. Eppure, ci portano a commettere gravi errori. Magari siamo inclini a questo tipo di errori, possiamo imparare però ad esserne consapevoli. Qui ci sono alcuni tra i più importanti da tenere in mente.

Bias di conferma


Ci piace essere d'accordo con persone che sono d'accordo con noi.
Ecco perché visitiamo solo siti web che esprimono le nostre opinioni politiche, e perché usciamo maggiormente con persone che hanno punti di vista e gusti simili a noi.
Tendiamo a lasciarci scoraggiare da individui, gruppi o fonti d’informazione che ci fanno sentire a disagio o insicuri riguardo ai nostri punti di vista; questo è ciò che lo psicologo comportamentale B. F. Skinner ha chiamato dissonanza cognitiva. È questa la modalità di comportamento preferenziale che porta al bias di conferma - l'atto, spesso inconscio, di riferimento solo alle prospettive che alimentano i nostri punti di vista preesistenti, e al tempo stesso ignorare o respingere i commenti - non importa quanto validi essi siano - che minacciano la nostra visione del mondo. Paradossalmente Internet ha fatto diventare questa tendenza ancora peggiore.

Il Bias del gruppo

In qualche modo simile al bias di conferma, questo bias è una dimostrazione del nostro istinto tribale. E stranamente, gran parte di questo effetto può avere a che fare con l'ossitocina, la cosidetta "molecola dell'amore". Questo neurotrasmettitore, mentre ci aiuta ad avere legami più stretti con persone del nostro stesso gruppo, svolge la funzione esattamente opposta per quelli all'esterno - ci rende sospettosi, paurosi, e perfino sprezzanti verso gli altri. In definitiva, il bias del gruppo ci induce a sopravvalutare le capacità e il valore del nostro gruppo a scapito di persone che, in realtà, non conosciamo.

Fallacia di Gabler

La si chiama fallacia, ma è più un problema tecnico del nostro modo di pensare.
Tendiamo a dare particolare importanza agli eventi del passato, credendo che influenzeranno in qualche modo i risultati futuri. L'esempio classico è il lancio della moneta. Dopo aver ottenuto testa, diciamo, per cinque volte consecutive, la nostra tendenza è quella di prevedere un aumento della probabilità che il prossimo lancio sarà croce, che la probabilità sarà certamente a favore delle croci. In realtà però, le probabilità sono ancora 50/50.
Come dicono gli statistici, i risultati in diversi lanci sono statisticamente indipendenti e la probabilità di ogni risultato è sempre del 50%.
In relazione a questo, c’è anche un aspetto positivo del bias, che spesso alimenta il gioco d'azzardo. È quel senso che la nostra sorte infine cambierà e che la fortuna stia per arrivare. Contribuisce anche al malinteso della "mano calda". Analogamente, si tratta della stessa sensazione che abbiamo quando iniziamo un nuovo rapporto che ci porta a credere che sarà migliore di quello precedente.

Razionalizzazione post-acquisto


Vi ricordate della volta che avete comprato qualcosa di totalmente inutile, qualcosa di difettoso, o eccessivamente costoso e dopo di che avete ragionato sul vostro acquisto a tal punto che vi siete convinti che dopotutto fosse una grande idea?
Si, questo è il meccanismo di razionalizzazione post-acquisto in azione, una specie di meccanismo incorporato che ci fa sentire meglio dopo aver preso brutte decisioni, specialmente davanti al registratore di cassa.
Conosciuto anche come "Sindrome di Stoccolma dell'acquirente", è un modo inconscio di giustificare i nostri acquisti, specialmente quelli più costosi. Gli psicologi sociali dicono che deriva dal principio d'impegno, il nostro desiderio psicologico di rimanere coerenti ed evitare uno stato di dissonanza cognitiva.

Negligenza di probabilità


Pochissimi di noi hanno dei problemi a salire in macchina per andare a fare un giro, molti però hanno provato trepidazione entrando in un aereo e volando a 10.000 metri di quota. Volare, ovviamente, è una attività del tutto innaturale e apparentemente pericolosa. Eppure, quasi tutti sappiamo riconoscere il fatto che la probabilità di morire in un incidente d'auto è significativamente maggiore di essere uccisi in un incidente aereo, il nostro cervello però ci libera da questa logica cristallina (statisticamente abbiamo 1 possibilità su 84 di morire in un incidente automobilistico, rispetto a una possibiità su 5.000 di morire in un incidente aereo, altre fonti indicano addiritutra 1 su 20,000). È lo stesso fenomeno che ci fa preoccupare di essere uccisi in un atto terroristico, invece che da qualcosa di molto più probabile, come cadere dalle scale o avvelenarsi accidentalmente.
Questo è ciò che lo psicologo sociale Cass Sunstein chiama "negligenza di probabilità", la nostra incapacità di comprendere correttamente il giusto senso del pericolo e del rischio, che spesso ci porta a sopravvalutare i rischi di attività relativamente innocue, mentre ci fa sottovalutare quelle più pericolose.

Bias dello sguardo selettivo


Si tratta di quell'effetto che avviene quando si iniziano a notare cose a cui prima non facevamo caso, effetto che ci fa quindi assumere erroneamente che accadano più spesso. Un ottimo esempio è quello che succede dopo che si ha appena acquistato una nuova auto e inspiegabilmente si inizia a vedere la stessa macchina praticamente ovunque. Un effetto simile accade anche alle donne in stato di gravidanza che improvvisamente notano un sacco di altre donne incinte intorno a loro. Oppure può accadere con un numero, con una canzone. Non è che queste cose accadono con una frequenza maggiore, il fatto è che noi (per qualche ragione) abbiamo selezionato quella cosa nella nostra mente, e a sua volta, lo notiamo più spesso.
Il problema è che la maggior parte delle persone non lo riconosce come un bias di selezione e crede veramente che queste cose o questi eventi stanno accadendo con una frequenza maggiore, il che può portare a una sensazione molto sconcertante.
Si tratta anche di un bias cognitivo che contribuisce il manifestarsi alla sensazione che la comparsa di alcune cose o eventi magari non sia una coincidenza (anche se magari lo è veramente).

Bias dello status-quo


Noi esseri umani tendiamo a diventare apprensivi e preoccupati davanti al cambiamento, cosa che spesso ci porta a fare scelte per garantire che le cose rimangano le stesse, o che cambino il meno possibile. Inutile dire che questo ha ramificazioni in tutto, dalla politica all'economia. Ci piace rimanere fedeli alla nostra routine, ai nostri partiti politici e ai nostri piatti o ristoranti preferiti. La parte più dannosa di questo pregiudizio è l’ingiustificata supposizione che una scelta diversa sarà inferiore o farà peggiorare le cose. Il bias dello status-quo può essere riassunto con il detto: "Se non è rotto, non ripararlo", una massima che alimenta le nostre tendenze conservatrici. E infatti, alcuni commentatori dicono che questo è il motivo per cui gli Stati Uniti non sono stati in grado di attuare la riforma dell'assistenza sanitaria, nonostante il fatto che la maggior parte delle persone sia d'accordo con quell'idea di riforma.

Bias della negatività


Le persone tendono a prestare maggiore attenzione alle brutte notizie, e questo non solo perché siamo morbosi. I sociologi teorizzano che è a causa della nostra attenzione selettiva e che, potendo scegliere, noi percepiamo le notizie negative come le più importanti e profonde. Inoltre tendiamo a dare maggiore credibilità alle brutte notizie, forse perché siamo sospettosi (o annoiati) a quei proclami che dicono il contrario. In termini di evoluzione, ascoltare una notizia cattiva può essere più vantaggioso che ignorarne una buona (ad esempio, "le tigri dai denti a sciabola fanno schifo" contro" questa bacca è gustosa"). Oggi si corre il rischio di soffermarsi sulla negatività a scapito delle notizie positive. Steven Pinker, nel suo libro "The Better Angels of Our Nature: Why Violence Has Declined" sostiene che il crimine, la violenza e altre ingiustizie siano in costante diminuzione, tuttavia la maggior parte delle persone sostengono che le cose stiano peggiorando: un perfetto esempio di bias della negatività al lavoro.

Effetto carrozzone o carro del vincitore


Anche se spesso ne siamo inconsapevoli, ci piace seguire il flusso della folla. Quando le masse iniziano a scegliere un vincitore o un favorito, è in quel momento che il nostro cervello individuale inizia a spegnersi ed entrare in una sorta di "pensiero di gruppo" o mentalità da formicaio. Non deve per forza essere una gran folla o i capricci di un’intera nazione, può anche includere gruppi piccoli, come una famiglia o un piccolo gruppo di colleghi. L'effetto carro del vincitore è quello che spesso causa la propagazione di comportamenti, norme sociali, e meme tra gruppi di individui, a prescindere dalle prove o dalle motivazioni a loro sostengno. È per questo che i sondaggi di opinione vengono spesso criticati, in quanto possono orientare di conseguenza le prospettive degli individui. Gran parte di questa tendenza ha a che fare con il nostro recondito desiderio di adattarsi ed essere confomi, come è ampiamente dimostrato dal famoso esperimento di conformità di Asch.

Bias di proiezione


Come individui intrappolati nelle nostre menti 24/7, è spesso difficile proiettarci oltre i limiti della nostra conoscenza e delle nostre preferenze. Tendiamo a ritenere che la maggior parte delle persone pensi proprio come noi, anche se potrebbe non essercene un motivo. Questa carenza cognitiva spesso porta a un effetto ad esso correlato conosciuto come il bias del falso consenso dove tendiamo a credere che le persone non solo la pensano come noi, ma che sono anche d'accordo con noi. È un bias dove sopravvalutiamo quanto siamo normali e tipici, e supponiamo che esista un consenso su questioni dove in realtà magari non ce n'è nessuno. Inoltre, può anche creare l'effetto in cui i membri di gruppi radicali o di frangia suppongono che all'esterno molte persone la pensino come loro, quando in realtà non è cosi. Oppure la fiducia esagerata che si ha quando si predice il vincitore delle elezioni o in una gara sportiva.

Bias del momento corrente


Come esseri umani abbiamo molta difficoltà a immaginarci nel futuro e cambiare i nostri comportamenti e aspettetive di conseguenza. La maggior parte di noi preferisce provare piacere nel presente, nel momento attuale, lasciano il dolore al dopo. Questo è un bias che è di particolare interessere per gli economisti (cioè la nostra riluttanza a non spendere troppo e risparmiare) e per gli operatori sanitari. Infatti, uno studio del 1998 ha dimostrato che, quando si effettua delle scelte alimentari per la settimana successiva, il 74 % dei partecipanti ha scelto frutta. Ma quando la scelta di cibo era per il giorno corrente, il 70 % delle persone ha scelto cioccolata.

Effetto ancora o ancoraggio


Anche conosciuto come trappola della relatività, questa è la tendenza che abbiamo a confrontare solo un insieme limitato di elementi. Viene chiamato effetto di ancoraggio perché si tende a fissarsi su un valore o su un numero che a sua volta viene paragonato a tutto il resto. L'esempio classico è un oggetto in vendita in un negozio: tendiamo a osserare (e valutare) la differenza di prezzo, ma non il prezzo complessivo nel suo insieme. Ecco perché molti menu nei ristoranti offrono piatti molto costosi, mentre includono anche quelli a prezzi (apparentemente) più ragionevoli. È anche per via di questo che, quando ci viene data una scelta, abbiamo la tendenza a scegliere l'opzione di mezzo, non troppo costosa e non troppo a buon mercato.

Dopo aver constatato come il cervello sia un sistema biologico poderoso è bene studiare tutti i difetti cognitivi che renderebbero meno efficiente l’uso che ne facciamo, che ci impediscono di pensare in maniera razionale, pensate agli effetti che essi hanno su noi e sugli altri (amici, parenti e colleghi), abbiamo tradotto questo articolo perché riteniamo giusto migliorarci costantemente e riflettendo attentamente prima di fare una scelta, potremmo cadere in uno dei biasis qui descritti.

I 12 bias cognitivi che ci impediscono di essere razionali | sostenibilità, non-violenza e metodo scientifico (http://www.zeitgeistitalia.org/node/4616)


mammamia che sequela di cazzate immonde... del resto, la psicologia è praticamente una sorta di astrologia/cartomanzia più sofisticata...

donerdarko
08-10-14, 10:30
Che poi non è che si possa magicamente prendere atto dei bias cognitivi e, superandoli, ottenere la Divina Ragione Suprema.
Se mai i bias sono la prova che non vi è ragione assoluta, ma solo opinioni a cui è possibile conferire accordo o meno.

BlackSheep
08-10-14, 10:41
Che poi non è che si possa magicamente prendere atto dei bias cognitivi e, superandoli, ottenere la Divina Ragione Suprema.
Se mai i bias sono la prova che non vi è ragione assoluta, ma solo opinioni a cui è possibile conferire accordo o meno.


ma fammi il piacere...
la psiche umana è talmente diversa da individuo a individuo, che credere di trovare denominatori comuni per classificarla in categorie o peggio ancora, curare alcune situazioni, è semplicemente senza senso...

il così detto "bias di conferma" per esempio... mai letta cazzata più grande.

Ci piace essere d'accordo con persone che sono d'accordo con noi.
Ecco perché visitiamo solo siti web che esprimono le nostre opinioni politiche, e perché usciamo maggiormente con persone che hanno punti di vista e gusti simili a noi.
Tendiamo a lasciarci scoraggiare da individui, gruppi o fonti d’informazione che ci fanno sentire a disagio o insicuri riguardo ai nostri punti di vista

già... per questo siamo tutti su un forum di politica a darci addosso l'uno con l'altro e spesso, lo cerchiamo questo scontro...

donerdarko
08-10-14, 10:49
ma fammi il piacere...
la psiche umana è talmente diversa da individuo a individuo, che credere di trovare denominatori comuni per classificarla in categorie o peggio ancora, curare alcune situazioni, è semplicemente senza senso...



Non mi sembra di aver detto qualcosa di differente, quindi non capisco perché ti sei risentito.

BlackSheep
08-10-14, 11:01
Non mi sembra di aver detto qualcosa di differente, quindi non capisco perché ti sei risentito.


per il mio carattere da stronzo, che, non mi consoci? :)

King Z.
08-10-14, 11:40
Che poi non è che si possa magicamente prendere atto dei bias cognitivi e, superandoli, ottenere la Divina Ragione Suprema.
Se mai i bias sono la prova che non vi è ragione assoluta, ma solo opinioni a cui è possibile conferire accordo o meno.

Ma chi ha parlato di ottenere una Divina Ragione Suprema ? di sicuro prendere atto dei bias cognitivi può aiutare a limitarne gli effetti , che l'uomo medio sia portato ad un informazione selettiva non c'era di certo bisogno che ce lo dicesse un articolo .

BlackSheep
08-10-14, 11:44
Ma chi ha parlato di ottenere una Divina Ragione Suprema ? di sicuro prendere atto dei bias cognitivi può aiutare a limitarne gli effetti , che l'uomo medio sia portato ad un informazione selettiva non c'era di certo bisogno che ce lo dicesse un articolo .

e quali sarebbero questi effetti negativi?

donerdarko
08-10-14, 11:57
Effetti positivi o negativi sono giudizi di valore non esattamente razionali

King Z.
08-10-14, 12:15
Ovviamente è legittimo ritenere positivo l'autoinganno .

King Z.
08-10-14, 12:23
e quali sarebbero questi effetti negativi?
Avere un informazione selettiva per me è negativo per te forse no .

BlackSheep
08-10-14, 13:03
Avere un informazione selettiva per me è negativo per te forse no .

no, per niente, anzi, riuscire a scremare le cose che ti interessano da quelle che reputi inutili è una qualità piuttosto che un difetto. tutto naturalmente in funzione all'idea di giusto-sbagliato soggettiva dell'individuo.

la questione di fondo è considerare le scelte magari influenzate dai bias (ammesso che esistano) come potenzialmente errate. non necessariamente lo sono:
nel bias dello status quo ci spiegano come la paura del cambiamento possa influenzare negativamente le scelte, e porta come esempio (discutibile) la mancata riforma sanitaria negli USA. Dando quindi per scontato che sia un scelta sbagliata, affermando addirittura "nonostante il fatto che la maggior parte di persone sia d'accordo con la riforma"...
io non credo proprio che la maggior parte del popolo americano avrebbe voluto la riforma sanitaria, ma che alla fine non è passata per colpa del bias dello satus quo... semplicemente la maggior parte degli americani ha reputato, a ragione, la riforma sanitaria come un qualcosa di deleterio per l'economia americana.
a questo manipolo di "psicologi" radical chic non è piaciuta la cosa, e provano a dirci che hanno fatto la scelta sbagliata perché ancora prede di istinti primordiali...

LiberoCittadino
08-10-14, 13:09
Te lo concedo se mi mostri il mio torto

non vedendo la ragione non capiresti.

ಠ_ಠ
08-10-14, 13:16
determinismo forte rulez

King Z.
08-10-14, 13:18
no, per niente, anzi, riuscire a scremare le cose che ti interessano da quelle che reputi inutili è una qualità piuttosto che un difetto.

Ma non è questo il punto , bensì alzarsi la mattina e comprare Il Giornale o Repubblica .

BlackSheep
08-10-14, 13:25
Ma non è questo il punto , bensì alzarsi la mattina e comprare Il Giornale o Repubblica .

quindi per superare il bias che è in noi, se sono berulsconiano dovrei prendere repubblica, e se sono comunista, dovrei prendere il giornale...

lo vedi che gli psicologi sono dei cazzari?

...bisognerebbe premiare checco zalone per il suo ultimo film...

Druuna
12-10-14, 13:54
Comunque interessante... anche se ero al corrente di quasi tutto, perché molti sono meccanismi basici del comportamento noti in antropologia :)

Mike Suburro
15-10-14, 17:21
Siete schiavi della parola

Mike Suburro
15-10-14, 17:25
ma fammi il piacere...
la psiche umana è talmente diversa da individuo a individuo, che credere di trovare denominatori comuni per classificarla in categorie o peggio ancora, curare alcune situazioni, è semplicemente senza senso...

il così detto "bias di conferma" per esempio... mai letta cazzata più grande.

Ci piace essere d'accordo con persone che sono d'accordo con noi.
Ecco perché visitiamo solo siti web che esprimono le nostre opinioni politiche, e perché usciamo maggiormente con persone che hanno punti di vista e gusti simili a noi.
Tendiamo a lasciarci scoraggiare da individui, gruppi o fonti d’informazione che ci fanno sentire a disagio o insicuri riguardo ai nostri punti di vista

già... per questo siamo tutti su un forum di politica a darci addosso l'uno con l'altro e spesso, lo cerchiamo questo scontro...

Questa e' una lista di Bias che si possono avere (il piu' delle volte) o NON avere (il piu' delle volte).

Tu tendi ad essere d'accordo solo con gli altri antinapoletani. Tu sei proprio il bias di conferma per eccellenza qui dentro, e infatti, come hai fatto notare, ve mannat a fancul un' cu' n'at.

Mike Suburro
15-10-14, 17:26
Schiavettini della parola... che carucci che siete.

Perseo
15-10-14, 22:14
Samba, qui con la vicina di casa napoletana non si chiava, cosa devo fare.
Poi stasera è stato pure peggio perchè ha fatto la pasta con le lenticchie e dopo mi è scappato di andare in bagno e ho dovuto troncare bruscamente il discorso. E per fortuna che sto nello stesso piazzale.
Capace che si sia offesa.

Only_Van
17-10-14, 12:14
Che poi non è che si possa magicamente prendere atto dei bias cognitivi e, superandoli, ottenere la Divina Ragione Suprema.
Se mai i bias sono la prova che non vi è ragione assoluta, ma solo opinioni a cui è possibile conferire accordo o meno.

Mah dipende. Per alcune cose di cui è possibile avere un riscontro pratico la ragione esiste. Se invece parliamo di chi era più forte tra Maradona e Pelé allora andremo avanti all'infinito.


[...]

il così detto "bias di conferma" per esempio... mai letta cazzata più grande.

Ci piace essere d'accordo con persone che sono d'accordo con noi.
Ecco perché visitiamo solo siti web che esprimono le nostre opinioni politiche, e perché usciamo maggiormente con persone che hanno punti di vista e gusti simili a noi.
Tendiamo a lasciarci scoraggiare da individui, gruppi o fonti d’informazione che ci fanno sentire a disagio o insicuri riguardo ai nostri punti di vista


Il bias di conferma esiste e in ambito scientifico si cerca di eliminarlo o ridurlo con ogni mezzo e procedura possibile, ad esempio nella sperimentazione pre-clinica e clinica dei farmaci si usa il metodo del doppio cieco per evitare che sia i ricercatori che i pazienti siano influenzati.

Per fare un altro esempio, molti animalisti si "informano" solo sui siti e pagine facebook animaliste. Per questo dicono boiate galattiche su metodi alternativi che già ci sarebbero, sulla comunità scientifica "divisa" (si 99 a 1 però) ecc... stessa cosa per certi vegani (generalmente quelli che sono anche attivisti animalisti).

donerdarko
18-10-14, 00:45
Per alcune cose di cui è possibile avere un riscontro pratico la ragione esiste.

Il martello è efficace tanto per piantare un chiodo quanto per fracassare un cranio

Mike Suburro
18-10-14, 11:21
Ne possiamo aggiungere un altro di bias: il timore auto-indotto.

Quello che hai quando sei un giudice e devi condannare un uomo ricco e potente.

King Z.
18-10-14, 13:47
Il bias bananas

Duca Bianco
18-10-14, 14:02
Il bias bananas
oppure il bias juvemmerdino

King Z.
21-10-14, 16:27
Il bias bananas



http://www.youtube.com/watch?v=hhlqcgbt254

ahahahahah

ಠ_ಠ
21-10-14, 17:39
oppure il bias juvemmerdino
c'è anche il bias rosicone

saltarellicristiano
14-05-16, 18:54
http://3.bp.blogspot.com/-m-1Jjm12-_o/UPUg3X3k0mI/AAAAAAAACEk/FAzwGVSeB4o/s400/original+(8).jpg

Traduzione a cura di Daniel Iversen, Davide Gaulli e Vincenzo Barbato
Premessa:
Il bias è una forma di distorsione della valutazione causata dal pregiudizio. La mappa mentale d'una persona presenta bias laddove è condizionata da concetti precedenti non necessariamente connessi tra loro da legami logici e validi.
Il bias, contribuendo alla formazione del giudizio, può quindi influenzare un'ideologia, un'opinione, e un comportamento. È probabilmente generato in prevalenza dalle componenti più ancestrali e istintive del cervello.
Il cervello umano è capace di eseguire 10^16 (10 alla sedicesima processi al secondo), il che lo fa essere più potente di qualsiasi computer oggi esistente. Questo però non significa che i nostri cervelli non abbiano delle limitazioni. Una calcolatrice delle più economiche è migliaia di volte meglio di noi in matematica, spesso la memoria non ci assiste, e in più siamo soggetti a biasis cognitivi, quei fastidiosi difetti del nostro modo di pensare che ci fanno prendere decisioni discutibili e giungere a conclusioni errate. Qui abbiamo raccolto una dozzina dei biasis cognitivi più comuni e dannosi che è necessario conoscere (e nel caso correggere).
Prima di iniziare, è importante distinguere tra biasis cognitivi e fallacie logiche.
Una fallacia logica è un errore nell'argomentazione logica (Es: attacco ad hominem, fallacia del piano inclinato, degli argomenti circolari, ricorso alla forza, etc).
Un biasis cognitivo, invece, è una vera carenza o un limite del nostro pensiero: un difetto nel giudizio che deriva da errori della memoria, attribuzione sociale ed errori di calcolo (ad esempio errori statistici o un falso senso di probabilità).
Alcuni psicologi sociali credono che i nostri biasis cognitivi ci aiutino a elaborare le informazioni in modo più efficiente, soprattutto nelle situazioni di pericolo. Eppure, ci portano a commettere gravi errori. Magari siamo inclini a questo tipo di errori, possiamo imparare però ad esserne consapevoli. Qui ci sono alcuni tra i più importanti da tenere in mente.

Bias di conferma


Ci piace essere d'accordo con persone che sono d'accordo con noi.
Ecco perché visitiamo solo siti web che esprimono le nostre opinioni politiche, e perché usciamo maggiormente con persone che hanno punti di vista e gusti simili a noi.
Tendiamo a lasciarci scoraggiare da individui, gruppi o fonti d’informazione che ci fanno sentire a disagio o insicuri riguardo ai nostri punti di vista; questo è ciò che lo psicologo comportamentale B. F. Skinner ha chiamato dissonanza cognitiva. È questa la modalità di comportamento preferenziale che porta al bias di conferma - l'atto, spesso inconscio, di riferimento solo alle prospettive che alimentano i nostri punti di vista preesistenti, e al tempo stesso ignorare o respingere i commenti - non importa quanto validi essi siano - che minacciano la nostra visione del mondo. Paradossalmente Internet ha fatto diventare questa tendenza ancora peggiore.

Il Bias del gruppo

In qualche modo simile al bias di conferma, questo bias è una dimostrazione del nostro istinto tribale. E stranamente, gran parte di questo effetto può avere a che fare con l'ossitocina, la cosidetta "molecola dell'amore". Questo neurotrasmettitore, mentre ci aiuta ad avere legami più stretti con persone del nostro stesso gruppo, svolge la funzione esattamente opposta per quelli all'esterno - ci rende sospettosi, paurosi, e perfino sprezzanti verso gli altri. In definitiva, il bias del gruppo ci induce a sopravvalutare le capacità e il valore del nostro gruppo a scapito di persone che, in realtà, non conosciamo.

Fallacia di Gabler

La si chiama fallacia, ma è più un problema tecnico del nostro modo di pensare.
Tendiamo a dare particolare importanza agli eventi del passato, credendo che influenzeranno in qualche modo i risultati futuri. L'esempio classico è il lancio della moneta. Dopo aver ottenuto testa, diciamo, per cinque volte consecutive, la nostra tendenza è quella di prevedere un aumento della probabilità che il prossimo lancio sarà croce, che la probabilità sarà certamente a favore delle croci. In realtà però, le probabilità sono ancora 50/50.
Come dicono gli statistici, i risultati in diversi lanci sono statisticamente indipendenti e la probabilità di ogni risultato è sempre del 50%.
In relazione a questo, c’è anche un aspetto positivo del bias, che spesso alimenta il gioco d'azzardo. È quel senso che la nostra sorte infine cambierà e che la fortuna stia per arrivare. Contribuisce anche al malinteso della "mano calda". Analogamente, si tratta della stessa sensazione che abbiamo quando iniziamo un nuovo rapporto che ci porta a credere che sarà migliore di quello precedente.

Razionalizzazione post-acquisto


Vi ricordate della volta che avete comprato qualcosa di totalmente inutile, qualcosa di difettoso, o eccessivamente costoso e dopo di che avete ragionato sul vostro acquisto a tal punto che vi siete convinti che dopotutto fosse una grande idea?
Si, questo è il meccanismo di razionalizzazione post-acquisto in azione, una specie di meccanismo incorporato che ci fa sentire meglio dopo aver preso brutte decisioni, specialmente davanti al registratore di cassa.
Conosciuto anche come "Sindrome di Stoccolma dell'acquirente", è un modo inconscio di giustificare i nostri acquisti, specialmente quelli più costosi. Gli psicologi sociali dicono che deriva dal principio d'impegno, il nostro desiderio psicologico di rimanere coerenti ed evitare uno stato di dissonanza cognitiva.

Negligenza di probabilità


Pochissimi di noi hanno dei problemi a salire in macchina per andare a fare un giro, molti però hanno provato trepidazione entrando in un aereo e volando a 10.000 metri di quota. Volare, ovviamente, è una attività del tutto innaturale e apparentemente pericolosa. Eppure, quasi tutti sappiamo riconoscere il fatto che la probabilità di morire in un incidente d'auto è significativamente maggiore di essere uccisi in un incidente aereo, il nostro cervello però ci libera da questa logica cristallina (statisticamente abbiamo 1 possibilità su 84 di morire in un incidente automobilistico, rispetto a una possibiità su 5.000 di morire in un incidente aereo, altre fonti indicano addiritutra 1 su 20,000). È lo stesso fenomeno che ci fa preoccupare di essere uccisi in un atto terroristico, invece che da qualcosa di molto più probabile, come cadere dalle scale o avvelenarsi accidentalmente.
Questo è ciò che lo psicologo sociale Cass Sunstein chiama "negligenza di probabilità", la nostra incapacità di comprendere correttamente il giusto senso del pericolo e del rischio, che spesso ci porta a sopravvalutare i rischi di attività relativamente innocue, mentre ci fa sottovalutare quelle più pericolose.

Bias dello sguardo selettivo


Si tratta di quell'effetto che avviene quando si iniziano a notare cose a cui prima non facevamo caso, effetto che ci fa quindi assumere erroneamente che accadano più spesso. Un ottimo esempio è quello che succede dopo che si ha appena acquistato una nuova auto e inspiegabilmente si inizia a vedere la stessa macchina praticamente ovunque. Un effetto simile accade anche alle donne in stato di gravidanza che improvvisamente notano un sacco di altre donne incinte intorno a loro. Oppure può accadere con un numero, con una canzone. Non è che queste cose accadono con una frequenza maggiore, il fatto è che noi (per qualche ragione) abbiamo selezionato quella cosa nella nostra mente, e a sua volta, lo notiamo più spesso.
Il problema è che la maggior parte delle persone non lo riconosce come un bias di selezione e crede veramente che queste cose o questi eventi stanno accadendo con una frequenza maggiore, il che può portare a una sensazione molto sconcertante.
Si tratta anche di un bias cognitivo che contribuisce il manifestarsi alla sensazione che la comparsa di alcune cose o eventi magari non sia una coincidenza (anche se magari lo è veramente).

Bias dello status-quo


Noi esseri umani tendiamo a diventare apprensivi e preoccupati davanti al cambiamento, cosa che spesso ci porta a fare scelte per garantire che le cose rimangano le stesse, o che cambino il meno possibile. Inutile dire che questo ha ramificazioni in tutto, dalla politica all'economia. Ci piace rimanere fedeli alla nostra routine, ai nostri partiti politici e ai nostri piatti o ristoranti preferiti. La parte più dannosa di questo pregiudizio è l’ingiustificata supposizione che una scelta diversa sarà inferiore o farà peggiorare le cose. Il bias dello status-quo può essere riassunto con il detto: "Se non è rotto, non ripararlo", una massima che alimenta le nostre tendenze conservatrici. E infatti, alcuni commentatori dicono che questo è il motivo per cui gli Stati Uniti non sono stati in grado di attuare la riforma dell'assistenza sanitaria, nonostante il fatto che la maggior parte delle persone sia d'accordo con quell'idea di riforma.

Bias della negatività


Le persone tendono a prestare maggiore attenzione alle brutte notizie, e questo non solo perché siamo morbosi. I sociologi teorizzano che è a causa della nostra attenzione selettiva e che, potendo scegliere, noi percepiamo le notizie negative come le più importanti e profonde. Inoltre tendiamo a dare maggiore credibilità alle brutte notizie, forse perché siamo sospettosi (o annoiati) a quei proclami che dicono il contrario. In termini di evoluzione, ascoltare una notizia cattiva può essere più vantaggioso che ignorarne una buona (ad esempio, "le tigri dai denti a sciabola fanno schifo" contro" questa bacca è gustosa"). Oggi si corre il rischio di soffermarsi sulla negatività a scapito delle notizie positive. Steven Pinker, nel suo libro "The Better Angels of Our Nature: Why Violence Has Declined" sostiene che il crimine, la violenza e altre ingiustizie siano in costante diminuzione, tuttavia la maggior parte delle persone sostengono che le cose stiano peggiorando: un perfetto esempio di bias della negatività al lavoro.

Effetto carrozzone o carro del vincitore


Anche se spesso ne siamo inconsapevoli, ci piace seguire il flusso della folla. Quando le masse iniziano a scegliere un vincitore o un favorito, è in quel momento che il nostro cervello individuale inizia a spegnersi ed entrare in una sorta di "pensiero di gruppo" o mentalità da formicaio. Non deve per forza essere una gran folla o i capricci di un’intera nazione, può anche includere gruppi piccoli, come una famiglia o un piccolo gruppo di colleghi. L'effetto carro del vincitore è quello che spesso causa la propagazione di comportamenti, norme sociali, e meme tra gruppi di individui, a prescindere dalle prove o dalle motivazioni a loro sostengno. È per questo che i sondaggi di opinione vengono spesso criticati, in quanto possono orientare di conseguenza le prospettive degli individui. Gran parte di questa tendenza ha a che fare con il nostro recondito desiderio di adattarsi ed essere confomi, come è ampiamente dimostrato dal famoso esperimento di conformità di Asch.

Bias di proiezione


Come individui intrappolati nelle nostre menti 24/7, è spesso difficile proiettarci oltre i limiti della nostra conoscenza e delle nostre preferenze. Tendiamo a ritenere che la maggior parte delle persone pensi proprio come noi, anche se potrebbe non essercene un motivo. Questa carenza cognitiva spesso porta a un effetto ad esso correlato conosciuto come il bias del falso consenso dove tendiamo a credere che le persone non solo la pensano come noi, ma che sono anche d'accordo con noi. È un bias dove sopravvalutiamo quanto siamo normali e tipici, e supponiamo che esista un consenso su questioni dove in realtà magari non ce n'è nessuno. Inoltre, può anche creare l'effetto in cui i membri di gruppi radicali o di frangia suppongono che all'esterno molte persone la pensino come loro, quando in realtà non è cosi. Oppure la fiducia esagerata che si ha quando si predice il vincitore delle elezioni o in una gara sportiva.

Bias del momento corrente


Come esseri umani abbiamo molta difficoltà a immaginarci nel futuro e cambiare i nostri comportamenti e aspettetive di conseguenza. La maggior parte di noi preferisce provare piacere nel presente, nel momento attuale, lasciano il dolore al dopo. Questo è un bias che è di particolare interessere per gli economisti (cioè la nostra riluttanza a non spendere troppo e risparmiare) e per gli operatori sanitari. Infatti, uno studio del 1998 ha dimostrato che, quando si effettua delle scelte alimentari per la settimana successiva, il 74 % dei partecipanti ha scelto frutta. Ma quando la scelta di cibo era per il giorno corrente, il 70 % delle persone ha scelto cioccolata.

Effetto ancora o ancoraggio


Anche conosciuto come trappola della relatività, questa è la tendenza che abbiamo a confrontare solo un insieme limitato di elementi. Viene chiamato effetto di ancoraggio perché si tende a fissarsi su un valore o su un numero che a sua volta viene paragonato a tutto il resto. L'esempio classico è un oggetto in vendita in un negozio: tendiamo a osserare (e valutare) la differenza di prezzo, ma non il prezzo complessivo nel suo insieme. Ecco perché molti menu nei ristoranti offrono piatti molto costosi, mentre includono anche quelli a prezzi (apparentemente) più ragionevoli. È anche per via di questo che, quando ci viene data una scelta, abbiamo la tendenza a scegliere l'opzione di mezzo, non troppo costosa e non troppo a buon mercato.

Dopo aver constatato come il cervello sia un sistema biologico poderoso è bene studiare tutti i difetti cognitivi che renderebbero meno efficiente l’uso che ne facciamo, che ci impediscono di pensare in maniera razionale, pensate agli effetti che essi hanno su noi e sugli altri (amici, parenti e colleghi), abbiamo tradotto questo articolo perché riteniamo giusto migliorarci costantemente e riflettendo attentamente prima di fare una scelta, potremmo cadere in uno dei biasis qui descritti.

I 12 bias cognitivi che ci impediscono di essere razionali | sostenibilità, non-violenza e metodo scientifico (http://www.zeitgeistitalia.org/node/4616)


Con riferimento ai bias definiti secondo l'ordine da 1,2,7,9,10 volevo dirti che è vero che definiscono comportamenti individualisticamente non razionali ma sono alla base di quei meccanismi di organizzazione sociale che fanno funzionare il mondo in cui viviamo. Forse è utile che gli individui, in questi casi, continuino ad essere un po' irrazionali.

Druuna
16-05-16, 00:54
Con riferimento ai bias definiti secondo l'ordine da 1,2,7,9,10 volevo dirti che è vero che definiscono comportamenti individualisticamente non razionali ma sono alla base di quei meccanismi di organizzazione sociale che fanno funzionare il mondo in cui viviamo. Forse è utile che gli individui, in questi casi, continuino ad essere un po' irrazionali.

A sto punto non è neanche definibile irrazionalità, se sono comportamenti che hanno una ratio :)

Comunque interessante.

saltarellicristiano
16-05-16, 16:06
A sto punto non è neanche definibile irrazionalità, se sono comportamenti che hanno una ratio :)

Comunque interessante.

La ratio che li caratterizza è una ratio sociale, l'uomo è un essere sociale, come la gran parte dei primati, e il suo comportamento non può prescindere da quello degli altri. Naturalmente questo non vuol dire che questi meccanismi non possano avere effetti aberranti, consideriamo ad esempio il rifiuto del diverso, di ogni tipo. Le esigenze di coordinamento dei comportamenti di una comunità di individui possono essere favorite imponendo l'omogeneità degli individui, tale omogeneità si realizza con un meccanismo automatico per cui ogni individuo tende a punire un individuo diverso. Chi è simile alla maggioranza degli individui non corre rischi, chi è troppo diverso subisce continui attacchi finchè viene eliminato. Questo meccanismo che nella storia umana ha favorito omogeneità e stabilità sociale, è anche alla base di tutte le xenofobie, nonché dei meccanismi di definizione di un capro espiatorio (streghe, untori).