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11-10-14, 15:21
ANPI | La Repubblica della Val d'Ossola (http://www.anpi.it/la-repubblica-della-val-dossola/)

È la più conosciuta tra le Repubbliche partigiane e dura dal 10 settembre al 23 ottobre 1944. Data la vicinanza con la Svizzera è seguita con attenzione anche dalla stampa internazionale. La sua storia è breve ma ricca di esperienze politico-sociali. Nel suo territorio si trovano 35 comuni con 85.000 abitanti. I centri principali sono Domodossola, Bognanco, Crodo, Pieve Vergante, Villadossola.
Nel giorno stesso dell'occupazione di Domodossola, il 10 settembre 1944, Dionigi Superti, comandante della divisione Val d'Ossola, insedia la giunta di governo. La giunta dà in breve tempo prova dell'ampiezza dei settori sui quali intende intervenire. Non si limita alla normale amministrazione, ma si muove lungo linee profondamente innovatrici, riflettendo "una visione non municipale dei problemi". Anche nella riorganizzazione del sistema giudiziario ogni provvedimento viene inserito in un progetto di ampio respiro che non solo rimuove la legislazione fascista, ma afferma con chiarezza i principi democratici su cui intende fondarsi.
La responsabilità della giustizia venne affidata ad un avvocato di formazione socialista, Ezio Vigorelli, che si dimostrò sempre attento a garantire i diritti degli imputati, compresi i fascisti di Salò. I prigionieri, radunati a Druogno in Val Vigezzo, erano trattati senza durezza, come testimonia la "Tribune de Genève", una delle tante testate internazionali che hanno seguito con interesse l'esperienza ossolana.
In campo scolastico e pedagogico, grazie alla collaborazione di intellettuali antifascisti come Gianfranco Contini, vennero sviluppati programmi molto avanzati, fondati su un ciclo iniziale di formazione comune a tutti e sulla successiva distinzione tra studi liceali e studi tecnico-professionali. Molti progetti restano però sulla carta, data la brevità dell'esperienza maturata nella zona liberata. La controffensiva di tedeschi e fascisti provoca la caduta della piccola repubblica dopo giorni di duri combattimenti.
Sono 13 mila gli uomini impiegati per la riconquista dell'Ossola, di questi solo 500 sono tedeschi, i rimanenti sono truppe fasciste. L'attacco ha inizio il 9 ottobre nella valle Cannobina, lungo una strada stretta che sale dal Lago Maggiore alla Val Vigezzo. La valle cade in mano fascista il giorno 10. Il giorno seguente il comandante Alfredo Di Dio, diretto in Val Vigezzo, cade in un'imboscata alle bocche di Finero. Ferito, morirà dissanguato. Il 13 le brigate Valtoce e Valdossola si battono con coraggio nella bassa valle, ma da Baveno viene avanti un treno blindato le cui artiglierie colpiscono la montagna. Al suo seguito le fanterie fasciste, con un rapporto di forze di 4 a 1 nei confronti dei partigiani, che cominciano a ritirarsi.
Alle 17.40 del 14 ottobre i fascisti entrano a Domodossola. La città è semideserta, l'hanno abbandonata 35 mila cittadini, più della metà della popolazione stabile. Molti sono fuggiti in Svizzera, dove vengono alloggiati a Briga in capannoni militari.
L'esercito partigiano si divide in tre spezzoni in val Divedro, in Val Formazza e in Valsesia. L'ultimo combattimento di un certo peso è del 19, un contrattacco partigiano alle Casse del Toce dove vengono fatti una ventina di prigionieri fascisti. Poi il ritiro al lago Kastel e la definitiva fine della Repubblica il giorno 23 ottobre.