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Visualizza Versione Completa : Verde cortina, reportage d’altri tempi su un confine svanito



MaIn
19-10-14, 05:55
Verde cortina, reportage d'altri tempi su un confine svanito | Europa Quotidiano (http://www.europaquotidiano.it/2014/10/12/verde-cortina-reportage-daltri-tempi-su-un-confine-svanito/)

Quando nel 1988 il biologo tedesco Heinz Sielmann percorse con la telecamera la linea del confine inter-tedesco, per realizzare il primo documentario sulla vita delle specie animali all’ombra della linea della morte, non poteva sapere due cose: che da lì a un anno la cortina di ferro sarebbe caduta e che la sua idea un po’ folle di creare una riserva naturale lungo quel confine sarebbe diventata realtà.
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Matteo Tacconi e Ignacio Maria Coccia, armati dei loro rispettivi strumenti di lavoro, un taccuino e una macchina fotografica, si sono incamminati lungo quel sentiero tracciato idealmente da Sielmann seguendo la traccia di un protagonista del Novecento: Winston Churchill (non a caso giornalista anche lui, prima di dedicarsi alla politica). Fu l’ex premier britannico a capire per primo l’aria che tirava nell’immediato dopoguerra e a coniare, in un discorso del 1946 in Missuri, la definizione di cortina di ferro, una barriera che avrebbe tagliato l’Europa da Stettino a Trieste.
Tacconi e Coccia sono dovuti partire qualche chilometro più a occidente, perché nella spartizione di Potsdam Stalin pretese anche una fetta di Germania: così il filo spinato calò più a ovest, a due passi da Lubecca. Lì si sono presentati i due reporter, un quarto di secolo dopo le rivoluzioni del 1989, per vedere che cosa nel frattempo era accaduto.
http://www.europaquotidiano.it/wp-content/uploads/2014/10/Schermata-2014-10-12-a-17.21.15-187x223.png (http://www.europaquotidiano.it/wp-content/uploads/2014/10/Schermata-2014-10-12-a-17.21.15.png)L’esperienza è diventata un libro, Verde cortina, che ha anche il pregio di rappresentare fisicamente la testimonianza di come, in tempi di crisi della lettura e di editori poco coraggiosi, sia ancora possibile dar corpo ai propri sogni e al proprio intuito. Il segreto è stato il crowdfounding, un appello lanciato ai potenziali lettori affinché finanziassero la stampa del libro, trascinando fuori dal web, dopo averlo arricchito di nuove note e immagini, il racconto che i due autori avevano già pubblicato in un blog on the road (http://verdecortina.com/). I futuri lettori si sono fidati e hanno risposto versando in anticipo i 20 euro del prezzo di copertina, coprendo i costi di stampa e consentendo ad altri futuri lettori di poter aquistare un libro che promette di essere fra i più interessanti nel revival che tra poco inonderà le librerie. Oltre al circuito delle presentazioni, fino al 9 novembre si può usufruire di una promozione, spedendo una richiesta di acquisto all’indirizzo mailinfo@verdecortina.com.
Il quarto di secolo trascorso dalla caduta della cortina viene raccontato da Tacconi e Coccia senza enfasi. Una scelta di stile che restituisce al lettore quel sapore di buon giornalismo d’altri tempi, di reportage scritti andando sui luoghi, consumando le suole delle scarpe e i copertoni dell’auto, visitando città e villaggi, incontrando le persone, scambiando due chiacchiere con loro. E riportando tutto fedelmente su carta, righe di testo e fotografie, senza la tentazione di spacciare giudizi o sovrapporsi ai protagonisti che il caso ha fatto incrociare.
Parole e immagini si intersecano le une alle altre costruendo un percorso coerente ed emotivamente coinvolgente. Anche il lavoro in coppia è un salutare ritorno al passato: il cronista è libero di osservare gli ampi orizzonti e di assorbire sensazioni visive e olfattive da trasferire sul taccuino, il fotografo si concentra sulla cattura del momento, della sintesi simbolica, dell’immagine che strega il lettore. I due ruoli non si confondono, ognuno fa il proprio mestiere e il libro ne acquista forza espressiva.
È il modo migliore per raccontare la naturalezza di un confine che si è sbiadito lungo tutto il percorso, dal Baltico all’Adriatico, da Lubecca a Trieste. Per quarant’anni c’erano filo spinato, soldati e torrette d’avvistamento, poi è sparito tutto in un tempo brevissimo, prima la ferramenta e poi pure gli stati che quella frontiera divideva. La Germania è tornata unita e poi è arrivata l’Unione europea a stemperare gli altri confini. La normalità della cortina verde non è banale, quel che è sopravvissuto è sufficiente a raccontare il passato recente, il presente dell’Europa centrale e anche a farci intravvedere qualche spezzone di futuro. Che è anche il nostro, di un paese che ha vissuto sul bordo della guerra fredda e forse non ha ancora metabolizzato la sua fine.
Qui il nostro speciale sui venticinque anni dalla caduta del Muro (http://www.europaquotidiano.it/tag/speciale-1989/)