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MaIn
21-10-14, 06:17
l annuncio atteso è arri*vato: ieri i ver*tici del par*tito social*de*mo*cra*tico (Spd) in Turin*gia hanno dato il via libera alla for*ma*zione di un governo pro*gres*si*sta di coa*li*zione con alla testa un espo*nente della Linke. Il pic*colo Land della Ger*ma*nia orien*tale è ormai vici*nis*simo a diven*tare la prima regione tede*sca gui*data da un mem*bro della for*ma*zione lon*tana discen*dente dalla Sed, il partito-stato della Ddr. Giu*sto ven*ti*cin*que anni dopo la caduta del Muro di Berlino.Una noti*zia che era nell’aria: la scorsa set*ti*mana si erano posi*ti*va*mente con*clusi i col*lo*qui fra le dele*ga*zioni di Linke, Spd e Verdi (rispet*ti*va*mente 28%, 12% e 6% alle regio*nali) sui temi di una pos*si*bile intesa, e la mag*gio*ranza degli osser*va*tori scom*met*teva sulla deci*sione di ieri. Tec*ni*ca*mente, gli incon*tri di ver*tice non erano ancora vere e pro*prie con*sul*ta*zioni di coa*li*zione, ma sol*tanto «dia*lo*ghi esplo*ra*tivi»: la poli*tica tede*sca vive di molte ritua*lità, e ogni passo viene com*piuto con pru*denza. Nella sostanza, però, la scelta di ieri signi*fica un «sì» della Spd all’accordo con la Linke, anche se for*mal*mente è solo una sema*foro verde per «uffi*ciali» trat*ta*tive di coa*li*zione. Il bene*stare dei Verdi, part*ner minore della futura mag*gio*ranza, appare scontato.
Pas*se*ranno dun*que ancora set*ti*mane di nego*ziato sul pro*gramma, e poi il 58enne Bodo Rame*low dovrebbe diven*tare — salvo sem*pre pos*si*bili sor*prese — il primo diri*gente della Linke (forza che si batte «per il supe*ra*mento del capi*ta*li*smo») a rico*prire il ruolo di mini*ster*prä*si*dent, cioè capo del governo di un Land. Nel sistema fede*rale della Ger*ma*nia è un ruolo deci*sa*mente più impor*tante di quello di un pre*si*dente di regione in Ita*lia. La novità ha un grande valore poli*tico per molte ragioni, in primo luogo di tipo sim*bo*lico: se Rame*low verrà eletto, finirà quella sorta di con*ven*tio ad exclu*den*dum che ha rele*gato il par*tito più a sini*stra dello spet*tro poli*tico tede*sco ai mar*gini della scena per molti anni. Pur in pre*senza ancora di molte tan*gi*bili dif*fe*renze Est-Ovest sul piano sociale, potrà dirsi com*piuta dav*vero la nor*ma*liz*za*zione post-1989 almeno nella dimen*sione istituzionale.
Oltre ai sim*boli, c’è il dato pura*mente poli*tico: la Linke alla guida di una coa*li*zione di sini*stra in un Land signi*fica che una mag*gio*ranza alter*na*tiva alla grosse Koa*li*tion a livello fede*rale non è più fan*ta*scienza. Non acca*drà nella legi*sla*tura in corso, pur*troppo: ma non è impos*si*bile che, se l’eventuale gabi*netto Rame*low darà buona prova di sé, la Spd prenda final*mente in con*si*de*ra*zione alle pros*sime ele*zioni poli*ti*che (nel 2017) l’ipotesi di strin*gere un patto tri*par*tito con Verdi e Linke. Fino ad ora, infatti, tra le regole non scritte che defi*ni*vano il rap*porto di non-collaborazione fra social*de*mo*cra*tici ed «estre*mi*sti» della Linke c’era il rifiuto da parte della Spd di entrare in governi regio*nali gui*dati dal par*tito rite*nuto «troppo a sini*stra». Ora que*sto tabù è caduto, e il segnale è inequivocabile.
Natu*ral*mente, tutti i pro*ta*go*ni*sti della vicenda si stanno affret*tando a dire che «ciò che accade in Turin*gia riguarda solo la Turin*gia»: la Spd nazio*nale non vuole pre*stare il fianco alle accuse di «deriva mas*si*ma*li*sta» (e di «oltrag*gio alla memo*ria») che pos*sano arri*varle dagli alleati della Cdu di Angela Mer*kel, e la Linke sa che i motivi di con*tra*sto con i social*de*mo*cra*tici a Ber*lino sono mol*tis*simi. Allo stesso modo, tutti sanno che se un giorno vedrà mai la luce un governo fede*rale «rosso-rosso-verde» in Ger*ma*nia, la deci*sione di ieri sarà ricor*data come il primo passo che avrà con*dotto a quel risultato.

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