MaIn
23-10-14, 13:34
Stato Islamico: quali sono i gruppi curdi che combattono il califfato - International Business Times (http://it.ibtimes.com/articles/71565/20141018/stato-islamico-chi-sono-curdi-combattono-califfato-ypg-peshmerga-pkk-turchia-iraq-siria-kurdistan.htm)
Di Luca Lampugnani | 18.10.2014 16:14 CEST
Con la caduta della città irachena di Mosul lo scorso 10 giugno, lo Stato Islamico ha avuto la sua definitiva ascesa (mediatica) internazionale. Qualche giorno e settimana più tardi, tra l'inconsistenza dell'Esercito di Baghdad, gli Stati Uniti che guardavano la situazione evolversi nel peggiore dei modi e la Siria costretta ad affacciarsi ad un nuovo baratro, altri nomi - tra più e meno noti -, altre sigle e altri gruppi si sono guadagnati l'attenzione dei media, arricchendo il quadro del conflitto di ulteriori attori. Tra questi, nelle loro molteplici espressioni, i curdi sono di indubbia e fondamentale rilevanza.
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Tuttavia, anche a causa di una certa semplificazione delle cronache più diffuse, orientarsi tra la babele della rappresentanza curda in guerra con il califfato - divisa tra Siria, Iraq e Turchia - non è certo semplice. Ad esempio, all'indomani dell'avanzata jihadista su Mosul, arrivata dopo tre anni di scorribande siriane, l'intera componente curda sembra essere sinonimo di peshmerga. Ma è davvero così? Ancora, in questo ultimo mese in cui l'attenzione si è spostata massicciamente sulla città di Kobane, polo curdo assediato dalle bandiere nere di al-Baghdadi in terra siriana e a pochi chilometri dalla Turchia, a macchia d'olio si è diffusa internazionalmente la sigla dell'YPG. Chi sono coloro che ne fanno parte? Infine, vecchia conoscenza anche per lo Stivale, è tornato agli onori delle cronache il PKK: cos'è, e qual è il suo ruolo nell'offensiva allo Stato Islamico?
LEGGI ANCHE Se anche Kobane cade nelle mani dello Stato Islamico (http://it.ibtimes.com/articles/71296/20141012/se-kobane-cade-stato-islamico-turchia-combattenti-curdi-stati-uniti-raid-massacro-pkk.htm#ixzz3GUrMmCd8)
Ecco una guida per rispondere a queste e ad altre domande.
Prima di cominciare: chi sono i curdi e cos'è il KurdistanLa popolazione curda, di origine iranica, era storicamente suddivisa in grandi tribù patriarcali. Benché le stime siano discordanti, si presume che i curdi siano in totale tra un minimo di venti e un massimo di 50 milioni, per lo più suddivisi tra l'attuale Turchia, l'Iraq e la Siria. Ritenuto da molti il più grande gruppo etnico privo di un'appartenenza statale, monco cioè di confini definiti e riconosciuti internazionalmente (retaggio dei giochi politici europei dopo la prima guerra mondiale e il conseguente disfacimento dell'Impero Ottomano), la religione maggiormente diffusa tra i curdi è quella musulmana sunnita, anche se all'interno del suo vasto tessuto sociale non mancano musulmani sciiti, cristiani, yazidi e un buon numero di appartenenti ad altre confessioni meno note.
Nell'immagine, i 'confini' del Kurdistan:
http://img.ibtimes.com/it/data/images/full/2014/10/18/48981.pngI 'confini' del Kurdistan. Fonte: Wikimedia Commons. Autore: Maximilian Dörrbecker (Chumwa)
Per quanto riguarda il cosiddetto Kurdistan, questo altro non è ad oggi che uno Stato fantasma, presente nei sogni e nei desideri di molti ma assente - quanto meno ufficialmente - dalle cartine geografiche. In linea teorica, il Kurdistan si svilupperebbe per un vasto territorio mediorientale che comprende parte dell'attuale Turchia, della Siria, dell'Iraq e dell'Iran. Negli anni, i curdi hanno condotto più d'una battaglia nel tentativo di strappare autonomia ai vari Paesi in cui erano stati sparpagliati. Questo ha portato ad episodi di forte e sanguinosa repressione nei confronti della popolazione curda, che ancora oggi subisce - in particolar modo tra Ankara e Teheran, mentre Damasco (Rojava) e Baghdad (Kurdistan iracheno) hanno concesso negli ultimi anni una certa autonomia alle componenti regionali - pesanti veti ad una maggiore autonomia nazionale, rendendo utopistica l'agognata indipendenza.
In guerra contro lo Stato Islamico: i principali nomi e le più note sigle della resistenza (e dell'offensiva) curda Paese per PaeseIraq: i peshmergaAlla lettera, la parola 'peshmerga' indica "coloro che affrontano la morte". Già presenti in forma primordiale attorno agli ultimi anni del 1800, la definitiva organizzazione dei peshmerga come forza militare nelle zone irachene a maggioranza curda avviene all'indomani della prima guerra mondiale e della caduta dell'Impero Ottomano. Ad oggi, stando a quanto scrive la britannica BBC, si presume che il fronte dei peshmerga sia composto all'incirca da 190 mila combattenti.
Espressione armata dei due principali gruppi politici del Kurdistan iracheno, il DPK e l'UPK (Unione Patriottica del Kurdistan), inizialmente le due distinte fazioni peshmerga sono l'una contro l'altra, separate da una guerra intestina alla regione. In seguito, con la distensione tra i due gruppi, le rispettive forze peshmerga vennero unite con lo scopo di formare un unico 'Esercito' per la difesa dei territori del Kurdistan iracheno.
Durante l'avanzata dello Stato Islamico, i peshmerga si sono distinti sia per importanti vittorie, riuscendo a respingere e a contenere l'onda nera del califfato, sia per sonore sconfitte, tanto che per il mantenimento e la riconquista di alcune porzioni di territorio iracheno (la guerra non si svolge all'interno del Kurdistan) sono intervenute sigle curde provenienti da altri Paesi.
Siria: YPGDiventate note soprattutto con l'assedio di Kobane, le milizie dell'YPG (Yekîneyên Parastina Gel, Unità di Protezione del Popolo) sono considerate ufficiosamente il braccio armato del Partito dell'Unione Democratica (PYD), formazione che con il Consiglio Nazionale Curdo (KNC) ha dato vita nel 2012 al Comitato Supremo Curdo (DBK). Già esperti di guerriglia contro gruppi jihadisti a causa della guerra civile siriana, oltre alla strenua difesa della città di confine con la Turchia l'YPG si è distinto come forza armata giunta in aiuto ai peshmerga negli episodi di difficoltà contro lo Stato Islamico.
LEGGI ANCHE Kobane: i curdi dell'YPG rimuovono la bandiera nera dello Stato Islamico dalla collina di Tel Shahir (http://it.ibtimes.com/articles/71409/20141015/kobane-bandiera-stato-islamico-isis-ypg-turchia-bombardamenti-pkk-curdi-raid-usa.htm#ixzz3GUrC54tB)
Siria: YPJLa sigla è parte fondamentale dell'universo dell'YPG. Con YPJ (Women's Protection Unit), sono infatti indicate le truppe interamente al femminile che operano tanto a Kobane quanto tra Siria e Iraq.
Turchia: il PKKLa sigla è acronimo del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, gruppo e formazione politica ritenuta terrorista da Stati Uniti, Turchia ed Unione Europea. La storia del PKK, fondato nel 1978 da Abdullah Ocalan, passa attraverso anni ed anni di lotta armata contro Ankara, che come Teheran si è distinta nella violenza della repressione del popolo curdo. Basato sull'ideologia comunista, il PKK è una vecchia conoscenza anche italiana: braccato dal governo turco, Ocalan fuggì a Roma nel 1998 per chiedere asilo politico, richiesta su cui tergiversò a lungo il governo di Massimo D'Alema. Convinto che un riconoscimento non ci sarà, Ocalan lascia l'Italia, dove tuttavia, due mesi dopo, la magistratura gli concede asilo. Nel frattempo spostatosi in Kenya, qui fu intercettato dalla CIA e dall'intelligence turca, estradato ad Ankara e condannato all'ergastolo (la pena è stata commutata dopo l'abbandono della pena capitale in Turchia, cui era inizialmente condannato Ocalan).
Oggi impostato su posizioni più democratiche - in Turchia ha dato vita al Partito Curdo per la Pace e la Democrazia (PDB), molto radicato nelle zone a maggioranza curda -, il PKK ha in corso un travagliato processo di dialogo con il governo turco, processo che proprio nelle ultime settimane è stato inficiato dai fatti di Kobane. I curdi del PKK chiedono alla Turchia di intervenire in aiuto dei loro fratelli dell'YPG (il PKK e il PYD, espressione politica delle milizie di autodifesa in Siria, possono dirsi complementari), o quanto meno di lasciare aperti i confini in modo che i volenterosi possano raggiungere il fronte della città frontaliera. Ankara, ovviamente, ha rifiutato l'una e l'altra richiesta, scaldando gli animi internamente e a livello internazionale.
LEGGI ANCHE Perché la Turchia non supporta i guerriglieri curdi contro lo Stato Islamico? (http://it.ibtimes.com/articles/71168/20141008/turchia-kurdistan-curdi-isis-is.htm#ixzz3GUr5nLJ8)
Turchia: HPGNella battaglia allo Stato Islamico, il PKK ha sul campo il suo braccio armato, l'HPG, che come le milizie dell'YPG siriano ha contribuito a tappare le falle aperte sul fronte iracheno da alcune ritirate da parte dei peshmerga.
Turchia: YJA-StarCome le YPJ presenti in Siria, è la componente femminile dell'HPG.
LEGGI ANCHE Indipendenza e lotta allo jihadismo: le posizioni curde (tra forti divisioni interne) nel conflitto siriano (http://it.ibtimes.com/articles/63501/20140306/siria-curdi-minoranza-politica-assad-damasco-posizioni-jihadismo-rojava-indipendenza.htm#ixzz3GUrI7z48)
Di Luca Lampugnani | 18.10.2014 16:14 CEST
Con la caduta della città irachena di Mosul lo scorso 10 giugno, lo Stato Islamico ha avuto la sua definitiva ascesa (mediatica) internazionale. Qualche giorno e settimana più tardi, tra l'inconsistenza dell'Esercito di Baghdad, gli Stati Uniti che guardavano la situazione evolversi nel peggiore dei modi e la Siria costretta ad affacciarsi ad un nuovo baratro, altri nomi - tra più e meno noti -, altre sigle e altri gruppi si sono guadagnati l'attenzione dei media, arricchendo il quadro del conflitto di ulteriori attori. Tra questi, nelle loro molteplici espressioni, i curdi sono di indubbia e fondamentale rilevanza.
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Tuttavia, anche a causa di una certa semplificazione delle cronache più diffuse, orientarsi tra la babele della rappresentanza curda in guerra con il califfato - divisa tra Siria, Iraq e Turchia - non è certo semplice. Ad esempio, all'indomani dell'avanzata jihadista su Mosul, arrivata dopo tre anni di scorribande siriane, l'intera componente curda sembra essere sinonimo di peshmerga. Ma è davvero così? Ancora, in questo ultimo mese in cui l'attenzione si è spostata massicciamente sulla città di Kobane, polo curdo assediato dalle bandiere nere di al-Baghdadi in terra siriana e a pochi chilometri dalla Turchia, a macchia d'olio si è diffusa internazionalmente la sigla dell'YPG. Chi sono coloro che ne fanno parte? Infine, vecchia conoscenza anche per lo Stivale, è tornato agli onori delle cronache il PKK: cos'è, e qual è il suo ruolo nell'offensiva allo Stato Islamico?
LEGGI ANCHE Se anche Kobane cade nelle mani dello Stato Islamico (http://it.ibtimes.com/articles/71296/20141012/se-kobane-cade-stato-islamico-turchia-combattenti-curdi-stati-uniti-raid-massacro-pkk.htm#ixzz3GUrMmCd8)
Ecco una guida per rispondere a queste e ad altre domande.
Prima di cominciare: chi sono i curdi e cos'è il KurdistanLa popolazione curda, di origine iranica, era storicamente suddivisa in grandi tribù patriarcali. Benché le stime siano discordanti, si presume che i curdi siano in totale tra un minimo di venti e un massimo di 50 milioni, per lo più suddivisi tra l'attuale Turchia, l'Iraq e la Siria. Ritenuto da molti il più grande gruppo etnico privo di un'appartenenza statale, monco cioè di confini definiti e riconosciuti internazionalmente (retaggio dei giochi politici europei dopo la prima guerra mondiale e il conseguente disfacimento dell'Impero Ottomano), la religione maggiormente diffusa tra i curdi è quella musulmana sunnita, anche se all'interno del suo vasto tessuto sociale non mancano musulmani sciiti, cristiani, yazidi e un buon numero di appartenenti ad altre confessioni meno note.
Nell'immagine, i 'confini' del Kurdistan:
http://img.ibtimes.com/it/data/images/full/2014/10/18/48981.pngI 'confini' del Kurdistan. Fonte: Wikimedia Commons. Autore: Maximilian Dörrbecker (Chumwa)
Per quanto riguarda il cosiddetto Kurdistan, questo altro non è ad oggi che uno Stato fantasma, presente nei sogni e nei desideri di molti ma assente - quanto meno ufficialmente - dalle cartine geografiche. In linea teorica, il Kurdistan si svilupperebbe per un vasto territorio mediorientale che comprende parte dell'attuale Turchia, della Siria, dell'Iraq e dell'Iran. Negli anni, i curdi hanno condotto più d'una battaglia nel tentativo di strappare autonomia ai vari Paesi in cui erano stati sparpagliati. Questo ha portato ad episodi di forte e sanguinosa repressione nei confronti della popolazione curda, che ancora oggi subisce - in particolar modo tra Ankara e Teheran, mentre Damasco (Rojava) e Baghdad (Kurdistan iracheno) hanno concesso negli ultimi anni una certa autonomia alle componenti regionali - pesanti veti ad una maggiore autonomia nazionale, rendendo utopistica l'agognata indipendenza.
In guerra contro lo Stato Islamico: i principali nomi e le più note sigle della resistenza (e dell'offensiva) curda Paese per PaeseIraq: i peshmergaAlla lettera, la parola 'peshmerga' indica "coloro che affrontano la morte". Già presenti in forma primordiale attorno agli ultimi anni del 1800, la definitiva organizzazione dei peshmerga come forza militare nelle zone irachene a maggioranza curda avviene all'indomani della prima guerra mondiale e della caduta dell'Impero Ottomano. Ad oggi, stando a quanto scrive la britannica BBC, si presume che il fronte dei peshmerga sia composto all'incirca da 190 mila combattenti.
Espressione armata dei due principali gruppi politici del Kurdistan iracheno, il DPK e l'UPK (Unione Patriottica del Kurdistan), inizialmente le due distinte fazioni peshmerga sono l'una contro l'altra, separate da una guerra intestina alla regione. In seguito, con la distensione tra i due gruppi, le rispettive forze peshmerga vennero unite con lo scopo di formare un unico 'Esercito' per la difesa dei territori del Kurdistan iracheno.
Durante l'avanzata dello Stato Islamico, i peshmerga si sono distinti sia per importanti vittorie, riuscendo a respingere e a contenere l'onda nera del califfato, sia per sonore sconfitte, tanto che per il mantenimento e la riconquista di alcune porzioni di territorio iracheno (la guerra non si svolge all'interno del Kurdistan) sono intervenute sigle curde provenienti da altri Paesi.
Siria: YPGDiventate note soprattutto con l'assedio di Kobane, le milizie dell'YPG (Yekîneyên Parastina Gel, Unità di Protezione del Popolo) sono considerate ufficiosamente il braccio armato del Partito dell'Unione Democratica (PYD), formazione che con il Consiglio Nazionale Curdo (KNC) ha dato vita nel 2012 al Comitato Supremo Curdo (DBK). Già esperti di guerriglia contro gruppi jihadisti a causa della guerra civile siriana, oltre alla strenua difesa della città di confine con la Turchia l'YPG si è distinto come forza armata giunta in aiuto ai peshmerga negli episodi di difficoltà contro lo Stato Islamico.
LEGGI ANCHE Kobane: i curdi dell'YPG rimuovono la bandiera nera dello Stato Islamico dalla collina di Tel Shahir (http://it.ibtimes.com/articles/71409/20141015/kobane-bandiera-stato-islamico-isis-ypg-turchia-bombardamenti-pkk-curdi-raid-usa.htm#ixzz3GUrC54tB)
Siria: YPJLa sigla è parte fondamentale dell'universo dell'YPG. Con YPJ (Women's Protection Unit), sono infatti indicate le truppe interamente al femminile che operano tanto a Kobane quanto tra Siria e Iraq.
Turchia: il PKKLa sigla è acronimo del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, gruppo e formazione politica ritenuta terrorista da Stati Uniti, Turchia ed Unione Europea. La storia del PKK, fondato nel 1978 da Abdullah Ocalan, passa attraverso anni ed anni di lotta armata contro Ankara, che come Teheran si è distinta nella violenza della repressione del popolo curdo. Basato sull'ideologia comunista, il PKK è una vecchia conoscenza anche italiana: braccato dal governo turco, Ocalan fuggì a Roma nel 1998 per chiedere asilo politico, richiesta su cui tergiversò a lungo il governo di Massimo D'Alema. Convinto che un riconoscimento non ci sarà, Ocalan lascia l'Italia, dove tuttavia, due mesi dopo, la magistratura gli concede asilo. Nel frattempo spostatosi in Kenya, qui fu intercettato dalla CIA e dall'intelligence turca, estradato ad Ankara e condannato all'ergastolo (la pena è stata commutata dopo l'abbandono della pena capitale in Turchia, cui era inizialmente condannato Ocalan).
Oggi impostato su posizioni più democratiche - in Turchia ha dato vita al Partito Curdo per la Pace e la Democrazia (PDB), molto radicato nelle zone a maggioranza curda -, il PKK ha in corso un travagliato processo di dialogo con il governo turco, processo che proprio nelle ultime settimane è stato inficiato dai fatti di Kobane. I curdi del PKK chiedono alla Turchia di intervenire in aiuto dei loro fratelli dell'YPG (il PKK e il PYD, espressione politica delle milizie di autodifesa in Siria, possono dirsi complementari), o quanto meno di lasciare aperti i confini in modo che i volenterosi possano raggiungere il fronte della città frontaliera. Ankara, ovviamente, ha rifiutato l'una e l'altra richiesta, scaldando gli animi internamente e a livello internazionale.
LEGGI ANCHE Perché la Turchia non supporta i guerriglieri curdi contro lo Stato Islamico? (http://it.ibtimes.com/articles/71168/20141008/turchia-kurdistan-curdi-isis-is.htm#ixzz3GUr5nLJ8)
Turchia: HPGNella battaglia allo Stato Islamico, il PKK ha sul campo il suo braccio armato, l'HPG, che come le milizie dell'YPG siriano ha contribuito a tappare le falle aperte sul fronte iracheno da alcune ritirate da parte dei peshmerga.
Turchia: YJA-StarCome le YPJ presenti in Siria, è la componente femminile dell'HPG.
LEGGI ANCHE Indipendenza e lotta allo jihadismo: le posizioni curde (tra forti divisioni interne) nel conflitto siriano (http://it.ibtimes.com/articles/63501/20140306/siria-curdi-minoranza-politica-assad-damasco-posizioni-jihadismo-rojava-indipendenza.htm#ixzz3GUrI7z48)