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Visualizza Versione Completa : Psicologia politica: come distrarre la massa dai veri problemi



Maestrale
20-01-15, 03:34
Insulti, boutade, interminabili botta e risposta e indignazioni on line? Temi importanti o abili strategie mediatiche e politiche per distrarre l’attenzione?

Le tecniche di manipolazione psicologica sociale hanno dei padri fondatori e lunga storia. Gustave Le Bon etnologo e psicologo (fu uno dei fondatori della “Psicologia sociale”) fu il primo a studiare scientificamente il comportamento delle folle, cercando di identificarne i caratteri peculiari e proponendo tecniche adatte per guidarle e controllarle. Per questa ragione le sue opere vennero lette e attentamente studiate dai dittatori totalitari del novecento, i quali basarono il proprio potere sulla capacità di controllare e manipolare le masse. Tema centrale di Le Bon è : “Nell’anima collettiva, le attitudini intellettuali degli uomini, e di conseguenza le loro individualità, si annullano. L’eterogeneo si dissolve nell’omogeneo e i caratteri inconsci predominano”.

Dopo Le Bon un guru della propaganda fu Bernays, nipote di Freud: inizialmente, Bernays studiò l’opera di Gustave Le Bon, “Psicologia delle folle”, pubblicata nel 1895. Opera di riferimento per molti uomini politici, fu meticolosamente studiata anche da Lenin, Stalin, Hitler, e Mussolini. La relazione con Freud era costantemente al centro del suo pensiero e del suo lavoro di consulente. Nella sostanza, la sua convinzione era che una manipolazione consapevole e intelligente delle opinioni e delle abitudini delle masse, svolge un ruolo importante in una società democratica. Nasceva così il concetto – caro appunto alla propaganda in chiave politica – secondo cui chi è in grado di padroneggiare questo dispositivo sociale può costituire un potere invisibile capace di dirigere una nazione:
«Coloro che hanno in mano questo meccanismo […] costituiscono […] il vero potere esecutivo del paese. Noi siamo dominati, la nostra mente plasmata, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, da gente di cui non abbiamo mai sentito parlare. […] Sono loro che manovrano i fili…».
Nel 1933 Joseph Goebbels rivelò a un giornalista americano che lo stava intervistando, come il libro Crystallizing Public Opinion che Bernays aveva pubblicato nel 1923 fosse stato utilizzato per le campagne politiche dei nazional-socialisti.

Noam Chomsky ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media. Tra queste spicca la numero uno: La strategia della distrazione. “L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.”

La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali. Mantenere l’attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza.

Psicologia politica: come distrarre la massa dai veri problemi (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/17/psicologia-politica-come-distrarre-la-massa-dai-veri-problemi/658378/)

Perseo
20-01-15, 11:54
In Inghilterra la " public opinion " l'avevano già inventata e utilizzata largamente da molto prima di Le Bon.
Diciamo che nel ventesimo secolo si è sistematizzato e standardizzato quel che nel diciannovesimo era ancora fatto in maniera artigianale.

La democrazia come fase industriale della coercizione.

Maestrale
20-01-15, 12:55
Oggi esiste addirittura una scienza che studia come si forma l'opinione pubblica, la demodoxalogia (http://it.wikipedia.org/wiki/Demodoxalogia) :

La demodoxalogia (demo=popolo, doxa=opinione, logos=discorso) è lo studio dell’opinione pubblica: «disciplina che si propone di approfondire i presupposti psicologici e sociali che informano e formano l'opinione pubblica e tende a ottenere una migliore combinazione fra la notizia, il pubblico e il mezzo impiegato»
La Società italiana di demodoxalogia (Sidd) ha recentemente adottato il termine 'demodoxalogia' (con la x), coerentemente all'uso internazionale (demodoxalogy, demodoxalogie), in sostituzione del vocabolo 'demodossalogia' (ispirato a motivi di purezza linguistica oggi superati) e dell'antiquata variante 'demodossologia' (con la o). In passato la disciplina era conosciuta anche come 'dossalogia' o 'doxalogia' (con la a, da non confondere con 'dossologia' o ' doxologia' con la o)



Storia

La scelta di definire la disciplina come demodossalogia risale al 1940 quando al termine di un convegno di due giorni Emilio Bodrero (http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Emilio_Bodrero&action=edit&redlink=1) (rettore dell'università di Padova), Paolo Orano (http://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Orano) (rettore dell'università di Perugia), Federico Augusto Perini-Bembo (http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Federico_Augusto_Perini-Bembo&action=edit&redlink=1), Francesco Orestano, Nello Quilici e altri docenti universitari concordarono sulla terminologia coniata dai discepoli di Orano, primo docente ordinario di storia del giornalismo (nel 1928) e direttore della Scuola fascista di giornalismo.
Il senatore Paolo Orano, scrittore e giornalista, al termine della seconda guerra mondiale fu rinchiuso a Padula perché, pur essendo ebreo, durante il fascismo aveva esaltato il regime e giustificato la censura governativa. Coniugato con la scrittrice francese Camille Mallarmé (http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Camille_Mallarm%C3%A9&action=edit&redlink=1) morì nella sua casa di Firenze, agli arresti.
Perini-Bembo, assistente di Orano, plurilaureato e decorato sul campo, ebbe una vita avventurosa che non lo distolse dall’approfondire e aggiornare la demodoxalogia, lasciando un copioso materiale alla fondazione da lui creata.
Nel 1939 Orano e Perini-Bembo fondano un Centro di demodossalogia presso l'Università di Roma Sapienza: è il primo istituto di studi sull'opinione pubblica attivo in Italia (sia pure poco strutturato, è comunque antecedente alla Doxa, la cui fondazione risale al 1946). Tale Centro ha una particolare rilevanza anche per la storia del giornalismo (http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_giornalismo): in un documento dell'Unesco (http://it.wikipedia.org/wiki/Unesco) del 1956 è classificato come il primo riferimento dell'epoca per la formazione giornalistica in Italia.
Nel dopoguerra la demodoxalogia fu esame fondamentale ai corsi dell'Università internazionale degli studi sociali Pro Deo (http://it.wikipedia.org/wiki/Universit%C3%A0_internazionale_degli_studi_sociali _Pro_Deo) (l'attuale Luiss (http://www.luiss.it/)), fondata a Roma nel 1948 dal frate domenicano Félix Andrew Morlion (http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=F%C3%A9lix_Andrew_Morlion&action=edit&redlink=1) che ne fu anche rettore. Morlion approfondì e divulgò gli aspetti della filosofia dell’opinione pubblica, mentre Michele del Vescovo e Perini-Bembo insegnarono i principi della demodoxalogia. Quest’ultimo la divulgò dal 1939 sino al 1989, quale libero docente di storia del giornalismo alla Facoltà di scienze politiche della Sapienza Università di Roma (http://it.wikipedia.org/wiki/Sapienza_Universit%C3%A0_di_Roma). Ma la disciplina fu oggetto di studio anche in altre sedi e all’estero, sempre con la partecipazione di Perini-Bembo. Tra i corsi più importanti, oltre a numerosi convegni e seminari, ricordiamo quello di demodossalogia e relazioni sociali istituito nell’anno accademico 1958-59 da Giuseppe Menotti de Francesco (http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Giuseppe_Menotti_de_Francesco&action=edit&redlink=1), rettore dell’Università degli Studi di Milano (http://it.wikipedia.org/wiki/Universit%C3%A0_degli_Studi_di_Milano); l’insegnamento svolto nell’anno accademico 1966-67 all’Università degli Studi di Perugia (http://it.wikipedia.org/wiki/Universit%C3%A0_degli_Studi_di_Perugia); l’incontro di due giorni all'Università Sorbona (http://it.wikipedia.org/wiki/Sorbona) di Parigi nel 1974. Tra i continuatori degli studi demodoxalogici si annoverano anche: Carlo Barbieri (http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Barbieri), Nino Gaeta (http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Nino_Gaeta&action=edit&redlink=1) e Francesco Fattorello (http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Francesco_Fattorello&action=edit&redlink=1) (fondatore nel 1947 dell'Istituto italiano di pubblicismo (http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Istituto_italiano_di_pubblicismo&action=edit&redlink=1) presso la Facoltà di economia e commercio della Sapienza).
Tra gli altri docenti della disciplina citiamo: Giovanni Mammucari (http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Giovanni_Mammucari&action=edit&redlink=1), direttore generale del Dipartimento informazione ed editoria della presidenza del Consiglio dei ministri; Adriano Magi-Braschi (http://it.wikipedia.org/wiki/Adriano_Magi-Braschi), responsabile di un nucleo del Sifar (http://it.wikipedia.org/wiki/Sifar); l’antropologo Tullio Tentori (http://it.wikipedia.org/wiki/Tullio_Tentori); Elio Lodolini, direttore dell’archivio di Stato; i giornalisti Nando Mazzei e Massimo Olmi; Carlo Curcio, già preside della Facoltà di scienze politiche dell’università di Perugia; la scrittrice Dora Drago Lopez Jordan e il sociologo Giulio D’Orazio.


Attività recenti

Oltre alle lezioni, dobbiamo annoverare vari sondaggi, esercitazioni di campionamento demodoxalogico e numerosissimi convegni. Tra i più significativi incontri si ricordano: il II convegno nazionale di demodossalogia (Napoli, 16-20 ottobre 1954); il VII convegno nazionale (Siena, 23-27 settembre 1967); il seminario di commemorazione dei maestri (Roma, Sala dei papi, Convento della Minerva, 4 dicembre 1995); l’VIII convegno nazionale (Mira, Venezia, 13 maggio 2000); il IX convegno nazionale (Roccasecca dei Volsci, Latina, 14 giugno 2003).
Al decesso degli ultimi due maestri (Perini-Bembo e Magi Braschi), nel 1995 è stata costituita la Società italiana di demodoxalogia (SIDD), un'associazione senza scopo di lucro per tramandare un valido metodo di indagine sull’opinione pubblica tuttora poco conosciuto.


Teoria

La disciplina parte dal presupposto che gli individui agiscono secondo opinione: per Jacques Bénigne Bossuet (http://it.wikipedia.org/wiki/Jacques_B%C3%A9nigne_Bossuet) l’opinione (opinion) è un grado intermedio tra il dubbio (doute) e la certezza (certitude). L’opinione si forma, prevalentemente, attraverso la comunicazione: parlata, scritta, visiva, acustica e sensoriale. L’opinione predispone ad atteggiamenti, ruoli e aspettative. L’ambiente in cui si forma o viene espletata un’opinione assume un peso rilevante nella formazione della stessa, pari alla personalità del singolo componente di una pluralità di individui che si caratterizzano per essere portatori di una determinata opinione pubblica.
I pubblici si aggregano e si presentano secondo un'infinità di modi ma si riconoscono in "obiettivi" (quando rientrano in circostanze modali estranee alla volontà del soggetto), "soggettivi" (quando esprimono condizioni legate alla volontà del soggetto), "virtuali" (quando si considerano tali inconsapevolmente per ipotetici fini) e "complessi" (quando risultano dall’intreccio di due o più categorie citate). Un pubblico obiettivo è quello dei malati, dei giovani, degli anziani, ecc. Il pubblico soggettivo è l’utente di un determinato prodotto o bene materiale o immateriale, il portatore di un'ideologia o convenzione sociale, ecc. Il pubblico virtuale è quello dei turisti di una data località, i clienti di un negozio, ecc. Per es. il pubblico soggettivo-virtuale (facente parte del "complesso") è quello degli scienziati, degli artisti, ecc. (in quanto alla volontà del soggetto si aggiunge una specifica caratteristica considerata dall’esterno). Tutti gli individui partecipano in modo attivo e passivo a pubblici numerosi e differenti. Il lettore di un libro (pubblico soggettivo) può essere uomo o donna (pubblico obiettivo), preferire un determinato autore (pubblico virtuale) ed essere cattolico (pubblico obiettivo-soggettivo).
La formazione di un determinato pubblico avviene per gradualità e può trasformarsi, per un breve periodo di tempo, in folla. Il pubblico è composto da una pluralità di individui necessariamente legati tra loro da una o più circostanze modali (tipologia di pubblico) ma non sempre anche da circostanze di tempo e luogo (il pubblico soggettivo di quello spettacolo a quell’ora e in quel luogo è uguale, come pubblico, ai lettori di un libro che lo leggono in ore e luoghi diversi l’uno dall’altro).
Il pubblico è ben distinto dalla folla per formazione e comportamenti. La folla si forma, agisce e si dissolve con estrema facilità: la sua capacità di coesione ed esaltazione è strettamente legata al numero dei soggetti presenti in un determinato luogo e sovrasta, sempre, i pubblici che formano l’agglomerato in oggetto.
I pubblici formano l’opinione pubblica: un complesso di idee, sentimenti, pulsioni che spinge un gruppo di esseri umani ad agire e reagire identicamente di fronte a certi fatti d’attualità connessi ai problemi della vita sociale. Per lo studio dell’opinione pubblica ci si avvale dell’effemerocritica: la valutazione comparata di ogni attestazione d’attualità, secondo i principi della demodoxalogia.
Inoltre la demodoxalogia si avvale: della teoria dell'associazione abituale (David Hume (http://it.wikipedia.org/wiki/David_Hume)) per mettere in relazione la causalità tra due fenomeni o eventi; della geometria frattale (Benoît Mandelbrot (http://it.wikipedia.org/wiki/Beno%C3%AEt_Mandelbrot)) per circoscrivere l’ambiente in esame; del fenomeno della suggestione collettiva (Gabriel Tarde (http://it.wikipedia.org/wiki/Gabriel_Tarde) e Gustave Le Bon (http://it.wikipedia.org/wiki/Gustave_Le_Bon)) per evidenziare il comportamento collettivo, delle intuizioni di Max Nordau (http://it.wikipedia.org/wiki/Max_Nordau) e Pitigrilli (http://it.wikipedia.org/wiki/Pitigrilli) (pseudonimo di Dino Segre) per far affiorare le contraddizioni sociali e di Toddi (http://it.wikipedia.org/wiki/Toddi) (pseudonimo di Pietro Silvio Rivetta) per rendere comprensibile l’unitarietà della scienza. La disciplina esalta l’intreccio territorio-popolazione-risorse umane e naturali, anche attraverso l'archeodemodoxalogia recentemente elaborata da Antonella Liberati.


Indagine Demodoxalogica

L’indagine demodoxalogica (in breve in.de. o inde) è un'indagine che può essere compiuta attraverso l’analisi delle informazioni (si veda ad esempio l'Open Source Intelligence (http://it.wikipedia.org/wiki/Open_Source_Intelligence)) o il campionamento qualitativo-quantitativo, mediante specifici criteri.
Nell’esame di un messaggio, inviato da un'emittente a un ricevente, si considerano i canali attraverso cui è veicolato (tv, giornali, conversazione ecc.), il tempo di emittenza (ore, minuti) e la collocazione in seno allo spazio del canale (quale pagina, quale fascia oraria, a che punto della discussione ecc.). Inoltre si prescinde da chi ha detto o scritto, in quanto è detto o scritto in funzione del ruolo (genitore, politico, dirigente di azienda ecc.), e cosa ha detto, in quanto è subordinato al ruolo, per analizzare invece dove si è detto o scritto (a casa, in un’assemblea, in una riunione conviviale, su un modesto giornale ecc.) e quando (nel corso di una polemica o contesa, in vista di una riunione, durante un momento di relax ecc.). Inquadrato il quando e dove si esamina cosa è stato detto o scritto, in funzione del ruolo ricoperto.
Nell’analizzare un evento si distinguono gli oggetti in questione, cioè l’evento vero e proprio quale fatto accaduto (es. rivolta dei sans papiers), i soggetti protagonisti dell’evento (gli immigrati) e i convenuti sui quali ricadono le azioni compiute (governo, cittadini, chiese ecc.). Si colloca l'evento nel tempo e nello spazio cercando fatti analoghi in altri tempi e luoghi (occupazione di luoghi di culto oppure aperti al pubblico), inoltre si invertono le ragioni dell’uno e dell’altro (gli immigrati vengono ipotizzati come convenuti ed il governo come soggetto protagonista), per far emergere le contraddizioni, le falsità, le esagerazioni, i malintesi e quant'altro rende inconciliabile l’incontro tra più contendenti. Ridotto il fatto all’essenziale evento, si misura lo spazio giornalmente occupato nei mass media per valutare la tendenza (trend) del fenomeno.
Il campionamento dell’opinione pubblica viene svolto prendendo in considerazione i mass media (se trattasi di un monitoraggio di medio o lungo termine) oppure il leader del particolare pubblico in esame.
Nella presunzione che i leader siano i portatori dell’opinione del gruppo rappresentato e il modello di riferimento per gli appartenenti a quello specifico pubblico (oggettivo, soggettivo, virtuale, complesso), si intervista il portatore di quella opinione pubblica e il leader dell’opinione antagonista; un’intervista di persona, a schema libero, tesa a cogliere i silenzi e le contraddizioni. Quindi un’intervista dove il campione, e uno solo, è scelto su base ragionata (leader) e non estratto dall’universo.
Il monitoraggio attraverso i mass media parte dal presupposto che i veicoli d’informazione (stampa, tv, scuola, conversazioni ecc.) fanno al contempo ancheformazione dell’opinione pubblica. Il numero delle copie vendute di un giornale o di un libro, l’audience della radio o della televisione ecc. unite alla quantità di spazio occupato sulle pagine dei giornali o nei programmi radiotelevisivi e alla collocazione (prima o ultima pagina, inizio o coda ecc.) – misurati giornalmente secondo speciali coefficienti euristici e riportati su un asse cartesiano – indicano il peso dell'evoluzione di un’opinione pubblica voluta o spontanea, facilmente leggibile attraverso dei grafici.


Applicazioni

Come metodologia orientata a stabilire la combinazione più conveniente tra lo strumento, il pubblico e il messaggio, ha una funzione propedeutica nei corsi di giornalismo e particolarmente nelle professioni di pubblicitario, addetto stampa, public relations, open source man; così come nel marketing e nei sondaggi d'opinione per la particolare, conveniente e veloce tecnica della inde (indagine demodoxalogica). È stata utilizzata anche nella formazione per migliorare le tecniche di approccio all'insegnamento e nell'attività politica per conquistare il consenso pubblico.

King Z.
20-01-15, 13:04
Per diventare esperti di demodoxalogia bastano pochi mesi di Nazionale.

Maestrale
20-01-15, 13:27
Li si diventa esperti in psicopatologie, è diverso

Gianluca
21-01-15, 11:50
Insulti, boutade, interminabili botta e risposta e indignazioni on line? Temi importanti o abili strategie mediatiche e politiche per distrarre l’attenzione?

Le tecniche di manipolazione psicologica sociale hanno dei padri fondatori e lunga storia. Gustave Le Bon etnologo e psicologo (fu uno dei fondatori della “Psicologia sociale”) fu il primo a studiare scientificamente il comportamento delle folle, cercando di identificarne i caratteri peculiari e proponendo tecniche adatte per guidarle e controllarle. Per questa ragione le sue opere vennero lette e attentamente studiate dai dittatori totalitari del novecento, i quali basarono il proprio potere sulla capacità di controllare e manipolare le masse. Tema centrale di Le Bon è : “Nell’anima collettiva, le attitudini intellettuali degli uomini, e di conseguenza le loro individualità, si annullano. L’eterogeneo si dissolve nell’omogeneo e i caratteri inconsci predominano”.

Dopo Le Bon un guru della propaganda fu Bernays, nipote di Freud: inizialmente, Bernays studiò l’opera di Gustave Le Bon, “Psicologia delle folle”, pubblicata nel 1895. Opera di riferimento per molti uomini politici, fu meticolosamente studiata anche da Lenin, Stalin, Hitler, e Mussolini. La relazione con Freud era costantemente al centro del suo pensiero e del suo lavoro di consulente. Nella sostanza, la sua convinzione era che una manipolazione consapevole e intelligente delle opinioni e delle abitudini delle masse, svolge un ruolo importante in una società democratica. Nasceva così il concetto – caro appunto alla propaganda in chiave politica – secondo cui chi è in grado di padroneggiare questo dispositivo sociale può costituire un potere invisibile capace di dirigere una nazione:
«Coloro che hanno in mano questo meccanismo […] costituiscono […] il vero potere esecutivo del paese. Noi siamo dominati, la nostra mente plasmata, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, da gente di cui non abbiamo mai sentito parlare. […] Sono loro che manovrano i fili…».
Nel 1933 Joseph Goebbels rivelò a un giornalista americano che lo stava intervistando, come il libro Crystallizing Public Opinion che Bernays aveva pubblicato nel 1923 fosse stato utilizzato per le campagne politiche dei nazional-socialisti.

Noam Chomsky ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media. Tra queste spicca la numero uno: La strategia della distrazione. “L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.”

La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali. Mantenere l’attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza.

Psicologia politica: come distrarre la massa dai veri problemi (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/17/psicologia-politica-come-distrarre-la-massa-dai-veri-problemi/658378/)
ottimo spunto per questo forum!
Dissento su una cosa da Chomsky: non è che le distrazioni non ci siano, è che il pubblico le ama come niente altro... le cose importanti non hanno tutto questo seguito non perché non siano toccate dai media, ma perché dovendo scegliere l'utente va verso cose semplici delle quali sa bene cosa dire

il problema è che per cercare di avvicinare i cittadini alla politica si sono creati movimenti che dicevano delle tali scemenze e bambinate in modo da fare sentire chiunque all'altezza della discussione politica

i risultati si vedono sui social dove perfetti imbecilli parlano di cose di cui non sanno nulla

in generale l'approccio secondo il quale dall'alto si tenda a fare fesso il popolo è secondo me sbagliato
dall'alto non si ha alcuna scelta, o si fa così o si muore, perché il popolo è un bambino frignone e viziato, ignorante e presuntuoso, a tratti completamente irragionevole ed incapace di comprendere ciò che è il bene comune

insomma anche uno che volesse portare un beneficio a tutti sarebbe probabilmente costretto a farlo mentendo o manipolando

Maestrale
21-01-15, 18:13
i risultati si vedono sui social dove perfetti imbecilli parlano di cose di cui non sanno nulla


Oddio pure qua non è che siamo messi male eh :D

Comunque rispondendo al tuo intero intervento anch'io condivido la tua visione nichilista sull'umanità del XXI secolo, c'è poco da fare.

Non sono cattolico ma mi viene ugualmente in mente Gesù che diceva "non date le perle ai porci". Forse ai suoi tempi i quei "porci" non erano poi così tanti, oggi probabilmente sono la maggioranza.

E' anche vero, però, che in Italia più che altrove c'è una classe dirigente che spesso manipola nel torbido non solo per alti ideali, e nemmeno per la gestione migliore possibile della cosa pubblica attuata secondo procedure che la maggioranza degli elettori non capirebbe, bensì per conseguire immediati guadagni esclusivamente personali in termini di denaro o potere. Questi qui non hanno alcuna giustificazione, almeno per quanto mi riguarda.

Gianluca
21-01-15, 20:56
Oddio pure qua non è che siamo messi male eh :D

Comunque rispondendo al tuo intero intervento anch'io condivido la tua visione nichilista sull'umanità del XXI secolo, c'è poco da fare.

Non sono cattolico ma mi viene ugualmente in mente Gesù che diceva "non date le perle ai porci". Forse ai suoi tempi i quei "porci" non erano poi così tanti, oggi probabilmente sono la maggioranza.

E' anche vero, però, che in Italia più che altrove c'è una classe dirigente che spesso manipola nel torbido non solo per alti ideali, e nemmeno per la gestione migliore possibile della cosa pubblica attuata secondo procedure che la maggioranza degli elettori non capirebbe, bensì per conseguire immediati guadagni esclusivamente personali in termini di denaro o potere. Questi qui non hanno alcuna giustificazione, almeno per quanto mi riguarda.
fanno i cazzi loro, non hanno risposte da dare, intanto magnano... poi si vede

ma la gente che si lamenta non vorrebbe andare li per fare meglio ma pe magnà de più!

Lucifertuga
13-03-15, 23:39
ottimo spunto per questo forum!
Dissento su una cosa da Chomsky: non è che le distrazioni non ci siano, è che il pubblico le ama come niente altro... le cose importanti non hanno tutto questo seguito non perché non siano toccate dai media, ma perché dovendo scegliere l'utente va verso cose semplici delle quali sa bene cosa dire

il problema è che per cercare di avvicinare i cittadini alla politica si sono creati movimenti che dicevano delle tali scemenze e bambinate in modo da fare sentire chiunque all'altezza della discussione politica

i risultati si vedono sui social dove perfetti imbecilli parlano di cose di cui non sanno nulla

in generale l'approccio secondo il quale dall'alto si tenda a fare fesso il popolo è secondo me sbagliato
dall'alto non si ha alcuna scelta, o si fa così o si muore, perché il popolo è un bambino frignone e viziato, ignorante e presuntuoso, a tratti completamente irragionevole ed incapace di comprendere ciò che è il bene comune

insomma anche uno che volesse portare un beneficio a tutti sarebbe probabilmente costretto a farlo mentendo o manipolando



Un pò come con la tv e gli altri media insomma. Tutti si lamentano che i programmi fanno pena, che son sempre le stesse cose e le novità sono una più insipida dell'altra però questo è ciò che viaggia nell'etere e che tutti volenti o no finiscono per guardare, commentare, criticare.
Chomsky, non ho idea di chi sia costui, non ha detto cose sbagliate ma ha detto cose ovvie cioè che se esistono distrazioni idiote è probabilmente perchè si sa che ci saranno migliaia, milioni, di idioti pronti a seguirle (discorso che vale per le mode come per i gusti musicali e qualsiasi altra distrazione di massa).
Non c'è via d'uscita. Occorrerebbe vivere da eremiti su un monte per non esserne più o meno coinvolti.
Poi personalmente per come vedo fabbricate tante opinioni o per come si spende paginate di giornali o ore e ore di servizi televisivi resto dell'idea che un pò dall'alto, tra chi comanda, questa situazione sia pilotata o comunque facilitata in ogni modo.
Dico solo che se non siamo propriamente al Grande fratello orwelliano poco ci manca (e in ogni caso di fronte alla stupidità dominante mi sa che rimane soltanto di alzare bandiera bianca).