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Visualizza Versione Completa : Giovanni di Gamala è esistito?



Marietto
22-01-15, 01:02
La presunta prova dell'esistenza storica di "Giovanni di Gamala, figlio di Giuda il Galileo" sarebbe stata scoperta dallo studioso Emilio Salsi all'interno dell'ottavo capitolo del settimo libro de "La Guerra Giudaica" di Giuseppe Flavio:

252. Al governo della Giudea, morto Basso, era succeduto Flavio Silva. Questi, vedendo che tutto il resto del paese era stato sottomesso con le armi tranne un'unica fortezza ancora in mano ai ribelli, raccolse le forze che stavano nella regione e mosse contro di essa. Masàda è il nome di questa fortezza.
253. A capo dei sicari c'era Eleazar, uomo potente, discendente di quel Giuda che, come sopra abbiamo detto, aveva persuaso non pochi giudei a sottrarsi al censimento fatto a suo tempo da Quirino nella Giudea.
254. A quell'epoca i sicari ordirono una congiura contro quelli che volevano accettare la sottomissione ai romani e li combatterono in ogni modo come nemici, depredandoli degli averi e del bestiame e appiccando il fuoco alle loro case;
255. sostenevano, infatti, che non c'era nessuna differenza fra loro e gli stranieri dato che, ignobilmente, buttavano via la libertà per cui i giudei avevano tanto combattuto, e dichiaravano di preferire la schiavitù sotto i romani.
256. Ma queste parole erano un pretesto per ammantare la loro ferocia e la loro cupidigia.
257. In realtà quelli che si unirono ad essi nella ribellione, e presero parte attiva alla guerra contro i romani, ebbero a subire da loro atrocità più terribili,
258. e quando poi vennero ancora convinti di falsità nella giustificazione che adducevano, ancor più essi perseguitarono chi, per difendersi, denunciava le loro malefatte.
259. Quell'epoca fu in certo modo così prolifica di ogni sorta di ribalderia fra i giudei, che nessun delitto fu lasciato intentato, né chi volesse escogitarne di nuovi riuscirebbe a trovarli:
260. a tal punto erano tutti bacati nella vita privata come in quella pubblica, e facevano a gara tra loro nel commettere empietà contro Dio e soprusi contro i vicini, i signori opprimendo le masse e le masse cercando di eliminare i signori.
261. Infatti gli uni avevano una gran sete di dominio, gli altri di scatenare la violenza e di impossessarsi dei beni dei ricchi.
262. Furono dunque i sicari quelli che per primi calpestarono la Legge e incrudelirono contro i connazionali, senza astenersi da alcun insulto per offendere le loro vittime, o da alcun atto per rovinarle.
263. Eppure Giovanni fece sì che anche costoro sembrassero più moderati di lui; egli infatti non soltanto eliminò chiunque dava giusti e utili consigli, trattando costoro come i suoi più accaniti nemici fra tutti i cittadini, ma riempì la patria di un'infinità di pubblici mali, quali inevitabilmente doveva infliggere agli uomini chi già aveva osato di commettere empietà verso Dio.
264. La sua mensa era infatti imbandita con cibi proibiti ed aveva abbandonato le tradizionali regole di purità, sì che non poteva più far stupore se uno, che era così follemente empio verso Dio, non osservava più la bontà e la fratellanza verso gli uomini.
265. D'altra parte, poi, Simone figlio di Ghiora quale delitto non commise? Quale sopruso risparmiò a coloro che come liberi cittadini lo avevano eletto a loro capo?
266. Quale amicizia, quale parentela non rese questi due più audaci nelle loro stragi quotidiane? Essi consideravano un atto di ignobile cattiveria far male agli estranei, mentre ritenevano di fare una bella figura mostrandosi spietati verso i parenti prossimi.

Le prove dell'esistenza storica di Giovanni di Gamala sarebbero dunque queste:

1) Le parole "A quell'epoca i sicari" (paragrafo 254) sarebbero un chiaro riferimento all'epoca di Giuda il Galileo ed alla sua rivolta contro il censimento del 6 d.C., e tutti i paragrafi successivi si riferirebbero sempre a quel periodo storico.

2) Il Giovanni citato al paragrafo 263 deve essere proprio il famigerato figlio primogenito di Giuda il Galileo e non Giovanni di Giscala, come sostengono tutti gli storici di professione. Peccato che "Simone figlio di Ghiora" (citato al paragrafo 265) era proprio un rivoltoso che fu eletto a capo di Gerusalemme intorno al 69 d.C., l'epoca di Giovanni di Giscala... Nessun problema, qui è evidente che un falsario cristiano ha trasformato "Simone, figlio di Giuda il Galileo e fratello di Giovanni" in "Simone figlio di Ghiora" per depistarci e non farci capire la verità storica!

3) A riprova del fatto che il Giovanni ed il Simone citati sono i figli di Giuda il Galileo, possiamo constatare che, al paragrafo 266, Giuseppe Flavio ci dice che i due erano legati da parentela ed amicizia e noi sappiamo che Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora non erano parenti, ed erano acerrimi nemici.

Queste sarebbero le "prove" dell'esistenza storica di Giovanni di Gamala.

Partiamo dalla terza: non è assolutamente vero che Giuseppe Flavio affermi che Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora fossero legati da amicizia e parentela.
"Quale amicizia, quale parentela non rese questi due più audaci nelle loro stragi quotidiane?"
Lo storico Giuseppe Flavio ci sta semplicemente dicendo che questi due non si facevano alcun problema ad ammazzare parenti ed amici, non che fossero parenti ed amici tra di loro, reciprocamente.

Passiamo ora alla "prova regina", l'evidente riferimento che (siamo al paragrafo 254, poi ribadito al 259) Giuseppe Flavio avrebbe fatto all'epoca di Giuda il Galileo e della sua rivolta contro il censimento del 6 d.C.. Questo riferimento non solo non è "evidente", ma proprio non c'è: Giuseppe Flavio si sta chiaramente riferendo all'epoca di poco precedente l'assalto di Masada (74 d.C.), ed infatti:
"A quell'epoca i sicari ordirono una congiura contro quelli che volevano accettare la sottomissione ai romani e li combatterono in ogni modo come nemici, depredandoli degli averi e del bestiame e appiccando il fuoco alle loro case"
In nessuna fonte è contenuta l'informazione che Giuda il Galileo abbia mai ordito una congiura contro chi si sottometteva a Roma, né che lui ed i suoi seguaci abbiano mai appiccato il fuoco a delle case. Ma, soprattutto, i "sicari" non erano i seguaci di Giuda il Galileo!

"Furono poi un'infinità i briganti che lui stesso [Felice] fece crocifiggere, o i paesani che punì come loro complici. Però, mentre il paese veniva così ripulito, in Gerusalemme nacque una nuova forma di banditismo, quella dei cosiddetti sicari, che commettevano assassini in pieno giorno e nel bel mezzo della città." (Guerra Giudaica, libro quinto, capitolo primo, undicesimo paragrafo)

Felice fu procuratore tra il 52 ed il 60 d.C., ad ulteriore riprova che Giuseppe Flavio non si stava riferendo all'epoca della rivolta di Giuda il Galileo contro il censimento del 6 d.C., bensì all'epoca nella quale furono protagonisti Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora e non Giovanni di Gamala (storicamente mai esistito) e suo fratello Simone (crocifisso tra il 46 ed il 48 dal procuratore Tiberio Giulio Alessandro, insieme a Giacomo, un altro figlio di Giuda il Galileo):
"Oltre a ciò, Giacomo e Simone, figli di Giuda il Galileo, furono sottoposti a processo e per ordine di Alessandro vennero crocefissi; questi era il Giuda che - come ho spiegato sopra - aveva aizzato il popolo alla rivolta contro i romani, mentre Quirino faceva il censimento in Giudea." (Antichità Giudaiche XX, 102)


In conclusione, io non so se Gesù Cristo sia storicamente esistito. Ma certamente non è storicamente esistito alcun "Giovanni di Gamala, detto il Nazireo, figlio di Giuda il Galileo".

Giordi
22-01-15, 09:53
Discussione interessante! :)

Poco fa ho informato Emilio Salsi e l'ho invitato a replicare. E' giusto che sappia che ci sono delle forti incongruenze nella tesi che propone.

Gianky
22-01-15, 10:34
Ci sono anche altri autori che invece sostengono la storicità del personaggio.
Giovanni di Gamala - Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_di_Gamala)

Personalmente sono totalmente ignorante sull'argomento ed un eventuale intervento di Salsi sarebbe benvenuto essendo impossibile avere il parere di Cascioli per ovvi motivi. Personalmente, nella mia ignoranza, non sono mai stato convinto dell'equazione Giovanni di gamala = Gesù di nazareth, come non mi ha mai convinto l'equazione Nazareth = Gamala, fermo restando che la cittadina di Nazareth non è mai citata dalle fonti contemporanee e nemmeno da Giuseppe Flavio che pure cita centinaia di località.

Giordi
22-01-15, 11:30
Ci sono anche altri autori che invece sostengono la storicità del personaggio.
Giovanni di Gamala - Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_di_Gamala)

Personalmente sono totalmente ignorante sull'argomento ed un eventuale intervento di Salsi sarebbe benvenuto essendo impossibile avere il parere di Cascioli per ovvi motivi. Personalmente, nella mia ignoranza, non sono mai stato convinto dell'equazione Giovanni di gamala = Gesù di nazareth, come non mi ha mai convinto l'equazione Nazareth = Gamala, fermo restando che la cittadina di Nazareth non è mai citata dalle fonti contemporanee e nemmeno da Giuseppe Flavio che pure cita centinaia di località.

Non so se Salsi con i suoi 75 anni troverà la voglia di venire a rispondere qui, vedremo.

Giordi
22-01-15, 14:08
Non so se Salsi con i suoi 75 anni troverà la voglia di venire a rispondere qui, vedremo.

Mi ha risposto. Ma ha problemi nella visualizzazione del forum. Non è molto pratico di computer. Così mi sono prestato a fare da tramite. Attendo quindi le sue repliche.

Giordi
22-01-15, 17:22
La presunta prova dell'esistenza storica di "Giovanni di Gamala, figlio di Giuda il Galileo" sarebbe stata scoperta dallo studioso Emilio Salsi all'interno dell'ottavo capitolo del settimo libro de "La Guerra Giudaica" di Giuseppe Flavio:

252. Al governo della Giudea, morto Basso, era succeduto Flavio Silva. Questi, vedendo che tutto il resto del paese era stato sottomesso con le armi tranne un'unica fortezza ancora in mano ai ribelli, raccolse le forze che stavano nella regione e mosse contro di essa. Masàda è il nome di questa fortezza.
253. A capo dei sicari c'era Eleazar, uomo potente, discendente di quel Giuda che, come sopra abbiamo detto, aveva persuaso non pochi giudei a sottrarsi al censimento fatto a suo tempo da Quirino nella Giudea.
254. A quell'epoca i sicari ordirono una congiura contro quelli che volevano accettare la sottomissione ai romani e li combatterono in ogni modo come nemici, depredandoli degli averi e del bestiame e appiccando il fuoco alle loro case;
255. sostenevano, infatti, che non c'era nessuna differenza fra loro e gli stranieri dato che, ignobilmente, buttavano via la libertà per cui i giudei avevano tanto combattuto, e dichiaravano di preferire la schiavitù sotto i romani.
256. Ma queste parole erano un pretesto per ammantare la loro ferocia e la loro cupidigia.
257. In realtà quelli che si unirono ad essi nella ribellione, e presero parte attiva alla guerra contro i romani, ebbero a subire da loro atrocità più terribili,
258. e quando poi vennero ancora convinti di falsità nella giustificazione che adducevano, ancor più essi perseguitarono chi, per difendersi, denunciava le loro malefatte.
259. Quell'epoca fu in certo modo così prolifica di ogni sorta di ribalderia fra i giudei, che nessun delitto fu lasciato intentato, né chi volesse escogitarne di nuovi riuscirebbe a trovarli:
260. a tal punto erano tutti bacati nella vita privata come in quella pubblica, e facevano a gara tra loro nel commettere empietà contro Dio e soprusi contro i vicini, i signori opprimendo le masse e le masse cercando di eliminare i signori.
261. Infatti gli uni avevano una gran sete di dominio, gli altri di scatenare la violenza e di impossessarsi dei beni dei ricchi.
262. Furono dunque i sicari quelli che per primi calpestarono la Legge e incrudelirono contro i connazionali, senza astenersi da alcun insulto per offendere le loro vittime, o da alcun atto per rovinarle.
263. Eppure Giovanni fece sì che anche costoro sembrassero più moderati di lui; egli infatti non soltanto eliminò chiunque dava giusti e utili consigli, trattando costoro come i suoi più accaniti nemici fra tutti i cittadini, ma riempì la patria di un'infinità di pubblici mali, quali inevitabilmente doveva infliggere agli uomini chi già aveva osato di commettere empietà verso Dio.
264. La sua mensa era infatti imbandita con cibi proibiti ed aveva abbandonato le tradizionali regole di purità, sì che non poteva più far stupore se uno, che era così follemente empio verso Dio, non osservava più la bontà e la fratellanza verso gli uomini.
265. D'altra parte, poi, Simone figlio di Ghiora quale delitto non commise? Quale sopruso risparmiò a coloro che come liberi cittadini lo avevano eletto a loro capo?
266. Quale amicizia, quale parentela non rese questi due più audaci nelle loro stragi quotidiane? Essi consideravano un atto di ignobile cattiveria far male agli estranei, mentre ritenevano di fare una bella figura mostrandosi spietati verso i parenti prossimi.

Le prove dell'esistenza storica di Giovanni di Gamala sarebbero dunque queste:

1) Le parole "A quell'epoca i sicari" (paragrafo 254) sarebbero un chiaro riferimento all'epoca di Giuda il Galileo ed alla sua rivolta contro il censimento del 6 d.C., e tutti i paragrafi successivi si riferirebbero sempre a quel periodo storico.

2) Il Giovanni citato al paragrafo 263 deve essere proprio il famigerato figlio primogenito di Giuda il Galileo e non Giovanni di Giscala, come sostengono tutti gli storici di professione. Peccato che "Simone figlio di Ghiora" (citato al paragrafo 265) era proprio un rivoltoso che fu eletto a capo di Gerusalemme intorno al 69 d.C., l'epoca di Giovanni di Giscala... Nessun problema, qui è evidente che un falsario cristiano ha trasformato "Simone, figlio di Giuda il Galileo e fratello di Giovanni" in "Simone figlio di Ghiora" per depistarci e non farci capire la verità storica!

3) A riprova del fatto che il Giovanni ed il Simone citati sono i figli di Giuda il Galileo, possiamo constatare che, al paragrafo 266, Giuseppe Flavio ci dice che i due erano legati da parentela ed amicizia e noi sappiamo che Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora non erano parenti, ed erano acerrimi nemici.

Queste sarebbero le "prove" dell'esistenza storica di Giovanni di Gamala.

Partiamo dalla terza: non è assolutamente vero che Giuseppe Flavio affermi che Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora fossero legati da amicizia e parentela.
"Quale amicizia, quale parentela non rese questi due più audaci nelle loro stragi quotidiane?"
Lo storico Giuseppe Flavio ci sta semplicemente dicendo che questi due non si facevano alcun problema ad ammazzare parenti ed amici, non che fossero parenti ed amici tra di loro, reciprocamente.

Passiamo ora alla "prova regina", l'evidente riferimento che (siamo al paragrafo 254, poi ribadito al 259) Giuseppe Flavio avrebbe fatto all'epoca di Giuda il Galileo e della sua rivolta contro il censimento del 6 d.C.. Questo riferimento non solo non è "evidente", ma proprio non c'è: Giuseppe Flavio si sta chiaramente riferendo all'epoca di poco precedente l'assalto di Masada (74 d.C.), ed infatti:
"A quell'epoca i sicari ordirono una congiura contro quelli che volevano accettare la sottomissione ai romani e li combatterono in ogni modo come nemici, depredandoli degli averi e del bestiame e appiccando il fuoco alle loro case"
In nessuna fonte è contenuta l'informazione che Giuda il Galileo abbia mai ordito una congiura contro chi si sottometteva a Roma, né che lui ed i suoi seguaci abbiano mai appiccato il fuoco a delle case. Ma, soprattutto, i "sicari" non erano i seguaci di Giuda il Galileo!

"Furono poi un'infinità i briganti che lui stesso [Felice] fece crocifiggere, o i paesani che punì come loro complici. Però, mentre il paese veniva così ripulito, in Gerusalemme nacque una nuova forma di banditismo, quella dei cosiddetti sicari, che commettevano assassini in pieno giorno e nel bel mezzo della città." (Guerra Giudaica, libro quinto, capitolo primo, undicesimo paragrafo)

Felice fu procuratore tra il 52 ed il 60 d.C., ad ulteriore riprova che Giuseppe Flavio non si stava riferendo all'epoca della rivolta di Giuda il Galileo contro il censimento del 6 d.C., bensì all'epoca nella quale furono protagonisti Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora e non Giovanni di Gamala (storicamente mai esistito) e suo fratello Simone (crocifisso tra il 46 ed il 48 dal procuratore Tiberio Giulio Alessandro, insieme a Giacomo, un altro figlio di Giuda il Galileo):
"Oltre a ciò, Giacomo e Simone, figli di Giuda il Galileo, furono sottoposti a processo e per ordine di Alessandro vennero crocefissi; questi era il Giuda che - come ho spiegato sopra - aveva aizzato il popolo alla rivolta contro i romani, mentre Quirino faceva il censimento in Giudea." (Antichità Giudaiche XX, 102)


In conclusione, io non so se Gesù Cristo sia storicamente esistito. Ma certamente non è storicamente esistito alcun "Giovanni di Gamala, detto il Nazireo, figlio di Giuda il Galileo".

Questa è la risposta di Emilio Salsi:
"Sig. Giordano, chieda all'interlocutore di ribadire i nomi completi dei due personaggi "Giovanni e Simone", oggetto del dibattito, ai quali si riferisce lo storico ebreo, ed in quale epoca li colloca.

Grazie. A risentirci."

Marietto
22-01-15, 23:37
Questa è la risposta di Emilio Salsi:
"Sig. Giordano, chieda all'interlocutore di ribadire i nomi completi dei due personaggi "Giovanni e Simone", oggetto del dibattito, ai quali si riferisce lo storico ebreo, ed in quale epoca li colloca.Giovanni di Giscala e Simone bar Giora, epoca 66/70 d.C.

Marietto
23-01-15, 04:24
PARTE DUE:
I fratelli di Gesù/Giovanni


"Non è costui [Gesù] il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?" (Matteo 13, 55)

Un'altra "prova" che viene portata a dimostrazione del fatto che Gesù Cristo sarebbe stato costruito sopra il personaggio "storico" di Giovanni di Gamala è che entrambi ebbero quattro fratelli chiamati: Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda. Come è possibile questo straordinario caso di omonimia multipla? Evidentemente Gesù e Giovanni erano in realtà la stessa persona...

Premesso che Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda erano nomi diffusissimi all'epoca in cui visse Gesù e, anche se Giuda il Galileo avesse avuto quattro figli chiamati in quel modo, questo non avrebbe provato un bel nulla... ma, secondo quanto riportato dallo storico Giuseppe Flavio, i figli di Giuda il Galileo erano Simone, Giacomo e Menahem. C'è poi un altro discendente: Eleazar figlio di Giairo (quest'ultimo, Giairo, doveva presumibilmente essere un figlio di Giuda il Galileo ma, siccome il suo nome non rientra tra i fratelli di Gesù, allora Emilio Salsi ci dice che doveva essere il marito di una delle sorelle di Gesù/Giovanni... in quei luoghi, in quel tempo, in quella cultura la discendenza sarebbe stata trasmessa da una donna?!?).

Simone e Giacomo vennero crocefissi per ordine del procuratore Tiberio Alessandro tra il 46 e il 48 d.C. (Guerra Giudaica XX, 102)

Menahem fu un capo rivoluzionario che nel 66 d.C. riuscì a conquistare la città di Gerusalemme, arrivò persino ad indossare la veste regia ma fu presto spodestato da Eleazar (il Capitano delle Guardia del Tempio, che vendicò la morte di suo padre, il Sommo Sacerdote Anania ucciso da Menahem), venne catturato, torturato ed ucciso. (Guerra Giudaica II, 440-446)

Eleazar fu a capo della resistenza finale dei sicari asserragliati nella fortezza di Masada dove, nel 74 d.C., persuase i suoi ad un suicidio di massa, pur di non cadere nelle mani dei romani. (Guerra Giudaica VII)

Dunque i figli di Giuda il Galileo erano Simone, Giacomo, Menahem (alcuni studiosi, data la distanza temporale, ritengono più probabile che sia stato un nipote) e presumibilmente Giairo (padre di Eleazar, discendente di Giuda il Galileo).
Dunque non è vero che il fantomatico Giovanni di Gamala e Gesù ebbero quattro fratelli che si chiamavano nello stesso modo? Ma no, deve essere per forza così, sono la stessa persona e quindi debbono esserci questi quattro fratelli omonimi... ed infatti, ci dice Emilio Salsi, se compariamo un passo di Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio con un altro passo degli Atti degli Apostoli scopriamo che:

"Durante il periodo in cui Fado era procuratore della Giudea, un certo sobillatore di nome Tèuda persuase la maggior parte della folla a prendere le proprie sostanze e a seguirlo al fiume Giordano. Affermava di essere un profeta al cui comando il fiume si sarebbe diviso aprendo loro un facile transito. Con questa informazione ingannò molti. Fado però non permise loro di raccogliere il frutto della loro follia e inviò contro di essi uno squadrone di cavalleria che piombò inaspettatamente contro di essi uccidendone molti e facendone altri prigionieri; lo stesso Tèuda fu catturato, gli mozzarono la testa e la portarono a Gerusalemme." (Antichità Giudaiche XX 97-98)

"(34) Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, (35) disse: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. (36) Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. (37) Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. (38) Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; (39) ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!».
(40) Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà.
(Atti degli Apostoli 5, 34-40)

Ma certo, il Tèuda di Giuseppe Flavio ed il Tèuda di Atti degli Apostoli devono essere la stessa persona. Ma allora perché Luca ha fatto dire a Gameliele che Giuda il Galileo (che lottò contro il censimento romano del 6.C) è sorto dopo Tèuda al quale fu mozzata la testa nel 45 d.C.? Ma è ovvio, i falsari cristiani non vogliono farci capire che Tèuda era figlio di Giuda il Galileo e li hanno, per questa ragione, invertiti cronologicamente... dunque, Tèuda deve essere figlio di Giuda il Galileo, ma certo! Aspetta!!!! Tèuda ... Theudas (greco) ... Thaddaeus (latino) .... Taddeo (in italiano)! Ma certo: Tèuda deve essere l'apostolo Giuda Taddeo che deve essere Giuda, fratello di Gesù/Giovanni.

Dunque, abbiamo Simone, Giacomo e Giuda. Manca solo un fratello all'appello: Giuseppe! Ma è ovvio, ci dice Emilio Salsi, il vero nome di Menahem deve essere Giuseppe. Giuseppe Flavio lo ha cambiato in Menahem temendo che qualche lettore distratto potesse fare confusione e confondere Giuseppe Flavio (che scrive in terza persona ed è spesso protagonista dei propri scritti) con Giuseppe, figlio di Giuda il Galileo! Quale tremendo oltraggio, sarebbe stato, Giuseppe Flavio preferì marchiare il figlio di Giuda il Galileo con il nome biblico del generale Menahem, che si comportò da boia vigliacco col suo popolo pur di diventare re.

Un altro autore, Giancarlo Tranfo, nel suo libro "La Croce di Spine" ci dice invece che il vero nome del fratello di Gesù/Giovanni era Menahem ma che nei Vangeli fu cambiato in Giuseppe perché Menahem era troppo particolare come nome, c'era troppo il rischio che venissero sgamati e si capisse che il fratello di Gesù era figlio di Giuda il Galileo! Si, deve essere andata così.

Ci tengo a precisare che, ogni volta che ho scritto deve o devono in grassetto, si tratta sempre di ipotesi, congetture e supposizioni, una concatenata all'altra. Un vero e proprio castello di carte, basta che una sola di queste congetture non sia corretta che crolla tutto. Tutto questo intricato casino per "provare" che i fratelli di Gesù erano figli di Giuda il Galileo e che, pertanto, Gesù è un mito costruito sopra la figura di "Giovanni di Gamala" la cui esistenza, come appurato nella prima parte, non ha alcun riscontro storico.

Giordi
26-01-15, 08:58
Giovanni di Giscala e Simone bar Giora, epoca 66/70 d.C.

Di seguito la risposta del sig. Salsi:

In questo forum è stata aperta una discussione che concerne una materia didattica chiamata "Storia del Cristianesimo". Promotore del dibattito è il sig. "Marietto" il quale, si sveglia una mattina ed entra in polemica aperta con le analisi storiche di Emilio Salsi (il sottoscritto), uno studioso pressoché sconosciuto dal pubblico, ma non dagli esegeti del Vaticano che lo considerano un vero "incubo"… e più avanti vedremo perché.
Marietto chiama in causa nientemeno che "Giovanni di Gàmala", un personaggio giudaico ignorato dal 99,99% dei credenti come degli atei e, dopo averci "stupito" con la sua capacità di storico tramite l'analisi di un lontano ricordo richiamato da Giuseppe Flavio in "La Guerra Giudaica", si sfoga con una dimostrazione (fasulla), destinata agli inconsapevoli forumisti presenti, affermando che i due capi zeloti "Giovanni ed il Simone", citati dallo storico ebreo, non hanno nulla a che vedere con "Giovanni di Gàmala", viceversa, dichiara lui, si tratta di due rivoluzionari "Giovanni di Giscala" e "Simone barGiora" (figlio di Ghiora): due famosi ebrei che si distinsero nella guerra contro i Romani fra il 66 ed il 70 d.C. Dopodiché firma la sua "analisi": "In conclusione, io non so se Gesù Cristo sia storicamente esistito. Ma certamente non è storicamente esistito alcun "Giovanni di Gamala, detto il Nazireo, figlio di Giuda il Galileo".
Questa frase, a prima vista neutra, in realtà dimostra una incontenibile urgenza di smentire l'esistenza di un personaggio sconosciuto a tutti, mentre, riguardo all'arci noto "Gesù", Marietto si limita a dire "non so se sia esistito". Il sig."Marietto", angosciato da "Giovanni di Gàmala", riferisce un lontano ricordo richiamato dallo storico ebreo e lo fa passare come un fatto concernente gli ultimi eventi bellici fra i Romani edi Giudei. A tal fine riporta "scientemente" solo una parte dell'intero cap. 8° del Libro VII di "La Guerra Giudaica", limitandosi ai versi che vanno dal 252 al 266. L'esegeta "Marietto il furbetto" sottrae alla conoscenza dei lettori i successivi versi che vanno dal 267 al 275, laddove Giuseppe Flavio conclude, in merito ai protagonisticitati, specificando che:
"(271) Comunque,fecero tutti la fine che meritavano, perché Dio diede a ciascuno la giusta punizione; (272) infatti tutti icastighi che mai possono colpire un uomo si abbatterono su di loro anche fino all’ultimo istante di vita, facendoli morire fra i più atroci tormenti d’ogni sorta fino all'ultimo istante di vita”.
Per chiarezza, i nomi che vengono richiamati nel ricordo su citato sono, in sequenza, "Giuda il Galieo", "Giovanni" e "Simone figlio di Ghiora". In questo caso ci troviamo di fronte ad una manomissione dei copisti del "Codex Sangallen 627 " risalente al IX secolo, i quali, sapendo le implicazioni storiche avverso il mito di Cristo, fecero sembrare i personaggi richiamati come i protagonisti della guerra giudaica del 66 d.C.: Giovanni("figlio di Giscala" nel brano nonvienecitato), e Simone bar Ghiora ("bar" è aramaico e significa "figliodi").
La dimostrazione della falsificazione è semplice perché Giuseppe Flavio non avrebbe mai potuto riferirsi a loro dal momento che nessuno dei due morì "fra i più atroci tormenti d'ogni sorta, fino all'ultimo istante di vita". Infatti, mentre scriveva "La Guerra Giudaica", ultimata nel 79 d.C., lo storico ebreo riferì che Giovanni di Giscala era vivo, incarcerato a vita da Tito; viceversa, Simone figlio di Ghiora fu condotto in catene a Roma e, nel 71 d.C., in occasione del trionfo del condottiero, venne decapitato sull'Esquilino. Decapitato:Zac! Nulla a che vedere con una tortura, atroce, prolungata sino all'agonia finale, praticata dai Romani contro chi non intendeva sottomettersi al loro dominio.
Premetto che cimentarsi nella "Storia del Cristianesimo" introducendo "Giovanni di Gàmala" è come insegnare l'aritmetica agli scolaretti iniziando dall'alta matematica. Ma sono certo che il sig. "Marietto il furbetto"questo lo sa benissimo; a lui non interessa far conoscere, al contrario, come i pennivendoli del sacro, usa la suaconoscenza per impedire che altri sappiano. La conoscenza storica, archeologica e scientifica, quando diventa "critica degli eroi cristiani primitivi" per Marietto è un "incubo" … esattamente come per gli esegeti dei Centri di Studi Biblici. Dopo che uno di loro, il sacerdote Prof.Gianluigi Pasquale, già Preside della Facoltà Laurentiana di Teologia a Roma e Venezia, ha osato confrontarsi in TV ("Teletibur" in quel di Tivoli)con Emilio Salsi, finendo col rimanere sotto shock "da qui all'eternità", gli esegeti del Vaticano non intendono, nel modo più assoluto, dibattere pubblicamente col sottoscritto.
Visto che secondo lui sono incapace, chiedo al sig. "Marietto sottuttio", mi faccia fare pubblicamente una brutta figura, non si limiti al presente forum, siassuma la responsabilità delle sue affermazioni rivelandoci la propria identità o, quantomeno, faccia sapere ai lettori chi, fra gli specialisti con la tonaca (i migliori del mondo sono i Cattolici) se la sente di confrontarsi pubblicamente con Storia, Archeologia, Filologia, Geotopografia: le discipline cardine della scienza razionale in grado di demolire l'oscurantismo superstizioso del Cristianesimo, come di ogni altro Credo.
Chiunque può prendere visione liberamente dei miei studi nel sito web "Vangeli e Storia". Nell'ultimo argomento dell'Home Page poteteleggere le lettere raccomandate inviate agli esegeti del Vaticano, anche agli alti prelati, i quali mi hanno risposto che erano impegnati. Ho replicato che fra tutti gli specialisti dei numerosi Centri Studi Biblici ed Archeologici, frati compresi, sarei stato disponibile a dibattere con chiunque di loro. Niente. Tutti occupati … a "rattoppare" le sciocchezze e lecontraddizioni riferite nei vangeli e nella "Storia Ecclesiastica"dei Padri.
E' superfluo dire che l'invito al dibattito pubblico aperto, indirizzato a "Marietto il furbetto", deve essere raccolto dagli specialisti in esegesi biblica comparata alla "Soria del Cristianesimo". Meglio ancora, poiché il sig. Marietto ha decretato il suo dogma: "Non so se Gesù Cristo sia esistito, ma certamente non è esitito Giovanni Gàmala" … visto che nessuno si inginocchia sotto la statua di "Giovanni di Gàmala", ma molti pregano al cospetto di quella (totem)di Gesù, o degli eroi del Cristianesimo come dei loro màrtiri successori, prima verifichiamo con dati di fatto se questi sono esistiti veramente, poi accerteremo anche, con tanto di prove, che "Giovanni" era il veronome di "Gesù", mentre i suoi quattro fratelli erano tutti capi zeloti.
Infine,poiché sospetto che "Marietto" non sia sincero, fingendo di essere"dubbioso" verso l'esistenza di Cristo, ma evita di accertarsi della sua esistenza, come invece ha fatto con Giovanni di Gàmala, gli sottopongo una analisi da prima elementare sulla "Storia del Cristianesimo":
1 - Dalla lettura dei vangeli (cliccare in Internet "Bibbia CEI online")risulta che Gesù esorcizza i demòni delle città di Gadara (Mc 5,1-13) e Gerasa(Lc 8,26-33) facendoli entrare in migliaia di maiali per poi farli precipitare da una rupe (scena ridicola) nel lago di Tiberade; al contrario, le vestigia dissepolte di queste due bellissime città romane di Decapoli, ben conservatenei secoli sotto la sabbia, distano decine di km dal lago.
Quando la Chiesa si accorse del grave errore evangelico, gli amanuensi del"Codex Monacensis Gr 314", stimato paleograficamente al XIII secolo,tentarono di scambiare la vera "Gerasa" con una inesistente (anche questa: sic!) città di "Gergesa", e tale nome viene artatamente riportato sulla riva del lago nelle mappe dei "luoghi santi" facendo sembrare, ipocritamente, che sia esitita la città di "Gergesa" … ma il colmo della faccia tosta è che nei vangeli risulta sempre la vera"Gerasa";
2 - gli evangelisti narrano che Gesù fu battezzato nel Giordano (Mc 1,9 e Mt3,13) e, secondo Giovanni (Gv 1,31), Gesù venne battezzato nel Giordano a Bethania, località vicina a Gerusalemme, ma distante 40 km da quel fiume. Nel XIII secolo, gli amanuensi dello stesso "Codex Monacensis Gr 314",consapevoli della contraddizione, tramite una "lezione" fecero risultare "Bethabara" anziché "Bethania" … anche se nel vangelo rimane "Bethania";
- tre apostoli di Gesù vengono fatti nascere a Bethsaida (Gv 1,43-44), ma l'apostolo evangelista Giovanni colloca questa città, ove lui era nato(verificare in "Cathopedia" l'enciclopedia del Vaticano), in Galilea anziché nella Gaulanitide Inferiore;
3 - Gesù fa un miracolo nella sinagoga di Cafàrnao, secondo Luca costruita nel primo secolo da un Centurione (capo di una centuria romana), in realtà realizzata da ebrei praticanti due secoli dopo la resurrezione Cristo (la dimostrazione archeologica è riferita dall "Israeli Foreign Ministry"il 26 nov. 2003;
4 - il 30 d.C., stando a (Gv 10,23), Gesù passeggiava sotto il portico di Salomone (adiacente al Tempio di Gerusalemme), ma quel portico non esisteva all'epoca di Cristo (i tre imponenti portici del Tempio furono distrutti dai Romani il 4 a.C. e solo due vennero ricostruiti da Re Erode Agrippa fra il 41 ed il 44 d.C., tranne il "portico di Salomone" che, come riferito dallo storico ebreo Giuseppe Flavio, convalidato dall'archeologia, non fu mai ricostruito:
"Miracoli,prodigi e guarigioni avvenivano per opera degli apostoli sotto il portico di Salomone, fra tutto il popolo e la folla accorsa dalle città vicine a Gerusalemme …" (Attidegli Apostoli 5,12/16).
Esibite queste preliminari indagini, chiedo adesso al sig. Marietto: Gesù Cristo ed "apostoli" sonoesititi?
Sono solo alcuni esempi riferiti nell'VIII studio del sito web "Vangeli e Storia" che dimostrano come, sia gli "evangelisti" che gli "apostoli" e lo stesso "Gesù", non erano Giudei, né mai stati in Giudea. Gli scribi cristiani che inventarono i vangeli si limitarono a leggere le opere di Giuseppe Flavio e lì attinsero le informazioni storiche e toponomastiche allo scopo di dimostrare il mito della "salvezza eterna" … ma prendendo una enormità di cantonate.
Non ci vuole molto a capire che quei pochi e semplici concetti morali accattivanti, preesistenti al Cristianesimo, ma introdotti nella dottrina comes e fossero inventati da "Gesù", sono serviti, e servono tutt'oggi,per attrarre adepti al fine di sostentare sfarzosamente il più colossale, parassitario, organismo clericale mai realizzato dall'uomo.
Una struttura elefantiaca che l'acritico "Marietto il furbetto" si prodiga nel conservare.
Resto in attesa della risposta alla richiesta di un confronto pubblico.
Emilio Salsi

Marietto
26-01-15, 11:35
Il sig."Marietto", angosciato da "Giovanni di Gàmala", riferisce un lontano ricordo richiamato dallo storico ebreo e lo fa passare come un fatto concernente gli ultimi eventi bellici fra i Romani edi Giudei. A tal fine riporta "scientemente" solo una parte dell'intero cap. 8° del Libro VII di "La Guerra Giudaica", limitandosi ai versi che vanno dal 252 al 266. L'esegeta "Marietto il furbetto" sottrae alla conoscenza dei lettori i successivi versi che vanno dal 267 al 275, laddove Giuseppe Flavio conclude, in merito ai protagonisticitati, specificando che:
"(271) Comunque,fecero tutti la fine che meritavano, perché Dio diede a ciascuno la giusta punizione; (272) infatti tutti icastighi che mai possono colpire un uomo si abbatterono su di loro anche fino all’ultimo istante di vita, facendoli morire fra i più atroci tormenti d’ogni sorta fino all'ultimo istante di vita”.
Benissimo, Sig. Salsi, ecco i versi dal 267 al 275 riportati per esteso:

267. Eppure, la follia omicida di costoro venne superata dal pazzo furore degli Idumei. Infatti questi empi furfanti, dopo aver ammazzato i sommi sacerdoti affinché non si conservasse neppure la più piccola particella della pietà verso il Dio, sfasciarono tutto ciò che restava degli ordinamenti civili introducendo dappertutto la più completa anarchia.
268. In tale clima prosperarono al massimo gli Zeloti, un'associazione che confermò con i fatti il suo nome;
269. essi infatti imitarono ogni cattiva azione e non tralasciarono di emulare alcun misfatto registrato dalla storia.
270. Eppure il loro nome l'avevano derivato dal loro preteso zelo nell'aspirare alla virtù, sia che volessero prendersi gioco, con la loro bestiale natura, delle vittime dei loro soprusi, sia perché stimavano beni i peggiori dei mali.
271. Comunque, fecero tutti la fine che meritavano, perché il Dio diede a ciascuno la giusta punizione;
272. infatti tutti i castighi che mai possono colpire un uomo si abbatterono su di loro anche fino all'ultimo istante di vita, facendoli morire fra i più atroci tormenti d'ogni sorta.
273. Eppure, si potrebbe dire che le loro sofferenze furono inferiori a quelle che essi avevano inflitte a chi era caduto nelle loro mani, perché non esistevano pene adeguate.
274. A esprimere degnamente il dovuto compianto per le vittime della loro ferocia non mi sembra questo il momento più adatto, e perciò ritorno al punto in cui avevo interrotto la narrazione.
275. Il comandante romano mosse alla testa delle sue truppe contro Eleazar e la sua banda di sicari che occupavano Masada, e ben presto si assicurò il controllo dell'intera re*gione stabilendovi dei presidi nei luoghi più opportuni;

Come vede, le parole "fecero tutti la fine che meritavano, [...] infatti tutti i castighi che mai possono colpire un uomo si abbatterono su di loro anche fino all'ultimo istante di vita, facendoli morire fra i più atroci tormenti d'ogni sorta" si riferiscono agli Zeloti, non a Giovanni (di Gisacala) e Simone figlio di Ghiora che non erano Zeloti. Anzi, Simone era persino un avversario degli Zeloti, come ci racconta Giuseppe Flavio: "Perciò gli Zeloti s'impensierirono ai suoi progetti e, volendo prevenire uno che cresceva a loro danno, uscirono ad affrontarlo in armi con la maggior parte delle loro forze; Simone andò loro incontro e nel combattimento che ne seguì parecchi ne uccise e gli altri li respinse fino alla città." (Guerra Giudaica, Libro IV Capitolo 9, paragrafo 514).

Tornando al capitolo 8° del 7° libro di Guerra Giudaica, vediamo che al verso 267 (uno di quelli che Lei mi ha rimproverato di avere "censurato"), si parla di Idumei che ammazzano i Sommi Sacerdoti, evento che si verificò durante la guerra del 66/70 d.C., come ci narra lo stesso Giuseppe Flavio:

313. Il piazzale antistante al tempio fu tutto un lago di sangue, e il giorno spuntò su ottomila e cinquecento cadaveri.
314. Costoro non bastarono però ad appagare il furore degli Idumei, che, rovesciatisi sulla città, depredavano ogni casa e uccidevano chiunque capitava.
315. Ma a sfogarsi sulla gente comune sembrava loro di perdere il tempo, e diedero la caccia ai sommi sacerdoti sguinzagliandosi per la maggior parte contro di loro.
316. In breve li presero e li uccisero; poi, accalcandosi presso i loro cadaveri, beffeggiavano Anano per il suo amor di patria e Gesù per il suo discorso dalle mura.
(Guerra Giudaica Libro IV, capitolo 5°, paragrafi 313-316)

Questa è un'ulteriore riprova che quello di Giuseppe Flavio non è un "ricordo lontano", è invece una sintetica e rapida ricostruzione degli eventi succedutosi nei decenni immediatamente precedenti la guerra del 66/70 d.C.

Dunque, Sig. Salsi, se c'è qualcuno che fa il "furbetto", quello non sono io.

Lei non ha risposto nel merito ad alcuna delle argomentazioni che, nel mio primo messaggio, ho portato a dimostrazione del fatto che non esiste alcuna "traccia" di Giovanni di Gamala in Guerra Giudaica. Pertanto, fino a quando Lei o qualcun altro non mi dimostrerà che sbaglio, continuerò a ritenere che "Giovanni il Nazireo" non sia esistito, almeno storicamente.

P.S.: perché la prende "così sul personale"? Lei ha fatto una ricerca storica di indubbio valore, deve accettare delle critiche.

Marietto
26-01-15, 23:33
"Furono poi un'infinità i briganti che lui stesso [Felice] fece crocifiggere, o i paesani che punì come loro complici. Però, mentre il paese veniva così ripulito, in Gerusalemme nacque una nuova forma di banditismo, quella dei cosiddetti sicari, che commettevano assassini in pieno giorno e nel bel mezzo della città." (Guerra Giudaica, libro quinto, capitolo primo, undicesimo paragrafo)



Qui c'è un errore, il riferimento corretto è: "Guerra Giudaica, Libro II, capitolo 13°, paragrafo 254"

AEMME
27-01-15, 00:18
La presunta prova dell'esistenza storica di "Giovanni di Gamala, figlio di Giuda il Galileo" sarebbe stata scoperta dallo studioso Emilio Salsi all'interno dell'ottavo capitolo del settimo libro de "La Guerra Giudaica" di Giuseppe Flavio:

252. Al governo della Giudea, morto Basso, era succeduto Flavio Silva. Questi, vedendo che tutto il resto del paese era stato sottomesso con le armi tranne un'unica fortezza ancora in mano ai ribelli, raccolse le forze che stavano nella regione e mosse contro di essa. Masàda è il nome di questa fortezza.
253. A capo dei sicari c'era Eleazar, uomo potente, discendente di quel Giuda che, come sopra abbiamo detto, aveva persuaso non pochi giudei a sottrarsi al censimento fatto a suo tempo da Quirino nella Giudea.
254. A quell'epoca i sicari ordirono una congiura contro quelli che volevano accettare la sottomissione ai romani e li combatterono in ogni modo come nemici, depredandoli degli averi e del bestiame e appiccando il fuoco alle loro case;
255. sostenevano, infatti, che non c'era nessuna differenza fra loro e gli stranieri dato che, ignobilmente, buttavano via la libertà per cui i giudei avevano tanto combattuto, e dichiaravano di preferire la schiavitù sotto i romani.
256. Ma queste parole erano un pretesto per ammantare la loro ferocia e la loro cupidigia.
257. In realtà quelli che si unirono ad essi nella ribellione, e presero parte attiva alla guerra contro i romani, ebbero a subire da loro atrocità più terribili,
258. e quando poi vennero ancora convinti di falsità nella giustificazione che adducevano, ancor più essi perseguitarono chi, per difendersi, denunciava le loro malefatte.
259. Quell'epoca fu in certo modo così prolifica di ogni sorta di ribalderia fra i giudei, che nessun delitto fu lasciato intentato, né chi volesse escogitarne di nuovi riuscirebbe a trovarli:
260. a tal punto erano tutti bacati nella vita privata come in quella pubblica, e facevano a gara tra loro nel commettere empietà contro Dio e soprusi contro i vicini, i signori opprimendo le masse e le masse cercando di eliminare i signori.
261. Infatti gli uni avevano una gran sete di dominio, gli altri di scatenare la violenza e di impossessarsi dei beni dei ricchi.
262. Furono dunque i sicari quelli che per primi calpestarono la Legge e incrudelirono contro i connazionali, senza astenersi da alcun insulto per offendere le loro vittime, o da alcun atto per rovinarle.
263. Eppure Giovanni fece sì che anche costoro sembrassero più moderati di lui; egli infatti non soltanto eliminò chiunque dava giusti e utili consigli, trattando costoro come i suoi più accaniti nemici fra tutti i cittadini, ma riempì la patria di un'infinità di pubblici mali, quali inevitabilmente doveva infliggere agli uomini chi già aveva osato di commettere empietà verso Dio.
264. La sua mensa era infatti imbandita con cibi proibiti ed aveva abbandonato le tradizionali regole di purità, sì che non poteva più far stupore se uno, che era così follemente empio verso Dio, non osservava più la bontà e la fratellanza verso gli uomini.
265. D'altra parte, poi, Simone figlio di Ghiora quale delitto non commise? Quale sopruso risparmiò a coloro che come liberi cittadini lo avevano eletto a loro capo?
266. Quale amicizia, quale parentela non rese questi due più audaci nelle loro stragi quotidiane? Essi consideravano un atto di ignobile cattiveria far male agli estranei, mentre ritenevano di fare una bella figura mostrandosi spietati verso i parenti prossimi.

Le prove dell'esistenza storica di Giovanni di Gamala sarebbero dunque queste:

1) Le parole "A quell'epoca i sicari" (paragrafo 254) sarebbero un chiaro riferimento all'epoca di Giuda il Galileo ed alla sua rivolta contro il censimento del 6 d.C., e tutti i paragrafi successivi si riferirebbero sempre a quel periodo storico.

2) Il Giovanni citato al paragrafo 263 deve essere proprio il famigerato figlio primogenito di Giuda il Galileo e non Giovanni di Giscala, come sostengono tutti gli storici di professione. Peccato che "Simone figlio di Ghiora" (citato al paragrafo 265) era proprio un rivoltoso che fu eletto a capo di Gerusalemme intorno al 69 d.C., l'epoca di Giovanni di Giscala... Nessun problema, qui è evidente che un falsario cristiano ha trasformato "Simone, figlio di Giuda il Galileo e fratello di Giovanni" in "Simone figlio di Ghiora" per depistarci e non farci capire la verità storica!

3) A riprova del fatto che il Giovanni ed il Simone citati sono i figli di Giuda il Galileo, possiamo constatare che, al paragrafo 266, Giuseppe Flavio ci dice che i due erano legati da parentela ed amicizia e noi sappiamo che Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora non erano parenti, ed erano acerrimi nemici.

Queste sarebbero le "prove" dell'esistenza storica di Giovanni di Gamala.

Partiamo dalla terza: non è assolutamente vero che Giuseppe Flavio affermi che Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora fossero legati da amicizia e parentela.
"Quale amicizia, quale parentela non rese questi due più audaci nelle loro stragi quotidiane?"
Lo storico Giuseppe Flavio ci sta semplicemente dicendo che questi due non si facevano alcun problema ad ammazzare parenti ed amici, non che fossero parenti ed amici tra di loro, reciprocamente.

Passiamo ora alla "prova regina", l'evidente riferimento che (siamo al paragrafo 254, poi ribadito al 259) Giuseppe Flavio avrebbe fatto all'epoca di Giuda il Galileo e della sua rivolta contro il censimento del 6 d.C.. Questo riferimento non solo non è "evidente", ma proprio non c'è: Giuseppe Flavio si sta chiaramente riferendo all'epoca di poco precedente l'assalto di Masada (74 d.C.), ed infatti:
"A quell'epoca i sicari ordirono una congiura contro quelli che volevano accettare la sottomissione ai romani e li combatterono in ogni modo come nemici, depredandoli degli averi e del bestiame e appiccando il fuoco alle loro case"
In nessuna fonte è contenuta l'informazione che Giuda il Galileo abbia mai ordito una congiura contro chi si sottometteva a Roma, né che lui ed i suoi seguaci abbiano mai appiccato il fuoco a delle case. Ma, soprattutto, i "sicari" non erano i seguaci di Giuda il Galileo!

"Furono poi un'infinità i briganti che lui stesso [Felice] fece crocifiggere, o i paesani che punì come loro complici. Però, mentre il paese veniva così ripulito, in Gerusalemme nacque una nuova forma di banditismo, quella dei cosiddetti sicari, che commettevano assassini in pieno giorno e nel bel mezzo della città." (Guerra Giudaica, libro quinto, capitolo primo, undicesimo paragrafo)

Felice fu procuratore tra il 52 ed il 60 d.C., ad ulteriore riprova che Giuseppe Flavio non si stava riferendo all'epoca della rivolta di Giuda il Galileo contro il censimento del 6 d.C., bensì all'epoca nella quale furono protagonisti Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora e non Giovanni di Gamala (storicamente mai esistito) e suo fratello Simone (crocifisso tra il 46 ed il 48 dal procuratore Tiberio Giulio Alessandro, insieme a Giacomo, un altro figlio di Giuda il Galileo):
"Oltre a ciò, Giacomo e Simone, figli di Giuda il Galileo, furono sottoposti a processo e per ordine di Alessandro vennero crocefissi; questi era il Giuda che - come ho spiegato sopra - aveva aizzato il popolo alla rivolta contro i romani, mentre Quirino faceva il censimento in Giudea." (Antichità Giudaiche XX, 102)


In conclusione, io non so se Gesù Cristo sia storicamente esistito. Ma certamente non è storicamente esistito alcun "Giovanni di Gamala, detto il Nazireo, figlio di Giuda il Galileo".

Leggi il De Angelis, ti spiega tutto ;)

Marietto
27-01-15, 00:35
Leggi il De Angelis, ti spiega tutto ;)Sei serio o ironico?

Dei De Angelis ho letto un paio di libri (uno era "la fine del cristianesimo" o qualcosa del genere, preso in biblioteca) e mi sono sembrati vera spazzatura.

Per quanto non ne condivida tutte le conclusioni, il libro di Emilio Salsi è un'opera di grande interesse e certamente lui è uno studioso serio, per quanto abbia preso parecchi abbagli...

AEMME
28-01-15, 18:57
Spazzatura? E tu chi sei per affermare ciò?

Marietto
28-01-15, 20:06
Spazzatura? E tu chi sei per affermare ciò?Un cittadino della Repubblica Italiana che esprime liberamente la propria opinione.

Giordi
30-01-15, 09:09
Benissimo, Sig. Salsi, ecco i versi dal 267 al 275 riportati per esteso:

267. Eppure, la follia omicida di costoro venne superata dal pazzo furore degli Idumei. Infatti questi empi furfanti, dopo aver ammazzato i sommi sacerdoti affinché non si conservasse neppure la più piccola particella della pietà verso il Dio, sfasciarono tutto ciò che restava degli ordinamenti civili introducendo dappertutto la più completa anarchia.
268. In tale clima prosperarono al massimo gli Zeloti, un'associazione che confermò con i fatti il suo nome;
269. essi infatti imitarono ogni cattiva azione e non tralasciarono di emulare alcun misfatto registrato dalla storia.
270. Eppure il loro nome l'avevano derivato dal loro preteso zelo nell'aspirare alla virtù, sia che volessero prendersi gioco, con la loro bestiale natura, delle vittime dei loro soprusi, sia perché stimavano beni i peggiori dei mali.
271. Comunque, fecero tutti la fine che meritavano, perché il Dio diede a ciascuno la giusta punizione;
272. infatti tutti i castighi che mai possono colpire un uomo si abbatterono su di loro anche fino all'ultimo istante di vita, facendoli morire fra i più atroci tormenti d'ogni sorta.
273. Eppure, si potrebbe dire che le loro sofferenze furono inferiori a quelle che essi avevano inflitte a chi era caduto nelle loro mani, perché non esistevano pene adeguate.
274. A esprimere degnamente il dovuto compianto per le vittime della loro ferocia non mi sembra questo il momento più adatto, e perciò ritorno al punto in cui avevo interrotto la narrazione.
275. Il comandante romano mosse alla testa delle sue truppe contro Eleazar e la sua banda di sicari che occupavano Masada, e ben presto si assicurò il controllo dell'intera re*gione stabilendovi dei presidi nei luoghi più opportuni;

Come vede, le parole "fecero tutti la fine che meritavano, [...] infatti tutti i castighi che mai possono colpire un uomo si abbatterono su di loro anche fino all'ultimo istante di vita, facendoli morire fra i più atroci tormenti d'ogni sorta" si riferiscono agli Zeloti, non a Giovanni (di Gisacala) e Simone figlio di Ghiora che non erano Zeloti. Anzi, Simone era persino un avversario degli Zeloti, come ci racconta Giuseppe Flavio: "Perciò gli Zeloti s'impensierirono ai suoi progetti e, volendo prevenire uno che cresceva a loro danno, uscirono ad affrontarlo in armi con la maggior parte delle loro forze; Simone andò loro incontro e nel combattimento che ne seguì parecchi ne uccise e gli altri li respinse fino alla città." (Guerra Giudaica, Libro IV Capitolo 9, paragrafo 514).

Tornando al capitolo 8° del 7° libro di Guerra Giudaica, vediamo che al verso 267 (uno di quelli che Lei mi ha rimproverato di avere "censurato"), si parla di Idumei che ammazzano i Sommi Sacerdoti, evento che si verificò durante la guerra del 66/70 d.C., come ci narra lo stesso Giuseppe Flavio:

313. Il piazzale antistante al tempio fu tutto un lago di sangue, e il giorno spuntò su ottomila e cinquecento cadaveri.
314. Costoro non bastarono però ad appagare il furore degli Idumei, che, rovesciatisi sulla città, depredavano ogni casa e uccidevano chiunque capitava.
315. Ma a sfogarsi sulla gente comune sembrava loro di perdere il tempo, e diedero la caccia ai sommi sacerdoti sguinzagliandosi per la maggior parte contro di loro.
316. In breve li presero e li uccisero; poi, accalcandosi presso i loro cadaveri, beffeggiavano Anano per il suo amor di patria e Gesù per il suo discorso dalle mura.
(Guerra Giudaica Libro IV, capitolo 5°, paragrafi 313-316)

Questa è un'ulteriore riprova che quello di Giuseppe Flavio non è un "ricordo lontano", è invece una sintetica e rapida ricostruzione degli eventi succedutosi nei decenni immediatamente precedenti la guerra del 66/70 d.C.

Dunque, Sig. Salsi, se c'è qualcuno che fa il "furbetto", quello non sono io.

Lei non ha risposto nel merito ad alcuna delle argomentazioni che, nel mio primo messaggio, ho portato a dimostrazione del fatto che non esiste alcuna "traccia" di Giovanni di Gamala in Guerra Giudaica. Pertanto, fino a quando Lei o qualcun altro non mi dimostrerà che sbaglio, continuerò a ritenere che "Giovanni il Nazireo" non sia esistito, almeno storicamente.

P.S.: perché la prende "così sul personale"? Lei ha fatto una ricerca storica di indubbio valore, deve accettare delle critiche.

Di seguito la replica del sig. Emilio Salsi:

Sig.Marietto,
sta annaspando:

1- lei stesso, il 22 u.s., ha dichiarato nel forum che i personaggi citati nel brano in oggetto da Giuseppe Flavio erano "Simone bar Giora" (Ghiora) e "Giovanni di Giscala". Anche il curatore della traduzione di "La Guerra Giudaica", il paleografo cattolico "Giovanni Vitucci", in una nota (che Marietto conosce bene), nel merito dichiara che i protagonistri del memoriale di Giuseppe F. sono gli stessi indicati da lei. Dopo che gli ho dimostrato che non potevano essere questi due, adesso afferma che il lontano ricordo della atroce, lunga, agonia patita " … fino all'ultimo istante divita", cito le sue parole: "si riferiscono agli Zeloti". Caspita! Dopo che lo storico ha manifestato un odio spietato verso questi due, ora dice che i Romani,secondo lei, avrebbero crocefisso centinaia di migliaia di "Zeloti" …dopo aver controllato la loro qualifica sulle rispettive "carte d'identità" degli Ebrei catturati per distinguerli dalle varie fazioni israelite, quando in realtà tutti i Giudei in fuga da Gerusalemme, che riuscivano a prendere i legionari, venivano sventrarti per"controllare" se avevano inghiottito pietre preziose.
Peraltro, l'odio personale di Giuseppe Flavio avverso "Simone figlio di Ghiora", non ha alcun senso perché il capo rivoluzionario si fece vivo nella Città Santa ad iniziare dalla fine del 67 d.C., quando lo storico ebreo era già imprigionato ed incatenato mesi prima da Vespasiano:
"Così fu presa Iotapata nel tredicesimo anno del regno di Nerone, al novilunio del mese di panemo"(Bellum III 339). Il mese di "panemo" del calendariomacedone-seleucida corrisponde al nostro maggio(del 67 d.C.). Da questa data, il resoconto della guerra dei Giudei contro i Romani, da parte dello storico,dipende solo da descrizioni di altri protagonisti.

2 - gli Idumei, si informi Marietto, sono sempre stati contro i Romani dalla morte di Erode il Grande, il 4 a.C., fino alla guerra del 66/70 d.C., pertanto l'episodio del "lontano ricordo" non costituisce alcuna prova che si tratti dell'ultimo conflitto … al contrario: la rivolta guidata da quel"Giovanni", di cui non si cita il patronimico, ma uguale a "Gesù Cristo" fino alle impronte digitali lasciate sui bicchieri dopo aver mangiato "cibi proibiti" senza le abluzioni, obbligatorie nei costumi giudaici.

3 - l'analisi completa del "lontano ricordo" (non è altri che un unico, continuo, memoriale senza discontinuità alcuna: si rilegga l'intero capitolo, Marietto) richiede una quindicina di pagine "Microsoft Word" e, ovviamente, come lei stesso riconosce, i due attori del 66/70 non erano parenti fra loro, né fecero stragi di "parenti prossimi".

4 - sig. Marietto, non rigiri la frittata, chi la "mette sulpersonale" non sono io ma lei. Non so chi sia, mi chiama in causa attaccando tutti i miei studi in modo superficiale limitandosi a una contro-dimostrazione basata su un "deve" dopo l'altro, dopodiché, se replico, sono io che la metto sul personale. Dalle mie parti c'è un detto che risale al dopoguerra (II guerra mondiale): "le chiacchiere se le porta via il vento, e le biciclette i Livornesi".
Io l'ho invitata ad un confronto pubblico aperto sull'esistenza di Cristo,apostoli, i loro siccessori e màrtiri, non faccia lo gnorri, "Giovanni di Gàmala" non lo conosce nessuno. Detto questo, dopo che avrò dimostrato l'inesistenza degli eroi del cristianesimo primitivo, dalla"Natività" in poi, stia certo, dimostrerò che "Gesù" si chiamava Giovanni, dopodiché dimostrerò che la sua patria non era"Nazaret" ma Gàmala, la patria di Giuda il Galileo e dei suoi figli.
Se è convinto che io sia uno sprovveduto, lo dimostri accettando il dibattito pubblico con il sottoscritto … ora non può più sottrarsi dopo le critiche fatte ai miei studi. Se è una persona seria e coerente, non si nasconda dietro uno pseudonimo, si confronti con me e mi faccia fare brutta figura. Può anche venire accompagnato da un esegeta con la tonaca, non ho problemi.

Emilio Salsi

Una nota indirizzata al forumista "AEMME" : se si riferisce ad"Alessio" (figlio) ed ad "Alessandro" De Angelis (padre),sappia che nel 2009 li ho ospitati a casa mia tre giorni. Sono venuti a chiedermi il consenso a pubblicare i miei studi, concessione rilasciata solo per alcune analisi, limitatamente alle stesse accordate al dottor Giancarlo Tranfo.

Emilio Salsi

Marietto
30-01-15, 21:28
Per primissima cosa, voglio riconoscere di essere stato un gran maleducato e di avere usato un termine troppo forte, pertanto chiedo sinceramente scusa ai Signori Deangelis.





2 - gli Idumei, si informi Marietto, sono sempre stati contro i Romani dalla morte di Erode il Grande, il 4 a.C., fino alla guerra del 66/70 d.C.,
Sì, ma Giuseppe Flavio parla espressamente di folli e furenti Idumei che uccidono i sommi sacerdoti. Questo specifico avvenimento, come documentato da Giuseppe Flavio, è avvenuto nel corso della guerra del 66-70 d.C.

Sempre come documentato da Giuseppe Flavio, i sicari furono una nuova forma di banditismo che nacque quando era procuratore Felice, cioè tra il 52 ed il 60 d.C.. Dunque, come poteva essere quello un riferimento a Giuda il Galileo ed i suoi seguaci dei quali, tra l'altro, non c'è alcuna fonte storica che attesti il fatto che abbiano ordito congiure contro chi si sottometteva a Roma né che avessero appiccato fuoco a delle case tra il 6 ed il 37 d.C.? Lei non mi ha ancora risposto su questo punto!

Io non sono uno storico (e sono pure una persona ignorante) e non so se ci siano fonti storiche che attestino il fatto che Giovanni di Giscala e Simone figlio di Ghiora abbiano ucciso parenti prossimi, ma so che non ci sono fonti storiche che attestino che lo abbiano fatto Giovanni di Gamala e Simone, figlio di Giuda il Galileo.
Giuseppe Flavio parla degli Zeloti e dice: "tutti i castighi che mai possono colpire un uomo si abbatterono su di loro anche fino all'ultimo istante di vita, facendoli morire fra i più atroci tormenti d'ogni sorta." Questo è un fatto che tutti possono appurare leggendo il racconto dello storico.
Poi, io non so se gli Zeloti fossero addirittura "centinaia di migliaia", ma diamo per buona questa cifra... evidentemente Giuseppe si riferiva ai capi ed alle migliaia di persone che presero attivamente parte alla guerra e furono crocifisse.
D'altronde, Lei cosa vorrebbe sostenere, che Giuseppe Flavio non si riferiva agli Zeloti (dei quali stava parlando quando dice quella frase) ma solo a Giovanni e Simone? E perché, allora, avrebbe scritto quelle frase dopo aver parlato degli Idumei e mentre parlava degli Zeloti? E che senso avrebbe dire "fecero tutti la fine che meritavano" se si riferiva solo a due individui?
Se, invece, con quel "tutti" Giuseppe Flavio si fosse riferito a tutti i personaggi citati dall'inizio del racconto, ci starebbe dicendo che tutti gli Idumei (un intero popolo!) furono torturati e sterminati.
L'ipotesi più semplice mi sembra quella più probabile: Giuseppe Flavio ha scritto quella frase mentre parlava degli Zeloti, evidentemente si riferiva agli Zeloti, probabilmente ai capi ed alle migliaia di rivoluzionari che persero la vita in battaglia e a quelli che furono catturati e giustiziati.

Io non penso che Lei sia uno "sprovveduto", anzi: in questa sede ho più volte scritto che apprezzo il Suo lavoro e stimo la Sua persona.
Sarei onorato di partecipare ad un dibattito pubblico con Lei, compatibilmente con le mie possibilità . Io, fortunatamente, ho un lavoro. Se si riesce ad organizzare qualcosa in un luogo non troppo lontano dalla mia residenza, sarei felicissimo di confrontarmi con Lei di persona.

Giordi
31-01-15, 20:15
Ecco la risposta del sig. Salsi:

Bene sig. Marietto, entrambi siamo onorati di giungere ad un confronto pubblico. Considerato che stiamo trattando la "storia del Cristianesimo", una materia didattica i cui contenuti interssano milioni di Italiani, coerentemente, il dibattito dovrà tenersi nella sede pubblica di un nostro Ateneo.
Pur abitando vicino a Lucca, ritengo doveroso partire e riferire gli studi sul Cristianesimo anche lontano dalla mia fissa dimora. Quindi la sede che, per eccellenza, concerne la discussione storica sulle origini del Cristianesimo non può essere che Roma; sia perché le vicende riguardanti i Cristiani primitivi si svolsero sotto l'Impero Romano, sia perché in questa antichissima città, già dal primo secolo (secondo la Chiesa) vi risiedettero i numerosi màrtiri, nonché i famosi "successori di Cristo", capi della "Chiesa del Salvatore" e, fino ad oggi, di colui che ne fa le veci: il Papa, Vicario di Cristo in terra.
Il dibattito - ovviamente aperto agli interventi degli ascoltatori presenti - mi sembra logico che debba svolgersi in un'aula dell'Università "Sapienza" di Roma. Quindi prepariamoci a richiedere, tramite lettera A.R., al Rettore della "Sapienza" una sala idonea, nonché un conduttore con il compito di disciplinare la discussione. A tal fine chiedo al sig. Marietto di comunicare esplicitamente il proprio nominativo ed il suo contatto (il mio è nel sito web "Vangeli e Storia"), necessari per redigere la richiesta (concordata da entrambi, che potrei già preparare in bozza) da inoltrare al Rettore dell'Ateneo. Scelga pure Lei la data, compatibile con i suoi impegni di lavoro e con quelli dell'Università. Inoltre, per rafforzare la nostra richiesta presso il Rettore, cinquanta studiosi di "Storia del Cristianesimo" sono pronti ad inviare a loro volta una lettera raccomandata per sollecitare il dibattito. A questi storici, con una ulteriore richiesta A.R. in tal senso, potranno aggiungersi anche gli esegeti che vorrà indicare Lei.
Premessi questi atti che considero prioritari, ribadisco che i nomi dei personaggi richiamati nel memoriale di Giuseppe Flavio, oggetto del suo odio, sono Giuda il Galileo, Giovanni e Simone. Simone "bar Ghiora" ho già dimostrato che è una falsificazione introdotta dagli amanuensi nel IX secolo.
Come tutti sanno, e logica vuole, qualsiasi studio parte dall'inizio, non dalla fine. "Giovanni di Gàmala" è la conclusione cui si perviene, con dati di fatto incrociati, dopo che un analista ha accertato la falsità delle vicende, riferite nei vangeli e nella "Storia Ecclesiastica" dei "Padri cristiani", riguardanti la "Natività", vita di Gesù, apostoli e loro successori, màrtiri e reliquie comprese. Tutte favole accertate.
Sig. Marietto, poiché ha dichiarato che i miei studi sul Cristianesimo sono tutti basati su inutili "deve", mentre viceversa sono elementari "constatazioni" storiche ed archeologiche, ebbene, nel corso del dibattito pubblico, se riuscirà a dimostrare i miei errori … allora La ringrazierò.
In attesa della prossima discussione pubblica in Roma, a verifica della correttezza dei miei studi, saluto Lei e tutti i frequentatori del forum.

Emilio Salsi

Marietto
31-01-15, 21:40
A tal fine chiedo al sig. Marietto di comunicare esplicitamente il proprio nominativo ed il suo contattoFatto! :)

Marietto
02-02-15, 23:32
Ora presento quella che mi pare legittimamente di poter definire la "prova definitiva" che l'ipotesi di Emilio Salsi (secondo la quale Giovanni e Simone citati nell'ottavo capitolo del settimo libro di "Guerra Giudaica" sarebbero i figli di Giuda il Galileo) è totalmente infondata.

Riassumiamo quanto finora già analizzato:

1) come narra Giuseppe Flavio, i sicari furono una nuova forma di banditismo che nacque in Gerusalemme mentre era procuratore Felice, cioè tra il 52 ed il 60 d.C., dunque sarebbe un anacronismo asserire (come fa Salsi) che nel 6 d.C. già tramavano contro chi si Sottometteva a Roma e incendiavano le case dei ricchi.
2) il riferimento agli Idumei che uccidono i sommi sacerdoti è un evento verificatosi nel corso della guerra del 66-70 d.C., ad ulteriore riprova che quello di Giuseppe Flavio non è un "lontano ricordo" (come ritiene Salsi) ma una cronaca degli eventi che si verificarono poco prima e durante quella guerra.
3) non è affatto vero che Giuseppe Flavio ritragga Giovanni e Simone come parenti ed amici, questa è una interpretazione sbagliata (come abbiamo ben visto) delle parole dello storico ebreo.

Bene, sono sostanzialmente due le "argomentazioni" di Emilio Salsi che non ho ancora analizzato a fondo:

1) Giovanni di Giscala non fece strage di parenti prossimi, dunque non poteva essere lui il Giovanni citato da Giuseppe Flavio
2) l'odio personale di Giuseppe Flavio avverso "Simone figlio di Ghiora", non ha alcun senso perché il capo rivoluzionario si fece vivo nella Città Santa ad iniziare dalla fine del 67 d.C., quando lo storico ebreo era già imprigionato ed incatenato mesi prima da Vespasiano

Partiamo subito col dire una cosa: probabilmente Emilio Salsi ha ragione quando dice che quel Giovanni non è Giovanni di Giscala. Io, personalmente e da ignorante, formulo l'ipotesi che possa essere invece questo individuo:
"Ai rivoluzionari non bastò di mettere in catene i prigionieri e stimarono malsicuro di tenere così rinchiusi per lungo tempo dei personaggi di primo piano; infatti le loro numerose casate erano in grado di farne vendetta, e poi poteva accadere che il popolo insorgesse contro tale iniquità. Decisero dunque di assassinarli e ne incaricarono un tal Giovanni, il più sanguinario fra loro, che nella lingua del paese era chiamato “figlio di Dorcade”. Assieme a lui entrarono nel carcere altri dieci uomini armati e fecero strage dei detenuti."
(Guerra Giudaica, Libro IV, capitolo III, versi 143-145)

Chiunque fosse quel Giovanni, certamente fu un sanguinario e spietato Zelota che fece stragi di parenti prossimi nel corso della guerra del 66-70 d.C. (almeno, così risulta dal racconto di Giuseppe Flavio) e non il presunto figlio di Giuda il Galileo, il quale (secondo Emilio Salsi, sarebbe stato crocifisso nel 36/37 d.C.)

E certamente il Simone in questione è il figlio di Ghiora, e non il figlio di Giuda il Galileo.

La prova di ciò è che, in "Guerra Giudaica", Giuseppe Flavio ci parla ampiamente di questo "Giovanni" e di "Simone figlio di Ghiora", e il ritratto è perfettamente coerente con quello sintetico che ci fornisce nell'ottavo capitolo del settimo Libro. Non c'è alcun dubbio, i "Giovanni e Simone" sono questi, capobriganti protagonisti di un terribile conflitto civile che sconvolse Gerusalemme all'inizio della guerra del 66-70 d.C.. Questo invito tutti ad appurarlo personalmente, leggendo direttamente le parole di Giuseppe Flavio. Il testo è lungo, ma avvincente, credetemi. In ogni caso, non è necessario leggerlo per intero, ho evidenziato i passaggi fondamentali. Buona lettura!

Libro IV: 503 - 9, 3. Ma su Gerusalemme stava allora per abbattersi un'altra guerra. V'era un certo Simone, figlio di Ghiora, nativo di Gerasa, un giovane che per furbizia restava indietro a Giovanni, il quale già la faceva da padrone nella città, ma era a lui superiore per vigoria del corpo e per audacia;
Libro IV: 504 questo [Simone] aveva costretto il sommo sacerdote Anano ad allontanarlo dalla toparchia di Acrabatene, messa sotto il suo controllo, ed egli si era allora unito ai briganti che occupavano Masada.
[...]
Libro IV: 508 Allora Simone, che mirava alla conquista del potere e sognava grandi imprese, udita anche la fine di Anano, si ritirò fra i monti e, promettendo la libertà agli schiavi e premi ai liberi, radunò da ogni parte una banda di briganti.
Libro IV: 509 - 9, 4. Appena ebbe ai suoi ordini una banda abbastanza forte si diede a fare incursioni contro i villaggi di montagna; quindi, reso audace dai continui arrivi di altri briganti, scese ad operare in pianura.
Libro IV: 510 Quando poi diventò un pericolo anche per le città, molte persone per bene si lasciarono attrarre verso di lui dalla sua forza e dal successo delle sue imprese, e la sua non fu più una banda di soli schiavi e ladroni, ma anche di non pochi cittadini che gli prestavano ubbidienza come a un re.
Libro IV: 511 Ed egli prese a battere non solo la toparchia di Acrabatene, ma anche la regione fino alla grande Idumea; infatti in un borgo chiamato Nain egli innalzò un fortilizio cinto di mura e lo usava come base difensiva;
Libro IV: 512 poi nel vallone di nome Ferete allargò molte caverne, oltre a quelle che trovò già pronte, per depositarvi i tesori e il ricavato delle razzie.
Libro IV: 513 Ivi ripose anche i viveri saccheggiati, e nell'interno di esse erano alloggiati anche la maggior parte dei suoi uomini; era chiaro che addestrava le sue schiere e faceva gli altri preparativi con la mira di attaccare Gerusalemme.
Libro IV: 514 - 9, 5. Perciò gli Zeloti s'impensierirono ai suoi progetti e, volendo prevenire uno che cresceva a loro danno, uscirono ad affrontarlo in armi con la maggior parte delle loro forze; Simone andò loro incontro e nel combattimento che ne seguì parecchi ne uccise e gli altri li respinse fino alla città.
Libro IV: 515 Non sentendosi ancora abbastanza forte, si astenne dal dar l'assalto alle mura; preferì invece assoggettare prima l'Idumea, e con ventimila uomini si mise in marcia verso le sue frontiere.
[...]
Libro IV: 529 - 9, 7. Simone, essendo inaspettatamente penetrato nell'Idumea senza colpo ferire, con un attacco di sorpresa s'impadronì per prima della cittadina di Hebron, dove fece molto bottino e asportò grandi quantità di viveri.
[...]
Libro IV: 534 Da Hebron Simone prese a fare le sue incursioni in tutta l'Idumea, non soltanto saccheggiando villaggi e città, ma divorando anche la campagna perché i viveri non bastavano a una sì grande moltitudine: oltre gli armati lo seguiva una turba di quarantamila persone.
Libro IV: 535 A tali bisogni si aggiungeva la sua ferocia e l'odio per quella popolazione, onde ancor più gravi risultarono i guasti inflitti all'Idumea.
Libro IV: 536 Come si può vedere un bosco completamente spogliato dopo che son passate le cavallette, così alle spalle dell'esercito di Simone restava il deserto;
Libro IV: 537 qui incendiavano, lì demolivano, e poi distruggevano tutta la vegetazione del paese o calpestan*dola o tagliandola, e la terra lavorata diventava sotto i loro piedi più dura di quella non lavorata. Insomma, di quello che essi distruggevano non restava nemmeno un segno che fosse mai esistito.
Libro IV: 538 - 9, 8. Tutto ciò ebbe l'effetto di rinfocolare le apprensioni degli Zeloti; questi non osarono affrontarlo in campo aperto, ma gli tesero degli agguati e catturarono sua moglie e parecchie persone del suo servizio.
Libro IV: 539 Poi, tutti trionfanti come se avessero preso Simone in persona, fecero ritorno in città aspettandosi che fra breve quello, deposte le armi, sarebbe venuto a supplicarli di restituirgli la moglie.
Libro IV: 540 E invece non da pietà, ma da furore egli fu preso per il rapimento e, avvicinatosi alle mura di Gerusalemme, sembrava una belva ferita che, non potendo sfogarsi sui feritori, si sfogava su chi capitava.
Libro IV: 541 Chiunque usciva dalle porte per raccoglier erbe o legna, anche se disarmato o vecchio, egli lo faceva catturare e uccidere fra i tormenti, inferocito al punto che per poco non divorava le carni dei morti.
Libro IV: 542 Molti anche ne rimandò indietro con le mani mozzate, col proposito di atterrire i nemici e, insieme, di istigare il popolo contro i colpevoli.
Libro IV: 543 Per mezzo di essi mandò a dire che Simone aveva giurato sul Dio cui nulla sfugge che, se non si fossero affrettati a restituirgli la moglie, avrebbe sfondato le mura e inflitto il medesimo castigo a tutti gli abitanti della città, senza nessun riguardo per l'età e senza distin*zione fra innocenti e colpevoli.
Libro IV: 544 Tali minacce atterrirono non soltanto il popolo, ma anche gli Zeloti, che gli rimandarono la moglie, ed egli per il momento si acquietò sospendendo per un poco le continue stragi.
[...]
Libro IV: 556 - 9, 10. Simone, dopo aver strappato la moglie dalle mani degli Zeloti, si rivolse di nuovo contro ciò che restava dell'Idumea, e assaltando da ogni parte la popolazione costrinse i più a fuggire a Gerusalemme.
Libro IV: 557 Egli li inseguì fino alla città e, circondate di nuovo le mura, metteva a morte tutti quelli che uscivano per lavorare in campagna e cadevano nelle sue mani.
Libro IV: 558 Così per il popolo Simone era, fuori le mura, un nemico più terribile dei romani, mentre all'interno più feroci degli altri due erano gli Zeloti, fra i quali si distingueva per i disegni delittuosi e per la temerità il gruppo dei Galilei;
Libro IV: 559 erano stati infatti costoro a portare al potere Giovanni, ed egli li ricompensava del predominio che gli avevano procurato concedendo a ciascuno di fare ciò che voleva.
Libro IV: 560 Con un insaziabile desiderio di preda frugavano le case dei ricchi, uccidevano gli uomini e stupravano le donne come fosse un gioco;
Libro IV: 561 poi col bottino lordo di sangue gozzovigliavano e infine, sazi, si abbandonavano senza ritegno all'effeminatezza acconciandosi i capelli, indossando abiti da donna, cospargendosi di profumi e dandosi il bistro agli occhi per farsi più belli.
Libro IV: 562 E le donne non le imitavano soltanto nel modo di agghindarsi, ma anche nelle pratiche amorose, ideando con frenetica dissolutezza infami amplessi, rotolandosi nella città come in un bordello, dopo averla tutta insozzata con le loro nefandezze.
Libro IV: 563 Ma se avevano visi di donna, le loro erano mani d'assassini: mentre procedevano con molle andatura all'improvviso si trasformavano in audaci uomini d'arme, ed estraendo le spade da sotto alle vesti dai colori sgargianti trafiggevano chiunque capitava.
Libro IV: 564 Chi fuggiva da Giovanni riceveva da Simone un'accoglienza ancora più funesta, e se uno si salvava dal tiranno di dentro periva ad opera di quello di fuori.
Libro IV: 565 Per chi voleva pas*sare ai romani ogni via di scampo era sbarrata.
Libro IV: 566 - 9, 11. Ma tra le forze di Giovanni scoppiò la rivolta, e tutti gli Idumei che ne facevano parte si staccarono e insorsero contro il despota, invidiosi della sua potenza e stanchi della sua crudeltà.
Libro IV: 567 Passati all'attacco, uccisero un gran numero di Zeloti e i rimanenti li costrinsero a rifugiarsi nel palazzo reale costruito da Grapte, una parente di Iza, re degli Adiabeni;.
Libro IV: 568 Ma assieme agli Zeloti vi fecero irruzione anche gli Idumei, che di là li ricacciarono fin nel tempio; poi si diedero al saccheggio dei tesori di Giovanni,
Libro IV: 569 che abitava nel palazzo suddetto e vi aveva riposto il frutto della sua prepotenza.
Libro IV: 570 Nel frattempo la massa degli Zeloti che era dispersa nella città si raccolse nel tempio unendosi a quelli che erano stati messi in fuga, e Giovanni si preparò a guidarli giù contro il popolo e gli Idumei.
Libro IV: 571 Questi ebbero paura non tanto del loro attacco, essendo più forti in combattimento, quanto della loro follia, pensando che quelli di nottetempo potevano fare una sortita dal tempio, ucciderli e dar fuoco alla città.
Libro IV: 572 Si radunarono allora a consiglio con i sommi sacerdoti per deliberare come difendersi dal loro assalto.
Libro IV: 573 Ma il Dio sconvolse le loro menti ed essi pensarono di ricorrere a un rimedio peggiore del male; infatti per liberarsi di Giovanni decisero di far entrare Simone, cioè di attirarsi un secondo padrone, e per di più sollecitandolo con le preghiere.
Libro IV: 574 La decisione venne eseguita e il sommo sacerdote Mattia fu inviato a pregare quel Simone, che tanto avevano temuto, di voler entrare in città. Unirono le loro insistenze anche tutti quelli che erano stati costretti a fuggire da Gerusalemme per gli Zeloti e che desideravano di recuperare case e averi.
Libro IV: 575 Simone acconsentì con grande degnazione di far loro da padrone e fece il suo ingresso come per liberare la città dagli Zeloti, acclamato dal popolo quale salvatore e protettore;
Libro IV: 576 ma quando fu dentro col suo esercito non pensò che al suo potere, considerando quelli che l'avevano invocato non meno nemici di coloro contro cui era stato invocato.
Libro IV: 577 - 9, 12. Così il mese di Xanthico del terzo anno di guerra Simone si fece signore di Gerusalemme mentre Giovanni e la banda degli Zeloti, impediti di uscire dal tempio e perduto tutto ciò che avevano in città e che era stato immediatamente saccheggiato dagli uomini di Simone, cominciavano a disperare della loro sorte.
Libro IV: 578 Con l'aiuto del popolo Simone diede l'assalto al tempio, ma gli avversari, dispostisi sui portici e dietro le merlature, respinsero gli attacchi.
Libro IV: 579 Tra le file di Simone caddero parecchi e molti riportarono ferite; gli Zeloti infatti, stando più in alto, potevano effettuare i loro tiri con maggiore facilità ed efficacia.
[...]
Libro IV: 584 e da quel momento Simone rallentò gli attacchi, essendosi i suoi uomini perduti d'animo, pur continuando a battersi validamente per il vantaggio della superiorità numerica; ma i proiettili delle catapulte a lunga gittata aprivano numerosi vuoti fra i suoi.
[...]
Libro IV: 657 Una volta restituita la sicurezza a tutto l'impero, e salvato lo stato romano contro ogni speranza, Vespasiano portò la sua attenzione su ciò che rimaneva della Giudea.
Libro IV: 658 Egli era ansioso di salpare per Roma appena fosse finito l'inverno, e perciò sistemò rapidamente le cose in Alessandria, mentre spediva il figlio Tito con forze scelte a conquistare Gerusalemme.
[...]
Libro V: 1 - 1, 1. Tito, dopo aver attraversato il deserto come sopra abbiamo detto, si trasferì dall'Egitto alla Siria arrivando a Cesarea, dove aveva deciso di effettuate il concentramento delle forze.
Libro V: 2 Ma mentre egli stava ancora ad Alessandria intento ad assistere il padre nella sistemazione dell'impero che da poco il Dio aveva dato in loro potere, in Gerusalemme la guerra delle fazioni aveva nuovi sviluppi e diventava una lotta a tre, perché una delle due parti si rivoltava contro sé stessa: il che, trattandosi di farabutti, ben poteva dirsi che era un bene e un'opera della giustizia.
Libro V: 3 L'attacco degli Zeloti contro il popolo, che segnò l'inizio della rovina della città, già si è detto sopra con grande accuratezza donde ebbe origine e in quali disastri culminò;
Libro V: 4 ora non sbaglierebbe chi dicesse che la nuova fu una rivolta scoppiata dal tronco della rivolta, che essa fu come una belva infuriata che, quando non ha altro da divorare, finisce per infierire contro le proprie carni.
Libro V: 5 - 1, 2. Infatti Eleazar figlio di Simone, colui che all'inizio aveva separato dal popolo gli Zeloti facendoli penetrare nel tempio, fingendo ora di essere sdegnato per le quotidiane ribalderie di Giovanni, che non metteva termine alle sue stragi, ma in realtà perché non soffriva di sottostare a un tiranno più giovane,
Libro V: 6 essendo spinto dal desiderio di comandare e di stabilire un suo potere personale, si distaccò dagli altri prendendo seco due dei notabili, Giuda figlio di Chelchia e Simone figlio di Esron, nonché Ezechia figlio di Chobaris, un personaggio di un certo rilievo.
Libro V: 7 Ciascuno di costoro si tirò dietro non pochi Zeloti, ed essi presero possesso della parte più interna del tempio collocando le loro armi sopra alle sacre porte sulla facciata santa.
Libro V: 8 Disponendo di grande quantità di viveri stavano tranquilli - per chi non aveva scrupoli religiosi le provviste sacre rappresentavano un'abbondante riserva -; tuttavia, preoccupati a causa del loro esiguo numero, per lo più non si muovevano dalla loro posizione.
Libro V: 9 Giovanni invece, quanto era a loro superiore per numero di uomini, tanto era inferiore per la posizione, e avendo i nemici sopra la testa non poteva né attaccare senza pericolo né, per lo sdegno, starsene quieto;
Libro V: 10 sebbene fossero maggiori le perdite che subiva rispetto a quelle che infliggeva ai partigiani di Eleazar, tuttavia non si dava pace; gli assalti ravvicinati e i tiri alla lontana si susseguivano senza tregua, e tutto il tempio era profanato dalle stragi.
Libro V: 11 - 1, 3. Simone figlio di Ghiora, che il popolo vinto dalla disperazione aveva scelto come tiranno e fatto entrare nella città sperandone aiuto, e che controllava la città alta e una parte della città bassa, prese ora ad investire con maggior violenza gli uomini di Giovanni, i quali erano contemporaneamente sottoposti agli attacchi dall'alto. Egli li incalzava dal basso, così come alla lor volta gli uomini di Giovanni incalzavano dal basso i nemici sovrastanti.
Libro V: 12 In tal modo Gio*vanni combatteva su due fronti infliggendo e subendo perdite, e lo svantaggio in cui si trovava rispetto agli uomini di Eleazar per la posizione inferiore era compensato dal vantaggio della posizione dominante rispetto a Simone.
Libro V: 13 Infatti gli attacchi dal basso li respingeva validamente usando solo proiettili lanciati a mano, mentre si serviva delle macchine per controbattere i tiri provenienti dalla parte alta del santuario;
Libro V: 14 disponeva infatti di una gran quantità di mangani, catapulte e baliste, con cui non soltanto colpiva gli avversari, ma uccideva anche molti partecipanti alle cerimonie sacre.
Libro V: 15 Sebbene infatti la loro folle empietà fosse esplosa in tutte le forme, avevano nondimeno concesso di entrare a chi voleva celebrare un sacrificio, pur tenendolo sotto stretta sorveglianza se era un paesano, e sottoponendolo a perquisizione se era un forestiero. Ma costoro, sebbene riuscissero ad entrare facendoli vergognare della loro crudeltà, restavano poi vittime dei combattimenti.
Libro V: 16 Infatti i proiettili scagliati dalle macchine raggiungevano con la loro violenza l'altare e il santuario piombando sui sacerdoti e sui partecipanti,
Libro V: 17 sicché molti che erano venuti dai confini della terra in quel santuario famoso e venerato da tutta l'umanità, cadevano esanimi essi stessi dinanzi alle vittime da loro offerte, aspergendo col proprio sangue quell'altare adorato da tutti i greci e i barbari.
Libro V: 18 Con i cadaveri dei paesani si mescolavano quelli degli stranieri, con i cadaveri dei sacerdoti quelli dei laici, e il sangue di ogni genere di vittime formava un lago nei luoghi santi.
Libro V: 19 Città sventuratissima, quale rovina paragonabile a questa ti causarono i romani, che entrarono per purificare col fuoco le nefandezze del tuo popolo. Tu non eri più né potevi rimanere la sede di Dio, una volta che eri diventata la tomba dei cittadini massacrati, e il tempio era stato trasformato in una fossa comune per le vittime della guerra civile! Eppure, potresti tornare ad avere una sorte migliore se mai riuscissi a placare il Dio che ti ha distrutta!
Libro V: 20 Ma lo storico deve, fra l'altro, raffrenare i propri sentimenti, poiché non è questo il momento di compiangere la patria, ma di esporre i fatti. Narrerò quindi i successivi sviluppi della guerra civile.
Libro V: 21 - 11, 4. Quelli che stavano portando alla rovina la città si dividevano in tre schiere: gli uomini di Eleazar, che avevano nelle loro mani le sacre primizie depositate nel tempio e che sfogavano il loro furore contro Giovanni, i partigiani di Giovanni, che spogliavano il popolo e lottavano contro Simone, e quest'ultimo, che succhiava anch'egli dalla città i mezzi per la lotta contro gli avversari.
Libro V: 22 Giovanni, quando era attaccato da entrambe le parti, divideva i suoi uomini in due schieramenti opposti, bersagliando dall'alto dei portici gli assalitori che salivano dalla città e controbattendo con le macchine i tiri effettuati dalla parte superiore del tempio;
Libro V: 23 quando poi capitava di non aver pensieri dagli attaccanti dall'alto, che spesso si fermavano per l'ubriachezza e la fatica, allora con più coraggio e con più uomini usciva a scontrarsi con gli uomini di Simone.
Libro V: 24 In qualsiasi punto della città arrivava, appiccava sempre il fuoco ai depositi di grano e di ogni altro genere di provviste; la medesima cosa faceva poi Simone incalzandolo mentre quello si ritirava, e sembrava che volessero fare un favore ai romani distruggendo i viveri che la città aveva messo da parte in vista di un assedio, e recidendo i nervi della propria forza.
Libro V: 25 Tutti i dintorni del tempio andarono distrutti dal fuoco e la città si trasformò in un desolato campo di battaglia per la guerra civile, mentre le fiamme divoravano quasi tutto il grano che, in caso di assedio, poteva bastar loro per non pochi anni.
Libro V: 26 E fu per fame che alla fine essi furono presi, ciò che non sarebbe stato affatto possibile, se non ne avessero gettato da sé le premesse.
Libro V: 27 - 1, 5. Mentre la città era sottoposta da ogni parte ai colpi dei suoi carnefici e delle loro marmaglie, il popolo era come un gran corpo che stava in mezzo e ne rimaneva dilaniato.
Libro V: 28 I vecchi e le donne, giunti alla disperazione per le loro sofferenze pregavano perché venissero i romani e aspettavano ansiosamente la guerra esterna per liberarsi dai mali interni.
Libro V: 29 Le persone per bene erano in preda a un grande smarrimento e al terrore, perché non v'era né possibilità di provocare un mutamento della situazione, né speranza di un accordo, o di una fuga per chi volesse;
Libro V: 30 tutti i luoghi erano sottoposti a sorveglianza, e i capibanda - che per il resto erano in contrasto - ammazzavano come nemici comuni chi propugnava la pace con i romani o chi era sospettato di voler disertare, e si trovavano d'accordo soltanto nel far strage di quelli che invece meritavano di vivere.
Libro V: 31 Incessanti erano di giorno e di notte i clamori dei combattenti, ma ancor più raccapriccianti erano i lamenti di quelli che gemevano per lo spavento.
Libro V: 32 Le stragi moltiplicavano i motivi di lutto, il terrore strozzava il loro pianto ed essi, soffocando i loro affanni per la paura, erano tormentati dai gemiti repressi.
Libro V: 33 Non v'era più rispetto per i parenti quand'erano vivi né cura di seppellirli dopo morti, e di entrambe queste cose era causa il fatto che ormai ognuno disperava di salvarsi; in realtà, chi non partecipava alla lotta delle fazioni aveva perduto qualsiasi interesse aspettandosi di morire da un momento all'altro.
Libro V: 34 Intanto i rivoluzionari si affrontavano calpestando i cadaveri ammonticchiati, e la frenesia che saliva da tutto quel sangue ai loro piedi li rendeva più bestiali.
Libro V: 35 Escogitando sempre qualche cosa di nuovo per distruggersi vicendevolmente ed attuando ogni piano fino in fondo senza pietà, non tralasciavano alcuna forma di violenza o di efferatezza.
Libro V: 36 Giovanni arrivò a impiegare il legname destinato ad usi sacri per fabbricare macchine da guerra: una volta il popolo e i sommi sacerdoti avevano deciso di consolidare le fondamenta del tempio per innalzarlo di altri venti cubiti, e il re Agrippa con enormi spese e fatiche aveva fatto venire dal Libano il legname necessario; si trattava di travi che meritavano di esser viste tanto erano grosse e diritte.
Libro V: 37 La guerra aveva troncato i lavori a metà e Giovanni, trovandoli di grandezza sufficiente per controbattere i nemici che aveva nella parte superiore del tempio,
Libro V: 38 le tagliò per fabbricarne delle torri che collocò dietro al piazzale interno, di fronte all'ala occidentale dell'esedra, l'unico lato da dove potevano accostarsi, mentre agli altri lati non si potevano avvicinare per le gradinate.
Libro V: 39 - 1, 6. Con tali macchine costruite senza scrupoli di empietà Giovanni sperava di farla finita con i nemici, ma il Dio rese vani i suoi sforzi facendo arrivare i romani prima che egli potesse far montare qualcuno sulle torri.
Libro V: 40 Infatti Tito, dopo aver fatto affluire presso di sé una parte delle forze, e date disposi*zioni alle altre perché lo raggiungessero a Gerusalemme, si mise in marcia da Cesarea.
[...]
Libro V: 71 - 2, 4. Allora per la prima volta la lotta delle fazioni all'interno della città, combattuta con rivalità incessante, si fermò per l'improvviso sopraggiungere della guerra esterna con tutte le sue minacce,
Libro V: 72 e i rivoluzionari, vedendo con costernazione che i romani stavano costruendo tre accampamenti, gettarono le basi di una funesta alleanza.
Libro V: 73 Cominciarono a chiedersi che cosa aspettavano, che cosa era loro successo per lasciarsi passivamente soffocare entro la stretta di quei tre baluardi, perché, mentre il nemico si costruiva tranquillamente una nuova città, contrapposta alla loro, essi se ne stavano rinchiusi nelle mura come ad assistere ad uno spettacolo interessante e utile, lasciando inerti le braccia e le armi.
Libro V: 74 “Faremo dunque sfoggio del nostro valore soltanto contro noi stessi” gridarono “e i romani per la nostra discordia prenderanno la città senza colpo ferite?”
Libro V: 75 Incitandosi con questi discorsi, si radunarono, afferrarono le armi, fecero un'improvvisa sortita contro la legione decima e, gettatisi giù per il burrone con terrificanti clamori, piombarono sopra ai nemici intenti alle opere di fortificazione.
Libro V: 76 Questi stavano sparpagliati a lavorare, e perciò i più avevano lasciate le armi, supponendo che i giudei non avrebbero avuto il coraggio di fare una sortita o che, se pure l'avessero osato, il loro impeto sarebbe stato paralizzato dalla discordia; pertanto furono presi alla sprovvista e gettati nello scompiglio.
Libro V: 77 Alcuni abbandonarono il lavoro affrettandosi a fuggire, molti invece corsero alle armi, ma furono, uccisi prima di poter affrontare i nemici.
Libro V: 78 Intanto s'ingrossavano continuamente le file dei giudei, incoraggiati dal successo dei primi, e sfruttando il momento favorevole essi sembravano non solo ai nemici, ma anche a sé stessi di esser in numero molto maggiore di quanti erano in realtà.
Libro V: 79 Sono specialmente i soldati abituati alla disciplina, e addestrati a combattere in bell'ordine ubbidendo ai comandi, che in caso d'improvviso disordine vanno soggetti a scompigliarsi. E così anche in quell'occasione i romani, colti alla sprovvista, cedettero agli assalti.
Libro V: 80 E quando, vistisi raggiunti, si rivoltavano, essi frenavano l'impeto dei nemici e li colpivano approfittando che quelli per lo slancio erano meno pronti a difendersi; ma alla fine, travolti dal numero sempre crescente di giudei che partecipavano alla sortita, abbandonarono l'accampamento.
Libro V: 81 Forse l'intera legione sarebbe allora stata in pericolo se Tito, informato della cosa, non fosse subito accorso in aiuto. Con molti rimproveri per la loro viltà fece tornare indietro i fuggiaschi e,
Libro V: 82 piombando con le truppe scelte del suo seguito sul fianco dei giudei, molti ne uccise e ancor più ne ferì respingendo tutti in basso verso il burrone.
Libro V: 83 Essi lungo il declivio subirono gravi perdite, ma quando raggiunsero l'altra costa si rivoltarono e, separati dal letto del torrente, si diedero a colpire i romani.
Libro V: 84 In tal modo combatterono fino a mezzogiorno; poco dopo Tito, avendo sistemato a difesa contro nuove sortite una linea composta dalle truppe accorse con lui e da elementi presi dalle varie coorti, rimandò in cima il resto della legione a completare i lavori di fortificazione.
Libro V: 85 - 2, 5. I giudei credettero che si trattasse di una ritirata e, al vedere che l'uomo da essi posto sulle mura faceva segno agitando la sua veste, una moltitudine di guerrieri freschi balzarono fuori con tale impeto, che la loro corsa sembrava quella di un branco di belve ferocissime.
Libro V: 86 E in effetti nessuno dei romani contrapposti ne sostenne l'urto, ma come battuti dai colpi delle artiglierie ruppero lo schieramento e si diedero a fuggire su per il monte.
Libro V: 87 A mezza costa restò fermo soltanto Tito con alcuni pochi, e sebbene quelli che, sprezzanti del pericolo, erano rimasti per rispetto del generale lo pregassero insistentemente di ritirarsi dinanzi ai giudei fanaticamente pronti a morire,
Libro V: 88 di non esporsi al pericolo a difesa di chi avrebbe invece dovuto difendere lui, di considerare la sua posizione personale e di non assumersi i compiti del soldato semplice lui che invece era signore della guerra e del mondo, e di non esporsi a un rischio così grave visto che da lui dipendeva ogni cosa, egli parve che nemmeno li udisse.
Libro V: 89 A quelli che venivano su dirimpetto a lui egli oppose una salda resistenza e, colpendoli in pieno petto, uccise quanti lo attaccavano; poi, scagliandosi addosso alle fitte schiere, le sospin*geva giù per il pendio.
Libro V: 90 Quelli, benché atterriti dal suo coraggio e dalla sua forza, non si decisero a far ritorno in città, ma scansandolo su entrambi i lati continuarono a incalzare i romani che fuggivano verso l'alto. Anche contro di questi Tito si scagliò colpendoli sul fianco, e ne bloccò l'impeto.
Libro V: 91 Nel frattempo i soldati che in cima attendevano ai lavori di fortificazione del campo, come videro fuggire quelli da basso, furono nuovamente presi dal terrore,
Libro V: 92 e tutta la legione si disperse credendo che l'attacco dei giudei avesse travolto ogni resistenza e che lo stesso Tito si fosse dato alla fuga, giacché mai gli altri sarebbero fuggiti se quello fosse rimasto.
Libro V: 93 Come presi dal panico, scapparono in tutte le direzioni finché alcuni si accorsero che il generale era impegnato nel folto della mischia; allora ebbero una gran paura per la sua sorte e, gridando, segnalarono il suo pericolo a tutta la legione.
Libro V: 94 La vergogna li fece tornare indietro, e rimproverandosi a vicenda non tanto di essere fuggiti quanto di avere abbandonato Cesare, si gettarono con tutte le forze contro i giudei e, una volta fattili ripiegare lungo il declivio, li risospinsero tutti giù verso la valle.
Libro V: 95 I giudei si ritiravano resistendo passo per passo, ma i romani avevano il vantaggio di stare più in alto e li ricacciarono tutti nel burrone.
Libro V: 96 Tito, che aveva travolto quelli dinanzi a lui, mandò di nuovo la legione a completare la fortificazione del campo mentre egli teneva a bada i nemici assieme a quelli con cui aveva prima resistito.
Libro V: 97 In conclusione, se si deve dire il vero senza nulla aggiungere per adulazione o detrarre per invidia, fu Cesare in persona che per due volte salvò l'intera legione in pericolo e le diede la possibilità di fortificarsi tranquillamente il campo.

Marietto
03-02-15, 03:22
Simone e Giacomo vennero crocefissi per ordine del procuratore Tiberio Alessandro tra il 46 e il 48 d.C. (Guerra Giudaica XX, 102)
Qui c'è un errore, l'opera è "Antichità Giudaiche", non guerra giudaica.

Volevo rendere noto a tutti che, dopo avermi ufficialmente invitato a partecipare ad un dibattito pubblico, il Signor Salsi non si degna neppure di rispondere alla e-mail che gli ho inviato.

Ho saputo da vie indirette (Polemiko) che il Signor Salsi pretenderebbe che io dichiari il mio nome e cognome su questo forum (e, magari, numero di telefono e segno zodiacale). Ovviamente, non c'è alcun motivo per farlo, dunque non lo faccio.

Però, se qualche utente o moderatore di questo forum avesse la possibilità ed il desiderio di organizzare un dibattito pubblico su "Giovanni di Gamala", e pensasse di invitare me e il Signor Salsi, io sarei felicissimo ed onorato di accettare.

BARIONU
07-07-15, 19:55
Faccio notare che Salsi ha chiesto molte volte un confronto in TY con alti prelati del Vaticano , ad es Mons. Ravasi

ma gli Accademici ben si guardano dall' affontarlo :

Emilio Salsi, Vangeli e Storia | Giovanni il Nazireo detto Gesù Cristo e i suoi fratelli (http://www.vangeliestoria.eu/approfondimento.asp?ID=43)

Qui infatti potete vedere l' unico confronto avvenuto tra Salsi e il Sacerdote Prof. Gianluigi Pasquali Preside dello Studio Teologico Laurentianum di Venezia (http://www.vangeliestoria.eu/approfondimento.asp?ID=48)


Emilio Salsi, Vangeli e Storia | Giovanni il Nazireo detto Gesù Cristo e i suoi fratelli (http://www.vangeliestoria.eu/approfondimento.asp?ID=48)


zio ot :cool:

BARIONU
09-07-15, 17:14
In Ebraico ghiur è conversione

גִּיּוּר


bar ghiora vuol dire figlio della conversione

בר גיורא

e Giovanni di Giscala

è Yochanan mi gush chalav


יוחנן מגוש חלב

Giovanni crosta di latte

BARIONU
09-07-15, 17:33
GIOVANNI DI GISCALA E SIMONE BAR GHIORA


vengono da paesi fantasma ...


In Ebraico ghiur è conversione ( LA O E LA U SI OTTENGONO ATTRAVERSO UNA LETTERA SUPPORTO

la waw , detta anche mater lecionis ( dallo studioso Guidacerius )

https://it.wikipedia.org/wiki/Agazio_Guidacerio


quindi ghiur

גִּיּוּר


bar ghiora vuol dire figlio della conversione

בר גיורא

e Giovanni di Giscala

è Yochanan mi gush chalav


יוחנן מגוש חלב

Giovanni crosta di latte


un' allusione a una località che veniva chiama bet lavan ? che dopo il 135 ev diventa Natzrat ?

i dettagli

Lamentazioni di Eleazar ha-Qalir (http://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=35842464)

BARIONU
14-07-15, 10:22
CORRIGE

la waw , detta anche mater lecTionis ( dallo studioso Guidacerius )

https://it.wikipedia.org/wiki/Agazio_Guidacerio


MA 15 MINUTI PER LE CORREZIONI NON SONO POCHI ?????


zio ot

BARIONU
21-07-15, 12:52
ETIMOLOGIA IN GIUSEPPE FLAVIO

ETIMOLOGIA IN GIUSEPPE FLAVIO (http://originidellereligioni.forumfree.it/?t=71074567)


zio ot

Jerome
11-08-15, 10:18
Esistito o no, Luigi Cascioli era un grande lo stesso.

Gianky
11-08-15, 14:05
Esistito o no, Luigi Cascioli era un grande lo stesso.
Ma per favore, era un cazzaro

Inviato dal mio GT-I9505 utilizzando Tapatalk

Jerome
11-08-15, 15:01
Cascioli era un militante coraggioso che sfidò la chiesa, perdendo tempo e denaro (di sua tasca, e non era ricco). Non importa se Giovanni di Gamala sia o no esistito, di certo figure simili esistevano davvero, e fuse col figlio di Panthera (vedere Celso, Discorso di verità), il rabbino mamzer Yeshua, hanno originato, assieme ai miti pagani distorti e rubati dai cristiani, la figura immaginaria di Cristo, usata dalla chiesa per accreditarsi come organismo di potere nei secoli, così soffocando il libero pensiero e distruggendo le vere e tolleranti tradizioni religiose della civiltà occidentale; diffondendo l'eresia galilea, come la chiamava l'ultimo imperatore romano, Giuliano, hanno danneggiato il progresso, fermandolo per secoli, col contributo dei barbari.

Jerome
11-08-15, 15:18
La figura di Giovanni, riportata alla luce in tempi recenti da Cascioli, è stata analizzata anche da Emilio Salsi, David Donnini e Giancarlo Tranfo, analizzando le opere di Giuseppe Flavio e confrontando il tutto con testi biblici.

Tra l'altro, solo due ossari con resti di crocifissi sono stati ritrovati in Israele: Antigono II e un certo Giovanni.

Gianky
12-08-15, 14:35
La figura di Giovanni, riportata alla luce in tempi recenti da Cascioli, è stata analizzata anche da Emilio Salsi, David Donnini e Giancarlo Tranfo, analizzando le opere di Giuseppe Flavio e confrontando il tutto con testi biblici.

Tra l'altro, solo due ossari con resti di crocifissi sono stati ritrovati in Israele: Antigono II e un certo Giovanni.

Yochanan, Giovanni, era, ed è, un nome comunissimo in Palestina.

Jerome
12-08-15, 16:17
Giovanni di Gamala potrebbe non essere esistito, ma Pantera invece si.

Troppe coincidenze: Talpiot, ossari vari con gli stessi nomi tutti assieme, Celso, Talmud, tomba di Pantera a Bingem-am-Rhein, strani riferimenti biblico-evangelici alla città di Sidone, non proprio vicina per andarci a fare un giro...
E Nazaret troppo diversa dalla realtà, mentre Gamala invece coincide... Gamala città di zeloti, che si chiamasse Yochanan o Yeshua.

Per quanti studiosi prezzolari abbiate in VatikANO (come quelli che bollano gli ossari e il vangelo della moglie di Gesù come falsi, salvo poi essere smentiti da altri, che rilevano che, se non si può dire che sian veri, altrettanto non si può dire il contrario), gli archeologi israeliano sono molto competenti e ogni giorno emerge un po di verità sulla mistificazione del non matrimonio di Cristo, che molte fonti riemerse - sopravvissute alla distruzione della chiesa, grazie alle grotte di Qumran e Nag Hammadi - danno per vero o possibile.Primo tassello.

Un tempo ci avreste bruciati, oggi non potete più!

Jerome
12-08-15, 17:39
Libri su Giovanni di Gamala o sul rapporto di questa figura semi-storica con la figura di Yeshua:

Luigi Cascioli, La favola di Cristo. Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesù, autopubblicato, 2002, testo integrale del libro (http://web.archive.org/web/20131230233207/http://www.antiguatau.it/doc-scarico/La%20Favola%20di%20Cristo,%20Luigi%20Cascioli.pdf) disponibile in pdf

Giancarlo Tranfo, La croce di spine. Gesù: la storia che non vi è stata ancora raccontata, prefazione di L. Cascioli, Chinaski Edizioni, 2008

Emilio Salsi, Giovanni il Nazireo detto "Gesù Cristo" e i suoi fratelli, 2008

David Donnini, Gesù, Messia di Israele. La mistificazione storica della passione, 2015

Come bonus, un classico libro che riassume l'ipotesi mitista (https://it.wikipedia.org/wiki/Mito_di_Ges%C3%B9):

Emilio Bossi, Gesù Cristo non è mai esistito (http://www.liberliber.it/mediateca/libri/b/bossi/gesu_cristo_non_e_mai_esistito/pdf/gesu_c_p.pdf), 1900-1904, disponibile in pdf

Jerome
15-08-15, 17:35
Colui al quale avete dato il nome di Gesù in realtà non era che il capo di una banda di briganti i cui miracoli che gli attribuite non erano che manifestazioni operate secondo la magia e i trucchi esoterici. La verità è che tutti questi pretesi fatti non sono che dei miti che voi stessi avete fabbricato senza pertanto riuscire a dare alle vostre menzogne una tinta di credibilità. È noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate. (Celso, Discorso di verità)

Secondo Celso, Yeshu (colui che salva) è quindi un soprannome; in greco si traduce Soter, cioè Salvatore (attributo di Dioniso, Ercole, Mitra, ecc.). Quindi, Giovanni detto il Salvatore, anche per assimilazione col rabbino Yeshua ben Panthera (personaggio in origine diverso, pacifico, ma confuso da Celso con il guerriero Giovanni, aspirante messia davidico, mentre ben Panthera era il messia di Aronne, spirituale). A confondere le acque c'è anche l'anonimo Gesù (Yeshu) detto Barabba (ossia il Barabba evangelico), ossia un altro "Salvatore, detto Figlio del Padre" o figlio di Abbas (un sacerdote fedele agli Asmonei), contrapposto (da Pilato ad esempio) al Salvatore detto Nazoreo (cioè Giovanni di Gamala)

Abbiamo quindi
1) Giovanni di Gamala (Yochanan ben Yehuda) detto Yeshu e Nazoreo (messia guerriero, crocifisso su un palo o una croce a X)
2) Anonimo detto Yeshu e Barabba (messia guerriero, liberato da Pilato, sorte anonima)
3) Yeshua ben Panthera (messia spirituale, forse lapidato, sepolto nella tomba di Talpiot)

e in seguito molti altri (come Simon bar Kokheba, quasi un secolo dopo); tutti avevano forse la sindrome di Gerusalemme (https://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Gerusalemme).

Altri estratti

Accortosi di essere stato giocato dai magi, Erode si adirò e mandò dei sicari, dicendo loro: "Ammazzate i bambini dai due anni in giù".(...) Maria, avendo sentito che si massacravano i bambini, prese il bambino, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia di buoi. Anche Elisabetta, sentito che si cercava Giovanni, lo prese e salì sulla montagna guardandosi attorno, ove nasconderlo; ma non c'era alcun posto come nascondiglio. (...) Erode, nel mentre, cercava Giovanni, e mandò dei ministri da Zaccaria, dicendo: "Dove hai nascosto tuo figlio?". Rispose loro: "Io sono un pubblico ufficiale di Dio e dimoro costantemente nel tempio del Signore, non so dove sia mio figlio". I ministri se ne ritornarono per riferire tutto ciò a Erode. Adiratosi, Erode disse loro: "E' suo figlio colui che regnerà su Israele!" (Protovangelo di Giacomo)

Eppure Giovanni fece sì che anche costoro sembrassero più moderati di lui; egli infatti non soltanto eliminò chiunque dava giusti e utili consigli, trattando costoro come i suoi più accaniti nemici fra tutti i cittadini, ma riempì la patria di un'infinità di pubblici mali, quali inevitabilmente doveva infliggere agli uomini chi già aveva osato di commettere empietà verso il Dio. La sua mensa era infatti imbandita con cibi proibiti ed egli aveva abbandonato le tradizionali regole di purità, sì che non poteva più far stupore se uno che era così follemente empio verso il Dio non osservava più la bontà e la fratellanza verso gli uomini. (...) Fecero tutti la fine che meritavano, perché Dio diede a ciascuno la giusta punizione; infattti tutti i castighi che mai possono colpire un uomo si abbatterono su di loro anche sino all'ultimo istante di vita, facendoli morire fra i più atroci tormenti d'ogni sorta. (Flavio Giuseppe, Guerra giudaica)

Figli di Giuda il Galileo, da Gamala (secondo Flavio Giuseppe): Simone, Menahem, Giacomo, forse un altro Giuda; di loro si conosce la sorte, tutti finirono giustiziati o uccisi dai romani

Fratelli del rabbi ben Panthera (Talpiot): Giacomo, Giuseppe, alcune sorelle

Alcuni apostoli: Simone (Pietro, non lo Zelota), Giacomo (detto "fratello di Giovanni"), Giuda detto Taddeo (non l'Iscariota)

Fratelli di Gesù: Simone, Giacomo (detto il Giusto, o "fratello del signore" o del Salvatore), Giuda, Giuseppe/Joses


Figli di Giuda il Galileo secondo Cascioli ed Emilio Salsi: Giovanni il Nazoreo detto Yeshu o Soter, Simone detto Bariona (Latitante) o Kefas (Pietro), Giacomo detto Zaddik (Giusto), Giuda detto Theudas, Taddeo e Didimo/Tommaso (Gemello, perché molto somigliante a Giovanni), Giuseppe detto Menahem (il più giovane); alcune figlie anonime

Altre identificazioni tra personaggi storici flaviani, reali e biblici:

il discepolo prediletto: Lazzaro, alias Eleazaro figlio di Simone o Eleazaro figlio di Giairo, cognato di Giovanni
Maria di Betania: Maria Maddalena, sposa di Giovanni, figlia di Giairo e sorella di Eleazaro
Giovanni apostolo dei vangeli sinottici: Giovanni di Giscala, guerrigliero attivo nella Guerra del 70
Giuda lo zelota/ekariot/sicario: Giuda Iscariota
Simone: Simone lo zelota o Cananeo
Giovanni detto Marco, altri Giovanni: controfigure di Giovanni di Gamala
Saulo detto Paolo=? Forse affine a Marcione

Nota di colore: immaginiamo una persona di oggi che si chiama Salvatore, che magari abiti a Roma e lo chiamino Er Pantera... Si potrebbe montare la testa.

Gianky
15-08-15, 19:26
Giovanni di Gamala potrebbe non essere esistito, ma Pantera invece si.

Troppe coincidenze: Talpiot, ossari vari con gli stessi nomi tutti assieme, Celso, Talmud, tomba di Pantera a Bingem-am-Rhein, strani riferimenti biblico-evangelici alla città di Sidone, non proprio vicina per andarci a fare un giro...
E Nazaret troppo diversa dalla realtà, mentre Gamala invece coincide... Gamala città di zeloti, che si chiamasse Yochanan o Yeshua.

Per quanti studiosi prezzolari abbiate in VatikANO (come quelli che bollano gli ossari e il vangelo della moglie di Gesù come falsi, salvo poi essere smentiti da altri, che rilevano che, se non si può dire che sian veri, altrettanto non si può dire il contrario), gli archeologi israeliano sono molto competenti e ogni giorno emerge un po di verità sulla mistificazione del non matrimonio di Cristo, che molte fonti riemerse - sopravvissute alla distruzione della chiesa, grazie alle grotte di Qumran e Nag Hammadi - danno per vero o possibile.Primo tassello.

Un tempo ci avreste bruciati, oggi non potete più!

In primis io sono cristiano "filo" gnostico ed eterodosso e quindi sono uno di quelli che le chiese che sono figlie di Nicea avrebbe bruciato sul rogo e poi vedo che citi a sproposito i testi di Nag Hammadi che al limite sono alternativi alla chiesa romana (e ortodossa e protestante) ma non possono ASSOLUTAMENTE essere messe in relazione con i deliri su Giovanni di Gamala. I testi di Nag Hammadi sono CRISTIANI, cerchiamo di mettercelo in mente

Jerome
15-08-15, 19:29
In primis io sono cristiano "filo" gnostico ed eterodosso e quindi sono uno di quelli che le chiese che sono figlie di Nicea avrebbe bruciato sul rogo e poi vedo che citi a sproposito i testi di Nag Hammadi che al limite sono alternativi alla chiesa romana (e ortodossa e protestante) ma non possono ASSOLUTAMENTE essere messe in relazione con i deliri su Giovanni di Gamala. I testi di Nag Hammadi sono CRISTIANI, cerchiamo di mettercelo in mente

Esseni, al massimo.

Mai voi gnostici non avete bisogno di un Cristo fisico, la vostra versione è spirituale come Dioniso e Mitra...

Giovanni (che fosse di Gamala o di altro villaggio) è più "storico" del creazionismo, comunque merita rispetto perché ha combattuto comunque per la sua terra contro la potenza soverchiante di Roma, come fece Giuda il Galileo e come faranno i suoi fratelli e Bar Kokheba.

Gianky
15-08-15, 21:00
Esseni, al massimo.

Mai voi gnostici non avete bisogno di un Cristo fisico, la vostra versione è spirituale come Dioniso e Mitra...



Cristo è il Verbo di Dio, il Verbo è venuto nel Mondo per salvare l'umanità, portare la Conoscenza del Dio Sconosciuto e la salvezza dell'umanità dipende dalle Parole del Cristo. Non confondere il Cristo con Dionisio e Mithra, ascolta me. Fuori dal Cristo non esiste salvezza.

emv
16-08-15, 01:44
La figura immaginaria di Cristo,

Chissà per quale motivo se la figura di Cristo è immaginaria, dovrebbe essere reale quella di Zeus e di tutti gli dei...



usata dalla chiesa per accreditarsi come organismo di potere nei secoli, così soffocando il libero pensiero e distruggendo le vere e tolleranti tradizioni religiose della civiltà occidentale; diffondendo l'eresia galilea, come la chiamava l'ultimo imperatore romano, Giuliano, hanno danneggiato il progresso, fermandolo per secoli, col contributo dei barbari.

Se il progresso si è fermato, dall'anno 313 d.C. (anno della legalizzazione del Cristianesimo e inizio dell'arresto del progresso secondo la tua tesi) all'anno 2015 d.C. ...
dovresti spiegare che progresso c'è stato dal 1389 a.C. al 313 d.C.. E' un confronto tra i 1702 anni prima e dopo la Chiesa.

Sarebbe gradito un elenco delle invenzioni, delle scoperte scientifiche e delle conquiste nei diritti civili
che rappresentino il progresso avvenuto, in quel lasso di tempo, prima che la Chiesa lo fermasse...

Grazie

emv
16-08-15, 01:49
Non confondere il Cristo con Dionisio e Mithra, ascolta me. Fuori dal Cristo non esiste salvezza.

... Azz! :)

Haxel
16-08-15, 10:34
Colui al quale avete dato il nome di Gesù in realtà non era che il capo di una banda di briganti i cui miracoli che gli attribuite non erano che manifestazioni operate secondo la magia e i trucchi esoterici. La verità è che tutti questi pretesi fatti non sono che dei miti che voi stessi avete fabbricato senza pertanto riuscire a dare alle vostre menzogne una tinta di credibilità. È noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate. (Celso, Discorso di verità)

Secondo Celso, Yeshu (colui che salva) è quindi un soprannome; in greco si traduce Soter, cioè Salvatore (attributo di Dioniso, Ercole, Mitra, ecc.). Quindi, Giovanni detto il Salvatore, anche per assimilazione col rabbino Yeshua ben Panthera (personaggio in origine diverso, pacifico, ma confuso da Celso con il guerriero Giovanni, aspirante messia davidico, mentre ben Panthera era il messia di Aronne, spirituale). A confondere le acque c'è anche l'anonimo Gesù (Yeshu) detto Barabba (ossia il Barabba evangelico), ossia un altro "Salvatore, detto Figlio del Padre" o figlio di Abbas (un sacerdote fedele agli Asmonei), contrapposto (da Pilato ad esempio) al Salvatore detto Nazoreo (cioè Giovanni di Gamala)

Abbiamo quindi
1) Giovanni di Gamala (Yochanan ben Yehuda) detto Yeshu e Nazoreo (messia guerriero, crocifisso su un palo o una croce a X)
2) Anonimo detto Yeshu e Barabba (messia guerriero, liberato da Pilato, sorte anonima)
3) Yeshua ben Panthera (messia spirituale, forse lapidato, sepolto nella tomba di Talpiot)

e in seguito molti altri (come Simon bar Kokheba, quasi un secolo dopo); tutti avevano forse la sindrome di Gerusalemme (https://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Gerusalemme).

Altri estratti

Accortosi di essere stato giocato dai magi, Erode si adirò e mandò dei sicari, dicendo loro: "Ammazzate i bambini dai due anni in giù".(...) Maria, avendo sentito che si massacravano i bambini, prese il bambino, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia di buoi. Anche Elisabetta, sentito che si cercava Giovanni, lo prese e salì sulla montagna guardandosi attorno, ove nasconderlo; ma non c'era alcun posto come nascondiglio. (...) Erode, nel mentre, cercava Giovanni, e mandò dei ministri da Zaccaria, dicendo: "Dove hai nascosto tuo figlio?". Rispose loro: "Io sono un pubblico ufficiale di Dio e dimoro costantemente nel tempio del Signore, non so dove sia mio figlio". I ministri se ne ritornarono per riferire tutto ciò a Erode. Adiratosi, Erode disse loro: "E' suo figlio colui che regnerà su Israele!" (Protovangelo di Giacomo)

Eppure Giovanni fece sì che anche costoro sembrassero più moderati di lui; egli infatti non soltanto eliminò chiunque dava giusti e utili consigli, trattando costoro come i suoi più accaniti nemici fra tutti i cittadini, ma riempì la patria di un'infinità di pubblici mali, quali inevitabilmente doveva infliggere agli uomini chi già aveva osato di commettere empietà verso il Dio. La sua mensa era infatti imbandita con cibi proibiti ed egli aveva abbandonato le tradizionali regole di purità, sì che non poteva più far stupore se uno che era così follemente empio verso il Dio non osservava più la bontà e la fratellanza verso gli uomini. (...) Fecero tutti la fine che meritavano, perché Dio diede a ciascuno la giusta punizione; infattti tutti i castighi che mai possono colpire un uomo si abbatterono su di loro anche sino all'ultimo istante di vita, facendoli morire fra i più atroci tormenti d'ogni sorta. (Flavio Giuseppe, Guerra giudaica)

Figli di Giuda il Galileo, da Gamala (secondo Flavio Giuseppe): Simone, Menahem, Giacomo, forse un altro Giuda; di loro si conosce la sorte, tutti finirono giustiziati o uccisi dai romani

Fratelli del rabbi ben Panthera (Talpiot): Giacomo, Giuseppe, alcune sorelle

Alcuni apostoli: Simone (Pietro, non lo Zelota), Giacomo (detto "fratello di Giovanni"), Giuda detto Taddeo (non l'Iscariota)

Fratelli di Gesù: Simone, Giacomo (detto il Giusto, o "fratello del signore" o del Salvatore), Giuda, Giuseppe/Joses


Figli di Giuda il Galileo secondo Cascioli ed Emilio Salsi: Giovanni il Nazoreo detto Yeshu o Soter, Simone detto Bariona (Latitante) o Kefas (Pietro), Giacomo detto Zaddik (Giusto), Giuda detto Theudas, Taddeo e Didimo/Tommaso (Gemello, perché molto somigliante a Giovanni), Giuseppe detto Menahem (il più giovane); alcune figlie anonime

Altre identificazioni tra personaggi storici flaviani, reali e biblici:

il discepolo prediletto: Lazzaro, alias Eleazaro figlio di Simone o Eleazaro figlio di Giairo, cognato di Giovanni
Maria di Betania: Maria Maddalena, sposa di Giovanni, figlia di Giairo e sorella di Eleazaro
Giovanni apostolo dei vangeli sinottici: Giovanni di Giscala, guerrigliero attivo nella Guerra del 70
Giuda lo zelota/ekariot/sicario: Giuda Iscariota
Simone: Simone lo zelota o Cananeo
Giovanni detto Marco, altri Giovanni: controfigure di Giovanni di Gamala
Saulo detto Paolo=? Forse affine a Marcione

Nota di colore: immaginiamo una persona di oggi che si chiama Salvatore, che magari abiti a Roma e lo chiamino Er Pantera... Si potrebbe montare la testa.

praticamente si vedrebbe Giovanni di Gamala d'appertutto, quando già solo il Giovanni del protovangelo,si dovrebbe quantomeno intuire che si tratta di Giovanni Battista

Jerome
16-08-15, 11:02
Non confondere il Cristo con Dionisio e Mithra, ascolta me. Fuori dal Cristo non esiste salvezza.

Questo lo dici tu, tanti pagani la pensavano diversamente ma li avete distrutti fisicamente. Dioniso e Mitra sono Cristo. Solo che Dioniso era infinitamente più umano e nessun pagano pretendeva che le vicende dei miti fossero reali ma solo metafore.
Per Giuliano l'imperatore i miti non erano racconti reali, bensì un travestimento della dottrina della sostanza degli dei, la quale «non sopporta di essere gettata con nude parole nelle orecchie impure dei profani. Proprio la natura segreta dei misteri, anche se non compresa, è utile, perché cura le anime e i corpi e provoca l'apparizione degli dei; ciò che nei miti si presenta inverosimile, è proprio quello che ci apre la via alla verità: infatti, quanto più paradossale e portentoso è l'enigma, tanto più pare ammonirci a non affidarci alla nuda parola, ma ad affaticarci intorno alla verità riposta, senza stancarci prima che questo mistero, rischiarato sotto la guida degli dei».

Colui che avete bollato come Apostata era tollerante e non fondamentalista come i primi "galilei".


Per questo, per una società laica moderna, sarebbe meglio la diffusione maggioritaria di ateismo e neopaganesimo e la diminuzione drastica dei monoteismi, specie cristianesimo tradizionalista e islam; come dicono i TdG, tanto i salvati saranno 144.000, quindi lasciateci stare a noialtri.


praticamente si vedrebbe Giovanni di Gamala d'appertutto, quando già solo il Giovanni del protovangelo,si dovrebbe quantomeno intuire che si tratta di Giovanni Battista
Trattasi di uno sdoppiamento, come nella Bibbia le vicende di Abramo e Sara, Isacco e Rebecca, Giacobbe e Rachele, che in alcuni passi sono identiche e ricalcate.

Giovanni Battista non era re di nulla, Erode cercava l'erede Asmoneo, non il figlio di un sacerdote di nome Zaccaria.



Non confondere il Cristo con Dionisio e Mithra, ascolta me. Fuori dal Cristo non esiste salvezza. ... Azz! https://forum.termometropolitico.it/images/smilies/smile.gif
Ve la cantate e ve la suonate... ma io non vengo a inondare il forum Cattolici, come voi nel forum Laici, Filosofia e Neopaganesimo... per l'apolegetica in stile socciano e messoriano avete un sacco di forum e sottoforum, meglio quindi che venite a parlare di fatti non a incitare alla salvezza come un prete o un Testimone di Geova con Svegliatevi! e Torre di Guardia la domenica mattina. A proposito, sul forum Cristianesimo accettate anche loro o sono troppo eretici?

Quanto a me, onoro la Teiera Celestiale e il Mostro di Spaghetti Volante, sia lode alla sua spaghettosità.
Ramen!

Jerome
16-08-15, 12:33
Chissà per quale motivo se la figura di Cristo è immaginaria, dovrebbe essere reale quella di Zeus e di tutti gli dei...


Figure simboliche e mitologiche.
Comunque il dio monoteistico è il più impossibile di tutti: non si può essere sommamente buoni e mettere al mondo esseri la cui metà perlomeno sono destinati a bruciare eternamente.
Se io sapessi, tramite onniscienza e onnipotenza, che metà dei miei figli mi tradiranno a cominciare dal mangiare il magico frutto e per questo li torturerò all'infinito, se li mettessi al mondo non sarei sommamente buono, anzi il contrario. Creare un mondo dove sai già in anticipo che ci sarà il male non è indice di bontà; non c'entra il libero arbitrio, perché Dio già sapeva che lo avrebbero male usato ergo ha consapevolmente messo al mondo il male.

Prova logica di inesistenza tramite incoerenza e assurdità
Ergo il Dio cristiano è impossibile: bontà, onniscienza, libero arbitrio e onnipotenza non possono stare assieme, rigor di logica matematica questa è una prova di inesistenza. Ateismo verso il Dio cristiano, agnosticismo verso gli altri, essendo inutili a rigore del rasoio di Occam.

E qualsiasi confutazione è sbagliata. No way. Lo stesso Catechismo della CCAR promulgato da "GPII" (copyright Papaboys), paragrafi 272-274, tace, limitandosi ad argomentare solo sull'imperscrutabilità e ineffabilità dei disegni divini.

Ma, seguendo il ragionamento, questa prova di inesistenza è inconfutabile e assolutamente veritiera: aver creato uomini che lui sapeva, già dannati alla sofferenza non è indice di bontà.

Di fronte a questo "fantasma teologico", pare più realistico credere che sia esistito Giovanni di Gamala, che non fa male a nessuno, piuttosto in un Dio che è padre di sé stesso e deve morire e risorgere per porre fine ai danni che egli stesso ha causato, ma che avrebbe potuto evitare essendo onnisciente e intervenendo sul libero arbitrio per evitare che le sue creature (che già sapeva destinate a finire male) facessero errori irreparabili. Gli attributi divini andrebbero rivisti, cari teologi o dovreste re-introdurre l'origenismo e l'apocatastasi.

Haxel
16-08-15, 12:40
Trattasi di uno sdoppiamento, come nella Bibbia le vicende di Abramo e Sara, Isacco e Rebecca, Giacobbe e Rachele, che in alcuni passi sono identiche e ricalcate.

Giovanni Battista non era re di nulla, Erode cercava l'erede Asmoneo, non il figlio di un sacerdote di nome Zaccaria.



appunto, ma quel Giovanni è figlio di Zaccaria se si leggesse il protovangelo ed Erode cercava chi avrebbe potuto usurpare il suo trono, come riguardò anche Gesù

Jerome
16-08-15, 12:42
appunto, ma quel Giovanni è figlio di Zaccaria se si leggesse il protovangelo ed Erode cercava chi avrebbe potuto usurpare il suo trono, come riguardò anche Gesù
Questo lo so benissimo, ma fa parte degli "aggiustamenti" successivi.

Haxel
16-08-15, 12:43
Figure simboliche e mitologiche.
Comunque il dio monoteistico è il più impossibile di tutti: non si può essere sommamente buoni e mettere al mondo esseri la cui metà perlomeno sono destinati a bruciare eternamente.
Se io sapessi, tramite onniscienza e onnipotenza, che metà dei miei figli mi tradiranno a cominciare dal mangiare il magico frutto e per questo li torturerò all'infinito, se li mettessi al mondo non sarei sommamente buono, anzi il contrario. Creare un mondo dove sai già in anticipo che ci sarà il male non è indice di bontà; non c'entra il libero arbitrio, perché Dio già sapeva che lo avrebbero male usato ergo ha consapevolmente messo al mondo il male.

Prova logica di inesistenza tramite incoerenza e assurdità
Ergo il Dio cristiano è impossibile: bontà, onniscienza, libero arbitrio e onnipotenza non possono stare assieme, rigor di logica matematica questa è una prova di inesistenza. Ateismo verso il Dio cristiano, agnosticismo verso gli altri, essendo inutili a rigore del rasoio di Occam.

E qualsiasi confutazione è sbagliata. No way. Lo stesso Catechismo della CCAR promulgato da GPII (paragrafi 272-274) tace, limitandosi ad argomentare solo sull'imperscrutabilità e ineffabilità dei disegni divini.

Ma, seguendo il ragionamento, questa prova di inesistenza è inconfutabile e assolutamente veritiera: aver creato uomini che lui sapeva, già dannati alla sofferenza non è indice di bontà.

Di fronte a questo "fantasma teologico", pare più realistico credere che sia esistito Giovanni di Gamala, che non fa male a nessuno, piuttosto in un Dio che è padre di sé stesso e deve morire e risorgere per porre fine ai danni che egli stesso ha causato, ma che avrebbe potuto evitare essendo onnisciente e intervenendo sul libero arbitrio per evitare che le sue creature (che già sapeva destinate a finire male) facessero errori irreparabili. Gli attributi divini andrebbero rivisti, cari teologi.

sarebbe stato più giusto un Dio che imporebbe il bene perchè possiamo adorarlo perchè dobbiamo adorarlo senza che ci fosse una adesione volontaria?

Haxel
16-08-15, 12:43
Questo lo so benissimo, ma fa parte degli "aggiustamenti" successivi.

aggiustamenti successivi quali?

Jerome
16-08-15, 12:46
sarebbe stato più giusto un Dio che imporebbe il bene perchè possiamo adorarlo perchè dobbiamo adorarlo senza che ci fosse una adesione volontaria?

Si certo, meglio di un Dio che mette al mondo il 90 % degli uomini sapendo,prima di tutti i tempi, che li avrebbe messi al mondo per destinarli all'inferno eterno.
Meglio non essere che essere sofferenti per l'eternità.

Chi metterebbe un figlio al mondo sapendo che soffrirà terribilmente per sempre?

Altra incoerenza: perché vennero puniti Adamo ed Eva per aver fatto il male mangiando il frutto della conoscenza del bene e del male, se prima di mangiare il frutto che dava la conoscenza non potevano avere la conoscenza di cosa fosse il bene e cosa il male? Ha punito due incapaci di intendere e volere. Prima dovevano mangiare il frutto e dopo essere messi alla prova su qualcos'altro!


aggiustamenti successivi quali?
Falsificazioni per eliminare la figura scomoda, ma ne sono rimasti residui...

Haxel
16-08-15, 12:52
[QUOTE=Keynez;14643003]Si certo, meglio di un Dio che mette al mondo il 90 % degli uomini sapendo,prima di tutti i tempi, che li avrebbe messi al mondo per destinarli all'inferno eterno.
Meglio non essere che essere sofferenti per l'eternità.

Chi metterebbe un figlio al mondo sapendo che soffrirà terribilmente per sempre?

nessuno, infatti nessuno è condannato dalla nascita, ma per volontà nostra, altrimenti questo significa che per natura c'è chi è cattivo e chi è buono


Altra incoerenza: perché vennero puniti Adamo ed Eva per aver fatto il male mangiando il frutto della conoscenza del bene e del male, se prima di mangiare il frutto che dava la conoscenza non potevano avere la conoscenza di cosa fosse il bene e cosa il male?

infatti non lo avevano sono stati ingannati dal serpente, disobbedendo a Dio


Falsificazioni per eliminare la figura scomoda, ma ne sono rimasti residui...

di un rivoltoso? e come poteva questo rivoltoso predicare la remissione dei peccati tramite il battesimo e vivere nel deserto?
non basta un nome uguale a un presunto rivoltoso e una indicazione come possibile re per dire che due persone diverse sono in realtà la stessa

Jerome
16-08-15, 12:58
1) Lui lo sapeva già (sapeva ad esempio, prima di crearlo, che Hitler sarebbe stato Hitler), quindi è predestinazione per procura. Se neghi che lo sapesse, stai negando l'onniscienza.
2) Non potevano sapere che il serpente fosse cattivo o che Dio fosse buono, dato che non conoscevano bene e male

Fine OT

Jerome
16-08-15, 13:07
Yeshùa Giovanni e gli Zeloti di Gàmala redenti dal Cristianesimo dei Gentili (di Emilio Salsi)

Articolo completo: da Vangeli e storia http://www.vangeliestoria.eu/approfondimento.asp?ID=8

Tramite gli studi condotti sinora, abbiamo provato che gli “Apostoli”, uno dopo l’altro, vengono eliminati dalla verifica critica storiologica. Le stesse analisi ci hanno consentito di scoprire brani spuri e simulazioni apportate dagli scribi cristiani, durante la secolare evoluzione della dottrina, sia nei sacri testi che in quelli storici.
Manomissioni, ancora in atto, intese ad impedire il riconoscimento dei veri protagonisti, capi del movimento zelota di liberazione nazionale giudeo, celati dietro la straordinaria veste “apostolica” che li raffigurò miti come agnelli, predicatori di pace e giustizia in terra, e la promessa della vita eterna nell'aldilà.

Dovevano sparire i cruenti rivoluzionari della “quarta filosofia zelota, una novità sinora sconosciuta” (così la definì Giuseppe Flavio), fondata da Giuda il Galileo il 6 d.C. Una dottrina che postulava il capovolgimento della società ebraica tramite l’eliminazione della schiavitù, della nobiltà sacerdotale corrotta e dei privilegiati filo romani. Un nuovo sistema economico che avrebbe redistribuito le ricchezze con maggior egualitarismo a beneficio delle classi più diseredate: "gli ebioniti", dall'aramaico "ebionim"אביונים, i poveri.
La "quarta filosofia giudaica" annoverava capi farisei Zeloti, "Dottori della Legge di grande potere, fanatici nazionalisti” votati al martirio.
Lo storico ebreo Giuseppe, un nobile fariseo conservatore appartenente ad una ricca casta sacerdotale opportunista, li descrisse esprimendo odio nei loro confronti in "Antichità Giudaiche" e "La Guerra Giudaica":

"Lo zelo che Giuda (il Galileo) e Saddoc (il Fariseo) ispirarono nella gioventù fu l'elemento della rovina della nostra causa. Il popolo ha visto la tenacia della loro risoluzione e l'indifferenza con la quale accettano la lacerante sofferenza delle pene" (Ant. XVIII 10-24). "Individui falsi e bugiardi, fingendo di essere ispirati da Dio (Profeti), macchinando disordini e rivoluzioni, spingevano il popolo al fanatismo religioso. Ciarlatani (Predicatori) e briganti istigavano molti a ribellarsi e li incitavano alla libertà minacciando di morte chi si sottometteva al dominio dei Romani. Zeloti, tale, infatti, era il nome che quelli si erano dati, quasi fossero zelatori di opere buone" (Bell II 259-264; IV 161; VII 259).

Intrapresero una lotta, ìmpari, per “salvare” la loro terra dal dominio pagano romano e ricostituire su di essa, grazie all’avvento di un Messia prescelto da Yahwè, un nuovo regno giudeo destinato a durare in eterno … che, dopo la riforma “universale” cattolica, verrà chiamato “Regno dei Cieli”.
Ma le motivazioni degli Ebrei erano molto diverse. La tradizione veterotestamentaria imponeva loro scelte radicali, senza compromessi, contrapposte all'aristocrazia sacerdotale moderata, ai ricchi commercianti ed ai proprietari latifondisti.
La certezza che Dio avrebbe aiutato gli Israeliti a scacciare i pagani invasori era scritta nella Legge: i "kittim", sarebbero stati sconfitti e umiliati dal Messia divino. Un Re nazionalista trionfante grazie all'intervento delle schiere celesti inviate da Yahweh in soccorso del "popolo eletto".

Giuda il Galileo, ideatore della "quarta filosofia", alla morte di Erode il Grande attaccò il palazzo reale di Sefforis, capitale della Galilea, costrinse alla fuga Erode Antipa, il figlio successore di Erode il Grande, e si insediò sul trono dei Giudei.
L'intervento delle legioni romane del Legato di Siria, figlio di P. Quintilio Varo, ripristinò l'ordinamento augusteo nella Galilea dopo aver distrutto Sefforis e crocefisso, pubblicamente, duemila ebrei.
Discendenti da una stirpe di sangue reale, gli Asmonei, sopravvissuta per via materna alla sistematica eliminazione dello spietato megalomane Erode il Grande, cinque fratelli lottarono contro i suoi eredi non riconoscendo ad essi il diritto, delegato da Roma, di regnare e governare sui Giudei. Era un diritto messianico che apparteneva a loro e lo rivendicarono con le armi ad iniziare da Ezechia, loro nonno e padre di Giuda il Galileo, che fu ucciso da Erode ancor prima di essere insignito come Re, nel 40 a.C., da Marco Antonio e Gaio Giulio Ottaviano, allora Triumviri

SEGUE

Jerome
16-08-15, 13:09
La tensione sociale, ad alto rischio per lo spargimento di sangue che comportava l'integralismo nazionalista, fatalmente si compenetrava nei nuclei familiari provocando polemiche e discordie, spesso con gravi rotture fra i giovani irruenti e gli anziani. Lo stato di guerra civile, iniziato sin dall'epoca del censimento di Quirinio, il 6 d.C., si protrarrà in forma endemica, ininterrottamente, fino alla guerra aperta contro Roma nel 66 d.C., con una pausa durante il regno di Erode Agrippa il Grande, dal 41 al 44 d.C.
La denuncia della conflittualità zelota nell'ambito della società teocratica dei Giudei di quel torno di tempo, con inevitabile ricaduta all'interno delle famiglie, coinvolse anche il "Messia" prescelto da Dio alla guida del popolo d'Israele e "trasuda" dalle testimonianze evangeliche per bocca dello stesso "Gesù":

"Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre: padre contro figlio e figlio contro padre" (Lc 12,49-52).

I nomi dei cinque fratelli, dettati dalla tradizione di rigida osservanza giudaica, sono tuttora presenti nei Vangeli e corrispondono ai fratelli di “Gesù”: Giovanni, Giuda, Simone, Giacomo e Giuseppe; gli stessi che vengono attribuiti anche ai figli delle varie “Marie”, mogli di Alfeo, Clopa, Zebedeo e Cleofa. Tutte queste "mogli" sono sorelle, parenti fra loro, ma portano lo stesso nome di“Maria” la madre di Gesù, e risultano tutte madri di figli con gli stessi nomi dei fratelli di Cristo.
La presenza di tante "Marie" nei documenti neotestamentari non è veritiera (ne risultano sei) al punto che, almeno una, risulta essere sorella della madre del "RedentoreFiglio di Dio":

"Stavano presso la croce di Gesù sua madre (Maria), la sorella di sua madre, Maria di Cleofa ..." (Gv 19,25).

Come avrebbero potuto dei genitori chiamare i propri figli con nomi uguali? Nel merito, la Chiesa, sin dall'antichità, una volta inteso le contraddizioni contenute nelle "rivelazioni" evangeliche, decise di "comprimere" le sei Marie in "tre Marie" con analisi dimostratesi scorrette, come riferiamo nel successivo apposito studio su "Le sei Marie". Una di esse, fatta passare come moglie di Alfeo, padre dell'apostolo Levi, cioé "Matteo il Pubblicano", si dimostra un falso conclamato una volta accertato (cfr studi I, VIII e quello su "La Natività") che questo "Matteo" non é mai esistito:

" ... Egli (Gesù), nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi»" (Mc 2,13-14).


E' ovvio che, come provato nel primo e ottavo studio, come in quello su "La Natività", l'inesistenza di Levi Matteo sconfessa inequivocabilmente l'esistenza di suo padre, Alfeo, e quella di sua moglie, Maria, con la quale avrebbe dovuto concepire il futuro apostolo, "esattore delle tasse" per conto di Cesare.
Di queste sei "Marie" solo una non aveva figli: Maria di Màgdala. Cosa abbia rappresentato per il "Gesù" storico del nostro studio, questa niente affatto credibile Maria, non crediamo sia stato significativo nella realtà politica dell'epoca; molto pericolosa per il popolo d'Israele che non intendeva sottomettersi al dominio di Roma.
Altre quattro "Marie" furono clonate da una sola e "divise", maldestramente, per separare l'insieme dei fratelli, tutti con nomi uguali ai figli dell'unica vera Maria, madre di "Gesù" (Mt 13,55 e Mc 6,3). Lo scopo fu di impedire ad eventuali ricercatori di rintracciare nella storia i veri protagonisti delle vicende narrate nei vangeli identificandoli negli ultimi eredi dell'unica dinastia che, nel corso di tre generazioni, si era distinta per aver guidato gli Ebrei nella lotta di liberazione contro i "kittim" romani.

La vera Maria, madre di cinque figli maschi e due o più femmine, era una nobile discendente degli Asmonei, moglie di Giuda il Galileo, "Dottore della Legge di grande potere", padre, a sua volta, di Giovanni, il primogenito. Dunque una stirpe di sangue reale cui spettava per diritto il trono dei Giudei, usurpato dagli erodiani, semigiudei di estrazione araba, insediati dagli imperatori di Roma.
I cinque fratelli appartenevano ad una società teocratica, propugnavano la lotta armata basata su principi religiosi e politici contenuti nella sacra Legge ancestrale, per cui l'unica regalità ammessa era quella voluta da Dio: una regalità messianica. Erano Zeloti e depositari dell'integralismo nazionalista più estremista fra le quattro correnti religiose ebraiche dell'epoca costituite da Zeloti, Farisei, Esseni e Sadducei. Nel 6 d.C...

SEGUE

Jerome
16-08-15, 13:10
"Giuda il Galileo si pose come guida di una quarta filosofia, una novità finora sconosciuta, che concorda con tutte le opinioni dei Farisei eccetto nel fatto che costoro hanno un ardentissimo amore per la libertà (gli Zeloti erano Farisei rivoluzionari irredentisti contro la schiavitù) convinti come sono che solo Dio è loro guida e Padrone; ad essi poco importa affrontare forme di morte non comuni ..." (Ant. XVIII 1,23).

La maggioranza del popolo giudaico, soprattutto i giovani, era spinto da un impellente bisogno di riscatto nazionalistico morale e di giustizia sociale, pertanto condivideva i principi degli Zeloti e del suo capo Giuda. Una generazione dopo, suo figlio, Giovanni, riuscirà a conquistare Gerusalemme, nel 35 d.C., dopo aver liberato la Città Santa dall'occupazione pagana, ottenendo il riconoscimento del popolo come "Salvatore" (Yeshùa) e Re dei Giudei ... fino a quando venne detronizzato e crocefisso dai Romani nel 36 d.C. Per gli Ebrei il vero Messia divino non poteva essere sconfitto dai kittim invasori, pertanto Giovanni fu rinnegato e dimenticato.
Nel periodo storico successivo alla distruzione di Gerusalemme e del Tempio - perpetrata da Tito nel 70 d.C. unitamente al massacro etnico di Ebrei nelle città orientali dell'Impero - si aprì una crisi di identità religiosa che coinvolse l'intera ecumene giudaica.

Sino al momento dell'olocausto, gli Esseni furono i più attivi tra i Profeti che avevano annunziato l'Avvento del Messia d'Israele il quale, riuniti tutti gli Ebrei in una rinnovata Alleanza santificata da Dio, avrebbe fatto strage di kittim pagani.
Dopo l'eccezionale catastrofe, una corrente riformista ebraica della diaspora, guidata da sacerdoti Esseni residenti in Egitto, ispirandosi all'astratto "Logos" del filosofo semita Filone d'Alessandria, concepì una nuova figura di "Salvatore Messia" in alternativa al "Dominatore del Mondo" riferito da Giuseppe Flavio (Bellum VI 310-315). Un Messia divino, non più il bellicoso condottiero del popolo d'Israele che avrebbe sconfitto gli invasori pagani, bensì docile come un agnello "Salvatore del Mondo", quindi accettabile dal potere imperiale romano, e meno pericoloso per le famiglie della diaspora. Pur sempre un Messia ancora osservante della Legge ancestrale profetata da Isaia:
"Egli (il Messia), dopo essere passato fra gli uomini in maniera così umile e modesta nelle parvenze da non esssere rimarcato da alcuno, seguirà i suoi carnefici silenzioso e docile come un agnello condotto al mattatoio" (Isaia 53,1);

"Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" (Gv 1,29).

Gli Esseni, anziché ammettere il fallimento del proprio vaticinio sull'intervento del "Salvatore" davidico, addebitarono la colpa delle sciagure e dei lutti subiti dai Giudei al mancato riconoscimento, da parte loro, dell'Avvento: il Messia, atteso con anelante fede dagli Ebrei durante il primo secolo; l'Unto, prescelto da Yahwè, che li avrebbe guidati contro i pagani invasori della Terra Promessa, era già venuto, ma non fu identificato come tale dal Suo popolo.
Nella storia giudaica dell'epoca, che vide come protagonista reale il nobile Giovanni e la straziante fine subita, questo era l'unico episodio adatto cui richiamarsi per essere mitizzato come "Agnus Dei" e "Salvatore del Mondo" anziché "Dominatore del Mondo".

Un "Salvatore" che i monaci esseni, in virtù della loro "Gnosi" (conoscenza di Dio), iniziarono a rappresentare nelle proprie scritture, predicandolo come il Demiurgo Terapeuta, Figlio di Dio, dotato di poteri straordinari.
Lo avevano già profetato nel "frammento 4Q246"di Qumran, che evidenzia il pathos nazionalista zelota, conforme all'ètica di una società teocratica come quella giudaica, in linea con la figura regale messianica:

"Egli sarà chiamato il Figlio di Dio: essi lo chiameranno il Figlio dell'Altissimo. Il Suo regno sarà un dominio eterno ... il popolo di Dio si leverà e fermerà tutti con la spada".

Un Messia le cui tracce permangono tutt'oggi nei vangeli. Così Luca:

"Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di suo padre Davide ... perciò quello che nascerà sarà chiamato santo Figlio di Dio" (Lc 1,32-35).

Così Matteo: "Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma una spada" (Mt 10,34).

Fra i protagonisti dei vangeli "cristianizzati", Giovanni risulta il meno appariscente benché molto rimaneggiato nel personaggio, a differenza dei vangeli originali. Nella tradizione "canonica", Giovanni venne fatto interpretare da un indefinibile senza nome “il discepolo che Gesù amava”e chiamato come testimone oculare della vita di Cristo narrata nel proprio vangelo; infine, scelto come depositario della Sua “Rivelazione” (Apocalisse) e del Suo ritorno (Parusia), non più come “Salvatore” ma nelle vesti di un terrificante “Giustiziere” che avrebbe provocato la fine del mondo tramite una catastrofe cosmica dando inizio al "Regno di Dio".

In realtà questo “discepolo” senza nome, come abbiamo visto con lo studio precedente, non è esistito, quindi non ha scritto alcun vangelo, né l'Apocalisse, tantomeno “lettere”. Pochi sanno che sono due i vangeli accreditati a “Giovanni”: uno di “Giovanni" e l'altro di “Giovanni detto anche Marco”.
Per distinguerli e giustificarne le differenze, incompatibili come testimonianza univoca per l'enorme differenza sui fatti narrati (basta ricontrollare la “Tabella degli Apostoli e le loro qualifiche” nel I argomento), a un “Giovanni” venne aggiunto “detto anche Marco” in “Atti degli Apostoli” (12,12) dove, “il discepolo prediletto” spunta fuori, all'improvviso, poco prima il decesso di Erode Agrippa I, avvenuto nel 44 d.C., e risulta “figlio di Maria” residente "in casa della madre” a Gerusalemme (non in quella di Zebedeo, suo padre, secondo i vangeli sinottici).
Viceversa, in nessun vangelo si fa menzione di un apostolo col nome di “Giovanni detto anche Marco” pur essendo stato "ufficializzato" dalla "tradizione", ad iniziare da Eusebio di Cesarea che lo chiamò, molto superficialmente, col semplice nome di "Marco".

Nel vangelo di “Giovanni detto anche Marco” abbiamo conosciuto un “Giovanni” figlio di Zebedeo, integralista zelota come suo fratello Giacomo, qualificati entrambi come “boanerghés” *, figli dell'ira di Yahwé avverso la dominazione romana della Terra d'Israele. Quindi un ribelle adulto, fanatico nazionalista, schierato contro il potere costituito, che non avrebbe mai accettato, ideologicamente, di darsi un secondo appellativo “trasteverino”: Marco.
Dal vangelo di Luca (Lc 9,53) Giovanni risulta uno zelota pronto ad incendiare villaggi dei Samaritani, nemici dei Giudei, assieme all'altro suo fratello: Giacomo (il Maggiore).
* Vedi spiegazione del termine "boanerghés" nel I argomento.

Un divieto sull'uso del nome gentilizio, ancor più tassativo, era imposto dalla Legge romana, l'unica che veramente contava nell'Impero, trascurata con sciocca dabbenaggine dai redattori di “Atti degli Apostoli”; un errore simile a quello commesso sulla “cittadinanza” da san Paolo (vedi studio), a dimostrazione che questo documento, considerato sacro dai credenti, fu composto successivamente il 212 d.C.

Per quella data l'Imperatore MarcusAurelius Caracalla decretò di estendere la cittadinanza romana a tutti i liberi abitanti dell'Impero al fine di equipararne i privilegi, ma con il risultato di abolirli con i rispettivi "Diplomi di Cittadinanza Romana", ormai inutili.

Prima di allora, già in epoca repubblicana, solo agli stranieri cui veniva conferita la cittadinanza romana, era concesso il diritto di attribuirsi nomi romani ed il divieto per chi non lo era. Fu uno dei princìpi cui, dopo Giulio Cesare, anche Cesare Augusto, come riferito da Svetonio (Cal. 38), conferì un valore particolare ordinando tre censimenti cognitivi al fine di accertare, fra gli abitanti dell'Impero, quelli che possedevano la cittadinanza romana. Un titolo registrato negli Atti del Senato comprovato dal rilascio di un Diploma, analogo a quello militare, contenente un attestato di benemerenza rilasciato dalle autorità, ad iniziare dai Cesari, da esibirsi su richiesta di qualsiasi funzionario imperiale.
Così Svetonio (Claudio 25):

“Le persone di nazionalità straniera furono diffidate dal prendere nomi romani, tanto meno nomi gentilizi. Quanto a coloro che usurpavano il diritto di cittadinanza romana,(Claudio) li fece decapitare nel campo Esquilino”.

Tranne Giulio Cesare e Nerva (quest'ultimo, anziano, in carica per meno di due anni), tutti gli Imperatori e i condottieri romani perseguitarono i Giudei. A Gerusalemme, il Tribuno militare, di rango equestre con tanto di laticlavio, funzionario imperiale durante il principato di Claudio, essendo obbligato a far rispettare la Legge di Roma, avrebbe fatto passare guai seri ad un ebreo che si fosse dato un nome romano, gentilizio per eccellenza come "Marcus", senza possedere il diploma di cittadinanza.
Ne consegue che "Marco" è uno pseudonimo scelto dagli scribi cristiani, in epoca successiva all'editto di Caracalla, inconsapevoli di una vecchia legge imperiale ormai desueta ed ignari della severità dei costumi giudaici.
Nella realtà dell'Impero Romano del I secolo, il nome gentilizio "Marco", affibbiato ad un suddito giudeo privo di cittadinanza romana, violava leggi ed usanze di entrambi i Paesi.


Al contrario, il “Giovanni”, descritto dalla “tradizione giovannea”, non è un adulto combattente ribelle integralista, tanto meno "detto anche Marco", ma viene fatto interpretare da un innominato sconosciuto ragazzo giovanissimo “il discepolo che Gesù amava” materializzato all'improvviso nell'ultima cena durante la quale, secondo i vangeli, venne celebrato il primo rito del sacrificio teofagico eucaristico cristiano. Tranne per il riferimento al Battista, il nome “Giovanni” è sconosciuto dallo stesso evangelista e non appare mai nel “proprio” vangelo; neanche quando Gesù “chiama” i discepoli al Suo seguito nella missione affidatagli dal Padreterno. Sappiamo dell'esistenza de “i figli di Zebedeo” (Gv 21,2), dopo la morte e resurrezione di Cristo, nel 21° capitolo, l'ultimo. Dagli esami condotti da vari studiosi, risulta essere stato aggiunto in epoca posteriore allo scopo di ridurre i contrasti con gli altri vangeli sul numero e sul nome degli apostoli (cfr tabella nel I studio e relativa nota).

Il “Giovanni” del quarto vangelo è stato dipinto come un adolescente legato al Salvatore da un rapporto fisico affettivo molto forte, come di parentela, al punto che, nell'ultima cena, giunge a “reclinarsi sul petto di Gesù” (Gv 13,25).
Questo aspetto del discepolo prediletto, abbandonato languidamente sul corpo di Cristo, è ignorato dagli altri evangelisti. Altresì, perché un Dio avrebbe creato un giovanissimo discepolo-apostolo da prediligere rispetto agli altri?
La risposta la troviamo nel passaggio escatologico finale descritto nello stesso vangelo, all'atto della crocefissione, in cui si rappresenta una scena con “tre Marie” aggrappate ai piedi della croce assieme ad un ragazzo.
Impossibile nella realtà perché la Legge di Roma impediva a chiunque avvicinarsi ad un pubblico supplizio interponendo un cordone di miliziani armati: ad iniziare da parenti, amici, e discepoli ... nessuno, Apostoli compresi, poteva stanziare presso la croce.


“Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che Egli amava (Giovanni), disse alla madre: «donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo:«Ecco tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv 19,26/7).

Ma in casa di chi? Del padre Zebedeo secondo i vangeli sinottici? Certamente no, poiché il "discepolo che Gesù amava" risulta figlio di Maria, come affermato da Cristo, quindi il padre, secondo la "Natività" di Luca e Matteo, doveva essere san Giuseppe marito di Maria, non Zebedeo.
Infatti, in “Atti degli Apostoli” abbiamo già visto che “Giovanni detto anche Marco”, viveva a Gerusalemme in casa di Maria, sua madre. Però come si può credere che un ragazzo abbia potuto prendersi cura di una donna anziana?
Siamo di fronte ad una sceneggiatura giovannea, totalmente diversa da quella degli altri evangelisti, allestita per “rappresentare” il sacrificio umano della nuova “Entità” trascendentale che avrebbe “salvato” l'umanità dalle pene dell'inferno. Al momento della trascrizione da un manoscritto originale, lo scriba cristiano non dette eccessivo peso ai "dettagli" di questo vangelo, residui "stratificati" di una forma di messianismo primitivo, che avrebbero creato gravi problemi aperti tutt'oggi.

L'amanuense, inannzitutto, evitò scrupolosamente di trascrivere il nome "Giovanni" con cui veniva chiamato il Messia nel vangelo originale esseno, dal titolo "Vangelo di Giovanni", perché narrava le gesta del protagonista divino ebreo, quindi ne giustificò il titolo facendolo apparire scritto da "Giovanni". Ma il copista, cancellando questo nome, inevitabilmente, eliminò un protagonista col risultato che l'evangelista Giovanni" non conosce se stesso. Infine, per render impossibile l'identificazione di "Giovanni" nel Messia crocefisso, colloca sotto la croce un suo fratello minore con lo stesso nome: "Giovanni", dopodiché gli affida l'onere di provvedere all'anziana madre. Tanto è vero che, nel versetto del vangelo appena letto é evidente che, essendo Maria madre di Gesù e del "discepolo che Egli amava", ne deriva che questi era un fratello di "Gesù" o "Egli" stesso (nel I studio, dopo la tabella apostoli, abbiamo elencato i Codici antichi, poi "scartati", nei quali in Matteo 13,55 risulta anche Giovanni compreso nei figli di Maria). Ma, dal momento che "il discepolo prediletto" si chiamava Giovanni e sotto la croce non poteva esserci nessuno poiché lo vietava la legge romana, si dimostra che Egli, "Gesù", era Giovanni ... sulla croce. Senza alcun discepolo né sotto, né vicino alla croce ... confermato dai vangeli canonici:

"Allora tutti i discepoli, abbandonandolo (Gesù), fuggirono" (Mt 26,56).

In ultima analisi, l'innominato "discepolo che Egli amava" non é altri che l'avatar di Giovanni; nome che non appare nel "vangelo di Giovanni" fra gli apostoli chiamati al Suo seguito da Cristo perché Giovanni è Lui: "Gesù".

SEGUE

Jerome
16-08-15, 13:11
Il "Vangelo di Giovanni" così inizia:


“Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni…

Egli era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di Lui,


eppure il mondo non lo riconobbe.



Venne fra la sua gente, ma i suoi non lo hanno accolto”



(Gv 1, 6-11)


“Giovanni”, é l'unico appellativo indicato nel pròlogo di questo vangelo, trascritto da un'altro originale, in cui, pur richiamandosi al Dio Creatore, non appariva il nome di "Gesù Cristo" che verrà aggiunto, successivamente, dopo aver citato "Giovanni Battista" per mascherare il vero "Giovanni" del proemio: un richiamo, questo del pròlogo, che non può riguardare il Battista, un dato di fatto che accerteremo fra poco. Intanto, a riprova di quanto affermato, subito leggiamo: "Chi sei tu? Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo»" (Gv 1,20).
Un raggiro di parole visibilmente manomesse per smentire il vero Giovanni, il quale, nel vangelo primitivo, dichiarò "Io sono il Messia", ribadito nello stesso testo, che stiamo per declamare, nel quale lo si accusa di essersi proclamato Re ... ma sappiamo bene che un vero monarca giudeo si sottoponeva al rituale dell'unzione, da cui "Unto", in aramaico "Meshiah". Sull'attesa messianica degli Ebrei, Luca si spinge oltremodo:

"Il popolo era in attesa e tutti si domandavano, riguardo Giovanni, se non fosse Lui il Cristo" (Lc 3,15).

Un concetto prettamente cristiano che, come in altri numerosi casi, fraintende la Legge ebraica: il popolo d'Israele era in attesa del Messia divino, ma la sua speranza non poteva spingersi oltre, facendo nomi inutili, perché era consapevole che solo Yahweh avrebbe scelto il vero Messia...

"Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero (Gesù) da Pilato e lo accusarono: «Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo (Messia) Re» (Lc 23,1).
"Se (Pilato) liberi costui (Gesù) non sei amico di Cesare! Chiunque si fa Re si mette contro Cesare" (Gv 19,12).

La comparazione fra le testimonianze dei due vangeli evidenzia la accusa, rivolta a un "costui" senza precisarne il nome, colpevole di incitare la popolazione a non pagare i tributi all'imperatore di Roma e di essersi proclamato Re dei Giudei consacrandosi (tramite l'unzione) come loro Messia.
Da sottolineare la descrizione della vicenda, narrata da ignoranti, la quale non risulta conforme al diritto romano che imponeva ad un Prefetto imperiale l'obbligo di eliminare chiunque si autoproclamasse Re in un territorio di proprietà del Cesare - per di più con intenti apertamente sovversivi contro il pagamento dei tributi imposti da Roma - senza che nessuno osasse ricordargli quale fosse il suo dovere (ius gladii).
Il nome era Giovanni, travestito, maldestramente, da “Giovanni detto il Battista”; come, sin dall'inizio, la Chiesa ebbe tutto l'interesse farci credere per nascondere i nomi degli autentici protagonisti zeloti dei vangeli primitivi, ricorrendo spesso allo stratagemma di sovrapporre i nomi e le loro gesta nei vangeli attuali trascritti dagli originali:

"In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; perciò la potenza dei miracoli opera in lui»" (Mt 14,1-3).

Il vero Giovanni, in realtà, fu uno degli zeloti "boanerghès", "figli dell'ira di Dio", la cui dottrina nazionalista, la quarta filosofia ebraica, spingeva il popolo a non pagare le tasse a Roma. Un "Giovanni" che venne mascherato dietro l'omonimo Battista, il quale, a sua volta, fu fatto passare da Luca, addirittura ... per cugino di "Gesù Cristo". Parentela assurda ignorata nel vangelo di "Giovanni" che dimostra l'artificio degli scribi ecclesiastici quando scelsero di far interagire i due protagonisti.

Una ingenuità che si evidenzia ancor più quando Eusebio di Cesarea inventò il "Testimonium Flavianum" e lo accreditò a Giuseppe Flavio facendo apparire che Gesù Cristo era famoso, ma dimenticò di menzionare la parentela del Battista con il più importante "Cristo", un Dio risorto tre giorni dopo la Sua morte (cfr HEc. I 11,7 con Ant. XVIII 63 ).
"Giovanni" non poteva essere stato il Battista per la ragione che la storia è chiara e insegna che quest'ultimo venne eliminato, molti anni dopo il mitico"Gesù", da un solo nemico: Erode Antipa il Tetrarca*. Fu lui ad ucciderlo proprio perché, contrariamente al brano (Gv 1,11) appena letto nel pròlogo “Venne fra la sua gente, ma i suoi non lo hanno accolto”, la sua gente lo aveva accolto con troppo favore:

“Quando la gente si affollava intorno a lui (Giovanni Battista), essendo i suoi sermoni giunti al più alto grado, Erode (Antipa) si allarmò. Una eloquenza che sugli uomini aveva effetti così grandi, poteva portare a forme di sedizione … a motivo dei sospetti di Erode, fu portato in catene nel Macheronte, una fortezza in Perea, e quivi fu messo a morte. Ma il verdetto dei Giudei fu che la rovina dell'esercito di Erode fu una vendetta di Giovanni, nel senso che Dio giudicò bene infliggere un tale rovescio a Erode” (Ant. XVIII 118/9).


* Erode Antipa sposò Erodiade pur avendo in moglie un'altra pricipessa: la figlia di Areta IV, Re degli arabi Nabatei. Antipa Tetrarca contava di essere nominato Re da Tiberio, ma solo una delle due mogli pricipesse avrebbe potuto divenire Regina. Erodiade pose questa condizione, che Erode accettò in segreto, ma la figlia di Areta lo venne a sapere ed informò il padre che dichiarò guerra al Tetrarca, rivendicando, al contempo, territori che confinavano con la Perea, amministrati dal semiebreo erodiano. Territori, comunque, sotto "protettorato" romano.

Nei Vangeli si equivoca volutamente fra Giovanni Battista e “Gesù”, usando il primo come "controfigura" del secondo, sovrapponendo le due figure ideologiche al punto che san Luca inizia la sua novella con la “Natività” di:

“Giovanni … Egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti” (Lc 1,13/15).


Chi non poteva bere vino era un “Nazireo”, ma, secondo la storia, Giovanni Battista non era un Nazireo, tanto meno un Messia. Giuseppe Flavio era ebreo e sapeva benissimo cosa rappresentava il "Messia" per i Giudei, così come conosceva i Nazirei. Li descrive, decantandoli per l'importanza alla stregua di Samuele e Sansone, consacrati a Dio tramite il voto di nazireato; pertanto, se il Battista fosse stato un Nazireo come loro lo avrebbe specificato nel lungo brano a lui dedicato.
Parimenti, oltre che per dovere di cronaca ma, soprattutto, in quanto sacerdote fariseo, si sarebbe sentito in obbligo di informare l'intera ecumene giudaica che Giovanni Battista fu precursore e Profeta dell'imminente avvento di un Messia divino, per di più depositario di una dottrina totalmente diversa da quella ebraica. Questo secondo i vangeli. Inoltre avrebbe riferito anche della parentela con l'ancor più celebre Messia "Gesù", confermando la notizia evangelica che lo attesta come cugino di Giovanni Battista.
A maggior ragione, data l'eccezionalità dell'evento messianico atteso dai fedeli Giudei, lo storico avrebbe informato i lettori che il popolo scambiò il Battista addirittura per un Messia, come scritto superficialmente da Luca.
L'insieme dei dati evidenziati nelle scritture evangeliche sono di stretta pertinenza al credo giudaico, pertanto, se Giuseppe Flavio non li ha richiamati nella particolareggiata vicenda storica, ciò vuol dire che non sono veri, quindi gli scribi cristiani hanno mentito ... ma con un disegno preciso che stiamo per scoprire.

Innanzi tutto, "Nazireo" era l'appellativo del fedele ebreo che si consacrava a Dio vincolandosi per tutta la durata del voto a non bere bevande inebrianti e mantenere intonsa capigliatura e barba. Gli aderenti entravano a far parte della setta dei Nazirei collegata direttamente con "Yeshùa" Giovanni, diversamente dal Battista.
Dopo la profezia appena letta su Giovanni Nazireo, Luca continua lanarrazione descrivendo prima la "natività" di "Giovanni", poi quella di "Gesù"… come se quella di Cristo sia stata aggiunta dopo; inoltre, nella sua esposizione dell'evento, giunge sino a "dipingere" una relazione intermaterna di un feto:


“Maria, entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo” (Lc 1,41).


Lo scriba cristiano riferisce che “Giovanni”, ancora nel grembo della sua ipotetica madre “Elisabetta”, quando arriva Maria la “riconosce o percepisce” come sua vera madre, ma ... essendo fisicamente impossibile che, nel 6 a.C. (secondo la datazione moderna della Chiesa), Luca abbia potuto poggiare l’orecchio sul ventre di Elisabetta, ci siamo sforzati di immaginare il Padreterno, quando, “dall’Alto dei Cieli”, si chinò per suggerire nell’orecchio del santo evangelista (a lui solo) questo particolare del “sussulto” del feto all’interno di un grembo materno e farlo tramandare ai posteri credenti … “beati poveri di spirito”. Fedeli ai quali i preti, ed i loro pedissequi esegeti, "dimenticano" di evidenziare che l'evangelista Luca, secondo la "tradizione", nacque il 10 d.C., cioé 16 anni dopo la "Natività" di Gesù.


Nel "Protovangelo di Giacomo" leggiamo:

“Elisabetta, sentito che si cercava Giovanni, lo prese e salì sulla montagna (22,3). Erode cercava Giovanni…e disse loro: «è Giovanni colui che regnerà su Israele»” (op.cit. 23,1-2).

In questo vangelo, un manoscritto stimato più antico dei Codici Vaticano e Sinaitico, perché Erode avrebbe dovuto perseguitare “Giovanni” se non era destinato a divenire “Re dei Giudei”? … diritto che spettava alla stirpe degli Asmonei? E di quale “montagna” poteva trattarsi se non quella di Gàmala? … la patria di Giuda il Galileo e dei suoi figli: Giovanni, Simone, Giacomo, Giuda e Giuseppe.
Procedendo con la ricerca, potremo stabilire che i primitivi "vangeli di Giovanni”, degli Esseni, non erano manoscritti fatti da “Giovanni”, ma narravano di “Giovanni Messia Salvatore”.



Nello studio precedente abbiamo verificato l'inesistenza di san Giovanni apostolo, "il prediletto del Signore". Per tale dimostrazione, data la lunga vita e la veneranda età accreditata al "discepolo che Gesù amava", inevitabilmente, ci siamo avvalsi delle testimonianze dei "successori degli apostoli", dei quali il primo é stato Simone, fatto passare come secondo Vescovo di Gerusalemme dopo Giacomo il Minore.
"Successori" riferiti dalla "tradizione ecclesiastica", pervenutaci da antichi manoscritti che continueremo a confrontare fra loro per verificare cosa riuscirono ad inventarsi i "Padri" cristiani al fine di "testimoniare" l'esistenza di san Giovanni. Furono obbligati a farlo perché avevavo capito che "il discepolo che Gesù amava" era "Giovanni Gesù", ma, in base al loro intento, se Giovanni invecchiò nessuno avrebbe mai potuto sospettare che era lui Gesù "Crocefisso".

Individuati tutti e quattro i fratelli, compreso il più giovane, Giuseppe (vedi XV studio) ... nella storia non si deve ricercare un inesistente "Gesù Cristo risorto", ma “Giovanni”: un comune mortale. Personaggio di primo piano, famoso tra i Giudei ancor più dei suoi “fratelli”. Intenzionalmente, il suo appellativo venne scartato in quelle versioni dei vangeli di Matteo che lo rappresentavano insieme a tutti i figli di Maria; viceversa, lo abbiamo visto nel I argomento, gli ecclesiastici scelsero i manoscritti nei quali non fu mai nominato contemporaneamente agli altri quattro fratelli perché lui era il vero “soggetto”, indicato con “costui” per riempire il "vuoto" lasciato da quel nome.


Giovanni e i suoi fratelli furono promotori di imprese rischiose sino al martirio, imprese di capi guerriglieri integralisti, di “Apostoli Profeti sobillatori”, di “fanatici nazionalisti”, di ... Zeloti.
E questo Giovanni, uguale a "Gesù" sino alle "impronte digitali", lasciate dai "cibi proibiti ed Egli aveva abbandonato le tradizionali regole di purità" (Bellum VII 264) mangiati senza aver fatto le rituali abluzioni prima del pranzo, alla stregua di Cristo, la storia ce lo restituisce attraverso un ricordo, lontano nel tempo, rievocato dallo storico ebreo Giuseppe Flavio a guerra finita, dopo la distruzione di Gerusalemme e del Tempio da parte di Tito: un intero capitolo di ben 22 paragrafi. Per la Legge, i Giudei che mangiavano cibi proibiti erano peccatori. Così i vangeli:

"Come mai Egli (Gesù) mangia e beve in compagnia dei peccatori?" (Mc 2,16);
"Ecco (Gesù) un mangione e beone, amico dei pubblicani e peccatori" (Lc 7,34);
"Egli (Gesù) si mise a tavola. Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo" (Lc 11,38).

Oltre il falso "Testimonium Flavianum" e il finto "Giacomo, fratello di Gesù Cristo", ricercare autentiche tracce di "Gesù Cristo" nelle opere di Giuseppe Flavio é un'impresa vana a priori poiché lo storico era ebreo e tale rimase sino alla morte. Nel XIII argomento, infatti, dimostriamo che "Gesù", "Cristo" e "Nazareno" non erano nomi propri ma titoli divini.
Lo storico ebreo, nobile fariseo conservatore, rampollo della più elevata aristocrazia sacerdotale di Gerusalemme, discendente dagli Asmonei per parte di madre ... nacque nel 37 d.C., qualche anno dopo, secondo i vangeli, che un "Re dei Giudei" fu crocefisso dai Romani in ottemperanza ad una delibera del Sinedrio, incredibilmente avallata dal popolo stesso che lo aveva osannato ... Una farsa di "processo" montato in funzione di una dottrina ma in contrasto alla legge di Roma, funzionale a conservare il proprio dominio esercitato tramite capaci condottieri di eserciti. Nella realtà non sarebbe mai avvenuto che un distaccamento militare romano, di stanza nella Fortezza Antonia, anziché al Tribuno imperiale di Gerusalemme, si sottoponesse agli ordini di Giuda "il traditore" per arrestare Gesù (Gv. 18,3), il proclamato "Re dei Giudei", mentre la Giudea era governata dal Prefetto Ponzio Pilato per volontà dell'Imperatore Tiberio.
Il vero Diritto Romano, coerente al potere imperiale, l'unico ad aver autorità, imponeva direttamente al "Legatus Augusti pro praetore", Governatore provinciale, di eliminare chiunque si fosse insediato autonomamente sul trono in un territorio sotto dominio di Roma.

I genitori dello storico fariseo, residenti in Gerusalemme, presenziarono all'esecuzione di "Giovanni", dopo che questi aveva capeggiato una rivolta durante la quale vennero uccisi Sommi Sacerdoti del Tempio e "sfasciarono tutto ciò che restava degli ordinamenti civili". Il solo "ordinamento civile" nella Giudea era costituito dal governo prefettizio di Ponzio Pilato, stanziato a Cesarea Marittima, la capitale imperiale di quella Provincia, mentre in Gerusalemme la massima autorità romana era rappresentata dal Tribuno militare di rango eguestre, che, a capo di una coorte di 500 uomini ed una o più ali di cavalleria, dimorava nella Fortezza Antonia.
E' una lunga analisi, esclusivamente storica, tramite la quale si evidenziano "vuoti" ingiustificabili, creati da tagli, nella sequenza storica del XVIII libro di "Antichità Giudaiche": l'epoca di "Gesù". Censure praticate allo scopo di impedire il riconoscimento delle gesta dei "boanerghés" zeloti, ma evidenziate da altre fonti storiche le quali ci hanno consentito di colmare le lacune e ricostruire gli eventi reali.
La fine di Giovanni e dei capi zeloti citati, riferita nel memoriale dell'ebreo, é così descritta in "Bellum VII 272":


"Fecero tutti la fine che meritavano, perché Dio diede a ciascuno la giusta punizione; infattti tutti i castighi che mai possono colpire un uomo si abbatterono su di loro anche sino all'ultimo istante di vita, facendoli morire fra i più atroci tormenti d'ogni sorta".

Lo scrittore de "La Guerra Giudaica", a conflitto ormai concluso con l'olocausto etnico ebraico e la distruzione del Tempio di Gerusalemme, descrive un famoso quanto spietato "Giovanni", stranamente senza patronimico (prassi obbligatoria per i Giudei e sempre rispetta da Giuseppe Flavio) rievocato in un lungo ricordo incentrato sull'azione degli Zeloti avviata da Giuda il Galileo, richiamato per primo assieme al censimento di Quirinio del 6 d.C. Poiché le gesta e la morte di questo "Giovanni" corrispondono al "Giovanni" zelota dei vangeli, il quale, come sopra evidenziato, fu il Messia crocefisso, gli scribi falsari intervenirono per impedire la identificazione del personaggio, celebrato dallo storico, con quello evangelico.
A tal fine, i copisti dei Codici "Sangallen Gr 627" e "Parisinus Gr 1425" risalenti al IX e X secolo (e successivi), sapendo le implicazioni storiche avverso il mito di Cristo, fecero "slittare" ad una generazione posteriore il "Giovanni" protagonista del memoriale "coprendolo", tramite una nota "chiarificatrice" a pié di pagina del testo, con un'altro personaggio reale: "Giovanni di Giscala". Ma, come in altre circostanze analoghe, i "curatori spirituali" delle traduzioni non erano (e non sono) portati ad elaborare letture comparate fra i manoscritti consultati e la storia. Se l'avessero fatto avrebbero riscontrato che Giovanni di Giscala - un capo ribelle della guerra giudaica avvenuta sotto Nerone - fu catturato nel 70 d.C. da Tito e imprigionato a vita anzichè essere eliminato tramite supplizio. Poichè "La Guerra Giudaica" fu redatta da Giuseppe Flavio sotto Vespasiano, fra il 75 e il 79 d.C., mentre lo storico riferiva la testimonianza appena letta, Giovanni di Giscala, suo acerrimo nemico, era sempre vivo.
L'ebreo Giuseppe conosceva personalmente Giovanni di Giscala ed a lui dedicò buona parte del rotolo manoscritto "Autobiografia" (redatto negli anni 90 del I secolo) descrivendolo come un arrivista che tentò, senza riuscirvi, di screditarlo nei confronti del Sinedrio per sostituirlo nell'incarico di Governatore della Galilea.
Lo studio particolareggiato, troppo lungo per essere riprodotto in sintesi negli argomenti in "bacheca", é riportato nel libro "Giovanni il Nazireo detto 'Gesù Cristo' e i suoi fratelli".

Verificato, tramite l'analisi precedente, che la città di “Gesù”, descritta nei Vangeli, non corrisponde alla “Nazaret” odierna bensì a Gàmala, la città di Giuda il Galileo e dei suoi figli, i quali avevano gli stessi nomi dei fratelli del “Signore”… se ne deduce che “Nazaret” servì a giustificare il titolo di “Nazareno”, modifica letteraria di “Nazireo”, ossia il consacrato a Dio tramite il voto “Nazir”: una promessa che obbligava gli adepti a non bere vino e non tagliarsi i capelli.
Nei vangeli il voto è stato falsamente accreditato a Giovanni "Battista" perché il nazireato era incompatibile con la nuova dottrina cristiano gesuita: contrastava con il rito eucaristico della trasformazione del vino nel sangue.
Un “Nazireo”, vincolato dal voto “Nazir”, non avrebbe mai potuto bere il vino nell’ultima cena per poi trasformarlo in sangue da far bere ad altri Ebrei “Apostoli”, per giunta suoi fratelli.
Fu questa esigenza della nuova teologia a costringere i Padri fondatori della dottrina cristiana della salvezza, come riferito nel vangelo di Giovanni, a sovrapporre (avendo entrambi lo stesso nome) il falso nazireo Giovanni Battista a quello vero, Giovanni, il maggiore dei fratelli, figli di Giuda il Galileo.

SEGUE

Jerome
16-08-15, 13:11
In base alla Legge degli antichi Padri, i Giudei non attendevano “l’Unto di Yahwè” per crocifiggerlo, mangiarlo come "Hostia" e berne il sangue; il loro Messia doveva essere un Re condottiero: un Salvatore (Yeshùa) della terra d’Israele dalla dominazione pagana.
Il rituale del sacrificio teofagico eucaristico, che contemplava bere il sangue della "vittima sacrificata agli Dei" (lat. "Hostia"), fu ripreso dalle dottrine pagane e innestato nella religione ebraica tramite il Messia; venne adottato dai primi cristiani gesuiti nel III secolo, molto tempo dopo la seconda distruzione di Gerusalemme del 135 d.C. da parte dei Romani, mantenendo ancora la liturgia della "frazione del pane" praticata dagli ebrei Esseni e descritta nel loro "Rotolo della Regola" ritrovato a Qumran.


Monaci e alto Clero, sin dall’inizio, sapevano di discendere ideologicamente dagli Esseni Terapeuti d’Alessandria come riferito, nel IV secolo, dai Vescovi Epifanio ed Eusebio di Cesarea (HEc. II 16,1-2).
Poiché i Vangeli non riportano la descrizione dell’aspetto del “Salvatore”, nei secoli futuri, “Gesù” fu da loro specificato, agli artisti che lo raffigurarono, vestito con il semplice camice bianco usato dagli adepti alla setta (Bellum II 123) e con capelli e barba lunghi, obbligatori per un “Nazireo”, oppure con il manto color porpora degno di un Re ... perchè, effettivamente, Giovanni riuscì a divenire Re dei Giudei riconosciuto come loro "Yeshùa" nel 35 d.C.

Pur di non farlo apparire “Nazireo”, particolare che avrebbe messo in crisi “la dottrina della salvezza”, i Padri fondatori vollero dimostrare che non lo era, ma esagerarono nel senso opposto…e a un “Dio”, disceso sulla terra per “salvare” l’umanità, prima gli fecero trasformare l’acqua in vino, poi, senza scrupolo alcuno, lo fecero passare per “beone” e “mangione” insieme a “peccatori” (per gli Ebrei peccava chi mangiava cibi proibiti) e a pubblicani, cioè gli esattori dei tributi dovuti dai Giudei a “Cesare”.
Al fine di impedirne la identificazione con gli Zeloti che lottarono contro i tributi, i falsari ideologi, con volgarità, preferirono far passare “Gesù” per un ebreo “crumiro mezzano” che, con i suoi “discepoli”, prima di essere osannato dal popolo di Gerusalemme come "Cristo Re", era dalla parte dei Romani anziché dei suoi connazionali, sino al punto di nominare un pubblicano, Matteo, suo “Apostolo”:

“Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla di pubblicani e d’altra gente seduta con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?»” (Lc 5,29-30);
"Interrogato poi: «E’ lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare?»… egli disse: «date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio»” (Lc 20,22/25) …

Risposta precisa che vuol dire: pagate le tasse all’Imperatore e poi pregate. In barba al Credo nazionalista che pervadeva la società giudaica e mobilitava una gioventù, astiosa e turbolenta, insofferente al dominio romano pagano sulla Terra Promessa da Yahweh al "popolo eletto".


I Padri fondatori del Cristianesimo - in un futuro ormai evoluto e diverso politicamente in conseguenza delle sanguinose guerre contro Roma - si resero conto che le vicende narrate traevano origine da fatti reali che videro protagonisti i màrtiri irredentisti della patria Giudea. Eroi che, pur se mitizzati, col tempo erano entrati in contrasto con la nuova dottrina perché di ideali rivoluzionari, tutt'altro che docili come "agnelli di Dio".

Andavano apportati cambiamenti per rendere più credibile il sacrificio di un “Salvatore”, in quanto incarnato in un vero uomo, diverso da quello delle religioni pagane basato solo su miti; sacrificio teofagico avente per fine la vita eterna che, unito alla speranza di guarigioni miracolose, era diventato il cavallo vincente del cristianesimo gesuita.

“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne” (Gv 6,51).
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo resusciterò” (Gv 6,54).

Questa era la nuova dottrina che faceva presa su masse di nuovi proseliti: l’innesto del sacrificio del "Soter" Σωτήρ
(Salvatore) pagano nella religione ebraica tramite il “Messia”, Yeshùa dei Giudei …
Messia non “disceso dal cielo”, come postulato inizialmente dai mistici creatori dei vangeli primitivi, profetato dagli Esseni nel frammento manoscritto di Qumran (4Q286/7) “…lo Spirito Santo che si posa sul suo Messia…” e ripreso letteralmente nel vangelo di Luca (Lc 3,22), ma un Salvatore partorito da una “vergine”, in una grotta.
"Grotta" è il vocabolo riportato nei testi medievali accreditati a Giustino e Orìgene; simile alla "Natività" di altri credi, con un sincretismo mirato, soprattutto con il Dio Mitra.
Sconfitto il concorrente Dio Mitra, la “grotta” (mitreo) sparirà dai Vangeli proprio per recidere una delle matrici ideologiche pagane … ma essa rimarrà impressa ugualmente nella memoria popolare, superando i secoli, fino ad oggi, smentendo gli stessi Vangeli canonici ... con la "benedizione", a denti stretti, della Santa Sede.


Non era più necessario uccidere animali e berne il sangue, rituale sacro riservato a neofiti pagani benestanti, seguaci dei Culti Misterici, troppo costoso per la plebe. Bastava seguire una liturgia con semplice frazione del “pane vivo consacrato” per avere diritto alla vita eterna. La stessa liturgia, senza rito teofagico, descritta dagli Esseni nella “Regola della Comunità” di Qumran.
Il Vangelo di Giuda, un manoscritto originale, sopravvissuto alle devastanti censure ecclesiastiche, venuto alla luce di recente e datato al 275 d.C., tramite verifica con la spettrometria di massa, ci descrive un “Gesù” e un Dio Creatore diversi da quelli raffigurati dalla Chiesa: non parla di Pilato, né di rito eucaristico teofagico avvenuto nella “ultima cena”, tanto meno di “Resurrezione”.
Siamo di fronte ad un “Salvatore” ancora in parte giudaico, ma non condottiero di un popolo che lotta per liberare la sua terra invasa dai pagani. Lo stesso vale per altri Vangeli scoperti a Nag Hammadi, in Egitto, nel 1945; diversità riscontrate anche nei papiri di Ossirinco d'Egitto.
Questo per rimarcare le differenze teologiche esistenti, fra dottrine in embrione, seguite dai primi “Cristiani”; e quanto si rese inevitabile per la “Chiesa”, a partire dagli autentici “Padri” del IV secolo d.C., selezionare e unificare i diversi “Credi” cristiano-gesuiti con la distruzione dei rispettivi vangeli.

SEGUE

Jerome
16-08-15, 13:11
Ancora prima della vittoria di Costantino sul pagano Massenzio nel 312 d.C., svariate correnti teologiche cristiane
iniziarono una guerra fra loro, che si protrarrà per oltre un secolo, nella convinzione che ognuna di esse fosse depositaria della vera “Rivelazione sulla Verità della Salvezza”, o della vera “Sostanza del Salvatore”, o della “gnosi del Figlio a forma del Padre” o di quante “Potenze o Sostanze” dovesse essere composto “Il Verbo” o il “Logos”: se da un “Padre Ignoto, Infinito e Informe”; o se dovesse essere Dio, tramite un “Battesimo Illuminante” a creare "Suo Figlio come Umanizzazione dello Spirito”; o se dovesse essere "lo Spirito Santo, in una perfetta ipostasi col Padre e col Figlio, a far generare da una Vergine, secondo la carne, il Verbo fatto carne…in una consustanziale e coeterna Trinità”… Finché non venne coniato il “Verbo” definitivo, che sarà descritto dettagliatamente nelle enciclopedie ed i vocabolari di tutto il mondo: “Transustanziazione”. Ovvero:

“Il rituale attraverso il quale si attua la presenza reale del Corpo e del Sangue di Gesù nell’Eucaristia, con la conversione della sostanza: del vino nel Sangue e del pane nel Corpo di Gesù Cristo…rimanendo immutate solo le apparenze del pane e del vino”.


E tutto ciò, grazie ad un universale lavaggio del cervello, fu introdotto in una “ostia”. “Hostia”: “Vittima sacrificale che i pagani offrivano agli Dei” sopra un “Altare”: “lastra di pietra, elevata dal suolo, su cui venivano consumati i sacrifici”.

Erano gli Episcopi, Patriarchi e Imperatori “Pontefici Massimi”, tutti auto nominatisi “Venerabilissimi e Santi”, i quali, fabulando, creavano le divinità da fare adorare agli uomini. Divinità così contrastanti fra loro, ideologicamente, da ingenerare tensioni e guerre; conflitti talmente cruenti che si rese necessario indire Concili su Concili per tentare di “conciliare” dottrine scismatiche che preferirono massacrarsi, accusandosi reciprocamente, come “eretiche”, “apostate” o “folli”. Dottrina contro dottrina … Santi contro Santi … uomini contro uomini, persecuzioni e martirii di Cristiani contro Cristiani, seguaci di Cristi diversi … potere contro potere … morte contro morte … per la vita eterna.

“Noi abbiamo sopportato da parte degli eretici le persecuzioni, le tribolazioni, le minacce per la fede … Si deve anatemizzare ogni eresia, specialmente quella degli Eunomiani o Amonei, degli Ariani o Eudossiani, dei Serniariani e Pneumatomachi, dei Sebelliani, dei Marcelliani, dei Fotiniani e degli Apollinaristi” … Basilidiani, Docetisti, Carpocraziani, Cleobiani, Cerintiani, Modalisti, Adozionisti, Dositei, Marcioniani, Masbotei, Montaniani, Maniani, Novaziani, Simoniaci, Donatisti, Priscilliani, Menandrianisti, Pelagiani, Monofisiti (Copti), Nestoriani, Abelliani, Valentiniani, Saturnilliani ecc…

E il massacro fra i Cristiani continuò, nel IV e V secolo, sino a che tutte le dottrine cristiane dichiarate “eretiche” furono eliminate, con i rispettivi vangeli, da quella vincente sopravvissuta…come una sorta di “naturale evoluzione adattativa delle spècie religiose”: il Cristianesimo odierno.
L'odio profuso dagli aspiranti Capi all'ecumene cattolica viene così descritto da Ammiano Marcellino, il maggiore degli storici imperiali del IV secolo d.C., nelle sue "Res Gestae" ultimate entro il 378 d.C.:


"Nessuna bestia feroce é ostile con gli uomini come la maggior parte dei cristiani fra loro" (ib XXII 5,3-4).


Concepire una nuova figura teologica di “Messia Salvatore”, sin dall’inizio, non fu semplice per le sette degli Esseni sparse a oriente dell’Impero … tenuto conto che, tutt’oggi, ognuno (non gli atei) immagina il suo “Dio” secondo le proprie “esigenze” o fantasie …

I nuovi Padri “evangelisti” studiano i manoscritti disponibili; eliminano la paccottiglia ridicola; dichiarano eretica quella astratta fondata su una “gnosi”, più adatta ad asceti portati all’esaltazione mistica, ma poco richiesta e poco praticata, perché incompresa, da un popolo bisognoso “di eternità” e di miracoli “terapeutici”.
Distruggono molti vangeli con i relativi “Gesù”, diversi e in contrasto teologico fra loro, che dimostrano, troppo apertamente, i molteplici tentativi di “costruzione” della nuova religione. Li chiamano “apocrifi”, che vuol dire “celati”… locuzione ipocrita come chi la usò impropriamente.
Scrivono gli “Atti degli Apostoli” per "testimoniare" e "dimostrare storicamente" la diffusione della nuova dottrina evolutasi dai vangeli primitivi esseno-giudaici accordandola alle esigenze “universali” del nuovo “Credo”, ma devono manipolare la compromettente identità dei "fratelli di Gesù", trasformandoli in “Apostoli”, replicati, incaricati di predicare e diffondere la "Vera Fede voluta da Dio".


A conclusione di questa evoluzione "adattativa" dei manoscritti nel corso dei secoli, nella nuova teologia sono rimasti, sino ad oggi, nei vangeli in greco e latino, termini e vocaboli autentici (in passato non compresi) che denunciano l'origine zelota antiromana di una dottrina filo giudaica ... prima di essere "redenta" dal cristianesimo paolino.
Nelle fonti storiche, come nei vangeli e nei testi patristici, sono state apportate correzioni per impedire il riconoscimento dei veri protagonisti ed il contesto politico che impose a Giovanni, capo degli Zeloti, figlio maggiore di Giuda il Galileo, di attaccare la guarnigione romana di stanza in Gerusalemme e liberare la Città Santa dal dominio imperiale mentre Roma era impegnata in guerra contro l'Impero dei Parti. Nel contempo, in Giudea, una gravissiva carestia mieteva numerose vittime tra la popolazione indigente al punto " ... venne poi la carestia che rese gli Zeloti sfrenati in modo travolgente ...". Una penuria di viveri talmente grave da indurre la popolazione giudaica, sotto la guida degli Zeloti, a ribellarsi contro le autorità costituite e distruggere l'ordinamento politico vigente.
L'analisi minuziosa delle cronache dell'epoca, comparata ai resoconti degli storici cristiani, evidenzia contraffazioni talmente grossolane, a partire dal camuffamento della carestia, che ci consentiranno di accertare come si svolsero gli eventi reali.


Seguitiamo lo studio nel successivo argomento e verifichiamolo insieme.

FINE

Jerome
16-08-15, 13:23
Fonte principale: Giovanni il Nazoreo detto 'Gesù Cristo' e i suoi fratelli di Emilio Salsi.

(http://www.google.it/imgres?imgurl=http://i.ytimg.com/vi/r3bE2kx5vq0/maxresdefault.jpg&imgrefurl=http://www.youtube.com/watch?v%3Dr3bE2kx5vq0&h=720&w=1280&tbnid=PnKU6yx3jN8LMM:&docid=Kwa1KhY1for3kM&ei=2XLQVbKrMIOPU-zjkrgO&tbm=isch&ved=0CCEQMygBMAFqFQoTCPL77uO-rccCFYPHFAod7LEE5w)




http://www.vangeliestoria.eu/images/lib_cover.jpg


(http://www.google.it/imgres?imgurl=http://i.ytimg.com/vi/r3bE2kx5vq0/maxresdefault.jpg&imgrefurl=http://www.youtube.com/watch?v%3Dr3bE2kx5vq0&h=720&w=1280&tbnid=PnKU6yx3jN8LMM:&docid=Kwa1KhY1for3kM&ei=2XLQVbKrMIOPU-zjkrgO&tbm=isch&ved=0CCEQMygBMAFqFQoTCPL77uO-rccCFYPHFAod7LEE5w)

Marietto
22-08-15, 12:05
Yochanan, Giovanni, era, ed è, un nome comunissimo in Palestina.

Non solo, il nome scolpito sull'ossario è Yohanan Ben Hagkol ed aveva 25 anni, dunque non poteva essere figlio di Giuda il Galileo.

https://www.flickr.com/photos/dnwinterburn/8566636212

Jerome
22-08-15, 20:00
Non solo, il nome scolpito sull'ossario è Yohanan Ben Hagkol ed aveva 25 anni, dunque non poteva essere figlio di Giuda il Galileo.

https://www.flickr.com/photos/dnwinterburn/8566636212

Ho riportato solo una curiosità, Salsi comunque, nonostante cerchi di essere esaustivo, non spiega apertamente come mai il Giovanni citato da Flavio Giuseppe non sia quello di Giscala ma debba provenire per forza da Gamala.

Marietto
22-08-15, 20:49
Salsi [...] non spiega apertamente come mai il Giovanni citato da Flavio Giuseppe non sia quello di Giscala ma debba provenire per forza da Gamala.

Certo che lo spiega, nel suo libro (da pagina 117 a 138) che presumo tu non abbia letto. Il problema è che la sua "spiegazione" è una grossolana sequela di abbagli (se in buona fede) o menzogne (se in cattiva fede), come ho ampiamente dimostrato nelle prime pagine di questa discussione, alle quali forse dovresti dare un'occhiata, se ti va.

Jerome
22-08-15, 20:58
Certo che lo spiega, nel suo libro (da pagina 117 a 138) che presumo tu non abbia letto. Il problema è che la sua "spiegazione" è una grossolana sequela di abbagli (se in buona fede) o menzogne (se in cattiva fede), come ho ampiamente dimostrato nelle prime pagine di questa discussione, alle quali forse dovresti dare un'occhiata, se ti va.

Non ho letto tutto il libro, so che dice che il motivo principale è che il Giscala secondo lui era rispettato, come avversario, da Giuseppe, mentre quello di Gamala è disprezzato nella Guerra giudaica; Flavio esprime disprezzo per la mancanza di rispetto riservata alle regole mosaiche da parte di Giovanni.
Ma è un po' incosistente, io sono più per le ricerche di James Tabor, che non negano che un personaggio di nome Yeshu detto Cristo sia esistito come raccontato (ossia come un rabbi pacifico). Tabor aggiunge solo il matrimonio con la Maddalena ormai sdoganato a livello mediatico da Brown, e il famoso padre legionario di cui parla Celso.

Marietto
22-08-15, 21:11
Non ho letto tutto il libro, so che dice che il motivo principale è che il Giscala secondo lui era rispettato, come avversario, da Giuseppe, mentre quello di Gamala è disprezzato nella Guerra giudaica;

Non è il motivo principale, è uno dei tanti che ho smontato, insieme a tutti gli atri, nelle prime pagine di questa discussione, prova a leggere (magari trovi qualche difetto nella mia analisi e me lo segnali).

Jerome
22-08-15, 21:20
Secondo me lo stesso Giovanni di Giscala, e prima ancora Barabba e Giuda il Galileo sono essi stessi figure messianiche, come lo sarà Bar Kokheba, andare a cercare la storicità di un Giovanni di Gamala è come mettersi in una posizione scomoda.

Marietto
22-08-15, 22:01
andare a cercare la storicità di un Giovanni di Gamala è come mettersi in una posizione scomoda.

Assolutamente sì, il vero grandissimo merito di Salsi è avere individuato una discrepanza cronologica nell'opera di Giuseppe Flavio che sembrerebbe anticipare al 35-36 d.C. una certa carestia ed eventi storici ad essa connessi. Questa parte (pagine 191-197) è quella più solida ed interessante del libro di Salsi ed ha implicazioni illuminanti circa la natura rivoluzionaria del Cristo storico. Tutto ciò è stato ripreso ed approfondito da Luigi Manglaviti nel suo saggio "Cerco il Figlio" che ti consiglio vivamente di leggere, se davvero ti interessano questi temi.

Jerome
23-08-15, 11:17
Assolutamente sì, il vero grandissimo merito di Salsi è avere individuato una discrepanza cronologica nell'opera di Giuseppe Flavio che sembrerebbe anticipare al 35-36 d.C. una certa carestia ed eventi storici ad essa connessi. Questa parte (pagine 191-197) è quella più solida ed interessante del libro di Salsi ed ha implicazioni illuminanti circa la natura rivoluzionaria del Cristo storico. Tutto ciò è stato ripreso ed approfondito da Luigi Manglaviti nel suo saggio "Cerco il Figlio" che ti consiglio vivamente di leggere, se davvero ti interessano questi temi.

Si, il lavoro filologico l'ha fatto molto bene.

Ma Giovanni di Gamala lo ha ripreso da Cascioli che a sua volta lo prese da A. Bulgakov (il padre di Michail Bulgakov; Bulganov figlio fa rispondere a Pilato che Gesù viene da Gamala) e Daniel Massè (e anche in un romanzo), ma l'unico dal nome simile che compare anche nei pochi manoscritti è Giovanni di Giscala (Yochanan ben Levi), nessuno nomina un Yochanan ben Yehuda nato a Gamala detto Nazireo.

Appare più fondata, storiograficamente, la teoria dell'abate Meslier nel suo Testamento ateo sui due Yeshua (Cristo e Barabba), anche perché nei manoscritti originali, omessi poi nella vulgata, Barabba si chiama davvero Iesous Bar Abbas.

Meslier identificò (secondo lui) poi per primo la Nazareth biblica con Gamala nel Golan e non con la Nazaret odierna secondo lui più tarda, seguendo le descrizioni evangeliche (il dirupo, la vicinanza relativa col lago di Tiberiade, mentre Nazaret è un collina molto bassa e dista 40 km dal lago) e il fatto che gli esseno-zeloti venissero chiamati Galilei, anche se non venivano dalla Galilea che è più sotto, rispetto alle alture golanite, oggi ai confini con la Siria.

Marietto
23-08-15, 13:15
Meslier identificò (secondo lui) poi per primo la Nazareth biblica con Gamala nel Golan

Posso chiederti da quale fonte attingi questa informazione?

Jerome
23-08-15, 13:36
No volevo scrivere Bulgakov, Meslier si è occupato di Barabba, anche se la voce Meslier-Gamala circola su internet.

Oltre alla descrizione della città, c'era un sommo sacerdote di nome Yeshua/Joshua di Gamala, di cui si parla nel Talmud e nella Guerra giudaica, ma pare che in alcuni autodidatti moderni ci sia stata confusione tra "ben Gamla" cioè figlio di Gamaliele (il vero nome dell'uomo), e il nome Gamla (cioè Gamala in aramaico); venne ucciso con l'altro sommo sacerdote Anano, dagli zeloti di Giovanni di Giscala nella guerra 66-70, in quanto erano troppo moderati. https://en.wikipedia.org/wiki/Joshua_ben_Gamla

Marietto
23-08-15, 14:04
venne ucciso con l'altro sommo sacerdote Anano, dagli zeloti di Giovanni di Giscala

No, furono uccisi dagli Idumei (cosa che sapresti, se avessi letto le prime pagine di questa discussione) come riporta anche la fonte da te citata.

Jerome
23-08-15, 14:51
Ci furono dei sacerdoti e dei combattenti che vennero uccisi dagli zeloti, altri su loro istigazione. Tutti morirono a causa della sommossa di Giovanni, direttamente o no.

Fu Giovanni che chiamò gli idumei a Gerusalemme, per farsi aiutare contro la casta sacerdotale: According to the historian Josephus, Ananus incited the people to rise up against the Zealots who were in control of the Temple. When John of Giscala led the Zealots to believe that Ananus had contacted the Roman General Vespasian for assistance in retaking control of all Jerusalem, the Zealots, driven to desperation, asked the Edomites (Idumeans) for assistance in preventing the delivery of the city to the Romans. When the Edomites arrived, the Zealots opened the gates of Jerusalem to them, and the Edomites slaughtered ben Hanan's (Ananus ben Ananus) forces, killing him as well. After freeing the Zealots from the Temple, they massacred the common people.

Xenia888
23-08-15, 15:12
Cristo è il Verbo di Dio, il Verbo è venuto nel Mondo per salvare l'umanità, portare la Conoscenza del Dio Sconosciuto e la salvezza dell'umanità dipende dalle Parole del Cristo. Non confondere il Cristo con Dionisio e Mithra, ascolta me. Fuori dal Cristo non esiste salvezza.

Questa è una delle affermazioni più terribili che sono tipiche dei fanatici, la sicurezza dell'essere dalla parte giusta è pericolosissima, perché porta al'integralismo. Che il cielo aiuti chi ha codeste sicurezze...

Per altro, dopo essermi sciroppata una disputa fra dotti e meno dotto che litigano fra loro, e non c'è niente di più tedioso di questo diatribe fra addetti ai lavori, circa un aspetto assolutamente irrilevanti per la storia del cristianesimo, mi sento di essere d'accordo con l'affermazione di Marietto che è la seguente:

"In conclusione, io non so se Gesù Cristo sia storicamente esistito". Ma certamente non è storicamente esistito alcun "Giovanni di Gamala, detto il Nazireo, figlio di Giuda il Galileo." Da quello che so io infatti, è un personaggio del romanzo ottocentesco "For the Temple" di George Alfred Henty e se lo dice l'autore che è una sua creazione penso che ci si dovrebbe credere! Io comunque ho lo stesso grave dubbio circa esistenza reale del Cristo e propendo molto di più per il no che per il sì... A questo proposito avevo postato, tempo addietro, un thread che scatenò le ire di molto cattolici integralisti... fra cui Haxel e altri. Io in effetto ho una mia teoria sulla del figuira evangelica del Cristo come la chiesa l'ha divulgata e che sia invece la sommatoria di più persone vissute più o meno contemporaneamente nello stesso periodo in Palestina, miracoli e sciocchezza varie a parte. Il periodo era stroricamente molto complesso e vari agitatori agivano contro i Romani e contro l'ortodossia ebraica per cui sono possibili confusioni e mistificazioni posteriormente accreditate per vere.

Il cristianesimo, per chi ne condivide i principi, sarebbe valido anche se Cristo non fosse mai esistito. Credo infatti che accanirsi sulle favolette dei vangeli canonici sia segno di ristrettezza mentale e di un inutile incaponirsi per cercare di avere ragione. Queste tesi manichee le lascerei ai preti che per contratto devono sostenere tutto ciò su cui la chiesa ha basato la sua dottrina.

Marietto
23-08-15, 16:36
Io in effetto ho una mia teoria sulla del figuira evangelica del Cristo come la chiesa l'ha divulgata e che sia invece la sommatoria di più persone vissute più o meno contemporaneamente nello stesso periodo in Palestina

Sì, condivido questa posizione anche se molto verosimilmente c'è un nucleo storico relativo alle vicende di una tomba che fu ritrovata vuota e che dovette suscitare molto scalpore all'epoca.

Jerome
23-08-15, 16:39
Sì, condivido questa posizione anche se molto verosimilmente c'è un nucleo storico relativo alle vicende di una tomba che fu ritrovata vuota e che dovette suscitare molto scalpore all'epoca.

I romani emisero, forse, un editto molto severo che vietava l'asportazione dei corpi dai sepolcri.

https://it.wikipedia.org/wiki/Iscrizione_di_Nazaret

Xenia888
23-08-15, 19:02
Sì, condivido questa posizione anche se molto verosimilmente c'è un nucleo storico relativo alle vicende di una tomba che fu ritrovata vuota e che dovette suscitare molto scalpore all'epoca.

Certo questo è possibile, quanto però alla resurrezione... è un altro paio di maniche, ovviamente!

Quello che mi fa sempre molta rabbia è che la chiesa abbia "aggiustato le cose", stumentalizzandole per fare breccia nello spirito della gente. I tempi erano diversi e le persone ingenuamente credevano a qualunque cosa. Ma anche col passare del tempo non ha voluto cambiare nulla e questo da una aparte è comprensibile perché si sarebbe screditata, ma dall'altra ha significato dover mettere in campo i dogmi per confermare la propria supremzia spirituale, insultando la ragione dei fedeli. Il dogma come strumento di indottrinamento è una colpa per me gravissima ed una delle cose che mi ha di più allontanata dalla fede cattolica. Le favolette che erano buone fino al medioevo non possono essere buone anche oggi.

Gianky
26-08-15, 12:04
Questa è una delle affermazioni più terribili che sono tipiche dei fanatici, la sicurezza dell'essere dalla parte giusta è pericolosissima, perché porta al'integralismo. Che il cielo aiuti chi ha codeste sicurezze...

Per altro, dopo essermi sciroppata una disputa fra dotti e meno dotto che litigano fra loro, e non c'è niente di più tedioso di questo diatribe fra addetti ai lavori, circa un aspetto assolutamente irrilevanti per la storia del cristianesimo, mi sento di essere d'accordo con l'affermazione di Marietto che è la seguente:

"In conclusione, io non so se Gesù Cristo sia storicamente esistito". Ma certamente non è storicamente esistito alcun "Giovanni di Gamala, detto il Nazireo, figlio di Giuda il Galileo." Da quello che so io infatti, è un personaggio del romanzo ottocentesco "For the Temple" di George Alfred Henty e se lo dice l'autore che è una sua creazione penso che ci si dovrebbe credere! Io comunque ho lo stesso grave dubbio circa esistenza reale del Cristo e propendo molto di più per il no che per il sì... A questo proposito avevo postato, tempo addietro, un thread che scatenò le ire di molto cattolici integralisti... fra cui Haxel e altri. Io in effetto ho una mia teoria sulla del figuira evangelica del Cristo come la chiesa l'ha divulgata e che sia invece la sommatoria di più persone vissute più o meno contemporaneamente nello stesso periodo in Palestina, miracoli e sciocchezza varie a parte. Il periodo era stroricamente molto complesso e vari agitatori agivano contro i Romani e contro l'ortodossia ebraica per cui sono possibili confusioni e mistificazioni posteriormente accreditate per vere.

Il cristianesimo, per chi ne condivide i principi, sarebbe valido anche se Cristo non fosse mai esistito. Credo infatti che accanirsi sulle favolette dei vangeli canonici sia segno di ristrettezza mentale e di un inutile incaponirsi per cercare di avere ragione. Queste tesi manichee le lascerei ai preti che per contratto devono sostenere tutto ciò su cui la chiesa ha basato la sua dottrina.






Attiro la tua attenzione sul fatto che la mia risposta sul Cristo era rivolta a chi (forse tu?) paragonava il suo messaggio a quello di Mithra. Era un modo per rimarcare che, secondo me chiaramente, erano due messaggi diversi assolutamente non intercambiabili. Fanatismo? Il mio sicuramente no. La ricerca della Luce è per me un fatto unicamente personale che non necessita di nessun intermediario col Divino e le parole del Cristo aiutano, anzi a mio modo di vedere sono la VIA, per raggiungere il Regno di Dio. Essendo una ricerca PERSONALE al sottoscritto di quello che fanno gli altri frega meno di zero, non perché io sia egoista ma perché essendo la ricerca della Luce un fatto personale esclude automaticamente che io debba obbligare gli altri a fare lo stesso che faccio io. Mi sembra abbastanza chiara la cosa.

Jerome
26-08-15, 12:14
Attiro la tua attenzione sul fatto che la mia risposta sul Cristo era rivolta a chi (forse tu?) paragonava il suo messaggio a quello di Mithra. Era un modo per rimarcare che, secondo me chiaramente, erano due messaggi diversi assolutamente non intercambiabili. Fanatismo? Il mio sicuramente no. La ricerca della Luce è per me un fatto unicamente personale che non necessita di nessun intermediario col Divino e le parole del Cristo aiutano, anzi a mio modo di vedere sono la VIA, per raggiungere il Regno di Dio. Essendo una ricerca PERSONALE al sottoscritto di quello che fanno gli altri frega meno di zero, non perché io sia egoista ma perché essendo la ricerca della Luce un fatto personale esclude automaticamente che io debba obbligare gli altri a fare lo stesso che faccio io. Mi sembra abbastanza chiara la cosa.

Ero io che paragonavo le due cose, ma volevo solo far che tale ricerca spirituale era presente (e fu appagata) anche in mitraici e pagani classici come Giuliano, o perfino in non credenti.

Secondo me non importa cosa cerchi e come si chiami, l'importante è che lo trovi.

Gianky
26-08-15, 12:59
Ero io che paragonavo le due cose, ma volevo solo far che tale ricerca spirituale era presente (e fu appagata) anche in mitraici e pagani classici come Giuliano, o perfino in non credenti.

Secondo me non importa cosa cerchi e come si chiami, l'importante è che lo trovi.

Secondo me, invece, importa cosa cerchi mentre, magari, non è importante COME lo cerchi. Non mi ricordo chi sosteneva che la Verità è una sola ma le vie per raggiungerla sono tante, nel mio NON-fanatismo dico che per me la Via è quella del Cristo, per altri potrebbe essere un'altra

Jerome
26-08-15, 13:07
Non mi ricordo chi sosteneva che la Verità è una sola ma le vie per raggiungerla sono tante

Lo dicevo io.

Non mi ricordo se qualcun altro lo disse, forse il Concilio Vaticano II (Nostra aetate) ma non sono sicuro.

Gianky
26-08-15, 14:11
Addirittura Jiddu Krishnamurti sosteneva che la Verità è una Terra SENZA vie.

Meditazione nel web » Risorse » La verita' è una terra senza vie (J. Krishnamurti) (http://www.meditare.it/risorse/risorse.009.htm)

PS: ma mi pare si stia andando decisamente OT anche se l'argomento è per me interessantissimo

Jerome
26-08-15, 14:39
ma mi pare si stia andando decisamente OT anche se l'argomento è per me interessantissimo

Si.

Gianky
04-12-15, 11:35
Mi sono riletto un po' delle discussioni iniziali del thread e aggiungo che mi sto leggendo, sul web, qualche articolo di Salsi, lasciando perdere le disposte "teologiche", anche mie, che lasciano il tempo che trovano in questo contesto, pur affermando la mia difficoltà di recepire tutte le informazioni tratte principalmente dalle opere di Flavio Giuseppe, Testimonium Flavianum compreso, posso aggiungere solo una piccola chiosa da parte mia e cioè che le opere dei vari Salsi, Donnini e perché no Cascioli, da me improvvidamente definito cazzaro e della quale affermazione mi scuso, fanno saltare all'occhio, semmai ce ne fosse bisogno, una certa difficoltà, eufemismo, nell'inquadrare in vangeli canonici in ambito storico. Mi è sempre sembrato stranissimo che nei vangeli non trasparisse pressochè nulla della situazione politico-sociale esplosiva della Palestina del I° secolo, la regione poteva essere paragonata ad un Iraq o ad un Afghanistan o ad una Siria odierni, ma i vangeli di Marco, Luca, Matteo e Giovanni non sembrano assolutamente renderne conto, quasi fossero stati scritti non da testimoni oculari, come vogliono farci credere, ma molto a posteriori, e per molto intendo parecchi decenni se non secoli, nulla traspare sulle rivolte zelote, sugli scontri, sui massacri che pur dei testimoni oculari avrebbero dovuto scrivere. La mia impressione è che questi 4 canonici siano stati completati e debitamente depurati durante i secoli successivi. Scrivo completati e depurati perché sicuramente provengono da testi originali scritti nei decenni successivi alla vita di Gesù, ma questi testi originali (vangelo degli ebrei? Vangelo degli ebioniti?) che probabilmente erano molto più veritieri non corrispondevano più ai vari dogmi, soprattutto la divinità di Gesù che si sono affermati più avanti e furono eliminati dalla chiesa ortodossa. Detto e concluso questo, rimango della mia opinione che confondere la figura di Gesù nazareno con quella di Giovanni di Gamala e la figura degli apostoli coi fratelli di Gesù e quindi coi figli di Giuda il Galileo rimane una pura speculazione non suffragata da prove convincenti. Anzi neanche da indizi convincenti, secondo me. Ad ogni modo per conto mio continuerò a studiare e leggere le ricerche dei vari esperti in materia.

Jerome
04-12-15, 11:49
Il fatto problematico è se Giovanni di Gamala sia davvero esistito. Se fosse esistito ha alcune somiglianze. Ovviamente, se è esistito.

Gianky
04-12-15, 12:53
Il fatto problematico è se Giovanni di Gamala sia davvero esistito. Se fosse esistito ha alcune somiglianze. Ovviamente, se è esistito.

Scusami ma io di somiglianze tra il Nazareno e il Gamaliano (si scrive così?) ne vedo pochine, anzi pur nella mia ignoranza non ne vedo nessuna. Fermo restando che son convinto che il termine Nazareno non abbia nulla a che fare con la città di Nazareth, la cui esistenza nell'epoca che ci interessa non si sa neppure se esistesse (anche se qui i pareri sono controversi), la stessa equazione citta di Gesù = Gamala mi pare un po' tirata per i capelli.
Insomma secondo me, siamo nella classica situazione in cui prendendo atto che molto di quello scritto nei Vangeli sia abbastanza oscuro per non dire contraddittorio con quanto accaduto realmente, si tende ad accostare quanto scritto dagli evangelisti a qualsiasi altra cosa realmente e storicamente avvenuta. Anche se di questo Giovanni di Gamala di storicamente accertato mi pare non ci sia nulla.

Jerome
23-06-16, 21:59
Esiste, non esiste, chi lo sa?

Gianky
24-06-16, 13:21
Per me Giovanni di Gamala è una invenzione di Cascioli, poi si può discutere di tutto.

Scipione
26-06-16, 09:04
Una discussione, soprattutto nelle prime due pagine, di elevatissimo livello culturale, di fronte alla quale nessun frequentatore o moderatore cattobigotto del forum "cattolici" avrebbe titoli per replicare. A proposito, poi quell'incontro pubblico fra Marietto ed Emilio Salsi si è tenuto? Se sì, ne abbiamo gli estremi? :face4: :drinky:

Jerome
26-06-16, 15:58
Per me Giovanni di Gamala è una invenzione di Cascioli, poi si può discutere di tutto. Forse l'ha ripreso da altri, pare dal padre di M. Bulgakov.

Gianky
26-06-16, 19:25
Forse l'ha ripreso da altri, pare dal padre di M. Bulgakov.
Mi pare che il personaggio di Giovanni da Gamala fosse il protagonista di un romanzo dell'ottocento di cui non ricordo l'autore, potrebbe essere quello che dici tu, ma prima di allora non si era mai sentito, da qui la mia diffidenza verso la teoria di Cascioli

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Marietto
21-10-16, 19:43
A proposito, poi quell'incontro pubblico fra Marietto ed Emilio Salsi si è tenuto?

No, purtroppo.

Marietto
04-02-18, 00:34
L'ipotesi che Cristo fosse figlio di Giuda il Galileo è stata recentemente superata persino da Alessandro e Alessio De Angelis, la cui ricerca, progredendo, è approdata a nuove e diverse conclusioni: secondo i due autori (verso i quali, rinnovo le mie scuse, per aver usato parole irrispettose nei loro confronti), Gesù sarebbe stato figlio di Erode il Grande.

Giordi
04-02-18, 17:33
L'ipotesi che Cristo fosse figlio di Giuda il Galileo è stata recentemente superata persino da Alessandro e Alessio De Angelis, la cui ricerca, progredendo, è approdata a nuove e diverse conclusioni: secondo i due autori (verso i quali, rinnovo le mie scuse, per aver usato parole irrispettose nei loro confronti), Gesù sarebbe stato figlio di Erode il Grande.

Questa ipotesi come la vedi? Trovi delle incongruenze? Se si quali?

Marietto
04-02-18, 23:57
Sinceramente, non ho letto il libro (https://www.macrolibrarsi.it/libri/__codex-jesus-libro.php), dunque non posso esprimere un giudizio compiuto e definitivo. L'impressione, avendo ascoltato alcuni video, è che permangano i due difetti di fondo di questo genere di ricerche:
- l'essere un castello di carta, dove basta che venga meno un tassello per far crollare tutto;
- accreditare come falsi, manipolazioni o interpolazioni tutto ciò che non è compatibile con la tesi che si vuole sostenere, viceversa prendere per oro colato tutto ciò che lo è.

Giordi
05-02-18, 01:34
Sinceramente, non ho letto il libro (https://www.macrolibrarsi.it/libri/__codex-jesus-libro.php), dunque non posso esprimere un giudizio compiuto e definitivo. L'impressione, avendo ascoltato alcuni video, è che permangano i due difetti di fondo di questo genere di ricerche:
- l'essere un castello di carta, dove basta che venga meno un tassello per far crollare tutto;
- accreditare come falsi, manipolazioni o interpolazioni tutto ciò che non è compatibile con la tesi che si vuole sostenere, viceversa prendere per oro colato tutto ciò che lo è.

Praticamente è la stessa cosa che hanno fatto i cattolici durante gli ultimi 2000 anni quando hanno difeso ed aggiustato la versione evangelista della vita di Gesù.

Marietto
05-02-18, 01:49
Cosa intendi per "aggiustato"?

Giordi
05-02-18, 11:23
Cosa intendi per "aggiustato"?

Negli anni sono stati "aggiustati", tanto che le ultime edizioni della bibbia (es. vers. CEI) hanno numerose omissioni e tagli, rispetto a quelle precedenti.

Marietto
05-02-18, 23:53
Qualche esempio di taglio ed omissione, per favore.

Giordi
06-02-18, 11:54
Qualche esempio di taglio ed omissione, per favore.

Ad esempio:
Vangelo di Luca 23,17
«Per la festa [di Pasqua] era necessario che egli mettesse loro in libertà qualcuno»

Brano presente nelle precedenti edizioni... dalla Vulgata del IV sec fino alla Bibbia delle edizioni Paoline del 1969.... soppresso nella nuova Bibbia CEI del 2008


Ma ci sono anche dei brani che sono stati aggiunti e che non erano presenti nelle versioni più antiche, es. Vangelo di Giovanni 8, dal 1 al 11 (praticamente tutto l'episodio dell'adultera).

Episodio non presente nel Codex Vaticanus, Codex Sinaiticus e Codex Alexandrinus, e assente nel testo greco, ma presente nel testo latino.

In una nota delle Bibbia ed. 1974 si legge che l'episodio, pur non essendo presente nei vari manoscritti antichi, è stato inserito perchè "divinamente ispirato".

Come invece ci sono state delle vere e proprie manipolazioni del testo, come ad esempio il termine "Dio degli eserciti" (in Giacomo 5,4) praticamente rimasto immutato dal Codex Vaticanus alla Bibbia ed. San. Paolo del 1978 ma opportunamente modificato in "Dio onnipotente" nell'ultima edizione della Bibbia della CEI del 2008.

Ma questi sono solo alcuni esempi.

Ucci Do
06-02-18, 15:20
Praticamente è la stessa cosa che hanno fatto i cattolici durante gli ultimi 2000 anni quando hanno difeso ed aggiustato la versione evangelista della vita di Gesù.

Se la vedi dal lato di Gesù Cristo e se puoi accettare che i Vangeli riportino il Suo insegnamento “storico” e “fattuale” non puoi escludere che Egli abbia affidato a Pietro (e quindi ad una Autorità legittimata dalla stessa fonte della buona novella) l’esegesi della Sua parola.

Giordi
06-02-18, 16:25
Se la vedi dal lato di Gesù Cristo e se puoi accettare che i Vangeli riportino il Suo insegnamento “storico” e “fattuale” non puoi escludere che Egli abbia affidato a Pietro (e quindi ad una Autorità legittimata dalla stessa fonte della buona novella) l’esegesi della Sua parola.

Questo non è affatto "vederlo dal lato di Gesù" ma da quello della chiesa cattolica... basti considerare come il primato petrino sia messo in discussione da tutte le altre confessioni cristiane eccetto quella cattolica.

Scipione
06-02-18, 22:47
...In una nota delle Bibbia ed. 1974 si legge che l'episodio, pur non essendo presente nei vari manoscritti antichi, è stato inserito perchè "divinamente ispirato"...
Capirai. Chissà se anche i vari dogmi sono stati "divinamente ispirati" oppure - come più probabile - sono il risultato dell'elaborazione onanistica di menti contorte... :rolleyes: :drinky:

Marietto
07-02-18, 03:39
Ad esempio:
Vangelo di Luca 23,17
«Per la festa [di Pasqua] era necessario che egli mettesse loro in libertà qualcuno»

Brano presente nelle precedenti edizioni... dalla Vulgata del IV sec fino alla Bibbia delle edizioni Paoline del 1969.... soppresso nella nuova Bibbia CEI del 2008

A parte il fatto che il versetto è riportato in nota, non riesco ad immaginare per quale ragione la CEI avrebbe avuto interesse a censurare quel passaggio.

Giordi
07-02-18, 09:27
A parte il fatto che il versetto è riportato in nota, non riesco ad immaginare per quale ragione la CEI avrebbe avuto interesse a censurare quel passaggio.

Potrebbe essere dipeso dal fatto che vogliono evitare di indurre il credente zotico a ritenere che la religione "pagana" o ebraica preesistente fosse più "umana" di quanto non trasparisse da altre vicende.

Come mai a pag. 1055 della Bibbia CEI in mio possesso non trovo nessuna nota in cui è riportato il versetto? Potresti per cortesia dirmi in quale edizione della CEI sarebbe riportato il versetto e in quale pagina, ma sopratutto esiste una ragione ufficiale che giustichi la cancellazione del brano?

Tu invece per quale motivo pensi sia stato tolto?

Giordi
07-02-18, 10:05
Capirai. Chissà se anche i vari dogmi sono stati "divinamente ispirati" oppure - come più probabile - sono il risultato dell'elaborazione onanistica di menti contorte... :rolleyes: :drinky:

Io opterei per la seconda... ;)

Marietto
07-02-18, 14:00
Potrebbe essere dipeso dal fatto che vogliono evitare di indurre il credente zotico a ritenere che la religione "pagana" o ebraica preesistente fosse più "umana" di quanto non trasparisse da altre vicende.

Come mai a pag. 1055 della Bibbia CEI in mio possesso non trovo nessuna nota in cui è riportato il versetto? Potresti per cortesia dirmi in quale edizione della CEI sarebbe riportato il versetto e in quale pagina, ma sopratutto esiste una ragione ufficiale che giustichi la cancellazione del brano?

Tu invece per quale motivo pensi sia stato tolto?

La Sacra Bibbia
Conferenza Episcopale Italiana
Unione Editori e Librai Cattolici Italiani
I coedizione: ottobre 2008

A pag. 1690 v'è una nota che riferisce: 23, 17 Questo versetto (Ma egli doveva rilasciare loro qualcuno in occasione della festa) è omesso dai manoscritti più autorevoli.

Non ho ragione di dubitare che il versetto sia stato riportato in nota per la ragione dichiarata nella stessa, se infatti la volontà fosse stata quella di sopprimerlo, sarebbe stato eliminato anche negli altri Vangeli: A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta (Marco 15, 6 e Matteo 27, 15).

Ucci Do
07-02-18, 15:08
Questo non è affatto "vederlo dal lato di Gesù" ma da quello della chiesa cattolica... basti considerare come il primato petrino sia messo in discussione da tutte le altre confessioni cristiane eccetto quella cattolica.

Io ho messo due “se”.

“ (...) Su questa pietra edificherò la mia Chiesa”.

Ucci Do
07-02-18, 16:03
...comunque Giordi non ti credere che scismi ed eresie abbiano prodotto, in seno al cristianesimo, una assenza di gerarchia o di istituzione.

Forse la trovi in certe suggestioni ed evocazioni (postume) del cristianesimo delle origini e dei padri del deserto...di questo posso dartene atto.

L’anarchismo spirituale secondo te dove porta?

Giordi
08-02-18, 18:08
La Sacra Bibbia
Conferenza Episcopale Italiana
Unione Editori e Librai Cattolici Italiani
I coedizione: ottobre 2008

A pag. 1690 v'è una nota che riferisce: 23, 17 Questo versetto (Ma egli doveva rilasciare loro qualcuno in occasione della festa) è omesso dai manoscritti più autorevoli.


Non ho ragione di dubitare che il versetto sia stato riportato in nota per la ragione dichiarata nella stessa, se infatti la volontà fosse stata quella di sopprimerlo, sarebbe stato eliminato anche negli altri Vangeli: A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta (Marco 15, 6 e Matteo 27, 15).

Curioso che si dica che è omesso nei manoscritti più autorevoli visto che è comunque presente nel Codex Sinaiticus (א) del IV sec. Codex Bezae (D) del V sec. , Codex Washingtonianus (W) del V sec., Codex Coridethianus (Θ) del IX sec, Codex Athous Lavrensis (Ψ) del IX-X sec., nell'onciale 063 del IX sec., manoscritto 892 del IX sec. .

Come trovo altrettanto curioso che la pericope dell'adultera assente nei principali manoscritti e presente in molti meno tra cui il più importante è il Codex Bezae (D) del V sec. , sia invece sopravvissuto alla "censura".

Giordi
08-02-18, 18:32
Io ho messo due “se”.

“ (...) Su questa pietra edificherò la mia Chiesa”.


Puoi metterci anche venti "se", non è quello il punto... è il presupposto che non regge: "Se vedi dal lato di Gesù Cristo" ... è proprio questo il punto... i vangeli non sono stati scritti da Gesu Cristo quindi tutto ciò in essi contenuto e che è stato accuratamente tagliato, aggiunto, manipolato, non può essere attribuito in maniera perentoria allo stesso Gesù...

Giordi
08-02-18, 18:38
...comunque Giordi non ti credere che scismi ed eresie abbiano prodotto, in seno al cristianesimo, una assenza di gerarchia o di istituzione.

Forse la trovi in certe suggestioni ed evocazioni (postume) del cristianesimo delle origini e dei padri del deserto...di questo posso dartene atto.

L’anarchismo spirituale secondo te dove porta?

Non vedo questo cosa c'entri con la questione...

...poi in un'altra discussione mi spiegherai cosa intendi per "anarchismo spirituale"...

Marietto
08-02-18, 22:29
Curioso che si dica che è omesso nei manoscritti più autorevoli visto che è comunque presente nel Codex Sinaiticus (א) del IV sec. Codex Bezae (D) del V sec. , Codex Washingtonianus (W) del V sec., Codex Coridethianus (Θ) del IX sec, Codex Athous Lavrensis (Ψ) del IX-X sec., nell'onciale 063 del IX sec., manoscritto 892 del IX sec.

Se è vero che il versetto è presente nei codici da te elencati, suppongo che evidentemente non lo è nei manoscritti (o frammenti di manoscritti) antecedenti: continuo a non capire quale interesse potrebbe aver avuto la CEI ad occultare quel passaggio.

Diverso è il caso di Giacomo 5, 4 (dove "Signore degli eserciti" diventa "Signore onnipotente"), che è chiaramente ed indiscutibilmente una traduzione falsa a scopo dottrinario: qui è corretto parlare di aggiustamento, se vogliamo.

Per quanto riguarda, invece, la pericope dell'adultera (Giovanni 8, 1-11) è indubbio che essa non è presente nei papiri più antichi (come riferito anche nelle note della Bibbia CEI) e che, con tutta probabilità, non faceva originariamente parte del Vangelo di Giovanni (molti codici, inseriscono l'episodio in quello di Luca, ritenendone lo stile più affine a quest'ultimo): tutto questo, però, non pregiudica automaticamente l'autenticità del racconto, poiché è del tutto normale che tradizioni differenti possano confluire in altre.

Al netto di traduzioni interpretative, manipolazioni e censure, i Vangeli sono e restano la migliore fonte che abbiamo a disposizione sulla vita di Gesù Cristo.

Giordi
09-02-18, 10:44
Se è vero che il versetto è presente nei codici da te elencati, suppongo che evidentemente non lo è nei manoscritti (o frammenti di manoscritti) antecedenti: continuo a non capire quale interesse potrebbe aver avuto la CEI ad occultare quel passaggio.

Probabilmente lo stesso che hanno avuto inizialmente i redattori quando decisero di eliminare quel versetto a cominciare dal IV sec, su diversi manoscritti. Un'interpretazione plausibile potrebbe essere quella che ho già dato nei post precedenti.



Diverso è il caso di Giacomo 5, 4 (dove "Signore degli eserciti" diventa "Signore onnipotente"), che è chiaramente ed indiscutibilmente una traduzione falsa a scopo dottrinario: qui è corretto parlare di aggiustamento, se vogliamo.

Uno dei tanti...


Per quanto riguarda, invece, la pericope dell'adultera (Giovanni 8, 1-11) è indubbio che essa non è presente nei papiri più antichi (come riferito anche nelle note della Bibbia CEI) e che, con tutta probabilità, non faceva originariamente parte del Vangelo di Giovanni (molti codici, inseriscono l'episodio in quello di Luca, ritenendone lo stile più affine a quest'ultimo): tutto questo, però, non pregiudica automaticamente l'autenticità del racconto, poiché è del tutto normale che tradizioni differenti possano confluire in altre.

Non pregiudica l'autenticità del racconto, ma pregiudica la credibilità dei cosiddetti Vangeli... se fin dai più antichi papiri e manoscritti tale vicenda non è presente, neppure nel vangelo di luca, allora significa che, se accaduta veramente, è stata deliberatamente tenuta nascosta dalla maggioranza dei redattori oppure, se non è mai accaduta, è stata inventata di sana pianta.


Al netto di traduzioni interpretative, manipolazioni e censure, i Vangeli sono e restano la migliore fonte che abbiamo a disposizione sulla vita di Gesù Cristo.

Certo... come l'odissea e l'iliade restano la migliore fonte che abbiamo a disposizione sulla vita di ulisse ;)

Ucci Do
09-02-18, 15:14
Puoi metterci anche venti "se", non è quello il punto... è il presupposto che non regge: "Se vedi dal lato di Gesù Cristo" ... è proprio questo il punto... i vangeli non sono stati scritti da Gesu Cristo quindi tutto ciò in essi contenuto e che è stato accuratamente tagliato, aggiunto, manipolato, non può essere attribuito in maniera perentoria allo stesso Gesù...

Invece è proprio questo il punto dei miei "se".

Se puoi credere che chi ha scritto i Vangeli abbia riportato gli insegnamenti di Gesù ("storico" in quanto uomo), ancorché tu possa considerarlo solo un saggio, un maestro o financo un imbroglione ( e non il figlio unigenito di Dio), non puoi negare la valenza di quelle parole.

Ucci Do
09-02-18, 15:17
Non vedo questo cosa c'entri con la questione...

...poi in un'altra discussione mi spiegherai cosa intendi per "anarchismo spirituale"...

centra nel momento in cui si accusa l'Autorità ecclesiastica di voler "imporre"...o - come ho letto qui - di voler difendere gli insegnamenti evangelici.

"anarchismo spirituale": il fai da te senza regole/leggi, gerarchie, assoluto... (semplificando)

Haxel
09-02-18, 15:24
riguardo quel passo potrebbe anche riguardare una qualche traduzione dal greco antico ( ma è mia ipotesi) o semplicemente un aggiustamento ( anche perché quel passo è comunque presente negli altri vangeli) comunque anche i protestanti si dividono, chi lo mette e chi no

riguardo invece il passo dell'adultera Ehrmann spiega che sebbene sia stato aggiunto, doveva far parte della tradizione orale in quanto nessuno mise in dubbio l'autenticità del racconto e il fatto che sia stato aggiunto a posteriori

personalmente lo condivido perché non risulta sia nato un putiferio o una questione legato a questo passo

Giordi
09-02-18, 16:17
Invece è proprio questo il punto dei miei "se".

Se puoi credere che chi ha scritto i Vangeli abbia riportato gli insegnamenti di Gesù ("storico" in quanto uomo), ancorché tu possa considerarlo solo un saggio, un maestro o financo un imbroglione ( e non il figlio unigenito di Dio), non puoi negare la valenza di quelle parole.

Quindi, stai praticamente dicendo che per poter accettare il fatto che i vangeli contengano effettivamente gli insegnamenti del personaggio storico chiamato Gesù dovrei:

1) fidarmi ciecamente che gli evangelisti abbiano riportato testualmente i fatti e avvenimenti tramandati in forma orale e forse scritta avvenuti anni prima della stesura degli stessi vangeli?

2) fidarmi di coloro che hanno tramandato oralmente e forse in forma scritta gli avvenimenti senza stravolgerli durante il passaparola?

3)fidarmi di coloro che ricopiando i vangeli non hanno omesso, tagliato o manipolato il loro contenuto?

4)fidarmi di coloro che li hanno tradotti dalla lingua originaria a quelle intermedie senza cambiare il senso originario di molte parole e frasi?

5) fidarmi della piena conoscenza della lingua greca da parte dei primi redattori dei manoscritti più antichi che oggi possiamo studiare?

6) fidarmi della scelta da parte della chiesa cattolica di togliere alcuni brani ed aggiungerne altri perchè sebbene assenti nei manoscritti più antichi devono essere presenti in quanto "ispirati"???

Scusami se alla fine i forti dubbi permangono eh... Tu mi dici "se puoi credere"... certo, tutti possono credere alle cose più disparate... ma quando per accettare una cosiddetta "Verità" sono costretto a credere ciecamente a tante altre cose indimostrabili... beh, la cosa mi riesce davvero difficile. ;)

Giordi
09-02-18, 16:42
riguardo quel passo potrebbe anche riguardare una qualche traduzione dal greco antico ( ma è mia ipotesi) o semplicemente un aggiustamento ( anche perché quel passo è comunque presente negli altri vangeli) comunque anche i protestanti si dividono, chi lo mette e chi no

riguardo invece il passo dell'adultera Ehrmann spiega che sebbene sia stato aggiunto, doveva far parte della tradizione orale in quanto nessuno mise in dubbio l'autenticità del racconto e il fatto che sia stato aggiunto a posteriori

personalmente lo condivido perché non risulta sia nato un putiferio o una questione legato a questo passo

In dubbio lo hanno messo i redattori dei manoscritti di cui ho già parlato e che non lo hanno affatto incluso tra i versetti nè di giovanni e nè di luca.

Non è questione di "putiferio" che non si è creato... è, come ho già detto, questione di credibilità... come posso credere ad occhi chiusi ad un organo, Chiesa Cattolica, che si è fatta depositaria di qualcosa che è stato nel tempo tagliato, ricucito, rattoppato, manipolato?

Giordi
09-02-18, 16:43
centra nel momento in cui si accusa l'Autorità ecclesiastica di voler "imporre"...o - come ho letto qui - di voler difendere gli insegnamenti evangelici.

"anarchismo spirituale": il fai da te senza regole/leggi, gerarchie, assoluto... (semplificando)

la mia non è un accusa... è una critica, e non si sofferma affatto sull'imposizione, ma sulla mancanza di credibilità...


... mi fai un esempio di "anarchismo spirituale" aprendo una nuova discussione se ti interessa l'argomento? Grazie

Scipione
09-02-18, 16:49
..... come posso credere ad occhi chiusi ad un organo, Chiesa Cattolica, che si è fatta depositaria di qualcosa che è stato nel tempo tagliato, ricucito, rattoppato, manipolato?
Mettiamoci anche inventato a posteriori... :rolleyes: :drinky:

Giordi
09-02-18, 16:53
Mettiamoci anche inventato a posteriori... :rolleyes: :drinky:

... a beh, quando ci si trova difronte a qualcosa che lascia presupporre l'invenzione a posteriori ecco che spunta fuori la parola magica "ispirato da Dio"...

Marietto
09-02-18, 22:24
Probabilmente lo stesso che hanno avuto inizialmente i redattori quando decisero di eliminare quel versetto a cominciare dal IV sec, su diversi manoscritti. Un'interpretazione plausibile potrebbe essere quella che ho già dato nei post precedenti.

La ritengo poco plausibile, per le ragioni che ho già dato nei post precedenti. :)

Giordi
09-02-18, 22:30
La ritengo poco plausibile, per le ragioni che ho già dato nei post precedenti. :)

Rispetto le tue opinioni anche se non mi convincono...[emoji6]

Marietto
09-02-18, 23:16
Se l'intento era quello di nascondere la presunta usanza di liberare un prigioniero in occasioni di feste, perché avrebbero soppresso il passaggio, che ne riferisce, soltanto in Luca e non anche in Marco e Matteo? Che senso avrebbe occultare ciò che prima è stato palesato, ben due volte?

Giordi
10-02-18, 00:38
Se l'intento era quello di nascondere la presunta usanza di liberare un prigioniero in occasioni di feste, perché avrebbero soppresso il passaggio, che ne riferisce, soltanto in Luca e non anche in Marco e Matteo? Che senso avrebbe occultare ciò che prima è stato palesato, ben due volte?

In Marco e Matteo le frasi fanno intendere che quello di liberare qualcuno era un volere del governatore e non che fosse un’usanza propria della festa (come lascia facilmente intendere la versione di Luca). In merito alla versione di Luca, la Bibbia Martini del 1778 usava il termine “era tenuto”, la Bibbia ed. Paoline 1969 usava il termine “era necessario”. L’intento della censura di quel passo piuttosto che quello di Marco o di Matteo, come ho detto era quello di celare una usanza pagana buonista. Questo avrebbe contribuito a rendere più umane le usanze ebraiche di allora... cosa che evidentemente non andava molto a genio alla gerarchia cattolica.

Marietto
10-02-18, 05:09
Premesso che non mi è tanto chiaro cosa ci sarebbe di così buono e umano nel rilasciare un carcerato, anche se non innocente, l'usanza è quasi certamente un'invenzione dei redattori evangelici, non essendovene traccia in alcuna altra fonte storica.

Gesù Barabba, ovvero Gesù bar Abbà, ovvero Gesù figlio del Padre, ovvero Gesù figlio di Dio: era di costui che la folla invocava la liberazione ma è molto probabile che Ponzio Pilato (prefetto duro e inflessibile, rispondeva unicamente a Roma, se ne infischiava degli usi e costumi ebraici) non si sia affatto piegato alla loro richiesta.

Ucci Do
10-02-18, 08:21
Quindi, stai praticamente dicendo che per poter accettare il fatto che i vangeli contengano effettivamente gli insegnamenti del personaggio storico chiamato Gesù dovrei:

1) fidarmi ciecamente che gli evangelisti abbiano riportato testualmente i fatti e avvenimenti tramandati in forma orale e forse scritta avvenuti anni prima della stesura degli stessi vangeli?

2) fidarmi di coloro che hanno tramandato oralmente e forse in forma scritta gli avvenimenti senza stravolgerli durante il passaparola?

3)fidarmi di coloro che ricopiando i vangeli non hanno omesso, tagliato o manipolato il loro contenuto?

4)fidarmi di coloro che li hanno tradotti dalla lingua originaria a quelle intermedie senza cambiare il senso originario di molte parole e frasi?

5) fidarmi della piena conoscenza della lingua greca da parte dei primi redattori dei manoscritti più antichi che oggi possiamo studiare?

6) fidarmi della scelta da parte della chiesa cattolica di togliere alcuni brani ed aggiungerne altri perchè sebbene assenti nei manoscritti più antichi devono essere presenti in quanto "ispirati"???

Scusami se alla fine i forti dubbi permangono eh... Tu mi dici "se puoi credere"... certo, tutti possono credere alle cose più disparate... ma quando per accettare una cosiddetta "Verità" sono costretto a credere ciecamente a tante altre cose indimostrabili... beh, la cosa mi riesce davvero difficile. ;)

Razionalmente si, dovresti crederlo.

Se un insegnamento sopravvive all’alternarsi delle disposizioni dell’uomo,forse vuol dire che c’è un filo d’oro (uso un’espressione di un border line) capace di unire la fonte del messaggio alla contemporaneità, nonostante i mutamenti.


Se invenzione è, occorre anche implicarne che sono basate su un invenzione i presupposti identitari che ci riguardano.

Haxel
10-02-18, 20:30
In dubbio lo hanno messo i redattori dei manoscritti di cui ho già parlato e che non lo hanno affatto incluso tra i versetti nè di giovanni e nè di luca.

Non è questione di "putiferio" che non si è creato... è, come ho già detto, questione di credibilità... come posso credere ad occhi chiusi ad un organo, Chiesa Cattolica, che si è fatta depositaria di qualcosa che è stato nel tempo tagliato, ricucito, rattoppato, manipolato?

il punto è che non si tratta a mio avviso di una fiducia cieca, come ho già accennato prima, queste cose come il mettere dei passi interi quando prima non c'erano, non causò scandalo alcuno almeno storicamente parlando in nessuna comunità eppure nella storia della Chiesa si è letteralmente ammazzati per le dottrine più disparate.
io penso che abbia ragione Erhmann su questo punto

riguardo a questo caso del passo di Luca, non vedo nessun motivo del perché lo abbiano levato visto che tale passo lo troviamo in Marco per esempio, secondo me per motivi di traduzione credo

Haxel
10-02-18, 20:35
[QUOTE=Marietto;16847164]Premesso che non mi è tanto chiaro cosa ci sarebbe di così buono e umano nel rilasciare un carcerato, anche se non innocente, l'usanza è quasi certamente un'invenzione dei redattori evangelici, non essendovene traccia in alcuna altra fonte storica.

possibilmente più che una usanza doveva essere stato una occasione o una necessità ( e personalmente forse anche una prova di fedeltà che Pilato voleva vedere nel popolo ebraico)


Gesù Barabba, ovvero Gesù bar Abbà, ovvero Gesù figlio del Padre, ovvero Gesù figlio di Dio: era di costui che la folla invocava la liberazione ma è molto probabile che Ponzio Pilato (prefetto duro e inflessibile, rispondeva unicamente a Roma, se ne infischiava degli usi e costumi ebraici) non si sia affatto piegato alla loro richiesta.

sebbene però nel diritto romano vigeva in dubio pro reo, quindi se è vero che Pilato non ha trovato nulla in Gesù lo doveva lasciare libero

Giordi
11-02-18, 15:47
Premesso che non mi è tanto chiaro cosa ci sarebbe di così buono e umano nel rilasciare un carcerato, anche se non innocente, l'usanza è quasi certamente un'invenzione dei redattori evangelici, non essendovene traccia in alcuna altra fonte storica.
.

Diciamo che il concetto di “grazia” in ambito ebraico trae origine da quanto presente in Esodo 34,6 dove si legge che Dio avrebbe perdonato le trasgressioni del popolo ebraico e stipulato con esso un’alleanza. È un atto di perdono... dando fiducia al trasgressore affinché non pecchi più.



Gesù Barabba, ovvero Gesù bar Abbà, ovvero Gesù figlio del Padre, ovvero Gesù figlio di Dio: era di costui che la folla invocava la liberazione ma è molto probabile che Ponzio Pilato (prefetto duro e inflessibile, rispondeva unicamente a Roma, se ne infischiava degli usi e costumi ebraici) non si sia affatto piegato alla loro richiesta.

Se fosse come dici tu allora sarebbero errate anche le affermazioni presenti in Marco e Matteo in cui si evince che era d’uso al governatore concedere la grazia (di sua volontà) in concomitanza con la festività della Pasqua.

Giordi
11-02-18, 15:51
Razionalmente si, dovresti crederlo.

Se un insegnamento sopravvive all’alternarsi delle disposizioni dell’uomo,forse vuol dire che c’è un filo d’oro (uso un’espressione di un border line) capace di unire la fonte del messaggio alla contemporaneità, nonostante i mutamenti.


Se invenzione è, occorre anche implicarne che sono basate su un invenzione i presupposti identitari che ci riguardano.

Razionalmente no. Se dovessi usare il tuo ragionamento per determinare ciò in cui credere o meno allora dovrei credere più alla versione giudaica anziché a quella cristiana visto che il suo insegnamento sopravvive da più tempo rispetto a quello cristiano.

Giordi
11-02-18, 15:58
il punto è che non si tratta a mio avviso di una fiducia cieca, come ho già accennato prima, queste cose come il mettere dei passi interi quando prima non c'erano, non causò scandalo alcuno almeno storicamente parlando in nessuna comunità eppure nella storia della Chiesa si è letteralmente ammazzati per le dottrine più disparate.
io penso che abbia ragione Erhmann su questo punto

riguardo a questo caso del passo di Luca, non vedo nessun motivo del perché lo abbiano levato visto che tale passo lo troviamo in Marco per esempio, secondo me per motivi di traduzione credo

Come già spiegato il passo di Marco (e quello di Matteo) sono differenti da quello di Luca... in quest’ultimo si parlava di usanza del popolo durante la Pasqua mentre nel versetto di Marco si parla della grazia per volontà del governatore.

Haxel
12-02-18, 15:59
Come già spiegato il passo di Marco (e quello di Matteo) sono differenti da quello di Luca... in quest’ultimo si parlava di usanza del popolo durante la Pasqua mentre nel versetto di Marco si parla della grazia per volontà del governatore.

il passo in realtà è scritto che Pilato doveva lasciare qualcuno, non è specificato se quel doveva era a causa del popolo o di altri o di situazioni varie

Giordi
12-02-18, 16:33
il passo in realtà è scritto che Pilato doveva lasciare qualcuno, non è specificato se quel doveva era a causa del popolo o di altri o di situazioni varie

il passo recita questo: "Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta." E' chiaro che la frase fa intendere che la volontà di rilasciare un carcerato su richiesta del popolo era del governatore...

Ucci Do
13-02-18, 15:31
Razionalmente no. Se dovessi usare il tuo ragionamento per determinare ciò in cui credere o meno allora dovrei credere più alla versione giudaica anziché a quella cristiana visto che il suo insegnamento sopravvive da più tempo rispetto a quello cristiano.

Cosa c’entra il giudaismo con la “buona novella”: si parla di un insegnamento che ha radice in essa.

p.s. io non ho difficoltà ad ammettere che altre teologie (penso all’induismoad esempio che mi pregio di approfondire) non si fondino su un invenzione di “prestigiatori spirituali”: attuo semplicemente una scelta che mi “appartiene”.

Giordi
13-02-18, 15:40
Cosa c’entra il giudaismo con la “buona novella”?

Sei tu che hai tirato fuori dal cappello la questione della "credibilità" di un insegnamento in base alla sua sopravvivenza nel tempo... ci sono insegnamenti molto più antichi che ancora sopravvivono nel tempo ma che non sono propriamente "razionali"... nè tantomeno "credibili"...

Giordi
13-02-18, 15:43
p.s. io non ho difficoltà ad ammettere che altre teologie (penso all’induismoad esempio che mi pregio di approfondire) non si fondino su un invenzione di “prestigiatori spirituali”: attuo semplicemente una scelta che mi “appartiene”.

Nessuno ti dice che sbagli nello scegliere ciò che senti ti "appertiene"... a mio avviso sbagli quando dici che bisogna dare credibilità ad un pensiero, filosofia, religione, precetto o via dicendo solo perchè è "sopravvissuto" fino adesso...

Haxel
15-02-18, 18:20
il passo recita questo: "Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta." E' chiaro che la frase fa intendere che la volontà di rilasciare un carcerato su richiesta del popolo era del governatore...

comunque interessante quello che dicono anche i protestanti

17 [Ora egli aveva l'obbligo di liberare loro un carcerato in occasione della festa;]

17 Ora, in occasione della festa di Pasqua, il governatore doveva liberare qualcuno

Giordi
15-02-18, 19:21
comunque interessante quello che dicono anche i protestanti

17 [Ora egli aveva l'obbligo di liberare loro un carcerato in occasione della festa;]

17 Ora, in occasione della festa di Pasqua, il governatore doveva liberare qualcuno

Esatto... se la leggi in questo modo è chiaro che il brano suggerisce che vi fosse un usanza "pagana" che prevedeva la grazia durante la festa di Pasqua... e non che questa fosse un'abitudine del governatore.

Ed infatti la CEI ha tolto il brano...

Gianky
16-02-18, 12:33
L'ipotesi che Cristo fosse figlio di Giuda il Galileo è stata recentemente superata persino da Alessandro e Alessio De Angelis, la cui ricerca, progredendo, è approdata a nuove e diverse conclusioni: secondo i due autori (verso i quali, rinnovo le mie scuse, per aver usato parole irrispettose nei loro confronti), Gesù sarebbe stato figlio di Erode il Grande.

Per l'amor di dio! Non ho letto libri dei De Angelis ma ho letto qualche brano dei libri riportati sul web, ipotesi totalmente sconclusionate, passaggi inventati, parentele tra Maria (la madre di Gesù) con Erode o addirittura con Tiberio che sono semplicemente ridicole. Prove? ZERO! Meno di zero.
Molto meglio gli scritti di Salsi, anche se in lui le ipotesi sono molto ma molto tirate per i capelli, quando ad esempio sostiene che Stefano (il protomartire) è una figura inventata (possibile che sia inventata ma Salsi non porta prove al riguardo) oppure quando il redattore degli Atti sbaglia il nome della regina di Nubia (e ci sta che la sbagli), e da questi due fatti passa a dare dell'imbroglione al redattore degli Atti, affermando che è tutto falso. Insomma i vangeli sono sicuramente interpolazioni successive di scritti originali (il vangelo degli Ebrei?) ma anche i critici non brillano di certezze.

Ucci Do
16-02-18, 14:51
Sei tu che hai tirato fuori dal cappello la questione della "credibilità" di un insegnamento in base alla sua sopravvivenza nel tempo... ci sono insegnamenti molto più antichi che ancora sopravvivono nel tempo ma che non sono propriamente "razionali"... nè tantomeno "credibili"...
Sai Giordi, o diciamo che nove decimi degli abitanti di questo pianeta sono irrazionali e creduloni oppure diciamo che non è irrazionale o dei creduloni l’ affidarsi, per avvicinarsi alla intima verità dell’anima, ad una dimensione meta-materiale: “ o questo o quello” (come dicono gli hindu).

Se il processo è sulla teologia o se esso è solo dottrinario, prima occorre chiarisi sul punto precedente.

Haxel
16-02-18, 14:57
Esatto... se la leggi in questo modo è chiaro che il brano suggerisce che vi fosse un usanza "pagana" che prevedeva la grazia durante la festa di Pasqua... e non che questa fosse un'abitudine del governatore.

Ed infatti la CEI ha tolto il brano...

però nel diritto romano non è stato trovato questo, ma se fosse una usanza pagana liberare un criminale non era di certo buono

io penso che in quell'occasione ci sia stata una pressione "doveva o che lo obbligava" non si sa da chi che doveva concedere una grazia ( forse una sorta di scambio di prigionieri?)

Ucci Do
16-02-18, 14:59
Esatto... se la leggi in questo modo è chiaro che il brano suggerisce che vi fosse un usanza "pagana" che prevedeva la grazia durante la festa di Pasqua... e non che questa fosse un'abitudine del governatore.

Ed infatti la CEI ha tolto il brano...
Non ho letto nei dettagli la discussione ma non mi sorprende il fatto che per un certo tempo le usanze pagane siano persistite.

Giordi
16-02-18, 17:29
Sai Giordi, o diciamo che nove decimi degli abitanti di questo pianeta sono irrazionali e creduloni oppure diciamo che non è irrazionale o dei creduloni l’ affidarsi, per avvicinarsi alla intima verità dell’anima, ad una dimensione meta-materiale: “ o questo o quello” (come dicono gli hindu).

Se il processo è sulla teologia o se esso è solo dottrinario, prima occorre chiarisi sul punto precedente.

No caro... non rigirare la frittata. Tu hai sostenuto che un "insegnamento" deve essere credibile in quanto è sopravvissuto fino ad oggi.

Questa a mio avviso è una enorme boiata... ;)

Giordi
16-02-18, 17:32
però nel diritto romano non è stato trovato questo, ma se fosse una usanza pagana liberare un criminale non era di certo buono

io penso che in quell'occasione ci sia stata una pressione "doveva o che lo obbligava" non si sa da chi che doveva concedere una grazia ( forse una sorta di scambio di prigionieri?)

Ti ricordo che nella pericope dell'adultera, di cui abbiamo già discusso, Gesù ha liberato una donna rea di aver commesso il "crimine" (allora era ritenuto tale) di aver messo le "corna" al marito.

Non dimentichiamoci inoltre che la "grazia" del condannato, intesa come atto di misericordia è presente sia nella cultura giudaica che in quella cristiana...

Giordi
16-02-18, 17:36
Non ho letto nei dettagli la discussione ma non mi sorprende il fatto che per un certo tempo le usanze pagane siano persistite.

La questione, come già evidenziato è che tale usanza (quella della grazia di un condannato durante la pasqua) è stata mascherata dalla CEI (almeno nell'ultima versione) come "abitudine" del governatore, o come "volere" di Roma. In questo modo è stata cancellata quella parte che raffigurava comunque il popolo ebraico capace di "perdonare", e di usare "misericordia", anche se solo una volta l'anno.

Giordi
16-02-18, 18:03
Per l'amor di dio! Non ho letto libri dei De Angelis ma ho letto qualche brano dei libri riportati sul web, ipotesi totalmente sconclusionate, passaggi inventati, parentele tra Maria (la madre di Gesù) con Erode o addirittura con Tiberio che sono semplicemente ridicole. Prove? ZERO! Meno di zero.
Molto meglio gli scritti di Salsi, anche se in lui le ipotesi sono molto ma molto tirate per i capelli, quando ad esempio sostiene che Stefano (il protomartire) è una figura inventata (possibile che sia inventata ma Salsi non porta prove al riguardo) oppure quando il redattore degli Atti sbaglia il nome della regina di Nubia (e ci sta che la sbagli), e da questi due fatti passa a dare dell'imbroglione al redattore degli Atti, affermando che è tutto falso. Insomma i vangeli sono sicuramente interpolazioni successive di scritti originali (il vangelo degli Ebrei?) ma anche i critici non brillano di certezze.

Cristo il Romano: Maria Vergine, la Moglie del Re Erode il Grande

La sacra famiglia è composta da Gesù, Giuseppe e Maria, la chiesa cerca da secoli le prove storiche della loro esistenza. Le abbiamo trovate in Giuseppe Flavio, dove Maria è la terza moglie del re Erode il Grande. Dai Vangeli sappiamo che Erode cercava Maria che fuggì in Egitto con Gesù e Giuseppe dal

Vangelo di Matteo 2,13: Essi erano appena partiti, quando un angelo del signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto.

Che motivo avrebbe avuto Erode, ormai anziano e a pochi giorni dalla morte, di cercare Maria per uccidere Gesù? Se Gesù era ancora piccolo, come avrebbe potuto pensare che potesse diventare il re d’Israele e prendere il suo posto? Erode aveva inoltre un esercito imponente e l’appoggio delle legioni romane, quindi sotto la fuga della sacra famiglia deve celarsi ben altro motivo, in Guerra Giudaica dello scrittore ebreo G. Flavio, abbiamo trovato una Maria, terza moglie del re Erode, che cercò di avvelenare il marito con un veleno venuto dall’Egitto; ma si tratta della stessa Maria? Vediamo i passi da Guerra Giudaica:

Viveva a Gerusalemme un sacerdote molto noto di nome Simone, figlio di Boeto, un Alessandrino, che aveva una figlia considerata la più bella del tempo. Siccome di lei si parlava molto dai cittadini di Gerusalemme, e come capita, sulle prime Erode fu eccitato da quanto udiva, poi, dopo averla vista, fu colpito dall’avvenenza della ragazza;

Erode per sposare Maria, figlia di Simone Boeto, sacerdote ad Alessandria sotto Cleopatra, adoratrice del culto di Iside, nominò Simone Boeto sacerdote del tempio di Gerusalemme. Poi lo scrittore continua il racconto facendoci sapere che:

Inoltre, il padre lo aveva anche privato della speranza nei figli; infatti non uno dei suoi figli Erode aveva nominato come prossimo successore dopo la sua morte, bensì Erode figlio di Mariamme.

Erode aveva nominato suo figlio Antipatro, che aveva 50 anni, suo successore e dopo la morte di Antipatro il figlio di Maria di due anni. Il nome Mariamme in ebraico è reso come מִרְיָם, (Miriam), nome di tradizione biblica Maria in Italiano. Poiché nella società giudea di epoca tardo-asmonea le due lingue più diffuse erano l’aramaico e il greco della koine, presso la corte era diffusa la versione greca di questo nome. Giuseppe Flavio lo scrive «Μαριάμη» («Mariame»), ma in alcune edizioni la “m” viene raddoppiata, diventando così Mariamme. Successivamente la seconda “m” divenne “n” per dissimilazione, mutandosi così in “Mariamne”. Ancora da Guerra Giudaica:

Si trovò che anche Mariamme (Maria), la figlia del sommo sacerdote, era partecipe della congiura; lo svelarono, infatti, i suoi fratelli sottoposti alla tortura. Della colpa materna il re punì anche il figlio, cancellando dal testamento Erode (Gesù), suo figlio, che vi era nominato come successore di Antipatro.

“[…] Il veleno fu portato dall’Egitto da Antifilo, al quale era stato dato da suo fratello, che è un medico, e Teudione lo portò da noi. Dopo fu preparato da Antipatro per usarlo contro di te; io lo ricevetti da Ferora, e io stesso l’ho custodito.”

Abbiamo trovato una Maria che nel 5 a.C., cospirò per uccidere il re Erode, suo marito con un veleno venuto dall’Egitto, stesso luogo dove fuggirà la Maria dei vangeli. Inoltre coincidono sia la data della fuga di Maria dei Vangeli con la cospirazione della moglie del re, sia il fatto che Erode cercava entrambe. Pura coincidenza? Vediamo chi era Maria Boeto, nella sua famiglia troviamo: Simone, figlio di Boeto, padre di Maria; Mariamne o Maria II Boeto terza moglie del re Erode il Grande; Eleazar o Lazzaro, figlio di Boeto, attestato in Giuseppe Flavio e nel testo Mandaean Sidra d-Yahia; successe a suo fratello Joazar e fu sommo sacerdote dal 4 al 3 a.C; Gesù Boeto; sommo sacerdote nel 63-65 d.C. Marta Boeto che sposerà Gesù in tarda età; Tutti i cinque personaggi li ritroviamo nei vangeli quando:

Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l’unguento sul suo capo. Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: «Perché tutto questo spreco di olio profumato? Si poteva benissimo vendere quest’olio a più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: “Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?”. Questo egli disse non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: “Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”.

Dalla comparazione di questi due passi dei vangeli, scopriamo che la donna che si trovava a casa di Simone era Maria e che con lei vi erano anche Marta e Lazzaro, tutti e cinque i personaggi della famiglia Boeto riuniti insieme: casa di Simone Boeto con dentro Gesù, Maria, Marta e Lazzaro. Ma ancora non siamo contenti, sappiamo che Joshua ben Phabet Boeto, nipote di Simone Boeto e figlio di Phabet Boeto fratello di Simone, aveva tre figlie: Anna, Elisabetta e Giovanna, tutte e tre cugine di Maria Boeto. Ora se la Maria dei vangeli è la Maria moglie del re Erode, dovremmo trovare una relazione di parentela anche nei vangeli tra questi personaggi.

Vangelo di Luca 1,36: “Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile”.

Elisabetta e Anna risultano essere sorelle per il cristianesimo, così come lo sono nella famiglia Boeto. Nei vangeli la parentela di Elisabetta e Maria non viene specificata, ma nella tradizione cristiana più tarda è definita sua cugina, figlia di Ismeria, figlia a sua volta di Emerenzia e sorella di Anna. Dal protovangelo di Giacomo e dallo PseudoMatteo sappiamo che Anna si prese cura di Maria, inoltre Giovanna la ritroviamo nei vangeli come discepola di Gesù.

Ad ulteriore conferma delle prove scoperte aggiungiamo il fatto che Gesù figlio di Maria Boeto sposerà Erodiade e con lei avrà una figlia, Salomè, che troviamo sotto la croce di Gesù nel Vangelo di Marco. Inoltre chiudiamo vedendo come tre episodi che avverranno nel 68 d.C., quando Gesù Boeto fu ucciso dagli Idumei e dagli Zeloti, sono stati ripresi dagli evangelisti.

La colpa fu di un procuratore romano, Gessio Floro, che ne combinò di tutti i colori contro il popolo ebraico, Gesù cercò di fermare la rivolta facendo un lungo discorso agli Idumei ma non ci fu nulla da fare. Essi pensarono che si era venduto a Roma e lo uccisero. Questo il racconto di G. Flavio sulla morte di Gesù in Guerra Giudaica:

“Perciò Gesù, il più anziano dei sommi sacerdoti dopo Anano, montò sulla torre che fronteggiava gli Idumei e si rivolse a loro dicendo che fra i molti e svariati mali che opprimevano la città nessuno l’aveva tanto colpito quanto i voleri della fortuna per cui anche gli eventi più inaspettati favorivano i piani dei farabutti. “A sostenere contro di noi degli individui perversi voi vi siete precipitati con un ardore che non si sarebbe capito nemmeno se la metropoli avesse invocato il vostro aiuto a difesa dai barbari. Se io vedessi nelle vostre file gente simile a quella che vi ha chiamato…”

Dal discorso di Gesù, che occupa ben tre pagine del libro Cristo il Romano, emerge la figura di un uomo buono e giusto, sacerdote e politico con abili capacità oratorie, che sacrificò la sua vita per il popolo di Gerusalemme. Per la prima volta, a distanza di 2000 anni, riemergono le vere parole di Gesù. L’evangelista Matteo descrive ben tre eventi che avvennero quando Gesù morì nel 68 d.C., retrodatandoli al 33 d.C., e questa è stata la conferma ulteriore e definitiva che avevamo ricomposto tutti i tasselli del mosaico. Ecco cosa scrive G. Flavio poco prima che Gesù morisse assassinato dagli idumei:

“Durante la notte scoppiò un violento temporale con venti impetuosi, piogge torrenziali, un terrificante susseguirsi di fulmini e tuoni e spaventosi boati di terremoto. Sembrava la rovina dell’universo per la distruzione del genere umano, e vi si potevano riconoscere i segni di un’immane catastrofe.”

Ed ecco come l’evangelista Matteo ha retrodatato il terremoto di cui parla G. Flavio nei vangeli nell’inventata morte per crocifissione di Gesù.

“E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di dio!» .

Non è finita in quanto poche righe aver parlato della morte di Gesù, G. Flavio parla della morte di un uomo facoltoso, Zaccaria, ucciso dai rivoluzionari. Matteo nel suo vangelo fa parlare Gesù della morte di Zaccaria avvenuta ben 35 anni dopo, inoltre dopo la rivolta ci fu la distruzione del tempio di Gerusalemme e della città, ovvero l’abominio della desolazione: anche in questo caso Matteo fa parlare dell’abominio della desolazione a Gesù, durante il suo ministero. In questi passi possiamo invece vedere come Giuseppe Flavio descrive la morte di Gesù e di Anania:

“A lui si affiancava degnamente Gesù, inferiore rispetto ad Anano, ma superiore agli altri. Debbo ritenere che dio, avendo condannato alla distruzione la città contaminata e volendo purificare col fuoco i luoghi santi, eliminò coloro che vi erano attaccati con tanto amore. E quelli che poco prima, avvolti nei sacri paramenti, avevano presieduto a cerimonie di culto di portata universale ed erano stati oggetto di venerazione da gente venuta nella città da ogni paese, era dato ora di vederli gettati ignudi in pasto ai cani e alle fiere. Su uomini siffatti io credo che la stessa virtù abbia lacrimato, lamentando di esser stata così calpestata dalla malvagità: tale fu la fine di Anano e di Gesù .”

Nel libro Cristo il Romano abbiamo inoltre ricostruito la vicenda che portò all’arresto e processo di Gesù con Pilato e come fu salvato dalla crocifissione.

Alessandro De Angelis ricercatore storico delle religioni

Tratto dal libro Cristo il Romano

Ucci Do
17-02-18, 05:17
No caro... non rigirare la frittata. Tu hai sostenuto che un "insegnamento" deve essere credibile in quanto è sopravvissuto fino ad oggi.

Questa a mio avviso è una enorme boiata... ;)

Ok allora mettiamola così: se un insegnamento (quello di Gesù Cristo se rimaniamo nel cattolicesimo) persiste fino ad oggi nonostante il progressimo della scienza e lo svolgersi del pensiero dell’uomo verso le questioni esistenziali prime, vuol dire forse che il primo non invalida tale insegnamento (poichè si pone su un altro piano) mentre il secondo “rafforza” la credibilità di un insegnamento piuttosto che delegittimarla.

Questo potremmo dirlo senza che ti venga il mal di pancia, sicuramente non direi che questo discorso sia una boiata pazzesca.

P.s. “credibilità” non essendo uguale a “credenza”.

Ucci Do
17-02-18, 05:36
La questione, come già evidenziato è che tale usanza (quella della grazia di un condannato durante la pasqua) è stata mascherata dalla CEI (almeno nell'ultima versione) come "abitudine" del governatore, o come "volere" di Roma. In questo modo è stata cancellata quella parte che raffigurava comunque il popolo ebraico capace di "perdonare", e di usare "misericordia", anche se solo una volta l'anno.

Non mi privo affatto delle ricostruzioni storiografiche ed anzi mi è capitato di entrare in contatto con svariate teorie (come quella strampalata che vorrebbe il Cristo non morto sulla croce o che lo vorrebbe morto di vecchiaia in Kamshir), ma non è questo il punto.

Come già detto, c’è un organo preposto e legittimato ab origine all’esegesi.

Se vuoi concludere che nei Vangeli sia stata edulcorata la notizia storica che il “popolo ebraico” potesse/sapesse perdonare (poi il soggetto qual’è: il popolo come unità “amorfa”, o dei suoi od un suo rappresentante?) ne prendo atto ma mi fido dei compilatori legittimati (i quali, non ti credere si privino di riscontri e studi storici).

Così come tu ti fidi, secondo raziocinio, dei medici o degli istruttori legittimati.

Giordi
17-02-18, 14:24
Ok allora mettiamola così: se un insegnamento (quello di Gesù Cristo se rimaniamo nel cattolicesimo) persiste fino ad oggi nonostante il progressimo della scienza e lo svolgersi del pensiero dell’uomo verso le questioni esistenziali prime, vuol dire forse che il primo non invalida tale insegnamento (poichè si pone su un altro piano) mentre il secondo “rafforza” la credibilità di un insegnamento piuttosto che delegittimarla.

Questo potremmo dirlo senza che ti venga il mal di pancia, sicuramente non direi che questo discorso sia una boiata pazzesca.

P.s. “credibilità” non essendo uguale a “credenza”.

Ti tranquillizzo... nessun mal di pancia per simili cose, anzi. È proprio il progresso della scienza e lo sviluppo del pensiero umano che mi inducono a ritenere meno credibile l’insegnamento cattolico (e non di Gesù) di quanto non lo fosse prima.
Magari non te ne sarai accorto ma la maggior parte di coloro che hanno seguito e seguono tuttora questo cosiddetto “insegnamento” sono diminuiti nel tempo in termini percentuali, ma sopratutto si definiscono cattolici (o più genericamente cristiani) pur non sapendo quasi nulla di tale “insegnamento”. Non sottovalutiamo poi che la resistenza di tale “insegnamento” è da attribuire poi che altro alla capacità dei vertici cattolici di saper adattare per quanto sia possibile (mediante astute esegesi) il “primitivo” insegnamento ai tempi attuali... ed infatti coloro che solitamente si sono accorti di questo (i tradizionalisti) sono una infima minoranza... quindi fossi in te non sarei così convinto di tale “credibilità”. Sopratutto basandoti sull’erroneo concetto che più un insegnamento è seguito e più tempo resiste allora automaticamente diventa “credibile”.

Giordi
17-02-18, 14:40
Non mi privo affatto delle ricostruzioni storiografiche ed anzi mi è capitato di entrare in contatto con svariate teorie (come quella strampalata che vorrebbe il Cristo non morto sulla croce o che lo vorrebbe morto di vecchiaia in Kamshir), ma non è questo il punto.

Come già detto, c’è un organo preposto e legittimato ab origine all’esegesi.

Se vuoi concludere che nei Vangeli sia stata edulcorata la notizia storica che il “popolo ebraico” potesse/sapesse perdonare (poi il soggetto qual’è: il popolo come unità “amorfa”, o dei suoi od un suo rappresentante?) ne prendo atto ma mi fido dei compilatori legittimati (i quali, non ti credere si privino di riscontri e studi storici).

Così come tu ti fidi, secondo raziocinio, dei me o degli istruttori legittimati.

Mi fido dei medici ma non ciecamente di tutti quelli che hanno una laurea, tu si? Come determini chi merita o meno fiducia?... i compilatori legittimati di cui parli sono stati legittimati da chi? Da organi super-partes? Oppure da un ente che sceglie i traduttori e i redattori in base al tipo di interpretazioni che sono soliti dare? Ci sono stati moltissimi adattamenti e modifiche tra le varie versioni della bibbia, dalla vulgata ad oggi... e anche dalle versioni in greco alla stessa vulgata... adesso vorresti dirmi che i primi traduttori e redattori erano meno preparati degli ultimi? Quale sarebbe a tuo avviso il riscontro storico che avrebbe determinato la cancellazione del passo sulla “grazia” del condannato in Luca e il contestuale mantenimento delle versioni di Marco e Matteo ?

Gianky
19-02-18, 10:04
Cristo il Romano: Maria Vergine, la Moglie del Re Erode il Grande

La sacra famiglia è composta da Gesù, Giuseppe e Maria, la chiesa cerca da secoli le prove storiche della loro esistenza. Le abbiamo trovate in Giuseppe Flavio, dove Maria è la terza moglie del re Erode il Grande. Dai Vangeli sappiamo che Erode cercava Maria che fuggì in Egitto con Gesù e Giuseppe dal

Vangelo di Matteo 2,13: Essi erano appena partiti, quando un angelo del signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto.

Che motivo avrebbe avuto Erode, ormai anziano e a pochi giorni dalla morte, di cercare Maria per uccidere Gesù? Se Gesù era ancora piccolo, come avrebbe potuto pensare che potesse diventare il re d’Israele e prendere il suo posto? Erode aveva inoltre un esercito imponente e l’appoggio delle legioni romane, quindi sotto la fuga della sacra famiglia deve celarsi ben altro motivo, in Guerra Giudaica dello scrittore ebreo G. Flavio, abbiamo trovato una Maria, terza moglie del re Erode, che cercò di avvelenare il marito con un veleno venuto dall’Egitto; ma si tratta della stessa Maria? Vediamo i passi da Guerra Giudaica:

Viveva a Gerusalemme un sacerdote molto noto di nome Simone, figlio di Boeto, un Alessandrino, che aveva una figlia considerata la più bella del tempo. Siccome di lei si parlava molto dai cittadini di Gerusalemme, e come capita, sulle prime Erode fu eccitato da quanto udiva, poi, dopo averla vista, fu colpito dall’avvenenza della ragazza;

Erode per sposare Maria, figlia di Simone Boeto, sacerdote ad Alessandria sotto Cleopatra, adoratrice del culto di Iside, nominò Simone Boeto sacerdote del tempio di Gerusalemme. Poi lo scrittore continua il racconto facendoci sapere che:

Inoltre, il padre lo aveva anche privato della speranza nei figli; infatti non uno dei suoi figli Erode aveva nominato come prossimo successore dopo la sua morte, bensì Erode figlio di Mariamme.

Erode aveva nominato suo figlio Antipatro, che aveva 50 anni, suo successore e dopo la morte di Antipatro il figlio di Maria di due anni. Il nome Mariamme in ebraico è reso come מִרְיָם, (Miriam), nome di tradizione biblica Maria in Italiano. Poiché nella società giudea di epoca tardo-asmonea le due lingue più diffuse erano l’aramaico e il greco della koine, presso la corte era diffusa la versione greca di questo nome. Giuseppe Flavio lo scrive «Μαριάμη» («Mariame»), ma in alcune edizioni la “m” viene raddoppiata, diventando così Mariamme. Successivamente la seconda “m” divenne “n” per dissimilazione, mutandosi così in “Mariamne”. Ancora da Guerra Giudaica:

Si trovò che anche Mariamme (Maria), la figlia del sommo sacerdote, era partecipe della congiura; lo svelarono, infatti, i suoi fratelli sottoposti alla tortura. Della colpa materna il re punì anche il figlio, cancellando dal testamento Erode (Gesù), suo figlio, che vi era nominato come successore di Antipatro.

“[…] Il veleno fu portato dall’Egitto da Antifilo, al quale era stato dato da suo fratello, che è un medico, e Teudione lo portò da noi. Dopo fu preparato da Antipatro per usarlo contro di te; io lo ricevetti da Ferora, e io stesso l’ho custodito.”

Abbiamo trovato una Maria che nel 5 a.C., cospirò per uccidere il re Erode, suo marito con un veleno venuto dall’Egitto, stesso luogo dove fuggirà la Maria dei vangeli. Inoltre coincidono sia la data della fuga di Maria dei Vangeli con la cospirazione della moglie del re, sia il fatto che Erode cercava entrambe. Pura coincidenza? Vediamo chi era Maria Boeto, nella sua famiglia troviamo: Simone, figlio di Boeto, padre di Maria; Mariamne o Maria II Boeto terza moglie del re Erode il Grande; Eleazar o Lazzaro, figlio di Boeto, attestato in Giuseppe Flavio e nel testo Mandaean Sidra d-Yahia; successe a suo fratello Joazar e fu sommo sacerdote dal 4 al 3 a.C; Gesù Boeto; sommo sacerdote nel 63-65 d.C. Marta Boeto che sposerà Gesù in tarda età; Tutti i cinque personaggi li ritroviamo nei vangeli quando:

Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l’unguento sul suo capo. Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: «Perché tutto questo spreco di olio profumato? Si poteva benissimo vendere quest’olio a più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: “Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?”. Questo egli disse non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: “Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”.

Dalla comparazione di questi due passi dei vangeli, scopriamo che la donna che si trovava a casa di Simone era Maria e che con lei vi erano anche Marta e Lazzaro, tutti e cinque i personaggi della famiglia Boeto riuniti insieme: casa di Simone Boeto con dentro Gesù, Maria, Marta e Lazzaro. Ma ancora non siamo contenti, sappiamo che Joshua ben Phabet Boeto, nipote di Simone Boeto e figlio di Phabet Boeto fratello di Simone, aveva tre figlie: Anna, Elisabetta e Giovanna, tutte e tre cugine di Maria Boeto. Ora se la Maria dei vangeli è la Maria moglie del re Erode, dovremmo trovare una relazione di parentela anche nei vangeli tra questi personaggi.

Vangelo di Luca 1,36: “Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile”.

Elisabetta e Anna risultano essere sorelle per il cristianesimo, così come lo sono nella famiglia Boeto. Nei vangeli la parentela di Elisabetta e Maria non viene specificata, ma nella tradizione cristiana più tarda è definita sua cugina, figlia di Ismeria, figlia a sua volta di Emerenzia e sorella di Anna. Dal protovangelo di Giacomo e dallo PseudoMatteo sappiamo che Anna si prese cura di Maria, inoltre Giovanna la ritroviamo nei vangeli come discepola di Gesù.

Ad ulteriore conferma delle prove scoperte aggiungiamo il fatto che Gesù figlio di Maria Boeto sposerà Erodiade e con lei avrà una figlia, Salomè, che troviamo sotto la croce di Gesù nel Vangelo di Marco. Inoltre chiudiamo vedendo come tre episodi che avverranno nel 68 d.C., quando Gesù Boeto fu ucciso dagli Idumei e dagli Zeloti, sono stati ripresi dagli evangelisti.

La colpa fu di un procuratore romano, Gessio Floro, che ne combinò di tutti i colori contro il popolo ebraico, Gesù cercò di fermare la rivolta facendo un lungo discorso agli Idumei ma non ci fu nulla da fare. Essi pensarono che si era venduto a Roma e lo uccisero. Questo il racconto di G. Flavio sulla morte di Gesù in Guerra Giudaica:

“Perciò Gesù, il più anziano dei sommi sacerdoti dopo Anano, montò sulla torre che fronteggiava gli Idumei e si rivolse a loro dicendo che fra i molti e svariati mali che opprimevano la città nessuno l’aveva tanto colpito quanto i voleri della fortuna per cui anche gli eventi più inaspettati favorivano i piani dei farabutti. “A sostenere contro di noi degli individui perversi voi vi siete precipitati con un ardore che non si sarebbe capito nemmeno se la metropoli avesse invocato il vostro aiuto a difesa dai barbari. Se io vedessi nelle vostre file gente simile a quella che vi ha chiamato…”

Dal discorso di Gesù, che occupa ben tre pagine del libro Cristo il Romano, emerge la figura di un uomo buono e giusto, sacerdote e politico con abili capacità oratorie, che sacrificò la sua vita per il popolo di Gerusalemme. Per la prima volta, a distanza di 2000 anni, riemergono le vere parole di Gesù. L’evangelista Matteo descrive ben tre eventi che avvennero quando Gesù morì nel 68 d.C., retrodatandoli al 33 d.C., e questa è stata la conferma ulteriore e definitiva che avevamo ricomposto tutti i tasselli del mosaico. Ecco cosa scrive G. Flavio poco prima che Gesù morisse assassinato dagli idumei:

“Durante la notte scoppiò un violento temporale con venti impetuosi, piogge torrenziali, un terrificante susseguirsi di fulmini e tuoni e spaventosi boati di terremoto. Sembrava la rovina dell’universo per la distruzione del genere umano, e vi si potevano riconoscere i segni di un’immane catastrofe.”

Ed ecco come l’evangelista Matteo ha retrodatato il terremoto di cui parla G. Flavio nei vangeli nell’inventata morte per crocifissione di Gesù.

“E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di dio!» .

Non è finita in quanto poche righe aver parlato della morte di Gesù, G. Flavio parla della morte di un uomo facoltoso, Zaccaria, ucciso dai rivoluzionari. Matteo nel suo vangelo fa parlare Gesù della morte di Zaccaria avvenuta ben 35 anni dopo, inoltre dopo la rivolta ci fu la distruzione del tempio di Gerusalemme e della città, ovvero l’abominio della desolazione: anche in questo caso Matteo fa parlare dell’abominio della desolazione a Gesù, durante il suo ministero. In questi passi possiamo invece vedere come Giuseppe Flavio descrive la morte di Gesù e di Anania:

“A lui si affiancava degnamente Gesù, inferiore rispetto ad Anano, ma superiore agli altri. Debbo ritenere che dio, avendo condannato alla distruzione la città contaminata e volendo purificare col fuoco i luoghi santi, eliminò coloro che vi erano attaccati con tanto amore. E quelli che poco prima, avvolti nei sacri paramenti, avevano presieduto a cerimonie di culto di portata universale ed erano stati oggetto di venerazione da gente venuta nella città da ogni paese, era dato ora di vederli gettati ignudi in pasto ai cani e alle fiere. Su uomini siffatti io credo che la stessa virtù abbia lacrimato, lamentando di esser stata così calpestata dalla malvagità: tale fu la fine di Anano e di Gesù .”

Nel libro Cristo il Romano abbiamo inoltre ricostruito la vicenda che portò all’arresto e processo di Gesù con Pilato e come fu salvato dalla crocifissione.

Alessandro De Angelis ricercatore storico delle religioni

Tratto dal libro Cristo il Romano


Ecco, appunto, quel che ho scritto, fantasia pura.

PS: riguardo ad Erode che cerca di uccidere il Bambino, ti ricordo che la faccenda è narrata solo nel vangelo di Matteo ed è evidentemente inventata di sana pianta, non parlando nessuno di questa "fantomatica" vicenda della strage degli Innocenti, ne tanto meno ne parla Giuseppe Flavio che di Erode dice tutto, anche le volte che andava in bagno. Quindi portare, come fanno i De angelis, questa favola come preludio delle loro "teorie" mi pare francamente ridicolo. Accostare poi Maria di Nazareth alla Mariamne erodiana mi pare poi senza capo e senza coda. Ritengo che le favole evangeliche andrebbero smontate in maniera meno fantasiosa.

Giordi
19-02-18, 10:21
Ecco, appunto, quel che ho scritto, fantasia pura.

PS: riguardo ad Erode che cerca di uccidere il Bambino, ti ricordo che la faccenda è narrata solo nel vangelo di Matteo ed è evidentemente inventata di sana pianta, non parlando nessuno di questa "fantomatica" vicenda della strage degli Innocenti, ne tanto meno ne parla Giuseppe Flavio che di Erode dice tutto, anche le volte che andava in bagno. Quindi portare, come fanno i De angelis, questa favola come preludio delle loro "teorie" mi pare francamente ridicolo. Accostare poi Maria di Nazareth alla Mariamne erodiana mi pare poi senza capo e senza coda. Ritengo che le favole evangeliche andrebbero smontate in maniera meno fantasiosa.

Solo un piccolo appunto... quelle favole non hanno bisogno di essere smontate visto che sono già smontate di loro, basti vedere le numerose incongruenze presenti nei quattro vangeli inerenti a fatti, date, luoghi e personaggi... ;)

Gianky
28-03-18, 17:53
Solo un piccolo appunto... quelle favole non hanno bisogno di essere smontate visto che sono già smontate di loro, basti vedere le numerose incongruenze presenti nei quattro vangeli inerenti a fatti, date, luoghi e personaggi... ;)

Io sono del parere che i vangeli furono scritti DOPO che Paolo, l'inventore del cristianesimo scrisse le sue lettere iniziando la predicazione della SUA novella in tutto l'impero romano. Essendo scritti dopo per dare corpo e sostanza al presunto fondatore del cristianesimo, sono chiaramente un coacervo di luoghi comuni assurdi e che rispecchiano assai poco la situazione politica e sociale della Giudea del I° secolo. Teniamo inoltre conto che vennero modificati nei secoli, nei primi secoli dell'era cristiana, per adattarli ai nuovi dogmi che uscivano man mano dai vari concili dopo Nicea.