occidentale
19-06-10, 02:00
In occasione della sua dipartita, riporto una delle stanze di Montanelli dedicata al Generale e Ambasciatore Amedeo Guillet, il comandante Diavolo, scomparso ieri.
E' il colonnello di Cavalleria Amedeo, napoletano anche se di origine piemontese, che alla testa dei suoi cavalieri indigeni ruppe a Cheren l'accerchiamento degl'inglesi con una carica all'arma bianca che li lascio' esterrefatti, e che, nel loro bollettino di guerra, essi definirono "il piu' brillante e temerario episodio di questa campagna".
Ma non fini' li'.
Una volta apertosi il varco nello schieramento nemico, Guillet non pote' piu' rientrare in quello nostro che, sotto il comando del generale Lorenzini, si apprestava alla difesa dell'ultimo caposaldo ancora in mani italiane: l'Asmara.
Caddero quasi tutti, a cominciare da Lorenzini. Rimase Guillet che, ormai solo nel territorio occupato dal nemico, non volle arrendersi e, travestito da arabo (cosa che gli riusci' abbastanza facile perche' degli arabi parla la lingua e ne ha anche il fisico asciutto e il colorito olivastro), si dette alla macchia e, con gli uomini che gli erano rimasti fedeli, inizio' una guerriglia per conto suo.
Gl'inglesi, avendo capito con chi avevano a che fare, misero su di lui una grossa taglia, ma non riuscirono mai a catturarlo.
Amedeo, che si diverti' anche a fare il cameriere presso un loro comando, riusci' sempre a sfuggirgli.
Finche', rimasto solo e ridottosi a fare il venditore di acqua a Massaua, riusci' a farsi traghettare da una giunca di pirati a Aden; risali' l'altopiano dello Yemen e, giunto nella capitale, divento' il capo - stalliere dell'Imam.
Dopo l'8 settembre ridiscese, di nascosto all'Imam, a Aden, riusci' a imbarcarsi su una nave - ospedale di passaggio per quel porto e riprese il suo posto di Colonnello nell'esercito di Badoglio.
Se, invece dell'Italia, Guillet avesse avuto alle spalle l'impero inglese, sarebbe diventato un secondo Lawrence.
E' invece soltanto un Generale, sia pure decorato di medaglia d'oro, che ora vive in Irlanda, perche' li' puo' continuare ad allevare cavalli e (a quasi novant'anni) montarli.
Quando cade e si rompe qualche altro osso (non ne ha piu' uno sano), mi telefona e ogni tanto viene a trovare me e l'altro suo grande amico e biografo, Dan Segre.
Ecco perche' io mi ostino a sentirmi e a voler essere ancora italiano: perche' in Italia, in mezzo a tanto letame, ci sono ancora i Durand e i Guillet.
E' il colonnello di Cavalleria Amedeo, napoletano anche se di origine piemontese, che alla testa dei suoi cavalieri indigeni ruppe a Cheren l'accerchiamento degl'inglesi con una carica all'arma bianca che li lascio' esterrefatti, e che, nel loro bollettino di guerra, essi definirono "il piu' brillante e temerario episodio di questa campagna".
Ma non fini' li'.
Una volta apertosi il varco nello schieramento nemico, Guillet non pote' piu' rientrare in quello nostro che, sotto il comando del generale Lorenzini, si apprestava alla difesa dell'ultimo caposaldo ancora in mani italiane: l'Asmara.
Caddero quasi tutti, a cominciare da Lorenzini. Rimase Guillet che, ormai solo nel territorio occupato dal nemico, non volle arrendersi e, travestito da arabo (cosa che gli riusci' abbastanza facile perche' degli arabi parla la lingua e ne ha anche il fisico asciutto e il colorito olivastro), si dette alla macchia e, con gli uomini che gli erano rimasti fedeli, inizio' una guerriglia per conto suo.
Gl'inglesi, avendo capito con chi avevano a che fare, misero su di lui una grossa taglia, ma non riuscirono mai a catturarlo.
Amedeo, che si diverti' anche a fare il cameriere presso un loro comando, riusci' sempre a sfuggirgli.
Finche', rimasto solo e ridottosi a fare il venditore di acqua a Massaua, riusci' a farsi traghettare da una giunca di pirati a Aden; risali' l'altopiano dello Yemen e, giunto nella capitale, divento' il capo - stalliere dell'Imam.
Dopo l'8 settembre ridiscese, di nascosto all'Imam, a Aden, riusci' a imbarcarsi su una nave - ospedale di passaggio per quel porto e riprese il suo posto di Colonnello nell'esercito di Badoglio.
Se, invece dell'Italia, Guillet avesse avuto alle spalle l'impero inglese, sarebbe diventato un secondo Lawrence.
E' invece soltanto un Generale, sia pure decorato di medaglia d'oro, che ora vive in Irlanda, perche' li' puo' continuare ad allevare cavalli e (a quasi novant'anni) montarli.
Quando cade e si rompe qualche altro osso (non ne ha piu' uno sano), mi telefona e ogni tanto viene a trovare me e l'altro suo grande amico e biografo, Dan Segre.
Ecco perche' io mi ostino a sentirmi e a voler essere ancora italiano: perche' in Italia, in mezzo a tanto letame, ci sono ancora i Durand e i Guillet.