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Visualizza Versione Completa : anarchismo e questione "nazionale"



Lèon Kochnitzky
30-11-15, 18:49
di questa corrente cosa ne pensate?
ultimamente sto leggendo qualcosa e mi pare abbastanza affascinante (a parte le loro fascinazioni per evola e le tradizioni indoeuropee). ovviamente raimond rabbrividira' :D

Lèon Kochnitzky
30-11-15, 20:40
Stai leggendo qualcosa, cosa?
cose su internet, non libri.
ma conoscevo già questa corrente, ero soltanto curioso di sapere che ne pensavano qui

22gradi
01-12-15, 10:51
Bà che dire, vorrebbero che una Nazione venisse divisa in "tribù", quindi immagino sarebbero per un sistema federale al massimo livello dove la parola "decentralizzare" diventa verbo di Governo.

LupoSciolto°
01-12-15, 11:05
di questa corrente cosa ne pensate?
ultimamente sto leggendo qualcosa e mi pare abbastanza affascinante (a parte le loro fascinazioni per evola e le tradizioni indoeuropee). ovviamente raimond rabbrividira' :D

Sono strasseriani. Gente in buona fede, che si oppone al capitalismo ma che si ostina a non voler riconoscere valida l'analisi marxiana.


E' possibile confrontarsi con questi ragazzi (infatti avevo scritto in pvt a un loro militante presente, un tempo, su queste pagine) ma dev'essere chiaro che un comunista, come il sottoscritto, ha poco a che spartire con lo Strasser-pensiero.

Hanno qualche militante in Inghilterra, dove risiede il loro leader Troy Southgate. In Italia dovrebbero far riferimento ai cosiddetti Autonomi Nazionalisti, presenti soprattutto a Torino.

LupoSciolto°
01-12-15, 11:07
Raymondino, ovviamente, qua non può scrivere. E non sentiamo la sua mancanza!

Piuttosto sarebbe interessante sapere cosa ne pensa, a tal proposito, una ragazza anarchica molto informata e ben disposta al dialogo: Molly.

Lèon Kochnitzky
01-12-15, 15:23
@Molly (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=42159) dicci la tua.
@Tovarish01 (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=44591) forsse non sai, ma Bakunin era un anarchico "patriotta": andarsi a leggere il testo "Lo stato non è la patria". Oltre tutto era un nazionalista panslavista (come Dughin). A me piace molto il pensiero di questi personaggi, per lo meno, finche' rimane laico e non sfocia nella tradizione e cose del genere. Ha ragione anche @22gradi (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=42033), la loro idea e' quella di creare micro-federazioni regionali e locali, le quali optano volontariamente per la fusione o meno con altre comunita'. Io però credo che i vari Mazzini e Bakunin, quando parlavano di patria intendeva la nazione in senso ottocentesco e non localistico o comunalistico (sul modello medievale)

22gradi
01-12-15, 15:27
Il discorso è lungo ed impervio e qui ci vorrebbe davvero qualche appassionato di storia anarchica per spiegarci bene le varie differenze tra tipologie di anarchia. Comunque l'idea degli anarconazionalisti non è dividersi dalla nazione bensì federarsi ed ognuno gestire in primo luogo la propria terra d'origine.

Lèon Kochnitzky
01-12-15, 15:30
Il discorso è lungo ed impervio e qui ci vorrebbe davvero qualche appassionato di storia anarchica per spiegarci bene le varie differenze tra tipologie di anarchia. Comunque l'idea degli anarconazionalisti non è dividersi dalla nazione bensì federarsi ed ognuno gestire in primo luogo la propria terra d'origine.
Beh, non e' necessario essere esperti per trattare una tematica, basta la voglia e la passione per la retorica

Molly
01-12-15, 15:31
Ma veramente io non ho tutta 'sta preparazione teorica, però non ho nemmeno dogmi particolari, se per nazionalismo si intende un qualcosa che mira a riconoscersi in una cultura o nei valori di una nazione ma collaborando con le altre nazioni anziché mettendosi in competizione non ci vedo niente di male

Lèon Kochnitzky
01-12-15, 15:34
Ma veramente io non ho tutta 'sta preparazione teorica, però non ho nemmeno dogmi particolari, se per nazionalismo si intende un qualcosa che mira a riconoscersi in una cultura o nei valori di una nazione ma collaborando con le altre nazioni anziché mettendosi in competizione non ci vedo niente di male

Hai detto esattamente ciò che intendevo dire io.
Ho usato questo titolo in maniera provocatoria, dal momento che il 'nazionalismo' presuppone di per sé una prospettiva espansionista ed imperiale (come il nazionalismo pan-russo e anglosassone), mentre il patriottismo (espresso dai repubblicani di Mazzini o anche intrinseco al dannunzianesimo dell'impresa fiumana) preconizza l'amore per la propria terra nel rispetto di quelle altrui.
Mi stupisce, di fatto, che gli anarchici ottocenteschi concepissero il patriottismo come genetico, mentre a partire dalla meta' del XX scecolo le cose sono cambiate con le influenze avanguardistiche e progressiste, trasformandoli quasi tutti in oppositori del nazionalismo e della patria.

italicum
01-12-15, 17:46
Sono strasseriani. Gente in buona fede, che si oppone al capitalismo ma che si ostina a non voler riconoscere valida l'analisi marxiana.


E' possibile confrontarsi con questi ragazzi (infatti avevo scritto in pvt a un loro militante presente, un tempo, su queste pagine) ma dev'essere chiaro che un comunista, come il sottoscritto, ha poco a che spartire con lo Strasser-pensiero.

Hanno qualche militante in Inghilterra, dove risiede il loro leader Troy Southgate. In Italia dovrebbero far riferimento ai cosiddetti Autonomi Nazionalisti, presenti soprattutto a Torino.

Autonomi Nazionalisti/Resistenza Nazionale sono ascrivibili allo Strasserismo, anche se magari non totalmente, ma non mi sembra che ciò valga per gli anarco-nazionalisti, anche se potrei sbagliarmi.
E a differenza dei primi, sono totalmente assenti dalle strade.

LupoSciolto°
01-12-15, 19:30
Autonomi Nazionalisti/Resistenza Nazionale sono ascrivibili allo Strasserismo, anche se magari non totalmente, ma non mi sembra che ciò valga per gli anarco-nazionalisti, anche se potrei sbagliarmi.
E a differenza dei primi, sono totalmente assenti dalle strade.

Sì entrambi sono strasseriani. Forse i national-anarchists hanno un po' il pallino della Jamaria libica. Condivido l'ultima frase (d'altronde Southgate e soci si dedicano a quella che loro chiamano "metapolitica"). Italicum, partecipa pure alle nostre discussioni! Il forum è di chiaro orientamento marxista ma, comunque, sono ben accetti i confronti con le varie frange dell'anticapitalismo e del pensiero nazionalitario.

PS: sono Luposciolto°. Ho dovuto cambiare nick dato che mi hanno bannato fino al 7 dicembre.

Lèon Kochnitzky
01-12-15, 19:31
anarco-nazionalisti e autonomi non sono assolutamente la medesima cosa. i primi sono proprio anarco-libertari, i secondi, come avete detto, degli strasseriani.
Credo che comunque etichette come "anarco-nazionalista" siano per lo più romanticate suggestive, dal momento che, come ho detto, la gran parte dei pensatori anarchici fino ai primi del '900, contemplavano l'amore per la patria come intimo al pensiero libertario.


ps. lupi modera gli insulti almeno così non ti bannano più :)

LupoSciolto°
01-12-15, 19:33
@Molly (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=42159) dicci la tua.
@Tovarish01 (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=44591) forsse non sai, ma Bakunin era un anarchico "patriotta": andarsi a leggere il testo "Lo stato non è la patria". Oltre tutto era un nazionalista panslavista (come Dughin). A me piace molto il pensiero di questi personaggi, per lo meno, finche' rimane laico e non sfocia nella tradizione e cose del genere.

Bakunin era nazionalista e pure massone:D! Laico? Direi più un sostenitore dell'ateismo irriducibile (qualcuno l'ha definito "anti-teista").

LupoSciolto°
01-12-15, 19:36
Ma veramente io non ho tutta 'sta preparazione teorica, però non ho nemmeno dogmi particolari, se per nazionalismo si intende un qualcosa che mira a riconoscersi in una cultura o nei valori di una nazione ma collaborando con le altre nazioni anziché mettendosi in competizione non ci vedo niente di male

Perfettamente d'accordo Molly. Però non fare la modesta :D, di anarchismo ne sai! Eccome se ne sai!

Lèon Kochnitzky
01-12-15, 19:37
Bakunin era nazionalista e pure massone:D! Laico? Direi più un sostenitore dell'ateismo irriducibile (qualcuno l'ha definito "anti-teista").

logicamente da positivista e anarchico non poteva che essere quello che hai detto. Non direi che fosse nazionalista in senso imperiale, ma certamente patriottico in senso pan-slavista.

LupoSciolto°
01-12-15, 19:48
E' mooolto difficile individuare le branche l'anarchismo. In ogni caso le scuole più importanti sono queste

anarchismo comunista: Bakunin e Malatesta. Kropotkin, invece, viene considerato "collettivista"

anarchismo individualista: Stirner e Palante in Europa. Negli USA Benjamin Tucker (che, forse, può essere definito un "liberale fortemente antistatalista")

anarcosindacalismo: Pelloutier su tutti. Da non confondere con il sindacalismo rivoluzionario di Georges Sorel (nonostante alcune affinità)

anarchismo mutualista: Proudhon e Josiah Warren

municipalismo libertario: conosciuto anche con il nome di "ecologia sociale". Murray Bookchin è il più importante esponente

primitivismo anarchico: John Zerzan e , forse, Bob Black.


Esistono altre correnti e altri esponenti "sui generis" ma, per ora, mi fermo qui.

Discorso diverso, invece, va fatto per due anarchici italiani: Camillo Berneri e Francesco Saverio Merlino. I due, ad onor del vero, possono essere considerati dei "socialisti libertari" piuttosto che degli anarchici propriamente detti.

Questa lista, onde evitare confusioni, l'ha stilata un soggetto particolarmente ostile all'anarchismo;)

LupoSciolto°
01-12-15, 19:50
Non direi che fosse nazionalista in senso imperiale, ma certamente patriottico in senso pan-slavista.

Chiaro. Avversava ogni forma di stato.

Lèon Kochnitzky
01-12-15, 19:53
E' mooolto difficile individuare le branche l'anarchismo. In ogni caso le scuole più importanti sono queste

anarchismo comunista: Bakunin e Malatesta. Kropotkin, invece, viene considerato "collettivista"

anarchismo individualista: Stirner e Palante in Europa. Negli USA Benjamin Tucker (che, forse, può essere definito un "liberale fortemente antistatalista")

anarcosindacalismo: Pelloutier su tutti. Da non confondere con il sindacalismo rivoluzionario di Georges Sorel (nonostante alcune affinità)

anarchismo mutualista: Proudhon e Josiah Warren

municipalismo libertario: conosciuto anche con il nome di "ecologia sociale". Murray Bookchin è il più importante esponente

primitivismo anarchico: John Zerzan e , forse, Bob Black.


Esistono altre correnti e altri esponenti "sui generis" ma, per ora, mi fermo qui.

Discorso diverso, invece, va fatto per due anarchici italiani: Camillo Berneri e Francesco Saverio Merlino. I due, ad onor del vero, possono essere considerati dei "socialisti libertari" piuttosto che degli anarchici propriamente detti.

Questa lista, onde evitare confusioni, l'ha stilata un soggetto particolarmente ostile all'anarchismo;)

Di base e' ottima la tua descrizione. Aggiungerei personalita' da non annoverare direttamente nell'ambito della filosofia, ma piuttosto della letteratura-politica, a partire da D'Annunzio, passando per Marcello Gallian e Giovanni Comisso (che aderirono al Fascismo per poi uscirne) che sono stati patrioti, nazionalisti, ma hanno anche dato un contributo all'idea anarchica (soprattutto gli ultimi due;per quanto riguarda il Vate, invece, in un 'intervista nel 1920 durante l'impresa di Fiume si dichiarò vicino all'anarchia e a un comunismo senza dittatura).
Aggiungerei , poi , nel dopo guerra il buon Louis Ferdinand Cèline (scrittore) che molti consideravano coservatore e nichilista, anarchico di "destra" (penso che il suo principale fine, a differenza degli anarchici dogmatici, non fosse lottare contro lo stato, ma un'acerba critica generale verso i valori della civiltà europea, del militarismo e del capitalismo)

LupoSciolto°
01-12-15, 20:03
Di base e' ottima la tua descrizione. Aggiungerei personalita' da non annoverare direttamente nell'ambito della filosofia, ma piuttosto della letteratura-politica, a partire da D'Annunzio, passando per Marcello Gallian e Giovanni Comisso (che aderirono al Fascismo per poi uscirne) che sono stati patrioti, nazionalisti, ma hanno anche dato un contributo all'idea anarchica (soprattutto gli ultimi due;per quanto riguarda il Vate, invece, in un 'intervista nel 1920 durante l'impresa di Fiume si dichiarò vicino all'anarchia e a un comunismo senza dittatura).
Aggiungerei , poi , nel dopo guerra il buon Louis Ferdinand Cèline (scrittore) che molti consideravano coservatore e nichilista, anarchico di "destra" (penso che il suo principale fine, a differenza degli anarchici dogmatici, non fosse lottare contro lo stato, ma un'acerba critica generale verso i valori della civiltà europea, del militarismo e del capitalismo)

Ecco, su questo punto non andiamo d'accordo. D'Annunzio non fu mai anarchico. Il vate si servì di alcuni anarchici (ma anche di repubblicani e socialisti) per la famigerata impresa fiumana. D'Annunzio, ed è la storia a dircelo, fu un sostenitore del regime fascista. Forse un sostenitore "critico", ma pur sempre un sostenitore della dittatura Mussoliniana. Non conosco Gallian e Comisso, quindi non mi esprimo.

Parlando di Céline e dei presunti anarchici "di destra", invece, bisognerebbe aprire un'altra parentesi. Personaggi come il già citato Céline, oppure Evola e Junger, non possono in alcun modo essere definiti degli anarchici. Almeno NON politicamente. Erano degli eretici, refrattari ad ogni ortodossia nonché fautori dell'individuo autarchico. Quindi le loro riflessioni, in tal senso, rientrano in un ambito STRETTAMENTE esistenziale. Sul piano politico, come ben saprai, garantirono il loro appoggio ai fascismi.

Lèon Kochnitzky
01-12-15, 20:10
Ecco, su questo punto non andiamo d'accordo. D'Annunzio non fu mai anarchico. Il vate si servì di alcuni anarchici (ma anche di repubblicani e socialisti) per la famigerata impresa fiumana. D'Annunzio, ed è la storia a dircelo, fu un sostenitore del regime fascista. Forse un sostenitore "critico", ma pur sempre un sostenitore della dittatura Mussoliniana. Non conosco Gallian e Comisso, quindi non mi esprimo. Caro lupo , queste tesi le smonta pezzo per pezzo lo storico Giordano Bruno Guerri con le sue biografie sul vate. D'Annunzio , in pieno regime , si isolò al Vittoriale degli Italiani (la sua abitazione di allora) in una specie di "autoesilio", perche' nauseato dagli avvenimenti politici. Era sempre sottoposto al controllo delle spie di regime. Non so se fu un anarchico in senso compiuto, ma certamente esprimeva una visione libertaria ed edonista della vita e l'impresa di Fiume ne fu un esempio (salutata con favore sia da Lenin che da Kolchinsky e De Ambris che vi presero parte.



Parlando di Céline e dei presunti anarchici "di destra", invece, bisognerebbe aprire un'altra parentesi. Personaggi come il già citato Céline, oppure Evola e Junger, non possono in alcun modo essere definiti degli anarchici. Almeno NON politicamente. Erano degli eretici, refrattari ad ogni ortodossia nonché fautori dell'individuo autarchico. Quindi le loro riflessioni, in tal senso, rientrano in un ambito STRETTAMENTE esistenziale. Sul piano politico, come ben saprai, garantirono il loro appoggio ai fascismi.

céline in gioventu', quando lavorava al viaggio al termine..., si professava comunista. Non so quanto lo fosse realmente, ma il suo era un nichilismo viscerale che aborriva qualunque tipo di sovrastruttura umana, e di certo era anti capitalista, sebbene poi fu accusato di collaborazionismo durante la guerra.

italicum
02-12-15, 15:47
Sì entrambi sono strasseriani. Forse i national-anarchists hanno un po' il pallino della Jamaria libica. Condivido l'ultima frase (d'altronde Southgate e soci si dedicano a quella che loro chiamano "metapolitica"). Italicum, partecipa pure alle nostre discussioni! Il forum è di chiaro orientamento marxista ma, comunque, sono ben accetti i confronti con le varie frange dell'anticapitalismo e del pensiero nazionalitario.

PS: sono Luposciolto°. Ho dovuto cambiare nick dato che mi hanno bannato fino al 7 dicembre.

Ti ringrazio!

Comunque, ho avuto modo di parlare più volte con militanti di RN e in effetti mi hanno confermato una certa 'simpatia' per alcune (non tutte) idee di Strasser, anche se il loro riferimento è più che altro la Nationaler Widerstand tedesca (che poi, come concetto e modalità operativa, si è diffusa a fasi alterne un po' dappertutto in Europa) che è stata sicuramente il precursore, assieme ai Autonome Nationalisten, sia del simbolo (che ha assunto, specie ultimamente, un significato più ampio rispetto all'originario, riferendosi attualmente al concetto di 'Resistenza Europea') che di una certa simbologia, Idee, tendenze e anche estetica - estetica che ormai è ampiamente diffusa nell'ambito di quella che è l'area nazionalista.

LupoSciolto°
02-12-15, 19:41
Caro lupo , queste tesi le smonta pezzo per pezzo lo storico Giordano Bruno Guerri con le sue biografie sul vate. D'Annunzio , in pieno regime , si isolò al Vittoriale degli Italiani (la sua abitazione di allora) in una specie di "autoesilio", perche' nauseato dagli avvenimenti politici. Era sempre sottoposto al controllo delle spie di regime. Non so se fu un anarchico in senso compiuto, ma certamente esprimeva una visione libertaria ed edonista della vita e l'impresa di Fiume ne fu un esempio (salutata con favore sia da Lenin che da Kolchinsky e De Ambris che vi presero parte.




céline in gioventu', quando lavorava al viaggio al termine..., si professava comunista. Non so quanto lo fosse realmente, ma il suo era un nichilismo viscerale che aborriva qualunque tipo di sovrastruttura umana, e di certo era anti capitalista, sebbene poi fu accusato di collaborazionismo durante la guerra.

Giordano Bruno Guerri vorrebbe identificarsi in D'Annunzio e, per questo, cerca di "trascinarlo" verso le sponde di una destra "liberale e libertaria". La sua destra, né più né meno. So bene dell'allontanamento di D'Annunzio dalla politica attiva. Eppure non si può negare che fu un sostenitore di Mussolini.

Riguardo Céline: qui si sta parlando di anarchismo politico. Lo stirnerismo esistenziale di certi personaggi e scrittori, in questo senso, non fa testo.

LupoSciolto°
02-12-15, 19:42
Ti ringrazio!

Comunque, ho avuto modo di parlare più volte con militanti di RN e in effetti mi hanno confermato una certa 'simpatia' per alcune (non tutte) idee di Strasser, anche se il loro riferimento è più che altro la Nationaler Widerstand tedesca (che poi, come concetto e modalità operativa, si è diffusa a fasi alterne un po' dappertutto in Europa) che è stata sicuramente il precursore, assieme ai Autonome Nationalisten, sia del simbolo (che ha assunto, specie ultimamente, un significato più ampio rispetto all'originario, riferendosi attualmente al concetto di 'Resistenza Europea') che di una certa simbologia, Idee, tendenze e anche estetica - estetica che ormai è ampiamente diffusa nell'ambito di quella che è l'area nazionalista.

Grazie a te per le informazioni. Tu ti riconosci nello strasserismo?

LupoSciolto°
02-12-15, 19:43
dumini, cani sciolti, felipek,savonarola,nazkulo ecc... evitate di scrivere e di trollare su CeC. Le vostre provocazioni, comunque, verranno eliminate a vista.

italicum
03-12-15, 11:50
Grazie a te per le informazioni. Tu ti riconosci nello strasserismo?

in parte si, non in tutto. apprezzo le tendenze social-rivoluzionarie e l'avversione per i 'reazionari', l'anticapitalismo (che secondo me dovrebbe essere la base imprescindibile di ogni gruppo che si definisce nazional-rivluzionario), l'idea di "di un sistema sociale alternativo, fondato sulla collaborazione piena e leale fra le classi sociali", le critiche alla rapacità delle banche e all'iniquità del sistema liberista.
Non mi ha mai invece convinto l'idea di alleanza con l'URSS.....

LupoSciolto°
03-12-15, 13:15
in parte si, non in tutto. apprezzo le tendenze social-rivoluzionarie e l'avversione per i 'reazionari', l'anticapitalismo (che secondo me dovrebbe essere la base imprescindibile di ogni gruppo che si definisce nazional-rivluzionario), l'idea di "di un sistema sociale alternativo, fondato sulla collaborazione piena e leale fra le classi sociali", le critiche alla rapacità delle banche e all'iniquità del sistema liberista.
Non mi ha mai invece convinto l'idea di alleanza con l'URSS.....

Sono proprio i punti segnalati in rosso quelli che non condivido. D'altronde è scontato per un marxista :D

So che in Germania c'è qualche gruppo strasseriano (gli orfani di Michael Kuhnen ma non solo).

Quello che mi chiedo è

1) perché , alle volte, i neostrasseriani sostengono l'operato Hitler? Non era un nemico irriducibile dei fratelli Strasser?

2) Questione antisemitismo/antiebraismo: qual è la posizione di simili gruppi (penso agli autonomi nazionali e non solo) a tal riguardo?

italicum
03-12-15, 18:44
Sono proprio i punti segnalati in rosso quelli che non condivido. D'altronde è scontato per un marxista :D

So che in Germania c'è qualche gruppo strasseriano (gli orfani di Michael Kuhnen ma non solo).

Quello che mi chiedo è

1) perché , alle volte, i neostrasseriani sostengono l'operato Hitler? Non era un nemico irriducibile dei fratelli Strasser?

2) Questione antisemitismo/antiebraismo: qual è la posizione di simili gruppi (penso agli autonomi nazionali e non solo) a tal riguardo?

diciamo che magari l'uso del simbolo, che oramai ha superato i confini dello strasserismo puro (e ormai contraddistingue l'area della Nationaler Widerstand e di gruppi nazional-anticapitalisti), può trarre in inganno. Inoltre, i gruppi di oggi fortunatamente, almeno così è per quelli che conosco, fanno riferimento alla contemporaneità, quindi certe idee magari diverse in passato possono convergere oggi.

Si, quanto a lotta politica i fratelli Strasser erano nemici di Hitler, ma certe idee sono comuni. Certe idee socialiste e nazionali sono anche ben precedenti a Hitler, e non sono -come spesso si tende a far credere tramite i mass media demonizzatori (nazionalismo socialista = unicamente Hitler)- ascrivibili ad un solo personaggio.

Per la 2) domanda, non ti so dire molto, non ho mai chiesto nello specifico. Diciamo che sono anti-imperialisti (al 100%) e anti-mondialisti......

Lèon Kochnitzky
03-12-15, 20:13
Consigli di lettura x il clone che sostiene il falso patriottismo dei libertari

A-Rivista Anarchica


(http://ita.anarchopedia.org/Patria_e_nazionalit%C3%A0_%28di_Michail_Bakunin%29 )

Lèon Kochnitzky
03-12-15, 20:16
Patria e nazionalità (di Michail Bakunin) - Anarcopedia (http://ita.anarchopedia.org/Patria_e_nazionalit%C3%A0_%28di_Michail_Bakunin%29 )

Kavalerists
04-12-15, 03:21
in parte si, non in tutto. apprezzo le tendenze social-rivoluzionarie e l'avversione per i 'reazionari', l'anticapitalismo (che secondo me dovrebbe essere la base imprescindibile di ogni gruppo che si definisce nazional-rivluzionario), l'idea di "di un sistema sociale alternativo, fondato sulla collaborazione piena e leale fra le classi sociali", le critiche alla rapacità delle banche e all'iniquità del sistema liberista.
Non mi ha mai invece convinto l'idea di alleanza con l'URSS.....

non so, la storia ha dimostrato quanto sia stata fallimentare l'idea di invadere l'URSS, e l'aver voluto risparmiare la GB, nell'ingenua illusione di arrivare ad un'alleanza in nome della comune origine "ariana".


Sono proprio i punti segnalati in rosso quelli che non condivido. D'altronde è scontato per un marxista :D

So che in Germania c'è qualche gruppo strasseriano (gli orfani di Michael Kuhnen ma non solo).

Quello che mi chiedo è

1) perché , alle volte, i neostrasseriani sostengono l'operato Hitler? Non era un nemico irriducibile dei fratelli Strasser?

2) Questione antisemitismo/antiebraismo: qual è la posizione di simili gruppi (penso agli autonomi nazionali e non solo) a tal riguardo?

Personalmente apprezzo solo la politica economica dal 1934 al 1939. Punto.


diciamo che magari l'uso del simbolo, che oramai ha superato i confini dello strasserismo puro (e ormai contraddistingue l'area della Nationaler Widerstand e di gruppi nazional-anticapitalisti), può trarre in inganno. Inoltre, i gruppi di oggi fortunatamente, almeno così è per quelli che conosco, fanno riferimento alla contemporaneità, quindi certe idee magari diverse in passato possono convergere oggi.

Si, quanto a lotta politica i fratelli Strasser erano nemici di Hitler, ma certe idee sono comuni. Certe idee socialiste e nazionali sono anche ben precedenti a Hitler, e non sono -come spesso si tende a far credere tramite i mass media demonizzatori (nazionalismo socialista = unicamente Hitler)- ascrivibili ad un solo personaggio.

Per la 2) domanda, non ti so dire molto, non ho mai chiesto nello specifico. Diciamo che sono anti-imperialisti (al 100%) e anti-mondialisti......

Non mi risulta un particolare interesse dei fratelli Strasser per l'antisemitismo...

E meno male, sarebbe proprio ora, visto che il mondo, passati 100 anni, è parecchio cambiato...

Perfetto, Italicum, concordo al 100%.

italicum
04-12-15, 17:05
non so, la storia ha dimostrato quanto sia stata fallimentare l'idea di invadere l'URSS, e l'aver voluto risparmiare la GB, nell'ingenua illusione di arrivare ad un'alleanza in nome della comune origine "ariana".

beh, ovvio, l'esito è stato quel che è stato, anche se personalmente attribuirei la colpa di tutto ciò unicamente alle mosse erratissime dell'alleato giapponese. R
esto però dell'idea che se anche non ci fosse stata l'invasione tedesca in un modo o nell'altro al conflitto ci si sarebbe arrivati lo stesso, ossia sarebbe stata l'Urss, prima o poi, ad attaccare a occidente.





E meno male, sarebbe proprio ora, visto che il mondo, passati 100 anni, è parecchio cambiato...

Perfetto, Italicum, concordo al 100%.

In linea con quanto detto prima, ritengo comunque sterile e controproducente la quasi totalità del nostalgismo presente nel campo 'nazionalista'. purtroppo c'è eccessiva attenzione per il passato e poca per il presente (e quindi per il futuro), se non sterile e fine a se stessa riproposizione di parole d'ordine e concetti ormai fuori tempo.
Il che non significa disprezzarli, ci mancherebbe, ma l'azione politica è altra cosa e deve essere concentrata sull'attuale. altrimenti, come succede, si finisce per rimanere in un ghetto o a fare da ruota di scorta per altri, magari in cambio di qualche poltrona.

Egomet
06-12-15, 23:25
E' mooolto difficile individuare le branche l'anarchismo. In ogni caso le scuole più importanti sono queste


Mi permetto, seppur in modo comunque sbrigativo a causa della tirannia dello spazio, di riorganizzare la lista da te stilata in maniera differente: per evitare capziose distinzioni di etichette che inevitabilmente porterebbero ad arrovellarsi intorno a sottigliezze teoriche spesso prive di consistenza, propongo di immaginare la complessa galassia anarchica come una scala cromatica dal bianco al nero, il cui progressivo inscurirsi parte dalla sinistra di un ideale foglio per poi culminare alla destra dello stesso (nessun riferimento alle tradizionali categorie politiche, ma semplicemente un'idea grafica).
All'estremità sinistra della scala, il bianco puro, potremmo collocare i più sensibili alle istanze organizzatrici, i "piattaformisti" eredi del pensiero di Archinov, i quali danno vita ad organizzazioni basate appunto su una "piattaforma" politica (rappresentati in Italia dalla piccolissima Federazione dei Comunisti Anarchici).
Al secondo grado di bianco assegniamo le organizzazioni cosiddette "di sintesi", la maggior parte delle quali fa capo alla I.F.A. (Internazionale delle Federazioni Anarchiche).
Esse rappresentano la componente più ancorata alle radici storiche dell'anarchismo sociale (Bakunin, Malatesta etc) e, almeno a livello teorico, chiunque può aderirvi purché condivida i principi basilari e le finalità dell'anarchismo; da qui, appunto, l'idea di "sintesi".
In realtà, le organizzazioni "di sintesi" sono solidamente strutturate, dividono il lavoro politico interno in commissioni incaricate di svolgere determinati compiti (corrispondenza, particolari lavori di ricerca etc) e sono profondamente legate alla concezione ottocentesca di anarchia come sinonimo di comunismo libertario (prima della presa del potere in Russia da parte di Lenin, i termini anarchismo sociale e comunismo libertario erano indistintamente utilizzati dagli organi cartacei della corrente in questione).
In alcuni paesi, ad esempio l'area sudamericana, godono ancora di un discreto stato di salute, ma per lo più la loro attività si riduce alla mera propaganda.
La storica realtà "di sintesi" italiana è la Federazione Anarchica Italiana, fedele al programma comunista anarchico di Malatesta, vero nume tutelare, e legata alle elaborazioni teoriche di Fabbri e Berneri, tenuta in vita da sparuti gruppi sparsi sul territorio nazionale, quasi completamente composti di ultracinquantenni, e dedita soprattutto alla diffusione dell'antico giornale "Umanità Nova" e ad altre opere di divulgazione.
A causa dello scarso ricambio generazionale e della quasi totale inattività sul piano pratico, la F.A. Italiana è probabilmente destinata a sparire, dopo aver attraversato momenti burrascosi, ad esempio il ventennio o gli anni sessanta-settanta, periodo in cui l'anarchismo più o meno organizzato diede vita a tre gruppi distinti, la F.A. I., i G.I.A. e i G.A.F., più la già menzionata F.d C.A., ossia gli scissionisti "archinovisti".
La terza gradazione di bianco, un po' più tendente al grigio, è rappresentata dalla corrente anti-organizzatrice, anch'essa di matrice prevalentemente sociale ma contraria alla costituzione di federazioni e aperta alle contaminazioni individualistiche, sempre però "militanti", e nelle cui fila si potevano trovare personaggi come Galleani o anche simpatizzanti perennemente sul limine tra agire individuale e tensione collettiva come Ciancabilla.
L'anarco-sindacalismo potrebbe essere collocato tra le forze "di sintesi" e quelle anti-organizzatrici, giacché mantenne rapporti con entrambi, sebbene vi fossero maggiori affinità con le prime.
In Italia, infatti, i gruppi organizzati, si chiamassero già F.A.Italiana o no (prima del ventennio la "madre" della F.A.Italiana era la U.A.I., poi messa al bando), collaboravano di fatto con l'Unione Sindacale Italiana (U.S.I), grande protagonista del "biennio rosso"; inoltre Amedeo Borghi, figura chiave dell'U.S.I., era molto amico di Malatesta.
Ancora oggi, la striminzita U.S.I. e la piccola F.A.I procedono mano nella mano.
A questo punto, potremmo passare all'estremità opposta, assegnando al nero più nero l'individualismo da te giustamente indicato come esistenziale, filosofico e "meta-politico", sia esso di discendenza stirneriana, trovi la sua scaturigine da suggestioni di Nietzsche (è il caso del già da te citato Pallante), dall'antica scuola cinica o da qualsivoglia altro stimolo.
Ad un nero meno intenso appartengono gli individualisti più "militanti" o coinvolti, loro malgrado o no, in movimenti più ampi; tra essi mi viene in mente Armand (quasi un...moralista).
Tra i due poli sommariamente descritti si trovano tutte le varie gradazioni e sfumature, gli intrecci, le sovrapposizioni.
Oggi, a meno di non volgere lo sguardo verso i gruppi più marcatamente tradizionalisti, ridotti, però, al lumicino, è quasi impossibile trovare una corrente precisamente identificabile, poiché il sincretismo era, ed è diventato sempre di più, uno degli aspetti peculiari del movimento anarchico.
Alla naturale propensione per la contaminazione, si sono aggiunti fattori determinanti quali l'influenza dei movimenti radicali del ventennio sessanta- settanta, un vero terremoto per l'anarchismo classico; l'irruzione sulla scena di nuovi fermenti culturali (in epoche e situazioni diverse: il situazionismo,la critica ai meccanismi dello spettacolo e della società di massa, l'ecologismo radicale, il nichilismo degli anni a cavallo tra i settanta e gli ottanta, l'anti-specismo, le istanze "queer", il primitivismo è la lotta alla civiltà etc); il consolidamento di pratiche individuali o d'autogestione come l'occupazione a scopo abitativo o l'occupazione sociale; la nascita di nuove visioni della prassi anarchica come le teorie "insurrezionaliste" di Bonanno e molto altro.
Insomma, parlare oggi di correnti ben definite risulterebbe quanto mai limitante, mentre non lo sarebbe se volessimo solo tracciare un quadro storico, con le consuete semplificazioni del caso.
Resta netta, a mio avviso, solo la distinzione tra afflato esistenziale lontano dalla categorie del mito e adesione dichiarata a questo o a quel meccanismo narrativo, ma ciò vale per qualsiasi cosa e, come si dice, è un'altra storia...

Lèon Kochnitzky
06-12-15, 23:38
Ri-leggere egomet e' sempre un piacere.
Ma stavolta hai scritto troppa roba e non gliela posso fare ahah

Egomet
06-12-15, 23:50
Ri-leggere egomet e' sempre un piacere.
Ma stavolta hai scritto troppa roba e non gliela posso fare ahah

Grazie mille.
Ho cercato di essere sintetico, purtroppo però l'argomento è assai vasto.

Lèon Kochnitzky
06-12-15, 23:53
In relazione al patriottismo libertario c he ci dici, invece?
a me quello che sorprende, e' che l'anarchico medio si sorprenda che gli anarchici ottocenteschi non si schierassero contro l'idea nazionale (anche l'individualista)

Egomet
07-12-15, 00:18
Prima di tutto una precisazione: nel mio lungo intervento, per un errore di distrazione, ho scritto "Amedeo" anziché "Armando"; il vero nome di Borghi è Armando.

In merito alla tua domanda, bisognerebbe prendere in considerazione le radici culturali di certi anarchici dell'epoca, primo fra tutti Bakunin.
Il nobile russo era in fondo un irrequieto avventurista e cambiò diverse casacche prima di approdare alla sua visione anarchica della società.
Il panslavismo esercitava allora un grande fascino sull'élite colta e i giovani di belle speranze, esattamente come le altre tensioni identitarie sorte in Europa con la crisi degli imperi.
Ritengo sia normale che la temperie culturale di quegli anni abbia influenzato Bakunin, pensatore, per altro, che io, a prescindere dal discorso patriottico, non amo.

Lèon Kochnitzky
07-12-15, 00:26
Eh mi rendo conto che non lo ami per via del suo collettivismo (ammetto che un pochetto storco il naso pure io), ma a me affascina il suo lato ribelle e romantico (ho da poco terminato una sua biografia).
Ma ho un'attrazione per i nichilisti russi, sia antichi che moderni (da Turgenev a Limonov) che hanno sempre una carica letteraria.
In Italia, comunque , degli epigoni si potevano vedere nel mazzinismo, in cafiero e in errico malatesta.

Egomet
07-12-15, 00:39
Eh mi rendo conto che non lo ami per via del suo collettivismo (ammetto che un pochetto storco il naso pure io), ma a me affascina il suo lato ribelle e romantico (ho da poco terminato una sua biografia).
Ma ho un'attrazione per i nichilisti russi, sia antichi che moderni (da Turgenev a Limonov) che hanno sempre una carica letteraria.
In Italia, comunque , degli epigoni si potevano vedere nel mazzinismo, in cafiero e in errico malatesta.

Le pagine e le vite dei nichilisti russi possono essere affascinanti, non lo nego.
Malatesta cominciò la sua carriera tra le fila dei repubblicani mazziniani, pertanto le analogie non mancano.
E' noto, inoltre, il rapporto di amicizia stretto tra l'anarchico italiano e lo stesso Bakunin.
Ad ogni modo, non ho mai trovato spunti validi né nelle opere del russo né in quelle dell'italiano, per certi aspetti più acuto del predecessore.

LupoSciolto°
07-12-15, 10:02
Mi permetto, seppur in modo comunque sbrigativo a causa della tirannia dello spazio, di riorganizzare la lista da te stilata in maniera differente: per evitare capziose distinzioni di etichette che inevitabilmente porterebbero ad arrovellarsi intorno a sottigliezze teoriche spesso prive di consistenza, propongo di immaginare la complessa galassia anarchica come una scala cromatica dal bianco al nero, il cui progressivo inscurirsi parte dalla sinistra di un ideale foglio per poi culminare alla destra dello stesso (nessun riferimento alle tradizionali categorie politiche, ma semplicemente un'idea grafica).
All'estremità sinistra della scala, il bianco puro, potremmo collocare i più sensibili alle istanze organizzatrici, i "piattaformisti" eredi del pensiero di Archinov, i quali danno vita ad organizzazioni basate appunto su una "piattaforma" politica (rappresentati in Italia dalla piccolissima Federazione dei Comunisti Anarchici).
Al secondo grado di bianco assegniamo le organizzazioni cosiddette "di sintesi", la maggior parte delle quali fa capo alla I.F.A. (Internazionale delle Federazioni Anarchiche).
Esse rappresentano la componente più ancorata alle radici storiche dell'anarchismo sociale (Bakunin, Malatesta etc) e, almeno a livello teorico, chiunque può aderirvi purché condivida i principi basilari e le finalità dell'anarchismo; da qui, appunto, l'idea di "sintesi".
In realtà, le organizzazioni "di sintesi" sono solidamente strutturate, dividono il lavoro politico interno in commissioni incaricate di svolgere determinati compiti (corrispondenza, particolari lavori di ricerca etc) e sono profondamente legate alla concezione ottocentesca di anarchia come sinonimo di comunismo libertario (prima della presa del potere in Russia da parte di Lenin, i termini anarchismo sociale e comunismo libertario erano indistintamente utilizzati dagli organi cartacei della corrente in questione).
In alcuni paesi, ad esempio l'area sudamericana, godono ancora di un discreto stato di salute, ma per lo più la loro attività si riduce alla mera propaganda.
La storica realtà "di sintesi" italiana è la Federazione Anarchica Italiana, fedele al programma comunista anarchico di Malatesta, vero nume tutelare, e legata alle elaborazioni teoriche di Fabbri e Berneri, tenuta in vita da sparuti gruppi sparsi sul territorio nazionale, quasi completamente composti di ultracinquantenni, e dedita soprattutto alla diffusione dell'antico giornale "Umanità Nova" e ad altre opere di divulgazione.
A causa dello scarso ricambio generazionale e della quasi totale inattività sul piano pratico, la F.A. Italiana è probabilmente destinata a sparire, dopo aver attraversato momenti burrascosi, ad esempio il ventennio o gli anni sessanta-settanta, periodo in cui l'anarchismo più o meno organizzato diede vita a tre gruppi distinti, la F.A. I., i G.I.A. e i G.A.F., più la già menzionata F.d C.A., ossia gli scissionisti "archinovisti".
La terza gradazione di bianco, un po' più tendente al grigio, è rappresentata dalla corrente anti-organizzatrice, anch'essa di matrice prevalentemente sociale ma contraria alla costituzione di federazioni e aperta alle contaminazioni individualistiche, sempre però "militanti", e nelle cui fila si potevano trovare personaggi come Galleani o anche simpatizzanti perennemente sul limine tra agire individuale e tensione collettiva come Ciancabilla.
L'anarco-sindacalismo potrebbe essere collocato tra le forze "di sintesi" e quelle anti-organizzatrici, giacché mantenne rapporti con entrambi, sebbene vi fossero maggiori affinità con le prime.
In Italia, infatti, i gruppi organizzati, si chiamassero già F.A.Italiana o no (prima del ventennio la "madre" della F.A.Italiana era la U.A.I., poi messa al bando), collaboravano di fatto con l'Unione Sindacale Italiana (U.S.I), grande protagonista del "biennio rosso"; inoltre Amedeo Borghi, figura chiave dell'U.S.I., era molto amico di Malatesta.
Ancora oggi, la striminzita U.S.I. e la piccola F.A.I procedono mano nella mano.
A questo punto, potremmo passare all'estremità opposta, assegnando al nero più nero l'individualismo da te giustamente indicato come esistenziale, filosofico e "meta-politico", sia esso di discendenza stirneriana, trovi la sua scaturigine da suggestioni di Nietzsche (è il caso del già da te citato Pallante), dall'antica scuola cinica o da qualsivoglia altro stimolo.
Ad un nero meno intenso appartengono gli individualisti più "militanti" o coinvolti, loro malgrado o no, in movimenti più ampi; tra essi mi viene in mente Armand (quasi un...moralista).
Tra i due poli sommariamente descritti si trovano tutte le varie gradazioni e sfumature, gli intrecci, le sovrapposizioni.
Oggi, a meno di non volgere lo sguardo verso i gruppi più marcatamente tradizionalisti, ridotti, però, al lumicino, è quasi impossibile trovare una corrente precisamente identificabile, poiché il sincretismo era, ed è diventato sempre di più, uno degli aspetti peculiari del movimento anarchico.
Alla naturale propensione per la contaminazione, si sono aggiunti fattori determinanti quali l'influenza dei movimenti radicali del ventennio sessanta- settanta, un vero terremoto per l'anarchismo classico; l'irruzione sulla scena di nuovi fermenti culturali (in epoche e situazioni diverse: il situazionismo,la critica ai meccanismi dello spettacolo e della società di massa, l'ecologismo radicale, il nichilismo degli anni a cavallo tra i settanta e gli ottanta, l'anti-specismo, le istanze "queer", il primitivismo è la lotta alla civiltà etc); il consolidamento di pratiche individuali o d'autogestione come l'occupazione a scopo abitativo o l'occupazione sociale; la nascita di nuove visioni della prassi anarchica come le teorie "insurrezionaliste" di Bonanno e molto altro.
Insomma, parlare oggi di correnti ben definite risulterebbe quanto mai limitante, mentre non lo sarebbe se volessimo solo tracciare un quadro storico, con le consuete semplificazioni del caso.
Resta netta, a mio avviso, solo la distinzione tra afflato esistenziale lontano dalla categorie del mito e adesione dichiarata a questo o a quel meccanismo narrativo, ma ciò vale per qualsiasi cosa e, come si dice, è un'altra storia...

Ottima precisazione. Ma i piattaformisti non possono essere considerati anarco-comunisti?

PS: Bentornato!:encouragement:

Egomet
08-12-15, 04:59
Sia i "malatestiani" della F.A.Italiana, sia varie tendenze della galassia anti-organizzatrice, sia i "piattaformisti" possono essere considerati anarco-comunisti (restando, ovviamente, nel campo semantico tradizionale del termine, non connotato in senso strettamente marxista); la differenza risiede nella modalità organizzativa scelta.
I primi hanno optato per il modello "di sintesi", i secondi, superfluo dirlo, per forme varie e mutevoli (gruppi d'affinità, federazioni informali) o per nessuna, mentre gli ultimi per la "Piattaforma dei comunisti anarchici", vale a dire una struttura più rigida basata su unità d'azione e solida coesione degli affiliati sul territorio nazionale, nonché su parole d'ordine teorico-politiche maggiormente vincolanti.
In altre parole, la "piattaforma" non è altro che l'estremizzazione di alcune istanze organizzatrici sorte in seno al movimento nel corso dei decenni.
Comunque, se le realtà "di sintesi" si stanno pian piano consumando, le forze "piattaformiste" sono ancor più prossime al declino (poi dipende sempre dalle singole aree geografiche: in alcuni paesi i "piattaformisti" hanno ancora qualche residuo di energia vitale, sebbene mai di notevole rilevanza).

Josef Scveik
08-12-15, 10:30
Sono un po' pirla. Scusate, ma dovevo dirvelo.

LupoSciolto°
08-12-15, 12:13
Sia i "malatestiani" della F.A.Italiana, sia varie tendenze della galassia anti-organizzatrice, sia i "piattaformisti" possono essere considerati anarco-comunisti (restando, ovviamente, nel campo semantico tradizionale del termine, non connotato in senso strettamente marxista); la differenza risiede nella modalità organizzativa scelta.
I primi hanno optato per il modello "di sintesi", i secondi, superfluo dirlo, per forme varie e mutevoli (gruppi d'affinità, federazioni informali) o per nessuna, mentre gli ultimi per la "Piattaforma dei comunisti anarchici", vale a dire una struttura più rigida basata su unità d'azione e solida coesione degli affiliati sul territorio nazionale, nonché su parole d'ordine teorico-politiche maggiormente vincolanti.
In altre parole, la "piattaforma" non è altro che l'estremizzazione di alcune istanze organizzatrici sorte in seno al movimento nel corso dei decenni.
Comunque, se le realtà "di sintesi" si stanno pian piano consumando, le forze "piattaformiste" sono ancor più prossime al declino (poi dipende sempre dalle singole aree geografiche: in alcuni paesi i "piattaformisti" hanno ancora qualche residuo di energia vitale, sebbene mai di notevole rilevanza).

Quindi i piattaformisti i avvicinano alla forma partito?

Egomet
09-12-15, 02:31
Quindi i piattaformisti i avvicinano alla forma partito?

Semplificando al massimo, potremmo dire di sì.
Naturalmente, poiché mantiene ancora l'idea di federazione come cardine organizzativo, non si tratta della forma partito classica né di qualcosa che possa assomigliarle in tutto e per tutto.

Lèon Kochnitzky
09-12-15, 02:54
Semplificando al massimo, potremmo dire di sì.
Naturalmente, poiché mantiene ancora l'idea di federazione come cardine organizzativo, non si tratta della forma partito classica né di qualcosa che possa assomigliarle in tutto e per tutto.
egomet , che ci dici del post-libertarismo (o anarchismo), ossia la corrente a cui mi richiamo io, descritta da Onfray nel suo omonimo libro? Trovo realistica l'idea di superare (=post) il libertarismo classico dei filosofi otto-novecenteschi (bakunin, kropotkin, malatesta, stirner) per approdare a un'idea moderna e realistica, per la quale dovrebbero sparire alcuni dogmi come la necessità di abolire lo Stato (se e' reazionario non va bene, ma se e' repubblicano e libertario e permette conquiste sociali e' diverso) o considerare il capitalismo sempre negativo, anche quando puo' essere mitigato (e non abolito) da forme sociali e federative?

Egomet
09-12-15, 20:33
egomet , che ci dici del post-libertarismo (o anarchismo), ossia la corrente a cui mi richiamo io, descritta da Onfray nel suo omonimo libro? Trovo realistica l'idea di superare (=post) il libertarismo classico dei filosofi otto-novecenteschi (bakunin, kropotkin, malatesta, stirner) per approdare a un'idea moderna e realistica, per la quale dovrebbero sparire alcuni dogmi come la necessità di abolire lo Stato (se e' reazionario non va bene, ma se e' repubblicano e libertario e permette conquiste sociali e' diverso) o considerare il capitalismo sempre negativo, anche quando puo' essere mitigato (e non abolito) da forme sociali e federative?

Non avendo aree di riferimento né casacche da indossare, mi riservo il diritto di valutare quanto di negativo e quanto di positivo abbia da offrire qualsiasi corrente critica (anche se poi, piacere dell'attività speculativa a parte, ciò che veramente mi interessa è la prassi).
Trovo interessante ogni tentativo di superamento dei dogmi finalizzato al "ri-uso", in senso pratico, di spunti e suggestioni, tuttavia questo "post- anarchismo" sembra farlo a scapito dei già risibili punti di forza dell'anarchismo.
Negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito ad una sorta di tentativo di sdoganamento del pensiero libertario da parte di alcuni accademici e intellettuali, i quali ne hanno proposto una versione edulcorata e rassicurante.
Siccome l'anarchismo, come tutte le dottrine e le ideologie, è già a mio avviso piuttosto povero di contenuti e talora insopportabile (eccezion fatta per alcuni pensatori, non direttamente riconducibili all'universo anarchico, ad esempio Stirner, ai quali in ogni caso non risparmio le critiche feroci, ma il cui pensiero abbraccia ambiti molto più ampi), privato anche delle sue poche potenzialità verrebbe completamente fagocitato dalla macchina dell'intellighenzia democratica.

Lèon Kochnitzky
09-12-15, 23:36
non a caso, infatti, l'unico anarchico degno di stima e' quello che vive di suggestioni (filosofiche, artistiche, letterarie) e che rifugge la prassi politica (la tua critica all'hegelismo e al bakuninismo ha dei fondamenti non da ignorare).
Penso a personaggi come Cèline (odiato da luponero proprio perche' esistenziale e impolitico) o Corto Maltese, o le avanguardie letterarie... non si possono considerare anarchici ? certo! ma libertari esistenziali a cui non interessano certo le barricate e le lotte, ma il flusso libero dell'esistenza

la fusione fra vita e arte che molti dogmatici non riescono a capire a fondo

Lèon Kochnitzky
24-05-16, 21:21
Eccolo Lupo!

Chiederei ai mod. se e' possibile metterlo in rilievo nell'altro spazio SSA. E chi vuole può dare una mano con contributi sul tema (- in primis Egometi, che e' molto preparato circa il tema - lo farò anche io), visto che l'anarconazionalismo e identitarismo è una sotto-corrente della sin.naz in evoluz.

LupoSciolto°
25-05-16, 01:03
Eccolo Lupo!

Chiederei ai mod. se e' possibile metterlo in rilievo nell'altro spazio SSA. E chi vuole può dare una mano con contributi sul tema (- in primis Egometi, che e' molto preparato circa il tema - lo farò anche io), visto che l'anarconazionalismo e identitarismo è una sotto-corrente della sin.naz in evoluz.

Io però lo metto nel filone "nazionale". Domani ti aggiorno.

Kavalerists
25-05-16, 02:27
Eccolo Lupo!

Chiederei ai mod. se e' possibile metterlo in rilievo nell'altro spazio SSA. E chi vuole può dare una mano con contributi sul tema (- in primis Egometi, che e' molto preparato circa il tema - lo farò anche io), visto che l'anarconazionalismo e identitarismo è una sotto-corrente della sin.naz in evoluz.
Dobbiamo chiederlo a LupoSciolto° di spostarlo sull'altro forum, io non ho poteri su CeC.

LupoSciolto°
25-05-16, 15:19
Oddio, spostare TUTTA la discussione nella thread dedicata al filone nazionale credo che sia esagerato. Riportiamola così, nella sua totalità.

Lèon Kochnitzky
25-05-16, 19:37
Va bene anche in questo modo, ma non si può mettere in rilievo come quello sul comunismo novecentesco?

Ragionavo che essendo un forum sovranitario, anticapitalista e SOCIALISTA, tutte le correnti vicine alla S.N. (quindi non solo comunitaristi e socialnazionali, ma anche i NA) potrebbero prenderlo come riferimento.

Kavalerists
25-05-16, 19:45
Va bene anche in questo modo, ma non si può mettere in rilievo come quello sul comunismo novecentesco?

Ragionavo che essendo un forum sovranitario, anticapitalista e SOCIALISTA, tutte le correnti vicine alla S.N. (quindi non solo comunitaristi e socialnazionali, ma anche i NA) potrebbero prenderlo come riferimento.
Accontentato.

LupoSciolto°
25-05-16, 19:58
Riassumendo il tutto: gli anarco-nazionalisti o "national anarchists" sono una frangia minoritaria e quasi irrilevante. In teoria dovrebbero essere i cugini "libertari" di Dugin e Limonov.
Troy Southgate e Hans Cany, personaggi eccentrici e talvolta discutibili, rappresentano i teorici di punta della corrente in esame. Ovvio, però, che molte delle loro idee derivano da De Benoist e dalla nuova destra europea, oltre che dal proudhonismo e dalla Terza Teoria Universale di Muammar Gheddafi.
Un movimento "postmoderno" e sincretico, che personalmente non riesce ad attrarmi.
Se gli autonomi nazionalisti (strasseriani), non sostengono l'abolizione dello stato, i "national anarchists" invece sì.
E' proprio l'idea antistatalista a risultare indigesta. Come creare comunità autosufficienti e basate sui principi del socialismo (in questo caso, mi pare, di tipo mutualista) senza un esercito o un apparato di difesa? E' lo stesso ragionamento che ho fatto agli anarchici di sinistra: i capitalisti vi potranno schiacciare da un momento all'altro!
Io non sono necessariamente un "autoritario" . Infatti, storicamente, sono esistiti esperimenti sociali di "base" pur all'interno di uno stato sovrano, indipendente e armato. Pensiamo ai primi soviet, alla Jugoslavia di Tito, al Perù di Velasco Alvarado, alle Fa.Sin.Pat argentine ecc...
Alcuni metodi utilizzati dagli anarchcici possono esserre condivisibili. Ma è il fine che non accetto.
Concludo affermando che i discepoli di Southgate e Cany la buttano troppo sull'aspetto razziale. Questo, lo ribadiamo, è un forum che con certe teorie non ha nulla a che spartire. Di difficile assimilazione è anche l'esoterismo (paganesimo odalista, thelema, caotismo ecc...) che dovrebbe affiancare l'azione politica di questi signori. Noi siamo laici, quindi tolleranti verso qualsiasi credo o non-credo.

Lèon Kochnitzky
25-05-16, 23:13
Riassumendo il tutto: gli anarco-nazionalisti o "national anarchists" sono una frangia minoritaria e quasi irrilevante. In teoria dovrebbero essere i cugini "libertari" di Dugin e Limonov.
Troy Southgate e Hans Cany, personaggi eccentrici e talvolta discutibili, rappresentano i teorici di punta della corrente in esame. Ovvio, però, che molte delle loro idee derivano da De Benoist e dalla nuova destra europea, oltre che dal proudhonismo e dalla Terza Teoria Universale di Muammar Gheddafi.
Un movimento "postmoderno" e sincretico, che personalmente non riesce ad attrarmi.
Se gli autonomi nazionalisti (strasseriani), non sostengono l'abolizione dello stato, i "national anarchists" invece sì.
E' proprio l'idea antistatalista a risultare indigesta. Come creare comunità autosufficienti e basate sui principi del socialismo (in questo caso, mi pare, di tipo mutualista) senza un esercito o un apparato di difesa? E' lo stesso ragionamento che ho fatto agli anarchici di sinistra: i capitalisti vi potranno schiacciare da un momento all'altro!
Io non sono necessariamente un "autoritario" . Infatti, storicamente, sono esistiti esperimenti sociali di "base" pur all'interno di uno stato sovrano, indipendente e armato. Pensiamo ai primi soviet, alla Jugoslavia di Tito, al Perù di Velasco Alvarado, alle Fa.Sin.Pat argentine ecc...
Alcuni metodi utilizzati dagli anarchcici possono esserre condivisibili. Ma è il fine che non accetto.
Concludo affermando che i discepoli di Southgate e Cany la buttano troppo sull'aspetto razziale. Questo, lo ribadiamo, è un forum che con certe teorie non ha nulla a che spartire. Di difficile assimilazione è anche l'esoterismo (paganesimo odalista, thelema, caotismo ecc...) che dovrebbe affiancare l'azione politica di questi signori. Noi siamo laici, quindi tolleranti verso qualsiasi credo o non-credo.

ma infatti gli anarchici in generale (da cui distingueri i "libertari", che non negano completamente l'autorità) vivono di suggestioni e io non li biasimo, perché senza romanticherie e suggestioni, si finisce come ci vuole il sistema capitalistico: tutti bravi impiegati di un meccanismo produttivo che non lascia spazio alla fantasia e ci trasforma - come in 1984 di Orwell - in schiavi inconsapevoli.
Detto questo, personalmente, e da sempre, mi affascina la corrente 'national anarchist', anche se qualche dubbio lo nutro pure io - sentendomi, da sempre, oltre che nietzscheano, più vicino alla corrente "postanarchica" di Onfray (di cui però, non amo il cosmopolitismo marcato).
Molto semplicemente credo che inconsapevolmente un contributo a un certo municipalismo libertario e identitario lo diano, oltre che De Benoist, anche figure come Massimo Fini. E le ragioni le conosciamo bene ("piccola patria", comunitarismo, individualismo, rifiuto del capitalismo moderno). Quindi, se per libertarismo identitario intendiamo un pensiero indicativamente finiano (e d'annunzio, presa in esame l'impresa fiumana) allora mi sento molto vicino ad essi. La questione dello Stato è secondaria, ma certamente nessun libertario (di destra o di sinistra) accetterà mai il Leviatano, che esso sia totalitario, democratico o sovietico

Lèon Kochnitzky
25-05-16, 23:47
intanto iniziamo coi contributi (Lupo ha citato Limonov) :D
e qui si parla di ''anarco-imperialismo''(echi bakuniniani e thiriatiani?)

L'Avversario (http://www.sagarana.it/rivista/numero24/gegner3.html)

Kavalerists
25-05-16, 23:49
ma infatti gli anarchici in generale (da cui distingueri i "libertari", che non negano completamente l'autorità) vivono di suggestioni e io non li biasimo, perché senza romanticherie e suggestioni, si finisce come ci vuole il sistema capitalistico: tutti bravi impiegati di un meccanismo produttivo che non lascia spazio alla fantasia e ci trasforma - come in 1984 di Orwell - in schiavi inconsapevoli.
Detto questo, personalmente, e da sempre, mi affascina la corrente 'national anarchist', anche se qualche dubbio lo nutro pure io - sentendomi, da sempre, oltre che nietzscheano, più vicino alla corrente "postanarchica" di Onfray (di cui però, non amo il cosmopolitismo marcato).
Molto semplicemente credo che inconsapevolmente un contributo a un certo municipalismo libertario e identitario lo diano, oltre che De Benoist, anche figure come Massimo Fini. E le ragioni le conosciamo bene ("piccola patria", comunitarismo, individualismo, rifiuto del capitalismo moderno). Quindi, se per libertarismo identitario intendiamo un pensiero indicativamente finiano (e d'annunzio, presa in esame l'impresa fiumana) allora mi sento molto vicino ad essi. La questione dello Stato è secondaria, ma certamente nessun libertario (di destra o di sinistra) accetterà mai il Leviatano, che esso sia totalitario, democratico o sovietico

Ti potrebbe interessare il pensiero di Carlo Pisacane, il federalismo comunale. (http://www.ibs.it/code/9788873517498/cannataro-italia-m-/carlo-pisacane-federalismo.html)

Puoi scaricarlo qui. (http://agenziacasamia.it/231/carlo-pisacane-il-federalismo-cannataro-italia-m--id7191.pdf)

Lèon Kochnitzky
25-05-16, 23:51
grazie kav.

LupoSciolto°
27-05-16, 21:36
ma infatti gli anarchici in generale (da cui distingueri i "libertari", che non negano completamente l'autorità) vivono di suggestioni e io non li biasimo, perché senza romanticherie e suggestioni, si finisce come ci vuole il sistema capitalistico: tutti bravi impiegati di un meccanismo produttivo che non lascia spazio alla fantasia e ci trasforma - come in 1984 di Orwell - in schiavi inconsapevoli.

Senz'altro. Però è necessario pensare a un realizzabile modello sociale che si ponga radicalmente in contrapposizione a quello capitalistico e demoborghese. C'è bisogno di filosofi, politiologi, economisti e di gente pronta a tutto.


Detto questo, personalmente, e da sempre, mi affascina la corrente 'national anarchist', anche se qualche dubbio lo nutro pure io - sentendomi, da sempre, oltre che nietzscheano, più vicino alla corrente "postanarchica" di Onfray (di cui però, non amo il cosmopolitismo marcato).
Molto semplicemente credo che inconsapevolmente un contributo a un certo municipalismo libertario e identitario lo diano, oltre che De Benoist, anche figure come Massimo Fini. E le ragioni le conosciamo bene ("piccola patria", comunitarismo, individualismo, rifiuto del capitalismo moderno). Quindi, se per libertarismo identitario intendiamo un pensiero indicativamente finiano (e d'annunzio, presa in esame l'impresa fiumana) allora mi sento molto vicino ad essi. La questione dello Stato è secondaria, ma certamente nessun libertario (di destra o di sinistra) accetterà mai il Leviatano, che esso sia totalitario, democratico o sovietico

Credo che ci siano delle sostanziali differenze tra il Fini-pensiero , decrescista e quant'altro, e quello dei national anarchists. Questi ultimi si richiamano, abbastanza direttamente, a una forma di nazionalismo volkisch.

Lèon Kochnitzky
27-05-16, 21:42
Senz'altro. Però è necessario pensare a un realizzabile modello sociale che si ponga radicalmente in contrapposizione a quello capitalistico e demoborghese. C'è bisogno di filosofi, politiologi, economisti e di gente pronta a tutto. infatti il guaio di tutta l'area non conformista al politicall correct è che non ha filosofi di riferimento validi (a parte i vari Fusaro, Buttafuoco, Veneziani ecc.).




Credo che ci siano delle sostanziali differenze tra il Fini-pensiero , decrescista e quant'altro, e quello dei national anarchists. Questi ultimi si richiamano, abbastanza direttamente, a una forma di nazionalismo volkisch.
questo è vero, ma e' fini stesso a considerarsi un libertario e al tempo stesso avversare la globalizzazione e il pensiero dominante omologatore e a tutelare il concetto di piccola patria
Io preferisco il suo pensiero, comunque.

italicum
28-05-16, 10:13
Riassumendo il tutto: gli anarco-nazionalisti o "national anarchists" sono una frangia minoritaria e quasi irrilevante. In teoria dovrebbero essere i cugini "libertari" di Dugin e Limonov.
Troy Southgate e Hans Cany, personaggi eccentrici e talvolta discutibili, rappresentano i teorici di punta della corrente in esame. Ovvio, però, che molte delle loro idee derivano da De Benoist e dalla nuova destra europea, oltre che dal proudhonismo e dalla Terza Teoria Universale di Muammar Gheddafi.
Un movimento "postmoderno" e sincretico, che personalmente non riesce ad attrarmi.
Se gli autonomi nazionalisti (strasseriani), non sostengono l'abolizione dello stato, i "national anarchists" invece sì.
E' proprio l'idea antistatalista a risultare indigesta. Come creare comunità autosufficienti e basate sui principi del socialismo (in questo caso, mi pare, di tipo mutualista) senza un esercito o un apparato di difesa? E' lo stesso ragionamento che ho fatto agli anarchici di sinistra: i capitalisti vi potranno schiacciare da un momento all'altro!
Io non sono necessariamente un "autoritario" . Infatti, storicamente, sono esistiti esperimenti sociali di "base" pur all'interno di uno stato sovrano, indipendente e armato. Pensiamo ai primi soviet, alla Jugoslavia di Tito, al Perù di Velasco Alvarado, alle Fa.Sin.Pat argentine ecc...
Alcuni metodi utilizzati dagli anarchcici possono esserre condivisibili. Ma è il fine che non accetto.
Concludo affermando che i discepoli di Southgate e Cany la buttano troppo sull'aspetto razziale. Questo, lo ribadiamo, è un forum che con certe teorie non ha nulla a che spartire. Di difficile assimilazione è anche l'esoterismo (paganesimo odalista, thelema, caotismo ecc...) che dovrebbe affiancare l'azione politica di questi signori. Noi siamo laici, quindi tolleranti verso qualsiasi credo o non-credo.

Più che altro, i nazional-anarchisti non mi sembrano tanto attivi sulle strade. Più che altro c'è qualcosina su Fb e simili, ma non mi risulta sia mai stato fatto qualcosa di concreto.....

Kavalerists
28-05-16, 11:47
Più che altro, i nazional-anarchisti non mi sembrano tanto attivi sulle strade. Più che altro c'è qualcosina su Fb e simili, ma non mi risulta sia mai stato fatto qualcosa di concreto.....
Di sicuro in Italia sono praticamente inesistenti, nel resto d'Europa non so, confesso di non essere informato.
Ma se non ricordo male avevo letto da qualche parte di una loro certa consistenza numerica in Australia.

italicum
28-05-16, 11:50
Ma se non ricordo male avevo letto da qualche parte di una loro certa consistenza numerica in Australia.

Qualche anno fa, avevano partecipato anche a una manifestazione importante non ricordo più su quale tema. Forse su Google si trova ancora qualche foto....

Kavalerists
28-05-16, 12:01
Qualche anno fa, avevano partecipato anche a una manifestazione importante non ricordo più su quale tema. Forse su Google si trova ancora qualche foto....
Hanno anche un sito web:
https://nationalanarchistausnz.wordpress.com/

Lèon Kochnitzky
28-10-16, 17:46
Sara' che qui mi sento meno giudicato, aggiorno il thread aggiungendo un contributo sulla 'contradditoria' e provocatoria corrente anarco-monarchica:

https://www.facebook.com/Anarcho-Monarchism-104888329589637/

http://img09.deviantart.net/3a45/i/2015/185/9/3/anarcho_monarchism__parody__by_nsuberalles-d8zxlgh.png

Lèon Kochnitzky
28-10-16, 17:55
Dalì, un genio incoerente - Rai Storia (http://www.raistoria.rai.it/articoli/dal%C3%AC-un-genio-incoerente/11810/default.aspx)

Dalì: un artista eclettico, libertario, monarchico, libero e geniale

LupoSciolto°
28-10-16, 18:30
Dalì, un genio incoerente - Rai Storia (http://www.raistoria.rai.it/articoli/dal%C3%AC-un-genio-incoerente/11810/default.aspx)

Dalì: un artista eclettico, libertario, monarchico, libero e geniale

Se non erro, Dalì amava definirsi un "anarchico-monarchico". Chi l'ha conosciuto, penso a Hemingway, l'ha descritto come un pessimo personaggio. Però i suoi quadri non erano niente male.

Lèon Kochnitzky
28-10-16, 18:55
Ed in effetti così pare...
mi interessava porre in essere l'essenza contraddittoria del suo pensiero (per ricollegarmi al discorso finiano nel forum anarchico) e siccome non sono immune alle suggestioni e agli ossimori (ahime' prevale il lato estetico e si sa) ho voluto riaprire questi contributi. Almeno qui non mi sento giudicato (col doveroso rispetto per chi ha aperto l'altro forum) e so di non venir meno al rispetto di nessuno che si sentirebbe turbato dal mio antidogmatismo

Kavalerists
28-10-16, 19:00
per chi è interessato c'è anche un buon sito in italiano, abbastanza curato:

N-A: home page - Nazional-Anarchismo: dalla Resistenza alla Rivoluzione! (http://nazionalanarchismo.jimdo.com/)

Kavalerists
28-10-16, 19:04
Ed in effetti così pare...
mi interessava porre in essere l'essenza contraddittoria del suo pensiero (per ricollegarmi al discorso finiano nel forum anarchico) e siccome non sono immune alle suggestioni e agli ossimori (ahime' prevale il lato estetico e si sa) ho voluto riaprire questi contributi. Almeno qui non mi sento giudicato (col doveroso rispetto per chi ha aperto l'altro forum) e so di non venir meno al rispetto di nessuno che si sentirebbe turbato dal mio antidogmatismo

L'antidogmatismo non ci turba affatto, anzi. :):encouragement:
Qui non ci stanno preti... :rolleyes: :drinky:

LupoSciolto°
29-10-16, 11:49
Posso capire il nazionalismo libertario, se con nazione si intende qualcosa di ben distinto dallo stato, ma l'anarco-monarchismo mi sembra una bufala bella e buona :D

Lèon Kochnitzky
29-10-16, 16:14
E' una provocazione, una contraddizione, ovviamente. Ma vista da una certa prospettiva non implicitamente ideologica può funzionare. L'anarcomonarchismo di Dalì, non era che una provocazione dadaista, ma lui era realmente anarchico e monarchico: anarchico nel senso della provocazione dadaista, esistenziale, estetica; e monarchico per vocazione reale.

Se poi ci pensiamo meglio, l'impresa di Fiume non era una sorta di monarchia libertaria? D'Annunzio era il Capo, il Reggente, ma Fiume era calata in una dimensione libertaria, quasi senza governo pur avendo un governo, e con ampia libertà per le masse

Gianky
07-12-16, 14:51
Il tema del nazionalismo anarchico è senza dubbio interessante e ci sarebbe da scriverci paginate, io mi accontento di dire due cose: la prima è che il nazionalismo anarchico è un pensiero della attualità contemporanea, altro il discorso di "nazionalisti" o per meglio dire di fascisti di anima anarchica di inizio secolo scorso. Mi vengono in mente Corridoni, De Ambris, Berto Ricci, ad esempio. L'attuale nazional anarchismo è invece un pensiero di pretta origine anglo sassone, americana ed inglese, penso abbia poco a che fare con gli autonomi nazionalisti e niente a che fare con gli strasseriani degli anni 30. Quelli erano nazionalsocialisti di sinistra, non sicuramente anarchici.

Lèon Kochnitzky
07-12-16, 15:04
Gianky, molti anarconazionalisti attuali (basti vedere le loro pagine facebook) si richiamano a personaggi e filosofi vicini alla destra radicale, se non direttamente ad un'immaginario 'pagano' e nazionalrivoluzionario. Insomma, dire che non hanno un diretto legame con la destra estrema mi pare riduttivo. Alcune loro immagini sono celebrazioni ai miti celti, greci e ai vessilli sabaudi-reali (e sono anarchici?!?) ecc.
Abbastanza confusionari. Ai miei occhi erano interessanti, ma non ci ho molto in comune.
Diverso è il discorso di un patriottismo libertario, che e' insito anche nelle esperienze comuniste e repubblicane latinoamericane.

Jerome
07-12-16, 15:09
Il tema del nazionalismo anarchico è senza dubbio interessante e ci sarebbe da scriverci paginate, io mi accontento di dire due cose: la prima è che il nazionalismo anarchico è un pensiero della attualità contemporanea, altro il discorso di "nazionalisti" o per meglio dire di fascisti di anima anarchica di inizio secolo scorso. Mi vengono in mente Corridoni, De Ambris, Berto Ricci, ad esempio. L'attuale nazional anarchismo è invece un pensiero di pretta origine anglo sassone, americana ed inglese, penso abbia poco a che fare con gli autonomi nazionalisti e niente a che fare con gli strasseriani degli anni 30. Quelli erano nazionalsocialisti di sinistra, non sicuramente anarchici.

Troy Southgate più che anarchico è nazional-socialista. Dice di rifarsi a Junger, Evola, Proudhon e Stirner

Jerome
07-12-16, 15:11
Gianky, molti anarconazionalisti attuali (basti vedere le loro pagine facebook) si richiamano a personaggi e filosofi vicini alla destra radicale, se non direttamente ad un'immaginario 'pagano' e nazionalrivoluzionario. Insomma, dire che non hanno un diretto legame con la destra estrema mi pare riduttivo. Alcune loro immagini sono celebrazioni ai miti celti, greci e ai vessilli sabaudi-reali (e sono anarchici?!?) ecc.
Abbastanza confusionari. Ai miei occhi erano interessanti, ma non ci ho molto in comune.
Diverso è il discorso di un patriottismo libertario, che e' insito anche nelle esperienze comuniste e repubblicane latinoamericane.

Chavez e Castro non erano libertari. Forse il subcomandante Marcos

italicum
07-12-16, 15:32
Gianky, molti anarconazionalisti attuali (basti vedere le loro pagine facebook) si richiamano a personaggi e filosofi vicini alla destra radicale, se non direttamente ad un'immaginario 'pagano' e nazionalrivoluzionario. Insomma, dire che non hanno un diretto legame con la destra estrema mi pare riduttivo. Alcune loro immagini sono celebrazioni ai miti celti, greci e ai vessilli sabaudi-reali (e sono anarchici?!?) ecc.
Abbastanza confusionari. Ai miei occhi erano interessanti, ma non ci ho molto in comune.
Diverso è il discorso di un patriottismo libertario, che e' insito anche nelle esperienze comuniste e repubblicane latinoamericane.

Concordo. A me sembrano più micro-identitari, nel senso deteriore del termine, che 'anarco-nazionalisti'. Nessuna critica al sistema, specie quello economico-sociale (allo stesso modo dei borghesi di 'generazione identitaria'), scarsissimo attivismo stradaiolo, molto autoreferenzialismo.....

Jerome
07-12-16, 15:36
Evola non è anarchico al massimo antipolitico

Lèon Kochnitzky
07-12-16, 17:18
Concordo. A me sembrano più micro-identitari, nel senso deteriore del termine, che 'anarco-nazionalisti'. Nessuna critica al sistema, specie quello economico-sociale (allo stesso modo dei borghesi di 'generazione identitaria'), scarsissimo attivismo stradaiolo, molto autoreferenzialismo.....
Io ho letto qualche flyer sui loro gruppi Fb di opposizione al capitalismo e al modello "mc donald's", che e' riconducibile al mondo anarchico, ma di fatto, la loro visione "arcaica" e tradizionalista cozza contro l'idea anti-gerarchica, non tanto perche' non possano essere in buona fede come anarchici, ma perche' se piazzi vessilli nostalgici delle armate longobarde o elogi le Termopili, tanto anarchico non sei, ai miei occhi.
Io poi non dò patenti di anarchismo, perche' io mi ritengo libertario per alcuni aspetti, meno per altri, ma certamente sono meno coerenti degli anarchici tout court.

Lèon Kochnitzky
07-12-16, 17:20
Chavez e Castro non erano libertari. Forse il subcomandante Marcos
dipende cosa s'intende per "libertario". Io al termine non assegno un significato speculare a quello che gli assegnano gli anarchici dei centri sociali.
Un libertario non si pone automaticamente contro una forma statuale, a meno che essa non sia repressiva e totalitaria.

Kavalerists
07-12-16, 18:33
Ma a me non sembra che Gianky stia dicendo una cosa tanto diversa dalla tua, Dean M.
O forse sto capendo male io...

Jerome
07-12-16, 19:14
dipende cosa s'intende per "libertario". Io al termine non assegno un significato speculare a quello che gli assegnano gli anarchici dei centri sociali. Un libertario non si pone automaticamente contro una forma statuale, a meno che essa non sia repressiva e totalitaria. Un libertario non tollera che la sua libertà di parola venga messa in pericolo con scuse di ordine pubblico

Gianky
07-12-16, 20:03
Ma a me non sembra che Gianky stia dicendo una cosa tanto diversa dalla tua, Dean M.
O forse sto capendo male io...
No infatti. Io volevo solo rimarcare che il nazionalismo anarchico ATTUALE è un fenomeno del mondo anglosassone che può benissimo rifarsi a pensatori fascisti, questo non lo nego, quello che mi premeva sottolineare è che questo fenomeno contemporaneo non va confuso con i fascisti di animo anarchico che ho citato prima.

Inviato dal mio GT-I9505 utilizzando Tapatalk

Jerome
07-12-16, 20:04
ero convinto di essere su Anarchismo. Meglio. ''Lui'' è bannato vero, da questo spazio?

Jerome
07-12-16, 20:05
dipende cosa s'intende per "libertario". Io al termine non assegno un significato speculare a quello che gli assegnano gli anarchici dei centri sociali. loro sono estremisti, poi sono i primi censori che tappano la bocca agli altri

LupoSciolto°
07-12-16, 22:28
Ma io penso che sia inappropriato parlare di "anarco-fascisti". Sembra roba da conferenza di Casapound. Sono esistiti fascisti eretici o dissidenti. Ma in quanto fascisti non potevano in alcun modo essere anarchici.

Lèon Kochnitzky
08-12-16, 00:50
No infatti. Io volevo solo rimarcare che il nazionalismo anarchico ATTUALE è un fenomeno del mondo anglosassone che può benissimo rifarsi a pensatori fascisti, questo non lo nego, quello che mi premeva sottolineare è che questo fenomeno contemporaneo non va confuso con i fascisti di animo anarchico che ho citato prima.

Inviato dal mio GT-I9505 utilizzando Tapatalk
No, infatti Ricci, Gallian, Bilenchi, Comisso e altri anarco-fascisti non c'entrano nulla con il nazionalismo anarchico. Va però detto che, in realtà, nel momento in cui hanno aderito al Fascismo, non hanno avuto niente in comune neanche con l'anarchismo, poiché (per la stessa ragione per cui criticavo i naz-anarchici) non puoi far collimare Anarchia (anche intesa solo come spirito libero e non per forza come regime) con il Fascismo, che predica la disciplina nei confronti di un'autorità, l'eroismo e lo stoicismo, che sono avversi ad uno spirito anarcoide.
Che poi Gallian e Ricci restino due giganti del pensiero novecentesco non vi è alcun dubbio

Lèon Kochnitzky
08-12-16, 00:57
Un libertario non tollera che la sua libertà di parola venga messa in pericolo con scuse di ordine pubblico

Pannella (che a te piace) era un libertario, ma non negava l'importanza di un'entità statale-amministrativa (anche perché per rendere applicabili norme libertarie come l'aborto e il divorzio, era necessario passare attraverso un iter referendario).
L'etimologia del termine "libertario" attiene a colui che crede che la libertà individuale debba essere estesa in ogni espressione della vita, ma non necessariamente e' comune all'anarchico, che invece si oppone a qualunque forma di autorità, sia essa sociale o statale.

Jerome
08-12-16, 11:25
Pannella (che a te piace) era un libertario, ma non negava l'importanza di un'entità statale-amministrativa (anche perché per rendere applicabili norme libertarie come l'aborto e il divorzio, era necessario passare attraverso un iter referendario). L'etimologia del termine "libertario" attiene a colui che crede che la libertà individuale debba essere estesa in ogni espressione della vita, ma non necessariamente e' comune all'anarchico, che invece si oppone a qualunque forma di autorità, sia essa sociale o statale. però Fidel Castro non era libertario, era marxista-leninista

Logomaco
08-12-16, 15:49
però Fidel Castro non era libertario, era marxista-leninista

Il marxismo e il libertarismo sono ancora compatibili, il leninismo e il libertarismo molto più difficilmente

Egomet
08-12-16, 20:17
Ma io penso che sia inappropriato parlare di "anarco-fascisti". Sembra roba da conferenza di Casapound. Sono esistiti fascisti eretici o dissidenti. Ma in quanto fascisti non potevano in alcun modo essere anarchici.

Sono pienamente d'accordo.
Lo stesso vale per gli "anarco-nazionalisti", cripto-fascisti che tentato di conciliare un immaginario fascista e nazionalsocialista con un romanticismo di stampo confusamente libertario.
Tanto ininfluenti sul piano teorico quanto numericamente esigui e condannati a un'esistenza quasi esclusivamente virtuale su quello pratico.

Lèon Kochnitzky
08-12-16, 20:28
Il marxismo e il libertarismo sono ancora compatibili, il leninismo e il libertarismo molto più difficilmente
anche se poi non è così vero, perche' invito a leggere "Stato e Rivoluzione" . E' un phamplet dedicato esclusivamente al ruolo dello stato successivamente alla rivoluzione e alla realizzazione del socialismo. Vi si dice che la "dittatura proletaria" altro non sarebbe che il nascente stato dei Soviet, cioè consigli dei lavoratori che ha il compito di gettare la basi per la scomparsa delle divisioni di classe e della sua stessa funzione.
Ben lungi dalle prefigurazioni staliniste che sarebbero venute dopo (dove i Consigli operai vengono sostituiti dalla guida del Partito come avanguardia dei lavoratori - che c'era gia' con Lenin, ma doveva durare poco)

LupoSciolto°
09-12-16, 02:05
Logo: ma i sinistro-internazionalisti e i trotzkisti, spesso ben accetti e ascoltati in area libertaria, non si ispirano anch'essi al pensiero di Lenin (attenzione: non ho volutamente parlato di "marxismo-leninismo") ??

Logomaco
09-12-16, 02:44
Logo: ma i sinistro-internazionalisti e i trotzkisti, spesso ben accetti e ascoltati in area libertaria, non si ispirano anch'essi al pensiero di Lenin (attenzione: non ho volutamente parlato di "marxismo-leninismo") ??

Sì ma si concentrano su altri aspetti, perchè nel leninismo ci sono comunque diverse chiavi di lettura

Lèon Kochnitzky
09-12-16, 03:37
la dottrina leninista non può prescindere dalla concezione centralista burocratica, perche' intendeva applicare scientificamente (supponendo) tutti i passaggi della visione marxiana. Chi afferma che lo stalinismo non è figlio del leninismo, per me, dice una fesseria, perche' a creare le basi per la repressione dei kulaki e il modello concentrazionario fu proprio Lenin.

Lenin ebbe ragione solo in una valutazione relativamente a marx: la rivoluzione socialista non si può verificare nei paesi capitalisti avanzati, ma in quelli arretrati.
Qui interviene una corrente come il luxemburghismo , che intende rispettare i passaggi della teoria di Marx senza giustificare l'orrore del centralismo burocratico.

almeno, per come la vedo io

Trotky, per quanto fu osteggiato dagli staliniani, non differiva molto dal leninismo nella sostanza teorica.
io difenderei l'idea di recuperare l'originalità delle intuizioni marxiane associate alle considerazioni dei socialisti rivoluzionari che si opponevano a lenin e intendevano lavorare per la costruzione di un socialismo su basi consiliari e non burocratiche

LupoSciolto°
09-12-16, 11:33
la dottrina leninista non può prescindere dalla concezione centralista burocratica, perche' intendeva applicare scientificamente (supponendo) tutti i passaggi della visione marxiana. Chi afferma che lo stalinismo non è figlio del leninismo, per me, dice una fesseria, perche' a creare le basi per la repressione dei kulaki e il modello concentrazionario fu proprio Lenin.

Lenin ebbe ragione solo in una valutazione relativamente a marx: la rivoluzione socialista non si può verificare nei paesi capitalisti avanzati, ma in quelli arretrati.
Qui interviene una corrente come il luxemburghismo , che intende rispettare i passaggi della teoria di Marx senza giustificare l'orrore del centralismo burocratico.

almeno, per come la vedo io

Trotky, per quanto fu osteggiato dagli staliniani, non differiva molto dal leninismo nella sostanza teorica.
io difenderei l'idea di recuperare l'originalità delle intuizioni marxiane associate alle considerazioni dei socialisti rivoluzionari che si opponevano a lenin e intendevano lavorare per la costruzione di un socialismo su basi consiliari e non burocratiche

Il fulcro del pensiero di Lenin non era il "burocraticismo" ma la concezione del centralismo democratico ( che comunque garantiva pluralità di opinioni), la concezione di partito-avanguardia e la spietata quanto lucidissima analisi dell'imperialismo come fase suprema del capitalismo. Lenin ha dovuto accentrare diversi poteri per stretta necessità, dal momento che le offensive di guardie bianche, ultranazionalisti e anarchici avrebbero messo fine a quell'esperienza. Ci sono molte riflessioni di Lenin che andrebbero tenute buone.

Lèon Kochnitzky
09-12-16, 15:17
Il fulcro del pensiero di Lenin non era il "burocraticismo" ma la concezione del centralismo democratico ( che comunque garantiva pluralità di opinioni), la concezione di partito-avanguardia e la spietata quanto lucidissima analisi dell'imperialismo come fase suprema del capitalismo. Lenin ha dovuto accentrare diversi poteri per stretta necessità, dal momento che le offensive di guardie bianche, ultranazionalisti e anarchici avrebbero messo fine a quell'esperienza. Ci sono molte riflessioni di Lenin che andrebbero tenute buone.

Lenin mi piaceva nelle conclusioni, ma non nella prassi. Il suo pensiero si basava sull'idea che per arrivare alla fase comunista, occorreva passare attraverso un periodo di dura repressione e austerità, giustificata dal fatto che solo controllando burocraticamente il potere e in modo autoritario, si potevano spezzare i residui del mondo economico borghese. Poi abbiamo visto com'è finita, è subentrato Stalin che di realizzare il comunismo non era interessato.
Molti s'interrogano su cosa avrebbe fatto Lenin se non fosse morto e non avrebbe passato le redini a Stalin. Io credo che sarebbe stato non molto dissimile da ciò che è venuto dopo.

Lèon Kochnitzky
09-12-16, 16:44
*avesse. che errore :D

LupoSciolto°
09-12-16, 17:51
Lenin mi piaceva nelle conclusioni, ma non nella prassi. Il suo pensiero si basava sull'idea che per arrivare alla fase comunista, occorreva passare attraverso un periodo di dura repressione e austerità, giustificata dal fatto che solo controllando burocraticamente il potere e in modo autoritario, si potevano spezzare i residui del mondo economico borghese. Poi abbiamo visto com'è finita, è subentrato Stalin che di realizzare il comunismo non era interessato.
Molti s'interrogano su cosa avrebbe fatto Lenin se non fosse morto e non avrebbe passato le redini a Stalin. Io credo che sarebbe stato non molto dissimile da ciò che è venuto dopo.

Ripeto: c'erano motivi più che validi per agire in quel modo. Borghesia, nobiltà e potenze imperialiste non portavano fiori ma bombe, fucili e cannoni. O si era a favore dell'edificazione del socialismo oppure , consapevolmente o meno, si agiva contro questo processo. Comunque abbiamo già ampiamente discusso dell'esperienza Sovietica. In questa thread sarebbe opportuno rimanere sul tema dell'anarco-nazionalismo o di quello classico.

LupoSciolto°
11-12-16, 15:25
Chiedo a Dean M. e Egomet se Mikhail Bakunin espresse chiaramente posizioni nazionaliste di carattere panslavista. Se sì, chiedo come avrebbero dovuto/potuto coniugarsi con l'ideale anarchico

Jerome
11-12-16, 15:29
Chiedo a Dean M. e Egomet se Mikhail Bakunin espresse chiaramente posizioni nazionaliste di carattere panslavista. Se sì, chiedo come avrebbero dovuto/potuto coniugarsi con l'ideale anarchico

Durante la sua prima fase Bakunin non era un vero anarchico

Lèon Kochnitzky
11-12-16, 15:35
Chiedo a @Dean M. (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=14367) e @Egomet (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=8159) se Mikhail Bakunin espresse chiaramente posizioni nazionaliste di carattere panslavista. Se sì, chiedo come avrebbero dovuto/potuto coniugarsi con l'ideale anarchico

E' vero, espresse idee panslaviste e anti-tedesche, ma in modo marginale, nel phamplet Stato e Anarchia. Su questo ci sono varie controversie, ma non era certo un nazionalista in senso ottocentesco (anche perche' il nazionalismo ottocentesco non poteva prescindere dall'idea dello stato-nazione come espressione di missione storica, che gli anarchici non possono condividere). Comunque Lupo ti ringrazio per aver fatto la domanda a me, ma il vero esperto di anarchismo è @Egomet (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=8159) , io sono vicino sì al pensiero kropotkiniano, da sempre, ma come ben sai mi sto ri-approcciando al 'marxismo rivoluzionario', ormai da tempo, per ritornare alla casa madre adolescenziale, dopo la 'svista' 19ovista. :D
Ma la lettura di Stato e anarchia la consiglio a tutti.

LupoSciolto°
11-12-16, 22:14
E' vero, espresse idee panslaviste e anti-tedesche, ma in modo marginale, nel phamplet Stato e Anarchia. Su questo ci sono varie controversie, ma non era certo un nazionalista in senso ottocentesco (anche perche' il nazionalismo ottocentesco non poteva prescindere dall'idea dello stato-nazione come espressione di missione storica, che gli anarchici non possono condividere). Comunque Lupo ti ringrazio per aver fatto la domanda a me, ma il vero esperto di anarchismo è @Egomet (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=8159) , io sono vicino sì al pensiero kropotkiniano, da sempre, ma come ben sai mi sto ri-approcciando al 'marxismo rivoluzionario', ormai da tempo, per ritornare alla casa madre adolescenziale, dopo la 'svista' 19ovista. :D
Ma la lettura di Stato e anarchia la consiglio a tutti.

Ho chiesto a te perché, sicuramente, sei molto più ferrato del sottoscritto in materia. Ma , come hai potuto notare, ho posto la domanda anche a Egomet. Ho letto "Stato e Anarchia" da ragazzino, quindi non ricordo determinati passaggi a tal proposito. Grazie delle info!:encouragement:

Lèon Kochnitzky
11-12-16, 22:29
Ho chiesto a te perché, sicuramente, sei molto più ferrato del sottoscritto in materia. Ma , come hai potuto notare, ho posto la domanda anche a Egomet. Ho letto "Stato e Anarchia" da ragazzino, quindi non ricordo determinati passaggi a tal proposito. Grazie delle info!:encouragement:

Io l'avevo iniziato da molto giovane e l'ho poi ripreso e finito alcuni anni fa. E' noioso all'inizio, perche' fa una disamina storica sugli imperi centrali e alla fine tocca i temi centrali.

Egomet
12-12-16, 18:23
Durante la sua formazione intellettuale, Bakunin abbracciò e abbandonò a più riprese alcune suggestioni in voga all'epoca, tra cui il pan-slavismo, pur mantenendo sempre saldi alcuni principi di fondo (l'ateismo, la tensione libertaria, un interesse per la praxis non determinata da condizioni dialettiche ma legata alla volontà etc.).
Non bisogna dimenticare che in quel periodo tumultuoso si intrecciavano molte istanze diverse e le lotte sociali in alcuni contesti venivano coniugate con forme di ispirazione patriottica.
Senza dubbio tutte quelle esperienze hanno lasciato tracce nel pensiero di Bakunin, il quale, però, nell'ultima, nonché più importante, fase della sua parabola politica non poteva assolutamente essere definito un nazionalista né un patriota in senso stretto.
A parere di alcuni anarchici sociali, inoltre, la distinzione tra Stato e patria è dirimente nella controversia.
Quanto al pensiero di Bakunin, io l'ho sempre trovato piuttosto insipido e debole, tranne per ciò che concerne le critiche al primato assegnato alla dialettica e gli strali scagliati alla concezione di dittatura del proletariato e "fase transitoria".

Lost Faraway
12-12-16, 18:42
però Fidel Castro non era libertario, era marxista-leninista

Non tanto, era nazionalista prima di aderire al marxismo, ed anche da marxista dichiarato continuava ad essere un nazionalista. Era socialista nazionale insomma. Certamente non libertario.

Jerome
13-12-16, 14:35
Non tanto, era nazionalista prima di aderire al marxismo, ed anche da marxista dichiarato continuava ad essere un nazionalista. Era socialista nazionale insomma. Certamente non libertario.

Si, anche se certi libertari l'hanno sostenuto, lui è sempre rimasto un nazionalista di sinistra. A Cuba c'era certo più libertà che in Corea del Nord, senza paragone, però. Un personaggio controverso su cui non me la sento di dare giudizi.

Lèon Kochnitzky
13-12-16, 15:02
Castro era un marxista-leninista, nel senso che accettava la prassi interpretata da Lenin e i quadri bolscevichi nella rvoluzione. Idem Mao (con delle rivisitazioni cinesi, diversa per i vietnamiti, ancora diversa per gli jugoslavi e così via). Ogni paese che ha sperimentato una rivoluzione socialista, ha adottato una sua idea, ma la prassi rimane quella. Lo stesso Che Guevara, pur avendo un'idea di socialismo meno burocratica di Castro, era un leninista.

Ovviamente chi arriva da un approccio marxista rivoluzionario (che a Lupo non piace :D), e quindi è più vicino alle tesi della Luxemburg o di Trotskij, non considera le suddette rivoluzioni socialiste come compiute, ma come distorsioni dell'ideale originale.
Lo stesso per i libertari, che ovviamente al capitalismo preferiranno sempre i Castro o i Mao, se fossero costretti a scegliere.

LupoSciolto°
14-12-16, 19:09
Castro era un marxista-leninista, nel senso che accettava la prassi interpretata da Lenin e i quadri bolscevichi nella rvoluzione. Idem Mao (con delle rivisitazioni cinesi, diversa per i vietnamiti, ancora diversa per gli jugoslavi e così via). Ogni paese che ha sperimentato una rivoluzione socialista, ha adottato una sua idea, ma la prassi rimane quella. Lo stesso Che Guevara, pur avendo un'idea di socialismo meno burocratica di Castro, era un leninista.

Ovviamente chi arriva da un approccio marxista rivoluzionario (che a Lupo non piace :D), e quindi è più vicino alle tesi della Luxemburg o di Trotskij, non considera le suddette rivoluzioni socialiste come compiute, ma come distorsioni dell'ideale originale.
Lo stesso per i libertari, che ovviamente al capitalismo preferiranno sempre i Castro o i Mao, se fossero costretti a scegliere.

Mi sarai mica diventato trotskista :eek::D

Lèon Kochnitzky
15-12-16, 01:39
Mi sarai mica diventato trotskista :eek::D

Mm credo di essere sulla buona strada :D (però non condivido l'idea che l'Armata rossa avrebbe dovuto conquistare l'Europa intera per "esportare" sul modello capitalista la rivoluzione). Seriamente, sono per una revisione del pensiero di marx per riattualizzarlo, ma fedele alle intuizioni sue e di Engels, ben lungi da ciò che è uscito dagli esponenti della rivoluzione russa (tutti), che secondo me hanno deviato dai concetti originari.

LupoSciolto°
15-12-16, 02:13
Mm credo di essere sulla buona strada :D (però non condivido l'idea che l'Armata rossa avrebbe dovuto conquistare l'Europa intera per "esportare" sul modello capitalista la rivoluzione). Seriamente, sono per una revisione del pensiero di marx per riattualizzarlo, ma fedele alle intuizioni sue e di Engels, ben lungi da ciò che è uscito dagli esponenti della rivoluzione russa (tutti), che secondo me hanno deviato dai concetti originari.

Beh, però anche Trotski uscì "dalla rivoluzione russa". Se vogliamo approfondire l'argomento, cosa che non mi sarei mai sognato di fare su questo forum, facciamolo nella thread "comunismo novecentesco". Lì potrò elencare tutte le mie perplessità e le mie antipatie verso Trotski ed il trotskismo. Ovviamente ti garantirò il diritto di replica.

Lèon Kochnitzky
15-12-16, 02:37
Beh, però anche Trotski uscì "dalla rivoluzione russa". Se vogliamo approfondire l'argomento, cosa che non mi sarei mai sognato di fare su questo forum, facciamolo nella thread "comunismo novecentesco". Lì potrò elencare tutte le mie perplessità e le mie antipatie verso Trotski ed il trotskismo. Ovviamente ti garantirò il diritto di replica.

Ma conosco già la tua ostilità verso il Trotskismo. Comunque, ci sono diversi aspetti del suddetto pensiero che non condivido, sto approfondendo ultimamente la questione della rivoluzione permanente, ma non sottovaluterei il fatto che lui era il capo dell'armata rossa ed aveva una visione da caserma del socialismo (l'esportazione della rivoluzione attraverso le conquiste militari mi pare una baggianata assurda, oggi certo impraticabile), sebbene condividesse l'idea di fondo dei consiliarismo. Personalmente, penso in realtà di collocarmi (esattamente come 15 anni fa) nel solco del luxemburghismo (quindi antecedente al potere dei bolscevichi)

Kavalerists
15-12-16, 07:37
Mm credo di essere sulla buona strada :D (però non condivido l'idea che l'Armata rossa avrebbe dovuto conquistare l'Europa intera per "esportare" sul modello capitalista la rivoluzione). Seriamente, sono per una revisione del pensiero di marx per riattualizzarlo, ma fedele alle intuizioni sue e di Engels, ben lungi da ciò che è uscito dagli esponenti della rivoluzione russa (tutti), che secondo me hanno deviato dai concetti originari.

Sai, Dean, capita quasi sempre ai concetti originari di "deviare", quando devono confrontarsi con la realtà...E' il perenne contrasto tra l'utopico ideale ed il pragmatico possibile.
Questo per me vale in generale, senza voler considerare il fatto, ancora più concreto, della totale differenza delle condizioni tra quanto ipotizzato da Marx come condizione ideale per la rivoluzione e quelle che erano le condizioni della Russia del 1917.
Senza voler considerare anche il fatto che le condizioni variano da paese a paese, ed i principi originari possono e devono mutare, adattandosi, in una molteplice varietà di forme, a secondo delle caratteristiche dei paesi, per poter funzionare. E alcuni di questi principi possono a volte, e debbono, essere messi da parte per l'impossibilità di praticarli.
Che poi i principi originari, essedo espressioni teoriche frutto di analisi quanto si vuole approfondite e "scientifiche", non sempre ci azzeccano: ad esempio non c'è stata mai che io sappia una rivoluzione proletaria in alcun paese a capitalismo avanzato, ma sempre in paesi economicamente e socialmente "arretrati", e disuaglianze tali da creare una vera frattura sociale. E mai senza la presenza di un partito guida ed una "avanguardia" rivoluzionaria.

P.S.: Al succo: non toccatemi Lenin, grazie.:)

Lèon Kochnitzky
15-12-16, 15:12
Sai, Dean, capita quasi sempre ai concetti originari di "deviare", quando devono confrontarsi con la realtà...E' il perenne contrasto tra l'utopico ideale ed il pragmatico possibile. il pensiero di Marx ed Engels veniva chiamato 'scientifico' proprio per contrapporsi agli utopisti: Fourier, Saint-Simon, Owen ecc.


Questo per me vale in generale, senza voler considerare il fatto, ancora più concreto, della totale differenza delle condizioni tra quanto ipotizzato da Marx come condizione ideale per la rivoluzione e quelle che erano le condizioni della Russia del 1917.
Senza voler considerare anche il fatto che le condizioni variano da paese a paese, ed i principi originari possono e devono mutare, adattandosi, in una molteplice varietà di forme, a secondo delle caratteristiche dei paesi, per poter funzionare. E alcuni di questi principi possono a volte, e debbono, essere messi da parte per l'impossibilità di praticarli.
Infatti è un pensiero che va riattualizzato (certo non seguendo la deriva fusariana, che mi sembra strizzi un po' troppo gli occhi ai salviniani)

Che poi i principi originari, essedo espressioni teoriche frutto di analisi quanto si vuole approfondite e "scientifiche", non sempre ci azzeccano: ad esempio non c'è stata mai che io sappia una rivoluzione proletaria in alcun paese a capitalismo avanzato, ma sempre in paesi economicamente e socialmente "arretrati", e disuaglianze tali da creare una vera frattura sociale. E mai senza la presenza di un partito guida ed una "avanguardia" rivoluzionaria. ma non e' colpa di marx o engels se la rivoluzione anziché in germania e' stata fatta in Russia.


P.S.: Al succo: non toccatemi Lenin, grazie.:)Il Lenin delle ottime intuizioni di Stato e rivoluzione piace anche a me, purtroppo si e' contraddetto nella prassi, abbandonando quella socialista rivoluzionaria per sposare il burocratismo e il capitalismo (Nep)

Lèon Kochnitzky
15-12-16, 15:52
ma in Italia mov/partiti che si rifacciano alle idee della luxemburg/socialiste rivoluzionarie quali sono, a parte il PCL?

Egomet
15-12-16, 17:53
aveva una visione da caserma del socialismo

Proprio così.



ma in Italia mov/partiti che si rifacciano alle idee della luxemburg/socialiste rivoluzionarie quali sono, a parte il PCL?

Il PCL è di orientamento tockijsta come altri diversi gruppuscoli* equamente divisi nelle nuove quarte internazionali sparse per il globo, perennemente in conflitto per questioni programmatiche o per figurare come i veri eredi del maestro .

*Sinistra Anticapitalista, il PDAC e formazioni microscopiche varie.


Caro Dean, secondo me, sempre restando nell'alveo del pensiero socialista, si possono scovare alternative interessanti al comunismo filo-sovietico senza per forza indirizzare ogni sforzo verso la ricerca, per così dire, archeologica.
Esiste, infatti, anche un vasto bacino di esperienze, idee e testi da cui attingere anche nei decenni successivi all'Ottobre.

Ad esempio, forse potresti gradire questo libro (già segnalato in altre occasioni):

https://www.ibs.it/banalita-di-base-libro-raoul-vaneigem/e/9788895574301

LupoSciolto°
15-12-16, 18:09
Premesso che la linea del forum non è trotskista, sinistro-internazionalista o luxemburghiana, invito Dean a informarsi sul progetto (o i progetti) inerenti la Quinta Internazionale. Il referente italiano è il gruppo di Utopia Rossa.

Egomet
15-12-16, 18:20
Sì, oltre alle tre incarnazioni della "quarta internazionale", esiste anche quella.

Kavalerists
15-12-16, 19:15
il pensiero di Marx ed Engels veniva chiamato 'scientifico' proprio per contrapporsi agli utopisti: Fourier, Saint-Simon, Owen ecc.


Infatti è un pensiero che va riattualizzato (certo non seguendo la deriva fusariana, che mi sembra strizzi un po' troppo gli occhi ai salviniani)
ma non e' colpa di marx o engels se la rivoluzione anziché in germania e' stata fatta in Russia.

Il Lenin delle ottime intuizioni di Stato e rivoluzione piace anche a me, purtroppo si e' contraddetto nella prassi, abbandonando quella socialista rivoluzionaria per sposare il burocratismo e il capitalismo (Nep)
Sì, ma che così venisse chiamato, "scientifico" non significa necessariamente che lo fosse realmente, se per scientifico vogliamo intendere una progressione necessaria di eventi che inevitabilmente si susseguono fino al raggiungimento di una soluzione di tipo quasi escatologico-religioso. Da questo punto di vista il marxismo non è più scientifico di quanto non potessero essere le teorie di Fourier o Owen: fatta salva l'analisi di Marx su funzionamento e le dinamiche del sistema capitalista che è valida a tuttoggi, non ritengo altrettanto valide le soluzioni proposte. O meglio, non lo sono più se non vengono rielaborate ed attualizzate ala luce dei secoli trascorsi e della situazione attuale. E non si tratta solo di attualizzarlo, ma ( ritengo, come ogni pensiero politico ) adattato al contesto al quale si vuole applicare.

Fusaro non strizza proprio nulla a Salvini, scusami se te lo dico questi sembrano proprio discorsi da piddini o da sinistra rosapallido; è che certe problematiche hanno evidentemente poche alternative come soluzioni, che le si affronti da Sx o da Dx, c'è poco da scegliere.
Nè è questione di "colpe" di Marx o Engels, è che evidentemente certe analisi, giustificazioni e spiegazioni connesse, si sono semplicemente rivelate errate. Chiamiamo le cose con il loro nome: non è colpa della Realtà se le condizioni della Russia del 1917 o di paesi simili sono più favoravoli ad una rivoluzione comunista, al contrario di quanto sostenuto da Marx.

Anche qui, non c'è alcuna "contraddizione", si tratta di adattarsi alla realtà, alle circostanze in cui devi operare, e la NEP era l'unica soluzione praticabile in quel momemto ed in quel contesto. Non è questione di contraddizione ma di comprendere, pragmaticamente, ciò che, in determinate condizioni, è possibile attuare e ciò che invece è impossibile da realizzare, o che addirittura potrebbe rivelarsi controproducente.

Lèon Kochnitzky
15-12-16, 20:05
Proprio così.




Il PCL è di orientamento tockijsta come altri diversi gruppuscoli* equamente divisi nelle nuove quarte internazionali sparse per il globo, perennemente in conflitto per questioni programmatiche o per figurare come i veri eredi del maestro .

*Sinistra Anticapitalista, il PDAC e formazioni microscopiche varie.


Caro Dean, secondo me, sempre restando nell'alveo del pensiero socialista, si possono scovare alternative interessanti al comunismo filo-sovietico senza per forza indirizzare ogni sforzo verso la ricerca, per così dire, archeologica.
Esiste, infatti, anche un vasto bacino di esperienze, idee e testi da cui attingere anche nei decenni successivi all'Ottobre.

Ad esempio, forse potresti gradire questo libro (già segnalato in altre occasioni):

https://www.ibs.it/banalita-di-base-libro-raoul-vaneigem/e/9788895574301

Grazie Ego, come avrai capito mi inserisco nel solco di una tradizione socialista (e ora marxista) "consiliarista", che completa il gia' citato profilo/bagaglio libertario, rivoluzionario e individualista che da sempre porto con me. Non avevo dubbi sul fatto che il trotskismo non fosse un'esperienza libertaria, eccezion fatta per certi richiami - poi soffocati dall'armata rossa - al consiliarismo.
Dal punto di vista dei movimenti, e' vero che in Italia c'è scarsità e la maggior parte (eccetto i centri sociali, che non mi interessano) sono di orientamento leninista-stalinista.
Comunque, tienimi sempre informato, in generale. Devo dire che vorrei iniziare a guardare anche con interesse al mondo del sindacalismo di base (e qui coinvolgo anche Lupo), che ai miei occhi (forse per l'attrazione per il sindacalismo riv. e l'anarcosindacalismo) ha maggiore attrazione del monolitismo partitismo.

Lèon Kochnitzky
15-12-16, 20:06
Premesso che la linea del forum non è trotskista, sinistro-internazionalista o luxemburghiana, invito Dean a informarsi sul progetto (o i progetti) inerenti la Quinta Internazionale. Il referente italiano è il gruppo di Utopia Rossa.

m'informo, grazie.
sotto chiedevo informazioni su quali sindacati di base, attualmente, sono quelli più vicini a posizioni classiste e "rivoluzionari" (ammesso ci siano).

Lèon Kochnitzky
15-12-16, 20:08
Fusaro non strizza proprio nulla a Salvini, scusami se te lo dico questi sembrano proprio discorsi da piddini o da sinistra rosapallido; è che certe problematiche hanno evidentemente poche alternative come soluzioni, che le si affronti da Sx o da Dx, c'è poco da scegliere. mi sono espresso male. Alcune sue tesi, per quanto interessanti (mondialismo, immigrazione, lobby ecc) sembrano discorsi analoghi a quelli portati avandi da una certa destra. a me personalmente non mi è molto simpatico, non a livello politico, ma proprio umano. Non nego la statura intellettuale e al momento, di certo non abbiamo di meglio.

LupoSciolto°
15-12-16, 20:18
mi sono espresso male. Alcune sue tesi, per quanto interessanti (mondialismo, immigrazione, lobby ecc) sembrano discorsi analoghi a quelli portati avandi da una certa destra. a me personalmente non mi è molto simpatico, non a livello politico, ma proprio umano. Non nego la statura intellettuale e al momento, di certo non abbiamo di meglio.

Fusaro sarà quel che sarà, nessuno è perfetto, ma non ha mai parlato dell'immigrazione con toni leghisti. L'aggettivo "mondialismo", è vero, nasce a "destra" ma non per questo va aprioristicamente cestinato. Per noi, infatti, esso rappresenta l'ideologia della globalizzazione economica e politica. Non certo un discorso di carattere razziale.

LupoSciolto°
15-12-16, 20:19
m'informo, grazie.
sotto chiedevo informazioni su quali sindacati di base, attualmente, sono quelli più vicini a posizioni classiste e "rivoluzionari" (ammesso ci siano).

USB, Cobas e gli anarcosindacalisti dell'USI-AIT

Lèon Kochnitzky
15-12-16, 22:24
Fusaro sarà quel che sarà, nessuno è perfetto, ma non ha mai parlato dell'immigrazione con toni leghisti. L'aggettivo "mondialismo", è vero, nasce a "destra" ma non per questo va aprioristicamente cestinato. Per noi, infatti, esso rappresenta l'ideologia della globalizzazione economica e politica. Non certo un discorso di carattere razziale.

Usb sembrano interessanti.
In merito a Fusaro, a sinistra (radicale) non c'è di meglio e comunque la sua critica al modello analitico decostruttivo mi piace, mi è solo poco simpatico a 'pelle'.

Lèon Kochnitzky
16-12-16, 02:35
Voglio comunque tranquillizzare Lupo che non diventerò Trozkista, altrimenti non avrebbe senso scrivere qui :D il mio orizzonte era e rimane la Fiume dannunziana e la sua cariva rivoluzionaria e socialisteggiante. Ho solo "riscoperto" Marx in alcune sue intuizioni, sebbene De Ambris etc. restino la punta della roccia.

LupoSciolto°
16-12-16, 13:12
Voglio comunque tranquillizzare Lupo che non diventerò Trozkista, altrimenti non avrebbe senso scrivere qui :D il mio orizzonte era e rimane la Fiume dannunziana e la sua cariva rivoluzionaria e socialisteggiante. Ho solo "riscoperto" Marx in alcune sue intuizioni, sebbene De Ambris etc. restino la punta della roccia.

Ma guarda, posso assicurarti che anche se ti fossi avvicinato al trotskismo non ci sarebbe alcun problema. E' chiaro, la linea del forum non è trotskista né post-autonoma. Eppure qui hanno scritto fascisti, anarchici, pentastellati ecc...
Se l'interlocutore non è un trollone , un maestrino o , peggio ancora, un cretino invasato con la storia del "complotto rosso-bruno", può comunque esporre le proprie ragioni e confrontarsi con noi. Lo spirito pluralista del buon Preve è sempre stato un nostro punto cardine. Fermo restando che ASS (no, non c'entra il culo :D) ha chiaramente e preventivamente esposto la propria linea.

Lèon Kochnitzky
16-12-16, 19:24
Infatti e' giusto che sia così.
Non mi nascondo dietro a un dito: sicuramente, sto approfondendo il pensiero di Trotsky, così come quello di altri pensatori, per farmi un'idea generale. Ci sono delle cose che non mi convincono ed altre che, invece, mi intrigano di più. Però, non c'è dubbio che i "pensatori" di punta nella mia vita rimangono tre: Marx, Nietzsche, D'Annunzio. Qui inizio, e qui concludo. Penso che continuare la linea di Preve attraverso l'anima di ASS sia la cosa giusta, soprattutto per chi ritiene che il prevismo, il comunitarismo, il sovranismo non possano e debbano essere prosecuzione naturale del socialismo.

Lèon Kochnitzky
21-04-17, 14:33
ITALIANO : Hans Cany, leader dell?Alleanza Nazional-Anarchica [INTERVISTA] : OXYDANT : Tribune Nationale-Anarchiste (http://national-anarchisme.hautetfort.com/italiano-hans-cany-leader-dell-alleanza-nazional-anarchica-i.html)

ITALIANO : Hans Cany, leader dell’Alleanza Nazional-Anarchica [INTERVISTA]



Intervista esclusiva con Hans Cany, leader dell’Alleanza Nazional-Anarchica, 15 marzo 2014 .

Intervista a cura di Betty Mondo



Buongiorno, Hans Cany. Siete dunque uno dei fondatori alle origini della corrente Nazional-Anarchica ?

HC : Sì, ho contribuito a lanciare questo movimento dalla fine del 1990 e.v. contemporaneamente con Troy Southgate nel Regno Unito e Peter Töpfer in Germania. Töpfer è ormai fuori gioco, perché si è spostato in altri ambiti. Troy Southgate ed io siamo ora due dei tre fondatori ancora in pista.


Associare l' Anarchismo al termine Nazionale non è un paradosso ? Alcuni parlano di ossimoro ...

HC : Coloro che negano il Nazional-Anarchismo su questa base sono totalmente fuori strada. L' idea nazionale è infatti presente in grandi riferimenti dell’anarchismo come Proudhon e Bakunin , passando attraverso Gustav Landauer e Nestor Makhno. Coloro che ignorano questa realtà stanno ignorando i fatti, nel migliore dei casi, fingono di ignorarli, perché urta troppo i loro dogmi ideologici . Alcuni Bakunisti statunitensi anarchici nei primi anni 1990 e.v., senza nemmeno usare la parola, erano in qualche modo dei precursori, dei proto-NA. Deve essere chiaro che gli anarchici nazionali non sono in alcun modo nazionalisti nel senso che rifiutano totalmente lo stato-nazione. La nazione non è lo stato. Una nazione vera , per i nazional-anarchici, si basa sul patrimonio ancestrale e sui particolarismi culturali, e soprattutto come associazione libera e volontaria dei popoli e degli individui che la compongono . Possono scegliere di costituirsi in nazioni non statali, sulla base di affinità , che sono di ordine etnico-linguistico , filosofico, religioso o di qualsiasi altra natura. Da qui il nostro federalismo integrale , interno ed esterno. Il condizionamento ideologico sinistreggiante ha effettuato un tale scempio imponendosi dappertutto che le parole "nazione" , "confine" , "sovranità" , "paese" sono diffamate e destinate alla pubblica calunnia dei cani da guardia del dogma. Non è venuto loro in mente di attaccare gli Amerindi, proprio perché essi stessi si definiscono in nazione Cheyenne, nazione Navajo, nazione Hopi, nazione Apache, nazione Mohicana, nazione Sioux, etc.? E allora che cosa aspettano a mettere in discussione il nome della Confederazione Nazionale del Lavoro, già che ci siamo?... Ma insomma, siamo seri. L'idea nazionale e l'idea anarchica non hanno nulla di incompatibile, e il Nazional-Anarchismo è ben lungi dall'essere un ossimoro, senza offesa per gli indottrinati di regime. La migliore prova è il fatto che siamo qui.


Parlate di americani bakuninisti. Chi erano ?

HC : Si tratta del Raven's Banner Collective, con sede in Florida , con i cui membri ho realmente corrisposto e scambiato opinioni, tra i primi e la metà degli anni 1990 e.v. Questi, con la pubblicazione britannica Alternative Green di Richard Hunt, mi hanno influenzato molto, ed è soprattutto dalle idee che hanno sviluppato che ho cominciato a sviluppare quello che sarebbe diventato oggi la mia visione del Nazional-Anarchismo. Il Raven's Banner Collective sosteneva l'autodeterminazione dei popoli, la sovranità nazionale, gruppi di affinità, l’anti-imperialismo, la democrazia diretta, l'ambientalismo radicale, l’autogestione. Dal suo lato Alternativa Verde sviluppava l’ecologismo radicale, anarchico e radicato. Tutto ciò ha contribuito in modo significativo a porre le basi del movimento Nazional-Anarchico nella sua forma attuale.


Dove vi situate all'interno della grande famiglia libertaria ?

HC : Non mi azzarderei a definirla una grande famiglia, a voler dirla tutta correttamente. Naturalmente , ci sono i sostenitori dell'approccio sinistrorso all'anarchismo che fanno fronte unito contro i presunti "confusionisti " che noi siamo. Ma sono loro i veri confusionisti, perché cercano con ogni mezzo di mettere a tacere tutto ciò che mette in evidenza le unghie dei loro dogmi ideologici, e perché nascondono al pubblico l'esistenza di un altro approccio all’anarchismo. Né di destra né di sinistra, questo. Inoltre , si frammentano essi stessi in mille parrocche che si sbranano a vicenda. Detto questo , queste persone hanno ragione a dire che non apparteniamo allo stesso mondo, per non parlare della stessa famiglia... Abbiamo poco in comune. I Nazional-Anarchici non hanno nessuna intenzione di infiltrarsi tra di loro, su questo possono stare tranquilli. Lascino i loro dissidenti in pace, invece di cercare di perseguitare il primo filo d'erba fuori. Ad ogni modo, il National anarchismo di cui parlo, non si situa né a destra né a sinistra del Sistema. E' al di fuori e di fronte. Aggiungo infine che siamo sempre più riluttanti a chiamarci "libertari". Il termine è spesso usato come sinonimo di anarchico, ma questo è sbagliato. I libertari propugnano una vera dottrina di libertà illimitata, che è una porta aperta a tutte le derive, comprese quelle liberali. Gli anarchici, loro, certamente rifiutano lo stato e l'autorità gerarchica, ma rimangono consapevoli della necessità di alcune vie di fuga.


I Nazional- anarchici sono talvolta descritti come razzisti o neo-nazisti cripto-fascisti. Come vi giustificate in relazione a questo ?

HC : In primo luogo, è un po' assurdo doversi difendere senza sosta da alcune accuse calunniose di fanatici sovreccitati. Sono totalmente contrario alla all'odio razziale , al razzismo . Questo non è perché siamo contrari all'immigrazione di massa , arma del Capitale per dirla come Marx, non perché siamo contrari all'ideologia di un meticciato generalizzato, che mira a trasformare tutti i popoli in consumatori-cloni indifferenziati , che facciamo professione di razzismo. Queste affermazioni sono di una rara stupidità , ed è un travisamento della verità che deve essere denunciato senza tregua. I Nazional-Anarchici cercano di preservare la diversità del genere umano, ricchezza insostituibile che sparirebbe per sempre di fronte ad una mescolanza sempre più diffusa ed incontrollata. Se ci opponiamo all'ideologia dominante del meticciato, è perché questa tendenza è un pericolo per la diversità. Ma la scelta dovrebbe essere lasciata a ciascuno. Ma in nessun caso ci salterebbe in testa di rifiutare un individupo meticcio, d’origini miste , o una coppia cosiddetta mista. A questo proposito, discutiamo, proponiamo, ma non imponiamo nulla. Inoltre, abbiamo camerati di tutte le origini e di tutte le etnie e, talvolta, amici di tutto rispetto. L'internazionalismo è a mio parere una solidarietà internazionale tra tutti i popoli che lottano per la loro emancipazione, non una sorta di globalismo sinonimo di negazione di tutti i confini e tutte le identità nazionali. Riguardo le sempiterne accuse di neo-nazismo e cripto-fascismo , che valgono ciascuna un buon Godwin , le smontiamo senza problemi indicando la loro inettitudine in due punti fondamentali. In primo luogo , il fascismo si basa sul culto della gerarchia, autorità e Stato. Il Nazional-Anarchismo combatte la gerarchia, è anti-autoritario e anti-statalista. E, infine , il nazismo non è stato altro che una tipologia razzista e razzialista del fascismo , il Nazional-Anarchismo, che non è razzista, ma etno-differenzialista, non può essere ulteriormente classificato come nazista né cripto-fascista. Tutto questo non è così difficile da capire. Poi, certo, non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere…


Cosa rispondete a coloro che vogliono equiparare il vostro antisionismo all’antisemitismo ?

HC : Dobbiamo finire una volta per tutte con questo terrorismo intellettuale di assimilare sistematicamente ogni opposizione al sionismo con l'antisemitismo. E’ un’enorme truffa. Il sionismo è nazionalismo ebraico pro-Israele. L’antisionismo è quindi in opposizione al sionismo sul piano politico. L’antigiudaismo, lui sì, concerne la religione. E l'antisemitismo, termine improprio perché anche gli arabi sono semiti, è l'odio e il rifiuto dell’ebreo dal punto di vista "razziale". Non c’è dunque alcun legame oggettivo tra opposizione politica a una dottrina e ad un’entità, opposizione religiosa, e razzismo. Ci sono anche molti ebrei antisionisti , e non sono meno radicali. Coloro che sostengono il contrario mentono , e lo sanno molto bene in fondo. I Nazional-Anarchici non sono antisemiti . Hanno anche tra i loro riferimenti, tra gli altri, Gustav Landauer , anarchico ebreo tedesco ucciso nel 1919 dalle forze reazionarie. Le bugie , le calunnie e la diffamazione devono cessare.


Alcuni criticano anche il vostro sostegno per Gheddafi e il suo lavoro...

HC : La stragrande maggioranza di quelli che stupidamente adducono prove discriminanti su questo punto sono in genere dei grandissimi ignoranti che non sanno nemmeno di cosa stiamo parlando. Ancora una volta, più di 40 anni di propaganda mediatica per demonizzare Gheddafi e il suo "regime" hanno fatto gravi danni. Soprattutto sulle menti deboli e più manipolabili. Ho anche notato che confondono ancora l'Islam con Gheddafi , mentre è proprio l' islamismo di al Qaeda e di simili ratti, sostenute dai criminali imperialisti della NATO, che ha ucciso la Libia Jamahiriya! Un vero peccato! Non ci sono commenti... Ignorano il loro spaventoso pregiudizio, e quindi si preoccupano di scoprire ciò che realmente sono i principi della Terza Teoria Universale, il socialismo verde. Avranno la sorpresa di vedere che tutto si basa sulla democrazia diretta , il socialismo non marxista , l’anti-imperialismo, l'abolizione del lavoro salariato, la gratuità di molte cose, il progressismo sociale, etc. Tutto questo è perfettamente delineato nel Libro Verde di Muammar Gheddafi , che consiglio vivamente. Se è esisto un paese il cui sistema è stato il più vicino possibile al socialismo libertario, è stato la Jamahiriya libica. Del resto, Muammar Gheddafi stesso ha più volte citato Proudhon , Bakunin e Kropotkin tra le sue influenze . Non è un caso, e il Libro verde lo dimostra. Smettiamo di ingoiare le bugie dei criminali imperialisti del 2011. Vergogna a chi ha approvato o era indifferente.


Sei anche attivo nell’ecologia profonda e nella difesa degli animali. Questa lotta è per voi secondaria rispetto agli altri obiettivi ?

HC : No, tutto è complementare . Per i Nazionali-Anarchici la liberazione umana, la liberazione animale e la liberazione della Terra formano un tutto inscindibile. Come hanno proclamato i compagni di Raven Banner Collective nel 1992, coscienza ecologica, una consapevolezza chiamata Earth First ! - "Prima la Terra”- , deve essere presente nel cuore di tutti la trasformazione rivoluzionaria della società. Lo stesso vale per il bene dei nostri fratelli animali. Per parafrasare Bakunin, direi che mi sento davvero libero solo con la libertà degli altri. L' industria della carne, l'agricoltura, la vivisezione, la caccia, la pesca, la corrida, circhi e zoo minacciano gli animali, esseri sensibili, così come l'inquinamento, l'urbanizzazione e lo scandaloso sfruttamento affamato di risorse minacciano l'ambiente e la Madre Terra. Inoltre , lo sfruttamento mostruoso di animali ha un impatto catastrofico sul piano ambientale e sanitario, quindi anche sugli umani. Tutto è collegato.

Vi si classifica anche come regionalisti.

HC : Questo del regionalismo termine è un termine improprio. Si riferisce al concetto di "regione", di “provincia" dipendente da uno stato centrale . Non siamo necessariamente indipendentisti , quando si tratta della creazione di un nuovo Stato-Nazione. Il termine più appropriato per i Nazional-Anarchici è di autonomisti . L’autonomismo è ben più radicale rispetto al desueto regionalismo , ma senza il controllo dello stato che tanto prude ad alcuni nazionalisti separatisti . La dottrina Nazional-Anarchica promuove la ripartizione delle Nazioni Unite esistenti, per dividerle in diverse regioni autonome, federate insieme per affinità, e possono essere raggruppate in grandi confederazioni o federazioni di federazioni, sulla scala di uno stato continentale o addirittura in corso, per esempio. E anche queste regioni autonome federate potrebbero essere indotte a svilupparsi in strutture federali a tutti i livelli. Questo per garantire la massima autonomia a tutti. Questo è il motivo per cui siamo dei federalisti integrali, come sostenitori del federalismo interno ed esterno . Da qui il nostro sostegno generale per molte lotte di liberazione nazionale e sociale, non solo nella presunta Francia, ma anche in tutto il mondo.


Andrete a votare alle prossime elezioni ?

HC : Giammai nella vita, gli dèi mi preservino! Non voglio firmare un assegno in bianco per i truffatori che vogliono solo essere califfo al posto del califfo, che usurpano la sovranità popolare coprendosi pudicamente nelle pieghe avvolte da una falso "democrazia" . La democrazia, quella vera, non ha nulla a che fare con questa sinistra farsa di elezioni e fasulla alternanza. Questo sistema ha vissuto troppo a lungo , e sufficientemente abusato delle masse . Il suo tempo è scaduto, come deve finire l'era dei governi e delle Nazioni Unite . Si lasci spazio ad una vera democrazia , dai popoli e per i popoli.


Sostenete la democrazia diretta ?

HC : Si, assolutamente . La pseudo -"democrazia" parlamentare indiretta , " di rappresentazione" è la falsificazione totale di una vera democrazia una parola che è stata completamente spogliata del suo significato originario . Il sistema attuale non è affatto una democrazia. Si potrebbe anche dire che è tutto il contrario. In realtà è una oligarchia, in cui il potere è appannaggio di pochi che lo esercitano per mantenere il controllo. I Nazional-Anarchici sostengono la democrazia diretta vera e propria, con il controllo popolare e l'eventuale revoca del mandato . Ci sono diversi orientamenti da studiare per andare in questa direzione. C'è già la prima delle tre parti del Libro Verde di Muammar Gheddafi , che si è dedicato alla questione della democrazia diretta e della sua organizzazione, che è fatta brillantemente . Possiamo anche fare riferimento alla democrazia ateniese , ad esempi svizzeri e venezuelani in diverse esperienze storiche , come ad esempio il Comune di Budapest nel 1956, gli anarchici della Catalogna durante la guerra civile spagnola , l'esperienza di Ucraina dei makhnovisti, etc . E si può anche rivolgersi a iniziative dei cittadini in questa direzione che stanno spuntando ovunque in Francia ed in Europa negli ultimi anni. Pensiamo , ad esempio, e tra gli altri, al movimento per la vera democrazia che ruota intorno a Stephen Chouard .


Qual è la posizione nazional-anarchista rispetto al revisionismo storico ?

HC : Questa domanda è a discrezione di ciascuno, le opinioni sul tema possono essere molte e diverse , a seconda dell'individuo . L’Alleanza Nazional-Anarchista non è in ogni caso destinata ad impegnarsi nell'attivismo per la causa di storici revisionisti e del loro lavoro. Tuttavia, ci vuole una posizione chiara per la libertà di ricerca, di espressione e di pubblicazione / diffusione per i revisionisti , e l'apertura di un dibattito pubblico libero. Chiede l'abrogazione della legge scellerata e liberticida detta legge Fabius - Gayssot .


Siete coinvolto nelle cosiddette azioni “di terra”? Sostenete azioni violente ?

HC : Personalmente , assolutamente no. Le milizie che appoggiano il sistema , questi idioti utili all'ordine borghese che sono di sinistra e gli altri "Antifa" hanno incancrenito troppo profondamente i movimenti sociali e gli attivisti nel loro insieme al tal punto che non ci possiamo fare illusioni in merito a questo punto. Almeno allo stato attuale delle cose. Comunque , dubito della competenza e del livello di coscienza politica della classe operaia , né tantomeno credo nelle virtù della rivoluzione violenta . Da buon proudhoniano che si rispetti, aspiro ad una rivoluzione “dolce", attraverso riforme radicali e graduali. E soprattutto , è la rivoluzione degli spiriti che deve prima dare i suoi frutti . Condanniamo fermamente le violenze e i danni commessi da orde di sinistra e "antifa" decerebrati, di recente .


Grazie per questa intervista. Infine, qual è lo stato attuale del movimento Nazional-Anarchico? Le vostre aspettative sono state soddisfatte ?

HC : La sezione inglese, il Movimento Nazional-Anarchico ( N.A.M. ) animato da Troy Southgate, è ad oggi la parte più sviluppata e ha il più grande impatto a livello mondiale. L’Alleanza-Nazional-Anarchica ha registrato un netto aumento del suo pubblico sempre più chiaro, mano a mano che si abbattono i muri di menzogne e calunnie. Esistono sezioni negli Stati Uniti, in Spagna, Catalogna, Italia, Portogallo, Polonia, Russia, Ungheria , Canada, Brasile, Australia... e probabilmente ne ho dimenticate alcune. La corrente Nazional-Anarchica è attualmente in piena espansione internazionale. Il nostro messaggio è finalmente passato e bene. I nostri avversari e i nostri nemici un po’ ovunque dovranno d’ora in avanti - e ora sempre di più – fare i conti con questa forza per il futuro che noi incarniamo.


al netto di parecchie cose che non condivido, potrebbe venir fuori una discussione interessante

LupoSciolto°
21-04-17, 17:37
Hans Cany mi sembra un personaggio pittoresco e provocatorio. Una sorta di cugino "libertario" del più noto Limonov. Che dire? Ovviamente io non sono anarchico (né collettivista, né individualista e nemmeno nazionale) ma qualche piccolo spunto di riflessione può essere estrapolato da questa intervista. La Jamaria libica, senz'altro, è stata un forma di socialismo terzista. Sicuramente Gheddafi non ha seguito alla lettera quanto scritto nel ben noto "Libro Verde", ci mancherebbe altro, ma parliamo comunque di un testo interessante, testo che ogni autentico socialista dovrebbe leggere.

Per il resto condivido i concetti di democrazia diretta, di tutela dell'ambiente ma anche una certa diffidenza verso il voto.

Rimango un po' perplesso di fronte al tema del "differenzialismo etnico" ma , da quanto ho letto, non pare che Cany voglia entrare nei letti della gente per decidere chi si deve accoppiare con chi.

PS: Se posti 'sta roba su "Anarchismo", come minimo, si creerà la coalizione scveik, gilanico, nazkol .

Kavalerists
21-04-17, 21:38
Hans Cany mi sembra un personaggio pittoresco e provocatorio. Una sorta di cugino "libertario" del più noto Limonov. Che dire? Ovviamente io non sono anarchico (né collettivista, né individualista e nemmeno nazionale) ma qualche piccolo spunto di riflessione può essere estrapolato da questa intervista. La Jamaria libica, senz'altro, è stata un forma di socialismo terzista. Sicuramente Gheddafi non ha seguito alla lettera quanto scritto nel ben noto "Libro Verde", ci mancherebbe altro, ma parliamo comunque di un testo interessante, testo che ogni autentico socialista dovrebbe leggere.

Per il resto condivido i concetti di democrazia diretta, di tutela dell'ambiente ma anche una certa diffidenza verso il voto.

Rimango un po' perplesso di fronte al tema del "differenzialismo etnico" ma , da quanto ho letto, non pare che Cany voglia entrare nei letti della gente per decidere chi si deve accoppiare con chi.

PS: Se posti 'sta roba su "Anarchismo", come minimo, si creerà la coalizione scveik, gilanico, nazkol .
E infatti l'amico Dean, che non è fesso, l'ha postata qui!:D
Per il resto trovo anch'io interessanti molti spunti, ed in generale tutta l'intervista che mi sembra un buon "sunto" per meglio comprendere i punti cardine dell'idea nazionalanarchica.
Poi vabbè, magari verrà qualcuno a spiegarci che non possono esistere anche se esistono...ma sicuramente non lo farà su questo forum! :rolleyes: :D

Lèon Kochnitzky
22-04-17, 00:24
Infatti, in Anarchismo non ci scrivo più. Non per qualcosa, ma mi rendo sempre più conto di non avere molto a che fare con l'anarchismo classico che piace ai dogmatici, e dunque, avendo ben più cose in comune con voi, mi pare molto più logico partecipare qui.

Riguardo all'intervista, Hans. C non piace neanche a me, come, in genere, non mi piacciono i nazional-anarchici per le loro occhiatine all'idea nazionalista volkish e al paganesimo di marca evoliana. Diciamo pure che si sente un po' di puzza di veteronazismo, anche se non si può dire che lo siano.
Ma hanno anche qualche (minimo) spunto interessante, come appunto l'aver fatto emergere il discorso "nazionale" nell'ottica anarchica. O, meglio, "comunitarista".
Infatti, se parliamo di un comunitarismo libertario (anche influenzato da certi spunti finiani, che egli stesso definisce "libertari") allora siamo a cavallo. Comunità non è nazione nel senso ottocentesco, e nessun anarchico potrebbe mai condividere un'idea di nazione ottocentesca e risorgimentale. La "nazione", come ben spiega Cany, è la piccola patria (la regione, per esempio), per chi ci crede, ma ci sno variabili non soltanto culturali o nazionali, ma anche filosofiche. Mi vengono in mente quelle comunità autogestite che non si riconoscono nel modello sociale dominante, si prendono un pezzo di terra sulle montagne e lo coltivano, chiudendosi al resto.
Ecco, cosa certamente rimarca il pensiero N-A è il rifiuto del modello popperiano.
Che sia su basi etniche (cosa che non condivido), o sociali, o filosofiche o territoriali, la "nazione" demarca dei confini e non è aperta al modello globalizzato.

Kavalerists
22-04-17, 01:09
Ma, per quanto io abbia per il resto idee parecchio differenti dalle loro, invece ho sempre condiviso l'idea del differenzialismo etnico-culturale, che nella sua ricerca di preservare nel rispetto reciproco le differenze che esistono tra i popoli, rappresenta l'esatto opposto sia del razzismo suprematista alla white power, e sia dell'omologazionismo di stampo globalista e liberale alla Popper.
Quanto al ritorno a piccole comunità o addirittura alle micro, o l'idea del pezzo di terra sulla montagna che tutti coltivano e campano solo di quello, per quanto fascinose possano essere mi sembrano abbastanza utopistiche e passatiste, e come esempio mi fanno venire in mente le comunità Amish.

Lèon Kochnitzky
22-04-17, 14:25
Sul tema l'immigrazione differisco da loro e mi sento più vicino alle posizioni espresse dalla sinistra rizziana. Il problema non è "differenzialistico", o per lo meno non in via prioritaria, ma economico e d'impatto. Migrazioni di massa in un contesto globalizzato del capitalismo rapace, favoriscono l'abbattimento dei diritti sociali dei lavoratori autoctoni, ma anche di quelli che emigrano. Abbassano i salari e aumentano la concorrenza fra "poveri". E poi c'è un problema di "sicurezza", che non si sa perché dai libertari è poco sentito, ma una civiltà libertaria non può essere costruita se non v'è armonia tra i membri.

LupoSciolto°
22-04-17, 19:18
Sul tema l'immigrazione differisco da loro e mi sento più vicino alle posizioni espresse dalla sinistra rizziana. Il problema non è "differenzialistico", o per lo meno non in via prioritaria, ma economico e d'impatto. Migrazioni di massa in un contesto globalizzato del capitalismo rapace, favoriscono l'abbattimento dei diritti sociali dei lavoratori autoctoni, ma anche di quelli che emigrano. Abbassano i salari e aumentano la concorrenza fra "poveri". E poi c'è un problema di "sicurezza", che non si sa perché dai libertari è poco sentito, ma una civiltà libertaria non può essere costruita se non v'è armonia tra i membri.

Anch'io sono rizziano (cioè comunista) quando si parla di immigrazione di massa. Con una sola differenza: Rizzo pensa che solo equiparando i salari tra lavoratori autoctoni e stranieri, si potrà sconfiggere la xenofobia e l'odio strisciante per i non italiani. Peccato, però, che una simile misura la potrà prendere solo un governo rivoluzionario. Ti immagini i padroni che rinunciano alla mano d'opera a basso costo? Poi, bisogna essere onesti, esistono delle differenze culturali tra italiani e stranieri. Alle volte queste differenze arricchiscono, altre volte...creano incomprensione e conflitti. E non possiamo nemmeno dimenticare l'altissimo tasso di disoccupazione che colpisce il nostro paese. Dire "No" all'immigrazione di massa, non è di per se un concetto "razzista", "fascista" o altro. Fermo restando che non saranno certo le frontiere a fermare un tale e grave fenomeno (la ricetta vincente, e qui torniamo al Rizzo-pensiero, è il superamento del capitalismo e dell'imperialismo).

Jerome
18-11-17, 21:59
https://nazionalanarchismo.jimdo.com/metapolitica/alain-de-benoist/

Intervista ad Alain de Benoist dal sito Nazionalanarchismo

Kavalerists
19-11-17, 04:24
https://nazionalanarchismo.jimdo.com/metapolitica/alain-de-benoist/

Intervista ad Alain de Benoist dal sito Nazionalanarchismo

"Mi si potrebbe sicuramente definire con un uomo di sinistra di destra, o anche come un uomo che ha idee di sinistra e valori di destra. Ciò mi consente di dare ragione sia agli uomini di sinistra che agli uomini di destra ogni volta che sostengono idee che considero giuste. Ma di fatto da un pezzo non mi preoccupo più delle etichette."

RibelleInEsilio
19-11-17, 10:39
Grazie per aver rimesso in evidenza, mi ero perso questa discussione.

Ad essere franco io non mai capito certe forzature nazional-bolsceviche figurarsi parlare di nazional-anarchismo che per me è ossimoro, la Nazione è comunità spirituale e fisica, l'assenza di ordine strutturato ne determina la fine. Il resto, ossia lo spezzettamento in microcomunità mi pare roba molto da decrescita felice che è sempre stato uno dei punti base di gruppi come i nazionalisti autonomi.

Punti che cozzano in maniera netta con la dialettica e l'impianto strutturale Socialista, primitivo e puro o nelle sue sfumature.

Io credo nella Nazione e nello Stato dove entrambi gli elementi sono fusi in una sola forza, credo nella Repubblica, una, santa, rivoluzionaria e indiscutibile, nel Lavoro come fulcro del benessere sociale e nel Popolo come capo indiscusso e sovrano di tale entità. Non so se posso essere considerato una buona camicia nera, ma sono certo che sarei una buona giubba rossa. Fatico a trovare appigli in qualsiasi cosa contenga il prefisso "anarco-", per me filosofie, magari interessanti, ma dalle bassissime se non nulle possibilità applicative.

Lèon Kochnitzky
19-11-17, 19:05
Ad essere franco io non mai capito certe forzature nazional-bolsceviche figurarsi parlare di nazional-anarchismo che per me è ossimoro, la Nazione è comunità spirituale e fisica, l'assenza di ordine strutturato ne determina la fine. E allora le comunità aborigene, che sono comunità chiuse, e non hanno generato uno stato verticale, come fanno a sopravvivere? Nazional anarchismo e anarcotribalismo sono sinonimi.


Il resto, ossia lo spezzettamento in microcomunità mi pare roba molto da decrescita felice che è sempre stato uno dei punti base di gruppi come i nazionalisti autonomi.

Punti che cozzano in maniera netta con la dialettica e l'impianto strutturale Socialista, primitivo e puro o nelle sue sfumature.Senz'altro cozzano con il socialismo marxista e con quello statalista, ma ad esempio Proudhon era un socialista (libertario) e federalista e gente come de Ambris e altri militanti fiumani erano anarchici, individualisti e hanno dato vita ad una Città autonoma, sul modello delle polis greche, che ha funzionato per 16 mesi.

Mi trovi d'accordo sul fatto che l'anarchismo tout court abbia diverse falle (soprattutto la sua moderna rilettura centrosocialoide) e che probabilmente ogni anarchico ti dirà che crede in un anarchismo sempre diverso da qualcosa. D'altronde è uno dei pochi pensieri filosofici che ha subito diverse commistioni, rispetto al socialismo e al liberalismo

italicum
19-11-17, 20:41
Ma, per quanto io abbia per il resto idee parecchio differenti dalle loro, invece ho sempre condiviso l'idea del differenzialismo etnico-culturale, che nella sua ricerca di preservare nel rispetto reciproco le differenze che esistono tra i popoli, rappresenta l'esatto opposto sia del razzismo suprematista alla white power, e sia dell'omologazionismo di stampo globalista e liberale alla Popper.
Quanto al ritorno a piccole comunità o addirittura alle micro, o l'idea del pezzo di terra sulla montagna che tutti coltivano e campano solo di quello, per quanto fascinose possano essere mi sembrano abbastanza utopistiche e passatiste, e come esempio mi fanno venire in mente le comunità Amish.

In realtà il cosidetto 'White Power', perlomeno nell'accezione inglese, è ed è sempre stato SEPARATISTA e ISOLAZIONISTA. Il 'white power' che intendi tu, invece, o si riferisce a certo andazzo tipo Stati Confederati (e non solo loro, visto che anche al nord, fino agli anni '60 e oltre, specie nel mondo del lavoro, c'è sempre stata una visione di inferiorità delle persone di colore) o all'odierno capitalismo imprenditoriale italiano, dove si assumono neri e africani con il puro intento di sfruttarli perchè ritenuti 'inferiori'.

italicum
19-11-17, 20:53
Grazie per aver rimesso in evidenza, mi ero perso questa discussione.

Ad essere franco io non mai capito certe forzature nazional-bolsceviche figurarsi parlare di nazional-anarchismo che per me è ossimoro, la Nazione è comunità spirituale e fisica, l'assenza di ordine strutturato ne determina la fine. Il resto, ossia lo spezzettamento in microcomunità mi pare roba molto da decrescita felice che è sempre stato uno dei punti base di gruppi come i nazionalisti autonomi.

Punti che cozzano in maniera netta con la dialettica e l'impianto strutturale Socialista, primitivo e puro o nelle sue sfumature.

Io credo nella Nazione e nello Stato dove entrambi gli elementi sono fusi in una sola forza, credo nella Repubblica, una, santa, rivoluzionaria e indiscutibile, nel Lavoro come fulcro del benessere sociale e nel Popolo come capo indiscusso e sovrano di tale entità. Non so se posso essere considerato una buona camicia nera, ma sono certo che sarei una buona giubba rossa. Fatico a trovare appigli in qualsiasi cosa contenga il prefisso "anarco-", per me filosofie, magari interessanti, ma dalle bassissime se non nulle possibilità applicative.

Per quanto riguarda Autonomi Nazionalisti/Resistenza Nazionale ti posso dire che non c'è stata nessuna vicinanza con teorie quali lo 'spezzettamento in microcomunità' o per teorie come la 'decrescita felice', quanto piuttosto una simpatia per chiunque rimettesse in discussione il sistema vigente. Ma non nei termini di certo sinistrume alternativo, che porta da sempre avanti la critica (più astratta che concreta) di simboli e realtà, quanto piuttosto di quello che ne stava alla base, ossia le pratiche su cui si reggono tali sistemi e tali realtà.

Tradotto: loro non ce l'avevano con gli oggetti e i consumi (ovvio, non il consumismo e la schiavitù verso gli oggetti, che sono il lato deteriore e imperialista del sistema e che portano poi a cancri quali sfruttamento, precarietà, inquinamento, ecc, e che sono stati fin dalla loro nascita l'obiettivo centrale delle loro critiche), ma con lo sfruttamento dei lavoratori, dell'ambiente, il focus sul profitto, la mancanza di Etica nei rapporti sociali, ecc.
Ossia, non erano/sono hippy o adepti di un'utopia, nè tantomeno comunisti, ma Cittadini Nazionali Sociali che lottano per avere una società migliore e libera dalla schiavitù del capitalismo criminale!

Kavalerists
19-11-17, 20:59
In realtà il cosidetto 'White Power', perlomeno nell'accezione inglese, è ed è sempre stato SEPARATISTA e ISOLAZIONISTA. Il 'white power' che intendi tu, invece, o si riferisce a certo andazzo tipo Stati Confederati (e non solo loro, visto che anche al nord, fino agli anni '60 e oltre, specie nel mondo del lavoro, c'è sempre stata una visione di inferiorità delle persone di colore) o all'odierno capitalismo imprenditoriale italiano, dove si assumono neri e africani con il puro intento di sfruttarli perchè ritenuti 'inferiori'.
Suprematista e isolazionista quanto vuoi, ma mi viene difficile negare una certa accezione suprematista già nel concetto stesso di White Power. Che poi possa anche restare solo a livello concettuale, ideale, ed ad un livello pratico e concreto i "whitepower" si muovano maggiormente sostenendo politiche semplicemente separatiste, potenzialmente più fattibili e più spendibili anche a livello di diffusione propagandistica, questo invece non faccio affatto fatica a crederlo.

Kavalerists
19-11-17, 21:03
Per quanto riguarda Autonomi Nazionalisti/Resistenza Nazionale ti posso dire che non c'è stata nessuna vicinanza con teorie quali lo 'spezzettamento in microcomunità' o per teorie come la 'decrescita felice', quanto piuttosto una simpatia per chiunque rimettesse in discussione il sistema vigente. Ma non nei termini di certo sinistrume alternativo, che porta da sempre avanti la critica (più astratta che concreta) di simboli e realtà, quanto piuttosto di quello che ne stava alla base, ossia le pratiche su cui si reggono tali sistemi e tali realtà.

Tradotto: loro non ce l'avevano con gli oggetti e i consumi (ovvio, non il consumismo e la schiavitù verso gli oggetti, che sono il lato deteriore e imperialista del sistema e che portano poi a cancri quali sfruttamento, precarietà, inquinamento, ecc, e che sono stati fin dalla loro nascita l'obiettivo centrale delle loro critiche), ma con lo sfruttamento dei lavoratori, dell'ambiente, il focus sul profitto, la mancanza di Etica nei rapporti sociali, ecc.
Ossia, non erano/sono hippy o adepti di un'utopia, nè tantomeno comunisti, ma Cittadini Nazionali Sociali che lottano per avere una società migliore e libera dalla schiavitù del capitalismo criminale!

Come mai ne parli al passato?:confused: Spero che esistano ancora...

italicum
19-11-17, 22:14
Come mai ne parli al passato?:confused: Spero che esistano ancora...

Da quel che so come 'gruppo' non mi risultano più attivi a livello stradaiolo. Non ho idea se a livello locale qualche gruppo stia ancora operando, ma parlando con uno di loro via FB così mi è stato detto. Il gruppo che gestisce il blog di controinformazione antimondialista Resistenza Nazionale invece continua ad andare avanti.

Lèon Kochnitzky
19-11-17, 22:56
Per quanto riguarda Autonomi Nazionalisti/Resistenza Nazionale ti posso dire che non c'è stata nessuna vicinanza con teorie quali lo 'spezzettamento in microcomunità' o per teorie come la 'decrescita felice', quanto piuttosto una simpatia per chiunque rimettesse in discussione il sistema vigente. Ma non nei termini di certo sinistrume alternativo, che porta da sempre avanti la critica (più astratta che concreta) di simboli e realtà, quanto piuttosto di quello che ne stava alla base, ossia le pratiche su cui si reggono tali sistemi e tali realtà.

Tradotto: loro non ce l'avevano con gli oggetti e i consumi (ovvio, non il consumismo e la schiavitù verso gli oggetti, che sono il lato deteriore e imperialista del sistema e che portano poi a cancri quali sfruttamento, precarietà, inquinamento, ecc, e che sono stati fin dalla loro nascita l'obiettivo centrale delle loro critiche), ma con lo sfruttamento dei lavoratori, dell'ambiente, il focus sul profitto, la mancanza di Etica nei rapporti sociali, ecc.
Ossia, non erano/sono hippy o adepti di un'utopia, nè tantomeno comunisti, ma Cittadini Nazionali Sociali che lottano per avere una società migliore e libera dalla schiavitù del capitalismo criminale!

Però converrai con me che dal lato estetico hanno praticamente preso a "prestito" (per modo di dire) quello che è lo stile dell'alternativo/antagonista di sinistra : felpe, cappelli neri con visiera, jeans, anfibi o adidas, moschettoni, tatuaggi, musica rock punk o hardcore ecc? (premesso: non è un giudizio morale, perchè alcuni di questi spunti li faccio anche miei , da sempre, a, di là delle idee)

italicum
20-11-17, 17:07
Però converrai con me che dal lato estetico hanno praticamente preso a "prestito" (per modo di dire) quello che è lo stile dell'alternativo/antagonista di sinistra : felpe, cappelli neri con visiera, jeans, anfibi o adidas, moschettoni, tatuaggi, musica rock punk o hardcore ecc? (premesso: non è un giudizio morale, perchè alcuni di questi spunti li faccio anche miei , da sempre, a, di là delle idee)

Mah, difficile da dire....io ricordo che già negli '80 i cappelli neri li portavano 'a destra' (termine che odio, ma usiamolo per capirci), idem le felpe col cappuccio. Per non parlare delle Adidas (o New Balance, che già a fine '80 la N stave per Nazional...). Gli anfibi poi sono da sempre non sinistroidi.

Purtroppo anche per l'estetica vale quanto visto per le idee: l'antimondialismo è un'idea e visione 'di destra' (guarda solo in termine 'mondialismo' dove nasce...) ma è stato hackerato 'a sinistra' dal 1988, in maniera anche ipocrita volendo. E specie grazie ai media, che hanno nel 1999 creato il termine 'no global'.
Oltretutto, lo stesso Bertinotti e i vari social forum respingevano l'etichetta di 'no global' in quanto, lo dicevano loro, era una cosa 'di destra', mentre loro si sono sempre etichettati come 'new global'.

Kavalerists
20-11-17, 18:37
Mah, difficile da dire....io ricordo che già negli '80 i cappelli neri li portavano 'a destra' (termine che odio, ma usiamolo per capirci), idem le felpe col cappuccio. Per non parlare delle Adidas (o New Balance, che già a fine '80 la N stave per Nazional...). Gli anfibi poi sono da sempre non sinistroidi.

Purtroppo anche per l'estetica vale quanto visto per le idee: l'antimondialismo è un'idea e visione 'di destra' (guarda solo in termine 'mondialismo' dove nasce...) ma è stato hackerato 'a sinistra' dal 1988, in maniera anche ipocrita volendo. E specie grazie ai media, che hanno nel 1999 creato il termine 'no global'.
Oltretutto, lo stesso Bertinotti e i vari social forum respingevano l'etichetta di 'no global' in quanto, lo dicevano loro, era una cosa 'di destra', mentre loro si sono sempre etichettati come 'new global'.
O ancora più fraudolentemente "alter global".

LupoSciolto°
20-11-17, 19:52
O ancora più fraudolentemente "alter global".

Esatto, si definiscono "alterglobalisti": sì alla globalizzazione dei diritti, no alla globalizzazione dei capitali (almeno in teoria!!).

LupoSciolto°
20-11-17, 19:56
Questo forum, onde evitare equivoci, non ha nulla a che spartire con teorie come il "potere bianco". In un simile caso avremmo aderito a DR e seguito i consigli di ray-immondo e nazkol.

La nostra opposizione all'immigrazione di massa non ha radici in sentimenti razzisti o xenofobi. Siamo contrari allo sfruttamento della mano d'opera a basso costo e siamo per far sì che la priorità lavorativa e abitativa venga garantita ai cittadini italiani (pure la costituzione antifascista lo afferma).

Lèon Kochnitzky
20-11-17, 20:37
Mah, difficile da dire....io ricordo che già negli '80 i cappelli neri li portavano 'a destra' (termine che odio, ma usiamolo per capirci), idem le felpe col cappuccio. Per non parlare delle Adidas (o New Balance, che già a fine '80 la N stave per Nazional...). Gli anfibi poi sono da sempre non sinistroidi. in parte e' vero ciò che dici, se consideriamo che molto dello stile stradaiolo, poi ripreso dai movimenti politici radicali, o viene dal movimento skin e punk o da quello ultrà. E' anche vero che, se hai fatto una determinata scelta esistenziale, non è che puoi andare in giro in giacca e cravatta (a meno che non ambisci a fare il politico di professione).


Purtroppo anche per l'estetica vale quanto visto per le idee: l'antimondialismo è un'idea e visione 'di destra' (guarda solo in termine 'mondialismo' dove nasce...) ma è stato hackerato 'a sinistra' dal 1988, in maniera anche ipocrita volendo. E specie grazie ai media, che hanno nel 1999 creato il termine 'no global'.
Oltretutto, lo stesso Bertinotti e i vari social forum respingevano l'etichetta di 'no global' in quanto, lo dicevano loro, era una cosa 'di destra', mentre loro si sono sempre etichettati come 'new global'.
Certo, ma a sinistra hanno sempre specificato che il loro è un antiglobalismo economico (antiliberista) , ma globalisti lo sono a livello culturale (no borders e robe del genere). La "destra" (e qui ci metto davvero tutto, anche se è solo per capirci, cioè dal neofascismo, ai tradizionalisti, fino anche ai pochissimi e rari anarchici identitari di cui parla il thread) è antimondialista in senso prevalentemente culturale e, relativamente da alcuni anni, anche economico.

RibelleInEsilio
21-11-17, 04:28
Per quanto riguarda Autonomi Nazionalisti/Resistenza Nazionale ti posso dire che non c'è stata nessuna vicinanza con teorie quali lo 'spezzettamento in microcomunità' o per teorie come la 'decrescita felice', quanto piuttosto una simpatia per chiunque rimettesse in discussione il sistema vigente. Ma non nei termini di certo sinistrume alternativo, che porta da sempre avanti la critica (più astratta che concreta) di simboli e realtà, quanto piuttosto di quello che ne stava alla base, ossia le pratiche su cui si reggono tali sistemi e tali realtà.

Tradotto: loro non ce l'avevano con gli oggetti e i consumi (ovvio, non il consumismo e la schiavitù verso gli oggetti, che sono il lato deteriore e imperialista del sistema e che portano poi a cancri quali sfruttamento, precarietà, inquinamento, ecc, e che sono stati fin dalla loro nascita l'obiettivo centrale delle loro critiche), ma con lo sfruttamento dei lavoratori, dell'ambiente, il focus sul profitto, la mancanza di Etica nei rapporti sociali, ecc.
Ossia, non erano/sono hippy o adepti di un'utopia, nè tantomeno comunisti, ma Cittadini Nazionali Sociali che lottano per avere una società migliore e libera dalla schiavitù del capitalismo criminale!

Certo, ma infatti non sto parlando degli autonomi, anzi, a mio modesto parere se deve esserci un interlocutore loro sarebbero i primi.

Io mi riferisco a certi minestroni "anarco-identitari" e robe varie, concetti davvero difficili da accostare tanto a livello ideologico quanto a livello pratico. In soldoni, la messa in discussione del sistema dei capitali con conseguente non-organizzazione non ha davvero senso: il capitalismo nasce da pochi che sfruttano la disorganizzazione della classe lavoratrice, è proprio dall'anarchia che nasce lo sfruttamento che si trasforma nelle varie forme di capitalismo.

Quale identità, poi, possa svilupparsi all'interno di una società non strutturata resta per me un bel mistero, senza premettere che l'anarchismo in tutte le sue sfumature non è altro che utopia.

RibelleInEsilio
21-11-17, 05:34
E allora le comunità aborigene, che sono comunità chiuse, e non hanno generato uno stato verticale, come fanno a sopravvivere? Nazional anarchismo e anarcotribalismo sono sinonimi.


E chi l'ha detto? Tre quarti delle società aborigene sono rette da capi spirituali, tribali o comunque da oligarchie, sono rare le società acefale. Anzi, spesso la vita delle comunità è scandita da ritmi assolutamente precisi e da norme e regole tutt'altro che libertarie.



Mi trovi d'accordo sul fatto che l'anarchismo tout court abbia diverse falle (soprattutto la sua moderna rilettura centrosocialoide) e che probabilmente ogni anarchico ti dirà che crede in un anarchismo sempre diverso da qualcosa. D'altronde è uno dei pochi pensieri filosofici che ha subito diverse commistioni, rispetto al socialismo e al liberalismo

Ma infatti per me uno può essere anarchico, ma essere anarchico ed essere anticapitalista allo stesso tempo lo vedo un po' come un accostamento che ha un grande paradosso: partendo dall'analisi del capitalismo la conclusione più semplice è che questo è frutto della non-coesione e delle debolezze delle sotto-classi, l'esperienza delle società umane meno sviluppate lo insegna benissimo, vedi Sudamerica. Come si può pensare di abbatterlo in maniera naturale senza la presenza di uno stato compatto guidato da un popolo unito?

Se mi si viene a parlare di "come sarebbe se" senza tenere conto delle esigenze sociali dei popoli cadiamo ovviamente nell'idea di decrescita, nel ruralismo, nell'ecologismo e nell'utopico. Un po' come dire per combattere le multinazionali basta non comprare i loro prodotti.

Il capitalismo non si sradica con una mera obiezione di coscienza, perchè esso evolve e si insinua. Più sregolato è il tessuto sociale e più esso si ingrassa, trovo alquanto assurdo pensare alla sua fine sostenendo un processo che poggia su una sorta di anarco-spontaneismo.

italicum
21-11-17, 12:26
Certo, ma infatti non sto parlando degli autonomi, anzi, a mio modesto parere se deve esserci un interlocutore loro sarebbero i primi.

Io mi riferisco a certi minestroni "anarco-identitari" e robe varie, concetti davvero difficili da accostare tanto a livello ideologico quanto a livello pratico. In soldoni, la messa in discussione del sistema dei capitali con conseguente non-organizzazione non ha davvero senso: il capitalismo nasce da pochi che sfruttano la disorganizzazione della classe lavoratrice, è proprio dall'anarchia che nasce lo sfruttamento che si trasforma nelle varie forme di capitalismo.

Quale identità, poi, possa svilupparsi all'interno di una società non strutturata resta per me un bel mistero, senza premettere che l'anarchismo in tutte le sue sfumature non è altro che utopia.

Non posso che concordare.

italicum
21-11-17, 12:28
O ancora più fraudolentemente "alter global".

Si, esatto. E non lo hanno mai negato.

italicum
21-11-17, 12:36
Questo forum, onde evitare equivoci, non ha nulla a che spartire con teorie come il "potere bianco". In un simile caso avremmo aderito a DR e seguito i consigli di ray-immondo e nazkol.

La nostra opposizione all'immigrazione di massa non ha radici in sentimenti razzisti o xenofobi. Siamo contrari allo sfruttamento della mano d'opera a basso costo e siamo per far sì che la priorità lavorativa e abitativa venga garantita ai cittadini italiani (pure la costituzione antifascista lo afferma).

Però bisogna anche fare attenzione a cosa si intende per 'potere bianco'. Perchè spesso, come la stessa etichetta 'no global' insegna, le etichette vengono usate dai media in maniera utile solo al sistema.

Il vero 'white power' nell'accezione data dai media sarebbe una società multirazziale dove i bianchi sovrastano le altre razze. Ma sempre una società multirazziale! Mentre invece la maggior parte dei gruppi SEPARATISTI e ISOLAZIONISTI che vengono etichettati (ad uso e consumo degli idioti che non riescono mai ad andare oltre al proprio naso) come 'white power' sono assolutamente contrari a tali miscugli, preferendo invece entità separate, dove nessuno viene sfruttato.

Non per niente alcuni cartelli presenti ad esempio alla marcia di Charlottesville questo agosto sono stati 'nascosti' dai media, per ovvi motivi propagandistici:
https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/22449864_374149586339085_1875367255748807587_n.jpg ?oh=7d2ef50d907f2f526b364c82477b8b16&oe=5A9089AE

italicum
21-11-17, 12:41
Certo, ma a sinistra hanno sempre specificato che il loro è un antiglobalismo economico (antiliberista) , ma globalisti lo sono a livello culturale (no borders e robe del genere). La "destra" (e qui ci metto davvero tutto, anche se è solo per capirci, cioè dal neofascismo, ai tradizionalisti, fino anche ai pochissimi e rari anarchici identitari di cui parla il thread) è antimondialista in senso prevalentemente culturale e, relativamente da alcuni anni, anche economico.

Da quello che so io, ovviamente non riferibile a gruppi mainstream come poteva essere l'atlantista MSI o certo neofascismo meramente reazionario, nel campo nazionale l'antimondialismo è sempre stato anche economico. Per ovvi motivi anche di eredità storica, da Drumont a padre Coughlin.

LupoSciolto°
21-11-17, 16:15
Lungi da me voler fare il masochista politically correct e rinnegare la mia appartenenza alla cultura italiana ed europea! Tuttavia ritengo il "White Power" e il "White Pride" delle forme di pensiero fuorvianti per ogni vero anticapitalista. Ok, un tizio può essere fiero di essere bianco. Ma , a lungo andare, questo sentimento di appartenenza si tramuta inevitabilmente in una sorta di "suprematismo". Non mi pare, però, che il ragazzino bianco solito passare le giornate attaccato alla playstation sia umanamente "superiore" al suo coetaneo africano che, con un mitra o un machete, difende la propria tribù. Quelli che dovevano essere bloccati , perché ormai ci siamo dentro fino al collo, erano i flussi migratori di massa. Attacco ai diritti sociali dei lavoratori autoctoni , disgregazione del welfare e crescente conflittualità sociale. E' giusto, quindi, che ogni popolo abbia la possibilità concreta di vivere nella propria terra. Ma non me la sento proprio di discutere riguardo la colorazione cutanea e le presunte differenze che essa genera.

italicum
21-11-17, 16:44
Lungi da me voler fare il masochista politically correct e rinnegare la mia appartenenza alla cultura italiana ed europea! Tuttavia ritengo il "White Power" e il "White Pride" delle forme di pensiero fuorvianti per ogni vero anticapitalista. Ok, un tizio può essere fiero di essere bianco. Ma , a lungo andare, questo sentimento di appartenenza si tramuta inevitabilmente in una sorta di "suprematismo". Non mi pare, però, che il ragazzino bianco solito passare le giornate attaccato alla playstation sia umanamente "superiore" al suo coetaneo africano che, con un mitra o un machete, difende la propria tribù. Quelli che dovevano essere bloccati , perché ormai ci siamo dentro fino al collo, erano i flussi migratori di massa. Attacco ai diritti sociali dei lavoratori autoctoni , disgregazione del welfare e crescente conflittualità sociale. E' giusto, quindi, che ogni popolo abbia la possibilità concreta di vivere nella propria terra. Ma non me la sento proprio di discutere riguardo la colorazione cutanea e le presunte differenze che essa genera.

Ricorda comunque che sentimenti come quello del 'white pride' fuoriescono perchè ci viene IMPOSTA una società multiculturale (per i voleri e interessi dei padroni e perchè i signori africani non vedono l'ora di venire in Europa ad adorare il vitello d'oro consumista).

Lèon Kochnitzky
21-11-17, 17:19
E chi l'ha detto? Tre quarti delle società aborigene sono rette da capi spirituali, tribali o comunque da oligarchie, sono rare le società acefale. Anzi, spesso la vita delle comunità è scandita da ritmi assolutamente precisi e da norme e regole tutt'altro che libertarie. molte società arcaiche non conoscono nemmeno il senso della gerarchia; in quelle tribù lo "stato" è un concetto abbastanza nebuloso; il demiurgo è un capo spirituale, hanno le loro regole, ma non hanno una struttura centralizzata o burocratica come nella civiltà occidentale. Ma anche noi abbiamo avuto degli esempi , nell'antica Grecia (Atene) e coi comuni medievali, in cui leggere forme di democrazia diretta a-statale si sono realizzate. Lo stato nazione è un concetto che nasce nell'800 e infatti a sostenerne la sua presenza oltre alle democrazie rappresentative (oligarchia) sono stati i regimi autoritari novecenteschi.




Ma infatti per me uno può essere anarchico, ma essere anarchico ed essere anticapitalista allo stesso tempo lo vedo un po' come un accostamento che ha un grande paradosso: partendo dall'analisi del capitalismo la conclusione più semplice è che questo è frutto della non-coesione e delle debolezze delle sotto-classi, l'esperienza delle società umane meno sviluppate lo insegna benissimo, vedi Sudamerica. Come si può pensare di abbatterlo in maniera naturale senza la presenza di uno stato compatto guidato da un popolo unito?Lo spiega bene Murray Bookchin nei suoi volumi. E lo diceva già Proudhon: municipalizzando l'economia, ossia spezzettando la produzione ripartendo dal piccolo, passando per l'autosussistenza (come in quelle tribù) e rinvigorendo l'artigianato popolare, e' un buon viatico. Ovviamente nessuno di noi ha delle risposte oracolari.
Detto questo, io non sono per l'abolizione dello Stato come gli anarchici classici, ma per una fase di transizione realmente democratica e repressiva solo dove sia realmente necessario, sul modello comunardo o fiumano-deambrisiano, anche se risente senza dubbio di alcuni spunti marxisti.
Se le forme del dominio (come piace dire ai foucaltiani) spariranno, succederà quando esse si svuoteranno storicamente di significato, non certo prima. Cosa che per altro è sostenuta anche dai marxisti originali.
Il punto è che nell'attesa mitica che ciò avverrà (come sostengono sempre i compagneros libertari) , non è che ergiamo gulag e palle di ferro ai piedi di chi non la pensa come noi, si puo' comunque (e ricito la carta del carnaro.. eh sono fissato!) iniziare già un percorso autorevole ma libertario.

RibelleInEsilio
21-11-17, 17:30
Lungi da me voler fare il masochista politically correct e rinnegare la mia appartenenza alla cultura italiana ed europea! Tuttavia ritengo il "White Power" e il "White Pride" delle forme di pensiero fuorvianti per ogni vero anticapitalista. Ok, un tizio può essere fiero di essere bianco. Ma , a lungo andare, questo sentimento di appartenenza si tramuta inevitabilmente in una sorta di "suprematismo". Non mi pare, però, che il ragazzino bianco solito passare le giornate attaccato alla playstation sia umanamente "superiore" al suo coetaneo africano che, con un mitra o un machete, difende la propria tribù. Quelli che dovevano essere bloccati , perché ormai ci siamo dentro fino al collo, erano i flussi migratori di massa. Attacco ai diritti sociali dei lavoratori autoctoni , disgregazione del welfare e crescente conflittualità sociale. E' giusto, quindi, che ogni popolo abbia la possibilità concreta di vivere nella propria terra. Ma non me la sento proprio di discutere riguardo la colorazione cutanea e le presunte differenze che essa genera.

Il White Power e qualsiasi altra forma di razzismo è una paccottaglia folkloristica di ignoranza e odio infondato insito in gente debole ed idiota, non per niente si è sviluppato negli Stati Uniti ed è seguito da pelati ritardati tutti tatuaggi e niente cervello. Il nazionalsocialismo era razzista puro ma cercava di esserlo in maniera """" seria"""", quelli del WP sono solo scimmie urlatrici.

La questione dei popoli è una questione culturale e stop, non delle etnie che li compongono. Per me potrebbero essere i norvegesi a fare gli immigrati in italia, mi ci opporrei con la stessa forza con la quale mi oppongo all'immigrazione africana.

Hai parlato di forme di pensiero fuorvianti: ma quali forme di pensiero, sono il nulla, stiamo parlando del nulla. Sono idiozie illogiche ed anti-scientifiche.

LupoSciolto°
21-11-17, 19:00
Ricorda comunque che sentimenti come quello del 'white pride' fuoriescono perchè ci viene IMPOSTA una società multiculturale (per i voleri e interessi dei padroni e perchè i signori africani non vedono l'ora di venire in Europa ad adorare il vitello d'oro consumista).

In certi casi la situazione viene portata agli estremi e qualcuno, ahimè, finisce con l'abbracciare forme di razzismo becero. Questo è senz'altro vero e la sinistra non lo capirà mai. E' capitato anche a me di litigare con extracomunitari rompicoglioni, ma non posso affermare che quei comportamenti erano determinati dall'appartenenza a una determinata razza o etnia. Certo, taluni perditempo (per non dire spacciatori o delinqunenti patentati) dovrebbero essere cacciati fuori dai confini di questo stato. Ma oggi, come ben saprai, significa chiedere la luna.

LupoSciolto°
21-11-17, 19:06
Il White Power e qualsiasi altra forma di razzismo è una paccottaglia folkloristica di ignoranza e odio infondato insito in gente debole ed idiota, non per niente si è sviluppato negli Stati Uniti ed è seguito da pelati ritardati tutti tatuaggi e niente cervello. Il nazionalsocialismo era razzista puro ma cercava di esserlo in maniera """" seria"""", quelli del WP sono solo scimmie urlatrici.

La questione dei popoli è una questione culturale e stop, non delle etnie che li compongono. Per me potrebbero essere i norvegesi a fare gli immigrati in italia, mi ci opporrei con la stessa forza con la quale mi oppongo all'immigrazione africana.

Hai parlato di forme di pensiero fuorvianti: ma quali forme di pensiero, sono il nulla, stiamo parlando del nulla. Sono idiozie illogiche ed anti-scientifiche.

No guarda, io proprio non lo comprendo il discorso del White Power che, per diritto di cronaca, nasce e si sviluppa nel contesto subculturale anglo-americano. Non credo alla superiorità di una razza sulle altre (quindi ripudio anche l'anti-ebraismo di marca nazista) né sto a farmi problemi se un africano mi porge la mano. Come forum abbiamo solo messo in chiaro una cosa: l'immigrazione DI MASSA è un flagello che ha colpito e continua a colpire tanto il neoproletariato autoctono quanto i diseredati della terra che, ancora oggi, si illudono di poter trovare un eden in questa Europa di sfruttatori. Ed è una posizione sì anomala all'interno della SIONistra nostrana! Ma è la linea adottata dal KPFR, dai comunisti ungheresi e perfino dal più moderato Corbyn.

Kavalerists
21-11-17, 20:37
Il White Power e qualsiasi altra forma di razzismo è una paccottaglia folkloristica di ignoranza e odio infondato insito in gente debole ed idiota, non per niente si è sviluppato negli Stati Uniti ed è seguito da pelati ritardati tutti tatuaggi e niente cervello. Il nazionalsocialismo era razzista puro ma cercava di esserlo in maniera """" seria"""", quelli del WP sono solo scimmie urlatrici.

Perfettamente daccordo, i WP sono una massa amorfa di anglosassoni decerebrati e ubriaconi.

La questione dei popoli è una questione culturale e stop, non delle etnie che li compongono. Per me potrebbero essere i norvegesi a fare gli immigrati in italia, mi ci opporrei con la stessa forza con la quale mi oppongo all'immigrazione africana.
.

Anche qui, daccordo, è quello che ho sempre pensato io quando ho sempre sostenuto in vari thread che per me finlandesi o arabi pari sono, è pricipamente una questione di sostenibilità economica, ma anche sociale, e sotto questo aspetto però non posso e non voglio nascondere che personalmente ritengo gli altri popoli europei o di origine europea più assimilabili ed integrabili socialmente, e verso i quali mi sento culturalmente più in sintonia.

Lèon Kochnitzky
18-04-18, 19:13
Varie FAQ per capire meglio le loro idee


F.A.Q. Del Nazional Anarchismo

Che cos'è il Nazional-Anarchismo?

Il Nazional-Anarchismo, o impropriamente chiamato anarco-nazionalismo talvolta indicati come Anarco-Identitarismo, è una corrente politica sincretica oltre la destra e la sinistra, di matrice socialista nazionale e anarco individualista, che è stata sviluppata compiutamente come movimento intorno al 1990 da un sodalizio di ex-sostenitori della terza via conciliando l'anarco-individualismo con il nazionalismo (nazionalismo non inteso nella sua maniera tradizionale) e in alcuni casi con il separatismo etnico volontario e il federalismo. Il nazional-anarchismo non è altro la teorizzazione compiuta e fatta ad ideologia di quello che è l'Anarco-Tribalismo (o Tribalismo Anarchico o solo Tribalismo),quindi la definizione di anarchia tribale viene a coincidere con la definizione di nazional anarchismo.Il N-A ha sezioni in tutto il mondo dall'Europa passando per Africa,Asia e Oceania.

E allora perchè non vi etichettate come anarchici tribalisti?

Noi utilizziamo il termine come sinonimo essendo le due correnti assai simili sotto tutti gli aspetti ideologici. Il tribalismo però era esclusivamente riferito all'organizzazione di comunità autonome senza considerare il fattore identitario,di vitale importanza per i nazional anarchici. Si può quindi considerare il nazional anarchismo evoluzione del tribalismo anarchico a tutti gli effetti.Dire Nazional Anarchico o dire Anarco Tribalista è la stessa identica cosa,nessuno si nasconde qui.



Nazional-Anarchismo? Ma il vostro è anarchismo di "Destra"?Siete Anarco-Fascisti?

Assolutamente no. Non siamo ipocriti,se enunciamo di essere al di sopra delle parti,perchè dovremmo etichettarci? Molti dei nostri militanti hanno background differenti,quindi accettiamo chiunque,solo che se si vuole fare davvero il passo successivo bisogna lasciarsi dietro le scorie delle vecchie alleanze. Non siamo nè l'ala destra,nè l'ala sinistra...siamo l'Aquila. Riguardo l'anarco fascismo, che è un termine che effettivamente non mai esistito se non in personaggi come Ricci o il sessantottino prof.Michele Merlino, noi siamo contrari al fascismo perchè statalista e gerarchico,come siamo contrari al comunismo e socialismo.Siamo anche contrari al "fascismo" di organizzazioni come ANTIFA o quelle correnti pseudo anarchiche che vogliono bollare come xenofobo il nostro movimento meta-politico.

Ovviamente però noi guardiamo con occhio critico tutte le ideologie e tutto ciò che è stato fatto,stigmatizzando gli atti criminosi e cercando l'oggettività in ogni corrente politica,noi siamo oltre i dogmi politici...ripetiamo:Non siamo nè l'ala destra,nè l'ala sinistra...siamo l'Aquila.


Per che mondo si batte il N-A?

Noi ci battiamo per un mondo plurale ed in cui le differenze, sotto qualsiasi forma, siano tutelate e incrementate. Vogliamo un mondo con popoli diversi, lingue diverse, culture diverse, religioni diverse, alimenti diversi. Vogliamo un confronto tra forme di esistenza differenti che non degeneri mai nella confusione e nello sfiguramento delle reciproche identità
Il nostro nemico è un pensiero che da duemila anni impone eguaglianza e livellamento, è il mondo a una dimensione, è l’omologazione globale, sono le monoculture della mente, i loghi onnipresenti e il cosmopolitismo progressista



I Nazional- anarchici sono talvolta descritti come razzisti o neo-nazisti cripto-fascisti. Come vi giustificate in relazione a questo ?

In primo luogo, è un po' assurdo doversi difendere senza sosta da alcune accuse calunniose di fanatici sovreccitati. Siamo contrari all'odio razziale , al razzismo . Questo non è perché siamo contrari all'immigrazione di massa , arma del Capitale per dirla come Marx, non perché siamo contrari all'ideologia di un meticciato generalizzato, che mira a trasformare tutti i popoli in consumatori-cloni indifferenziati , che facciamo professione di razzismo. Queste affermazioni sono di una rara stupidità , ed è un travisamento della verità che deve essere denunciato senza tregua. I Nazional-Anarchici cercano di preservare la diversità del genere umano, ricchezza insostituibile che sparirebbe per sempre di fronte ad una mescolanza sempre più diffusa ed incontrollata. Se ci opponiamo all'ideologia dominante del meticciato, è perché questa tendenza è un pericolo per la diversità. Ma la scelta dovrebbe essere lasciata a ciascuno. Inoltre, abbiamo camerati di tutte le origini e di tutte le etnie e, talvolta, amici di tutto rispetto. L'internazionalismo è a mio parere una solidarietà internazionale tra tutti i popoli che lottano per la loro emancipazione, non una sorta di globalismo sinonimo di negazione di tutti i confini e tutte le identità nazionali.Riguardo le sempiterne accuse di neo-nazismo e cripto-fascismo, che valgono ciascuna un buon Godwin, le smontiamo senza problemi indicando la loro inettitudine in due punti fondamentali. In primo luogo , il fascismo si basa sul culto della gerarchia, autorità e Stato. Il Nazional-Anarchismo combatte la gerarchia, è anti-autoritario e anti-statalista. E, infine , il nazismo non è stato altro che una tipologia razzista e razzialista del fascismo, il Nazional-Anarchismo, che non è razzista, ma etno-differenzialista, non può essere ulteriormente classificato come nazista né cripto-fascista. Tutto questo non è così difficile da capire. Poi, certo, non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere…Poi come abbiamo scritto si coopera tra sezioni in tutto il mondo



Cosa rispondete a coloro che vogliono equiparare il vostro antisionismo all’antisemitismo?

Dobbiamo finire una volta per tutte con questo terrorismo intellettuale di assimilare sistematicamente ogni opposizione al sionismo con l'antisemitismo. E’ un’enorme truffa. Il sionismo è nazionalismo ebraico pro-Israele. L’antisionismo è quindi in opposizione al sionismo sul piano politico. L’antigiudaismo, lui sì, concerne la religione. E l'antisemitismo, termine improprio perché anche gli arabi sono semiti, è l'odio e il rifiuto dell’ebreo dal punto di vista "razziale". Non c’è dunque alcun legame oggettivo tra opposizione politica a una dottrina e ad un’entità, opposizione religiosa, e razzismo.

Ci sono anche molti ebrei antisionisti , e non sono meno radicali. Coloro che sostengono il contrario mentono, e lo sanno molto bene in fondo. I Nazional-Anarchici non sono antisemiti . Hanno anche tra i loro riferimenti, tra gli altri, Gustav Landauer, anarchico ebreo tedesco ucciso nel 1919 dalle forze reazionarie. Le bugie , le calunnie e la diffamazione devono cessare.



L'N-A è attivo in ecologia profonda e nella difesa degli animali. Questa lotta è per voi secondaria rispetto agli altri obiettivi?

No, tutto è complementare . Per i Nazionali-Anarchici la liberazione umana, la liberazione animale e la liberazione della Terra formano un tutto inscindibile. Come hanno proclamato i compagni di Raven Banner Collective nel 1992, coscienza ecologica, una consapevolezza chiamata Earth First ! - "Prima la Terra”- , deve essere presente nel cuore di tutti la trasformazione rivoluzionaria della società. Lo stesso vale per il bene dei nostri fratelli animali. Per parafrasare Bakunin, direi che mi sento davvero libero solo con la libertà degli altri. L'industria della carne, l'agricoltura, la vivisezione, la caccia, la pesca, la corrida, circhi e zoo minacciano gli animali, esseri sensibili, così come l'inquinamento, l'urbanizzazione e lo scandaloso sfruttamento affamato di risorse minacciano l'ambiente e la Madre Terra. Inoltre, lo sfruttamento mostruoso di animali ha un impatto catastrofico sul piano ambientale e sanitario, quindi anche sugli umani. Tutto è collegato.


Il Nazional-Anarchismo è un movimento di estrazione confessionale o religiosa?

Il movimento N-A è un movimento laico e non confessionale rispettando ogni credo;sebbene la maggioranza degli aderenti sia di estrazione pagana/neo-pagana chiunque ne condivida programmi, idee, stili, linguaggi, a prescindere dal suo credo religioso può aderire.Non può invece aderire chiunque creda di poter perseguire sotto le nostre insegne una politica di stampo confessionale, bigotto, reazionario, lobbistico.



Dite che siete oltre la destra e la sinistra, ma io so che l'anarchia sta solo a sinistra!

Anzitutto gli anarchici che di solito si palesano al pubblico o sono teppisti o sono marxisti mascherati da anarchici.L'Anarchia è un tipo di ideologia che è sopra le parti,purtroppo esistono troppe correnti diverse e molte sono state "infettate" dai dictat di sinistra o di destra. Sia chiaro l'anarchia è davvero variegata e contiene tantissimi tipi di sfaccettatura,noi rispettiamo tutti...rispettano noi,ovviamente.come già detto noi siamo sopra l'arco politico (anche se la dicotomia destra-sinistra è in uso dal 1700,un pò antiquata non trovate?).


Nazionalismo e Anarchismo non sono due nemici per natura?

Mettiamo in chiaro le cose una volta per tutte.La concezione della parola "Nazione", per i nazional-anarchisti (o anarco-nazionalisti) non si riferisce affatto ad una qualsiasi entità statale (rifiutano e ovviamente combattono lo "stato-Nazione"), ma si riferisce ad un'entità di fatto, una comunità naturale e organica di individui che si raggruppano volontariamente sulla base di affinità comuni (etniche, culturali, linguistiche, ideologiche, filosofiche, ecc...) e costituiscono quindi una nazione separata, nel senso profondo, reale e nobile del termine.Tale concezione di Nazione risulta essere compatibile con l'idea anarchica riguardo allo "Stato-Nazione".

L'idea di anarchismo "patriottica" o "nazionale" non ha nulla a che vedere con una nuova invenzione.Per citare solo alcuni esempi storici tra gli altri, Proudhon e Bakunin hanno mostrato una coscienza nazionale "identitaria" molto marcata. È stato anche il caso di Louis-Auguste Blanqui. Quest'ultimo, anche se non era anarchico in senso stretto, era comunque fortemente permeato di un socialismo rivoluzionario, alcuni aspetti dei quali sono strettamente correlati al socialismo libertario, ed è non a caso anche il padre della famosa frase "Né Dio né Maestri" . Il teorico anarchico tedesco Gustav Landauer (1870-1919), che era di tendenza individualista (Nietzsche/Max Stirner) , non ha esitato ad affermare il proprio "nazionalismo". Proclamava infatti: "Le differenze nazionali sono fattori di primaria importanza per i futuri traguardi dell'umanità, per coloro che sanno distinguere dall'abominevole violenza di stato il fatto vigoroso, bello e pacifico della Nazione."

Con il termine "Nazione" , Landauer, come Bakunin, si riferiva ad un'entità organica, di fatto, e non ad un'entità politica. E come Bakunin, si posizionava in favore dell'autonomia di tutti i popoli, all'interno di un contesto libertario e anti-imperialista. In Ucraina, durante la rivoluzione russa, Nestor Makhno ha anch'egli brillantemente incarnato questa tendenza durante la leggendaria epopea del "machnovismo" (1918-1921). L'anarchismo che sosteneva sapeva distinguere tra i concetti di patria e di Stato ("stato-nazione"). Makhno e i suoi seguaci sono stati veri patrioti ucraini che hanno combattuto per la Libertà, sia contro la tirannia zarista, che contro quella bolscevica che statalista. La loro lotta è stata delle dimensioni di una lotta di liberazione nazionale, e fu intrisa di un sentimento identitario molto marcato. Tutto, naturalmente, sotto le pieghe della bandiera nera.



Si nota una certa avversione verso i Marxisti,perchè?*

Dovremmo essere pacifisti con chi ci calunnia 24h? Niente di personale,ovviamente,
Semplicemente chi dal 1990 (anno in cui si è fondato il movimento N-A) continua a screditarci con ogni mezzo accusandoci delle peggior cose,non merita rispetto e poi non porgiamo affatto l'altra guancia.Nessuno si può permettere di calunniare il nostro movimento e di rivendicare scontri violenti nei nostri confronti. Antifa e marxisti dovrebbero imparare a comprendere che il loro comportamento è peggiore di quello dei fascisti che tanto combattono. Contro il marxismo culturale e l'appiattimento intellettuale,sempre...se il marxismo ha creato delle persone che non fanno altro che avere una spocchiosità ideologica,noi apertamente li combattiamo. PERO' ci sta da dire che nel nostro movimento ci sono moltissimi marxisti**,quindi noi siamo "contrari" solo a quelli che nel nome di una presunta libertà a modo loro vogliono ostacolare la nostra attività propagandistica e/o politiica.Nessuno ci intimidisce.





* qui è evidente che si riferiscano ai rosapallidi confusi per sinistri.
** qua credo si riferisca a chi, come me, prende in prestito Marx per analizzare le contraddizioni del modello economico


https://patriapartenopea.wixsite.com/lafreccianera/f-a-q

LupoSciolto°
20-04-18, 13:03
Leggerò con calma

Lèon Kochnitzky
28-04-18, 14:14
L'anarchismo comunitario di Landauer

Ecco un altro errore fondamentale, cioè l'idea che si possa o si debba consegnare l'anarchia al mondo, che l'anarchia sia una faccenda dell'umanità intera, che prima debba avvenire la grande resa dei conti e a seguire il regno millenario. Chi vuol donare la libertà al mondo, o meglio il proprio concetto di libertà, è un despota, non un anarchico.

L'itinerario biografico e politico di Landauer (1870-1919) attraversa tutti i grandi eventi della sua epoca, dai congressi della Seconda Internazionale, dove matura la separazione tra socialdemocrazia e anarchismo, alla Repubblica dei Consigli di Baviera, dove troverà la morte il 2 maggio 1919 barbaramente massacrato da un plotone di Guardie Bianche. Nonostante l'epoca drammatica in cui vive, Landauer è fermamente convinto che un altro mondo è non solo necessario ma anche possibile qui e ora. Così innesta nel suo pensiero politico elementi «eretici» che gli consentono di elaborare una visione originale del mutamento sociale. La rivoluzione non è più vista come un atto, ma come un processo al cui centro pone l'individuo comunitario, ovvero l'individuo impensabile come singolarità in quanto frutto delle sue relazioni con gli altri. Una concezione controcorrente che fa di Landauer un pensatore quanto mai attuale e innovativo.

Julian Assange, fondatore di Wikileaks, mette spesso in epigrafe ai suoi comunicati questa frase di Gustav Landauer, pensatore anarchico ucciso a Monaco nel 1919: "Lo Stato è una relazione sociale, una specifica modalità con cui le persone si relazionano tra di loro. Lo Stato può essere abolito solo creando nuove e diverse modalità di relazione sociale … perché lo Stato siamo noi!".
Christopher Torchia, CBS News

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Anarchismo e socialismo in Gustav Landauer
Devis Colombo

02/10/2015 | Ragionamenti
“Io vivo una sola volta, ho un’unica possibilità di agire sul mondo in base alla mia volontà, e ben presto morirò. Perché non dovrei impegnare tutto me stesso per la liberazione dell’umanità?”:1 sono queste le parole che ben rappresentano la pertinacia di Gustav Landauer (1870-1919), una delle figure più lucide e originali dell’anarchismo tedesco tra Otto e Novecento, che, coi suoi numerosi scritti e le ben ponderate azioni, arrivò a esercitare la propria influenza oltre il modesto movimento libertario e a stringere legami con diversi settori del socialismo rivoluzionario. Basti pensare che le opere di Landauer dopo la sua morte furono edite dall’amico Martin Buber, grazie al quale iniziarono a circolare negli ambienti del messianesimo utopista, trovando in Ernst Bloch e Walter Benjamin degli attenti lettori2.

Landauer, di origini ebraiche, iniziò a ventidue anni il suo impegno politico nelle file della dissidenza socialdemocratica esercitando una decisa critica alla struttura burocratica e centralista dell’Spd (Partito socialdemocratico di Germania) attraverso la militanza nella Verein unabhängiger Sozialisten [Associazione dei socialisti indipendenti] e l’attività di redattore della rivista “Der Sozialist” [Il socialista] che animò con molti dei suoi interventi. Già nel 1893 la rivista polemizza con le posizioni marxiste e Landauer in agosto rappresenterà gli anarchici e i lavoratori del metallo berlinesi al terzo congresso internazionale socialista di Zurigo. Nel 1895 fonda la cooperativa di consumo “Befreiung” [Liberazione], nel 1896 prende parte attivamente a Berlino allo sciopero dei lavoratori dell’industria delle confezioni e partecipa al congresso di Londra che sancirà l’uscita della corrente libertaria dalla Seconda Internazionale. Da questo momento in poi egli nondimeno rivendicherà il termine “anarco-socialismo”3 per marcare la filiazione tra queste due dottrine4: l’anarchismo viene considerato lo scopo, dunque l’abbattimento della coercizione e della gerarchia, mentre il socialismo – inteso come “lavoro cooperativo” e come “la solidarietà tra gli uomini in tutto ciò che è loro comune” – viene individuato come il mezzo adeguato. Nel 1900 è cofondatore di un insediamento collettivista che predica un nuovo rapporto dell’uomo con la natura, chiamato Neue Gemeinschaft [Nuova comunità] e nel 1908 fonda l’organizzazione Sozialistischer Bund [Lega socialista] che si dedicò alla creazione di piccole comunità sia urbane sia rurali i cui membri si esercitavano indistintamente nel lavoro manuale e in quello intellettuale. Quando si prospetta lo scoppio della prima guerra mondiale, Landauer si dedica a un’intensa attività antimilitarista che rimane salda anche quando Pëtr Kropotkin e Martin Buber si schierano in favore di un intervento militare. Su invito di Kurt Eisner nel 1918 partecipa alla costituzione della Repubblica popolare di Baviera, e quando questa il 7 aprile del 1919 si trasforma in una repubblica consiliare, giunge a ricoprire l’incarico di Commissario per il popolo della Cultura e dell’Università. Troverà la morte il 2 maggio del 1919, brutalmente assassinato dalle truppe controrivoluzionarie mandate dal ministro della Difesa, il socialdemocratico Noske, per sedare questo tentativo autogestionario indicato da Landauer, alla fine del 1918, come “la rivoluzione più umana e più mite che sia mai esistita (a parte il fatto che si è svolta senza spargimento di sangue, in particolare qui in Baviera), accompagnata dalla piena libertà di parola e di stampa”5.

Landauer fu una figura poliedrica: scrittore, critico letterario, filosofo, traduttore di Oscar Wilde e Shakespeare, Kropotkin, Maestro Eckhart. La sua traduzione della Servitù volontaria di Étienne de La Boétie, comparsa nel 1910 su “Der Sozialist”, diede un grande contributo alla riscoperta di questo testo in Europa. Come scrive Libera Pisano lo “splendido intreccio tra misticismo, romanticismo, anarchismo e comunità”6 di cui è autore Landauer, costituisce “un unicum nella storia politica del Novecento”7. Fu dunque uno “spirito libero”, un rinnovatore della tradizione associazionistica dell’anarchismo che non mancò mai di polemizzare anche con altre organizzazioni anarchiche – “gli anarchici in maggioranza sono dogmatici”8, scriveva nel 1901 – dando in questo modo prova di quell’“anarchismo critico” che il coevo Camillo Berneri definiva “un anarchismo che, senza essere scettico, non s’accontenta delle verità acquisite, delle formule semplicistiche, un anarchismo idealista e insieme realista, un anarchismo insomma che innesta verità nuove sul tronco delle sue verità fondamentali”9. Come vedremo in seguito, il nucleo centrale della riflessione landaueriana è costituito dall’inscindibile e profondo nesso fra i due poli dell’individuo e della comunità, come messo bene in luce da Gianfranco Ragona nell’introduzione alla preziosa e unica raccolta italiana di scritti di Landauer da lui curata, intitolata per l’appunto La comunità anarchica.

L’origine spirituale della rivoluzione

In Landauer risulta decisivo il distacco dall’economicismo e dal materialismo marxista non considerati più alla base dei rivolgimenti che avrebbero portato al successivo rinnovamento dell’uomo. Al contrario, Landauer considera la “rigenerazione dello spirito”10 una premessa indispensabile per il cambiamento sociale:

io chiamo anarchico chi si rifiuta di fare il doppio gioco con sé stesso; e in seguito a una crisi esistenziale decisiva si è riplasmato in una nuova essenza. […] Per me è un individuo senza padroni, libero, autonomo, anarchico, chi è padrone di sé stesso, chi può definire qual è il suo istinto caratteristico e la sua propria vita […]. Solo muovendo dall’interno si può riformare il mondo11.


Landauer prospetta una sorta di “microfisica dell’anarchismo” che inizia dalla cura dei rapporti con il prossimo e che finisce col propagarsi per riflesso ad associazioni di individui, a comunità, a comunità di comunità fino a determinare un cambiamento tangibile anche nella sfera sociale. L’eco di tale microfisica appare anche nella celebre e altrettanto discussa affermazione di Landauer secondo cui “lo Stato è una condizione, una particolare relazione tra esseri umani, un modo di comportarsi degli uomini: lo distruggiamo contraendo altre relazioni, comportandoci in modo diverso”12. La riscoperta di valori umanitari di affratellamento e assorellamento [Verschwisterung], già sostenuta con vigore nella Morale anarchica da Kropotkin (1889), costituiva per Landauer l’avvio verso una trasformazione indirizzata non solamente ed esclusivamente alle strutture fondanti del capitalismo, ma anche alla dimensione del singolo, investito della responsabilità della duplice e contemporanea modificazione del proprio mondo interiore ed esteriore: “si deve edificare in grande iniziando dal piccolo, dobbiamo espanderci in ampiezza e possiamo farlo solo se scaviamo in profondità”13.

Landauer, in definitiva, rimproverava al movimento anarchico il primato della politica, di “voler imitare gli altri partiti”, di “avere mania di protagonismo” e di considerare l’anarchismo una questione esclusivamente pubblica, tralasciando ciò che definisce “anarchia interna” [innere Anarchie]14, per lui altrettanto risolutiva. Durante la stagione dei grandi attentati anarchici a cavallo del secolo Landauer criticò chi considerava legittimo l’uso dell’assassinio quale strumento di emancipazione, rifiutando lo schema rivoluzionario classico secondo cui la “violenza libertaria” era l’unica forza capace di opporsi alla violenza autoritaria del potere. Si schiera su posizioni attigue al pacifismo integrale tolstojano, condannando così il regicidio di Bresci, sostenendo che “ogni violenza è o dispotismo o autorità”15 e invitando a “non uccidere più gli altri, ma se stessi: ecco la caratteristica dell’uomo che crea il proprio caos per trovare la sua natura originaria e la sua grandezza diventando misticamente tutt’uno con il cosmo”16. Può così sostenere che con il termine rivoluzione non intendiamo la tattica delle bastonate [Knüppeltaktik], non il gettare le bombe, non l’incitazione a scendere nelle strade e a dimostrare […] bensì il grosso “mutamento radicale” [Umschwung] che deve ricomparire se l’umanità vuole di nuovo tendere alla piena beatitudine dell’anima17.

Landauer rileva inoltre che l’atteggiamento massimalista di taluni anarchici li porta a una doppia morale, divisa tra presente e futuro, ambito privato e ambito pubblico. Difatti la rigidità dell’applicazione di alcuni princìpi di riferimento per la costruzione della società futura, considerati troppo spesso indiscutibili, conducono uomini solitamente sensibili con la cerchia dei propri prossimi a sacrificare nell’immediato presente alcuni valori universali e sentimenti morali per perseguire il proprio ideale di emancipazione in modo dozzinale. E ciò si spiegherebbe col fatto che essi si sono abituati a rapportarsi con i concetti e non più con gli uomini. Per loro esistono due classi rigidamente contrapposte, ostili l’una all’altra, sicché non si uccide l’uomo ma il concetto di sfruttatore, di oppressore, di capo di Stato. Così accade che proprio coloro che nella vita privata, per sensibilità, spesso sono i più umani, nella vita pubblica si abbandonino all’inumanità18.

Per Landauer gli anarchici hanno sottovalutato che anche l’etica (non solo la politica) richiede l’accurata ricerca di una coerenza tra mezzi e fini. Come si può intuire, il profondissimo umanesimo di Landauer lo porta su posizioni anticlassiste: ciò non si risolve semplicemente con il disconoscere l’esistenza e la funzione della divisione della società in classi, bensì nel favorire la creazione di nuove formazioni (“si tratta di dar forma a qualcosa che non è mai esistito”19) in cui sia possibile lasciarsi alle spalle la propria origine sociale, senza che il ceto di appartenenza venga assunto a elemento di discriminazione o a condizione insuperabile. Landauer mostrava dunque diffidenza nei confronti dei concetti di “lotta di classe” e di “sciopero generale” mutuati dal marxismo e intrisi di determinismo, i quali, relegando la rivoluzione a un sicuro imminente futuro, negavano all’educazione e alla cultura la possibilità di influire sugli eventi storici. Per Landauer invece un movimento rivoluzionario è duraturo e solido se è anche un movimento culturale, dunque non un puro movimento di interessi di classe, ma un fenomeno capace di fondare le basi per una più trasversale “comunità umana”.

Questa particolare concezione landaueriana non si risolve però in un anarchismo intellettuale, privato o tutt’al più didattico, poiché – e giungiamo qui al secondo polo che, come inizialmente accennato, costituisce il nerbo della sua riflessione – egli era convinto che lo spirito, cui ognuno deve accedere e che occorre riscoprire, aspira a una libertà sociale che in parte già contiene in sé e può esprimersi nella creazione di vari organismi comunitari, la famiglia, la comunità, il sindacato, il comune, la federazione. Come scrive con esemplare chiarezza Gianfranco Ragona, per l’anarchico tedesco “l’individuo è comunità, perché la porta in sé dalla nascita, la sviluppa nell’apprendimento e nella crescita, nel lavoro e nella riproduzione, e l’appartenenza comunitaria garantisce a tutti la tanto anelata libertà”20. Egli pertanto è fautore di un “anarchismo comunitario”21 costantemente impegnato a combattere l’isolamento e l’abbandono del singolo a sé stesso: “l’uomo che sta solo è un essere esposto soprattutto a ogni forma di demagogia. L’uomo deve organizzarsi assieme agli altri, consigliarsi, agire di concerto”22. E ancor più incisivamente

non vorrei essere frainteso, inducendo a credere che io predichi quietismo o rassegnazione, la rinuncia all’azione o a modificare le condizioni esterne. Ma certo che no! Mettiamoci insieme, lottiamo per un socialismo municipale, per insediamenti comunitari, per cooperative di consumo o comuni abitative; fondiamo giardini pubblici e pubbliche biblioteche; abbandoniamo le città, lavoriamo di vanga e pala […], organizziamoci e istruiamoci, lottiamo per nuove scuole e per conquistare giovani menti 23.


La rivoluzione come processo ad infinitum

Differenziandosi dall’individualismo distruttivo e amorale di Max Stirner (che Landauer critica riprendendo le parole di Edgar Bauer circa “l’arroganza dell’Unico”24), quanto dall’insurrezionalismo di Jacques Sorel, l’idea landaueriana di rivoluzione si configura in forma di un’attiva e continua mutazione antropologico-sociale. Essa dovrebbe investire la totalità della convivenza umana nello sforzo di superare ciò che Landauer – nella sua opera maggiore del 1907 intitolata Rivoluzione – chiama “topia”, ossia quella condizione di equilibrio autoritario e di cristallizzazione dei poteri, legami e culture che mantengono stabile una società preservandola dai rivolgimenti. Questi ultimi sono resi possibili soltanto dalla costruzione di concrete esperienze di “socialismo vivente” che, sviluppando forme di vita alternative all’interno dello status quo di volta in volta affermatosi, consentono da una parte di contaminare la società e dall’altra di distaccarsi da essa progressivamente, conducendo a una condizione di “utopia”. Uno dei contributi significativi di Landauer alla teoria del socialismo è rappresentata proprio dalla “tesi di un’alternanza tra topie e utopie”25 che, come sostiene Ferruccio Andolfi, non si limita soltanto a denunciare la possibile involuzione delle esperienze rivoluzionarie – dimostrata secondo Landauer in primis dalla Rivoluzione Francese – ma soprattutto definisce la rivoluzione come tendenza che sopravvive all’alternanza delle topie: non designa pertanto un preciso evento storico né un “periodo di tempo o un limite, ma un principio che avanza sempre di più superando ampi spazi temporali”26, e si ripresenta all’occasione di qualsivoglia stabilizzazione forzata.

Dunque seguendo il percorso tracciato dal principio immanente e metastorico della rivoluzione, questa non riguarda la rigida dicotomia tra Stato o non-Stato, rivolta o gradualismo, quanto piuttosto il dar forma, già all’interno dell’odierna società capitalistica, a nuove strutture e a rinnovati rapporti sociali capaci di favorire e accelerare la fuoriuscita immediata di piccole comunità radicalmente alternative dalle istituzioni coercitive. In una lettera a Max Nettlau del 1903 scrive: “Il compito degli anarchici è il seguente: la creazione di raggruppamenti anarchico-sociali [anarchistisch-gesellschaftlich] in una modalità pacifica, con la maggiore diminuzione possibile degli attriti nei confronti del mondo esterno”27. Queste comunità ecologiche e libertarie che rifiutavano l’industrialismo (che verranno riprese e teorizzate anche da Murray Bookchin) sarebbero state la traccia viva di un anarchismo sociale in actu che, anziché porre le basi per un futuro abbattimento violento dello Stato, rimaneva calato nel presente costituendo una realtà opposta al capitalismo e alle strutture di dominio ma che esisteva già fin da ora, e al suo interno, come recita un’altra nota citazione di Landauer: “l’anarchismo non è una faccenda del futuro ma del presente; non è una mera rivendicazione, ma una questione che riguarda la vita”28.

Anarchismo e liberalismo

Come mostra il precedente compendio interpretativo del suo pensiero, l’attualità di Landauer consiste nell’evidenziare gli equivalenti legami dell’anarchismo con il liberalismo e con quel socialismo che mi pare eccessivamente trascurato dalle tendenze post-anarchiche: queste, archiviando legittimamente il concetto di rivoluzione come immediato e totale stravolgimento dei rapporti di forza, finiscono col ridurre l’anarchismo alla funzione passiva e arrendevole di “coscienza critica della democrazia liberale” – come si legge nel ricco e stimolante contributo di Giorgio Fontana su questa stessa rivista, Un seme sotto la neve. L’anarchismo oggi, Lo straniero 174/175 (2015)29. Una decostruzione di questa nuova radicalità liberale del post-anarchismo mi sembra urgente – e in proposito rimanderei alle puntuali critiche espresse da Eduardo Colombo30 – anche per confrontarsi adeguatamente con alcuni sbandamenti liberisti filo-berlusconiani31 messi in atto da Giampietro Berti (i cui contributi alla storia dell’anarchismo restano indubbiamente tra i più validi dalla scomparsa di Pier Carlo Masini), citato più volte da Giorgio Fontana. È qui in oggetto non la ricusazione dell’influsso storico del liberalismo sull’anarchismo, bensì il pieno riconoscimento della funzione degli anarchici come i “liberali del socialismo”32, individuata a ragion veduta da Berneri, e la conseguente ricalibratura dell’ago della bilancia fra i due termini in questione.

Landauer difatti pur riuscendo nella rivitalizzazione della teoria dell’anarchismo attraverso una concezione della rivoluzione che, insieme alle influenze del post-strutturalismo francese (Lacan, Foucault, Deleuze), sta alla base del post-anarchismo33, sembra comunque rifuggire del tutto dal disimpegno sociale e dal disconoscimento della lotta per l’uguaglianza in cui pare esser sprofondata la società post-moderna. Non è un caso che propugnando la rigenerazione spirituale e l’inviolabilità della libertà e della volontà umana, al tempo stesso non ritenne incoerente pubblicare un Appello per il socialismo34 (1911) e partecipare al tentativo rivoluzionario socialista della Baviera.

A dieci anni dal brutale assassinio di Landauer, il noto scrittore e attivista libertario Erich Mühsam lo celebrava come un uomo “la cui azione e volontà hanno gettato una forte luce sull’immagine del suo tempo, e che come martire morì per la sua azione e la sua volontà e ha pertanto il diritto a ricevere un grande onore”35. Poco più avanti tuttavia, nel 1933, i nazisti distrussero la lapide in commemorazione di Landauer presente nel cimitero di Monaco, riesumarono le ceneri per spedirle alla comunità ebraica monacense pretendendo addirittura il pagamento di una fattura per coprire le spese di questa opera di distruzione. Ma lo scorso 24 aprile il comune di Monaco – in seguito a una campagna promossa dallo studioso Siegbert Wolf e dal cantautore Peter Kühn, che ha trovato l’appoggio di molti esponenti della cultura progressista tedesca36 – ha emesso una delibera con la quale si impegna alla ricostruzione del monumento in ricordo di questo pensatore, che meriterebbe senz’altro una maggiore attenzione, sia in Germania sia in Italia.

Devis Colombo



1 Gustav Landauer, La comunità anarchica, a cura di Gianfranco Ragona, tr. Nino Muzzi, Elèuthera, Milano 2012, p. 45.
2 Siegbert Wolf individua tracce del pensiero di Landauer anche in Oskar Maria Graf, Silvio Gesell, Franz Jung, Ernst Toller, Arnold Zweig, Alfred Döblin, Hugo von Hofmannsthal, Gottfried Benn, Albert Camus e Noam Chomsky, cfr. Siegbert Wolf, Gustav Landauer zur Einführung, Junius Verlag, Hamburg 1988, p. 109, nota 2.
3 Cfr. La comunità anarchica, cit., pp. 56 sgg.
4 Circa le origini e lo sviluppo dell’anarchismo secondo Landauer, si veda Gustav Landauer, Per una storia della parola anarchia, a cura di D. Colombo, Bollettino del Centro Studi Libertari, 40 (2013), pp. 19-40, consultabile all’indirizzo www.centrostudilibertari.it/sites/default/files/materiali/Boll_40_def.pdf.
5 Ivi, p. 57.
6 Libera Pisano Anarchia dello spirito – spirito dell’anarchia. Su Gustav Landauer, Il Cannocchiale, 38.3 (2013), pp. 163-170.
7 Ibidem.
8 Ivi, p. 91.
9 Camillo Berneri, Contributo a un dibattito sul federalismo in Id., Scritti scelti, Zero in Condotta, Milano 2007, p. 78.
10 Sul significato attribuito da Landauer al concetto di “spirito” rimandiamo a Libera Pisano, Anarchia dello spirito – spirito dell’anarchia. Su Gustav Landauer, op. cit., da cui riprendiamo la seguente definizione: “un principio che tiene insieme senza coercizione esterna e dà forma, impronta e vita agli organismi della comunità. È ciò che precede, segue e intesse la trama dell’individuo, sempre determinato a partire da un legame biologico e spirituale con le generazioni precedenti”.
11 Ivi, p. 95.
12 Riportiamo qui il testo originale della citazione, proprio perché la sua traduzione è troppo spesso dipesa di volta in volta dal giudizio complessivo che si voleva dare dell’opera di Landauer: “Staat ist ein Verhältnis, ist eine Beziehung zwischen den Menschen, ist eine Art, wie die Menschen sich zueinander verhalten; und man zerstört ihn, indem man andre Beziehungen einhegt, indem man sich andres zueinander verhält“, G. Landauer, Schwache Staatsmänner, schwächeres Volk (1910), testo consultabile all’indirizzo www.anarchismus.at/anarchistische-klassiker/gustav-landauer/6473-gustav-landauer-schwache-staatsmaenner-schwaecheres-volk (ultimo accesso 8.08. 2015).
13 La comunità anarchica, cit., p. 131.
14 Cfr. Per una storia della parola anarchia, cit., p. 31.
15 Ivi, p. 93.
16 Ivi, p. 96.
17 Cit. da Ultich Linse, Organisierter Anarchismus im Kaiserreich vom 1871, Duncker & Humblot, Berlino 1969, p. 283.
18 La comunità anarchica, cit., p. 98.
19 Ivi, p. 94.
20 Gianfranco Ragona, L’ostinata speranza di un anarchico controcorrente”, introduzione a Gustav Landauer, La comunità anarchica, cit., p. 27. Per un approfondimento della teoria politica di Landauer rimandiamo all’indispensabile monografia di Gianfranco Ragona, Gustav Landauer: anarchico, ebreo, tedesco, Riuniti University Press 2010.
21 Cfr. Siegbert Wolf, I due amici che volevano rinnovare l’umanità, “Una città”, 89 (2000), consultabile all’indirizzo Gli articoli di Una Città: I DUE AMICI CHE VOLEVANO RINNOVARE L'UMANITA'... (http://www.unacitta.it/newsite/articolo.asp?id=255) (ultimo accesso 13.08.2015).
22 La comunità anarchica, cit., p. 167.
23 Ivi, pp. 95-96.
24 Gustav Landauer, Per una storia della parola anarchia, cit., p. 33. www.centrostudilibertari.it/sites/default/files/materiali/Boll_40_def.pdf
25 Cfr. Ferruccio Andolfi, Gustav Landauer. La rivoluzione e il suo oltre, in Gustav Landauer, Rivoluzione, Diabasis, Reggio Emilia 2009, p. 12.
26 Ivi, p. 42.
27 Lettera di Landauer a Max Nettlau del 20.11.1903, cit. da Gustav Landauer zur Einführung, cit., p. 71.
28 Ivi, p. 94.
29 Consultabile all’indirizzo www.lostraniero.net/archivio-2014/170-dicembre-2014gennaio-2015-n-174175/903-un-seme-sotto-la-neve-lanarchismo-oggi.html
30 Eduardo Colombo, L’orizzonte dell’insurrezione. Un’azione illegale tra le tante: la rivoluzione in AA. VV., Rivoluzione, A.sperimenti, Milano 2011, pp. 53-65, consultabile all’indirizzo asperimenti.noblogs.org/files/2010/10/opuscolo_rivoluzione_asperimenti.pdf
31 Si vedano i vari interventi comparsi su “Il Giornale”, soprattutto il recente Giampietro Berti, “Dietro ai beni comuni si nasconde la retorica del luogocomunismo”, 05.08.2015, consultabile all’indirizzo Dietro ai beni comuni si nasconde la retorica del luogocomunismo (http://www.ilgiornale.it/news/cultura/dietro-ai-beni-comuni-si-nasconde-retorica-luogocomunismo-1158342.html)
32 Camillo Berneri, Una lettera a Piero Gobetti, in Id., Scritti scelti, cit., p. 82.
33 Per un primo approccio rimandiamo al numero speciale: Salvo Vaccaro (a cura di), Post-anarchismo. Un’ introduzione, Bollettino del Centro Studi Libertari, 31 (2008), consultabile all’indirizzo www.centrostudilibertari.it/sites/default/files/materiali/CSL_SupplBoll31.pdf
34 Traduzione italiana parziale in La comunità anarchica, cit., pp. 127-133.
35 Erich Müsham, War einmal ein Revoluzzer. Verstreute Schriften (1917-1932), Die freie Gesellschaft Verlag, Hannover 1985, p. 59. 36 Per maggiori informazioni si veda Wiederaufbau eines Gedenksteins für Gustav Landauer (http://www.edition-av.de/info/gedenkstein.html). È attualmente in corso una campagna per la costruzione di un monumento a Gustav Landauer anche a Berlino: ulteriori dettagli, purtroppo per ora solo in lingua tedesca, all’indirizzo http://gustav-landauer.org/Denkmal

Anarchismo e socialismo in Gustav Landauer - Lo Straniero (http://lostraniero.net/gustav-landauer-tra-il-risveglio-dello-spirito-e-lappello-per-il-socialismo/)

Lèon Kochnitzky
28-04-18, 14:15
L'anarchismo comunitario di Landauer

Ecco un altro errore fondamentale, cioè l'idea che si possa o si debba consegnare l'anarchia al mondo, che l'anarchia sia una faccenda dell'umanità intera, che prima debba avvenire la grande resa dei conti e a seguire il regno millenario. Chi vuol donare la libertà al mondo, o meglio il proprio concetto di libertà, è un despota, non un anarchico.

L'itinerario biografico e politico di Landauer (1870-1919) attraversa tutti i grandi eventi della sua epoca, dai congressi della Seconda Internazionale, dove matura la separazione tra socialdemocrazia e anarchismo, alla Repubblica dei Consigli di Baviera, dove troverà la morte il 2 maggio 1919 barbaramente massacrato da un plotone di Guardie Bianche. Nonostante l'epoca drammatica in cui vive, Landauer è fermamente convinto che un altro mondo è non solo necessario ma anche possibile qui e ora. Così innesta nel suo pensiero politico elementi «eretici» che gli consentono di elaborare una visione originale del mutamento sociale. La rivoluzione non è più vista come un atto, ma come un processo al cui centro pone l'individuo comunitario, ovvero l'individuo impensabile come singolarità in quanto frutto delle sue relazioni con gli altri. Una concezione controcorrente che fa di Landauer un pensatore quanto mai attuale e innovativo.

Julian Assange, fondatore di Wikileaks, mette spesso in epigrafe ai suoi comunicati questa frase di Gustav Landauer, pensatore anarchico ucciso a Monaco nel 1919: "Lo Stato è una relazione sociale, una specifica modalità con cui le persone si relazionano tra di loro. Lo Stato può essere abolito solo creando nuove e diverse modalità di relazione sociale … perché lo Stato siamo noi!".
Christopher Torchia, CBS News

Eleuthera - Schede libro Eleuthera: abstract, indice, materiali e rassegna stampa (http://www.eleuthera.it/scheda_libro.php?idlib=306)


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Anarchismo e socialismo in Gustav Landauer
Devis Colombo

02/10/2015 | Ragionamenti
“Io vivo una sola volta, ho un’unica possibilità di agire sul mondo in base alla mia volontà, e ben presto morirò. Perché non dovrei impegnare tutto me stesso per la liberazione dell’umanità?”:1 sono queste le parole che ben rappresentano la pertinacia di Gustav Landauer (1870-1919), una delle figure più lucide e originali dell’anarchismo tedesco tra Otto e Novecento, che, coi suoi numerosi scritti e le ben ponderate azioni, arrivò a esercitare la propria influenza oltre il modesto movimento libertario e a stringere legami con diversi settori del socialismo rivoluzionario. Basti pensare che le opere di Landauer dopo la sua morte furono edite dall’amico Martin Buber, grazie al quale iniziarono a circolare negli ambienti del messianesimo utopista, trovando in Ernst Bloch e Walter Benjamin degli attenti lettori2.

Landauer, di origini ebraiche, iniziò a ventidue anni il suo impegno politico nelle file della dissidenza socialdemocratica esercitando una decisa critica alla struttura burocratica e centralista dell’Spd (Partito socialdemocratico di Germania) attraverso la militanza nella Verein unabhängiger Sozialisten [Associazione dei socialisti indipendenti] e l’attività di redattore della rivista “Der Sozialist” [Il socialista] che animò con molti dei suoi interventi. Già nel 1893 la rivista polemizza con le posizioni marxiste e Landauer in agosto rappresenterà gli anarchici e i lavoratori del metallo berlinesi al terzo congresso internazionale socialista di Zurigo. Nel 1895 fonda la cooperativa di consumo “Befreiung” [Liberazione], nel 1896 prende parte attivamente a Berlino allo sciopero dei lavoratori dell’industria delle confezioni e partecipa al congresso di Londra che sancirà l’uscita della corrente libertaria dalla Seconda Internazionale. Da questo momento in poi egli nondimeno rivendicherà il termine “anarco-socialismo”3 per marcare la filiazione tra queste due dottrine4: l’anarchismo viene considerato lo scopo, dunque l’abbattimento della coercizione e della gerarchia, mentre il socialismo – inteso come “lavoro cooperativo” e come “la solidarietà tra gli uomini in tutto ciò che è loro comune” – viene individuato come il mezzo adeguato. Nel 1900 è cofondatore di un insediamento collettivista che predica un nuovo rapporto dell’uomo con la natura, chiamato Neue Gemeinschaft [Nuova comunità] e nel 1908 fonda l’organizzazione Sozialistischer Bund [Lega socialista] che si dedicò alla creazione di piccole comunità sia urbane sia rurali i cui membri si esercitavano indistintamente nel lavoro manuale e in quello intellettuale. Quando si prospetta lo scoppio della prima guerra mondiale, Landauer si dedica a un’intensa attività antimilitarista che rimane salda anche quando Pëtr Kropotkin e Martin Buber si schierano in favore di un intervento militare. Su invito di Kurt Eisner nel 1918 partecipa alla costituzione della Repubblica popolare di Baviera, e quando questa il 7 aprile del 1919 si trasforma in una repubblica consiliare, giunge a ricoprire l’incarico di Commissario per il popolo della Cultura e dell’Università. Troverà la morte il 2 maggio del 1919, brutalmente assassinato dalle truppe controrivoluzionarie mandate dal ministro della Difesa, il socialdemocratico Noske, per sedare questo tentativo autogestionario indicato da Landauer, alla fine del 1918, come “la rivoluzione più umana e più mite che sia mai esistita (a parte il fatto che si è svolta senza spargimento di sangue, in particolare qui in Baviera), accompagnata dalla piena libertà di parola e di stampa”5.

Landauer fu una figura poliedrica: scrittore, critico letterario, filosofo, traduttore di Oscar Wilde e Shakespeare, Kropotkin, Maestro Eckhart. La sua traduzione della Servitù volontaria di Étienne de La Boétie, comparsa nel 1910 su “Der Sozialist”, diede un grande contributo alla riscoperta di questo testo in Europa. Come scrive Libera Pisano lo “splendido intreccio tra misticismo, romanticismo, anarchismo e comunità”6 di cui è autore Landauer, costituisce “un unicum nella storia politica del Novecento”7. Fu dunque uno “spirito libero”, un rinnovatore della tradizione associazionistica dell’anarchismo che non mancò mai di polemizzare anche con altre organizzazioni anarchiche – “gli anarchici in maggioranza sono dogmatici”8, scriveva nel 1901 – dando in questo modo prova di quell’“anarchismo critico” che il coevo Camillo Berneri definiva “un anarchismo che, senza essere scettico, non s’accontenta delle verità acquisite, delle formule semplicistiche, un anarchismo idealista e insieme realista, un anarchismo insomma che innesta verità nuove sul tronco delle sue verità fondamentali”9. Come vedremo in seguito, il nucleo centrale della riflessione landaueriana è costituito dall’inscindibile e profondo nesso fra i due poli dell’individuo e della comunità, come messo bene in luce da Gianfranco Ragona nell’introduzione alla preziosa e unica raccolta italiana di scritti di Landauer da lui curata, intitolata per l’appunto La comunità anarchica.

L’origine spirituale della rivoluzione

In Landauer risulta decisivo il distacco dall’economicismo e dal materialismo marxista non considerati più alla base dei rivolgimenti che avrebbero portato al successivo rinnovamento dell’uomo. Al contrario, Landauer considera la “rigenerazione dello spirito”10 una premessa indispensabile per il cambiamento sociale:

io chiamo anarchico chi si rifiuta di fare il doppio gioco con sé stesso; e in seguito a una crisi esistenziale decisiva si è riplasmato in una nuova essenza. […] Per me è un individuo senza padroni, libero, autonomo, anarchico, chi è padrone di sé stesso, chi può definire qual è il suo istinto caratteristico e la sua propria vita […]. Solo muovendo dall’interno si può riformare il mondo11.


Landauer prospetta una sorta di “microfisica dell’anarchismo” che inizia dalla cura dei rapporti con il prossimo e che finisce col propagarsi per riflesso ad associazioni di individui, a comunità, a comunità di comunità fino a determinare un cambiamento tangibile anche nella sfera sociale. L’eco di tale microfisica appare anche nella celebre e altrettanto discussa affermazione di Landauer secondo cui “lo Stato è una condizione, una particolare relazione tra esseri umani, un modo di comportarsi degli uomini: lo distruggiamo contraendo altre relazioni, comportandoci in modo diverso”12. La riscoperta di valori umanitari di affratellamento e assorellamento [Verschwisterung], già sostenuta con vigore nella Morale anarchica da Kropotkin (1889), costituiva per Landauer l’avvio verso una trasformazione indirizzata non solamente ed esclusivamente alle strutture fondanti del capitalismo, ma anche alla dimensione del singolo, investito della responsabilità della duplice e contemporanea modificazione del proprio mondo interiore ed esteriore: “si deve edificare in grande iniziando dal piccolo, dobbiamo espanderci in ampiezza e possiamo farlo solo se scaviamo in profondità”13.

Landauer, in definitiva, rimproverava al movimento anarchico il primato della politica, di “voler imitare gli altri partiti”, di “avere mania di protagonismo” e di considerare l’anarchismo una questione esclusivamente pubblica, tralasciando ciò che definisce “anarchia interna” [innere Anarchie]14, per lui altrettanto risolutiva. Durante la stagione dei grandi attentati anarchici a cavallo del secolo Landauer criticò chi considerava legittimo l’uso dell’assassinio quale strumento di emancipazione, rifiutando lo schema rivoluzionario classico secondo cui la “violenza libertaria” era l’unica forza capace di opporsi alla violenza autoritaria del potere. Si schiera su posizioni attigue al pacifismo integrale tolstojano, condannando così il regicidio di Bresci, sostenendo che “ogni violenza è o dispotismo o autorità”15 e invitando a “non uccidere più gli altri, ma se stessi: ecco la caratteristica dell’uomo che crea il proprio caos per trovare la sua natura originaria e la sua grandezza diventando misticamente tutt’uno con il cosmo”16. Può così sostenere che con il termine rivoluzione non intendiamo la tattica delle bastonate [Knüppeltaktik], non il gettare le bombe, non l’incitazione a scendere nelle strade e a dimostrare […] bensì il grosso “mutamento radicale” [Umschwung] che deve ricomparire se l’umanità vuole di nuovo tendere alla piena beatitudine dell’anima17.

Landauer rileva inoltre che l’atteggiamento massimalista di taluni anarchici li porta a una doppia morale, divisa tra presente e futuro, ambito privato e ambito pubblico. Difatti la rigidità dell’applicazione di alcuni princìpi di riferimento per la costruzione della società futura, considerati troppo spesso indiscutibili, conducono uomini solitamente sensibili con la cerchia dei propri prossimi a sacrificare nell’immediato presente alcuni valori universali e sentimenti morali per perseguire il proprio ideale di emancipazione in modo dozzinale. E ciò si spiegherebbe col fatto che essi si sono abituati a rapportarsi con i concetti e non più con gli uomini. Per loro esistono due classi rigidamente contrapposte, ostili l’una all’altra, sicché non si uccide l’uomo ma il concetto di sfruttatore, di oppressore, di capo di Stato. Così accade che proprio coloro che nella vita privata, per sensibilità, spesso sono i più umani, nella vita pubblica si abbandonino all’inumanità18.

Per Landauer gli anarchici hanno sottovalutato che anche l’etica (non solo la politica) richiede l’accurata ricerca di una coerenza tra mezzi e fini. Come si può intuire, il profondissimo umanesimo di Landauer lo porta su posizioni anticlassiste: ciò non si risolve semplicemente con il disconoscere l’esistenza e la funzione della divisione della società in classi, bensì nel favorire la creazione di nuove formazioni (“si tratta di dar forma a qualcosa che non è mai esistito”19) in cui sia possibile lasciarsi alle spalle la propria origine sociale, senza che il ceto di appartenenza venga assunto a elemento di discriminazione o a condizione insuperabile. Landauer mostrava dunque diffidenza nei confronti dei concetti di “lotta di classe” e di “sciopero generale” mutuati dal marxismo e intrisi di determinismo, i quali, relegando la rivoluzione a un sicuro imminente futuro, negavano all’educazione e alla cultura la possibilità di influire sugli eventi storici. Per Landauer invece un movimento rivoluzionario è duraturo e solido se è anche un movimento culturale, dunque non un puro movimento di interessi di classe, ma un fenomeno capace di fondare le basi per una più trasversale “comunità umana”.

Questa particolare concezione landaueriana non si risolve però in un anarchismo intellettuale, privato o tutt’al più didattico, poiché – e giungiamo qui al secondo polo che, come inizialmente accennato, costituisce il nerbo della sua riflessione – egli era convinto che lo spirito, cui ognuno deve accedere e che occorre riscoprire, aspira a una libertà sociale che in parte già contiene in sé e può esprimersi nella creazione di vari organismi comunitari, la famiglia, la comunità, il sindacato, il comune, la federazione. Come scrive con esemplare chiarezza Gianfranco Ragona, per l’anarchico tedesco “l’individuo è comunità, perché la porta in sé dalla nascita, la sviluppa nell’apprendimento e nella crescita, nel lavoro e nella riproduzione, e l’appartenenza comunitaria garantisce a tutti la tanto anelata libertà”20. Egli pertanto è fautore di un “anarchismo comunitario”21 costantemente impegnato a combattere l’isolamento e l’abbandono del singolo a sé stesso: “l’uomo che sta solo è un essere esposto soprattutto a ogni forma di demagogia. L’uomo deve organizzarsi assieme agli altri, consigliarsi, agire di concerto”22. E ancor più incisivamente

non vorrei essere frainteso, inducendo a credere che io predichi quietismo o rassegnazione, la rinuncia all’azione o a modificare le condizioni esterne. Ma certo che no! Mettiamoci insieme, lottiamo per un socialismo municipale, per insediamenti comunitari, per cooperative di consumo o comuni abitative; fondiamo giardini pubblici e pubbliche biblioteche; abbandoniamo le città, lavoriamo di vanga e pala […], organizziamoci e istruiamoci, lottiamo per nuove scuole e per conquistare giovani menti 23.


La rivoluzione come processo ad infinitum

Differenziandosi dall’individualismo distruttivo e amorale di Max Stirner (che Landauer critica riprendendo le parole di Edgar Bauer circa “l’arroganza dell’Unico”24), quanto dall’insurrezionalismo di Jacques Sorel, l’idea landaueriana di rivoluzione si configura in forma di un’attiva e continua mutazione antropologico-sociale. Essa dovrebbe investire la totalità della convivenza umana nello sforzo di superare ciò che Landauer – nella sua opera maggiore del 1907 intitolata Rivoluzione – chiama “topia”, ossia quella condizione di equilibrio autoritario e di cristallizzazione dei poteri, legami e culture che mantengono stabile una società preservandola dai rivolgimenti. Questi ultimi sono resi possibili soltanto dalla costruzione di concrete esperienze di “socialismo vivente” che, sviluppando forme di vita alternative all’interno dello status quo di volta in volta affermatosi, consentono da una parte di contaminare la società e dall’altra di distaccarsi da essa progressivamente, conducendo a una condizione di “utopia”. Uno dei contributi significativi di Landauer alla teoria del socialismo è rappresentata proprio dalla “tesi di un’alternanza tra topie e utopie”25 che, come sostiene Ferruccio Andolfi, non si limita soltanto a denunciare la possibile involuzione delle esperienze rivoluzionarie – dimostrata secondo Landauer in primis dalla Rivoluzione Francese – ma soprattutto definisce la rivoluzione come tendenza che sopravvive all’alternanza delle topie: non designa pertanto un preciso evento storico né un “periodo di tempo o un limite, ma un principio che avanza sempre di più superando ampi spazi temporali”26, e si ripresenta all’occasione di qualsivoglia stabilizzazione forzata.

Dunque seguendo il percorso tracciato dal principio immanente e metastorico della rivoluzione, questa non riguarda la rigida dicotomia tra Stato o non-Stato, rivolta o gradualismo, quanto piuttosto il dar forma, già all’interno dell’odierna società capitalistica, a nuove strutture e a rinnovati rapporti sociali capaci di favorire e accelerare la fuoriuscita immediata di piccole comunità radicalmente alternative dalle istituzioni coercitive. In una lettera a Max Nettlau del 1903 scrive: “Il compito degli anarchici è il seguente: la creazione di raggruppamenti anarchico-sociali [anarchistisch-gesellschaftlich] in una modalità pacifica, con la maggiore diminuzione possibile degli attriti nei confronti del mondo esterno”27. Queste comunità ecologiche e libertarie che rifiutavano l’industrialismo (che verranno riprese e teorizzate anche da Murray Bookchin) sarebbero state la traccia viva di un anarchismo sociale in actu che, anziché porre le basi per un futuro abbattimento violento dello Stato, rimaneva calato nel presente costituendo una realtà opposta al capitalismo e alle strutture di dominio ma che esisteva già fin da ora, e al suo interno, come recita un’altra nota citazione di Landauer: “l’anarchismo non è una faccenda del futuro ma del presente; non è una mera rivendicazione, ma una questione che riguarda la vita”28.

Anarchismo e liberalismo

Come mostra il precedente compendio interpretativo del suo pensiero, l’attualità di Landauer consiste nell’evidenziare gli equivalenti legami dell’anarchismo con il liberalismo e con quel socialismo che mi pare eccessivamente trascurato dalle tendenze post-anarchiche: queste, archiviando legittimamente il concetto di rivoluzione come immediato e totale stravolgimento dei rapporti di forza, finiscono col ridurre l’anarchismo alla funzione passiva e arrendevole di “coscienza critica della democrazia liberale” – come si legge nel ricco e stimolante contributo di Giorgio Fontana su questa stessa rivista, Un seme sotto la neve. L’anarchismo oggi, Lo straniero 174/175 (2015)29. Una decostruzione di questa nuova radicalità liberale del post-anarchismo mi sembra urgente – e in proposito rimanderei alle puntuali critiche espresse da Eduardo Colombo30 – anche per confrontarsi adeguatamente con alcuni sbandamenti liberisti filo-berlusconiani31 messi in atto da Giampietro Berti (i cui contributi alla storia dell’anarchismo restano indubbiamente tra i più validi dalla scomparsa di Pier Carlo Masini), citato più volte da Giorgio Fontana. È qui in oggetto non la ricusazione dell’influsso storico del liberalismo sull’anarchismo, bensì il pieno riconoscimento della funzione degli anarchici come i “liberali del socialismo”32, individuata a ragion veduta da Berneri, e la conseguente ricalibratura dell’ago della bilancia fra i due termini in questione.

Landauer difatti pur riuscendo nella rivitalizzazione della teoria dell’anarchismo attraverso una concezione della rivoluzione che, insieme alle influenze del post-strutturalismo francese (Lacan, Foucault, Deleuze), sta alla base del post-anarchismo33, sembra comunque rifuggire del tutto dal disimpegno sociale e dal disconoscimento della lotta per l’uguaglianza in cui pare esser sprofondata la società post-moderna. Non è un caso che propugnando la rigenerazione spirituale e l’inviolabilità della libertà e della volontà umana, al tempo stesso non ritenne incoerente pubblicare un Appello per il socialismo34 (1911) e partecipare al tentativo rivoluzionario socialista della Baviera.

A dieci anni dal brutale assassinio di Landauer, il noto scrittore e attivista libertario Erich Mühsam lo celebrava come un uomo “la cui azione e volontà hanno gettato una forte luce sull’immagine del suo tempo, e che come martire morì per la sua azione e la sua volontà e ha pertanto il diritto a ricevere un grande onore”35. Poco più avanti tuttavia, nel 1933, i nazisti distrussero la lapide in commemorazione di Landauer presente nel cimitero di Monaco, riesumarono le ceneri per spedirle alla comunità ebraica monacense pretendendo addirittura il pagamento di una fattura per coprire le spese di questa opera di distruzione. Ma lo scorso 24 aprile il comune di Monaco – in seguito a una campagna promossa dallo studioso Siegbert Wolf e dal cantautore Peter Kühn, che ha trovato l’appoggio di molti esponenti della cultura progressista tedesca36 – ha emesso una delibera con la quale si impegna alla ricostruzione del monumento in ricordo di questo pensatore, che meriterebbe senz’altro una maggiore attenzione, sia in Germania sia in Italia.

Devis Colombo



1 Gustav Landauer, La comunità anarchica, a cura di Gianfranco Ragona, tr. Nino Muzzi, Elèuthera, Milano 2012, p. 45.
2 Siegbert Wolf individua tracce del pensiero di Landauer anche in Oskar Maria Graf, Silvio Gesell, Franz Jung, Ernst Toller, Arnold Zweig, Alfred Döblin, Hugo von Hofmannsthal, Gottfried Benn, Albert Camus e Noam Chomsky, cfr. Siegbert Wolf, Gustav Landauer zur Einführung, Junius Verlag, Hamburg 1988, p. 109, nota 2.
3 Cfr. La comunità anarchica, cit., pp. 56 sgg.
4 Circa le origini e lo sviluppo dell’anarchismo secondo Landauer, si veda Gustav Landauer, Per una storia della parola anarchia, a cura di D. Colombo, Bollettino del Centro Studi Libertari, 40 (2013), pp. 19-40, consultabile all’indirizzo www.centrostudilibertari.it/sites/default/files/materiali/Boll_40_def.pdf.
5 Ivi, p. 57.
6 Libera Pisano Anarchia dello spirito – spirito dell’anarchia. Su Gustav Landauer, Il Cannocchiale, 38.3 (2013), pp. 163-170.
7 Ibidem.
8 Ivi, p. 91.
9 Camillo Berneri, Contributo a un dibattito sul federalismo in Id., Scritti scelti, Zero in Condotta, Milano 2007, p. 78.
10 Sul significato attribuito da Landauer al concetto di “spirito” rimandiamo a Libera Pisano, Anarchia dello spirito – spirito dell’anarchia. Su Gustav Landauer, op. cit., da cui riprendiamo la seguente definizione: “un principio che tiene insieme senza coercizione esterna e dà forma, impronta e vita agli organismi della comunità. È ciò che precede, segue e intesse la trama dell’individuo, sempre determinato a partire da un legame biologico e spirituale con le generazioni precedenti”.
11 Ivi, p. 95.
12 Riportiamo qui il testo originale della citazione, proprio perché la sua traduzione è troppo spesso dipesa di volta in volta dal giudizio complessivo che si voleva dare dell’opera di Landauer: “Staat ist ein Verhältnis, ist eine Beziehung zwischen den Menschen, ist eine Art, wie die Menschen sich zueinander verhalten; und man zerstört ihn, indem man andre Beziehungen einhegt, indem man sich andres zueinander verhält“, G. Landauer, Schwache Staatsmänner, schwächeres Volk (1910), testo consultabile all’indirizzo www.anarchismus.at/anarchistische-klassiker/gustav-landauer/6473-gustav-landauer-schwache-staatsmaenner-schwaecheres-volk (ultimo accesso 8.08. 2015).
13 La comunità anarchica, cit., p. 131.
14 Cfr. Per una storia della parola anarchia, cit., p. 31.
15 Ivi, p. 93.
16 Ivi, p. 96.
17 Cit. da Ultich Linse, Organisierter Anarchismus im Kaiserreich vom 1871, Duncker & Humblot, Berlino 1969, p. 283.
18 La comunità anarchica, cit., p. 98.
19 Ivi, p. 94.
20 Gianfranco Ragona, L’ostinata speranza di un anarchico controcorrente”, introduzione a Gustav Landauer, La comunità anarchica, cit., p. 27. Per un approfondimento della teoria politica di Landauer rimandiamo all’indispensabile monografia di Gianfranco Ragona, Gustav Landauer: anarchico, ebreo, tedesco, Riuniti University Press 2010.
21 Cfr. Siegbert Wolf, I due amici che volevano rinnovare l’umanità, “Una città”, 89 (2000), consultabile all’indirizzo Gli articoli di Una Città: I DUE AMICI CHE VOLEVANO RINNOVARE L'UMANITA'... (http://www.unacitta.it/newsite/articolo.asp?id=255) (ultimo accesso 13.08.2015).
22 La comunità anarchica, cit., p. 167.
23 Ivi, pp. 95-96.
24 Gustav Landauer, Per una storia della parola anarchia, cit., p. 33. www.centrostudilibertari.it/sites/default/files/materiali/Boll_40_def.pdf
25 Cfr. Ferruccio Andolfi, Gustav Landauer. La rivoluzione e il suo oltre, in Gustav Landauer, Rivoluzione, Diabasis, Reggio Emilia 2009, p. 12.
26 Ivi, p. 42.
27 Lettera di Landauer a Max Nettlau del 20.11.1903, cit. da Gustav Landauer zur Einführung, cit., p. 71.
28 Ivi, p. 94.
29 Consultabile all’indirizzo www.lostraniero.net/archivio-2014/170-dicembre-2014gennaio-2015-n-174175/903-un-seme-sotto-la-neve-lanarchismo-oggi.html
30 Eduardo Colombo, L’orizzonte dell’insurrezione. Un’azione illegale tra le tante: la rivoluzione in AA. VV., Rivoluzione, A.sperimenti, Milano 2011, pp. 53-65, consultabile all’indirizzo asperimenti.noblogs.org/files/2010/10/opuscolo_rivoluzione_asperimenti.pdf
31 Si vedano i vari interventi comparsi su “Il Giornale”, soprattutto il recente Giampietro Berti, “Dietro ai beni comuni si nasconde la retorica del luogocomunismo”, 05.08.2015, consultabile all’indirizzo Dietro ai beni comuni si nasconde la retorica del luogocomunismo (http://www.ilgiornale.it/news/cultura/dietro-ai-beni-comuni-si-nasconde-retorica-luogocomunismo-1158342.html)
32 Camillo Berneri, Una lettera a Piero Gobetti, in Id., Scritti scelti, cit., p. 82.
33 Per un primo approccio rimandiamo al numero speciale: Salvo Vaccaro (a cura di), Post-anarchismo. Un’ introduzione, Bollettino del Centro Studi Libertari, 31 (2008), consultabile all’indirizzo www.centrostudilibertari.it/sites/default/files/materiali/CSL_SupplBoll31.pdf
34 Traduzione italiana parziale in La comunità anarchica, cit., pp. 127-133.
35 Erich Müsham, War einmal ein Revoluzzer. Verstreute Schriften (1917-1932), Die freie Gesellschaft Verlag, Hannover 1985, p. 59. 36 Per maggiori informazioni si veda Wiederaufbau eines Gedenksteins für Gustav Landauer (http://www.edition-av.de/info/gedenkstein.html). È attualmente in corso una campagna per la costruzione di un monumento a Gustav Landauer anche a Berlino: ulteriori dettagli, purtroppo per ora solo in lingua tedesca, all’indirizzo http://gustav-landauer.org/Denkmal

Anarchismo e socialismo in Gustav Landauer - Lo Straniero (http://lostraniero.net/gustav-landauer-tra-il-risveglio-dello-spirito-e-lappello-per-il-socialismo/)

LupoSciolto°
28-11-18, 19:05
Ho cambiato il titolo perché oltre a testi sui cosiddetti NA, abbiamo intrapreso un discorso più ampio riguardante l'anarchismo, il socialismo libertario e altro ancora. Ticonderoga: se desideri discettare di queste tematiche o di confrontarti con noi, ti assicuro che questa thread rimarrà aperta.

Dottorlequack
29-04-20, 23:03
Lo scontro tra anarchici che sostenevano o comunque non contrastavano la propaganda interventista (mi sembra soltanto al fianco dell'Intesa) e coloro che invece ripudiavano la guerra:

https://www.anarcopedia.org/index.php/Manifesto_dei_Sedici

Poi per restare nella diatriba interventisti- neutralisti
Secondo voi l'indirizzo interventista di futuri comunisti come Togliatti e Gramsci ha influito sulla futura prima spaccatura (considerando sempre il fatto che il PCdI era nato da diverse correnti) degli anni 20 tra internazionalisti (Bordiga e Misiano che infatti erano stati neutralisti) e corrente filo-URSS (appunto Togliatti, Gramsci e gli altri ordinovisti)?.
Poi riguardo a Mussolini e alla sua conversione (oltre a Corridoni, Nenni, insomma molti che parteciparono più o meno attivamente, escluso Malatesta che rimase neutralista, alla settimana rossa)
Secondo voi può essere accettata la tesi di stampo esclusivamente culturale e di contrasto col PSI pacifista (tacciato di antipatriottismo e di essere un partito che ostacolava la guerra e la futura svolta rivoluzionaria alla fine di essa) dato che se non sbaglio venne influenzato da filosofi e rivoluzionari di orientamento opposto tipo Marx, Blanqui, Sorel,
Nietzsche, Stirner, ...
Oppure come sostenevano gli anarchici e affini, lui insieme agli altri interventisti sono stati convinti a passare dall'altra parte della barricata a suon di banconote dai francesi? O ci sono altre teorie?

LupoSciolto°
30-04-20, 09:43
Lo scontro tra anarchici che sostenevano o comunque non contrastavano la propaganda interventista (mi sembra soltanto al fianco dell'Intesa) e coloro che invece ripudiavano la guerra:

https://www.anarcopedia.org/index.php/Manifesto_dei_Sedici

Poi per restare nella diatriba interventisti- neutralisti
Secondo voi l'indirizzo interventista di futuri comunisti come Togliatti e Gramsci ha influito sulla futura prima spaccatura (considerando sempre il fatto che il PCdI era nato da diverse correnti) degli anni 20 tra internazionalisti (Bordiga e Misiano che infatti erano stati neutralisti) e corrente filo-URSS (appunto Togliatti, Gramsci e gli altri ordinovisti)?.
Poi riguardo a Mussolini e alla sua conversione (oltre a Corridoni, Nenni, insomma molti che parteciparono più o meno attivamente, escluso Malatesta che rimase neutralista, alla settimana rossa)
Secondo voi può essere accettata la tesi di stampo esclusivamente culturale e di contrasto col PSI pacifista (tacciato di antipatriottismo e di essere un partito che ostacolava la guerra e la futura svolta rivoluzionaria alla fine di essa) dato che se non sbaglio venne influenzato da filosofi e rivoluzionari di orientamento opposto tipo Marx, Blanqui, Sorel,
Nietzsche, Stirner, ...
Oppure come sostenevano gli anarchici e affini, lui insieme agli altri interventisti sono stati convinti a passare dall'altra parte della barricata a suon di banconote dai francesi? O ci sono altre teorie?

Ai tempi, in alcuni settori dell'estrema sinistra, c'era la convinzione che la Grande Guerra avrebbe insegnato al proletariato come usare e maneggiare le armi, di conseguenza questo avrebbe, una volta rientrato in patria, indirizzato le stesse contro la borghesia e la monarchia. C'era pure chi odiava le potenze dell'Alleanza e voleva mettere "fine" alla loro esistenza. Insomma, è esistito un interventismo di sinistra diffuso soprattutto tra i sindacalisti rivoluzionari (anche se Sorel, mi pare, espresse posizioni neutraliste) tra i repubblicani e in misura minore tra anarchici e socialisti di varia estrazione (si ricordino i socialriformisti di Bissolati) . Giusto, sbagliato? Non sta a me dirlo. Ricordo , però, gli Arditi Del Popolo: forgiati dalla guerra e pronti a fare seriamente la rivoluzione. Poi arrivò il fascismo e tutto andò come ben sappiamo.

Dottorlequack
30-04-20, 12:32
Non l'ho letto da nessuna parte ma può essere che la spallata definitiva del cambio di rotta fu data proprio dall'iniziale posizione neutralista del Re?
D'altronde Anarchici,Socialisti rivoluzionari,Sindacalisti rivoluzionari, e Repubblicani erano tutti antimonarchici

LupoSciolto°
01-05-20, 11:16
Non l'ho letto da nessuna parte ma può essere che la spallata definitiva del cambio di rotta fu data proprio dall'iniziale posizione neutralista del Re?
D'altronde Anarchici,Socialisti rivoluzionari,Sindacalisti rivoluzionari, e Repubblicani erano tutti antimonarchici

Sinceramente dovrei informarmi meglio. Quello che so' , come già scritto, è che la sinistra interventista vedeva nella guerra una palestra per il proletariato.