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Visualizza Versione Completa : Unioni civili, torna il Family Day



Rotwang
07-01-16, 13:13
Corriere della Sera

Il «segnale» è arrivato. Poco prima di attaccare implicitamente il governo Renzi e il Pd che marciano dritti verso l’approvazione in Senato del disegno di legge sulle unioni civili, sottolineando che «nessun’altra istituzione deve oscurare la realtà della famiglia», il cardinale Angelo Bagnasco ha dato il via libera al «sostegno» che la Conferenza episcopale italiana darà al Family day . L’«operazione», partita ufficiosamente, porterà a una grande marcia in programma a Roma, con tutta probabilità sabato 30 gennaio. E potrebbe riproporre praticamente lo stesso schema che nel biennio 2006-2008 vide opposta la Cei guidata da Camillo Ruini da un lato, e Palazzo Chigi all’epoca guidato da Romano Prodi dall’altro.

Sono settimane che nell’eterogeneo fronte dei comitati in difesa della famiglia si pensa al remake del 20 giugno scorso, quando centinaia di migliaia di persone si presentarono in piazza San Giovanni a Roma per protestare contro le unioni civili, ma senza il sostegno ufficiale dei vescovi. A dicembre, secondo quanto si mormora sull’asse che lega i moderati in Parlamento e Oltretevere, la questione arriva sull’uscio della casa di Santa Marta, dove risiede papa Francesco. E lì si ferma.
La regola d’ingaggio del Vaticano - che si riassume nella formula «la Chiesa non è contraria a un Family day ma sono i laici che devono prendere l’iniziativa» - si presta a più chiavi di lettura. Fino a ieri mattina. Quando il cardinal Bagnasco, prima di lanciare da Genova il suo appello contro tutto quello che «indebolisce la centralità della famiglia», non decide di sposarne una sola, di chiavi di lettura. Quella che porta dritto verso il «sostegno» della Cei alla manifestazione contro il governo. E quindi a quella marcia che andrà in scena sabato 30 gennaio.

A sentire il professor Massimo Gandolfini, il portavoce del Comitato «Difendiamo i nostri figli» che organizzò la manifestazione del giugno scorso, si ottengono solo conferme. Sono solo poche parole, che però non lasciano spazio ad alcun fraintendimento: «L’appuntamento con la grande manifestazione in difesa della famiglia tradizionale è sempre più vicino. E posso anche dirle che ci sarà senz’altro una grossa adesione dei vescovi diocesani». E ancora: «La nostra sarà una grande battaglia culturale in difesa di due principi. Il primo è che non ci può essere alcun tipo di omologazione, né formale né sostanziale, tra la famiglia prevista dalla Costituzione. Il secondo è la salvaguardia di quei valori a cui non siamo disposti a rinunciare».

Ancora qualche giorno, insomma, e si capirà se quella tra Renzi e Bagnasco assomiglierà o meno alla sfida che vide opposti, quasi dieci anni fa, il «cattolico adulto» Prodi e la Cei del cardinal Ruini. In vista della battaglia parlamentare, che sarà scandita da numerosi voti segreti (soprattutto sulla «stepchild adoption», la possibilità di adottare il figlio biologico del partner), ciascuna forza politica presidia il suo blocco di partenza. C’è un Pd che discute, gli alfaniani che minacciano ripercussioni sulla tenuta della maggioranza («No a prove muscolari su un tema divisivo», ha scritto ieri in una nota il capogruppo ncd al Senato Schifani), i berlusconiani che aspettano, i 5 Stelle pronti a votare col Pd, la pattuglia guidata da Quagliariello che affila le armi, e che martedì presenterà i suoi emendamenti al ddl Cirinnà e anche le pregiudiziali di costituzionalità. Da ieri, però, tutto è cambiato. C’è il nuovo Family day all’orizzonte. E quell’eterno «vado-non vado» che detterà i tempi al dibattito interno a tutte le forze politiche. Rischiando di spaccarle, trasversalmente, tutte. O quasi .

adry571
09-01-16, 13:18
https://www.lastampa.it/2016/01/09/spettacoli/unioni-civili-integrazione-paternit-la-fiction-sembra-lagenda-di-governo-h9bQZPlvVJKeHIAYo6yEwI/pagina.html

(https://www.lastampa.it/2016/01/09/spettacoli/unioni-civili-integrazione-paternit-la-fiction-sembra-lagenda-di-governo-h9bQZPlvVJKeHIAYo6yEwI/pagina.html)Una fiction può più di un talk show, quando si tratta di abituare gli italiani a qualche nuovo tema. Stare rilassati sul divano davanti a serie ironiche e accattivanti è meglio che innervosirsi davanti a un’ennesima rissa televisiva tra politici. E quando di mezzo ci sono temi scottanti per la politica, questa analisi banale diventa interessante. Un’occhiata alla programmazione recente e prossima ventura di mamma Rai e troviamo nelle sceneggiature argomenti in agenda di governo, cari a Matteo Renzi. A iniziare dalle unioni civili, per arrivare alla genitorialità omosessuale rappresentata in prima serata su Rai 1 nella fiction record di ascolti È arrivata la felicità, una delle creature di Ivan Cotroneo, scrittore, re Mida delle sceneggiature sbanca-Auditel.

Per 12 puntate in prima serata abbiamo visto la storia d’amore tra Valeria e Rita, la gravidanza della prima, il desiderio della seconda di adottare il bambino, il tema delle due mamme, il disappunto della nonna che non riesce ad accettare la situazione, il padre che invece fa uno scatto in avanti per non perdere la figlia. Tutto raccontato con ironia e leggerezza. Un modo soft ma potente per convincere gli italiani su un tema caldo? Ivan Cotroneo assicura di no: «Non mi sento di fare propaganda. Racconto la contemporaneità e quando ti confronti con l’oggi non ti tiri indietro da quello che vedi davanti a te».



(https://www.lastampa.it/2016/01/09/spettacoli/unioni-civili-integrazione-paternit-la-fiction-sembra-lagenda-di-governo-h9bQZPlvVJKeHIAYo6yEwI/pagina.html)

Rotwang
09-01-16, 13:58
L'Huffington Post

Tra i politici, al nuovo Family Day ci saranno solo gli aficionados, quelli che dal 2007 in poi non si sono persi un appuntamento, quasi tutti di centrodestra: Sacconi, Giovanardi, Formigoni, Quagliariello, Binetti, i forzisti Gasparri e Lucio Malan. “Nessuno sul palco”, precisano gli organizzatori, che per la “marcia” del 30 gennaio (data ancora da confermare, chiusura ipotizzata a piazza del Popolo) puntano a una mobilitazione esclusivamente dal basso, da quella rete di associazioni che a giugno scorso riuscì a riempire San Giovanni in un momento in cui il tema delle unioni civili era molto meno mediatico di oggi.
Una piazza con pochi politici e senza la mobilitazione esplicita della Cei, che mantiene una posizione di contrarietà alla legge Cirinnà ma questa volta ha scelto un profilo più soft, come ha spiegato a Repubblica don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale della Pastorale familiare, convinto che “il proprio punto di vista si può esprimere per varie vie, non solo limitandosi a singoli eventi di protesta”. L’incontro odierno dei vertici Cei, spiegano fonti della Conferenza episcopale, “non ha affrontato il tema delle unioni civili e delle manifestazioni”.

Una piazza dal basso, che vede in prima fila un gruppo di una dozzina di promotori che hanno dato vita al “Comitato Difendiamo i nostri figli”, guidato dal portavoce Massimo Gandolfini, del cammino neocatecumenale e composto, tra gli altri, dal direttore de La Croce Mario Adinolfi, Filippo Savarese di Manif pour tous, Alfredo Mantovano, Costanza Miriano, Sentinelle in piedi, circoli “La Croce” e “Voglio la mamma”, Luigi Amicone di Tempi, Giusy D’Amico, Emanuele Di Leo (presidente di Steadfast Foundation), Toni Brandi di ProVita e l’ex portavoce dell’Opus Dei Giuseppe Corigliano. L’obiettivo, spiega Adinolfi, è “portare in piazza due milioni di persone”. E la piattaforma, come si usa dire, non entra nei tecnicismi che stanno animando il dibattito nel Pd sulla stepchild adoption.

“L’obiettivo è fermare la legge Cirinnà, e non è affatto impossibile se la battaglia la si vuole fare davvero”, spiega Adinolfi ad Huffpost, senza fare sconti a Ncd e al suo leader Angelino Alfano che “non può cavarsela annunciando un referendum per domani: la battaglia si vince o si perde in queste settimane”. I promotori contano molto sul passaparola e sul peso delle loro associazioni, che hanno già organizzato il raduno del giugno scorso a Roma. Ma ci saranno assenze importanti nel mondo dell’associazionismo cattolico: a partire da Comunione e liberazione che, fedele al pensiero del leader spirituale Julian Carron ritiene che “con le manifestazioni la Chiesa cattolica non ha mai costruito nulla”. Non saranno in piazza neppure altre organizzazioni come l’Azione cattolica o l’Opus Dei. Il Forum delle associazioni familiari deciderà nel corso del direttivo previsto per il 15 gennaio. “Fino ad allora non c’è una decisione”, spiega il neo presidente Luigi De Palo, che in una recente intervista ha spiegato come per il Forum la vera priorità siano gli aiuti alle famiglie: “Se non riusciamo a mettere al centro del dibattito una fiscalità più equa per le famiglie italiane e la priorità del momento è sulle unioni civili, forse vuol dire che dobbiamo fare di più. E lo faremo".

Tra i 22 senatori Pd dubbiosi o contrari alla stepchild adoption il nuovo Family Day non scalda i cuori. “Non ci sarò”, spiega ad Huffpost il senatore Stefano Lepri, capofila dei dissidenti. “Io sono un parlamentare che deve legiferare e guardo con rispetto ma anche distacco a tutte le legittime manifestazioni. Ho grande rispetto per il Family Day ma anche per la manifestazione di segno opposto per i diritti omosessuali. Voterò in Aula in base alla mia coscienza e alle indicazioni del mio partito”. Più ruvida la renzianissima Rosa Maria Di Giorgi, promotrice insieme a Lepri dell’emendamento sull’affido rafforzato: “Non andrò assolutamente, questo tipo di manifestazioni in genere sono divisive e non mi appartengono. Nessuno dei venti senatori che ha firmato il nostro emendamento ha posizioni integraliste o clericali, né tantomeno oscurantiste. Siamo tutti a favore di una legge che dia diritti anche alle coppie omosessuali”. Tra i dem, l’unico possibilista sembra il deputato Beppe Fioroni, che spiega: Se ci sarà una manifestazione in sostegno della famiglia e dei diritti dei bambini ad avere un padre e una madre probabilmente ci sarò. Ma nessuno sta pensando a una manifestazione ‘contro’ qualcosa o per impedire l’approvazione di una legge. Non siamo più ai tempi del family Day del 2007”.

In prima fila ci sarà la veterana Paola Binetti convinta che ci sia un “bisogno urgente di dimostrare, anche agli amici del Pd, che nel Paese ci sono molte sensibilità diverse rispetto all’impostazione del ddl Cirinnà” e che “la messa in discussione della famiglia tradizionale sia una sfida antropologica di grande portata” e che dunque richiede una forte “testimonianza operativa”. “Nessuno mette in discussione i diritti per le coppie omosessuali”, spiega Binetti. “Ma è un errore pensare che tra questi diritti ci sia anche la genitorialità. Se il tema dei figli, adozione o affido, venisse espunto sono convinta che avremmo una buona legge in 24 ore”. “La stepchild adoption e l’utero in affitto sono la stessa cosa”, rincara la dose Eugenia Roccella, che ha lasciato Ncd e la maggioranza in protesta dopo che il Pd ha ottenuto l’approdo in Aula della legge sulle unioni civili. E aggiunge: “Il governo doveva starne fuori, oppure avere almeno il coraggio di metterci la faccia come fece il ministro Bindi nel 2007 coi Dico. Rispetto al governo di oggi mi viene da dire ‘Viva la Bindi’”.

Sulla barricata opposta, si muove il “fronte arcobaleno” che ha organizzato una serie di manifestazioni per il 23 gennaio. Associazioni Lgbt come Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Mit) si preparano a mettere in campo una mobilitazione capillare nelle principali piazze del Paese. Inoltre, dal prossimo 26 gennaio, è previsto un presidio in piazza delle Cinque Lune, nei pressi del Senato, per testimoniare l'attenzione e l'apprensione per il dibattito in corso. “Stiamo lavorando -sottolineano in una nota i portavoce delle associazioni- sui territori, coinvolgendo sia le forze della società civile sia il mondo associativo delle realtà lgbt, per costruire le reti necessarie per far esprimere a gran voce la domanda di diritti e di uguaglianza che in questo Paese da troppo tempo rimane inascoltata. Staremo insieme alle famiglie, a tutte le famiglie. Insieme alle persone”. “Non rispondiamo alla provocazione di chi in queste ore cerca di organizzare il solito schema delle piazze contrapposte: noi ci rivolgiamo al Paese intero”. Attraverso le manifestazioni sarà rivolto un appello a governo e Parlamento: «Chiediamo loro di guardare in faccia la realtà, di legiferare al più presto per fare in modo che non ci siano più discriminazioni e di approvare leggi che riconoscano la piena dignità e i pieni diritti alle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali. Noi siamo sicuri di una cosa: gli italiani e le italiane vogliono l’ uguaglianza di tutte e di tutti”.

Cuordy
30-01-16, 22:20
C'ero. Spiace deludervi ma in tutta la giornata nessuno ha quasi mai parlato di gay.

Malandrina
30-01-16, 22:35
E di cosa avete parlato, di bello?

Scipione
31-01-16, 13:35
Non c'è motto più fasullo di quello che afferma «Difendiamo i nostri figli». :rolleyes: :drinky: