PDA

Visualizza Versione Completa : Inno di Mameli e Inno a Roma



Gaius Iulius Caesar
06-07-10, 17:19
<object width="480" height="385"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/6o6CXOTTGkU&amp;hl=it_IT&amp;fs=1"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/6o6CXOTTGkU&amp;hl=it_IT&amp;fs=1" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="480" height="385"></embed></object>


Analisi del "Canto degli Italiani - Inno di Mameli"


Fratelli d'Italia,
l'Italia s'e' desta

Italiani, fratelli di una stessa Patria che si e' risvegliata e intende affrontare il nemico.

dell'elmo di Scipio
s'e' cinta la testa

L'elmo e' quello di Scipione l'Africano, vittorioso a Zama su Annibale: e' dunque un simbolo di speranza per l'Italia pronta alla guerra contro l'occupante straniero.

Dov'e' la vittoria?
Le porga la chioma,
che' schiava di Roma
Iddio la creo'.

La nuova Italia trionfera' come fece con l'Antica Roma per volere divino.
Su le "porga la chioma" esistono 2 interpretazioni: il primo si basa sull'antico uso romano di tagliare le chiome alle schiave per distinguerle dalle donne libere, che portavano i capelli lunghi.
Il secondo prende invece spunto dall'iconografia classica della Vittoria, rappresentata con le chiome al vento; in questo caso il verso significherebbe piu' semplicemente , "si offre all'Italia".

stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
l'Italia chiamo'.

La coorte, in latino cohors, era un'unita' di combattimento dell'esercito Romano corrispondente
alla decima parte di una Legione.

Noi fummo per secoli
calpesti, derisi,
perche' non siam popolo,
perche' siam divisi.

Da secoli, dopo la caduta dell'Impero Romano, gli Italiani sono stati umiliati dalle
dominazioni straniere. Non siamo un vero popolo perche' non siamo uniti.
Nel 1847, anno in cui fu composto l'inno, l'Italia era divisa in 7 Stati.

Raccolgaci un'unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
gia' l'ora suono'.

Uniamoci sotto un'unica bandiera e una
speranza (speme) comune.

Uniamoci, amiamoci;
l'unione e l'amore
rivelano ai Popoli
le vie del Signore;
Giuriamo far libero
il suolo natio

Uniamoci nella concordia, amiamoci
nella fratellanza e giuriamo di liberare
la Patria.
Mameli traduce qui il disegno politico unitario di Giuseppe Mazzini, caratterizzato anche da un forte senso religioso.

uniti, per Dio,
chi vincer ci puo'?

"Per Dio" e' un francesismo, che significa
"attraverso Dio", "da Dio".

Dall'Alpe a Sicilia
dovunque e' Legnano;

In questa strofa, si ricordano gli episodi della storia patria in cui gli Italiani
dimostrarono di poter vincere, uniti, contro lo straniero. Nelle battaglia di Legnano
del 1176 i comuni italiani riuniti nella Lega Lombarda e guidati da Alberto da Giussano
sconfissero l'imperatore Federico Barbarossa.

ogn'uom di Ferruccio
ha il core, ha la mano;

Ci si riferisce al capitano Francesco Ferrucci, che fu ferito e fatto prigioniero
nella difesa di Firenze assediata nel 1530 dalle truppe di Carlo V. Ferrucci venne
poi ucciso da Fabrizio Maramaldo, un italiano al soldo straniero.
Prima di morire, Ferrucci gli rivolse queste parole, che poi rimasero celebri:
"Tu uccidi un uomo morto".

i bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla;

Nella Genova del 1746, il giovanissimo Giovanni Battista Perasso,
soprannominato Balilla, lanciando una pietra diede inizio alla rivolta
contro gli austriaci che occupavano la citta'.

il suon d'ogni squilla
i Vespri suono'

Fu il suono delle campane che la sera del 30 Marzo 1282 segno'
l'inizio della insurrezione palermitana contro i francesi di Carlo d'angio',passata
alla storia come i Vespri siciliani.

Son giunchi che piegano
le spade vendute

Le "spade vendute" sono le truppe mercenarie, deboli come giunchi.

gia' l'aquila d'Austria
le penne ha perdute

L'aquila bicibite, simbolo dell'Austria ormai in declino, e' raffigurata come un
uccello spennacchiato, una caricatura di se stessa.

Il sangue d'Italia,
il sangue polacco
beve', col cosacco
ma il cor le brucio'

Si fa riferimento all'alleanza dell'Austria con la Russia, in seguito alla quale
la Polonia era stata invasa e smembrata e, in Italia, era stato ripristinato l'antico
regime dopo la breve parentesi delle Repubbliche di ispirazione francese.
Il sangue del popolo italiano e polacco si e' pero' trasformato in un veleno letale per l'aquila asburgica.


Segue l'Inno a Roma

Gaius Iulius Caesar
06-07-10, 17:27
Inno ispirato al Carmen Saeculare di Quinto Orazio Flacco

<object width="480" height="385"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/rEuU_nNIg2I&amp;hl=it_IT&amp;fs=1"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/rEuU_nNIg2I&amp;hl=it_IT&amp;fs=1" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="480" height="385"></embed></object>

Musica di Giacomo Puccini
Parole di Fausto Salvatori


Roma divina, a Te sul Campidoglio
dove eterno verdeggia il sacro alloro
a Te nostra fortezza e nostro orgoglio,
ascende il coro

Salve Dea Roma! Ti sfavilla in fronte
il Sol che nasce sulla nuova storia;
fulgida in arme, all'ultimo orizzonte
sta la Vittoria.

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma.

Per tutto il cielo è un volo di bandiere
e la pace del mondo oggi è latina:
il tricolore canta sul cantiere,
su l'officina.
Madre che doni ai popoli la legge
eterna e pura come il Sol che nasce,
benedici l'aratro antico e il gregge
folto che pasce!

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma.

Benedici il riposo e la fatica
che si rinnova per virtù d'amore,
la giovinezza florida e l'antica
età che muore.
Madre di uomini e di lanosi armenti,
d'opere schiette e di penose scuole,
tornano alle tue case i reggimenti
e sorge il sole.

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma


Carmen Saeculare

Phoebe silvarumque potens Diana,
lucidum caeli decus, o colendi
semper et culti, date quae precamur
tempore sacro,
quo Sibyllini monuere versus
virgines lectas puerosque castos
dis, quibus septem placuere colles,
dicere carmen.
alme Sol, curru nitido diem qui
promis et celas aliusque et idem
nasceris, possis nihil urbe Roma
visere maius.
Rite maturos aperire partus
lenis, Ilithyia, tuere matres,
sive tu Lucina probas vocari
seu Genitalis:
diva, producas subolem patrumque
prosperes decreta super iugandis
feminis prolisque novae feraci
lege marita,
certus undenos deciens per annos
orbis ut cantus referatque ludos
ter die claro totiensque grata
nocte frequentis.
Vosque, veraces cecinisse Parcae,
quod semel dictum est stabilisque rerum
terminus servet, bona iam peractis
iungite fata.
fertilis frugum pecorisque Tellus
spicea donet Cererem corona;
nutriant fetus et aquae salubres
et Iovis aurae.
condito mitis placidusque telo
supplices audi pueros, Apollo;
siderum regina bicornis, audi,
Luna, puellas.
Roma si vestrum est opus Iliaeque
litus Etruscum tenuere turmae,
iussa pars mutare lares et urbem
sospite cursu,
cui per ardentem sine fraude Troiam
castus Aeneas patriae superstes
liberum munivit iter, daturus
plura relictis:
di, probos mores docili iuventae,
di, senectuti placidae quietem,
Romulae genti date remque prolemque
et decus omne.
Quaeque vos bobus veneratur albis
clarus Anchisae Venerisque sanguis,
impetret, bellante prior, iacentem
lenis in hostem.
iam mari terraque manus potentis
Medus Albanasque timet securis,
iam Scythae responsa petunt, superbi
nuper et Indi.
iam Fides et Pax et Honos Pudorque
priscus et neglecta redire Virtus
audet adparetque beata pleno
Copia cornu.
Augur et fulgente decorus arcu
Phoebus acceptusque novem Camenis,
qui salutari levat arte fessos
corporis artus,
si Palatinas videt aequos aras,
remque Romanam Latiumque felix
alterum in lustrum meliusque semper
prorogat aevum,
quaeque Aventinum tenet Algidumque,
quindecim Diana preces virorum
curat et votis puerorum amicas
adplicat auris.
Haec Iovem sentire deosque cunctos
spem bonam certamque domum reporto,
doctus et Phoebi chorus et Dianae
dicere laudes.

Traduzione:

O Febo, decoro luminoso del cielo,
e Diana, signora dei boschi, sempre
onorati e venerabili, esaudite le nostre preghiere
in questo tempo sacro,
nel quale i vaticini della Sibilla esortarono
le fanciulle elette e i casti fanciulli
a recitare un carme per gli dei, ai quali
furono graditi i sette colli.
O Sole che dai la vita, che con il carro lucente
mostri e celi il giorno, e che vecchio e
nuovo risorgi, possa tu mai vedere nulla
più grande della città di Roma.
Dolce schiudi secondo il rito i parti
maturi, o Ilitia, proteggi le madri,
o come gradisci essere chiamata,
Lucina o Genitale.
O dea, fa' crescere la gioventù e favorisci
i decreti del senato, e in più, con la legge sul matrimonio
e l'unione delle donne, la vita
per una nuova e fertile discedenza,
affinché al compiersi di centodieci anni
ritornino i canti e i giochi affollati
per tre giorni limpidi ed altrettante
tre notti piacevoli.
E voi, o Parche, sincere nel profetizzare
ciò che è deciso per sempre
aggiungete altri buoni destini
a quelli già compiuti.
La Terra fertile di frutti e di bestiame
regali a Cerere una corona di spighe;
le piogge salutari e le brezze del cielo
ne nutrano i prodotti.
Riposta l'arma, o Apollo, ascolta
sereno e tranquillo i fanciulli in preghiera;
o Luna, regina degli astri,
dà ascolto alle fanciulle.
Se Roma è opera vostra e gruppi di Troiani
hanno occupato la costa Etrusca,
salvaguardate gli ordini di emigrare
e di lasciare la propria città con un viaggio,
per il quale, senza inganno, il pio Enea,
superstite della patria, ha aperto ai rimanenti
un sicuro percorso attraverso Troia in fiamme
che gli avrebbe dato di più;
o dei, date buoni costumi alla docile gioventù,
o dei, concedete alla vecchiaia una placida quiete,
e donate al popolo di Romolo potenza, prole
e ogni gloria.
E che il sangue puro di Anchise e di Venere,
vittorioso su chi gli muove guerra e mite con il nemico
sconfitto, ottenga le cose che vi chiede
con tori bianchi.
Oramai per terra e per mare il persiano
teme la sua potente mano e le asce albane,
oramai gli Sciti e gli Indiani, recentemente superbi,
attendono la sentenza.
Che ormai la Fede, la Pace, l'Onore
e l'antica e perduta Virtù voglia tornare
e felice appaia l'abbondanza
con il suo corno ricolmo.
Febo, profeta ornato di un arco splendente,
seduto fra le nove Muse,
che con la sua arte risolleva
le stanche membra del corpo,
se guarda sereno gli altari Palatini
prolunga sempre di secolo in secolo
e in meglio il tempo della fortuna
dell'Impero Romano,
e Diana, che domina l'Aventino e l'Algido,
esaudisce quindici preghiere degli uomini
e porge orecchio benevolo
alle offerte dei fanciulli.
Torno a casa con la speranza viva e sicura
che Giove e tutti gli dei sentano queste cose,
e che il coro istruito canti le lodi
di Febo e di Diana.

Gaius Iulius Caesar
06-07-10, 17:51
Per i moderatori:

Il Carmen Saeculare in realta' e' di Quinto Orazio Flacco, potete correggere la nota introduttiva del mio secondo post? Grazie.

Ivan
06-07-10, 18:07
[...]Madre di uomini e di lanosi armenti,
d'opere schiette e di penose scuole,
tornano alle tue case i reggimenti
e sorge il sole.[...]


...pensose, pensose scuole.

Gaius Iulius Caesar
06-07-10, 18:21
...pensose, pensose scuole.

Grazie Ivan, mi era sfuggito.

Flagello
22-07-10, 15:29
Il coro del Nabucco è bellissimo, ma l'inno nazionale sarà sempre Il Canto degli Italiani !

Viva Mameli e Novaro !! :52010:

Maria Vittoria
23-07-10, 15:49
Inno ispirato al Carmen Saeculare di Quinto Orazio Flacco

<object width="480" height="385"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/rEuU_nNIg2I&amp;hl=it_IT&amp;fs=1"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowscriptaccess" value="always"></param><embed src="http://www.youtube.com/v/rEuU_nNIg2I&amp;hl=it_IT&amp;fs=1" type="application/x-shockwave-flash" allowscriptaccess="always" allowfullscreen="true" width="480" height="385"></embed></object>

Musica di Giacomo Puccini
Parole di Fausto Salvatori


Roma divina, a Te sul Campidoglio
dove eterno verdeggia il sacro alloro
a Te nostra fortezza e nostro orgoglio,
ascende il coro

Salve Dea Roma! Ti sfavilla in fronte
il Sol che nasce sulla nuova storia;
fulgida in arme, all'ultimo orizzonte
sta la Vittoria.

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma.

Per tutto il cielo è un volo di bandiere
e la pace del mondo oggi è latina:
il tricolore canta sul cantiere,
su l'officina.
Madre che doni ai popoli la legge
eterna e pura come il Sol che nasce,
benedici l'aratro antico e il gregge
folto che pasce!

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma.

Benedici il riposo e la fatica
che si rinnova per virtù d'amore,
la giovinezza florida e l'antica
età che muore.
Madre di uomini e di lanosi armenti,
d'opere schiette e di penose scuole,
tornano alle tue case i reggimenti
e sorge il sole.

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi cavalli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Roma


Carmen Saeculare

Phoebe silvarumque potens Diana,
lucidum caeli decus, o colendi
semper et culti, date quae precamur
tempore sacro,
quo Sibyllini monuere versus
virgines lectas puerosque castos
dis, quibus septem placuere colles,
dicere carmen.
alme Sol, curru nitido diem qui
promis et celas aliusque et idem
nasceris, possis nihil urbe Roma
visere maius.
Rite maturos aperire partus
lenis, Ilithyia, tuere matres,
sive tu Lucina probas vocari
seu Genitalis:
diva, producas subolem patrumque
prosperes decreta super iugandis
feminis prolisque novae feraci
lege marita,
certus undenos deciens per annos
orbis ut cantus referatque ludos
ter die claro totiensque grata
nocte frequentis.
Vosque, veraces cecinisse Parcae,
quod semel dictum est stabilisque rerum
terminus servet, bona iam peractis
iungite fata.
fertilis frugum pecorisque Tellus
spicea donet Cererem corona;
nutriant fetus et aquae salubres
et Iovis aurae.
condito mitis placidusque telo
supplices audi pueros, Apollo;
siderum regina bicornis, audi,
Luna, puellas.
Roma si vestrum est opus Iliaeque
litus Etruscum tenuere turmae,
iussa pars mutare lares et urbem
sospite cursu,
cui per ardentem sine fraude Troiam
castus Aeneas patriae superstes
liberum munivit iter, daturus
plura relictis:
di, probos mores docili iuventae,
di, senectuti placidae quietem,
Romulae genti date remque prolemque
et decus omne.
Quaeque vos bobus veneratur albis
clarus Anchisae Venerisque sanguis,
impetret, bellante prior, iacentem
lenis in hostem.
iam mari terraque manus potentis
Medus Albanasque timet securis,
iam Scythae responsa petunt, superbi
nuper et Indi.
iam Fides et Pax et Honos Pudorque
priscus et neglecta redire Virtus
audet adparetque beata pleno
Copia cornu.
Augur et fulgente decorus arcu
Phoebus acceptusque novem Camenis,
qui salutari levat arte fessos
corporis artus,
si Palatinas videt aequos aras,
remque Romanam Latiumque felix
alterum in lustrum meliusque semper
prorogat aevum,
quaeque Aventinum tenet Algidumque,
quindecim Diana preces virorum
curat et votis puerorum amicas
adplicat auris.
Haec Iovem sentire deosque cunctos
spem bonam certamque domum reporto,
doctus et Phoebi chorus et Dianae
dicere laudes.

Traduzione:

O Febo, decoro luminoso del cielo,
e Diana, signora dei boschi, sempre
onorati e venerabili, esaudite le nostre preghiere
in questo tempo sacro,
nel quale i vaticini della Sibilla esortarono
le fanciulle elette e i casti fanciulli
a recitare un carme per gli dei, ai quali
furono graditi i sette colli.
O Sole che dai la vita, che con il carro lucente
mostri e celi il giorno, e che vecchio e
nuovo risorgi, possa tu mai vedere nulla
più grande della città di Roma.
Dolce schiudi secondo il rito i parti
maturi, o Ilitia, proteggi le madri,
o come gradisci essere chiamata,
Lucina o Genitale.
O dea, fa' crescere la gioventù e favorisci
i decreti del senato, e in più, con la legge sul matrimonio
e l'unione delle donne, la vita
per una nuova e fertile discedenza,
affinché al compiersi di centodieci anni
ritornino i canti e i giochi affollati
per tre giorni limpidi ed altrettante
tre notti piacevoli.
E voi, o Parche, sincere nel profetizzare
ciò che è deciso per sempre
aggiungete altri buoni destini
a quelli già compiuti.
La Terra fertile di frutti e di bestiame
regali a Cerere una corona di spighe;
le piogge salutari e le brezze del cielo
ne nutrano i prodotti.
Riposta l'arma, o Apollo, ascolta
sereno e tranquillo i fanciulli in preghiera;
o Luna, regina degli astri,
dà ascolto alle fanciulle.
Se Roma è opera vostra e gruppi di Troiani
hanno occupato la costa Etrusca,
salvaguardate gli ordini di emigrare
e di lasciare la propria città con un viaggio,
per il quale, senza inganno, il pio Enea,
superstite della patria, ha aperto ai rimanenti
un sicuro percorso attraverso Troia in fiamme
che gli avrebbe dato di più;
o dei, date buoni costumi alla docile gioventù,
o dei, concedete alla vecchiaia una placida quiete,
e donate al popolo di Romolo potenza, prole
e ogni gloria.
E che il sangue puro di Anchise e di Venere,
vittorioso su chi gli muove guerra e mite con il nemico
sconfitto, ottenga le cose che vi chiede
con tori bianchi.
Oramai per terra e per mare il persiano
teme la sua potente mano e le asce albane,
oramai gli Sciti e gli Indiani, recentemente superbi,
attendono la sentenza.
Che ormai la Fede, la Pace, l'Onore
e l'antica e perduta Virtù voglia tornare
e felice appaia l'abbondanza
con il suo corno ricolmo.
Febo, profeta ornato di un arco splendente,
seduto fra le nove Muse,
che con la sua arte risolleva
le stanche membra del corpo,
se guarda sereno gli altari Palatini
prolunga sempre di secolo in secolo
e in meglio il tempo della fortuna
dell'Impero Romano,
e Diana, che domina l'Aventino e l'Algido,
esaudisce quindici preghiere degli uomini
e porge orecchio benevolo
alle offerte dei fanciulli.
Torno a casa con la speranza viva e sicura
che Giove e tutti gli dei sentano queste cose,
e che il coro istruito canti le lodi
di Febo e di Diana.

Inno commovente ... personalmente lo trovo molto sentimentale & romantico (= mi piace).

Le 19 strofe saffiche vennero cantate da un coro di fanciulle il 3 giugno del 736 ab Urbe Condita sul Campidoglio, durante i Ludi Saeculares , che inaugurarono la tradizione di celebrare nel Padre della Patria la progenie di Venere

amistoso lapuzza
02-03-15, 19:39
Assolutamente a favore dell`inno a Roma:Non so che direbbe la lega, ma ora , dopo la marcia su roma e -er volemose bbene- chissa!?

L'Uomo Qualunque
05-03-15, 19:45
L'Inno a Roma batte assolutamente l'inno di Mameli da ogni punto di vista.
Dovrebbe esser questo l'inno nazionale e non l'inno di Mameli.