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Frescobaldi
20-04-16, 01:28
Massimo Teodori: «Moriremo cattocomunisti. Renzi? È uno di loro»


Parla lo storico esponente radicale, che sullo storico compromesso tra sinistra e cattolici ha appena scritto un libro: «Da Togliatti a Berlinguer, la sinistra ha sempre cercato un legame coi democristiani e la curia. Berlusconi? Non era né liberale né socialista»


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Massimo Teodori



«Tra le ragioni che fanno dell’Italia una democrazia anomala vi è l’egemonia delle tradizioni cattolica e comunista». È con queste parole che inizia “Il vizietto cattocomunista” (ed. Marsilio), l'ultima fatica editoriale di Massimo Teodori, storico esponente radicale, più volte parlamentare, nonché giornalista, scrittore e storico. Una vita, la sua, spesa per i diritti civili e contro il malaffare della partitocrazia.



Teodori, in che senso il cattocomunismo è un vizietto italiano?

Il termine “vizietto” è chiaramente una provocazione. Nel mio libro parlo di una linea politica, che è stata perseguita dal partito comunista italiano e dai post-comunisti durante tutti i settant'anni della repubblica.


Quale linea?

Quella della loro propensione pregiudiziale AL connubio con il mondo cattolico. Sia nelle espressioni ecclesiali, quindi nel rapporto con il Vaticano e con il clero in generale. Sia in quelle politiche, con la costante ricerca di alleanze col mondo della Democrazia Cristiana prima e coi post-democristiani, poi. È stato il vero limite della democrazia italiana: non aver mai potuto scegliere tra un blocco riformatore e un blocco conservatore, come nel resto del mondo.



Perché “il vizietto” dovrebbe essere tutto della sinistra, scusi?

Perché sono sempre stati i comunisti a cercare i cattolici, non il contrario.





Mi fa qualche esempio?

I momenti cruciali sono tre. Il primo riguarda Palmiro Togliatti, che tornato in Italia nel 1944 con in tasca gli ordini di Stalin ha cercato di stabilire un rapporto privilegiato e diretto sia con la Democrazia Cristiana sia con il Vaticano.



Perché?

Per due motivi.



Il primo?

Perché voleva costruire un partito popolare di ceti medi, soprattutto nel centro-nord, dove non c'era solo la classe operaia delle grandi città, ma anche gli addetti delle piccole e piccolissime imprese, che non si percepivano come proletari o padroni, ma come lavoratori, senza coscienza, né conflitto di classe.



Il secondo motivo?

Perché doveva occultare e mascherare il legame con l'Unione Sovietica. E per farlo, la strategia migliore era quella di stabilire un legame con il mondo cattolico. È sintomatico, in questo senso, il fatto che il Partito Comunista votò a favore dell'articolo 7 della Costituzione, a favore dell'inserimento nella Carta dei Patti Lateranensi stipulati nel 1929 da Mussolini con la Santa Sede.



Don Camillo e Peppone, quindi, sono una mistificazione storica?

Nelle situazioni locali poteva esserci quel tipo di dialettica, certo. Ma i veri nemici di Togliatti erano i laici e i socialisti non allineatI al Partito Comunista, così come il mondo liberale. Per il leader del Pci la cosa importante era il rapporto tra i poteri e quindi con le strutture cattoliche che in quel momento, in Italia, erano potentissime.



Socialisti e liberali, peraltro, che sono le due vere ideologie mancanti della nostra Repubblica, prima, seconda e terza che sia...

La vera anomalia italiana è questa. Un’anomalia, peraltro, che non è finita insieme al comunismo, ma che, al contrario, si è accentuata.



Come mai?

Perché una volta caduto il Muro i comunisti perseverano nella strategia anti-socialista e i cattolici in quella anti-liberale. Gli eredi del Pci, in particolare, continuano a demonizzare i socialisti e a denigrare Craxi. Un processo che ha nella nascita dell'Ulivo prima e del Partito Democratico poi, il suo naturale punto di arrivo.



La realizzazione del sogno di Togliatti, in pratica, con sessant'anni di ritardo...

Più che di Togliatti, di fatto è il punto di arrivo di Enrico Berlinguer, che negli anni ‘70 - secondo momento cruciale del cattocomunismo - “congela” il Pci.



In che senso?

Nel senso che alla fine degli anni ’70 c'era spazio per costruire un’alternativa riformatrice e laica che togliesse il governo del Paese alla Democrazia Cristiana. I socialisti con Craxi avevano riconquistato autonomia e visione. Esprimevano una classe dirigente giovane e dinamica. E invece, Berlinguer, sotto l'influsso dei suoi massimi consiglieri, Rodano e Tatò, che scrivevano parole di fuoco contro Craxi - che lo chiamavano bandito e avventuriero - continuò a inseguire la Democrazia Cristiana, prima col “compromesso storico”, poi con altre illusioni. Rodano, in particolare, pensava che comunisti e cattolici dovessero fondersi per dar vita a una società organica.



Ok, ma poi è Craxi ad allearsi con la Democrazia Cristiana...

Craxi aveva in mente un’alternativa di sinistra, voleva fare quel che aveva fatto Mitterrand in Francia. Quando diventa leader del Psi, a fine anni ’70 persegue una strategia di autonomia con i limiti di un partito del 10%. E tra il 79 e l'82 è lui a proporre a Berlinguer di fare un governo d'alternativa, presieduto da Craxi stesso, con i socialdemocratici, i liberali, i radicali e l'appoggio esterno dei comunisti. Diventa invece alleato della Dc quando perde la speranza di poter realizzare il suo sogno alternativo. Lì c'è un ripensamento radicale di tutta la strategia socialista: che diventa protesa alla divisoine del potere con i democristiani, non all’alternativa.



E oggi c'è Renzi, che ha tra i suoi miti un socialista come Tony Blair e che la sinistra post-comunista vede come fumo negli occhi quanto, se non peggio di Craxi. Lei però nel libro, si domanda se in realtà il premier non sia «l'ultimo anello del vizio clericale e consociativo che ha sempre inquinato la sinistra». Dove sta la verità?

Renzi è una figura complessa e ambigua. In lui ci sono entrambe le cose. Per un verso, è l'unico che ha preso con vigore le distanze dalla tradizione comunista. Anzi, a dire il vero è riuscito a distruggere la "ditta", che è ciò che a Craxi non riuscì di fare. Renzi non vuole essere subalterno ai comunisti tanto quando lo era Craxi. Ma è molto più furbo di lui.



In che senso?

Nel senso che lui i comunisti li combatte dall'interno. È dentro il loro partito ed è totalmente proteso a distruggerli. Per un verso si può vedere come il Blair italiano, anche se Blair aveva un altra visione e un altra profondità culturale, così come del resto Craxi, a suo tempo. Per un altro verso, tuttavia, è anche l'uomo in cui tutta la classe dirigente e la sua vita proviene dal mondo della sinistra democristiana, di cui porta ancora le stimmate.



In altre parole, il vizietto di cercare una quadra col mondo cattolico ha fregato i comunisti...

Beh, Renzi è anche l'espressione tipica del cattocomunista, in effetti. Prova ne è che ha scelto il più cattocomunista di tutti, Sergio Mattarella, per il Quirinale, facendosi guidare da Delrio, Fioroni, Guerini.



Anche Papa Francesco è un cattocomunista? C'è chi lo definisce così...

Ci credo poco. La categoria cattocomunista è una categoria politica. non credo che possa essere usata in termini teologici e religiosi. Al di là della sua grande abilità gesuitica, il Papa è molto tradizionale da un punto di vista dottrinale. Le aperture sono quelle di un sudamericano, non quelle di un cattocomunista. Lui fa un discorso che non mi sento di collegare con il cattocomunismo italiano .



Torniamo a Renzi. La sua distruzione dall’interno della ditta è il segnale della fine dell’anomalia italiana? Avremo prima o poi una sinistra socialista e una destra liberale?

Ormai il sistema politico è quello che è, anche per colpa delle troppe divisioni interne del mondo socialista e di quello liberale-radicale che sono stati spazzati via. Gli spazi politici non sono mai astratti ma concreti, legati alle forze in campo. Nessuno oggi è in grado di esprimere in italia un pensiero liberale e socialista moderno.



C'è chi pensava che la rivoluzione liberale potesse farla Berlusconi. Che peraltro, era pure un ex socialista craxiano...

Berlusconi? Non prestiamogli etichette che non sono appropriate alle sua storia e a quello che concretamente ha fatto. I leader politici bisogna guardarli per quel che fanno, non per quello che dicono. Berlusconi non ha fatto nulla, né di liberale né di socialista.



Moriremo cattocomunisti, quindi?

Moriremo sicuramente senza aver conosciuto il grado di liberalismo e di modernità civile europea e riformatrice che questo paese meritava.









Massimo Teodori: «Moriremo cattocomunisti. Renzi? È uno di loro» - Linkiesta.it (http://www.linkiesta.it/it/article/2015/11/04/massimo-teodori-moriremo-cattocomunisti-renzi-e-uno-di-loro/28053/)

Gdem88
20-04-16, 02:42
Vedo tre lacune in questa analisi:

1) "Quella della loro propensione pregiudiziale AL connubio con il mondo cattolico. Sia nelle espressioni ecclesiali, quindi nel rapporto con il Vaticano e con il clero in generale. Sia in quelle politiche, con la costante ricerca di alleanze col mondo della Democrazia Cristiana prima e coi post-democristiani, poi. È stato il vero limite della democrazia italiana: non aver mai potuto scegliere tra un blocco riformatore e un blocco conservatore, come nel resto del mondo."

Mi pare decisamente parziale descrivere l'intero mondo cattolico come "conservatore", come implicitamente fa Teodori. Esistono mille e più motivi culturali, storici, politici per prendere atto che nel mondo cattolico e nella stessa Democrazia Cristiana in nome della pregiudiziale anticomunista e della comune fede convivevano settori conservatori e settori che in altre situazioni si sarebbero potuti collocare a sinistra. Miglioli e le leghe bianche non erano certo conservatrici, ad esempio, tanto che ebbero in parte approdo a sinistra; Giuseppe Dossetti teorizzava, in contrapposizione al centrismo di De Gasperi e assieme a Lazzati e La Pira, un "laburismo cristiano" e un partito cristiano fortemente riformatore; la scelta socialista delle ACLI negli anni '70 con Labor aveva radici politico-culturali precise, Achille Grandi stesso con Gronchi aveva, nella sua strenua lotta per l'unità sindacale nella CGIL aveva una visione sociale non uniforme al conservatorismo di altri settori della DC; Donat Cattin con Forze Nuove nel '68 teorizzava apertamente la scissione dalla DC e la creazione di un partito cattolico di sinistra; Ermanno Gorrieri e Pierre Carniti, provenienti da DC e Cisl, ebbero forti tendenze filosocialiste e traghettarono diversi ex democristiani nei DS col movimento dei Cristiano Sociali, afferente alla corrente del socialismo cristiano. In generale molte componenti della sinistra DC non erano assimilabili ad uno schieramento conservatore, e non erano semplicemente cristiano sociali sul modello bavarese, ovvero statalisti ma socialmente conservatori.
Anche le esperienze del cattolicesimo democratico della Lega Democratica e della Rosa Bianca di Giuntella e Gaiotti de Biase sono tutto fuorché esperienze conservatrici

2) Il "Compromesso Storico" nasce non semplicemente da chissà quale morbosità verso i cattolici, ma anche e soprattutto dal contraccolpo emotivo del golpe cileno e del "tintinnar di sciabole" che si percepiva anche in Italia. La scelta è ormai consegnata alla storia, buona o cattiva, ma va letta nella sua interezza senza semplificare.


3) Renzi NON E' considerabile un democristiano, anzi. Renzi è sotto molti aspetti la NEGAZIONE della cultura cattolico democratica: alla cultura della mediazione e del compromesso Renzi contrappone il pratagonismo aggressivo e le prove di forza; al dialogo con i corpi intermedi Renzi contrappone la disintermediazione totale e il dialogo diretto Leader-Popolo; alla prudenza e alla propensione a cercare la retorica dell'unione Renzi contrappone una carica polarizzante e divisiva. Potrà avere origini cattoliche, anche democristiane se vogliamo, ma nel suo fare politica negli ultimi anni Renzi si è configurato come l'anti DC per eccellenza.

Frescobaldi
20-04-16, 18:56
1) Non credo che Teodori, nel passo da te citato, abbia voluto descrivere tutto il mondo cattolico come conservatore. Credo volesse dire soltanto che in Italia non si è mai potuto scegliere, in modo chiaro, tra due schieramenti: uno riformatore e l’altro conservatore.
Che il mondo cattolico non fosse interamente conservatore, Teodori lo sa bene. Un capitolo del libro è dedicato proprio ai “cattolici comunisti” e ai “cristiano sociali”, nonché ai “transfughi democristiani” e agli “indipendenti di sinistra”, descritti come veri e propri compagni di strada del PCI nella sua corsa al cattocomunismo.

2) Lascio parlare Teodori:

Il riferimento al golpe cileno del generale Augusto Pinochet, citato nel saggio di “Rinascita” quale possibile pericolo per l’Italia, era piuttosto un argomento pretestuoso per riproporre il connubio tra comunisti e cattolici e accedere al governo nazionale.
Per i comunisti italiani l’abbraccio con i cattolici non era del resto una strategia nuova dovuta al timore di una golpe alla cilena, bensì una riedizione della politica di Togliatti che aveva ricercato un rapporto speciale con i democristiani nei governi ciellenisti e tripartiti del dopoguerra. Ma Berlinguer reinterpretava il dialogo con i cattolici a suo modo, accentuandone il carattere ideologico prima ancora che politico. È vero che nelle liberaldemocrazie d’Occidente si praticano spesso grandi coalizioni d’emergenza, l’accordo cioè tra forze di opposto orientamento con l’intento di affrontare in tempi circoscritti i problemi del momento. Ma il compromesso storico tra i partiti di massa – il comunista e il democristiano (con l’appendice del socialista) – ipotizzato da Berlinguer non fu concepito soltanto per la straordinarietà di una stagione afflitta da gravi tensioni, ma in ragione di una scelta teorica per pacificare i conflitti sociali attraverso la saldatura in un unico blocco di cattolici e comunisti. Quella proposta di Berlinguer non tendeva alla semplice collaborazione politica con i democristiani per l’emergenza, ma doveva configurarsi come un patto “storico” per superare le forme e i contenuti della democrazia liberale. Aveva l’obiettivo di depotenziare i conflitti rappresentati dalle diverse formazioni politiche e annullare la distinzione dei ruoli tra governo e opposizione.


3) Ancora Teodori:

Nella breve epopea renziana già si annidano tutte le ambiguità dell’intreccio tra cattolici e comunisti. […] La singolarità del segretario PD è di avere interpretato in maniera personale entrambe le parti del termine “cattocomunista”. Per un verso la sua origine e cultura sono di stile prettamente cattolico e, per un altro, la sua fortuna politica è dovuta alla benevolenza dei postcomunisti.
Il suo profilo politico, dunque, è ambivalente. Non ricalca il vecchio cliché cattocomunista in quanto non ha le stimmate del democristiano di sinistra che cede alla retorica comunista, ma, al contrario, mette in pratica la ferma volontà di distruggere i residui veterocomunismi impadronendosi della macchina del Partito democratico.Nel “suo” partito ha portato con scaltrezza il “suo” (scarso) patrimonio ideale, le “sue” modalità d’azione e il “suo” gruppo dirigente, riconducibili alla sinistra cattolica interpretata in maniera spregiudicata.
[…] La scelta di Renzi riguardava un cattocomunista postideologico non portato a dibattere di teorie marxiste e cristiane ma pronto ad agire secondo la logica della “Realpolitik”.[…] Mano a mano che saliva nella scala del potere, emergeva lo spirito profondo di Renzi, un capopartito capace di operare dentro ma contro la residua struttura della “ditta” nel Partito democratico. Come presidente del Consiglio accompagnava la sue iniziative politiche, di impronta dirigistica ma non di marca comunista, con un’oculata occupazione del potere in stile democristiano.I suoi punti di riferimento denotavano una scarsa attenzione alle idee. Il suo Pantheon era composto da un assemblaggio di busti prelevati da un confuso deposito di cultura politica. L’integralista evangelico Giorgio La Pira […] si accompagnava al laico Piero Calamandrei; il rosso Berlinguer faceva da contraltare al presidente stelle e strisce John Kennedy, il verde Alex Langer al nero del sudafricano Nelson Mandela, il tutto condito dal bianco sociale di don Giuseppe Rossetti e don Lorenzo Milani.

[…]

Se è vero che Matteo Renzi ha rimosso le scorie veterocomuniste, è altrettanto incontestabile che non ha tagliato i ponti con il cattocomunismo insediato al centro del Partito democratico. Della linea cattocomunista permangono tutti o quasi gli stilemi, a cominciare dai riferimenti ideali di chi si è formato tra i democristiani e i postdemocristiani. Per Renzi e i renziani il punto di riferimento è quel Giuseppe Dossetti nel cui nome settant’anni fa i precursori degli attuali democratici volevano fondare il Partito dei cattolici comunisti.Il presidente del Consiglio ha sì effettuato una conversione al centro, che è il luogo politico dove la sinistra può vincere, ma il suo centro è ben diverso da quello che ha consentito il successo di Tony Blair in Inghilterra, Gerhard Schroeder in Germania e dello stesso François Mitterand, ben radicato nella tradizione radicalsocialista francese.Il centro dei postcomunisti e postdemocristiani di sinistra ha un sapore diverso dal centro di derivazione socialdemocratica, laburista e democratico-liberale. Nel caso italiano, né la classe dirigente né la tradizione politica a cui Renzi si richiama fanno sperare in una prospettiva simile a quelle che altrove hanno portato al successo le moderne sinistre riformatrici.

Gdem88
24-04-16, 21:38
2)Dunque, sul compromesso storico quella di Teodori mi pare, come già detto, una semplice posizione di parte: è naturale che per lui, come per quel filone che ancora oggi ha lo spauracchio del cattocomunismo imperante, il compromesso storico fosse soprattutto frutto di un'attrazione fatale. L'argomentazione è ben espressa, ma rimane un'argomentazione di parte. Ribadisco: moltissimi storici hanno invece messo l'accento sul forte impatto del golpe cileno, e io sono propenso a credere che quel golpe non sia stato secondario nella strategia del compromesso storico.

3) Anche qui, Teodori se la cava parlando di "sinistra cattolica spregiudicata"....anche qui mi sembra semplicemente partire dal suo chiodo fisso per costruire una teoria che regge poco. Non si può essere affiliati ad un filone culturale "nonostante", quasi per forza, perché per forza si deve far entrare una persona che poco c'entra in uno schema mentale preconfenzionato. Anche qui ribadisco: Renzi, con la sinistra dc e con i democristiani in genere, c'entra pochissimo. Lo spoil system è tipico della gestione del potere, non certo della semplice DC; Renzi è molto anglosassone, più associabile alla cultura politica dei democrats USA e dei blairiani che alla sinistra dc di Dossetti ( figuriamoci). Teodori elenca tutta una serie di discrepanze di Renzi rispetto alla sinistra dc e al "cattocomunismo", disegna un profilo ben poco affine allo schema del cattocomunismo, ma poi alla fine fa una torsione per inserirlo a forza nel suo schema. La sua mi pare un'analisi troppo forzata.

Per non parlare dell'ultimo pezzo da te citato: proprio associare Dossetti e la sua ortodossia costituzionale ( vedesi Comitati Dossetti oggi avversari della riforma costituzionale) a Renzi e al suo agire spregiudicato sulle riforme mi pare forzato più che mai. Si cita Tony Blair, che è il vero faro di Renzi, ma poi ancora forzatamente si dice che no, Renzi è più vicino a Dossetti che a lui perché lui è cattocomunista ( per forza), quindi non può essere troppo affine a Blair...anche qui, un'analisi decisamente forzata.

Frescobaldi
25-04-16, 23:28
2)Dunque, sul compromesso storico quella di Teodori mi pare, come già detto, una semplice posizione di parte:



... e io, come già detto, potrei affermare che l'accusa di "partigianeria" potrebbe essere rivolta anche, se non soprattutto, a te...



...e io sono propenso a credere che quel golpe non sia stato secondario nella strategia del compromesso storico.

Io, invece, continuo a credere, come Teodori, che i fatti cileni siano stati per lo più un pretesto… d’altra parte, i tentativi di “approccio” del PCI nei confronti della DC, come si sa, non iniziano mica in quel 1973… e tra l’altro l’aggettivo “storico” svela la natura anomala di tale “compromesso”. Già nel 1976 Norberto Bobbio, nel tentativo di evidenziare questa anomalia, spiegava che un governo d’emergenza non può essere il compromesso storico propugnato da Berlinguer, sia perché un governo d’emergenza non è “storico” ma “contingente”, sia perché esso non privilegia, sino a emarginare i partiti minori, i due partiti maggiori.


Il vizio fondamentale […] del progetto “compromesso storico” è tutto qui: nell’essere il progetto di un governo a lunga durata (se fosse di breve durata il compromesso non sarebbe “storico”) senza opposizione. Il fatto che i comunisti siano totalmente insensibili a un’obiezione di questo genere, mi preoccupa. Posso capire che un grande partito che è rimasto per tanto tempo all’opposizione desideri andare al governo. Mi stupisce che consideri perfettamente naturale dar vita a un governo di grande coalizione, cioè senza opposizione, per un periodo di tempo indeterminato, e non quindi soltanto per lo stato di emergenza, e non si renda conto o non voglia rendersi conto che un progetto di questo genere è già di per se stesso un mutamento di sistema.

N. Bobbio

Gdem88
25-04-16, 23:40
... e io, come già detto, potrei affermare che l'accusa di "partigianeria" potrebbe essere rivolta anche, se non soprattutto, a te...

Certo che si, la differenza è che io a differenza di Teodori probabilmente riconosco di poter peccare in questo senso, non ergendomi ad analista oggettivo :D sul "soprattutto a te", considerando le differenze di ruolo tra me e Teodori e la possibilità di guadagnare che il suddetto potrebbe avere dal pamphlet che citi, mi sentirei decisamente di dissentire XD

Io, invece, continuo a credere, come Teodori, che i fatti cileni siano stati per lo più un pretesto… d’altra parte, i tentativi di “approccio” del PCI nei confronti della DC, come si sa, non iniziano mica in quel 1973… e tra l’altro l’aggettivo “storico” svela la natura anomala di tale “compromesso”. Già nel 1976 Norberto Bobbio, nel tentativo di evidenziare questa anomalia, spiegava che un governo d’emergenza non può essere il compromesso storico propugnato da Berlinguer, sia perché un governo d’emergenza non è “storico” ma “contingente”, sia perché esso non privilegia, sino a emarginare i partiti minori, i due partiti maggiori.

Liberissimo di pensarla come credi, io continuo a pensare che lo spauracchio del "cattocomunismo" faccia spesso il paio con un certo reducismo garofanista...entrambi portano spesso e volentieri a mettere piombo sulle ali della parte politica che esprime questo pensiero, pregiudicandone la lucidità nel giudicare il presente.

Il parallelismo assurdo tra Renzi e Dossetti mi pare una buona dimostrazione di questo...

Che comunisti e cattolici abbiano storicamente avuto rapporti intensi, questo non penso si possa negare, ma ridurre a mero elemento di contorno il golpe cileno solo per potenziare lo spauracchio del cattocomunismo continua a sembrarmi errato.


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Frescobaldi
26-04-16, 00:10
certo reducismo garofanista

Guarda che Teodori non è Del Bue... :D ... non è mai stato socialista...

Sulla "partigianeria" mi riferivo al fatto che hai il difetto di appioppare a chi non la vede come te l’etichetta di “partigiano” o, peggio, “socialista frustrato”…:D anche a chi socialista non lo è mai stato... :D

Detto questo, per quanto riguarda Renzi, ti dico la verità, non mi soffermerei molto sulla sua “cultura politica”… premesso che condivido in toto l’opinione di Teodori, questo è forse l’unico appunto che mi sento di muovergli… associare una precisa, cosciente e alimentata “cultura politica” a Renzi mi sembra cosa eccessiva… è vero che Teodori ne sottolinea la debolezza, tuttavia credo che l’interpretazione renziana “bivalente” del termine “cattocomunista”, cui allude Teodori, sia per lo più inconsapevole … non credo cioè che Renzi sappia bene cosa sia storicamente il cattocomunismo…né credo gli interessi…

…so bene che tu, da militante del PD, non puoi e non potrai mai in alcun modo essere d’accordo con me, ma per quanto mi riguarda, vedo nel PD (definito da Occhetto “la somma del peggio della DC e del PCI) l’evoluzione di quel deleterio “incontro”, ricercato (in modo quasi esclusivo e ossessivo) più dal PCI, tra la sinistra DC e, appunto, i comunisti che mirava, tra le altre cose, ad annullare (e/o assorbire) e ridurre all’irrilevanza le forze liberaldemocratiche, laiche e socialiste “eretiche”… che queste siano ormai scomparse è un fatto… non sono però sicuro che il “merito” di tale estinzione sia da attribuire solo ed esclusivamente al cattocomunismo e ai suoi eredi…

Gdem88
26-04-16, 01:13
Guarda che Teodori non è Del Bue... :D ... non è mai stato socialista...

Sono stato incompleto, o per meglio dire impreciso...alle categorie sopraelencate si aggiungono i radicali, che hanno una retorica "anti-cattocomunista" e antisistema tutta loro...se poi, come il socialista Del Bue, hanno avuto un passato nel cdx ( Teodori si candidò come indipendente in FI) o hanno ( e qui devo contraddirti) contaminazioni socialiste ( Teodori non è lontano dal mondo socialista, vedi Rosa nel Pugno e la sua presidenza di "Libera Italia, Associazione nazionale della democrazia laica, liberale e socialista") il discorso vale ancora di più.


Sulla "partigianeria" mi riferivo al fatto che hai il difetto di appioppare a chi non la vede come te l’etichetta di “partigiano” o, peggio, “socialista frustrato”…:D anche a chi socialista non lo è mai stato... :D

Sulla partigianeria il problema è che tu sempre a quel mondo ti rifai...e dunque io non posso che riproporre di volta in volta il mio giudizio ;) il mondo radical socialista e laico in Italia ha il vizietto storico dello sbandamento a destra, nella seconda repubblica...e quindi la critica al "cattocomunismo", argomento utilizzato spesso proprio dai reducisti, spesso sembra più una revanche che un qualcosa di fondato . I radicali non sono particolarmente da meno, ma hanno specificità proprie, loro infatti non solo hanno in diversi casi un passato nel cdx ma sono antisistema a prescindere, quindi da sempre critici verso i partiti-sistema come Dc e Pci.


Proprio questo vizietto della simpatia per la destra mi ha trattenuto più volte dal simpatizzare in modo più attivo per il mondo laico-socialista...c'è stato un momento in cui avrei potuto iscrivermi allo SDI e votare Rosa nel Pugno, nei primi anni di attivismo...non l'ho fatto perché io il vizietto di andare a destra o di giustificare chi lo fa non l'ho mai condiviso ;)

Detto questo, per quanto riguarda Renzi, ti dico la verità, non mi soffermerei molto sulla sua “cultura politica”… premesso che condivido in toto l’opinione di Teodori, questo è forse l’unico appunto che mi sento di muovergli… associare una precisa, cosciente e alimentata “cultura politica” a Renzi mi sembra cosa eccessiva… è vero che Teodori ne sottolinea la debolezza, tuttavia credo che l’interpretazione renziana “bivalente” del termine “cattocomunista”, cui allude Teodori, sia per lo più inconsapevole … non credo cioè che Renzi sappia bene cosa sia storicamente il cattocomunismo…né credo gli interessi…

Il problema è che proprio è cannato l'accostamento col cattocomunismo, forzato più che mai perché associa un postideologico come Renzi, svincolato da tutti i crismi del cattolicesimo democratico e della politica della prima repubblica, con un filone completamente opposto al suo modo di affrontare i problemi. Teodori sbaglia due volte: una volta sulla cultura politica, che forte o debole non è decisamente affine, una volta per gli atteggiamenti...che non hanno nulla a che fare con quello che molti nel mondo radical-socialista imputano alle due "chiese", ovvero il modo di gestire il potere in modo consociativo, collaterale, propenso alla mediazione e al compromesso. Renzi sarà molte cose, ma di certo è disintermediatore, tendenzialmente liberale e non comunitarista, spregiudicato e anti-mediazione, propenso alla prova di forza e allo scontro piuttosto che alla sintesi e alla mediazione. Dove stia l'impostazione ( prima ancora che la cultura) cattocomunista rimane un mistero.

…so bene che tu, da militante del PD, non puoi e non potrai mai in alcun modo essere d’accordo con me, ma per quanto mi riguarda, vedo nel PD (definito da Occhetto “la somma del peggio della DC e del PCI) l’evoluzione di quel deleterio “incontro”, ricercato (in modo quasi esclusivo e ossessivo) più dal PCI, tra la sinistra DC e, appunto, i comunisti che mirava, tra le altre cose, ad annullare (e/o assorbire) e ridurre all’irrilevanza le forze liberaldemocratiche, laiche e socialiste “eretiche”… che queste siano ormai scomparse è un fatto… non sono però sicuro che il “merito” di tale estinzione sia da attribuire solo ed esclusivamente al cattocomunismo e ai suoi eredi…

E io so benissimo che tu, da simpatizzante per il mondo radical-socialista e laico, non puoi che vedere come fumo negli occhi il PD ( che nasce anche e soprattuto come conseguenza del fallimento di tutti gli afferenti al mondo socialista e socialdemocratico in Italia, siano questi postcomunisti o socialisti puristi). Se storicamente la sinistra riformista avesse messo da parte reducismi, rancori, purismi, settarismi, tatticismi in tutte le sue componenti ( e sottolineo tutte, perché checché ne pensi qualcuno io di subalternità al vecchio PCI non ne ho ;) ) al PD probabilmente non si sarebbe arrivati, magari arrivando al più ad una alleanza tra un partito centrista libdem e cattolico con una sinistra socialdemocratica solida...ma così non è stato.


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Frescobaldi
26-04-16, 02:10
Teodori non è lontano dal mondo socialista, vedi Rosa nel Pugno e la sua presidenza di "Libera Italia, Associazione nazionale della democrazia laica, liberale e socialista"



Nella “Rosa nel Pugno” confluirono socialisti, laici e radicali… Teodori rappresentava, come Pannella, la componente radicale… la Bonino e lo stesso Pannella, i quali facevano parte della segreteria nazionale, non credo possano essere definiti socialisti o filo-socialisti…

Mentre per quanto riguarda l’associazione nazionale della democrazia laica, liberale e socialista, Teodori è, anche in questo caso, un rappresentante di quella laico-liberale… non di quella socialista…

In ogni caso, non è mai stato craxiano e/o “garofanaro”… :D





I radicali […] hanno specificità proprie, loro infatti non solo hanno in diversi casi un passato nel cdx ma sono antisistema a prescindere, quindi da sempre critici verso i partiti-sistema come Dc e Pci. …io il vizietto di andare a destra o di giustificare chi lo fa non l'ho mai condiviso

Però è singolare che tra i radicali che hanno avuto un passato “consistente” nel centro-destra (non una candidatura da indipendente che, tra l'altro, non ha portato all'elezione), molti abbiano simpatie per Renzi e il PD… :D ... o, quanto meno, posizioni renziane...

Detto questo, io non ho mai condiviso né giustificato alcunché… di certo non mi sento di spiegare questi errori solo col mero e bieco opportunismo…

Infine, non credo di essere un "simpatizzante" di qualcuno o qualcosa... di sicuro nell'attuale Parlamento non vi è nessuno che mi rappresenti... nonostante abbia votato per il M5S... ma più in funzione "antisistema"... anche se forse non è il termine giusto...

In ogni caso, a mio modo di vedere il PD è un partito fondamentalmente cattocomunista... "tradizione" con la quale io non ho nulla a che spartire... (e sorvolo su tutto il resto... renzismo, questione morale, ecc.)...

Il partito al quale avrei potuto aderire è durato poco e si è sciolto settant'anni fa: il Partito d'azione.

Frescobaldi
26-04-16, 02:39
Se storicamente la sinistra riformista avesse messo da parte reducismi, rancori, purismi, settarismi, tatticismi in tutte le sue componenti ( e sottolineo tutte, perché checché ne pensi qualcuno io di subalternità al vecchio PCI non ne ho ;) ) al PD probabilmente non si sarebbe arrivati, magari arrivando al più ad una alleanza tra un partito centrista libdem e cattolico con una sinistra socialdemocratica solida...ma così non è stato.

Infatti ho scritto che le cause dell'estinzione di quelle forze laiche, radicali, liberali e socialiste democratiche non sono mica da addebitare interamente o esclusivamente ai cattocomunisti... ciò che non toglie che questi ultimi, fin dai tempi di Togliatti, ebbero tra gli obiettivi prinicipali proprio la scomparsa delle suddette forze...

Gdem88
26-04-16, 11:33
Infine, non credo di essere un "simpatizzante" di qualcuno o qualcosa... di sicuro nell'attuale Parlamento non vi è nessuno che mi rappresenti... nonostante abbia votato per il M5S... ma più in funzione "antisistema"... anche se forse non è il termine giusto...


Uh-uh!


https://www.youtube.com/watch?v=-FtuElQ4wBk

quindi andiamo sull'Uomo Qualunque allora :D

Frescobaldi
26-04-16, 12:37
Ma nemmeno per sogno... tra l'altro l'Uomo Qualunque di Giannini e il M5S sono fenomeni completamente diversi...

Io non sono qualunquista perché credo nei partiti... nei partiti "seri"... non nei comitati elettorali e/o nella paccottiglia a cui ci hanno abituato da 20 anni a questa parte...

... e poi, negli anni dell' Uomo Qualunque, avrei avuto senz'altro chi votare... c'erano in campo uomini e movimenti di tutt'altro livello rispetto al nulla attuale... e ti dirò che voterò M5S anche alle amministrative di Roma... perché PD e fascistume è meglio che si "riposino" un po' a 'sto giro... e poi perché voglio vedere il M5S come se la cava in un contesto "impossibile" come quello della Capitale... fare l'opposizione, oggi come oggi, può anche essere relativamente facile... governare no... così sapremo finalmente se sono in grado di farlo oppure no... nel primo caso potranno candidarsi seriamente alla guida del Paese... nel secondo torneranno da dove sono venuti...

Non essendo mai stato iscritto ad alcun partito, e quindi non essendo un militante, ho la libertà di fare ciò che mi pare... anche di sbagliare... ma in modo disinteressato e, soprattuto, in buona fede... nel corso degli anni sono stato additato come fascista, comunista, socialista, grillino, piddino, renzianberlusconiano, destrorso, sinistrato... evidentemente sono sulla strada giusta... :D

Frescobaldi
26-04-16, 14:01
E io so benissimo che tu, da simpatizzante per il mondo radical-socialista e laico, non puoi che vedere come fumo negli occhi il PD

Beh, il PD, un paio di volte, l'ho anche votato...

Gdem88
26-04-16, 14:03
Ma nemmeno per sogno... tra l'altro l'Uomo Qualunque di Giannini e il M5S sono fenomeni completamente diversi...

Io non sono qualunquista perché credo nei partiti... nei partiti "seri"... non nei comitati elettorali e/o nella paccottiglia a cui ci hanno abituato da 20 anni a questa parte...

... e poi, negli anni dell' Uomo Qualunque, avrei avuto senz'altro chi votare... c'erano in campo uomini e movimenti di tutt'altro livello rispetto al nulla attuale... e ti dirò che voterò M5S anche alle amministrative di Roma... perché PD e fascistume è meglio che si "riposino" un po' a 'sto giro... e poi perché voglio vedere il M5S come se la cava in un contesto "impossibile" come quello della Capitale... fare l'opposizione, oggi come oggi, può anche essere relativamente facile... governare no... così sapremo finalmente se sono in grado di farlo oppure no... nel primo caso potranno candidarsi seriamente alla guida del Paese... nel secondo torneranno da dove sono venuti...

Non essendo mai stato iscritto ad alcun partito, e quindi non essendo un militante, ho la libertà di fare ciò che mi pare... anche di sbagliare... ma in modo disinteressato e, soprattuto, in buona fede... nel corso degli anni sono stato additato come fascista, comunista, socialista, grillino, piddino, renzianberlusconiano, destrorso, sinistrato... evidentemente sono sulla strada giusta... :D

Non vedo la connessione tra l'idea di partito "serio" e M5s...un agglomerato di contestazione che non ha nulla da insegnare a nessuno su cultura politica e serietà...che ha un comico miliardario come ispiratore, che rigetta il ruolo dei corpi intermedi e punta sulla semplificazione distorta del messaggio per far arrabbiare le persone con il "sai che hanno fatto? Clikka qui!" comunque sia sei naturalmente libero di votare come credi, ci mancherebbe. Solo, non regge l'argomentazione di preferire M5s perché si vuole un partito serio e strutturato con una cultura politica....semmai si dica che visto che non ci si sente rappresentati si vota per radere definitivamente tutto a zero e ricostruire ogni cosa daccapo, è più capibile ;)

Frescobaldi
26-04-16, 14:14
Non vedo la connessione tra l'idea di partito "serio" e M5s...un agglomerato di contestazione che non ha nulla da insegnare a nessuno su cultura politica e serietà...che ha un comico miliardario come ispiratore, che rigetta il ruolo dei corpi intermedi e punta sulla semplificazione distorta del messaggio per far arrabbiare le persone con il "sai che hanno fatto? Clikka qui!" comunque sia sei naturalmente libero di votare come credi, ci mancherebbe. Solo, non regge l'argomentazione di preferire M5s perché si vuole un partito serio e strutturato con una cultura politica....semmai si dica che visto che non ci si sente rappresentati si vota per radere definitivamente tutto a zero e ricostruire ogni cosa daccapo, è più capibile ;)

Non mi sono spiegato bene...

Non ho detto che il M5S è un partito serio... se lo pensassi non direi che nell'attuale Parlamento non mi rappresenta nessuno... partiti "seri", per come li intendo io, non ne esistono più... l'unico che ha mantenuto una certa "parvenza" di partito tradizionale è il PD... ma appunto di "parvenza" si tratta...votare non vuol dire aderire... un paio di volte ho anche votato PD... pensa un po'...

Nel 2013 le possibilità, per me, erano due: o votare M5S o non votare... e io a votare vado sempre...


Nella Prima Repubblica avrei votato, probabilmente, PRI, PR, e qualche volta PSI... mentre il mio primo voto (Europee 1999) lo diedi alla Lista Bonino... poi ho sempre votato per lo più Radicale... un paio di volte, come dicevo, PD e nel 2013 M5S...

Attualmente il PRI è ridotto come è ridotto...mentre il PSI è più renziano di Renzi...

Frescobaldi
26-04-16, 14:30
Un merito, tuttavia, lo riconosco al M5S… e in questo senso la penso come lo storico Giorgio Galli… quello di aver evitato che la protesta si indirizzasse verso l’estrema destra…