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Gianky
12-05-16, 21:24
La sinistra nel gorgo occidentaledi Spartaco A. PuttiniL'articolo è stato pubblicato nel numero di maggio 2016 della rivista on line “Gramsci oggi (http://www.gramscioggi.org/)”http://www.sinistrainrete.info/images/stories/stories3/detr.jpgSono in molti coloro che hanno pronosticato un 2016 molto critico per l’economia italiana. La crisi di alcune banche, con il suo strascico doloroso e le prospettive fosche che ne derivano, è un ulteriore passo dell’eurocrisi in cui il nostro paese è ormai avviluppato. Il processo di integrazione europeo (e il processo di integrazione monetaria che ne rappresenta la punta apicale) sono funzionali al tentativo di ridisegnare i nuovi rapporti di forza tra le classi in questa parte del mondo dopo la fine della guerra fredda, cioè dopo la sconfitta del movimento operaio (e non solo dei paesi dell’Est, come qualcuno aveva innocentemente creduto). Il fine è consentire che il vertice della piramide sociale dreni ricchezza dalla base riprendendosi progressivamente quanto concesso nei tre decenni precedenti. Il prefisso “post”, con il quale siamo soliti designare tanti fenomeni che caratterizzano la nostra realtà, a volte, visto da vicino, sembra quasi una foglia di fico sulla macchina del tempo grazie alla quale la reazione ci ha messo in viaggio per quello che, con qualche forzatura, può essere definito un ritorno all’Ottocento.La ristrutturazione dello spazio socio-economico a uso e profitto delle élites del grande capitale deve necessariamente far pendant con la ridefinizione di uno spazio politico che possa garantirne gli interessi. Il processo complesso e con più cause che ha travolto il vecchio sistema della rappresentanza politica basato sui partiti di massa ha preparato il terreno al “nuovo” Ottocento. La trasformazione dei partiti di massa in partiti-cartello privi di ideologia e caratterizzati dalla vocazione a fare da assi pigliatutto elettorali ha reso più impermeabile il sistema politico alle richieste che potevano venire dalle classi popolari stritolate dalla crisi. Ma ha reso i partiti e le istituzioni, nelle quali ciò che resta dei partiti si è arroccato, molto permeabili alla cattura oligarchica. I cittadini si trovano a così a scegliere chi condurrà l’orchestra ma non quale musica ascoltare, perché questa finisce con l’essere già data ed immutabile. Come la storia ha insegnato, qualche consumato trucco nell’ambito della legge elettorale (vedi alla voce maggioritario) dovrebbe consentire di sbarrare porte e finestre per tenere al sicuro l’argenteria.In Italia l’ultimo ostacolo al consolidamento di un nuovo equilibrio liberale può essere ravvisato nella Carta Costituzionale, dove sono (erano?) segnate nero su bianco le conquiste più avanzate raggiunte dalla classi popolari sull’onda della vittoriosa Guerra di Liberazione contro il nazifascismo e al tempo stesso era indicata la strada “progressiva” di una “rivoluzione promessa”[1] (file:///C:/Users/Francesco/AppData/Local/Microsoft/Windows/INetCache/IE/DLL6PQMT/La%20sinistra%20nel%20gorgo%20occidentale.doc#_ftn 1), i cui sviluppi venivano lasciati al gioco democratico delle forze in campo. Purtroppo occorre dirsi con realismo che l’assalto alla Costituzione mira solo a porre fine ad un equivoco che dura da tempo, visto che la Costituzione è già disattesa e manomessa. Se l’evasione degli articoli 1 e 11 grida vendetta ad ogni passo, bisogna anche ammettere che un patto costituzionale vive se resta in piedi un sistema politico articolato per garantirne i principi. Il sistema dei partiti che ne era la traduzione in termini di “sistema politico” non è che un lontano ricordo, sul quale chi si affaccia oggi al limite di età che consente l’accesso al voto svolge sempre più frequentemente le proprie tesi universitarie (quando può permettersi di continuare gli studi). L’inserimento del Fiscal compact in Costituzione ha rappresentato la ciliegina sulla torta di un processo di svuotamento e abdicazione dalla sovranità i cui contorni erano già stati definiti dalle pretese del processo di integrazione europeo che ha posto le sue normative neoliberali al di sopra delle costituzioni nazionali degli stati membri[2] (file:///C:/Users/Francesco/AppData/Local/Microsoft/Windows/INetCache/IE/DLL6PQMT/La%20sinistra%20nel%20gorgo%20occidentale.doc#_ftn 2), mentre la possibilità di disporre delle proprie risorse in ambito economico era già stata confiscata dall’unione monetaria, con le conseguenze che dovrebbero orami essere visibile a tutti. Per queste ragioni la cruciale battaglia in difesa della Costituzione, per essere davvero efficace e parlare a tutti (e non solamente a coloro che coltivano una residua sensibilità verso determinate tematiche o storie), dovrebbe riuscire a tenere insieme la valorizzazione delle linee ispiratrici fondamentali della Carta e la lotta, da svolgersi sulla base di un sano patriottismo, per la rottura dei tre vincoli che contribuiscono grandemente a svuotarla: Ue, Euro e Nato. Sarebbe questo un lavoro più che meritorio, perché favorirebbe finalmente il dialogo e il confronto anche tra “gruppi” di cittadini politicamente sensibili a questa o all’altra questione, che però faticano ancora a trovare un terreno d’incontro per fare fronte comune.Già Lipset nel 1960 e successivamente Huntington alla fine degli anni Settanta, epoca alla quale possiamo far risalire molti dei cambiamenti con i quali adesso siamo alle prese, avevano affermato la necessità che la mitica “democrazia liberale” (per essere più liberale che democratica) riuscisse a rifuggire da un “eccesso di domande” provenienti dal basso, cioè che fosse meno partecipata e che, a questo fine, un aumento dell’istruzione e delle mobilitazioni dei cittadini rappresentassero un pericolo da frenare con un tasso adeguato e per loro benefico di apatia. In gran parte la ristrutturazione dello spazio politico nei paesi occidentali si è evoluto in linea con questi desideri. Questi processi, interagenti tra loro, non devono essere letti secondo chiavi di letture deterministiche o come il frutto di complotti di piccole cerchie elitarie. Sono più semplicemente politica. Frutto e ricaduta di processi di interazione in una fase storica di transizione e turbolenza derivante dalla crisi di un ciclo di accumulazione sul piano dell’economia-mondo e dallo scontro in atto a livello internazionale per ridisegnare nuovi equilibri.Le sfide che avvengono a livello mondiale, a livello strategico, attivano e attiveranno processi con ricadute vaste e difficilmente prevedibili. Avranno una loro conseguenza anche nella definizione degli schieramenti politici all’interno dei singoli paesi, anche se non con il grado di corrispondenza che era proprio dell’epoca della guerra fredda.Sarà prevedibilmente sempre più difficile che forze che guardano alla politica estera in modo antitetico possano governare insieme sulla base di un comune orientamento macroeconomico. Come potrà, per fare un esempio, chi è contro il neoliberismo restare legato al carro della scelta occidentale nel momento in cui questa promuove in automatico l’americanizzazione delle società che sussume? Come potrà chi scorge nel progetto di un nuovo secolo americano il vero pericolo per la pace, la sovranità e la democrazia, accedere al governo con forze che sono improntate ad un approccio liberale e occidentalocentrico?La conseguenza è che lo spazio di manovra per piccoli tatticismi, in virtù di queste dinamiche e dell’avanzare della crisi economica e sociale, dovrebbe ridursi, punendo sempre più severamente le forze che si mostreranno indulgenti in queste pratiche, come per tanto tempo hanno fatto le componenti della sinistra radicale, a rimorchio di coalizioni che si definivano di centrosinistra solo per il gusto di far rivoltare nella tomba Giovanni Gronchi e Amintore Fanfani.Il quadro del processo reazionario non sarebbe completo se non si tenesse conto che la “guerra di classe condotta solo dall’alto” va di pari passo con un altro processo: la ri-gerarchizzazione del sistema internazionale tra un centro e una periferia. Come sottolineò Marx, prima ancora di Lenin, “coloro che non riescono a capire in che modo un paese può arricchirsi a spese degli altri, tanto meno sono in grado di capire in che modo all’interno di un singolo paese una classe può arricchirsi a spese di un’altra”. Oggi, al tentativo di egemonia statunitense, punta di lancia dell’imperialismo nella presente epoca storica, si contrappone l’emergere di un mondo multipolare e lo scontro tra queste due tendenze alimenta e spiega le tensioni internazionali sulle principali scacchiere. In subordine a questo processo se ne sviluppa un altro, in virtù del quale i centri di accumulazione imperialisti cercano di disegnare delle periferie su misura, da modellare a proprio piacimento soggiogando i paesi più deboli. Ciò che accade nel processo di integrazione europeo è, in buona sostanza, che il centro tedesco aggrega attorno ai suoi desiderata le periferie e semiperiferie (grazie all’unione valutaria) e le modella sulla base delle sue necessità, innescando processi di mezzogiornificazione crescente. L’Italia ne è l’esempio paradigmatico e rischia in prospettiva di uscire dal novero dei paesi sviluppati con conseguenze sociali e politiche inimmaginabili.Le regole che Bruxelles si è data in ambito bancario sono l’ennesima dimostrazione della natura dell’Unione europea e della direzione assunta dal processo di integrazione. La crisi bancaria che potrebbe prospettarsi rappresenterebbe un ulteriore, durissimo, colpo approfondendo la crisi italiana e mettendo in forse il futuro dell’Italia come paese moderno e sviluppato. Chi può avanzare al contempo la necessità della rottura con l’eurozona, il tema del riallineamento internazionale del paese, quello della nazionalizzazione del sistema bancario e una proposta coerente e praticabile di nuova politica economica e sociale?
segue................................Spartaco A. Puttini: La sinistra nel gorgo occidentale (http://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/7175-spartaco-a-puttini-la-sinistra-nel-gorgo-occidentale.html)

LupoSciolto°
13-05-16, 19:10
Articolo condivisibilissimo!