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Visualizza Versione Completa : Marx su una questione della globalizzazione



QUINTO
10-07-10, 21:58
Karl Marx sosteneva che la rivoluzione comunista che avrebbe cambiato faccia al mondo sarebbe scoppiata nel momento in cui il sistema capitalista si fosse globalizzato adeguatamente.
le cose poi furono forzate in altro senso, nel senso che la diffusione del sostegno alle idee comuniste fece si che si tentarono esperimenti comunisti in Stati nei quali il sistema capitalistico e industriale era scarsamente sviluppato, nei quali ancora il grosso della produzione era agricolo. Tali esperimenti in quei paesi fallirono ma ebbero comunque l'effetto di dare una spinta propulsiva allo sviluppo capitalistico e industriale e alla conseguente proletarizzazione della società.
io non sono comunista ma sono d'accordo con marx nel fatto che solo quando il capitalismo sarà adeguatamente globalizzato, pienamente sviluppato in tutto il mondo, solo allora ci saranno le condizioni per un cambiamento dell'economia. nello specifico io penso che sarà un cambiamento che riguarderà principalmente gli orari di lavoro, i ritmi di lavoro, ma non solo, anche per molti versi il sistema della produzione, nel quale troverà molto più spazio l'associazionismo imprenditoriale.
perché penso che questo cambiamento avverà solo a capitalismo globalizzato?
perché vedo che il sistema attuale continua a reggersi molto sul fatto che è sempre disponibile un esercito di immigrati disposti a lavorare alle condizioni più schifose e perché è più facile fregarsene delle condizioni di lavoro di persone non-cittadine. Questi immigrati daltronde non provengono da paesi in cui sono abituati a cose come diritti del lavoro e benessere e per questo accettano condizioni di lavoro schiavistiche.
quando invece il sistema capitalista sarà interamente globalizzato, e un certo quantitativo di benessere sarà equamente distribuito tra gli Stati, a quel punto non ci sarà più un esercito di schiavi pronto a ogni condizione lavorativa. A quel punto si che il sistema sarà costretto a cambiare per pressioni popolari.
non solo per questo sono a favore dello Stato mondiale, della globalizzazione e anche dell'espansionismo capitalista ma anche per una questione di unità umana di base.
da questo punto di vista secondo me chi lotta contro la globalizzazione capitalista è in realtà una persona che allontana il momento del cambiamento economico.
voi che ne pensate? cavalcate anche voi il recente atteggiamento antiglobalizzazione della sinistra comunista e non, oppure siete concordi con Marx?

Anticapitaslista
11-07-10, 22:57
Ciao Quinto,
non sono ovviemente daccordo sulle tue "conclusioni", avremo modo di discuterne, ma devo dire che hai colto nel segno per quel che riguarda il pensiero "scientifico" di Carlo Marx.
Basterebbe che tutta quella accozzaglia colorata denominata no global, formata da ecologisti, stalinisti, frikkettoni, uomini di buona volontà, etc etc insomma tutti tranne che comunisti, studiasse il manifesto del partito comunista per capire le giuste riflessioni di Marx sul capitalismo, in alcuni tratti una sensata "lode" a questo "sistema economico e produzione" in primis perchè in quegli anni progressivo rispetto alla storia, e poi perche' porta nel suo grembo quelle inevitabili contraddizioni che lo porteranno attraversa la rivoluzione ad una società priva di classi sociali: il comunismo.

Oggi, chi a fatica ma con orgoglio tiene teso quel filo rosso da Marx alla
"sinistra comunista" ribadisce che Il Comunismo Rivoluzionario non è né "di destra" né "di sinistra", e non strizza l'occhio a nessuna nuova teoria, ma è contro tutta la società borghese.
Marx ha dimostrato MATICAMENTE che le inevitabili crisi del capitalismo
sono dovute alla sovrapproduzione di capitale e di plusvalore. Ciò non significa che la società non si potrebbe sviluppare ancora, ma è solo il capitale che non riesce a continuare ad accrescersi, senza misura. Spiega perfettamente come nel capitalismo l’abbondanza genera la penuria. Il capitale, a causa della enorme sua ricchezza e della massa dei mezzi di produzione già accumulati, non riesce più a trarre ulteriore plusvalore dallo sfruttamento del lavoro. Nella crisi diventa evidente il contrasto fra le forze produttive e i rapporti di produzione, dando luogo all’antitesi di interessi ed alla lotta di classe fra i proletari e la borghesia dominante.
Il regime capitalistico conosce un solo modo per superare la sua sovrapproduzione: scatenare una nuova guerra mondiale che distrugga apparati industriali, infrastrutture, merci e apra la strada ad una nuova divisione del mondo tra nuovi imperialismi, ideologizzando i proletari e cercando shierandoli sui due fronti apparentemente contrapposti.

Cerco un nostro articolo del 2001 a proposito di globalizzazione, e lo postero' qui.

il comunismo non piu' vincolato dai fetcci merce denaro profitto
sa cosa potrà manterene del capitalismo perche' progressivo:
l’enorme sviluppo della forza produttiva del lavoro umano associato – liberandolo dalle pastoie delle leggi economiche capitalistiche che ne impediscono l’utilizzo a fini sociali invece che particolari, aziendali e borghesi. Il Comunismo dismetterà la produzione per cellule aziendali, finalizzata al profitto, attraverso lo sfruttamento del lavoro salariato, organizzerà la produzione secondo un piano sociale regolamentato secondo grandezze fisiche e non più economiche, con lo scopo unico del soddisfacimento dei reali bisogni della specie, ridurrà drasticamente l’orario di lavoro, dividendo il suo peso fra tutti i membri della società, abolirà insieme al lavoro salariato ogni rapporto monetario e mercantile.

Partito Comunista Internazionale
PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE (http://www.international-communist-party.org/ItalianPublications.htm)