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Visualizza Versione Completa : Brexit: i pareri di Fusaro, Barnard e Cardini



LupoSciolto°
18-06-16, 18:06
Sì a Brexit, Cardini: “Trattandosi di un’Unione Europea economico-finanziaria uscirei"
16 giugno 2016 ore 12:19, Lucia Bigozzi (http://www.intelligonews.it/redazione/lucia-bigozzi)http://www.intelligonews.it/img/facebook_w.pnghttp://www.intelligonews.it/img/twitter_w.pnghttp://www.intelligonews.it/img/google_plus_w.png

“Trattandosi di un’Unione Europea economico-finanziaria, se fossi inglese voterei per uscire da questa ambiguità che è l’Ue”. Analisi a tutto campo che Franco Cardini, storico, argomenta nella conversazione con Intelligonews leggendo in controluce gli effetti di Brexit. Con un messaggio per Draghi e le banche…

Se lei fosse inglese direbbe sì o no su Brexit?

"Trattandosi di referendum in generale, i sì e i no sono sempre ambigui. Sì cosa vuol dire e no cosa vuol dire in questo caso?. Molto dipende da come è formulata la domanda e io non so come la formulano in Inghilterra…"

https://forum.termometropolitico.it/Images/42824/880x561/q_70/align_4/cardini-1.jpg.aspx
Insomma, se lei fosse inglese cosa vorrebbe fare: restare o uscire dall’Ue?

"Se io fossi inglese ragionerei in termini diversi da come ragiono adesso. D’altra parte anche come europeista debbo dire che non ragiono in termini molto diversi da quelli in cui, credo, ragionerei se fossi inglese".

E allora come ragionerebbe se fosse inglese?

"Non c’è dubbio che l’Inghilterra sia un grande Paese europeo e che senza di lei l’Europa sia fortemente penalizzata. Tuttavia se si trattasse dell’unione politica europea e se fossi inglese, avrei veramente molte difficoltà a decidere. Trattandosi dell’Ue come unione economico-finanziaria se fossi inglese ragionerei così: l’Inghilterra ha un suo spazio specifico che è quello del Commonwealth; storicamente l’Inghilterra non ha mai avuto rapporti così stretti con la realtà anche socio-economica europea; per cui se io fossi inglese io a questo punto, tanto più che non è mai entrata nell’area dell’euro, io voterei coerentemente con questi presupposti, quindi voterei per uscire da questa ambiguità che è l’Unione europea".

Indichi tre vantaggi derivanti dall’uscita della GB dal contesto europeo.

"Non credo che vi siano vantaggi immediati. Credo che non si debba ragionare in termini primariamente socio-economici specie quando si tratta di fare scelte così radicali. L’Inghilterra probabilmente avrebbe un momento di sofferenza, però potrebbe supplire a questa fase riallacciando rapporti con gli altri Paesi del Commonwealth che non ha più, lavorando in altre direzioni, cioè verso gli Stati Uniti o il terzo e quarto mondo. Non faccio un discorso di vantaggi o svantaggi; dico che se fossi inglese preferirei togliermi da questa situazione europea che, anche ammesso dia dei vantaggi ma con un euro così sofferente non ne sono sicuro, è così profondamente estranea e aliena dalle tradizioni inglesi e della sua storia".

Draghi e le banche si preparano al Brexit; forse il Bail-in è stato progettato per tamponarne l’effetto: come valuta una possibile crisi delle banche?

"Beh potrebbe anche aprirsi una crisi delle banche; d’altra parte mi pare di aver capito che da molto tempo le banche europee, a parte quella cosa privata, enorme che è la Bce e tiene l’Ue in pugno e non è espressione di nessun potere pubblico dell’Europa, le banche da molto tempo agiscono sul filo della crisi. Finora sono sempre riusciti a evitare la crisi o riversandola sui governi o sui contribuenti o sui loro clienti: in una fase come questa, forse potrebbe essere arrivato il momento in cui le banche dovrebbe accettare di partecipare un po’ allo sforzo comune per uscire dalla crisi. Il dogma per il quale le banche debbono comunque uscire indenni o addirittura in attivo, lo trovo del tutto irragionevole. Nella crisi che si sta aprendo – se si apre – le banche saranno costrette a diminuire i dividendi dei loro azionisti; ed è questa la ragione per cui le banche hanno preso sempre preso decisioni che hanno contribuiti alla crisi di questo o quel Paese europeo".

Fonte:Sì a Brexit, Cardini: ?Trattandosi di un?Unione Europea economico-finanziaria uscirei" - IntelligoNews - quotidiano indipendente di informazione (http://www.intelligonews.it/articoli/16-giugno-2016/42824/si-a-brexit-cardini-trattandosi-di-un-unione-europea-economico-finanziaria-uscirei)


Sì al Brexit, Paolo Barnard: "Dopo l'Inghilterra tocca alla Francia e sogno l'Italexit"
16 giugno 2016 ore 17:14, Andrea De Angelis (http://www.intelligonews.it/redazione/andrea-de-angelis)http://www.intelligonews.it/img/facebook_w.pnghttp://www.intelligonews.it/img/twitter_w.pnghttp://www.intelligonews.it/img/google_plus_w.png

Manca un settimana al referendum inglese con il quale i cittadini saranno chiamati a scegliere tra la permanenza nell'Unione Europea o, viceversa, l'uscita dal vecchio continente. Un tema del quale si parla da mesi e che ha portato la Bce a muoversi per tempo. "Siamo pronti", ha detto ieri Mario Draghi che così si trasforma (forse) da fuciliere a paracadutista (http://www.intelligonews.it/articoli/15-giugno-2016/42760/mario-draghi-brexit-bce-pronti-a-tutto-usa-putin).
IntelligoNews ha chiesto a Paolo Barnard un parere sulla consultazione che la prossima settimana coinvolgerà l'Inghilterra, ma riguarderà, come ovvio, tutta l'Europa...

Se lei fosse un cittadino inglese come voterebbe al referendum del 23 giugno?
"Sarei assolutamente per il Brexit".

Perché gli inglesi dovrebbero votare per l'uscita dall'Europa?
"Un italiano dovrebbe sperare di poter votare immediatamente per un 'Italexit', ma oggi è un'utopia. Un cittadino inglese perché fa parte di un Paese che, al contrario di noi, ha tutte le potenzialità per poter sviluppare un'ottima economia e un'ottima vita democratica fuori da questa nomenclatura che ha distrutto un continente che era il secondo più ricco del mondo. Siamo dinanzi a un'Europa che sta crollando e ci si chiede perché un Paese come l'Inghilterra se ne vuole andare? La risposta la capirebbero anche in terza media".

L'Europa, Italia compresa, ha da guadagnarci se l'Inghilterra esce?
"L'Europa non ha da guadagnare niente, ha da perderci e basta ed io spererei che ci perdesse il massimo. Cioè che ci fosse un effetto domino in base al quale questa Europa di Maastricht venga completamente distrutta. Spero che i francesi pretendano dal loro Governo un referendum di tale portata, perché sono gli unici in Europa ad avere la fibra per opporsi a questa nomenclatura spaventosa di Bruxelles".

Immagino che si riferisca ai francesi scesi in piazza, non ai loro rappresentanti politici.
"Ma certo! E non solo oggi. Non viene mai ricordato che i francesi per ben due volte, non certo i loro politici, hanno bloccato dei trattati anticostituzionali, antiliberali, antisociali. Mi riferisco al famoso MAI, il Multilateral Agreement on Investment che tutti si sono scordati. I francesi scesero in piazza, gli italiani neanche sapevano cosa fosse. E bloccarono nel 2005 quella Costituzione europea insieme agli olandesi. Il popolo francese ha ancora la fibra per fare, spero, quello che stanno facendo gli inglesi.

Draghi da fuciliere a paracudista si dice pronto al Brexit. Davvero è così e per questo è stato fatto un provvedimento come il bail-in?
"Il bail-in lo stanno covando da molto tempo, fui il primo a denunciarlo a 'La Gabbia' di Paragone. La Bce lo fa con la Banking Union, un trattato europeo sovranazionale che verrà finalizzato tra pochissimo e verrà ratificato come sempre dal Parlamento italiano. Lì sono previste misure di bail-in devastanti per i cittadini. C'è una clausola che parla di bail-in dell'investitore, la gente si immagina che saranno i ricconi a salvare le banche, ma non è vero perché la clausola gli blocca l'8% delle perdite e tutto il resto ce lo mette lo Stato. Per quello che riguarda le misure di Draghi per rimediare ad una eventuale fuga dall'Europa, sì certo è stato annunciato il solito programma di intervento, ma questo è un segnale che i cittadini devono capire...".

https://forum.termometropolitico.it/Images/43851/880x671/q_70/align_4/barnard.jpg.aspx
Ovvero?
"Ormai non esiste più in questa Europa sciagurata, da cui gli inglesi giustamente se ne vogliono andare, un singolo asset per un singolo bene finanziario che stia in piedi senza interventi massicci da parte della Bce. Pensate al paradosso di questa nomenclatura che ha creato un sistema da Maastricht in poi dove la Bce doveva astenersi assolutamente da qualsiasi intervento monetario che non fosse la tutela dell'inflazione. Siamo arrivati ormai al comprare tutto perché se Draghi non compra, l'Europa crolla. Compra bond, asset. Tra un po' si metteranno a comprare la frutta, la verdura, i petti di pollo! Il fatto che Draghi debba intervenire è un altro segnale di come l'Europa ormai sia marcia, non sta più in piedi".

La parlamentare Cox, laburista inglese, è stata ferita in strada ed è in gravi condizioni. Nota è la sua posizione contraria al Brexit, secondo alcuni media locali l'attentatore avrebbe gridato 'prima l'Inghilterra' nel colpirla. C'è un clima particolarmente teso o siamo davanti a un folle?
"Questi sono folli, non possiamo cadere nelle speculazioni fantasiose di certi giornalisti italiani che trenta secondi dopo un fatto già hanno pronta la teoria del complotto. Escludo assolutamente che la campagna anti-Brexit abbia potuto assoldare un personaggio del genere per portare una valanga di voti".

Non strumentalizziamo i folli.
"Esatto, non sta in piedi il complotto".

Fonte: Sì al Brexit, Paolo Barnard: "Dopo l'Inghilterra tocca alla Francia e sogno l'Italexit" - IntelligoNews - quotidiano indipendente di informazione (http://www.intelligonews.it/articoli/16-giugno-2016/43851/brexit-referendum-23-giugno-draghi-banche-intervista-paolo-barnard)



Sì a Brexit, Fusaro: "Via da trappola prima che fatale e irreversibile. Piano b di Draghi solo per il capitale"
16 giugno 2016 ore 12:56, Lucia Bigozzi (http://www.intelligonews.it/redazione/lucia-bigozzi)http://www.intelligonews.it/img/facebook_w.pnghttp://www.intelligonews.it/img/twitter_w.pnghttp://www.intelligonews.it/img/google_plus_w.png

“Se fossi inglese direi sì a Brexit senza alcuna esitazione. Bisogna uscire immediatamente da questa trappola prima che sia fatale e irreversibile, perché la Grecia in qualche modo, è il futuro di tutti i popoli europei”. E’ lo scenario che Diego Fusaro, filosofo, descrive ragionando con Intelligonews a pochi giorni dal referendum su Brexit.

Se lei fosse inglese direbbe sì o no su Brexit?

"Certo che sì, direi sì senza alcuna esitazione di sorta, né tentennamento. Sì, bisogna uscire immediatamente da questa trappola prima che sia fatale e irreversibile, perché la Grecia in qualche modo, è il futuro di tutti i popoli europei e quindi la Gran Bretagna lo sta capendo e sta facendo progressi per liberarsi dal giogo della dittatura finanziaria eurocratica".

https://forum.termometropolitico.it/Images/43829/880x500/q_70/align_4/fusaro-2.jpg.aspx
Indichi tre vantaggi a sostegno dell’uscita della GB dal contesto europeo.

"Beh, in primis l’Inghilterra sarebbe più sovrana di quanto non sia oggi. In secundis, ed è collegato al primo motivo, è che sarebbe meno connessa alla Germania e alla sue mire espansionistiche. Terzo: sarebbe coerente con se stessa perché finora è ambigua, cioè con un piede nell'Ue e con l’altro no".

Draghi e le banche si preparano al Brexit; c'è chi dice che il Bail-in sarebbe stato progettato per tamponarne l’effetto: come valuta una possibile crisi delle banche?

"Draghi e le banche sembra il titolo di un film di Dario Argento, un horror della peggior specie… (sorride, ndr). Al di là delle battute, io penso che essenzialmente se la Gran Bretagna uscisse sarebbe un grande modello per tutti gli altri popoli europei e soprattutto, non mi stupirei se il Bail-in andasse a tamponare queste cose qua e quindi venisse usato contro i cittadini europei ancora una volta e italiani nella fattispecie. E quando Draghi dice che ha un ‘piano B’, bisogna sempre tener presente che è un ‘piano B’ dei suoi, cioè di quelli che giovano sempre e solo alla parte del capitale e vanno a nocumento dei popoli e dei lavoratori".

Lei vede possibile una crisi delle banche con effetti diretti e concreti sui risparmiatori?

"Certo che sì. E’ quello che sta già accadendo in piccolo con banche più piccole e fa parte di una logica generale tesa a distruggere essenzialmente la classe media e i risparmiatori e produrre una massa di gente che non ha nulla e che è totalmente schiava".

Fonte: Sì a Brexit, Fusaro: "Via da trappola prima che fatale e irreversibile. Piano b di Draghi solo per il capitale" - IntelligoNews - quotidiano indipendente di informazione (http://www.intelligonews.it/articoli/16-giugno-2016/43829/si-a-brexit-diego-fusaro-trappola-draghi-inghilterra-gran-bretagna)

Avanguardia
18-06-16, 18:30
Anche io, se fossi britannico, voterei SI alla Brexit, ma giusto per una mera questione di principio, senza ficcarmi in tifoserie da stadio e speranze. Io credo che la Brexit rientri in una guerra tra oligarchie, tra plutocrati, massonerie, sezioni della finanza, servizi segreti, è una guerra spietata dove una parte cerca di sabotare l' altra, dove quindi si sfruttano i buoni sentimenti, le giuste cause, per utilizzare le masse di cittadini come inconsapevoli eserciti di pecore scagliati gli uni contro gli altri in queste lotte tra fazioni del sistema, che si contendono il potere e parteggiano per strategie differenti ma aventi lo stesso obiettivo finale, lo stesso destino per l' umanità più o meno. Dietro la Brexit ci sono neo-conservatori atlantisti, sionisti, vari plutocrati e ricconi compreso Rupert Murdoch, la stessa regina Elisabetta.
Ne possiamo escludere che sia in atto una crisi economica provocata per dare l' idea che senza Europa si va a puttane.
Comunque, la Gran Bretagna resterebbe sempre governata dalla City londinese per cui non cambierebbe niente in sostanza, la sovranità sarà per alcuni ricconi, gli altri si attaccheranno sempre al cazzo.

LupoSciolto°
18-06-16, 20:02
Dietro la Brexit ci sono neo-conservatori atlantisti, sionisti, vari plutocrati e ricconi compreso Rupert Murdoch, la stessa regina Elisabetta.
Ne possiamo escludere che sia in atto una crisi economica provocata per dare l' idea che senza Europa si va a puttane.
Comunque, la Gran Bretagna resterebbe sempre governata dalla City londinese per cui non cambierebbe niente in sostanza, la sovranità sarà per alcuni ricconi, gli altri si attaccheranno sempre al cazzo.

Su questo sono pienamente d'accordo.

Logomaco
18-06-16, 20:09
Anche io, se fossi britannico, voterei SI alla Brexit, ma giusto per una mera questione di principio, senza ficcarmi in tifoserie da stadio e speranze. Io credo che la Brexit rientri in una guerra tra oligarchie, tra plutocrati, massonerie, sezioni della finanza, servizi segreti, è una guerra spietata dove una parte cerca di sabotare l' altra, dove quindi si sfruttano i buoni sentimenti, le giuste cause, per utilizzare le masse di cittadini come inconsapevoli eserciti di pecore scagliati gli uni contro gli altri in queste lotte tra fazioni del sistema, che si contendono il potere e parteggiano per strategie differenti ma aventi lo stesso obiettivo finale, lo stesso destino per l' umanità più o meno. Dietro la Brexit ci sono neo-conservatori atlantisti, sionisti, vari plutocrati e ricconi compreso Rupert Murdoch, la stessa regina Elisabetta.
Ne possiamo escludere che sia in atto una crisi economica provocata per dare l' idea che senza Europa si va a puttane.
Comunque, la Gran Bretagna resterebbe sempre governata dalla City londinese per cui non cambierebbe niente in sostanza, la sovranità sarà per alcuni ricconi, gli altri si attaccheranno sempre al cazzo.

Sono contraddizioni interne al sistema.

LupoSciolto°
23-10-16, 18:58
Brexit, “grandi banche fuori da Uk dal 2017. Quelle piccole già a fine anno”
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2016/10/banche-uk-675.pngZonaeuro
A dirlo all'Observer è Anthony Browne, a capo della maggiore associazione di lobbysti del settore bancario nel Regno Unito. Dal giorno dopo la vittoria del sì, i servizi finanziari hanno cercato insistentemente un dialogo con il governo, ma il governo May non sembra affatto simpatizzare con le richieste della City. E gli istituti bancari fremono sul tasto del trasferimento

di Sabrina Provenzani (http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/sabrinaprovenzani@gmail.com/ptype/articoli/) | 23 ottobre 2016




“La maggior parte delle banche internazionali ha creato gruppi di lavoro che stanno valutando quali operazioni dovranno essere trasferite, in modo da garantire i propri impegni con i clienti, quando farlo e come. Le loro mani fremono sul tasto del trasferimento. Molte banche piccole hanno pianificato di avviare le procedure entro Natale: altre più grandi dovrebbero iniziare nei primi mesi del 2017”. Parola di Anthony Browne, chief executive della British Banking Association, la maggiore associazione dilobbysti del settore bancario nel Regno Unito, con soci comeBarclays, NatWest e Santander.
In un articolo a sua firma sull’Observer, Browne avverte che il clima fra i banchieri è tetro. A preoccuparli è la persistenteincertezza sul mantenimento dei passporting rights – letteralmente “i diritti di passaporto” – cioè la possibilità, per società di servizi finanziari (banche ma anche fondi di investimento e compagnie assicurative) di condurre le loroattività negli altri paesi europei riducendo al minimo le formalitàe, soprattutto, senza bisogno di ottenere l‘autorizzazione ad operare dal singolo stato membro. Secondo i pareri raccolti alla conferenza annuale del settore bancario, l’ostacolo sarebbe politico.
“Colleghi di banche europee concordano sul fatto che, nel settore dei servizi finanziari, è vitale mantenere un mercato integratoe che non farlo sarebbe autodistruttivo. Lo pensano anche le autorità regolatrici di Regno Unito ed Unione Europea. Se la trattativa venisse lasciata a loro, avremmo una soluzione rapida e razionale. Ma la politica sta trionfando sull’economia e saranno i politici a decidere”.
E il governo May non sembra affatto simpatizzare con le richieste della City. Sono lontani i tempi del governo Cameron, quando ibanchieri avevano nel primo ministro e nel ministro dell’Economia George Osborne due interlocutori sempre in ascolto. Dal giorno dopo la vittoria del sì, i servizi finanziarihanno cercato insistentemente un dialogo con il governo, scontrandosi con due ostacoli: impreparazione della pubblica amministrazione e l’ostilità di almeno due dei ministri deputati a gestire la Brexit: David Davis, ministro per la Brexit, e Liam Fox responsabile del Commercio Internazionale.



L’unico referente politico aperto al dialogo, il ministro dell’Economia Philip Hammond, ha rapidamente perso terreno negli equilibri interni al governo e non appare abbastanza forte per imporre la sua visione prudente e moderata. Secondo diversefonti giornalistiche, nelle ultime settimane i rapporti si sarebbero deteriorati al punto che i rappresentanti degli istituti più importanti, pur partecipando agli incontri con il governo, avrebbero smesso di offrire il loro contributo. Nel frattempo, la linea politica del governo May si è andata definendo su linee populiste e fortemente anti elitarie.
Nel suo discorso di chiusura del congresso dei Tories, lo scorso 5 ottobre, il primo ministro ha dichiarato: “Oggi, troppe persone in posizioni di potere si comportano come se avessero più cose in comune con le èlite internazionali che con la gente comune, i loro impiegati, i passanti. Ma chi pensa di essere un cittadino del mondo è un cittadino di nessun luogo. Non può il senso profondo della parola “cittadinanza”. E quindi, ai manager che guadagnano una fortuna ma non si preoccupano dei loro collaboratori. Allemultinazionali che trattano gli obblighi fiscali come degli optional. Al direttore che intasca enormi dividendi pur sapendo che le pensioni aziendali stanno per saltare. Vi avverto. Non potete continuare così”.
Una dichiarazione di guerra culturale, prima ancora cheeconomica. A cui i mercati avrebbero reagito svalutando pesantemente la sterlina. È la tesi di David Bloom, Global Head of FX Strategy di HSBC, intervistato qualche giorno fa dalFinancial Times, il quotidiano che più di tutti interpreta gli umori della City. A una domanda sulle ragioni del crollo della sterlina,Bloom ha risposto: “Prima avevamo i bond vigilantes. Un collettivo che puniva i governi occidentali alzando ilrendimento delle obbligazioni quando non era d’accordo con certe scelte politiche. Questo aiutava a tenere sotto controllo le ambizioni fiscali dei governi. Ma il quantitative easing ha ucciso il meccanismo. Ora a reagire sono quelli che chiamiamo “FX vigilantes”, i vigilanti del mercato valutario. Al FX nel suo complesso non piace qualcosa e vendono. Questo ha un impatto sui politici, che riconsiderano certe decisioni.
La sterlina è sempre stata una valuta relativamente semplice, unacyclical currency, che reagiva ad eventi e dati, con un valore fra 1.55 e 1.65. Ma ora è una valuta politica e strutturale, la valuta di un paese con deficit commerciale e fiscale fra i maggiori al mondo. Al Foreign Exchange non sono piaciuti i recenti annunci del governo e ha venduto. La valuta è, al momento, l’opposizione officiale de facto alle politiche governative”.
Un messaggio che non sembra avere avuto effetti su Theresa May, che proprio giovedì, nella prima tornata di meeting con le istituzioni europee a Bruxelles, è apparsa ferma su posizioni poco concilianti, tanto da suscitare la dura reazione delle controparti. È quindi possibile che le banche abbiano deciso di accelerare i propri piani di trasferimento, ma restano molti dubbi sulla realizzabilità di questi piani. Rappresentanti di città europee come Parigi, Francoforte, Madrid, Amsterdam, Zurigo o Dublino stanno corteggiando da mesi la City, ma nessuna sembra potere offrire le stesse caratteristiche di Londra in termini di lingua, disponibilità di uffici e case per il personale, infrastrutture.
I costi di un trasferimento in massa delle attività e del personale sarebbero poi altissimi, specie in un momento in cui i profitti delsettore finanziario si vanno assottigliando. Secondo i calcoli diFrancesco Guerrera – associate Editor e Chief Financial Correspondent di Politico.eu – per molte banche lasciare Londraspazzerebbe via l’equivalente di un anno di profitti sul mercato europeo. Le prospettive quindi non sono apocalittiche. Nessuno si aspetta che la finanza lasci Londra in blocco, ma gli scenari potrebbero essere due. Il primo che le banche americanepotrebbero decidere di tagliare alcune operazioni e spostare il grosso dell’attività a New York, il secondo che altri gruppi potrebbero decidere di potenziare i loro uffici europei riducendo attività e personale londinese. In questo caso, al personaleverrebbe offerta l’opzione di trasferirsi o licenziarsi. In entrambi i casi, Londra soffrirebbe la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro nel settore finanziario e vedrebbe compromesso il suo ruolo di centro finanziario mondiale.


di Sabrina Provenzani (http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/sabrinaprovenzani@gmail.com/ptype/articoli/) | 23 ottobre 2016




FONTE: Brexit, "grandi banche fuori da Uk dal 2017. Quelle piccole già a fine anno" - Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10/23/brexit-grandi-banche-fuori-dal-regno-unito-dal-2017-quelle-piccole-gia-a-fine-anno/3116545/)

Logomaco
23-10-16, 20:22
È difficile che il governo britannico possa accettare una cosa del genere, le ripercussioni sarebbero troppo pesanti, i brexiters dovranno cedere.