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LupoSciolto°
15-07-16, 18:53
I radical chic, ovvero i galoppini del sistema di sfruttamento capitalistico e globalizzato12 luglio 2016 (http://www.azioneculturale.eu/2016/07/) Società (http://www.azioneculturale.eu/category/societa/) 1 (http://www.azioneculturale.eu/2016/07/radical-chic-ovvero-galoppini-del-sistema-sfruttamento-capitalistico-globalizzato/#mh-comments)
http://www.azioneculturale.eu/wp-content/uploads/2016/07/LAPR1263-113-1-678x381.jpgSpesso sentiamo e leggiamo persone usare la definizione di “radical chic” a scopo dispregiativo. Sono in molti ad averla utilizzata almeno una volta. Chi scrive queste righe, ammette di averne fatto uso in una quantità molto vicina a quella industriale. Tuttavia siamo pentiti e pensiamo che sia giusto spiegare il perché, dato che da noi sono arrivate un sacco di critiche alla categoria. Anzitutto i tempi sono cambiati e bisogna prenderne atto, inevitabilmente.Un tempo era prassi che la gente – soprattutto quella comune che oggi chiamiamo gggente – si agitasse per questioni che oggi, invece, consideriamo banalissime. Il prezzo del pane, una nuova allucinante tassa, il voto più o meno esteso, la consapevolezza di essere categoria (qualcuno direbbe “classe”), comunità… Ci si agitava nei modi più diversi, a seconda, com’è naturale, dei periodi e dei contesti storici.Va detto che, come pratica abituale, questi movimenti avevano in comune il fatto di essere popolari e violenti. Erano altri tempi, come dicevamo, epoche di movimento e di sommovimenti; epoche in cui il cambiamento era ritenuto – a ragione – l’unico modo per farsi valere, per essere qualcosa di diverso rispetto a una realtà che ti schiacciava quotidianamente, che ti faceva sentire nulla – quando andava benone – e uno strumento del padrone – quando invece non eri fortunato. Oggi, vivaddio, i tempi son cambiati.Non c’è più bisogno di movimento, ma di una seria, ordinata e responsabile stabilità. Lo dicono tutti, dai politici nostrani – e non – all’informazione, passando per la gente comune e, ovviamente, i radical chic. Un tempo pensavamo che i radical fossero dei servi sciocchi, ma sbagliavamo; abbiamo ora capito che queste persone hanno il difficile compito di guardiani della pace sociale. E non c’è sfida più importante (e insopportabile) del mantenere la pace. Lo richiedono i tempi moderni, che cercano in tutti i modi di farci capire che prendersi troppo sul serio – agitarsi – come una volta non serve più, anzi è dannoso.Ed è verissimo: ognuno è un tutto completo in se stesso, adesso, e non si possono avere delle rivendicazioni verso se stessi… basta chiedere e prenderne consapevolezza. Figuriamoci, quindi, se possiamo scomodare il popolo – termine di per sé vecchiotto –, la società, le istituzioni che anzi ci aiutano sulla via della nostra autodeterminazione! La verità è che non ha più senso agitarsi e chi cerca di opporsi ai tempi, poi, se le va a cercare le critiche…Ed è qui che entrano in gioco i radical chic, l’avanguardia vera dei nostri tempi. Chi passa il segno è giusto che riceva una censura, più o meno forte, da chi sa qual è il nostro bene in base ai tempi che corrono. La gente, a prescindere, resta ignorante; per questo i radical sono importanti: loro sanno, e sanno perché hanno capito ciò che la gente si ostina a non comprendere. Ad esempio il recentissimo caso della cosiddetta Brexit, decisa a maggioranza dai britannici. I radical sono qui giustamente intervenuti e ci hanno ricordato, con una severa e casta indignazione di chi la sa lunga, che votare non è sempre un bene, soprattutto quando non si vota consapevolmente.Purtroppo oggi non si è più capaci di ascoltare. Se i britannici avessero dato retta ai radical chic, oggi il Regno Unito sarebbe ancora nella grande Casa Europea. E sarebbe un bene, perché l’Unione è il segno dei nuovi tempi e rappresenta in pieno i nuovi valori della stabilità. Questo i radical lo sanno, ma purtroppo qualcosa non ha funzionato a livello di comunicazione e alla fine ha vinto, come sempre in questi anni, la democrazia.Ma stavolta è stata una sporca vittoria, perché popolare e quindi (inconsapevolmente?) pericolosa perché troppo movimentista. La Brexit è un’agitazione che non si vedeva da un po’. Sì, la Brexit è stata una rivolta popolare, qualcosa che viene dal passato, un rigurgito di sentimenti che molti radical consapevoli credevano estirpati.E poi, parliamoci chiaro: rivolte, sollevazioni, scontri e dolore… per che cosa? Per le vecchie e deplorevoli idee di epoche superate e barbariche? Idee tradizionali di autonomia dei popoli, di indipendenza delle Patrie nazionali, di concezioni basate sulla realtà di identità differenti e che devono rimanere distinte, di rispetto degli spazi della vita delle comunità nazionali e di tutele economiche ormai insostenibili, in tempi di rigore e austerità. Questo i radical lo sanno: noi credevamo che vedessero in tutto questo un modello di valori alternativo al loro, ma, a pensarci bene, abbiamo capito di esserci sbagliati.I radical non hanno valori diversi dai nostri. Non ne hanno di per sé, ma rappresentano quelli del nostro tempo. Sono portavoce della giustizia morale che impone l’oggi. Non ci siamo scontrati, per anni, con persone, ma con lo Zeitgeist. L’oggi ci dice che le vecchie e logore ideologie – comunismo e fascismo, per dirne un paio – sono cadute? E i radical chic sono quindi visceralmente anticomunisti e antifascisti.L’oggi ci dice che l’individuo è l’unica soluzione possibile? E loro fanno dell’immagine del singolo tutto quello che conta davvero, il consumo all’interno dei parametri stabiliti dall’oggi l’unico motore sociale che sia veramente legittimo. Perché se è vero che la libertà dei nostri giorni ti permette di presentarti all’interno di un catalogo sempre più vasto, è vero anche che un catalogo è fatto per gli acquisti. Una volta c’era un prezzo da pagare per le proprie scelte.Ora bisogna solo scegliere il prezzo che riteniamo più giusto per noi. Il progresso! Diciamo che la catena della consumazione è la vera libertà dei nostri bei tempi. Per questo è importante produrre molto al prezzo minore possibile. Almeno questa logica, comunque, non è del tutto un’invenzione di oggi: l’aveva già individuata e sanzionata a modo suo Karl Marx, quando parlava di esercito industriale di riserva, riferendosi alla manodopera in eccesso con cui tenere in scacco i lavoratori. Oggi però abbiamo fatto di certo dei progressi e abbiamo deciso che Marx non è compatibile con il nuovo contesto.Per questo i radical sono felici di poter aiutare e accogliere quanti più stranieri – che oggi si chiamano per convenzione “migranti” – possono. Perché è diventato giusto rendere tutti partecipi del processo produttivo. E se partecipano tutti, la parte di ciascuno sarà più piccola.Ci guadagniamo tutti, a ben pensarci. I capi in profitto e i poveretti che migrano in Diritti e Felicità. È il socialismo realizzato dal volto radical: socializzare i diritti al posto della miseria, la quale comunque – inspiegabilmente! – non è ancora scomparsa. Anzi aumenta per tutti, con il nuovo regime. Per questo e molto altro, a cui sono certo arriverai anche tu, ora che ti ho fornito la chiave di lettura radical, dico viva i radical chic!Coloro che difendono il nostro diritto a vivere nel nostro tempo…poi certo, calpestano tutto ciò che sia sociale, nazionale ed identitario. Ma questi sono dettagli fascioxenofobi dei quali non ci occupiamo.(di Elia Pirone (https://www.facebook.com/elia.pirone?fref=nf))FONTE: ​I radical chic, ovvero i galoppini del sistema di sfruttamento capitalistico e globalizzato - Azione Culturale (http://www.azioneculturale.eu/2016/07/radical-chic-ovvero-galoppini-del-sistema-sfruttamento-capitalistico-globalizzato/)