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Visualizza Versione Completa : Turchia. Colpo di stato contro Erdogan.



LupoSciolto°
16-07-16, 01:23
Turchia, colpo di stato contro Erdogan. Esercito: "Preso il potere". Premier: "La pagheranno"

https://www.repstatic.it/content/nazionale/img/2016/07/15/235216640-0b65022e-1cb0-481a-b0a4-e082c0d01f0e.jpgI militari bloccano il ponte sul Bosforo Erdogan invita la gente a scendere in piazza, ma fugge in aereo sui cieli dell'Europa. Sarebbe atterrato ad Amsterdam. Chiusi due ponti sul Bosforo. Spari nella capitale turca. Spenta la tv di Stato. Carri armati all'aeroporto. Aerei da guerra ed elicotteri sorvolano la città
di ALBERTO CUSTODERO






15 luglio 2016

Articoli Correlati

Colpo di stato contro Erdogan da parte dell'esercito in Turchia (ma la Marina si chiama fuori). Il presidente è in fuga, sarebbe atterrato ad Amsterdam. L'evoluzione del golpe organizzato dai colonnelli (e non dai generali), è seguita con la massima attenzione dalla Russia (tra i due Paesi è stata fatta di recente pace (http://www.repubblica.it/esteri/2016/07/01/news/turchia_attacco_aeroporto_istanbul_arrestati_11_st ranieri-143179075/?ref=search) dopo un lungo periodo di forte tensione (http://www.repubblica.it/esteri/2015/12/19/news/turchia_davutoglu_non_prendiamo_putin_sul_serio-129800625/)) e dagli Usa, essendo il paese componente della Nato. Il golpe è stato preceduto nei mesi scorsi da un lungo elenco di sanguinosi attentati terroristici (http://www.repubblica.it/esteri/2016/07/01/news/turchia_attacco_aeroporto_istanbul_arrestati_11_st ranieri-143179075/?ref=search).

Catturato Akar. I carri armati dell'esercito hanno aperto il fuoco attorno al Parlamento turco ad Ankara. A sparare sono stati anche elicotteri militari. Il comandante delle forze terrestri turche, il generale Hulusi Akar, capo di stato maggiore fedele al presidente, è ostaggio dei golpisti. Le principali forze di opposizione laiche della Turchia si sono schierate contro il golpe.

Legge marziale e coprifuoco. I militari hanno istituito la legge marziale e disposto il coprifuoco. E sospeso le trasmissioni della rete radiotelevisiva statale nella cui sede è avvenuta un'esplosione. Soldati in tutte le città. Bloccati gli accessi ai social network Facebook e Twitter. Aerei da guerra ed elicotteri sorvolano la capitale Ankara. I due ponti sul Bosforo che collegano la parte orientale e occidentale di Istanbul sono stati chiusi: qui ci sono stati tre feriti. Carri armati sono stati dispiegati all'aeroporto internazionale Ataturk di Istanbul, cancellati tutti i voli da tutti gli scali nazionali. Una forte esplosione è risuonata in serata nella capitale, in un centro di addestramento delle forze speciali della polizia nel quartiere di Golbasi. Il ministro italiano dell'Interno Angelino Alfano ha confermato: "conflitti a fuoco tra militari e polizia". I golpisti hanno occupato la sede dell'Akp, il partito del presidente. Violenti scontri hanno contrapposto la polizia anti-sommossa e l'esercito turco in piazza Taksim, a Istanbul.Colpo di Stato Turchia, Istanbul: i soldati entrano in piazza Taksim

http://www.repstatic.it/video/photo/2016/07/15/332888/332888-thumb-full-ankara_video_istanbul_colpo_di_s.jpg
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L'atmosfera nelle città turche è molto pesante, il Paese sta sprofondando nel caos, è corsa agli sportelli del bancomat per fare approvvigionamento di denaro.

La fuga in aereo di Erdogan: nessuno lo fa atterrare. Recep Tayyip Erdogan (http://www.repubblica.it/protagonisti/recep_tayyip_erdogan) risulta in salvo. Ha lasciato il Paese a bordo di un aereo privato decollato da Bodrum. Sulla base di quel che si vede sull'app flight radar 24, un aereo partito da Bodrum senza indicare la destinazione finale nel piano di volo è atterrato all'una di notte all'aeroporto di Amstedam Shilpol. Nessuno aveva dato a Erdogan il permesso di atterrare. Aveva chiesto asilo in Germania, che gliel'ha negato. Poi la richiesta l'ha inoltrata a Londra, quindi a Teheran per fare scalo e ripartire per il Qatar. Si era anche parlato di un eventuale atterraggio in Italia, a Ciampino, ma la notizia è stata smentita.

Erdogan che oscurava i social, lancia un appello su FaceTime. Durante la fuga, in collegamento via smartphone con l'emittente televisiva 'Cnn Turkey', Erdogan ha invitato i turchi (facendo appello anche alle moschee) a scendere in piazza, ritenendosi ancora lui il presidente, minacciando nel contempo che i golpisti sarebbero stati puniti. Poi, ha accusato apertamente di essere dietro al colpo di stato il predicatore Fetullah Gulen, ideologo islamista radicale (http://www.repubblica.it/esteri/2014/03/28/news/erdogan_parla_di_golpe_per_sfuggire_alla_giustizia _la_turchia_in_pericolo-82107139/), suo ex alleato e adesso acerrimo avversario, al punto da trovarsi fin dal 1999 in esilio volontario negli Usa, dove si dice controlli il quartier generale di un impero economico dal valore di 20 miliardi di dollari. Paradossale che proprio Erdogan, che aveva messo al bando i social su Internet (http://www.limesonline.com/in-turchia-erdogan-blocca-twitter-e-si-prepara-alle-elezioni/59733), nel momento in cui ha avuto bisogno lui, abbia mandato un messaggio su FaceTime.https://www.repstatic.it/content/nazionale/img/2016/07/15/233918883-ecbf14f5-c30a-4de7-aac0-92708e0bc1a6.jpgErdogan
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Esercito: "Preso il potere". Lo stato maggiore dell'esercito ha annunciato sul suo sito: "Abbiamo preso il potere per proteggere la democrazia e ristabilire i diritti civili". Hanno giustificato il golpe con la "restaurazione dell'ordine costituzionale, della democrazia, dei diritti umani e delle libertà, garantendo che la legge regni di nuovo nel Paese". Nel comunicato delle forze armate si precisa che "tutti gli accordi internazionali saranno mantenuti, e le buone relazioni con tutti i paesi del mondo continueranno".

Golpe organizzato ai massimi livelli. Gli attaché militari delle ambasciate turche in tutto il mondo hanno ricevuto, circa mezz'ora prima che in Turchia scattassero i movimenti del golpe, un messaggio che li avvertiva che i militari avrebbero preso il potere. Lo riferiscono qualificate fonti diplomatiche europee, specificando che "questo è il segnale che si tratta di una operazione gestita dai massimi livelli delle forze armate". Non è solo panico, nel Paese. In molte zone, come ad esempio a Istanbul, la gente si è schierata a favore dei golpisti: scesa in strada con la bandiera turca, applaude ai carri armati schierati nelle strade della città.
Golpe Turchia, carri armati sfilano a Istanbul: la gente applaude

http://www.repstatic.it/video/photo/2016/07/15/332886/332886-thumb-full-carroarmatoapplausi.jpg
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Le forze armate turche sono la seconda più grande forza armata permanente nella Nato dopo le forze armate statunitensi, con una forza combinata di poco più di un milione di persone in uniforme che servono i suoi cinque rami. La Turchia è considerata la più forte potenza militare della regione del Vicino Oriente oltre a Israele.

A rischio basi militari anti Is. Il colpo di stato in Turchia mette a rischio l'uso da parte delle forze armate americane delle basi militari nel Paese per le operazioni anti-Is. Il Pentagono è consapevole di quello che sta accadendo nel Paese, ma sta ancora cercando di capire gli effetti sulle operazioni americane.

I social testimoni del golpe. Anche in questo caso i social diventano vettori di notizie e di immagini. Su Twitter sono stati pubblicati alcuni foto e video. Alcune immagini sono relative al blocco dei ponti sul Bosforo, altre ai carri armati all'aeroporto. Un video mostra una sparatoria nella notte nelle strade di Ankara.

SU TWITTER IL VIDEO DI UNA SPARATORIA AD ANKARA (https://twitter.com/putintintin1/status/754057033356341248)

Il premier: "Golpisti la pagheranno". La Turchia non consentirà mai "alcuna iniziativa che interrompa la democrazia". "Le nostre forze useranno la forza contro la forza". Lo ha detto ai media turchi il premier Binali Yildirim, aggiungendo che gli autori del tentativo di golpe "pagheranno il prezzo più alto".

Sindaco Ankara: "Tutti in strada". Il sindaco di Ankara Ibrahim Melih Gokcek ha lanciato attraverso Twitter un appello ai cittadini a scendere nelle strade della capitale turca. "Tutti in strada", ha scritto.

FONTE: Turchia, colpo di stato contro Erdogan. Paese verso la guerra civile - Repubblica.it (http://www.repubblica.it/esteri/2016/07/15/news/turchia_istanbul_spari-144191465/)

Kavalerists
16-07-16, 01:33
Non so come evolveranno le cose, nè credo si sappia ancora chi siano questi golpisti, chi c'è dietro, nè quale direzione politica intendano intraprendere, a parte brevi dichiarazione di circostanza su "difesa della democrazia e ripristino dei diritti civili".
Comunque per quel maiale di Erdogan nessuna pietà, peccato sia riuscito a fuggire...

Kavalerists
16-07-16, 02:20
Sembrerebbe che il tutto si stia rivelando una gran buffonata.
Purtroppo.
Aspettiamo domani per saperne di più.

Avanguardia
16-07-16, 10:47
Golpe fallito. Sicuramente il golpe ha fallito perché non vi è stato consenso sufficiente.

LupoSciolto°
16-07-16, 11:47
All'inizio ho pensato: qua c'è lo zampino di Putin. Poi ho sentito il discorso di (M)erdogan che incolpava Dallas. E lì ho detto: "come al solito, USraele deve rovinare tutto".

Insomma: il golpe è fallito e, nei fatti, s'è dimostrato una sorta di regolamento di conti tra l'infamone islamista e i militari vessati.

La gente, comunque, ha effettuato una scelta. Di merda.

AleBsct
16-07-16, 14:23
Turchia, i tre colpi di stato riusciti dal 1960 al 1980: militari custodi laicità per tre volte al potere - Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/16/turchia-i-tre-colpi-di-stato-riusciti-dal-1960-al-1980-militari-custodi-laicita-per-tre-volte-al-potere/2910922/)

se fosse riuscito sarebbe il quarto golpe negli ultimi 50 anni, non male come media

Kavalerists
16-07-16, 15:10
L'Intellettuale Dissidente (http://www.lintellettualedissidente.it/) / Esteri (http://www.lintellettualedissidente.it/Esteri)

http://www.lintellettualedissidente.it/wp-content/uploads/2016/07/TURKEY-640x385-640x200.jpg La lunga notte della Mezzaluna turca Nella notte tra il 15 e il 16 luglio, la Turchia è piombata nel panico e ha mandato un segnale a tutto il mondo. Le reazioni composte e incerte dell’Occidente hanno assestato un colpo durissimo al tentativo di colpo di Stato e fatto capire a Erdogan da chi dipende veramente. La NATO non poteva permettersi un golpe in casa sua.
di Lorenzo Vita (http://www.lintellettualedissidente.it/redazione/l-vita/) - 16 luglio 2016


C’è tutta la storia dell’esaltazione e della rovina in questo golpe di metà luglio. C’è tutto un mondo di tradimenti, di atti di ribellione, di voglia di cambiare e di trattative, spari, marce e cancellerie bollenti. Ed è proprio qui, non tanto nelle calde strade e nelle piazze di Istanbul o Ankara, ma nelle fredde stanze di chi veramente controlla la situazione, probabilmente dall’altro capo del mondo, che si è giocata la partita più importante, e quel cambio di rotta che ha trasformato un colpo di Stato in un tentativo di rivolta.
Le reazioni degli Stati esteri sono forse state gli unici veri termometri della situazione, che possono farci comprendere come la situazione fosse realmente in bilico fino a dopo mezzanotte. Dai primi spari ad Ankara si è pensato a un ennesimo attacco terroristico. Poi i carri armati per le strade, il blocco degli aeroporti e l’occupazione della televisione pubblica, hanno fatto capire che c’era in ballo qualcosa di grosso. Ed ecco la reazione preoccupata ma composta che non ti aspetti, i “vediamo l’evolversi della situazione”, i “speriamo in una Turchia pacificata”, quel “desiderio di una Turchia democratica” che vogliono dire tutto o niente. Lì, in quei pochi attimi, si capisce che Europa, America, NATO e anche Russia non erano state colte alla sprovvista. Del resto, che nelle stanze del potere e tra i servizi dell’Occidente non si sapesse che la Turchia stesse per subire un colpo di Stato, è veramente difficile da credere. Erdogan stava diventando sempre più scomodo, l’ultimo avvicinamento a Putin dopo il vergognoso abbattimento del caccia russo e i tentativi di rimettere le cose a posto, sembravano negli ultimi giorni le ultime mosse di un uomo braccato, privo di quella forza che lo teneva saldo al potere fino a qualche mese fa.
Ma si sa, la Storia non è certamente una riga dritta. È uno zigzagare di eventi e di interessi che è difficile da decifrare. In quelle poche ore di carri armati nelle piazze e di interessi economici e politici che sfumavano per ogni minuto che passava, probabilmente qualcuno ha alzato la cornetta del telefono, e quello che a tutti sembrava l’ultimo giorno del sultano, rinchiuso in una stanza con il telefonino e poi in volo alla ricerca di un approdo sicuro, si è trasformato nella sera della resa dei conti. E riescono fuori i curdi, l’Isis, Assad, Putin, i sunniti, i petroldollari, i clandestini, i sei miliardi dell’Europa, i traffici con il golfo Persico… No. C’è troppo in ballo, il rischio è eccessivo.
E così, mentre già tutti speravano in una Turchia diversa, ripulita con il golpe dei militari, roccaforte laica e statalista del Paese, qualcosa cambia. Cambiano i toni. Cambiano le parole. Si ritorna a parlare di “rispetto della democrazia”, di “costituzione turca”, di “processo elettorale costituzionale”: il mondo ha cambiato idea. Gli “alleati” hanno cambiato idea. Ed Erdogan può tornare. I soldati dell’esercito turco non sono più paladini della laicità dello Stato, ma sovvertire di un ordine che non va cambiato. Ed Erdogan, da presidente poco gradito di uno Stato sulla via dell’islamizzazione, si trasforma di nuovo in un amico della NATO democraticamente eletto. E il colpo di Stato diventa un tentativo, si ritorna nelle piazze, e la polizia riprende il controllo arrestando i traditori, gli stessi che prima erano i liberatori.
È il destino di chi purtroppo padrone del proprio destino non lo è. E tra gli spari isolati nell’alba di Ankara e tra le foto delle camionette della polizia che arrestano i soldati, si infrangono le speranze di un nuovo Mediterraneo. Ancora una volta, hanno vinto gli altri. Ancora una volta.

La lunga notte della Mezzaluna turca (http://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/la-lunga-notte-della-mezzaluna-turca/)

Kavalerists
16-07-16, 15:12
Un altro punto di vista, un'altra ipotesi possibile.

Chi c’è dietro il «golpe fasullo»in Turchia, e che cosa succede ora - Corriere.it (http://www.corriere.it/extra-per-voi/2016/07/16/chi-c-dietro-golpe-fasulloin-turchia-che-cosa-succede-ora-600dabda-4b47-11e6-8c21-6254c90f07ee.shtml)

Kavalerists
16-07-16, 15:17
Turchia, i tre colpi di stato riusciti dal 1960 al 1980: militari custodi laicità per tre volte al potere - Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/16/turchia-i-tre-colpi-di-stato-riusciti-dal-1960-al-1980-militari-custodi-laicita-per-tre-volte-al-potere/2910922/)

se fosse riuscito sarebbe il quarto golpe negli ultimi 50 anni, non male come media
E l'apetto tragico è che il suo fallimento quasi sicuramente rafforzerà la posizione di Erdogan e accellererà la deriva islamista nella politica e nella vita del paese.
Kemal si starà rivoltando nella tomba, anche per l'inettitudine e l'improvvisazione di questi militari.
A meno che non si tratti di una vera e propria farsa come ipotizza sopra l'articolo del Corriere.

AleBsct
17-07-16, 14:09
Interessante punto di vista, in effetti oggi non erano poche le fonti che parlavano di autogolpe e di golpe bianco.
Siamo tutti d'accordo che Erdogan mira ad avere più controllo sul Paese in modo da arrivare a quella tanto ambita riforma presidenziale, e forse con questo pretesto ci riuscirà.
Tuttavia si tratta sicuramente di un mezzo e non di un fine. Mi chiedo quale potrebbe essere in tal caso.

Kavalerists
17-07-16, 17:58
Altra congettura e altre ipotesi sul futuro.

Tutti i possibili scenari nella Turchia post-golpe http://www.lantidiplomatico.it/resizer/resiz/public/4bhk5af97952a71j61_440C247.jpg/700x350c50.jpg




Visto dai tavoli della diplomazia mediorientale il golpe a Erdogan sembra profilare qualcosa di più che una distensione tra Erdogan e Putin e l'Iran

La Turchia fa i conti con la vendetta di Erdogan, che adesso ha mano libera per attaccare tutti i nemici interni e esterni.

Dalle notizie di queste ore, la base militare a sud ovest della Turchia, da dove partono gli attacchi verso Siria e Iraq, in cui è ospitata l'aeronautica USA è sotto assedio. Ai militari americani non è permesso di decollare o di uscire dalla base, è stata inoltre tagliata la fornitura di elettricità.

Sui giornali internazionali compaiono con insistenza le dichiarazioni del Primo ministro turco in riferimento all'esilio del dissidente turco Gulen negli Stati Uniti, responsabile secondo Erdogan di aver pianificato il golpe: "Non riesco a immaginare un Paese che possa sostenere quest’uomo" ha detto il premier Yildirim. Il segretario di Stato Kerry, però, chiede alle autorità turche di fornire le prove di un suo coinvolgimento.

Tra tante notizie anche quella che "Il Corriere" per una volta, è diventato complottista. Infatti ospita un articolo che sostiene che il Golpe della scorsa notte fosse organizzato da Erdogan stesso.

I fatti di queste ore sembrano smentire questa tesi: l'inevitabile crisi diplomatica con gli alleati, che per troppo tempo hanno osservato silenziosi e desiderosi di una caduta del Sultano Erdogan e che oggi addirittura potrebbero essere accusati di essere i mandanti del Golpe turco sembra gettare una nuova luce sugli eventi, smentendo in sostanza l'ipotesi di un auto golpe.

Il golpe fallito, in poche ore, ha collezionato un primato: tutti si dissociano dagli organizzatori. Anche l'Iran lo ha fatto, sostenendo l'opzione democratica rispetto al colpo di Stato. In precedenza, anche i partiti politici turchi lo hanno fatto, isolando di fatto i rivoltosi.

Visto dai tavoli della diplomazia mediorientale il golpe a Erdogan sembra profilare qualcosa di più che una distensione tra Erdogan e Putin e l'Iran.

Le reazioni poco calorose degli alleati tedeschi e americani, che in un preciso momento hanno voluto attendere l'esito del golpe, invece di criticarlo sin dall'inizio, ha reso furioso Erdogan che adesso potrebbe avvicinarsi al Cremilino, generando una mini catastrofe nell'universo Nato.

Il blocco della base aerea di Incirlik può essere letto invece come qualcosa di più di quello che traspare dalle dichiarazioni ufficiali, ovvero dell'attuazione di un blocco temporaneo per permettere di arrestare tutti i golpisti.

Erdogan ha capito che qualcuno oltreoceano ha tramato per farlo fuori, e che prima di essere scoperto ha abbandonato la pistola fumante (i militari ribelli) sul luogo del delitto.

E' ancora presto per dirlo, ma se si vuole capire il corso dei prossimi eventi si deve guardare a ciò che accadrà in quella base aerea.

Uno scenario di forti e continuative tensioni con gli Stati Uniti non è da escludere e potrebbe far precipitare ulteriormente la situazione, ponendo la Turchia di fronte all'opzione di scegliere nuovi alleati, anche e soprattutto nella lotta al terrorismo.

Non è sfuggito infatti che i recenti attacchi terroristici in Turchia possano essere un avvertimento sanguinoso al Governo turco, per il cambio di politica estera. Ieri il tentato colpo di stato. Erdogan sarà pure un dittatore sangunario, ma di certo non si farà trovare impreparato la prossima volta.

Tutti i possibili scenari nella Turchia post-golpe - World Affairs - L'Antidiplomatico (http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=16576)

LupoSciolto°
17-07-16, 18:12
Attendiamo...


Mi piacerebbe sapere qual è la posizione del Vatan Partisi (sinistra nazionalista e kemalista) sulla vicenda ma, purtroppo, ci sono solamente articoli in lingua turca.

Logomaco
18-07-16, 15:15
Golpe in Turchia: ma allora, che succede?

Scritto da Aldo Giannuli. Postato in Conflitti & terrorismo, Europa, Le analisi, Osservatorio Globalizzazione



Situazione confusa e difficile quella turca, per cui cerchiamo di procedere con ordine individuando le poche cose su cui si può fare ragionevole affidamento.
In primo luogo questo è il colpo di stato più patacca che si possa immaginare: forze limitatissime, nessuno pensa ad arrestare o uccidere Erdogan, ordini confusi e con militari impreparati che non vogliono sparare sulla gente, soldati respinti nella sede radiotelevisiva da pochi poliziotti e dagli stessi giornalisti e personale dipendente come se si trattasse del tentativo di irruzione dei ragazzi dei centri sociali ed, alla fine, una cosa che si conclude in quattro ore. Neanche se il colpo di stato lo avessero tentato i ragazzi della via Pal sarebbe andata così; e persino Hollande l’avrebbe fatta meglio.


Ma, siccome quelli che vi hanno preso parte ora se la vedranno brutta (e non si esclude nemmeno il plotone di esecuzione) è evidente che non stavano fingendo e sono caduti in una trappola: qualcuno gli ha assicurato una partecipazione che non c’è stata, magari proprio quello che si era preso il compito di togliere di mezzo Erdogan.


In secondo luogo, chi ha bloccato i militari golpisti salvando Erdogan? Più che il resto dell’esercito, sembrerebbe la polizia ed una certa reazione popolare. Mai visto un golpe fermato dalla polizia, di questo passo basteranno i vigili urbani e i pompieri. Vero è che Erdogan aveva dotato la polizia di armamento pesante con la scusa del terrorismo, facendone una sorta di milizia, però questo può succedere solo se il resto dell’esercito resta con l’arma al piede, perché altrimenti non c’è storia. Allora il popolo? Erdogan è stato salvato dalla rivolta popolare? Veramente, sappiamo di diverse migliaia di persone nella capitale e poco di più: nella gran parte del paese non si hanno notizie di movimenti popolari né piccoli né grandi.


Che Erdogan abbia consensi nel paese si sa, come dimostrano i risultati elettorali ma quello che colpisce, più che il numero dei manifestanti (non mi pare che le immagini parlino di cortei di centinaia di migliaia di persone) è il carattere organizzato della reazione. Da quello che si vede a me parte ci si tratti di squadre organizzate (del partito di Erdogan?) e c’è da chiedersi come, in così poco tempo abbia potuto formarsi un simile dispositivo squadristico.


Siamo pratici: chi ha salvato Erdogan sono stati i militari che non si sono mossi e fra cui, forse, c’è quel qualcuno che ha invitato gli altri a muoversi secondo la ben nota tattica del “vai avanti tu che me viene da ridere”. Un po come quando da ragazzi invitavamo uno a sedersi e poi gli toglievamo la sedia di sotto facendolo finire di sedere per terra.


Quindi direi che le uniche due certezze sono che il golpe è stato una trappola per dare il via alla epurazione dell’esercito, della magistratura e della burocrazia dagli ultimi kemalisti e dai ben più numerosi seguaci di Gulen (che come si sa è favorevole ad una versione moderata e modernizzante dell’Islam ed è filo occidentale) e che chi ha salvato Erdogan è l’esercito che ha lasciato soli i quattro gatti che poi sono restati nella rete. Poi c’è una terza certezza: che il vero colpo di stato inizia ora.


Ma ci sono anche dei pezzi abbastanza evidenti ma che non sappiamo mettere a posto nel puzzle: la clamorosa rottura con gli Usa con il pretesto dell’ospitalità data a Gulen e che ha tutta l’aria di non essere una cosa passeggera. Perché, dopo che Obama si era schierato contro i golpisti? Per di più sino al mettere in crisi la base militare Nato da cui partono gli attacchi al Califfato.


Detto questo, restano molte zone d’ombra e partiamo dalla prima: come mai Erdogan è scappato in aereo verso Berlino? Se il golpe da operetta fosse stato organizzato da lui, sarebbe stato più logico che fosse restato ben protetto nel suo palazzo, facendo la scena del “capitano-che-non-abbandona-la-nave”. Invece, a quanto pare, in un primo momento ha preso il golpe molto sul serio, al punto di pensare a scappare.


Seconda cosa: come mai i tedeschi gli hanno rifiutato l’accoglienza? Va bene che di profughi ne hanno già troppi, ma, insomma, uno solo potevano anche prenderselo, vi pare? E perché Obama e la Merkel hanno attesso due ore prima di pronunciarsi (e che dichiarazione!) mettendo definitivamente a terra i golpisti?


In quelle due ore è successo qualcosa che non sappiamo. La sensazione è che ci sia stata una trattativa fra Erdogan e qualche altro che non individuiamo. Una ipotesi (per carità: solo una ipotesi) è che si tratti di qualcuno in divisa che gli ha dato le garanzie necessarie in cambio di qualcosa. Forse quello stesso che ha tirato in trappola i quattro scemi che poi hanno abboccato. Tutto molto oscuro: ci mancano troppe informazioni e possiamo solo formulare ipotesi che poi verificheremo man mano che nei prossimi giorni emergeranno comportamenti ed informazioni.


Ovviamente la maggior parte delle cose che possiamo congetturare ora sono destinate ad essere smentite dai fatti, ma non per questo è inutile cercare una chiave di lettura iniziale. E per cominciare formulo questa possibile traccia di ipotesi da riverificare e modificare man mano che se ne presentino le occasioni:
1. l’esercito turco non è più il monolite di un tempo e non ha più la caratterizzazione laica che gli aveva dato Kemal
2. pertanto è diviso sull’atteggiamento da avere verso Erdogan, in particolare su tutta una serie di singole questioni: l’atteggiamento da avere verso il Califfato, la questione curda, i rapporti con Israele, la crisi di ottobre con la Russia e la questione ucraina, la questione della via della seta, i rapporti con la Ue, l’appoggio ai fratelli musulmani ecc.
3. E fra gli argomenti da decidere c’è anche quello della riforma costituzionale che Erdogan ha in mente e che investe anche lo spazio che i militari avranno nel futuro sistema politico
4. Non è affatto detto che i militari abbiano una posizione univoca su ciascuna delle questioni sul tappeto, anzi è ragionevole che siano divisi in più gruppi
5. Allora immaginiamo che un gruppo, magari un po’ più sveglio degli altri, ha una trovata: tessere un trappolone ai gulenisti e forse anche ai kemalisti, assicurargli il proprio appoggio e magari proprio l’eliminazione di Erdogan, al fine di avere un potere contrattuale con il Presidente al momento buono, insomma una variante parziale di intentona
6. Poi, quando il presidente, spaventato, è in aereo che già si vede avviato ad un triste esilio, il qualcuno di cui sopra si fa avanti e tratta un pacchetto: ad esempio un atteggiamento diverso nei confronti della Russia, un allontanamento brusco dagli Usa, un certo peso nei prossimi assetti di potere, e vai a vedere cosa altro
7. In cambio si offre a Erdogan di poter tornare, anzi si organizzano le squadre pronte ad intervenire, gli si consente l’appello alla nazione, si appoggia con discrezione la polizia. E gli si concede anche di poter fare l’epurazione di gulenisti e kemalisti (che evidentemente sono avversari anche del nostro Qualcuno) e di fare la sua riforma costituzionale, magari concordandola
8. Erdogan accetta e torna indietro, dando inizio ad una forsennata epurazione che probabilmente non è che all’inizio, e rompe con gli Usa


Dunque un golpe finto per attuarne uno vero nel quale Erdogan appare come quello che ne esce più forte ma che probabilmente deve fare i conto con qualcuno che è nell’ombra e che intende condizionarlo.


Adesso vediamo cosa succede e verifichiamo in quali punti abbiamo preso ed in quali no.


Aldo Giannuli



Golpe in Turchia: ma allora, che succede? (http://www.aldogiannuli.it/golpe-turchia/)

Kavalerists
18-07-16, 23:21
Attendiamo...


Mi piacerebbe sapere qual è la posizione del Vatan Partisi (sinistra nazionalista e kemalista) sulla vicenda ma, purtroppo, ci sono solamente articoli in lingua turca.
Mah, a quanto si è sentito sembrerebbe che anche le opposizioni si sono dichiarate contrarie al golpe, ma ovvaimente si parlava dei principali partiti. Credo che comunque nessun partito si sia sbilanciato in senso favorevole al golpe e contro Erdogan, conoscendo il soggetto, e credo che tutti ci siano andati coi piedi di piombo in attesa di quelli che sarebbero poi stati gli sviluppi della vicenda.

Kavalerists
19-07-16, 22:54
L'Intellettuale Dissidente (http://www.lintellettualedissidente.it/) / Esteri (http://www.lintellettualedissidente.it/Esteri)

http://www.lintellettualedissidente.it/wp-content/uploads/2016/07/esercito-turco-820x200.jpg La grande frattura tra Erdogan ed i militari I militari si sono sempre spesi, in particolare, per la laicità delle istituzioni, fattore ritenuto decisivo per la preservazione dell’influenza di uno dei più grandi eserciti della NATO e del Medio Oriente sulla politica del suo governo. Nelle sue azioni, Erdogan ha sempre mirato a superare Ataturk, ad archiviare il kemalismo
di Andrea Muratore (http://www.lintellettualedissidente.it/redazione/a-muratore/) - 17 luglio 2016


La notte più lunga della storia recente della Turchia, la notte del fallito golpe contro Erdogan, si è conclusa dopo aver ridestato i fantasmi di un passato considerato remoto e infervorato le divisioni interne a un paese che da mesi ribolliva, oscillando pericolosamente tra sicurezza e destabilizzazione e pagando perennemente dazio per le ambiguità e le distorsioni che hanno caratterizzato la politica del governo tanto sul piano internazionale quanto sul fronte interno. È stata una notte di sangue, con decine di vittime tanto tra le forze di sicurezza lealiste quanto tra i militari golpisti, durante la quale il dispiegarsi degli avvenimenti è stato turbinoso e a tratti decisamente confusionario, al termine della quale la scommessa dei militari antigovernativi si è rivelata perdente. Erdogan, che sulle prime battute sembrava destinato a una repentina defenestrazione dopo tredici anni di potere, è uscito rafforzato dalla più grave delle crisi mai affrontate nel suo periodo al potere, ma lo stesso non si può dire della Turchia, che ha potuto conoscere nelle lunghe ore tra il 15 e il 16 luglio lo scontro tra due concezioni diverse, conflittuali e antitetiche della nazione, della società e delle istituzioni turche, nonché due sistemi di idee differenti sullo sviluppo delle politiche future del paese. Il tentato golpe, infatti, è stato il compimento di un lunghissimo braccio di ferro tra il sistema istituito da Erdogan e dal suo partito politico, l’AKP, e il tradizionale apparato militare, per lunghi decenni colonna portante del potere e dell’indirizzo programmatico governativo della Turchia. Oltre ad erodere la preponderante influenza delle istituzioni militari all’interno del paese, infatti, Erdogan ha da sempre mirato a vestire i panni del rinnovatore della nazione; il progetto di progressiva islamizzazione della vita pubblica, la messa in discussione dei principi di laicità espressi dal fondatore della moderna Turchia, Mustafa Kemal Ataturk, e la destabilizzazione interna dovuta allo sregolato interventismo geopolitico del governo hanno concorso a accentuare le divergenze tra il potere civile e i vertici militari.
La contrapposizione nelle alte sfere ha trovato una riproposizione adeguata a livello popolare, dato che negli ultimi anni tutta la vita pubblica turca si è progressivamente polarizzata, mano a mano che le pretese di Erdogan di acquisire un sempre maggiore potere personale, di riformare la Costituzione in senso presidenzialista e di riorientare le ambizioni strategiche in funzione del progetto neo-ottomano portavano inevitabilmente alla messa in discussione delle fondamentali linee guida kemaliste, accettate per decenni dai turchi come base del loro ordinamento e del loro rapporto con le istituzioni. I militari si sono sempre spesi, in particolare, per la laicità delle istituzioni, fattore ritenuto decisivo per la preservazione dell’influenza di uno dei più grandi eserciti della NATO e del Medio Oriente sulla politica del suo governo. Nelle sue azioni, Erdogan ha sempre mirato a superare Ataturk, ad archiviare il kemalismo; nei primi anni del suo governo, la crescita generale degli indicatori economici e del tenore di vita di milioni di turchi ha consentito al leader dell’AKP di acquisire credito all’interno e all’esterno del paese, e al tempo stesso di poter avviare l’erosione della sfera di influenza dei militari sull’economia e sulla politica senza temere contraccolpi spiacevoli, ma col passare del tempo l’insorgere di profonde contrapposizioni e la deriva autocratica del regime politico costruito da Erdogan hanno inasprito la polarizzazione e le tensioni interne al sistema. Nelle strade di Ankara, sui ponti di Istanbul, la lunga notte della Turchia ha visto l’esplosione di queste tensioni a lungo latenti: militari golpisti contro forze di sicurezza, carri armati contro blindati, ma soprattutto Ataturk contro Erdogan. L’azione organizzata dai militari e guidata da oltre 30 alti ufficiali che, secondo fonti governative, sarebbero già stati individuati, destituiti e arrestati assieme ad altri 1500 sospetti, rappresenta una sorta di resa dei conti storica tra due fronti rivali e mutualmente escludibili, incapaci di addivenire a un qualsiasi tipo di dialogo nel corso degli ultimi mesi e di cambiare i destini di un paese spaccato, lacerato dagli attentati e in preda a una completa confusione. Non bisogna dimenticare che la Turchia moderna stessa, in fondo, nasce da un colpo di Stato: Ataturk rottamò definitivamente ciò che restava dell’Impero Ottomano, ridotto all’amministrazione della penisola anatolica e di Istanbul, deponendo l’ultimo sultano Mehmet VI nel 1922; l’anno successivo vide la luce la Repubblica di Turchia, che Erdogan intende amministrare, per sua stessa ammissione, sino almeno al 2023, data storica del centenario della sua fondazione. Lo sventato attacco al suo potere offre a Erdogan la sponda ideale per operare un ulteriore giro di vite nei confronti delle opposizioni e per poter operare alla repressione dei suoi avversari; le forze armate stesse hanno dimostrato, nel corso della lunga notte di battaglia, una disunione che ha profondamente pregiudicato le speranze di successo del colpo di Stato. Gli elementi golpisti, infatti, sembrerebbero dalle prime indicazioni appartenere essenzialmente all’esercito terrestre, dato che il repentino intervento degli F-16 contro i carri armati degli insorti a Istanbul e il controllo generale dello spazio aereo turco da parte dei lealisti testimoniano il controllo della situazione da parte dell’Aeronautica lealista e la Marina ha preso sin dall’inizio posizione contro il colpo di Stato. Gianluca Di Feo ha scritto su “Repubblica” che a risultare determinante per disinnescare il colpo di Stato sono state principalmente le forze di polizia e la Gendarmeria, ampiamente rafforzate da Erdogan negli ultimi anni e rimaste fedeli al governo nelle concitate ore della battaglia tanto a Istanbul quanto ad Ankara. A questa considerazione si può aggiungere un commento riguardante l’errore strategico compiuto dalle forze insurrezionali, che hanno limitato l’azione alle due principali città della Turchia, puntando al controllo dei centri più importanti senza tuttavia predisporre nessun’altra mossa lontano da Istanbul e Ankara. Così facendo, essi hanno palesato la limitatezza dei mezzi in loro possesso e, anche nel caso in cui avessero preso il controllo dei due grandi centri urbani, essi avrebbero dovuto confrontarsi con la reazione proveniente dalle regioni interne dell’Anatolia, da sempre compattamente schierate con Erdogan. La speranza di un successo del golpe è evaporata nel momento in cui è divenuta impossibile la cattura del presidente, che sarebbe potuta essere l’unica azione veramente decisiva per consentire al colpo di Stato di ottenere qualche risultato. Erdogan, rientrato a Istanbul dopo aver a lungo peregrinato sul suo aereo personale, è stato accolto all’aeroporto da una folla di sostenitori e ha promesso reazioni e punizioni adeguate nei confronti dei golpisti, paragonati esplicitamente a veri e propri terroristi nel suo intervento a caldo.
E così, la Turchia che si risveglia dalla notte più lunga si trova di fronte a un solo dato di fatto, il fallimento del golpe, e a molte, nuove, inquietanti questioni. La fronda violenta dei militari, infatti, mette ancora di più in discussione le strategie impostate da Erdogan e pone interrogativi sempre più pressanti sugli esiti finali a cui potrà condurre il loro perseguimento. Nuove ferite vengono inferte a un paese che ha già pagato un tributo di sangue considerevole negli ultimi mesi a seguito di continui attentati terroristici; il risveglio della Turchia è traumatico. Essa si scopre divisa, polarizzata e insicura come mai a partire dall’ultimo golpe, datato 1980. La lunga contraddizione tra le volontà riformatrici di Erdogan e il kemalismo tradizionale, progressivamente esacerbatesi, hanno pontato alla collisione tra il potere civile e componenti delle forze armate; l’instabilità interna rischia in futuro di accentuare la deriva autoritaria del governo dell’AKP e le volontà punitive e repressive di Erdogan lasciano intendere che, nell’immediato futuro, il tentato golpe possa essere preso a pretesto per imporre un nuovo, significativo giro di vite alle libertà e ai diritti dei cittadini turchi.



La grande frattura tra Erdogan ed i militari (http://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/la-grande-frattura-tra-erdogan-ed-i-militari/)

Kavalerists
24-07-16, 14:33
Alcune considerazioni di carattere politico-economico e geostrategico sul fallito golpe in Turchia.

L'Intellettuale Dissidente (http://www.lintellettualedissidente.it/) / Esteri (http://www.lintellettualedissidente.it/Esteri)

http://www.lintellettualedissidente.it/wp-content/uploads/2016/07/gazprom-700x200.jpg All’Europa serve il Turkish Stream, non Erdogan L'Europa, stupida e miope, quando Erdogan era un alleato del jihadismo lo voleva dentro, oggi invece sta ancora una volta perdendo l'opportunità di trovare l'indipendenza geopolitica, di riaprire i progetti del Turkish Stream, di alzare la testa e per una volta mettere i propri interessi d'avanti a quelli dell' alleato d'oltreoceano. Noi non vogliamo la Turchia in Europa, noi vogliamo il Turkish Stream, un gasdotto che porti il gas russo nel mediterraneo.
di Luca Pinasco (http://www.lintellettualedissidente.it/redazione/l-pinasco/) - 23 luglio 2016


Si chiacchiera tanto sul golpe in Turchia, si spazia tra due estremi, chi considera Erdogan il Lelouche Lamperouge ottomano talmente geniale da auto organizzarsi un fallimentare golpe per arrivare infine al potere assoluto e chi invece vede uno stato parallelo interno alla Turchia, colpevole di tutti i crimini commessi all’ insaputa del puro Erdogan. In realtà, per quanto qualcuno si svisceri nel tentare di far coincidere ore ed eventi per dimostrare che il golpe sia stato orchestrato dal presidente turco, appare impensabile che quest’ ultimo abbia agito in combutta con i suoi storici nemici, tra l’altro per qualche ragione disposti in migliaia a farsi arrestare e torturare, per mettere in atto una farsa. È altrettanto inesatto parlare di uno stato nello stato, in quanto le correnti politiche ed ideologiche in Turchia sono strutturate non solo in parlamento, ma anche negli apparati militari e nei servizi segreti. Potremmo allora parlare di diversi stati nello stato, gulenisti, kemalisti, fedelissimi di Erdogan? In mezzo a queste due posizioni estreme troviamo i deliranti leader europei, i quali prima di schierarsi contro il tentato golpe ne hanno aspettato il fallimento, per poi iniziare attraverso i media di stato una fase di demonizzazione mediatica del nuovo “dittatore” Erdogan.
Era un amico degli Stati Uniti quanto degli europei quando teneva in piedi l’ISIS vendendone, attraverso le società di famiglia, il petrolio in Europa, oppure quando forniva campi di addestramento ed armi ai jihadisti anti-Assad in Siria, insomma quando era complice di atroci crimini contro l’umanità, ne abbiamo scritto parecchio. Oggi però diventa un nemico, il nuovo “pericoloso dittatore”. Da Turchia baluardo della NATO in medioriente, a stato a rischio espulsione. Come è potuto succedere? Da dove deriva un tale repentino cambio di rotta? Da qualche settimana i quotidiani di opposizione legati alla sinistra turca, dal partito VATTAN ai comunisti KP (da subito anti-golpisti), parlavano di una rottura sempre più prossima nei rapporti tra Erdogan e gli USA. Il punto di rottura pare essere stato di natura economica poi diventata geopolitica. Il presidente turco da diversi anni tentava di trovare una fornitura energetica stabile e di trasformare il paese nella principale hub di stoccaggio di gas naturale verso l’Europa. Questi progetti sono stati ostacolati diverse volte a causa delle tensioni tra USA e Russia per il Turkish Stream, e tra Iran ed Qatar per la disputa sulla costruzione alternativamente del gasdotto Qatar-Turchia o di quello Iran-Turchia. l’Europa, subordinata agli interessi USA e contro i propri interessi ha rinunciato alla costruzione del Turkish Stream, gli Stati Uniti si sono da subito opposti alla pipeline Iran-Turchia, suddivisa poi nei progetti Azerbaigian-Turchia e Iran-Siria, tra l’altro mai realizzata, ed infine sono stati ostacolati dal presidente siriano Assad il quale si è da subito opposto al gasdotto Qatar-Turchia. Erdogan ha provato a risolvere la situazione restando in alleanza con gli Stati Uniti mediante la apparente riappacificazione con Israele, realizzata con l’incontro tra il direttore del ministero degli esteri Israeliano Dore Gold e il sottosegretario agli esteri turco il giorno dopo l’attentato ad Istanbul, il 19 marzo, accordo ufficializzato l’11 aprile. Dopo aver perso l’Egitto come maggior cliente dell’ enorme quantità di gas sottomarino, a causa della partnership italo-egiziana sul giacimento ZHOR1, Israele vorrebbe deviare i suoi flussi di gas verso la Turchia. Evidentemente però le richieste dello stato ebraico sono state eccessive per Erdogan, poco disposto a far passare nelle piattaforme israeliane i rifornimenti per Gaza, ed ancor meno disposto a riconoscere l’indipendenza ai Curdi.
A questo punto Erdogan ha riconsiderato le sue mosse, tentando di virare verso Mosca, il più stabile partner energetico, portando delle scuse eccessivamente ritardatarie per l’abbattimento dell’aereo russo, e rinunciando alla cooperazione con tutte quelle forze, ISIS compreso, che in Siria puntano a rovesciare Assad. Il presidente siriano chiaramente ha dichiarato l’impossibilità di scendere a compromessi con la Erdogan, carnefice e complice di crimini contro l’umanità in Siria. In ogni caso questo ultimo punto è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso portando gli Stati Uniti a mettere in atto il fallimentare golpe. Sul fatto che gli Stati Uniti siano stati complici nell’ organizzazione del golpe ci sono pochi dubbi, infatti soltanto la parte gulenista dell’ esercito, della marina e dell’ aviazione ha partecipato al tentato golpe, l’alto comando generale dell’ esercito, kemalista, non ha partecipato, lo ha piuttosto fermato. Oltretutto è stato ampiamente dimostrato che gli F16 golpisti si sono riforniti nella base NATO di Incirlik dove risiedono le truppe USA. I piloti dei bombardieri insieme a tutti gli altri militari golpisti facevano parte della corrente di Gulen, personaggio vicinissimo agli ambienti neocon americani, tra l’altro come riportato dal giornalista Chuk Ross, dalle E-mail hackerate di Hillary Clinton si evince che il miliardario turco, residente in America, negli ultimi mesi è stato in diretto contatto con la candidata presidente USA. Le conseguenze sono che la Turchia chiude la storica base NATO di Incirlik, chiude il suo spazio aereo, ritira la sua collaborazione con i terroristi anti-assad, ritira i jihadisti dal Caucaso, ritira i suoi aiuti all’ Ucraina anti-Russa, tenta in maniera disperata e con poche possibilità di successo visti i suoi precedenti di ripristinare la partnership commerciale con Russia, Cina e Iran, riavvicinandosi cosi alla corrente interna kemalista.
Erdogan sarà tanto più debole internazionalmente quanto più forte internamente grazie alle migliaia di epurazioni ai danni di qualsiasi oppositore, da magistrati ad intellettuali, da giornalisti a rettori universitari. L’ amministrazione Obama, dopo la Brexit, subisce l’ennesima sconfitta, con Washington che minaccia di espellere la Turchia dalla NATO spaventata dalla possibilità che quest’ultima tenga in ostaggio le 80 bombe nucleari o che ancora peggio usi come merce di scambio i codici missilistici e le posizioni strategiche dell’ alleanza atlantica. Anche Ryad è terrorizzata dal fatto che con un Erdogan molto più forte di prima la Turchia possa diventare la capitale del sunnismo moderato, affondando un altro duro colpo al wahabismo saudita. L’Europa, stupida e miope, quando Erdogan era un alleato del jihadismo lo voleva dentro, oggi invece sta ancora una volta perdendo l’opportunità di trovare l’indipendenza geopolitica, di riaprire i progetti del Turkish Stream, di alzare la testa e per una volta mettere i propri interessi d’avanti a quelli dell’ alleato d’oltreoceano. Noi non vogliamo la Turchia in Europa, noi vogliamo il Turkish Stream, un gasdotto che porti il gas russo nel mediterraneo.

All?Europa serve il Turkish Stream, non Erdogan (http://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/alleuropa-serve-il-turkish-stream-non-erdogan/)

LupoSciolto°
25-07-16, 16:00
Turchia, media vicino a Erdogan: “La Cia ha finanziato il golpe”. Mandato di arresto per 42 giornalisti e 31 accademici
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2016/07/turchia-cia-675.jpgMondo
Il quotidiano turco Yeni Safak sostiene che dietro il colpo di Stato ci sia il generale statunitense John F. Campbell. Intanto sono state fermate oltre 100 persone tra cronisti, professori e militari accusati di legami con l'imam Gulen. Il ministro degli Esteri: "Revocheremo l’incarico ad alcuni ambasciatori"

di F. Q. (http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/collaboratoregenerico/ptype/articoli/) | 25 luglio 2016

COMMENTI (117) (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/25/turchia-media-vicino-erdogan-la-cia-ha-finanziato-il-golpe-mandato-di-arresto-per-42-giornalisti-e-31-accademici/2930633/#disqus_thread)

[*=left] 421 (http://www.facebook.com/dialog/feed?app_id=222559857810775&link=http%3A%2F%2Fwww.ilfattoquotidiano.it%2F2016% 2F07%2F25%2Fturchia-media-vicino-erdogan-la-cia-ha-finanziato-il-golpe-mandato-di-arresto-per-42-giornalisti-e-31-accademici%2F2930633%2F&picture=http%3A%2F%2Fst.ilfattoquotidiano.it%2Fwp-content%2Fuploads%2F2016%2F07%2Fturchia-cia-675-675x275.jpg&description=Mentre+continuano+arresti+ed+epurazion i+di+giornalisti%2C+professori+e+militari%2C+i%C2% A0media+vicini+al+presidente+turco%C2%A0Recep+Tayy ip+Erdogan+accusano+la+Cia+americana+di+avere+fina nziato+il+fallito+colpo+di+Stato+del+15+luglio.%C2 %A0Nella+sua+prima+pagina%2C+il+quotidiano+turco+Y eni+Safak%2C+compare+una+grande+foto+di+un+militar e+corrucciato+e%2C+accanto%2C+il+titolo+a+caratter i+cubitali%3A+%5B%26hellip%3B%5D&redirect_uri=http%3A%2F%2Fwww.ilfattoquotidiano.it %2F2016%2F07%2F25%2Fturchia-media-vicino-erdogan-la-cia-ha-finanziato-il-golpe-mandato-di-arresto-per-42-giornalisti-e-31-accademici%2F2930633%2F)
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Più informazioni su: Cia (http://www.ilfattoquotidiano.it/tag/cia/), Erdogan (http://www.ilfattoquotidiano.it/tag/erdogan/), Turchia (http://www.ilfattoquotidiano.it/tag/turchia/)


Mentre continuano arresti ed epurazioni di giornalisti, professori e militari, i media vicini al presidente turco Recep Tayyip Erdoganaccusano la Cia americana di avere finanziato il fallito colpo di Stato del 15 luglio. Nella sua prima pagina, il quotidiano turco Yeni Safak, compare una grande foto di un militare corrucciato e, accanto, il titolo a caratteri cubitali: “Quest’uomo ha diretto il golpe”. Il periodico sostiene che dietro il colpo di Stato ci sia il generale statunitense John F. Campbell e accusa l’intelligence americana di avere finanziato i golpisti attraverso una banca con sede in Nigeria.
La notizia è destinata a fare salire la tensione tra i due Paesi. Nei giorni scorsi, il presidente Usa Barack Obama ha chiesto a Erdogan di rispettare i principi democratici. Da parte sua, invece, il governo turco ha chiesto agli americani l’estradizione di Fethullah Gulen, l’imam ritenuto dall’esecutivo la mente del golpe. “I rapporti tra Ankara e Washington saranno influenzati se gli Stati Uniti non consegneranno Gulen”, ha detto il ministro turco degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, aggiungendo che le autorità turche “revocheranno l’incarico ad alcuni ambasciatori” in relazione al fallito colpo di Stato.
Dopo la cattura del braccio destro e del nipote di Fethullah Gulen, (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/24/turchia-arrestato-il-braccio-destro-di-gulen-premier-forze-armate-presto-sotto-il-controllo-della-presidenza/2929273/) il predicatore accusato del fallito colpo di Stato in Turchia, le autorità locali hanno fermato altri 40 militari ed emesso un mandato d’arresto nei confronti di 42 giornalisti. Anche loro, riporta la Cnn Turk, sono sospettati di avere sostenuto la rete del golpe. Della lista fa parte la giornalista veterana Nazli Ilicak, 72 anni, da tempo critica nei confronti del presidente Recep Tayyip Erdogan. In totale, il numero di persone arrestate ed epurate dopo il 15 luglio arriva a quota 80mila: (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/19/turchia-erdogan-gulen-come-bin-laden-partito-dopposizione-mhp-pronto-a-votare-pena-di-morte/2917509/)sono state anche chiuse università, ospedali, sindacati, associazioni accusate di legami con Gulen.
Intanto, le autorità turche hanno arrestato altri 31 accademici, tra cui diversi professori universitari, in nuovi raid condotti in 5 province, tra cui Istanbul, contro presunti sostenitori di Fethullah Gulen. Catturati anche 40 militari di un’accademia di Istanbul. A riportare la notizia è l’agenzia Anadolu, che cita fonti della sicurezza. Gli arresti sono stati eseguiti dall’unità antiterrorismo della polizia, che ha circondato i sospetti nell’accademia, che si trova nel quartiere Basiktas, sul lato europeo di Istanbul. Sono anche state eseguite perquisizioni nelle abitazioni degli arrestati, dove sono stati prelevati computer e documenti. Nei giorni scorsi erano già stati arrestati altri militari dell’accademia e per 15 ufficiali la detenzione in carcere è stata confermata dai giudici.
E ancora, riportano media locali, la compagnia di bandiera stataleTurkish Airlines ha licenziato oltre 100 dipendenti, compresi colletti bianchi e personale di bordo, per presunta contiguità con il fallito colpo di Stato. Secondo altri media, la misura è invece legata a “inefficienza” sul posto di lavoro. Venerdì un’altra azienda statale, l’operatore di rete fissa Turk Telekom, che è per il 30% di proprietà di Ankara, aveva licenziato 198 persone per “collaborazionismo con le forze di sicurezza” nel tentato golpe.
Negli ultimi giorni il governo ha operato una stretta sempre più dura intorno ai presunti collaboratori del predicatore emigrato negli Stati Uniti. Il 23 luglio l’esecutivo ha emesso un decreto perchiudere oltre 2mila enti sospettati di legami con Gulen. (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/23/turchia-il-governo-chiude-oltre-2mila-enti-sospettati-di-legami-con-gulen-anche-universita-sindacati-e-ospedali/2927962/)L’elenco include 15 università, 19 sindacati, 1.043 tra scuole private e dormitori studenteschi, 1.229 fondazioni e associazioni e 35 ospedali e istituzioni sanitarie. Lo stesso giorno, le autorità hanno arrestato il nipote del predicatore, Muhammet Sait Gulen. Nel giro di 24 ore, la stessa sorte è toccata a Halis Hanci, considerato il braccio destro dell’imam. Intanto il presidente Erdogan ha aggiornato la conta degli arresti, saliti a quota 13mila: tra questi, 8mila militari, 2mila magistrati, 1.500 poliziotti.


Turchia, media vicino a Erdogan: "La Cia ha finanziato il golpe". Mandato di arresto per 42 giornalisti e 31 accademici - Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/25/turchia-media-vicino-erdogan-la-cia-ha-finanziato-il-golpe-mandato-di-arresto-per-42-giornalisti-e-31-accademici/2930633/)

Kavalerists
01-09-16, 20:41
Neanche il tempo di riprendersi dal golpe-farsa ed ecco Erdogan di nuovo pronto ad inseguire uno dei suoi obiettivi primari:

L'Intellettuale Dissidente (http://www.lintellettualedissidente.it/) / Esteri (http://www.lintellettualedissidente.it/Esteri)

http://www.lintellettualedissidente.it/wp-content/uploads/2016/08/erdogan-665x200.jpg La Turchia invade la Siria ma il bersaglio non è Daesh I recenti eventi dimostrano che l’agenda neo-ottomana sulla Siria non è mai cambiata: l’opera di destabilizzazione del vicino continua, Bashar al-Assad deve abbandonare la scena.
La redazione - 1 settembre 2016


di Fabio Mariani
Il 24 agosto Erdogan ha lanciato l’offensiva militare denominata Euphrates Shield(Scudo dell’Eufrate)con lo scopo di liberare la città di Jarabulus dallo Stato Islamico. I carri armati turchi hanno oltrepassato il confine supportati dalla copertura aerea della coalizione a guida statunitense. Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha dichiarato che lo scopo principale dell’operazione sia quello di eliminare la minaccia dell’Isis ai confini dei due Paesi. Risulta difficile credere che Ankara abbia invaso Jarabulus per ripulire la città dai terroristi, mentre è opportuno tenere in considerazione che l’obiettivo reale di Erdogan in Siria sia quello di impedire un rafforzamento dei curdi al confine turco. A seguito della presa di Manbij da parte dei miliziani curdi delle YPG-Unità di protezione del popolo-Ankara ha anticipato i tempi ed ha occupato Jarabulus prima delle forze curde. La Turchia non permetterebbe mai un’espansione delle milizie curde YPG nel nord della Siria in quanto una possibile loro propagazione rinsalderebbe la cintura che li lega al PKK(partito dei lavoratori del Kurdistan)che opera nel sud della Turchia, considerata un’organizzazione terroristica dal governo centrale. Tali presupposti sono la ragione per cui Ankara considera una grave minaccia per la sicurezza interna il costituirsi ed il radicamento di una regione autonoma curda. Dopo la presa di Jarabulus l’esercito turco ha dato l’incarico di occupare la zona all’Esercito Libero Siriano, una formazione di mercenari islamisti incaricati di avviare la “Primavera araba”in Siria nel 2011. Una fazione che nel corso del conflitto si è sfaldata andando a rimpinguare le fila di Jabhat al-Nusra. Oggi la bandiera dell’Esercito Libero Siriano torna a sventolare grazie a Erdogan. Il presidente turco è riuscito nell’opera di cacciare i terroristi dalla zona per sostituirli con degli altri.
La stretta collaborazione della coalizione americana con la Turchia ha lo scopo di instaurare una zona-cuscinetto(Buffer zone) con l’obiettivo di incrementare la pressione sul presidente Bashar al-Assad. Lo stesso Erdogan nel corso del 2012 insisteva per l’instaurazione di una zona di sicurezza nel territorio siriano appellandosi alla NATO. Utilizzando ogni pretesto, come l’abbattimento del caccia turco che aveva invaso lo spazio aereo siriano, Ankara chiese all’alleato americano di attaccare sotto le mentite spoglie dell’intervento umanitario. Sarebbe stato il preludio all’imposizione di una no-fly zone stile Libia. I recenti eventi dimostrano che l’agenda neo-ottomana sulla Siria non è mai cambiata: l’opera di destabilizzazione del vicino continua, Bashar al-Assad deve abbandonare la scena. L’incursione della Turchia è una palese violazione della sovranità siriana, ogni azione sostenuta da un Paese estero sul territorio siriano dovrebbe essere coordinata con il governo di Damasco altrimenti si tratterebbe di un’ingerenza negli affari interni di uno Stato. I curdi dal canto loro hanno dimostrato ancora una volta di essere una pedina di scambio nello scacchiere mediorientale piegandosi ai diktat degli Stati Uniti che gli ordinavano di ritirarsi nella parte est del fiume Eufrate pena il taglio di ogni rifornimento e supporto logistico. Dall’altro lato gli stessi curdi non esitano ad attaccare il governo siriano ingaggiando duri scontri ad al-Hasakah sempre nel nord della Siria. Per quanto riguarda le relazioni tra la Turchia e le superpotenze coinvolte in Medio Oriente, RecepTayyip Erdogan si è adoperato a riallacciare i rapporti con la Russia atrofizzatisi a seguito dell’abbattimento del caccia Sukhoi 24 russo, come dimostra il timido riavvicinamento nel vertice di San Pietroburgo. Nel frattempo ha ottenuto il consenso dagli Stati Uniti per attaccare le truppe YPG, loro stesse alleate degli USA in Siria, mettendo temporaneamente da parte la spinosa questione del tentato colpo di Stato- secondo fonti turche orchestrato dall’amministrazione statunitense- e la conseguente estradizione del dissidente turco Fetullah Gulen dagli Stati Uniti accusato di essere la mente del tentato Putsch.



La Turchia invade la Siria ma il bersaglio non è Daesh (http://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/la-turchia-invade-la-siria-ma-il-bersaglio-non-e-daesh/)

Jerome
01-09-16, 20:48
Che schifo Erdogan. Amico numero uno dell'isis

Kavalerists
01-09-16, 21:26
Che schifo Erdogan. Amico numero uno dell'isis
Sicuramente un grandissimo infame pezzo di merda...sicuramente alleato n.1 del Daesh in Siria... ma non dimentichiamoci che non è stato lui a creare "lo stato islamico", altre sono le menti creatrici.

LupoSciolto°
03-09-16, 17:29
Sicuramente un grandissimo infame pezzo di merda...sicuramente alleato n.1 del Daesh in Siria... ma non dimentichiamoci che non è stato lui a creare "lo stato islamico", altre sono le menti creatrici.

Hai perfettamente ragione. Comunque io lo schifo pure oggi, nonostante il riavvicinamento a Putin e alla coalizione anti-ISIS.