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Visualizza Versione Completa : I figli dei milionari che fanno lavori umili (a tempo)? Inutile e seccante



MaIn
10-08-16, 14:05
I figli dei milionari che fanno lavori umili (a tempo)? Inutile e seccante - Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/08/09/i-figli-dei-milionari-che-fanno-lavori-umili-a-tempo-inutile-e-seccante/2964606/)

La figlia minore di Barack e Michelle Obama Natasha (Sasha) va a fare per qualche giorno la cassiera in un posto (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/08/06/sasha-obama-per-la-secondogenita-del-presidente-lavoro-estivo-part-time-in-un-ristorante/2959877/), un ristorante di pesce, sull’esclusiva isola di Martha’s Vineyard scortata da sei agenti del Secret Service e tutti i boccaloni a dire: “Ammazza quanto è democratico Obama”. Intanto la figlia di Bill e Hillary Clinton, Chelsea, una che praticamente non ha mai lavorato, se non in fondazioni che gestivano fondi collegati alle attività politiche dei suoi genitori, ha sposato un banchiere e comprato un attico a Manhattan per 4 milioni di dollari. Ma forse da ragazzina aveva venduto il latte in qualche dairy, democraticamente. Vicende che mi ricordano Giovannino Agnelli, figlio di Umberto e nipote prediletto di Gianni, di cui si diceva che in incognito (t’immagini) fosse andato a lavorare alla catena di montaggio in Piaggio, azienda che avrebbe poi – se la memoria non mi’inganna – amministrato prima di morire prematuramente, e tutti a dire: “Vedi, persino un Agnelli deve fare la gavetta“. Il sociologo Francesco Alberoniqualche anno fa commentava serio dalle colonne de Il Corriere della Sera: “I grandi imprenditori, dopo averli fatti studiare in scuole dure e selettive, [ai figli] facevano fare loro carriera incominciando dai lavori più umili. Il figlio dell’uomo più ricco del mondo, Bill Gates, si è mantenuto agli studi lavorando.





Il punto è che queste esperienze ‘lavorative’ non si svolgono in incognita: non tanto perché chi le fa non venga riconosciuto dagli altri – anche perché voglio vedere come farebbe uno a passare inosservato con sei nerboruti tizi con occhiali scuri, auricolari e armi disinvoltamente a ronzare nei paraggi, che ti accompagnano al lavoro con macchine blindate dai vetri oscurati e ti vengono a riprendere prelevandoti stile rendition – quanto per il fatto che chi le fa sa benissimo chi è, da dove viene e dove tornerà.
Ricordo i ricchi che facevano le ‘esperienze di povertà': provare a vivere da poveri per una settimana. Che lo faccia la borghesia annoiata e ferita dal senso di colpa potrei pure capirlo, ma quando c’è di mezzo la politica la cosa diventa più seria.
Il tentativo è di dire: siamo uguali, anche io faccio ciò che fate voi per vivere. Il punto è che non è vero. La figlia di Obama non fa la cassiera dietro quello che il filosofo statunitense John Rawlsavrebbe chiamato ‘velo di ignoranza’, cioè all’oscuro delle propriecondizioni economiche e sociali. Sa perfettamente che non farà la cassiera tutta la vita, e che il posto che le verrà assegnato nel mondo è ampiamente prevedibile, e che è un posto magnifico. Dunque a cosa servono queste esperienze? A capire cosa vuol dire vivere di uno stipendio misero facendo un lavoro non esaltante? Ed è possibile farlo se si sa che poi si tornerà a casa, alla propriaesistenza dorata, quella che garantisce un futuro di agi e lussi?

Se questo è, preferisco che il potente si conceda i paramenti lussuosi che il suo rango prevede, che egli si atteggi a semidio, che non si confonda con i comuni mortali, che sia dedito alla crapula e al dispendio sia in pubblico che in privato. A che serve ostentare un contegno morigerato e sobrio in pubblico e trasformarsi in Eliogabali solo in privato? (che poi per il povero Bassiano erano tutte calunnie di Elio Lampridio).
Il lusso e la ricchezza non sono né un peccato né una colpa. Ma occorre farsi carico dei loro effetti: inutile cercare di sottrarsi al prezzo, talvolta certo eccessivo, che la popolarità, la condizione economica, il potere comportano cercando di sembrare ‘come tutti’ quando non si è come tutti. Meglio allora il Marchese del Grillo: poter dire “Perché io so’ io, e voi non siete…”, condurre una vita goliardica e dispendiosa, godere dello status toccato in sorte.Farlo a viso aperto, sapendo che qualche sputacchio arriverà.

MaIn
11-08-16, 00:06
l'articolo pone la provocazione.
personalmente ritengo che sia qualcosa su cui riflettere.
come scritto altre volte, penso che uno dei problemi più grandi sia la mancata educazione d'elite all'elite.
questi si comportano come l'ultimo dei tamarri e il più rapace degli usurai.
non hanno in mente nè un kennediano "i care" nè un qualsiasi altro senso della propria missione di guida (e di gratitudine al Sistema per stare dove stanno).
non sono però d'accordo sul fatto che non dovrebbe spendere: è bene che chi ha il soldo lo faccia circolare.