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Visualizza Versione Completa : D'Annunzio libertario e socialista: una lettura eretica



Kavalerists
31-08-16, 18:19
https://forum.termometropolitico.it/707745-il-d-annunzio-libertario.html


@Dean M. (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=14367) @Logomaco (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=613) @Lars (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=46144)
e chiunque altro voglia partecipare,

siete invitati a voler continuare questa interessante discussione su questo forum, senza la presenza di censuratori altezzosi che, presumendo di essere i depositari privilegiati dell'unica Verità, chiudono i thread ( specie se scomodi ) senza neanche entrare nel merito delle altrui affermazioni e nemmeno sforzandosi di affrontare un dibattito.

Kavalerists
31-08-16, 18:21
http://giotto.ibs.it/cop/copj170.asp?f=9788883464737

Da parte mia consiglio la lettura di questo interessantissimo libro.

LupoSciolto°
01-09-16, 20:17
Da ricordare allo "stalinist dandy" che molti legionari fiumani aderirono agli Arditi Del Popolo. Ma quando ci sono di mezzo D'Annunzio o bandiere con teschi, il nostro "compare" va letteralmente in tilt.

"Gli Arditi parteciparono attivamente all'impresa fiumana (http://ita.anarchopedia.org/Impresa_di_Fiume) guidati da Gabriele d'Annunzio (http://ita.anarchopedia.org/index.php?title=Gabriele_d%27Annunzio&action=edit&redlink=1), che proclamarono loro comandante. Durante l'impresa di Fiume furono sperimentate dai Legionari forme di democrazia (http://ita.anarchopedia.org/democrazia) libertaria. Vista anche la presenza di frange della sinistra rivoluzionaria, la stessa impresa di Fiume fu appoggiata anche da Lenin (http://ita.anarchopedia.org/Lenin), che vedeva in D'Annunzio un possibile capo rivoluzionario. In quella fase, d'altra parte, D'Annunzio avrebbe, secondo alcune fonti, tenuto in considerazione le indicazioni di Alceste De Ambris (http://ita.anarchopedia.org/Alceste_De_Ambris), sindacalista (http://ita.anarchopedia.org/sindacalismo_rivoluzionario) rivoluzionario."

Arditi del Popolo - Anarchopedia (http://ita.anarchopedia.org/Arditi_del_Popolo)

LENIN ROSSOBRUNO :D

Jerome
01-09-16, 22:56
D'Annunzio grande personaggio. Amaryllide va contro tutta la storiografia dannunziana dicendo che Fiume fu protofascismo e chiudendo la discussione SENZA MOTIVO ALCUNO

Kavalerists
01-09-16, 23:31
D'Annunzio grande personaggio. Amaryllide va contro tutta la storiografia dannunziana dicendo che Fiume fu protofascismo e chiudendo la discussione SENZA MOTIVO ALCUNO

Fu un'azione sicuramente di un estremo nazionalismo, e direi anche romanticismo in senso eroico, questo sì, ma il nazionalismo era nello spirito dell'epoca, specie nei primi anni del secolo, non si può parlare di protofascismo. Tant'è vero che molti tra i legionari fiumani si divisero tra l'adesione agli Arditi del Popolo e l'adesione al Fascismo, che almeno per i suoi inizi fu vissuto da molti come una prosecuzione dello spirito di Fiume, ma non si possono identificare fiumanesimo e fascismo, non lo fa nessuno ormai, neppure i destroradicali.

Jerome
02-09-16, 10:03
Fu un'azione sicuramente di un estremo nazionalismo, e direi anche romanticismo in senso eroico, questo sì, ma il nazionalismo era nello spirito dell'epoca, specie nei primi anni del secolo, non si può parlare di protofascismo. Tant'è vero che molti tra i legionari fiumani si divisero tra l'adesione agli Arditi del Popolo e l'adesione al Fascismo, che almeno per i suoi inizi fu vissuto da molti come una prosecuzione dello spirito di Fiume, ma non si possono identificare fiumanesimo e fascismo, non lo fa nessuno ormai, neppure i destroradicali.

Figurarsi che perfino Anarcopedia ha una voce su Fiume libertaria

Lèon Kochnitzky
02-09-16, 15:28
Figurarsi che perfino Anarcopedia ha una voce su Fiume libertaria

Penso che prima o dopo la storiografia dovrà riconoscergli questo. Già avviene, grazie a storici come G.B. Guerri, la Salaris e la Andreoli, che hanno scritto dei saggi.
Dopo tutto vorrei capire come fa un esteta, un dandy, un libertino, come lui ad essere considerato un "fascista" nel senso deteriore del termine. D'Annunzio era certamente permeato da una visione classicista, estetica, dell'arte; immerso nel culto del Bello (antico e moderno) e artisticamente legato non solo alle avanguardie , ma anche alla classicità romana e greca (basti vedere come ha arredato il Vittoriale). Ma i riferimenti che possono ricongiungerlo a un "estetismo" protofascista finiscono qui. Politicamente sappiamo ciò che è stato Fiume e la costituzione che ha redatto con Alceste De Ambris.
Certo a me affascina più la dimensione estetica e sublime della sua vita, poiche' filosoficamente mi abbevero meglio ad altro, ma... il legame con Nietzsche (forse e' l'unico intellettuale europeo che lo ha veramente capito; il suo superuomo non ha nulla a che vedere col sottomettere gli "inferiori" o gli ignoranti. Basterebbe leggere il Piacere per capire che lo Sperelli trasmuta i valori del superuomo nella riscoperta dei valori classici dell'arte occidentale per tramutarli nel culto di una vita inimitabil) è innegabile

Jerome
02-09-16, 15:31
D'Annunzio era nazionalista. Unico e solo motivo per cui aderì al fascismo.

Lèon Kochnitzky
02-09-16, 15:33
D'Annunzio era nazionalista. Unico e solo motivo per cui aderì al fascismo.

Ma anche qui ci sarebbe da capire. D'Annunzio rilasciò un'intervista al giornale Umanità Nova, nel 1920, dove affermò che lo spirito dell'impresa fiumana era solo apparentemente nazionalista, ma che stava trasformandosi (sull'onda della rivoluzione leninista) in in un'ottica internazionalista. E infatti, assieme a Leon Kolchnkiszky, formarono la Lega dei popoli oppressi. Al massimo era un patriota mazziniano, ma nulla a che vedere con il nazionalismo imperiale fascista.

Kavalerists
03-09-16, 05:05
Ma anche qui ci sarebbe da capire. D'Annunzio rilasciò un'intervista al giornale Umanità Nova, nel 1920, dove affermò che lo spirito dell'impresa fiumana era solo apparentemente nazionalista, ma che stava trasformandosi (sull'onda della rivoluzione leninista) in in un'ottica internazionalista. E infatti, assieme a Leon Kolchnkiszky, formarono la Lega dei popoli oppressi. Al massimo era un patriota mazziniano, ma nulla a che vedere con il nazionalismo imperiale fascista.
Ma il nazionalismo sano è proprio questo, volere il meglio possibile per la propria Patria nel consesso delle nazioni, ma sempre nel rispetto della patrie altrui. Lo stesso concetto che Otto Strasser esprimeva in maniera più circostanziata quando affermava che "Per noi il nazionalsocialismo è sempre stato un movimento antimperialista e il cui spirito doveva limitarsi a conservare e ad assicurare la vita e lo sviluppo della nazione tedesca senza nessuna tendenza a dominare altri popoli e altri paesi". E' chiara che se si parla di "nazionalismo imperiale" si parla di un nazionalismo già degenerato. Il nazionalismo nasce come rinascita dello spirito identitario, di sovranità e comunità da parte dei popoli oppressi, e come reazione proprio all'idea imperiale, e muore suicida ritornando all'imperialismo, sua degenerazione finale, lasciando dì sè un ricordo che purtroppo permette oggi ai suoi denigratori di giocare identificando i due termini ( denigratori molti dei quali si possono identificare con quelli che lo stesso Lenin definiva come imbecilli, coloro che si mascherano di internazionalismo per coprire l'odio che hanno verso la propria nazione).
Un pò come si usa fare oggi, e si abusa, coi termini antisionismo e antisemitismo.
E' anche uno dei motivi per cui non ho mai visto con entusiasmo, anzi tuttaltro, qualsiasi idea di "Impero europeo da Lisbona a Vladivostok con Mosca come Terza Roma", che è un pò l'idea fondante dell'Eurasiatismo e del "moderno" nazionalbolscevismo di matrice panslavista, preferendo di gran lunga l'idea di una eventuale una Confederazione di stati indipendenti, autonomi e sovrani. Nè impero nè mostro tecno-burocratico sovranazionale come l'attuale UE, quindi, ed in questa idea, in questa possibilità, la lezione di Fiume, di D'Annunzio e di De Ambris e delle Carta del Carnaro, restano attualissimi.

LupoSciolto°
03-09-16, 15:33
Personalmente non apprezzo la figura del D'Annunzio politico. Stiamo parlando di un borghese che ha sempre vissuto nell'ambiguità. Fu opportunismo il suo? Non mi è dato saperlo.
Inizialmente D'Annunzio sostenne l'Associazione Nazionalista Italiana che, a parte qualche proclama dal sapore antiplutocratico, era quanto di più "a destra" ci fosse nell'Italia giolittiana. In seguito, il Vate affermò che bisognava andare verso "sinistra" perché lì c'era la "vita". Venne proclamato comandante della Reggenza Italiana Del Carnaro ma, in realtà, non fu lui ad imprimere un orientamento socialista e autenticamente democratico alla breve quanto entusiasmante esperienza fiumana. I meriti vanno attribuiti , in primis, al sindacalista Alceste De Ambris ma anche a figure "socialiste" (eretiche e marxiste libertarie) come quella di Mario Carli*.
Dopo la tragica conclusione di questa parabola, D'Annunzio manifestò posizioni fortemente ambigue. In un primo momento criticò il fascismo e Mussolini ma in seguito, com'è ben noto, si piegò al volere del regime. E' vero che non partecipò più alla vita politica attiva, ma è altrettanto vero che mai espresse condanne verso la violenza anti-operaia e antipopolare caratteristica degli squadristi e del Pnf.

Cosa rimane, allora, di questa eroica impresa? Un coraggioso tentativo di autogoverno che, per certi aspetti, trova precedenti nella sola Comune di Parigi. Fu, inoltre, il tentativo disperato di creare una via italiana al socialismo, manifestando un sano e autentico spirito patriottico. La Carta del Carnaro, infatti, non esprimeva un'adesione supina alle teorie dei bolscevichi russi ma, allo stesso tempo, si poneva in maniera estremamente critica verso il capitalismo. Al tutto bisogna aggiungere un'ingenua ma genuina volontà di portare "la fantasia al potere". Tema che verrà ripreso nel dopoguerra da taluni movimenti giovanili dell'ultrasinistra.

* Anche Carli, purtroppo, aderì al fascismo. Ai tempi , però, era un vivace e convinto comunista

Lèon Kochnitzky
03-09-16, 18:54
Personalmente non apprezzo la figura del D'Annunzio politico. Stiamo parlando di un borghese che ha sempre vissuto nell'ambiguità. Fu opportunismo il suo? Non mi è dato saperlo.
Inizialmente D'Annunzio sostenne l'Associazione Nazionalista Italiana che, a parte qualche proclama dal sapore antiplutocratico, era quanto di più "a destra" ci fosse nell'Italia giolittiana. In seguito, il Vate affermò che bisognava andare verso "sinistra" perché lì c'era la "vita". Venne proclamato comandante della Reggenza Italiana Del Carnaro ma, in realtà, non fu lui ad imprimere un orientamento socialista e autenticamente democratico alla breve quanto entusiasmante esperienza fiumana. I meriti vanno attribuiti , in primis, al sindacalista Alceste De Ambris ma anche a figure "socialiste" (eretiche e marxiste libertarie) come quella di Mario Carli*.
Dopo la tragica conclusione di questa parabola, D'Annunzio manifestò posizioni fortemente ambigue. In un primo momento criticò il fascismo e Mussolini ma in seguiro, com'è ben noto, si piegò al volere del regime. E' vero che non partecipò più alla vita politica attiva, ma è altrettanto vero che mai espresse condanne verso la violenza anti-operaia e antipopolare degli squadristi e del Pnf.

Cosa rimane, allora, di questa eroica impresa? Un coraggioso tentativo di autogoverno che, per certi aspetti, trova precedenti nella sola Comune di Parigi. Fu, inoltre, il tentativo disperato di creare una via italiana al socialismo, manifestando un sano e autentico spirito patriottico. La Carta del Carnaro, infatti, non esprimeva un'adesione supina alle teorie dei bolscevichi russi ma, allo stesso tempo, si poneva in maniera estremamente critica verso il capitalismo. Al tutto bisogna aggiungere un'ingenua ma genuina volontà di portare "la fantasia al potere". Tema che verrà ripreso nel dopoguerra da taluni movimenti giovanili dell'ultrasinistra.

* Anche Carli, purtroppo, aderì al fascismo. Ai tempi , però, era un vivace e convinto comunista
D'Annunzio non era un vetero-fascista, come ci dice Giordano Bruno Guerri. E io inizierei da qui. D'Annunzio, se vogliamo, era una specie di "sosia" politico-filosofico-estetico di Yukio Mishima. Entrambi erano patriottici. Entrambi erano uomini d'azione ed entrambi erano scrittori.
Io non vedo in D'Annunzio tracce di fascismo, come dice Kava, se non per l'amor patrio e l'impeto guerresco. Ma a quell'epoca, sappiamo bene, anche gli anarchici e i socialisti erano interventisti. Non erano certo epigoni delle 'zecche' di oggi.
Al tempo essere anarchici, libertari o socialisti (e finanche liberali) era cosa ben diversa da oggi, perche' ovviamente l'epoca era diversa.

E non mi trovi d'accordo nemmeno sul fatto che non fosse lui ad aver impresso una piattaforma libera e democratica a Fiume. E' vero, molto è roba di De Ambris, ma tutto l'aspetto dell'arte e della musica... della bellezza, è opera sua. Da giovane d'Annunzio si è formato sui filosofi "elitari" e anche lui espresse degli ideali del genere, ma da qui a metterli in pratica...
Il suo superomismo era genuinamente nietzscheano, e quindi anti-assolutista e anti-suprematista: era il superuomo che, come diceva lui, si forgiava nel gusto del bello e nell'Arte come forma esistenziale: l'estetica, gli arredamenti, l'erotismo, la guerra, la poesia, la politica erano "mezzi" per affermare quell'idea di vita irripetibile, traboccante, direttamente ereditata dal pensiero ellenico antico, che è poi la base dello stesso superuomo nietzscheano, e che attinge anche al Romanticismo.
Personalità del genere (non troppo lontane , volendo , non solo dal niccianesimo, ma anche da Stiner) nulla hanno a che vedere con fascismi e assolutismi vari, perche' il loro fine non e' - come l'hanno riletto i critici di sinistra e non - elevarsi sulle masse per sottometterle, ma edificare il proprio "ego" e renderlo superiore nel senso della bellezza e dell'arte di vivere

LupoSciolto°
03-09-16, 20:43
D'Annunzio non era un vetero-fascista, come ci dice Giordano Bruno Guerri. E io inizierei da qui. D'Annunzio, se vogliamo, era una specie di "sosia" politico-filosofico-estetico di Yukio Mishima. Entrambi erano patriottici. Entrambi erano uomini d'azione ed entrambi erano scrittori.
Io non vedo in D'Annunzio tracce di fascismo, come dice Kava, se non per l'amor patrio e l'impeto guerresco. Ma a quell'epoca, sappiamo bene, anche gli anarchici e i socialisti erano interventisti. Non erano certo epigoni delle 'zecche' di oggi.
Al tempo essere anarchici, libertari o socialisti (e finanche liberali) era cosa ben diversa da oggi, perche' ovviamente l'epoca era diversa.

E non mi trovi d'accordo nemmeno sul fatto che non fosse lui ad aver impresso una piattaforma libera e democratica a Fiume. E' vero, molto è roba di De Ambris, ma tutto l'aspetto dell'arte e della musica... della bellezza, è opera sua. Da giovane d'Annunzio si è formato sui filosofi "elitari" e anche lui espresse degli ideali del genere, ma da qui a metterli in pratica...
Il suo superomismo era genuinamente nietzscheano, e quindi anti-assolutista e anti-suprematista: era il superuomo che, come diceva lui, si forgiava nel gusto del bello e nell'Arte come forma esistenziale: l'estetica, gli arredamenti, l'erotismo, la guerra, la poesia, la politica erano "mezzi" per affermare quell'idea di vita irripetibile, traboccante, direttamente ereditata dal pensiero ellenico antico, che è poi la base dello stesso superuomo nietzscheano, e che attinge anche al Romanticismo.
Personalità del genere (non troppo lontane , volendo , non solo dal niccianesimo, ma anche da Stiner) nulla hanno a che vedere con fascismi e assolutismi vari, perche' il loro fine non e' - come l'hanno riletto i critici di sinistra e non - elevarsi sulle masse per sottometterle, ma edificare il proprio "ego" e renderlo superiore nel senso della bellezza e dell'arte di vivere

Ascolta Dean, D'Annunzio non s'è mai opposto al fascismo. Ci sono documenti e testimonianze a sostegno di quanto ho scritto. E ci sono pure foto che parlano da sole


http://www.centrostudilaruna.it/wp-content/uploads/dannunzio-e-mussolini.jpeg

Ora, non voglio buttarla sull'eterna diatriba "fascisti vs. comunisti" ma, indubbiamente, D'Annunzio aveva (almeno dopo la Grande Guerra) tutte le carte in regola per creare un'autentica "sinistra nazionale". Con l'avvento del regime mussoliniano, come ben saprai, preferì ritirarsi nel Vittoriale. Per me queste sono le cose che contano. Riguardo il bel gesto, l'estetismo e la vita concepita come "opera d'arte", ti dirò che le considero fascinazioni oramai superate. Potevano interessarmi un tempo. Ora, come si suol dire, sono diventato un po' più "cinico" e realista. Tutta colpa di Marx? Non credo:D.

Jerome
03-09-16, 21:08
Mussolini fece capire a D'Annunzio che doveva stare buono altrimenti lo facevano fuori. In parole povere

Jerome
03-09-16, 21:10
D'Annunzio non era un vetero-fascista, come ci dice Giordano Bruno Guerri. E io inizierei da qui. D'Annunzio, se vogliamo, era una specie di "sosia" politico-filosofico-estetico di Yukio Mishima. Entrambi erano patriottici. Entrambi erano uomini d'azione ed entrambi erano scrittori.
Io non vedo in D'Annunzio tracce di fascismo, come dice Kava, se non per l'amor patrio e l'impeto guerresco. Ma a quell'epoca, sappiamo bene, anche gli anarchici e i socialisti erano interventisti. Non erano certo epigoni delle 'zecche' di oggi.
Al tempo essere anarchici, libertari o socialisti (e finanche liberali) era cosa ben diversa da oggi, perche' ovviamente l'epoca era diversa.

E non mi trovi d'accordo nemmeno sul fatto che non fosse lui ad aver impresso una piattaforma libera e democratica a Fiume. E' vero, molto è roba di De Ambris, ma tutto l'aspetto dell'arte e della musica... della bellezza, è opera sua. Da giovane d'Annunzio si è formato sui filosofi "elitari" e anche lui espresse degli ideali del genere, ma da qui a metterli in pratica...
Il suo superomismo era genuinamente nietzscheano, e quindi anti-assolutista e anti-suprematista: era il superuomo che, come diceva lui, si forgiava nel gusto del bello e nell'Arte come forma esistenziale: l'estetica, gli arredamenti, l'erotismo, la guerra, la poesia, la politica erano "mezzi" per affermare quell'idea di vita irripetibile, traboccante, direttamente ereditata dal pensiero ellenico antico, che è poi la base dello stesso superuomo nietzscheano, e che attinge anche al Romanticismo.
Personalità del genere (non troppo lontane , volendo , non solo dal niccianesimo, ma anche da Stiner) nulla hanno a che vedere con fascismi e assolutismi vari, perche' il loro fine non e' - come l'hanno riletto i critici di sinistra e non - elevarsi sulle masse per sottometterle, ma edificare il proprio "ego" e renderlo superiore nel senso della bellezza e dell'arte di vivere

D'Annunzio era una personalità strana è complessa, come anche altri due "rivoluzionari fascisti" come Malaparte e Marinetti, tutti e tre oggetto delle biografie di Giordano Bruno Guerrieri. Nietzsche e Stirner erano precedenti e furono rubati dal fascismo. Mishima non era fascista, era solo un nazionalista giapponese classico.

Tutti piuttosto anarchici, nel senso come poteva esserlo Céline, non certo il frequentatore blac bloc centro sociale, spesso vicini pure alla destra come estetica (estetismo aristocratico appunto) ma non apparentabili a tale area

Lèon Kochnitzky
03-09-16, 22:30
Ascolta Dean, D'Annunzio non s'è mai opposto al fascismo. Ci sono documenti e testimonianze a sostegno di quanto ho scritto. E ci sono pure foto che parlano da sole


http://www.centrostudilaruna.it/wp-content/uploads/dannunzio-e-mussolini.jpeg

Ora, non voglio buttarla sull'eterna diatriba "fascisti vs. comunisti" ma, indubbiamente, D'Annunzio aveva (almeno dopo la Grande Guerra) tutte le carte in regola per creare un'autentica "sinistra nazionale". Con l'avvento del regime mussoliniano, come ben saprai, ha preferito ritirarsi nel Vittoriale. Per me queste sono cose che contano. Riguardo il bel gesto, l'estetismo e la vita concepita come "opera d'arte", ti dirò che per me sono fascinazioni ormai superate. Potevano interessarmi un tempo. Ora, come si suol dire, sono diventato un po' più "cinico" e realista. Tutta colpa di Marx? Non credo:D.Il bel gesto e l'estetismo sono cose che uno, diciamocelo, se le deve poter permettere. E credo che oggi nessuno di noi abbia ne' la condizione economica ne' quella umana per farlo. Ma questo conta poco. D'Annunzio non era fascista e ne' antifascista.
Ma anche questo non ci interessa, perche' siamo nel 2016 e non nel 1919.
Di D'Annunzio ammiro la sua vita e la sua opera letteraria, ma oggi tutto cio' è irripetibile, quindi è inutile porsi il problema, se non in una prospettiva storica.

LupoSciolto°
04-09-16, 17:49
Il bel gesto e l'estetismo sono cose che uno, diciamocelo, se le deve poter permettere. E credo che oggi nessuno di noi abbia ne' la condizione economica ne' quella umana per farlo.

D'accordissimo.



Ma questo conta poco. D'Annunzio non era fascista e ne' antifascista.

Diciamo fascista dissidente e/o eretico? Oppure un individualista che era stanco di avere grane con determinati settori politici e militari? Oltre a queste due ipotesi, sarà un mio limite, non riesco a formularne altre.


Ma anche questo non ci interessa, perche' siamo nel 2016 e non nel 1919.


Esatto. Finché non ci sarà una guerra civile tra opposte fazioni , ritengo superato il tema dell'antifascismo e dell'anticomunismo (più facile che una futura guerra civile riguarderà le masse e i pochi capitalisti transazionali con la loro fedele sbirraglia)



Di D'Annunzio ammiro la sua vita e la sua opera letteraria, ma oggi tutto cio' è irripetibile, quindi è inutile porsi il problema, se non in una prospettiva storica.

Il suo prestigio poetico e letterario, carte alla mano, è riconosciuto a livello mondiale. Comunque io continuo a non apprezzare particolarmente il D'Annunzio politico. Di quel periodo , come avrai capito, preferisco uomini quali De Ambris, Corridoni e Di Vittorio (ebbene sì! Anche lui aderì al sindacalismo rivoluzionario).

Lèon Kochnitzky
03-11-16, 00:14
riporto in auge il thread:

D'Annunzio e il Comunismo (a Fiume)


D’Annunzio rivoluzionario

Ritratto atipico del poeta-soldato, dai tratti socialisti ed anarchici, che col “me ne frego” e le sue ardite gesta ha cercato di liberare l’Italia dalla putrefazione, facendo di Fiume l’epicentro di questa rivoluzione estetica e spirituale.
di Lorenzo Pennacchi - 11 novembre 2015 http://www.lintellettualedissidente.it/wp-content/themes/ID/images/facebook.svg (http://www.facebook.com/share.php?u=http%3A%2F%2Fwww.lintellettualedisside nte.it%2Fstoria%2Fdannunzio-rivoluzionario%2F&title=D%E2%80%99Annunzio%20rivoluzionario) http://www.lintellettualedissidente.it/wp-content/themes/ID/images/twitter.svg (http://twitter.com/intent/tweet?status=D%E2%80%99Annunzio%20rivoluzionario+h ttp%3A%2F%2Fwww.lintellettualedissidente.it%2F1k5c u+@IntDissidente) http://www.lintellettualedissidente.it/wp-content/themes/ID/images/google+.svg (https://plus.google.com/share?url=http%3A%2F%2Fwww.lintellettualedissident e.it%2Fstoria%2Fdannunzio-rivoluzionario%2F)
Questo mondo non basta, canta Sköll, riferendosi a grandi eventi e personaggi del primo Novecento italiano. Tra questi, c’è ovviamente Gabriele D’Annunzio, una di quelle personalità che sfuggono a qualsiasi tipo di classificazione, smontando radicalmente gli schemi precostruiti. Di lui, si dice spesso che fosse fascista. Forse, almeno in parte, lo era, ma, di sicuro, non è stato solo questo. Il senso di questo breve articolo, possibile grazie alla raccolta magistrale di discorsi e testi dannunziani a cura di Emiliano Cannone ed intitolata Manuale del Rivoluzionario, è proprio quello di mostrare l’altra faccia del poeta-soldato che col me ne frego ed il suo “giovine spirito” ha cercato di smuovere l’Italia dalla putrefazione nella quale si trovava. Non è un caso che, al Congresso della III Internazionale, Lenin affermerà: «In Italia c’è un rivoluzionario solo: Gabriele d’Annunzio». Il parallelismo tra il vate pescarese ed il rivoluzionario russo, non si arresta affatto a questa frase. Il 9 giugno del 1920, nell’intervista rilasciata a Randolfo Vella, D’Annunzio confessa: «Io sono per il comunismo senza dittatura […] È mia intenzione di fare di questa città un’isola spirituale dalla quale possa irradiare un’azione, eminentemente comunista, verso tutte le nazioni oppresse».
La città in questione è, ovviamente, la tanto agognata Fiume, raggiunta, occupata ed annessa al Regno d’Italia il 12 settembre del ’19, sotto il grido eia eia eia alalà (adottato al posto del “barbarico” hip, hip, hip, urrà). Qualche mese dopo il vate dirà ai suoi legionari:
Lo spirito di Fiume trascende le sue mura, va di là dal suo porto, va di là della sua cerchia carsica. Il dominio spirituale di Fiume è immenso. E non basta chiudere gli occhi per negarlo, come tenta di fare lo stupido struzzo britannico. Il levame di Fiume si riconosce oggi in tutte le ribellioni contro l’ingiustizia, in tutte le sollevazione verso la libertà, dall’Irlanda all’Egitto, dalle Russie al nuovo impero arabo, dal Belgio alle Indie, dai Balcani al Sudan, dalle colonie di Traiano alle tribù degli Afrivi. La nostra prossima primavera si annunzia come un vastissimo tumulto di lotte e di fervore, dove udremo battere i più lontani cuori fraterni. Ora comincia il bello.
In questo passo si rintracciano le caratteristiche essenziali dell’impresa fiumana. Innanzitutto, la disposizione spirituale, oltre che terrena, della rivolta e della guerra: «Certo, siamo qui per una contesa di territorio; ma anche siamo qui per una causa più vasta, per una causa più largamente umana: per la causa dell’anima, per la causa dell’immortalità». In secondo luogo, il carattere internazionalista del pensiero dannunziano, che lo permette di associare solamente in parte alle frange nazionaliste del paese, avvicinandolo invece al fronte socialista. Socialismo, nazionalismo e progressismo si fondono nella Carta del Carnaro, la costituzione della Reggenza proclamata dal vate nel settembre del ’20, riconosciuta unicamente dalla Russia leninista. La Carta stabilisce “un governo schietto di popolo”, “riconosce e conferma la sovranità di tutti i cittadini senza divario di sesso, di stirpe, di lingua, di classe, di religione”, mentre non accetta “la proprietà come il dominio assoluto della persona sopra la cosa, ma la considera come la più utile delle funzioni sociali”. Infine, il messaggio profetico, “ora comincia il bello”, non si concretizzerà, anche perché durante le giornate di natale dello stesso anno, i legionari verranno sgomberati dal governo Giolitti e la Reggenza verrà sostituita dallo Stato libero di Fiume, che di libertà ne conserverà ben poca.
D’Annunzio non può che sentirsi tradito dal suo paese, per il quale ha rischiato tutto. Riemergono i toni polemici che già nel ’19 avevano caratterizzato gli scritti del poeta. Allora era stato lo stesso Mussolini in una lettera a farne le spese, dopo aver garantito uomini all’impresa: «E voi state lì a cianciare, mentre noi lottiamo d’attimo in attimo, con una energia che fa di questa impresa la più bella dopo la dipartita dei Mille. Dove sono i combattenti, gli arditi, i volontari, i futuristi?». Adesso, torna ad essere la casta politica putrida, vecchia, che insudicia l’Italia e “non è capace se non di amministrare la sua propria immondizia”. Anche in questo, si può costatare l’attualità del pensiero dannunziano, generato in una situazione, che a quasi un secolo di distanza, ha più somiglianze di quanto si possa immaginare a prima vista. Dai tratti addirittura anarchici, testimoniati dai commenti di personaggi a lui vicini (come quello di Mario Carli, direttore della Testa di ferro, il giornale fiumano), ma anche e soprattutto dalle sue politiche, con la festa come cardine di vita quotidiana durante la Reggenza, D’Annunzio è stato senz’altro un personaggio sincretico. Oggi, andrebbe letto, non per farne sterili omaggi o per riprendere sterilmente le sue proposte, ma per comprendere il dinamismo, l’arditezza e la fede che hanno caratterizzato la sua vita, e che, in misura diversa da persona a persona, farebbe bene un po’ a tutti, in un secolo di grandi comodità e pochi ideali:
«Siate forti e abbiate fede…soprattutto fede. Fede nell’avvenire in questa Italia che abbiamo tanto amata: fede in questa terra Madre di Eroi e di Geni. Fede in questo popolo che saprà rinnovarsi nel lavoro e nella pace. La vera pace domani aleggerà sicura sulle generazioni d’Italia, che saranno vessillifere all’avanguardia delle schiere del mondo in un’Era senza confronti, in cui i popoli tutti troveranno quanto hanno sempre agognato: La Fratellanza e il Lavoro».


D?Annunzio rivoluzionario (http://www.lintellettualedissidente.it/storia/dannunzio-rivoluzionario/)

Lèon Kochnitzky
03-11-16, 00:18
[…] io sono per il comunismo senza dittatura […].Nessuna meraviglia, poiché tutta la mia cultura è anarchica, e poiché in me è radicata la convinzione che , dopo quest’ultima guerra, la storia scoglierà un novello volo verso un audacissimo progresso.[…]. È mia intenzione di fare di questa città un’isolaspirituale dalla quale possa irradiare un’azione, eminentemente comunista, verso tutte le nazioni oppresse.

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