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Visualizza Versione Completa : Il pharmakós e il risentimento



Egomet
26-09-16, 14:47
Senz'altro il rigore dello storico delle religioni e l'acribia del filologo non sono le doti principali di René Girard.
Eppure, i suoi testi ci costringono a fare i conti con timori mai sopiti e dinamiche comportamentali perpetuate nei secoli.
A voler ben vedere,non sarebbe necessario scomodare lo studioso francese per cogliere la funzione svolta dal capro espiatorio nei diversi contesti sociali.
Anche nell'epoca del pieno sviluppo della tecnica, infatti, si ricorre al suo sacrificio al fine di generare stabilità e incanalare le pulsioni distruttive,altrimenti dirette contro altri obiettivi, verso un bersaglio creato ad hoc.
Come in un ingranaggio ben collaudato, ogni ruota dentata si adopera affinché l'iter sacrificale segua il suo corso: la cosiddetta opinione pubblica individua il bersaglio, gli organi di stampa ne amplificano l'importanza, qualche politico scaglia anatemi da un palcoscenico e il pharmakós è pronto.
Pur di non mantenere lo sguardo entro i confini soffocanti delle proprie giornate -ed essere così costretti a misurarsi col proprio carico di sofferenze- le persone coglierebbero qualsiasi occasione per volgerlo altrove (possibilmente un altrove capace di assorbire enormi carichi di risentimento e acrimonia).
Il pharmakós assolve degnamente il suo compito: da buona vittima designata si presta alla pantomima violenta della caccia, attraverso cui si consuma la catarsi fasulla dei cacciatori.
Quando un pharmakós ha esaurito il suo potenziale, cede prontamente il testimone al nuovo capro, in un susseguirsi perenne di messinscene.
A chi giova tutto ciò?
Inutile dirlo, non certo ai cacciatori, ma ai fabbricanti scaltri di un certo sacro.
Immigrati,occupanti, trasgressori sui mezzi pubblici…Chi sarà il prossimo candidato?




L'opera più celebre di Girard:




La violenza e il sacro | René Girard - Adelphi Edizioni (http://www.adelphi.it/libro/id-1557)

Egomet
19-10-16, 14:54
Interessante notare come la ricerca di coesione mediante vittime sacrificali sia interconnessa alle forme di obbedienza al narrato di cui ho scritto nella discussione "miti d'oggi (e di ieri)".
incarnando una diversa modalità di esistere, seppur biasimata e condannata, il capro, attraverso lo specchio deformante di una possibilità non vincolata dalla vergogna, svela per un istante le pressioni a cui è soggetto il cacciatore.
A questo punto, disorientato da un riflesso non conforme alle direttive del narrato e posto davanti al dubbio, il cacciatore reagisce scagliandosi contro il capro con rinnovato vigore, nel tentativo di esorcizzare quell'immagine così lontana dalla "normalità" che potrebbe definitivamente destabilizzarlo.
Nella mobilitazione totale odierna, dietro ai proclami ispirati al senso civico più ferreo e agli imperativi kantiani snocciolati con leggerezza, si nascondono l'invidia -non per le condizioni oggettive del capro, ma per la sua possibilità di essere altro- e la paura di poter un giorno assomigliare a quel riflesso così scabroso.
Meglio distruggerlo prima di esserne contagiati...

Logomaco
20-10-16, 19:28
Pensatore da attenzionare.

Una sua interessante intervista:

https://www.academia.edu/19784398/_We_have_to_become_the_quasi-cause_of_nothing_-_of_nihil._An_interview_with_Bernard_Stiegler_2016 _

Egomet
21-10-16, 14:48
Avresti voglia di aprire una discussione a lui dedicata, magari inserendo stralci del testo?

Logomaco
21-10-16, 19:20
Avresti voglia di aprire una discussione a lui dedicata, magari inserendo stralci del testo?

Magari li metto direttamente qui