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Visualizza Versione Completa : Testi integrali di autori anarchici



Jerome
27-09-16, 18:34
http://www.eleuthera.it/files/materiali/Godwin_Eutanasia_dello_stato.pdf (http://www.eleuthera.it/files/materiali/Godwin_Eutanasia_dello_stato.pdf) William Godwin, L'eutanasia dello stato (antologia)

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/varia/postanarchismo.pdf (http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/varia/postanarchismo.pdf) Michel Onfray, Il postanarchismo spiegato a mia nonna

http://dwardmac.pitzer.edu/Anarchist_Archives/bakunin/Bakuninarchive.html Bakunin Archive

Eleuthera - Schede libro Eleuthera: abstract, indice, materiali e rassegna stampa (http:///scheda_libro.php?idlib=134) Proudhon (antologia di scritti)

https://archivio.edizionianarchismo.net/library/max-stirner-l-unico-e-la-sua-proprieta.pdf (https://archivio.edizionianarchismo.net/library/max-stirner-l-unico-e-la-sua-proprieta.pdf) Max Stirner, L'Unico e la sua proprietà (trad. 2012, edizioni Anarchismo)

Jerome
27-09-16, 18:44
http://www.eleuthera.it/files/materiali/liberta_degli_uguali-Bakunin.pdf Bakunin, La libertà degli eguali (antologia)

Jerome
27-09-16, 18:45
http://www.liberliber.it/mediateca/libri/m/malatesta/l_anarchia/pdf/malatesta_l_anarchia.pdf Malatesta, L'anarchia

Jerome
27-09-16, 18:47
http://isole.ecn.org/ponte/mediateca/goldman.pdf Emma Goldman, "Anarchia"

Jerome
27-09-16, 18:49
Sante Caserio, Arringa di autodifesa al processo per l'uccisione di Sadi Carnot

****************

Signori giurati, non è la mia difesa che vi voglio esporre, ma una semplice esposizione del mio atto. Dopo la mia prima giovinezza, ho cominciato a conoscere che la nostra Società è mal organizzata e che tutti i giorni ci sono degli sfortunati che, spinti dalla miseria, si suicidano, lasciando i loro figli nella più completa miseria. A centinaia e centinaia, gli operai cercano lavoro e non ne trovano: invano la loro povera famiglia richiede del pane e durante il freddo, soffre la più crudele miseria. Ogni giorno i poveri figli domandano alla loro sfortunata madre del pane che quest'ultima non può dare loro, perché a lei manca di tutto: i vecchi abiti che si trovavano in casa sono stati già venduti od impegnati al Monte di Pietà: sono allora ridotti a chiedere l'elemosina ed il più delle volte vengono arrestati per vagabondaggio. Quando tornavo al paese dove sono nato, è là soprattutto dove spesso mi mettevo a piangere, vedendo dei poveri bambini di appena otto o dieci anni, obbligati a lavorare 15 ore al giorno per la miserabile paga di 20 centesimi: dei ragazzi di 18 o 20 anni o delle donne in età più avanzata, lavorare ugualmente 15 ore al giorno, per un paga irrisoria di 15 soldi. E questo succede non solo ai miei compatrioti, ma a tutti i coltivatori del mondo intero. Obbligati a restare tutto il giorno sotto i raggi di un sole cocente, e mentre col loro lavoro ingrato, producono il sostentamento per migliaia e migliaia di persone, non hanno, tuttavia, mai niente per loro stessi. Sono per questo obbligati a vivere nella miseria più dura ed il loro nutrimento giornaliero consiste in pane nero, in qualche cucchiaiata di riso e dell'acqua, per cui arrivano a malapena all'età di 30 o 40 anni sfiniti dal lavoro, muoiono negli ospedali. Inoltre, come conseguenza di questa cattiva nutrizione e dell'eccessivo e faticoso lavoro, questi sfortunati, a centinaia e centinaia, finiscono per morire di pellagra, una malattia che i medici hanno riconosciuto colpire coloro che nella vita, sono soggetti a cattiva nutrizione ed a numerose sofferenze e privazioni. Riflettendo io mi dicevo che se ci sono tante persone che soffrono di fame e di freddo, e vedono soffrire i loro piccoli, non è per mancanza del pane o dei vestiti: poiché io vedevo numerosi e grandi negozi pieni di vestiti, di stoffe e di tessuti di lana: come dei grandi depositi di farina, di granoturco e frumento, per tutti quelli che ne hanno bisogno. Mentre, d'altra parte vedevo migliaia e migliaia di persone che non facendo nulla e non producendo nulla, vivono sul lavoro degli Operai, spendendo tutti i giorni migliaia di franchi per i loro divertimenti ed i loro piaceri, deflorando le ragazze del povero popolo, possedendo dei palazzi di 40 o 50 camere, 20 o 30 cavalli, numerosi domestici, in una parola tutti i piaceri della vita. Ahimè! come soffrivo vedendo questa Società così mal organizzata!... e molte volte maledicevo coloro che accumulavano i loro patrimoni, che sono attualmente alla base di questa ineguaglianza sociale. Quando ero un ragazzo, mi hanno insegnato ad amare la patria ma quando ho visto migliaia e migliaia di operai lasciare il loro paese, i loro cari figli, le loro mogli, i loro genitori, nella più spaventosa miseria, ed emigrare in America, in Brasile, o in altri paesi, per trovare il lavoro, è allora che mi sono detto: “La Patria non esiste per noi poveri operai: la Patria per noi è il mondo intero. Coloro che predicano l'amore per la patria, lo fanno perché qui essi trovano i loro interessi ed il loro benessere. Anche gli uccelli difendono il loro nido, perché lì si trovano bene.” Io credevo in un Dio, ma quando ho visto tale disuguaglianza fra gli uomini, è allora che ho riconosciuto che non è Dio che ha creato l'uomo, ma sono gli uomini ad aver creato Dio: non come dicono quelli che hanno interesse a far credere all'esistenza di un Inferno e di un Paradiso, nell'intento di far rispettare la proprietà individuale e per mantenere il Popolo nell'ignoranza. Per questo motivo sono diventato ateo. Dopo gli avvenimenti del primo maggio 1891, cioè quando tutti i lavoratori del mondo domandavano una festa internazionale, tutti i Governi, non importa di quale colore, sia i monarchici che i repubblicani, hanno risposto con dei colpi di fucile e con la prigione: causando dei morti e dei feriti in gran numero, così come numerosi incarcerati. È a partire da questo anno che sono diventato anarchico, perché ho constatato che l'idea anarchica corrisponde alle mie idee. È fra gli anarchici che ho trovato degli uomini sinceri e buoni, che sapevano combattere per il bene dei lavoratori: fu così che cominciai a fare della propaganda anarchica, e non ho tardato a passare dalla propaganda ai fatti, considerato ciò che abbiamo avuto dai Governi. Non è tanto che mi trovo in Francia, e tuttavia questo tempo mi è stato sufficiente per riconoscere che tutti i Governi sono uguali. Ho visto i poveri minatori del Nord, che non prendevano una paga sufficiente per le loro famiglie, protestare contro i loro padroni, facendo lo sciopero: dopo una lotta di più di tre mesi, sono stati obbligati a riprendere il lavoro con la stessa paga, avendo bisogno di mangiare. Ma i Governanti non si sono occupati di queste migliaia di minatori, perché essi erano occupati in grandi banchetti ed in grandi feste date a Parigi, Tolone e Marsiglia, per l'alleanza fra la Francia e la Russia. I deputati hanno dovuto votare delle nuove tasse, per pagare i milioni di franchi spesi per quelle feste, e questi qui hanno venduto le loro penne e le loro coscienze alla borghesia (intende dire i giornalisti) scrivendo dei bellissimi articoli per far credere che l'alleanza fra la Francia e la Russia avrebbe portato grandi benefici per i lavoratori; nel frattempo noialtri poveri lavoratori ci troviamo sempre nella stessa miseria, obbligati a pagare delle nuove tasse, per saldare il conto di queste grandi feste dei nostri governanti. E se poi noi domandiamo del pane o del lavoro, ci rispondono con dei colpi di fucile e con la prigione, com'è capitato ai minatori del Nord, ai coltivatori della Sicilia, ed a migliaia d'altri. Non è da molto che Vaillant ha lanciato una bomba alla Camera dei Deputati, per protestare contro questa infame Società. Egli non ha ucciso nessuno, non ha ferito nessuno, e malgrado ciò, la Giustizia borghese l'ha condannato a morte: non soddisfatti d'aver condannato il colpevole, cominciano a dare la caccia a tutti gli anarchici, arrestando a centinaia coloro che non avevano neanche conosciuto Vaillant, colpevoli unicamente di aver assistito ad una conferenza, o di aver letto dei Giornali o dei volantini anarchici. Ma il Governo non pensa che tutta questa gente ha mogli e bambini, e che durante il loro arresto e la loro detenzione in prigione per quattro o cinque mesi, seppure innocenti, non sono i soli a soffrire: [il Governo] non ha figli che chiedono del pane. La Giustizia borghese non si occupa di questi poveri innocenti, che non conoscono ancora la Società e che non sono colpevoli se il loro padre in trova in prigione: essi non domandano altro che di mangiare quando hanno fame, mentre le mogli piangono i loro mariti. Si continua dunque a fare delle perquisizioni, a violare il domicilio, a sequestrare giornali, volantini, la stessa corrispondenza, ad aprire le lettere, ad impedire le conferenze, le riunioni, ad esercitare la più infame oppressione contro noi anarchici. Oggi stesso stanno in prigione in centinaia, per aver tenuto nient'altro che una conferenza, o per aver scritto un articolo su qualche giornale, o per aver esplicitato idee anarchiche in pubblico: e sono in attesa che la Giustizia borghese pronunci le loro condanne per Associazione a delinquere. Se dunque i Governi impiegano i fucili, le catene, le prigioni, e la più infame oppressione contro noi anarchici, noi anarchici che dobbiamo fare? Cosa? Dobbiamo restare rinchiusi in noi stessi? Dobbiamo disconoscere il nostro ideale che è la verità? No!... Noi rispondiamo ai Governi con la Dinamite, con il Fuoco, con il Ferro, con il Pugnale, in una parola con tutto quello che noi potremo, per distruggere la borghesia ed i suoi governanti. Emile Henri ha lanciato una bomba in un ristorante, ed io mi sono vendicato con il pugnale, uccidendo il Presidente Carnot, perché lui era colui che rappresentava la Società borghese. Signori Giurati, se volete la mia testa, prendetela: ma non crediate che prendendo la mia testa, voi riuscirete a fermare la propaganda anarchica. No!.. Fate attenzione, perché colui che semina, raccoglie. Quando i Governi cominciarono a fare dei martiri (vi voglio parlare degli impiccati di Chicago, dei garrotati di Jerez, dei fucilati di Barcellona, dei ghigliottinati di Parigi) le ultime parole pronunciate dagli stessi martiri, intanto che andavano alla morte, furono queste: “Viva l'Anarchia, Morte alla borghesia”. Queste parole hanno attraversato i mari, i fiumi, i laghi: sono entrate nelle città, nei paesi, e sono penetrate nelle teste di milioni e milioni d'operai, che oggi si ribellano contro la Società borghese. È la stessa massa di lavoratori che finora si sono lasciati guidare da coloro che si proclamano partigiani delle otto ore di lavoro, della festa del 1º maggio, delle Società operaie, delle Camere sindacali, e da altre mistificazioni, che hanno servito solamente le loro ambizioni, per farsi nominare Deputati o Consiglieri Municipali, con la mira di poter vivere bene senza fare nulla. Ecco i Socialisti!... Ma essi hanno finito ora per riconoscere che non sarà che una rivoluzione violenta contro la borghesia, che potrà riconquistare i diritti dei lavoratori. Quel giorno, non ci saranno più gli operai che si suicideranno per la miseria, non ci saranno più gli Anarchici che soffriranno la prigione per anni e anni, non ci saranno più anarchici che saranno impiccati, garrotati, fucilati, ghigliottinati: ma saranno i borghesi, i Re, i Presidenti, i Ministri, i Senatori, i Deputati, i Presidenti delle Corti d'Assise, dei Tribunali, ecc. che moriranno sulla barricate del popolo, il giorno della rivoluzione sociale. È da lì che splenderanno i raggi d'una Società nuova, cioè dell'Anarchia e del Comunismo. Sarà solamente allora che non ci saranno più né sfruttati, né sfruttatori, né servi, né padroni: ciascuno darà secondo la propria forza e consumerà secondo i propri bisogni

Jerome
27-09-16, 18:53
La rivoluzione sconosciuta ? Liber Liber (/online/autori/autori-v/volin-alias-vsevolod-mikhailovic-eichenbaum/la-rivoluzione-sconosciuta/) Volin, "La rivoluzione sconosciuta" (contro il bolscevismo)

Jerome
27-09-16, 18:57
Albert Camus ? Cultura Anarchica (http://culturaanarchica.magozine.it/dizionario/albert-camus/) Albert Camus, archivio tra cui: "Mi rivolto dunque siamo. Scritti politici"; "La rivolta libertaria"; "Nè vittime nè carnefici"; "L’uomo in rivolta"

Jerome
27-09-16, 18:58
Novatore.it - Brani scelti (http://www.novatore.it/Brani_scelti.html) Renzo Novatore, Archivio di testi

Jerome
28-09-16, 13:35
Grazie per averlo messo in rilievo! :)

paterfamilias
26-11-16, 20:38
quali sono le letture considerate fondamentali per approfondire?

Diamo per scontato L'Unico e Stato e anarchia.

Sarei poi interessato alla storia del movimento anarchico.

Egomet
27-11-16, 14:56
quali sono le letture considerate fondamentali per approfondire?

Dipende da quale aspetto del pensiero libertario ti interessa maggiormente indagare.
In calce a un articolo del sito filosofico.net da me inserito nella discussione https://forum.termometropolitico.it/712409-cos-e-e-cosa-non-e-l-anarchismo.html è possibile consultare una "bibliografia essenziale" stilata dall'autrice.
Sebbene io non sia proprio d'accordo con tutte le sue scelte e ritenga vistosa l'assenza di molti titoli (e superflua la presenza di alcuni), potrebbe essere un punto di partenza accettabile.
Ti consiglio anche questo sito:

Scrittori ? Cultura Anarchica (http://culturaanarchica.magozine.it/scrittori/)

vi troverai molti testi in formato "pdf", compresi numeri di riviste vecchie e recenti.



Sarei poi interessato alla storia del movimento anarchico

Siccome la bibliografia è davvero vasta e di qualità variabile, non è facile dare un suggerimento preciso.
A me non piace molto, però forse potrebbe interessarti la storia del pensiero anarchico in quattro volumi di Berti:

Giampietro Berti ? Cultura Anarchica (http://culturaanarchica.magozine.it/dizionario/giampietro-berti/)

Egomet
27-11-16, 15:02
è possibile consultare una "bibliografia essenziale" stilata dall'autrice.


La riporto anche qui:

William Godwin, La giustizia politica, Trimestre, Chieti, 1994
Carlo Pisacane, La rivoluzione, Cosenza, Brenner, 1989
Nello Rosselli, Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio in Italia (1860-1872), Einaudi, Torino, 1967
Michail Bakunin, Libertà, uguaglianza, rivoluzione, Antistato, Milano, 1976
Michail Bakunin, Stato e anarchia, Milano, Feltrinelli, 1996
Pëtr Kropotkin, Campi fabbriche e officine, a cura di Colin Ward, Antistato, Milano, 1975
Pëtr Kropotkin, Il mutuo appoggio, Salerno, Roma, 1982
Pëtr Kropotkin, L'Etica, La Fiaccola, Ragusa,, 1990
Errico Malatesta, Rivoluzione e lotta quotidiana, Antistato, Milano, 1982
Emma Goldman, Anarchismo e altri saggi, La Salamandra, Milano, 1976
Pierre-Joseph Proudhon, Filosofia della miseria, Anarchismo, Catania, 1975
Pierre-Joseph Proudhon, Che cos'è la proprietà, Laterza, Bari, 1967
Max Stirner, L'Unico e la sua proprietà, Adelphi, Milano, 1991
Daniel Guerin, Né Dio né padrone, Jaca Book, Milano, 1970
George Woodcock, L'anarchia. Storia delle idee e dei movimenti libertari, Milano, Feltrinelli, 1966
David Henry Thoreau, La disobbedienza civile, Mondadori, Milano, 1993
Pier Carlo Masini, Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta (1862-1892), Rizzoli, Milano, 1969
Pier Carlo Masini, Storia degli anarchici italiani nell'epoca degli attentati, Rizzoli, Milano, 1981
Pier Carlo Masini, Maurizio Antonioli, Il sol dell'avvenire. L'anarchismo in Italia dalle origini alla prima guerra mondiale, Pisa, B.F.,S., 1999
Max Nettlau, Bakunin e l'Internazionale in Italia, Savelli, Roma, 1975
James Guillaume, L'Internazionale, documenti e ricordi (1864-1878), Centro studi libertari, Chieti, 2004-2006
Murray Bookchin, L'ecologia della libertà, emergenza e dissoluzione della gerarchia, Eleuthera, Milano, 1996
Murray Bookchin, Democrazia diretta, idee per un municipalismo libertario, Eleuthera, Milano, 1993
E. Armand, Vivere l'anarchia, Antistato, Milano, 1982
Colin Ward, Anarchia come organizzazione, Antistato, Milano, 1976
Pietro Adamo, Il dio dei blasfemi, anarchici e libertini nella rivoluzione inglese, Unicopli, Milano, 1993
Daniel Guerin, Borghesi e proletari nella rivoluzione francese, La Salamandra, Milano, 1979
Camillo Berneri, Pietrogrado '17-Barcellona '37, La Fiaccola, Ragusa, 1990
Paul Avrich, Kronstadt 1921, Mondandori, Milano, 1971
Pëtr Arsinov, La rivoluzione anarchica in Ucraina, Sapere, Milano, 1972
Arthur Lehning, Marxismo e anarchismo nella rivoluzione russa, Antistato,Cesena, 1973
Volin, La rivoluzione sconosciuta, Franchini, Carrara, 1976
Hans Erich Kaminski, Quelli di Barcellona, Il Saggiatore, Milano, 1966
Pietro Ferrua, Ricardo Flores Magón e la Rivoluzione Messicana, Ed. Anarchismo, Catania, 1975
AA.VV., La resistenza sconosciuta, Zero in Condotta, Milano, 1995
Martin Buber, Sentieri in utopia, Comunità, Milano, 1981
William Morris, Notizie da nessun luogo, Garzanti, Milano, 1989
Joel Spring, L'educazione libertaria, Eleuthera, Milano, 1988
Arthur Lehning, L'anarcosindacalismo, BFS, Pisa, 1994
Bertrand Russel, Socialismo, Anarchismo, Sindacalismo, Longanesi, Milano, 1968
Erich Mühsam, Ragion di stato, Salerno, Roma, 1980
Antonin Artaud, Il teatro e il suo doppio, Einaudi, Torino 1972
Antonin Artaud, Per farla finita con il giudizio di dio, El Paso, Torino, 1991
Arturo Schwarz, Anarchia e creatività, La Salamandra, Milano, 1981
Pierre Clastres, La società contro lo stato, Feltrinelli, Milano, 1977
Gino Cerrito, L'antimilitarismo anarchico in Italia, RL, Pistoia, 1968

MaIn
26-01-17, 19:30
a questo sito:
SociAlismo LibertArio (http://www.socialismolibertario.it/)
sulla vostra sinistra vi sono una serie di tematiche con testi interessanti.

Jerome
03-10-17, 22:42
Individualismo Anarchico: Piccolo manuale dell?anarchico-individualista di Emile Armand (http://individualismoanarchico.blogspot.it/2012/06/piccolo-manuale-dellanarchico.html?m=1)

Piccolo manuale dell’anarchico-individualista
di Emile Armand

I.
Essere un anarchico significa rifiutare l’autorità e rigettarne il corollario economico: lo sfruttamento – e rigettarlo in ogni dominio dell’attività umana. L’anarchico desidera vivere senza dei o padroni; senza padroni o direttori; a-legale, senza leggi e senza pregiudizi; amorale, senza obblighi e senza moralità collettiva. Egli vuole vivere liberamente, vivere la sua propria idea di vita. Nell’intimo del suo cuore, egli è sempre asociale, insubordinato, un estraneo, marginale, un’eccezione, un disadattato. E obbligato in quanto vive in una società la cui costituzione risulta ripugnante al suo temperamento, egli vi abita come fosse straniero. Se fa delle inevitabili concessioni al suo ambiente – sempre con l’intenzione di riprendersele – al fine di evitare di rischiare o sacrificare stupidamente o inutilmente la sua vita, è perché considera queste concessioni come armi di difesa personale nella lotta per l’esistenza. L’anarchico desidera vivere la sua vita, il più possibile – moralmente, intellettualmente, ed economicamente – senza coinvolgersi con il resto del mondo, sfruttatori o sfruttati, senza voler dominare o sfruttare gli altri, ma pronto a rispondere con tutti i mezzi contro chi volesse interferire con la sua vita o impedirgli di esprimere il suo discorso con la penna o con la parola.
Nemici dell’anarchico sono lo Stato e tutte le sue istituzioni, che tendono a mantenere o a perpetuare il loro giogo sul singolo. Non c’è possibilità di conciliazione tra l’anarchico e qualsiasi forma di società che poggi sull’autorità, che essa sia emanata da un’autocrazia, da un’aristocrazia, o da una democrazia. Non c’è un terreno comune possibile tra l’anarchico e ogni ambiente regolato dalle decisioni di una maggioranza o dai desideri di un’elite. L’anarchico combatte, per gli stessi motivi, l’insegnamento fornito dallo Stato e quello dispensato dalla Chiesa. Egli è l’avversario dei monopoli e dei privilegi, che siano d’ordine intellettuale, morale o economico. In una parola, egli è l’antagonista inconciliabile di ogni regime, di ogni sistema sociale, di ogni stato di cose che prevede il dominio degli uomini o dell’ambiente sull’individuo, o lo sfruttamento dell’individuo da parte di un altro o di un gruppo.
Il compito dell’anarchico è soprattutto un lavoro di critica. L’anarchico procede, seminando rivolta contro ciò che opprime, ostacolo, o si oppone alla libera espansione del singolo vivente. Innanzitutto è opportuno sgombrare la mente da idee preconfezionate, liberare i temperamenti imprigionati dalla paura, far emergere modi di pensare liberi dall’opinione popolare e dalle convenzioni sociali; infatti è cosi che l’anarchico spingerà tutti gli avventori ad unirsi a lui nella ribellione pratica contro il determinismo dell’ambiente sociale, per affermarsi individualmente, per scolpire la propria immagine interna, per rendere se stessi, quanto più possibile, indipendenti dal contesto morale, intellettuale ed economico. Egli spingerà l’ignorante ad istruirsi, l’indifferente ad agire, il debole a diventare forte, il sottomesso a riaddrizzarsi. Spingerà gli scarsamente dotati e i meno inclini a trarre da loro stessi tutte le risorse che possono avere e a non far affidamento sugli altri.
In questi termini, un abisso separa l’anarchismo da tutte le altre forme di socialismo, sindacalismo incluso.
L’anarchico pone alla base di tutte le sue concezioni di vita: l’atto individuale. Ed ecco perché egli vuole definirsi anarchico-individualista.
Egli non crede che i mali sofferti dagli uomini vengano solamente dal capitalismo o dalla proprietà privata. Crede che essi siano dovuti soprattutto alla difettosa mentalità degli uomini, presi in blocco. Ci sono padroni solo perché ci sono schiavi e gli dei restano solo perché i fedeli si inginocchiano. L’anarchico individualista ha poco interesse in una rivoluzione violenta, che miri alla trasformazione del sistema di distribuzione delle merci in modo collettivista o comunista, cosa che difficilmente apporterebbe un cambiamento nella mentalità generale e che non condurrebbe assolutamente ad alcuna emancipazione dell’individuo. In un regime comunista l’individuo sarebbe subordinato cosi come lo è adesso alla buona volontà di quelli che lo circondano: si ritroverebbe povero, tanto quanto è miserabile adesso; anziché essere sottomesso alla piccola minoranza di capitalisti del presente, sarebbe dominato dall’intera economia. Nulla gli apparterrebbe del tutto. Sarebbe un produttore o un consumatore, mettendo o prendendo un po’ dal mucchio comune, ma comunque non sarebbe mai autonomo.

II.
L’anarchico-individualista si differenzia dall’anarchico-comunista perché considera (eccetto la proprietà di alcuni oggetti di piacere che si estendono dalla personalità) la proprietà dei mezzi di produzioni e la libera disposizione dei beni come garanzie essenziali dell’autonomia della persona. Si capisce che questa proprietà è limitata dalla possibilità di far fruttare (individualmente, in coppia, in gruppi familiari, ecc) la terra o i meccanismi della produzione richiesti per soddisfare le necessità dell’unità sociale; con la condizione che il possessore non la affitti a chiunque o metta qualcuno a suo servizio per lavorare.
L’anarchico individualista non intende più vivere ad ogni costo – come un individualista sfruttatore, per esempio – come avrebbe dovuto vivere sotto delle regole, a patto che gli fosse assicurato un piatto di minestra e garantita una casa e alcuni vestiti.
L’anarchico-individualista, più che altro, non vuole alcun sistema che potrebbe vincolargli le relazioni future. Vuole collocarsi in una condizione di legittima difesa contro ogni condizione sociale (Stato, società, momento storico, raggruppamento, ecc) che permetterebbe, accetterebbe, perpetuerebbe, realizzerebbe o renderebbe possibile:
a) la subordinazione dell’individuo al contesto, collocando l’individuo in una condizione di ovvia inferiorità, visto che non potrebbe relazionarsi da pari con la totalità collettiva, potere al potere;
b) l’obbligo (in qualsiasi ambito) del mutuo appoggio, della solidarietà, o dell’associazione;
c) la privazione dell’inalienabile possesso dei mezzi di produzione e la completa e assoluta gestione dei prodotti del suo lavoro;
d) lo sfruttamento di chiunque da parte di chiunque dei suoi simili che farebbero lavorare l’individuo per loro profitto;
e) la monopolizzazione, ad esempio la possibilità dell’individuo, della coppia, o del gruppo familiare di possedere più del necessario per il loro normale sostentamento;
f) il monopolio dello Stato o di un altro esecutivo che sostituisca, ad esempio, il suo intervento – nel suo ruolo di centralizzatore, amministratore, direttore, o organizzatore – nelle relazioni tra individuali, in qualunque ambito;
g) il prestito con interesse, l’usura, il cambio del denaro, l’eredità, ecc, ecc.

III.
L’anarchico-individualista fa “propaganda” al fine di sottolineare le tendenze anarchiche-individualiste che sono state ignorate, o quanto meno per creare un’atmosfera intellettuale favorevole alla loro comparsa. Tra anarchici-individualisti le relazioni vengono stabilite sulla base della “reciprocità”. Il “cameratismo” è essenzialmente di ordine individuale, esso non viene mai imposto. Quei “compagni” con i quali piace associarsi, saranno quelli che faranno uno sforzo apprezzabile per sentire la vita in se stessi, che condivideranno la propaganda dell’educazione critica e la scelta delle persone; che rispetteranno il modo di esistere di ogni individui, e non interferiranno con lo sviluppo di quelli che si avvicinano e hanno contatti più stretti.
L’anarchico-individualista non è mai schiavo di una formula-tipo o di un testo ricevuto. Egli ammette solo opinioni. Propone solo tesi. Non impone alcun termine a se stesso. Se adotta un metodo di vita e un punto di vista, è al fine di assicurarsi più libertà, più felicità, più vita piacevole, ma sicuramente non per sacrificarsi ad esso. Egli lo modifica, e lo trasforma quando gli sembra che restare fedele ad esso possa diminuire la sua autonomia. Non si vuole lasciare dominare da principi stabiliti a priori; è a posteriori, sulle sue esperienze, che basa le sue regole di condotta, mai definitive, sempre soggette alla modifica e alla trasformazione suggerita dalla nuove esperienze, e sulla necessità di acquisire nuove armi nella sua lotta contro il contesto – senza fare un assoluto dell’a priori.
L’anarchico-individualista non rende mai conto a nessuno tranne che a se stesso per le proprie azioni e necessità.
L’anarchico-individualista considera l’associarsi solo come espediente, un ripiego. Infatti, egli vuole associarsi solo in casi di urgenza – e sempre volontariamente. Ed egli desidera associarsi, in genere, per breve termine, è sempre chiaro che ogni contratto può essere annullato non appena danneggia una delle due parti contraenti.
L’anarchico-individualista non decreta una fissa moralità sessuale. Sta ad ognuno determinare la propria vita sessuale, affettiva o sentimentale, cosi come per un sesso tanto per l’altro. Ciò che è essenziale è che nelle relazioni intime tra anarchici di diversi sessi non ci sia né violenza né costrizione. Egli pensa che l’indipendenza economica e la possibilità di essere madre se ne ha voglia siano le condizioni iniziali per l’emancipazione della donna.
L’anarchico-individualista vuole vivere, vuole essere capace di apprezzare la vita individualmente – la vita considerata in tutte le sue manifestazioni. Egli rimane nel frattempo padrone del proprio desiderio, considerando la propria conoscenza, facoltà, sensi, e i diversi organi di percezione del suo corpo come tanti servitori a disposizione del suo sé. Egli non è un codardo, ma non vuole sminuirsi. E sa bene che gli chi si permette di lasciarsi condurre dalle passioni o di esser dominato dalle passioni è uno schiavo. Vuole mantenere “il dominio di sé” al fine di avanzare verso le avventure a cui lo condurranno la ricerca indipendente e lo studio libero. Egli vorrà solo una vita semplice, la rinuncia al falso, alla schiavitù, ai bisogni inutili; il far a meno delle grandi città; una dieta razionale e l’igiene del corpo.
L’anarchico-individualista si interesserà alle associazioni formate da alcuni compagni attenti a volersi sbarazzare di un contesto che li disgusta. Il rifiuto del servizio militare, o di pagare le tasse avranno tutta la sua simpatia; libere unioni, singolari o plurali, cosi come la protesta contro la morale ordinaria; l’illegalismo come rottura violenta (e con alcune riserve) del contratto economico imposto con la forza; astensione da ogni azione, ogni lavoro, ogni funzione che coinvolga il mantenimento o il rafforzamento del regime intellettuale, etico o economico; lo scambio di prodotti vitali tra anarchici-individualisti possessori dei meccanismi necessari di produzione, escluso ogni intermediario capitalista; ecc, sono atti di rivolta sostanzialmente affini con il carattere dell’anarchismo-individualista

Jerome
12-10-18, 15:52
La gioia armata di A. Bonanno (http://www.autprol.org/public/news/doc000316201011978.htm)

Questo è un libro che fu più censurato e vietato del Mein Kampf (link da Wikipedia a scopo informativo). L'edizione cartacea è rarissima. L'autore sconto' 1 anno e mezzo di galera, forse per apologia di reato e istigazione a delinquere negli anni 70, strano che il sito non sia oscurato contenendo il testo completo.

Jerome
02-11-18, 22:36
Bonanno è probabilmente l'autore più vietato che ci sia...