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Visualizza Versione Completa : L'individualismo aristocratico di G. Palante



Lèon Kochnitzky
28-09-16, 19:02
https://it.wikipedia.org/wiki/Georges_Palante

Ucci Do
30-09-16, 16:45
Interessante.

Ritorna sempre, però, l'esigenza del "micro" (micro-comunità, micro-società, etc...).

Anche in Stato e Anarchia Bakunin non vedeva altro sbocco che piccole ed autonome comunità (se ben ricordo le mie letture infuocate giovanili)...

Lèon Kochnitzky
30-09-16, 18:43
Interessante.

Ritorna sempre, però, l'esigenza del "micro" (micro-comunità, micro-società, etc...).

Anche in Stato e Anarchia Bakunin non vedeva altro sbocco che piccole ed autonome comunità (se ben ricordo le mie letture infuocate giovanili)...E' molto semplice il discorso: l'anarchia non e' realizzabile in un contesto espanso, perche' piu' difficile mettere d'accordo tante menti e renderle autonome e indipendenti. Il federalismo (si, proprio quello che ispirava anche la Lega) partiva dall'assunto che una nazione grande e uno stato centralizzati generassero maggiore caos e difficoltà di organizzare la vita dei cittadini. Conferire autonomia alle regioni, alle città e ai municipi (come voleva anche Proudhon) limita questo rischio.

Indra88
30-09-16, 19:37
E' molto semplice il discorso: l'anarchia non e' realizzabile in un contesto espanso, perche' piu' difficile mettere d'accordo tante menti e renderle autonome e indipendenti. Il federalismo (si, proprio quello che ispirava anche la Lega) partiva dall'assunto che una nazione grande e uno stato centralizzati generassero maggiore caos e difficoltà di organizzare la vita dei cittadini. Conferire autonomia alle regioni, alle città e ai municipi (come voleva anche Proudhon) limita questo rischio.

ma pure l europa almeno nelle intenzioni doveva essere un grande progetto federalista(si parlava non a casi di europa delle regioni), in cui gli stati si sarebbero dovuti progressivamente dissolvere cedendo sovranità contemporaneamente sia verso l' alto(per alcune questioni, tipo la tutel di certi principi fondamentali, le econimie di scala ecc) e verso il basso, con l' avvicinamente dei centri di decisione coi territori e i popoli ecc

in teoria è tutto bello, ma poi i fatti son diversi

comuqnue per me in un certo senso resta vero che le piccole repubbliche sono quelle amministrate meglio e dove il potere è meno arbitrario, come già notava hume

Lèon Kochnitzky
30-09-16, 22:09
ma pure l europa almeno nelle intenzioni doveva essere un grande progetto federalista(si parlava non a casi di europa delle regioni), in cui gli stati si sarebbero dovuti progressivamente dissolvere cedendo sovranità contemporaneamente sia verso l' alto(per alcune questioni, tipo la tutel di certi principi fondamentali, le econimie di scala ecc) e verso il basso, con l' avvicinamente dei centri di decisione coi territori e i popoli ecc

in teoria è tutto bello, ma poi i fatti son diversi

comuqnue per me in un certo senso resta vero che le piccole repubbliche sono quelle amministrate meglio e dove il potere è meno arbitrario, come già notava hume
Ma e' un dato oggettivo e storico. Le antiche repubbliche veneziane, genovesi, napoletane erano per ragioni attigue al territorio e alla densità, meglio amministrabili rispetto allo stato-nazione. Non a caso, l'idea della nazione-stato nasce nell'Ottocento e sulla spinta delle potenze militari e industriali (GB, Francia, Spagna) che come prima cosa che han fatto? cercare di dissolvere le repubbliche marinare e le piccole patrie. La regione, la città-stato, funziona decisamente meglio e meglio funzionerebbe un regime di democrazia diretta in un contesto rimpicciolito.

Ucci Do
01-10-16, 11:03
Ma e' un dato oggettivo e storico. Le antiche repubbliche veneziane, genovesi, napoletane erano per ragioni attigue al territorio e alla densità, meglio amministrabili rispetto allo stato-nazione. Non a caso, l'idea della nazione-stato nasce nell'Ottocento e sulla spinta delle potenze militari e industriali (GB, Francia, Spagna) che come prima cosa che han fatto? cercare di dissolvere le repubbliche marinare e le piccole patrie. La regione, la città-stato, funziona decisamente meglio e meglio funzionerebbe un regime di democrazia diretta in un contesto rimpicciolito.

Se sul dato storico si possono tratteggiare elementi e processi inequivocabili (ancorché giudicabili da diversi ambiti), il dato ideale dovrebbe spingere a non fermare la reductio, cosi che l'individuo, nella sua insostituibile unicità, diventa proprio campo di agibilità, di battaglia e di ricerca, poiché unico gestore di una, per chi ci crede, Autorità altra che lo precede.

Le sistemazioni collettive, pur atomizzate, sempre rilasciano un elemento autoritario.

Lèon Kochnitzky
01-10-16, 14:19
Se sul dato storico si possono tratteggiare elementi e processi inequivocabili (ancorché giudicabili da diversi ambiti), il dato ideale dovrebbe spingere a non fermare la reductio, cosi che l'individuo, nella sua insostituibile unicità, diventa proprio campo di agibilità, di battaglia e di ricerca, poiché unico gestore di una, per chi ci crede, Autorità altra che lo precede.

Le sistemazioni collettive, pur atomizzate, sempre rilasciano un elemento autoritario.
Ecco, appunto. oggi e' paradossalmente un'epoca di individui atomizzati e apparentemente sarebbe piu' facile sostenere che se ci fosse un ritorno al "local" questo valore migliorerebbe. il problema e' che l'individualismo (egoistico) di oggi nulla ha a che vedere con il sano individualismo romantico ed eroico, chessò, dell'epoca rinascimentale, delle corti, delle comunità ridotte.
Infatti in un'epoca di sostanziale atomizzazione, ma al contempo, di evidente massificazione, che cosa è piu' consono se non grandi agglomerati di persone, possibilmente indefinite e indistinte, come necessaria evoluzione e passaggio dallo stato-nazione al mondo globalizzato? il problema e' che come reazione a questa evoluzione non c'è - come si pensava negli anni 80 e 90 - il desiderio di un ritorno al piccolo mondo, ma al riaffiorare della centralizzazione degli stati nazione che perdono la loro sovranità (quindi, prendi i movimenti di destra reazionaria che parlano di ritorno a una generalistica sovranità, non si menziona mai il popolo, ma lo stato, i confini ecc.)