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Visualizza Versione Completa : Finlandia: la Grecia del Nord



Kavalerists
03-10-16, 20:01
Anche il ricco e sviluppato Nord Europa ha la sua “mosca bianca”: la Finlandia, in recessione da circa 4 anni e con una situazione che non accenna a migliorare.
di Francesco Casalena - 3 ottobre 2016 http://www.lintellettualedissidente.it/wp-content/themes/ID/images/facebook.svg (http://www.facebook.com/share.php?u=http%3A%2F%2Fwww.lintellettualedisside nte.it%2Feconomia%2Fla-grecia-del-nord%2F&title=La%20Grecia%20del%20Nord) http://www.lintellettualedissidente.it/wp-content/themes/ID/images/twitter.svg (http://twitter.com/intent/tweet?status=La%20Grecia%20del%20Nord+http%3A%2F%2 Fwww.lintellettualedissidente.it%2FBkBcA+@IntDissi dente) http://www.lintellettualedissidente.it/wp-content/themes/ID/images/google+.svg (https://plus.google.com/share?url=http%3A%2F%2Fwww.lintellettualedissident e.it%2Feconomia%2Fla-grecia-del-nord%2F)
L’accordo dello scorso 14 giugno tra governo e sindacati, secondo il quale i lavoratori finlandesi si impegnano a rinunciare a tre giorni di ferie all’anno senza ricevere alcun aumento di stipendio, è soltanto l’ultima delle numerose misure di austerity (http://www.lintellettualedissidente.it/esteri-3/piigs-finalmente-un-film-sullausterity/)prese dal governo nel vano tentativo di arginare la crisi dilagante. La situazione, poco riportata dai media mainstream italiani, e sicuramente mai descritta in tutta la sua complessità, è catastrofica: la Finlandia è, tra tutti gli stati aderenti alla moneta unica, quello meno efficiente e meno produttivo, dopo la Grecia, naturalmente, sul piano del rapporto costi/profitti e della competitività. Dati di un anno fa, novembre/dicembre scorso per la precisione, evidenziano come il PIL si sia contratto di oltre il 5,5% in meno di 4 anni e la disoccupazione sia aumentata di quasi 5 unità percentuali. Inoltre, il debito pubblico è cresciuto di oltre un terzo dal 2008 e 2/5 della produzione industriale è andata persa. Nel 2011 l’inflazione stava al 4%, un ottimo valore, oggi si attesta appena sopra lo zero (qui (http://it.tradingeconomics.com/finland/indicators)).
Le cause? Troppi diritti ai lavoratori, troppa spesa pubblica, troppe poche tasse, secondo qualche burocrate-tecnocrate (http://www.lintellettualedissidente.it/italia-2/limpero-bancario-colpisce-ancora/) chiuso nel proprio ufficio in un grigio palazzo in quel di Bruxelles. Secondo altri, persone come Krugman, Stiglitz e Pissarides, la crisi è da imputare ad altri fattori, come la crisi della Nokia, acquistata ed in seguito ceduta dalla Microsoft, la contrazione del mercato della carta e le micidiali (per l’Europa) sanzioni alla Russia. Andando con ordine: negli ultimi 10 anni, con il boom della Apple, la Nokia ha perso grosse fette di mercato e proprio a causa dell’affermazione dei supporti digitali, di Amazon e degli ebooks la domanda mondiale di carta è diminuita più o meno di 1/3 dall’inizio del secolo. La Finlandia non è un “debito sovrano”, né tantomeno ha problemi di contabilità nazionale: il più grosso errore è stato trascurare l’innovazione tecnologica e sottovalutare i mercati emergenti. Poi, da un giorno all’altro, come una mazzata tra capo e collo, sono arrivate le sanzioni alla Federazione Russa per i primi disordini in Crimea e nel Donbass. Il valore lordo delle esportazioni finlandesi ammontava a circa 450 milioni di euro annui; i politici locali, invece, perfettamente allineati alle direttive di Francoforte e Bruxelles, hanno minimizzato tutto. Di fatto, non è facile calcolare i posti di lavoro perduti a causa delle sanzioni. Altra grossa spina nel fianco è l’età media della popolazione: tra le più alte d’Europa. La classe lavoratrice, insieme coi disoccupati, deve permettere allo Stato di assicurare agli anziani un carico pensionistico che si è ormai fatto insostenibile. Questa crisi demografica, purtroppo comune a tutto il Vecchio Continente, ha cominciato ad inasprirsi dallo scorso decennio, con il progressivo impoverimento della popolazione e l’aumento della disoccupazione. La mancanza o scarsità di reddito è uno tra i principali fattori socio-economici che impediscono la procreazione e, conseguentemente, lo sviluppo economico e tecnologico.
Ma, nei fatti concreti, che cos’è che differenzia la Finlandia dalle altre grandi economie del Nord Europa? Tralasciando la Norvegia, che ha un sistema di diversificazione dell’economia offshore piuttosto complesso, e facendo il paragone con la Svezia, notiamo che questi due paesi che si affacciano sul Baltico hanno avuto a partire dal secondo dopoguerra uno sviluppo economico molto simile. Poi, però, la Finlandia ha aderito all’Euro. Per questo oggi la Svezia, seppur con un PIL ridotto, è riuscita ad abbattere di un terzo la disoccupazione: grazie alla spesa pubblica. La Finlandia, invece, vive una tra le peggiori crisi della sua storia recente. Come ricorda Alberto Bagnai (http://www.lintellettualedissidente.it/rassegna-video/deficit-il-punto-sulleuropa-tra-sogno-e-realta-alberto-bagnai-2/), in occasione della recessione dell’inizio degli anni ’90 causata dal crollo dell’URSS, ai Finnici bastò sganciarsi dallo SME e svalutare del 25% per riportare il tasso di crescita del PIL in positivo e permettere una continua crescita fino al 2008. Oggi, purtroppo, tutto questo non è più possibile. “L’euro è stato un’idea orribile. Lo penso da tempo. Un errore che ha messo l’economia europea sulla strada sbagliata. Una moneta unica non è un buon modo per iniziare a unire l’Europa. I punti deboli economici portano animosità invece che rafforzare i motivi per stare assieme” (Amartya Sen).


La Grecia del Nord (http://www.lintellettualedissidente.it/economia/la-grecia-del-nord/)