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Visualizza Versione Completa : Arte e socialismo



LupoSciolto°
10-10-16, 10:51
Come pensate debba porsi l'arte nei confronti dell'ideale socialista? E come l'arte dovrà esprimersi in un'ipotetica società socialista?

L'artista deve essere un militante di professione? Un megafono di "partito"? O un'interprete della realtà sociopolitica capace, però, di non comunicare per slogan ma, al contrario, tramite riflessioni e suggestioni? Abbiamo , poi, bisogno di un neorealismo che affianchi l'arte di "denuncia"? E alla semplice "denuncia" , secondo voi, dovrebbe seguire un'opera propositiva?

Quali, quindi, i ruoli di letteratura, poesia, pittura, cinema, musica, architettura, teatro e chi più ne ha più ne metta?

Ancora: il privato deve essere "politico"? Mi piacerebbe parlarne con TUTTI i frequentatori del forum ma, nel dettaglio, vorrei conoscere i pareri di @Kavalerists (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=7467), @Logomaco (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=613), Dean M. e @MaIn (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=8508).

Spero che ci sia tanta "carne al fuoco" :D

Lèon Kochnitzky
10-10-16, 12:37
Credo che l'artista dovrebbe mantenersi libero e soprattutto custode del senso reale dell'arte, che è quella di essere provocazione e dissacrazione.

Grubach-Kléber
10-10-16, 12:56
Come pensate debba porsi l'arte nei confronti dell'ideale socialista? E come l'arte dovrà esprimersi in un'ipotetica società socialista?

L'artista deve essere un militante di professione? Un megafono di "partito"? O un'interprete della realtà sociopolitica capace, però, di non comunicare per slogan ma, al contrario, tramite riflessioni e suggestioni? Abbiamo , poi, bisogno di un neorealismo che affianchi l'arte di "denuncia"? E alla semplice "denuncia" , secondo voi, dovrebbe seguire un'opera propositiva?

Quali, quindi, i ruoli di letteratura, poesia, pittura, cinema, musica, architettura, teatro e chi più ne ha più ne metta?

Ancora: il privato deve essere "politico"? Mi piacerebbe parlarne con TUTTI i frequentatori del forum ma, nel dettaglio, vorrei conoscere i pareri di @Kavalerists (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=7467), @Logomaco (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=613), @Dean M. (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=14367) e @MaIn (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=8508).

Spero che ci sia tanta "carne al fuoco" :D

Lo Stato dovrebbe essere libero di sostenere artisti "di regime", la cui sensibilità sia in sintonia con gli ideali ed i valori di questo, senza che ciò si trasformi nell'impossibilità di quanti abbiano da esprimere altri contenuti di farlo.

Kavalerists
10-10-16, 22:01
Credo che l'arte/l'artista dovrebbe essere anzitutto libera dall'obbligo di veicolare "messaggi", e comunque non dovrebbe mai essere amplificatore di slogan, nè del potere nè di un antipotere.
Al riguardo, ecco un esempio (http://www.lintellettualedissidente.it/corsivi/i-negri-restano-negri-le-star-rimangono-star/) di cosa non dovrebbe essere l'arte.

LupoSciolto°
11-10-16, 12:04
Parere personale: l'arte non può essere scissa dalla politica. Questo non significa certo ridurre il tutto a slogan o parole d'ordine (ma d'altronde sappiamo bene che tali derive si possono evitare e , fotunatamente, sono state evitate) , quanto invece intersecare il proprio percorso artistico con la vita nella "polìs".
Grubach afferma che un regime, io preferisco parlare di governo, dovrebbe scegliere degli artisti "militanti" e schierati. Quasi dei megafoni. D'accordo. Però è anche vero che in diversi ambiti artistici, l'idea di un socialismo umanistico e nazionalitario dovrà penetrare senza forzature o imposizioni di alcun tipo. Saranno i frutti di un determinato percorso politico a condurre gli artisti verso un'altra idea di società. E non certo in maniera "coatta".
Questo, attenzione, non significa sopprimere il proprio mondo interiore, la pratica introspettiva o le proprie ed eventuali spinte verso la spiritualità. Il realismo socialista, in questo senso, non può più funzionare.

LupoSciolto°
11-10-16, 12:06
Espressioni come il neorealismo e il situazionismo (uno popolare e l'altro maggiormente di "nicchia") , devono essere studiate e riattualizzate.
Sul rapporto arte-politica, inoltre, credo sia d'obbligo leggere Gramsci. Parlando di una specifica forma d'arte, la musica, gli scritti di Adorno potrebbero tornare utili.

LupoSciolto°
11-10-16, 12:07
Credo che l'artista dovrebbe mantenersi libero e soprattutto custode del senso reale dell'arte, che è quella di essere provocazione e dissacrazione.
Dean M. Pur avendo una concezione diversa dell'arte (non "antipodale"), vorrei chiederti quali artisti e opere, negli ultimi anni, hanno attratto il tuo interesse.

Lèon Kochnitzky
11-10-16, 14:06
@Dean M. (https://forum.termometropolitico.it/member.php?u=14367) Pur avendo una concezione diversa dell'arte (non "antipodale"), vorrei chiederti quali artisti e opere, negli ultimi anni, hanno attratto il tuo interesse.

negli ultimi anni pochissimi. sono più legato al periodo delle Avanguardie (futurismo, cubismo, dadaismo) e ad artisti dissacratori come Duchamp o Arcimboldo (che ridicolizzava l'uomo riproducendone la figura con la frutta)

Grubach-Kléber
11-10-16, 14:15
Parere personale: l'arte non può essere scissa dalla politica. Questo non significa certo ridurre il tutto a slogan o parole d'ordine (ma d'altronde sappiamo bene che tali derive si possono evitare e , fotunatamente, sono state evitate) , quanto invece intersecare il proprio percorso artistico con la vita nella "polìs".
Grubach afferma che un regime, io preferisco parlare di governo, dovrebbe scegliere degli artisti "militanti" e schierati. Quasi dei megafoni. D'accordo. Però è anche vero che in diversi ambiti artistici, l'idea di un socialismo umanistico e nazionalitario dovrà penetrare senza forzature o imposizioni di alcun tipo. Saranno i frutti di un determinato percorso politico che dovranno condurre gli artisti verso una determinata idea di società. E non certo in maniera "coatta".
Questo, attenzione, non significa sopprimere il proprio mondo interiore, la pratica introspettiva o le proprie spinte verso la spiritualità. Il realismo socialista, oggi più che mai , non può funzionare.

Quando parlo di scelta da parte del governo/regime intendo una scelta che partendo dai vantaggi che ne possano derivare per esso si concretizza nel sostenere materialmente l'artista: in un contesto prevalentemente liberistico questi è sul mercato al pari di qualunque altro agente, quindi se la sua arte incontrerà il favore del pubblico o quantomeno di un pubblico potrà ambire a fare di quell'arte la propria occupazione, diversamente dovrà svolgerla in ambito amatoriale o semi-professionale (sempre che le sue condizioni economiche non gli permettano di poterlo fare indipendentemente dagli esiti commerciali); in un contesto di liberismo temperato o anticapitalismo lo Stato si affianca o si sostituisce al mercato e provvede in parte o in toto alla sussistenza economica dell'artista. Do per scontato che per ragioni anche solo meramente economiche lo Stato non possa sostenere tutta l'arte di tutti i cittadini, ergo dovrà operare delle scelte; sarebbe paradossale, anche se non mancano precedenti pure nei paesi ad economia prevalentemente liberista, se fosse scelto di finanziare artisti che esprimano valori, ideali ed istanze di alcun giovamento al governo/regime o magari in vistoso contrasto.

Poiché per esperienza pratica sappiamo che quel percorso che dovrebbe guidare gli artisti verso quell'idea (che io non condivido, ma il discorso vale anche per le idee che avrei io) è quantomeno assai difficoltoso e lontano nel tempo, il problema si pone già e soprattutto nel durante di questo tragitto.

LupoSciolto°
12-10-16, 10:09
Quando parlo di scelta da parte del governo/regime intendo una scelta che partendo dai vantaggi che ne possano derivare per esso si concretizza nel sostenere materialmente l'artista: in un contesto prevalentemente liberistico questi è sul mercato al pari di qualunque altro agente, quindi se la sua arte incontrerà il favore del pubblico o quantomeno di un pubblico potrà ambire a fare di quell'arte la propria occupazione, diversamente dovrà svolgerla in ambito amatoriale o semi-professionale (sempre che le sue condizioni economiche non gli permettano di poterlo fare indipendentemente dagli esiti commerciali); in un contesto di liberismo temperato o anticapitalismo lo Stato si affianca o si sostituisce al mercato e provvede in parte o in toto alla sussistenza economica dell'artista.

Su questo siamo d'accordo. Uno stato socialista dovrebbe promuovere e sostenere gli artisti che si offrono alla causa.




Do per scontato che per ragioni anche solo meramente economiche lo Stato non possa sostenere tutta l'arte di tutti i cittadini, ergo dovrà operare delle scelte;

Vero


sarebbe paradossale, anche se non mancano precedenti pure nei paesi ad economia prevalentemente liberista, se fosse scelto di finanziare artisti che esprimano valori, ideali ed istanze di alcun giovamento al governo/regime o magari in vistoso contrasto.

Attenzione: il capitalismo crea ANCHE il dissenso. Nel caso il dissenso risultasse difficilmente "incalabile", si ricorrerà all'acquisto dell'artista. Né più né meno. Pensa ai 99 Posse che suonano su MTV o ad Ascanio Celestini che recita dinnanzi alle telecamere del capitalista Cairo.




Poiché per esperienza pratica sappiamo che quel percorso che dovrebbe guidare gli artisti verso quell'idea (che io non condivido, ma il discorso vale anche per le idee che avrei io) è quantomeno assai difficoltoso e lontano nel tempo, il problema si pone già e soprattutto nel durante di questo tragitto.


Non hai tutti i torti. Ma un processo "egemonico" dovrà per forza di cose favorire la nascita di una cultura popolare, di lotta e rivoluzionaria. ANCHE E SOPRATTUTTO in regime demoborghese. Questo detto in parole povere. Purché non si intenda sostituire il processo rivoluzionario con il semplice progetto di egemonia culturale (le due cose, a mio avviso, dovrebbero viaggiare di pari passo).

LupoSciolto°
12-10-16, 10:10
Credo che l'arte/l'artista dovrebbe essere anzitutto libera dall'obbligo di veicolare "messaggi", e comunque non dovrebbe mai essere amplificatore di slogan, nè del potere nè di un antipotere.
Al riguardo, ecco un esempio (http://www.lintellettualedissidente.it/corsivi/i-negri-restano-negri-le-star-rimangono-star/) di cosa non dovrebbe essere l'arte.

Non sono del tutto d'accordo. Anche l'arte svolge un ruolo rivoluzionario. L'esempio che hai postato, a tal proposito, è emblematico riguardo la mancanza di qualsiasi forma di progettualità da parte degli "artisti contro" (ma pure dei loro portavoce "politici"). L'artista , come sostenuto nell'articolo, non deve limitarsi a contestare un determinato stato di cose ma, con tutti i suoi comprensibili limiti, deve anche offrire un barlume di alternativa.

LupoSciolto°
12-10-16, 10:11
Notare come la maggior parte degli artisti, forse perché vittime incosapevoli del politicamente corretto, non facciano quasi mai riferimento al tema della sovranità nazionale né a quello dello sfruttamento neoliberista. Preferiscono parlare, anche loro, di legalità, trasparenza, diritti individuali, pacifismo, "capitalismo diverso/sostenibile" o altri temi molto cari alla vulgata "liberal".

Egomet
12-10-16, 13:11
Credo che l'artista dovrebbe mantenersi libero

Concordo.
Purtroppo l'antitesi tra libera espressione e ossequio a un regime è, come spesso ha dimostrato la storia, evidente.

LupoSciolto°
12-10-16, 15:54
Concordo.
Purtroppo l'antitesi tra libera espressione e ossequio a un regime è, come spesso ha dimostrato la storia, evidente.

Beh è chiaro che io e te partiamo da presupposti ben differenti. Però non sarei così ingeneroso verso alcune valide produzioni culturali nate e cresciute nei paesi socialisti. La poesia e il teatro di Majakovskij, le avanguardie russe fino al '32, il cinema di Tarkovskij e la musica rock jugoslava (dal punk al rock avanguardistico di Laibach e Borghesia). Certo è che un nuovo socialismo dovrà saper ripensare l'arte, sapersi rapportare ad essa in maniera differente e non renderla un semplice "megafono".

LupoSciolto°
13-10-16, 10:36
Un contributo datato ma interessante

https://www.marxists.org/italiano/lunacharsky/arte.htm

Grubach-Kléber
13-10-16, 13:13
LS, ma di fronte a un caso come quello di un Gojko Đogo cosa pensi, come socialista?

LupoSciolto°
13-10-16, 16:14
LS, ma di fronte a un caso come quello di un Gojko Đogo cosa pensi, come socialista?

In linea di principio contrario, ma bisogna saper contestualizzare i fatti. Storicamente e non solo. Se ci sono prove incontrovertibili riguardo le colpe dell'artista "dissidente" (denaro da parte degli stati imperialisti, appartenenza a gruppi golpisti ecc... ) , si cercherà di ammonirlo. Ma nulla di più.

PS: tendo a precisare che parlo di un ipotetico contesto socialista. Chi si oppone al capitalismo e a questo stato, nonostante talune divergenze di prospettive, è per me degno di stima.

Grubach-Kléber
13-10-16, 20:42
In linea di principio contrario, ma bisogna saper contestualizzare i fatti. Storicamente e non solo. Se ci sono prove incontrovertibili riguardo le colpe dell'artista "dissidente" (denaro da parte degli stati imperialisti, appartenenza a gruppi golpisti ecc... ) , si cercherà di ammonirlo. Ma nulla di più.

PS: tendo a precisare che parlo di un ipotetico contesto socialista. Chi si oppone al capitalismo e a questo stato, nonostante talune divergenze di prospettive, è per me degno di stima.

Hai accennato prima, ma sarei interessato ad un approfondimento: tra le esperienze storiche di socialismo (dal 1917 in poi), quale è stata quella che secondo te, dal tuo punto di vista, ha avuto il rapporto migliore con le arti, dove per migliore intendo più produttivo sia per il governo/regime che per l'arte stessa?

LupoSciolto°
14-10-16, 10:24
Hai accennato prima, ma sarei interessato ad un approfondimento: tra le esperienze storiche di socialismo (dal 1917 in poi), quale è stata quella che secondo te, dal tuo punto di vista, ha avuto il rapporto migliore con le arti, dove per migliore intendo più produttivo sia per il governo/regime che per l'arte stessa?

La Russia comunista dal '17 (quando non era ancora URSS) al '32

Il Nord Vietnam di Ho Chi Minh

Il Nicaragua sandinista

La Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia

Il Venezuela di Chavez

Egomet
14-10-16, 14:39
Beh è chiaro che io e te partiamo da presupposti ben differenti. Però non sarei così ingeneroso verso alcune valide produzioni culturali nate e cresciute nei paesi socialisti. La poesia e il teatro di Majakovskij, le avanguardie russe fino al '32, il cinema di Tarkovskij e la musica rock jugoslava (dal punk al rock avanguardistico di Laibach e Borghesia). Certo è che un nuovo socialismo dovrà saper ripensare l'arte, sapersi rapportare ad essa in maniera differente e non renderla un semplice "megafono".

Certo, il mio era un discorso generale.
Quando viene regalato qualche buon frutto, ne riconosco, pur disprezzandone il contesto d'origine, il valore.