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Visualizza Versione Completa : Bobbio - Resistenza e Costituzione (1965)



Frescobaldi
11-10-16, 19:40
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ARCHIVIO NORBERTO BOBBIO, fascicolo 92. Manoscritto “Resistenza e Costituzione. (Moncalieri, 19 maggio 1965)”, 9 cc. rv. Inedito.

Si suole far finire la Resistenza nella Costituzione ed è perfettamente legittimo. Al momento cioè in cui nasce il nuovo stato. Ma sorge il problema: che rapporto tra Resistenza e Costituzione? C’è un rapporto di derivazione? Derivazione diretta, indiretta?

Mi pare che il problema si possa porre sotto tre aspetti: 1) L’origine; 2) Il contenuto; 3) Il significato nell’evoluzione della democrazia italiana.

In altre parole, queste sono le domande cui intendo rispondere:

1. se la Costituzione abbia avuto origine dalla Resistenza;

2. se il contenuto della Costituzione possa essere derivato in qualche modo dalla ideologia della Resistenza;

3. se lo sviluppo della Costituzione abbia costituito un prolungamento della Resistenza.

Dico subito anticipando che do una risposta pienamente affermativa alla prima domanda, affermativa, con qualche sfumatura, alla seconda, dubitativa alla terza.


L’origine della Costituzione.

Alla caduta del fascismo (25 luglio) erano aperte due possibilità: o il ritorno allo Statuto, o una nuova Costituzione. Prevalse in un primo tempo la prima alternativa, prevalse quando il movimento della Resistenza non era ancora cominciato.

Il R.D. del 2 agosto: “La Camera dei fasci e delle corporazioni è sciolta. Sarà provveduto, nel tempo di quattro mesi dalla cessazione dell’attuale stato di guerra, alle elezione di una nuova Camera dei deputati e alla conseguente convocazione ed inizio della nuova legislazione”, rimase lettera morta. Alla fine della guerra, ma di quale guerra?, ciò che cambiò fu proprio la guerra. L’8 settembre. La fuga di Pescara. L’Italia dal basso. I comitati di liberazione nazionale. Il dualismo (nuovo rispetto a quello del fascismo) tra corona e partiti Cln a Roma. La storia dei primi mesi è la storia di questo dualismo.

Nella dichiarazione del 16 ottobre il Cln romano, dopo aver denunciato il ritorno di Mussolini, lo spettro della guerra civile, e aver respinto l’attuale governo del re e di Badoglio, si propone la costituzione di un governo straordinario con questo scopo: “1) assumere tutti i poteri costituzionali dello Stato […]; 2) condurre la guerra di liberazione a fianco delle Nazioni Unite; 3) convocare il popolo al cessare delle ostilità per decidere sulla forma istituzionale dello Stato”. Il diritto del popolo italiano d’esprimere la sua volontà circa la forma istituzionale dello stato ha avuto il suo riconoscimento anche negli accordi interalleati di Mosca[1] (https://forum.termometropolitico.it/#_ftn1).

Congresso di Bari (28-29 gennaio 1944) ove viene creata la giunta permanente dei partiti antifascisti: il congresso mise in primo piano la richiesta dell’abdicazione del re, e il Cln a Roma insisterà sulla costituente (e un nuovo governo antifascista dopo la presa di Roma). Si trattava di tirar fuori la nazione dal terreno militare, cioè dichiarare la decadenza dello Statuto. La vittoria dei partiti antifascisti avvenne nell’aprile del 1944 quando il re dichiarò (12 aprile 1944) da radio Bari che si sarebbe impegnato a ritirarsi dalla vita pubblica “in maniera definitiva e irrevocabile” e a nominare il proprio principe ereditario luogotenente, quando Roma fosse liberata.

Dopodiché i partiti collaborarono con Badoglio, e fu il primo governo antifascista il cui programma approvato alla prima riunione proclamò: “Le questioni inerenti alla riforma costituzionale, compreso l’avvenire della monarchia saranno rimandate al momento in cui l’assemblea costituente-legislativa, liberamente eletta per suffragio universale, potrà risolvere tali problemi secondo la volontà del popolo”.

Poi il decreto del 5 giugno.

Col D.l. 16 marzo 1946 si ritorna all’idea del referendum che era già affiorata nella discussione prima del 25 giugno 1944. Si adottò una formula di compromesso.
R.D. 5 giugno nomina del luogotenente.

D.L. 25 giugno: “Dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali saranno scelte dal popolo italiano che a tal fine eleggerà, a suffragio universale diretto e segreto, una assemblea costituente per deliberare la nuova Costituzione dello Stato”.

Le elezioni per l’assemblea costituente furono fatte poco più di un anno dopo, cioè in tempo realisticamente breve. Ma la nazione aveva ottenuto una piccola rivincita col D.l. del 16 marzo 1946 che istituirà il referendum istituzionale. Fu una rivincita sul piano formale, non istituzionale. Il referendum diede ragione alla repubblica, cioè a quella parte che alla Resistenza aveva dato il maggiore contributo come dimostra la prevalenza di voti repubblicani nelle regioni ove la Resistenza era sta maggiormente sentita. (Ciò non toglie che ci siano stai anche monarchici resistenti… ma il posto dei monarchici era fuori della Resistenza mentre il posto dei repubblicani era dentro).

La Costituzione dunque non ha avuto soltanto origine dalla Resistenza ma è stata della Resistenza l’espressione politica fondamentale. Ecco perché noi continuiamo a richiamarci alla Resistenza. Sino a che questa Costituzione non sarà travolta avremo diritto di farlo.


Il contenuto

Qui il discorso è più complicato. La Costituzione non è una Costituzione rivoluzionaria, innovatrice, sì, ma non rivoluzionaria. Ma anche la Resistenza non è stata una rivoluzione. È stata tre cose: una guerra di liberazione nazionale (qui la sua somiglianza col Risorgimento); una guerra contro la dittatura (per il ripristino della libertà); una lotta ispirata da profondi ideali sociali egualitari. Ma non è stata la guerra di un partito, di un movimento che imprime l’impronta a un nuovo assetto politico e sociale. Bensì di una coalizione di partiti.

Di questi partiti uno solo era nuovo, e fu l’unico – si badi che non sopravvisse. Due erano nati prima del fascismo; il popolare e il comunista che erano partiti tradizionali.

L’unità era negativa: l’antifascismo. Ma il modo di combattere il fascismo era diverso perché diverso era il modo di interpretarlo. Due facce del fascismo. Combattevano la faccia borghese, il PCI e il PSI, la faccia [parola illeggibile] la DC e il PLI. Il Partito d’Azione le combatteva contemporaneamente tutte e due. Rappresentò in un certo senso una sintesi ma proprio per questo non resse all’urto.

Finita la guerra, si doveva passare dalla rivoluzione antifascista alla rivoluzione democratica. Periodo di assestamento. Crisi dei partiti, divisione tra una destra e una sinistra nel Partito d’Azione; tra i fusionisti e i non fusionisti nel PSI; tra monarchici e repubblicani; tra vecchi popolari e forze nuove più integraliste (Donati) nella DC.

Congressi dei partiti.

Comunista (29 dic. – 8 gen. 1946, Roma): alleanza tra le forze democratiche: grande partito nazionale.
Pd’A (4-8 febbraio, Roma): spaccatura del partito.

Socialista (11-17 aprile 1946, Firenze): il problema della fusione immediata, rinviata o respinta. Fu respinta la fusione e affermata l’unità della classe lavoratrice: su per giù ebbero gli stessi voti gli autonomisti (un po’ meno perché si divisero in due).

DC (23-29 aprile 1946, Roma): agnosticismo di fronte al problema istituzionale; prevalenza dell’indirizzo repubblicano. Il problema di fondo fu quello di laicismo e confessionalismo (uno degli esponenti più autorevoli era il Gonella) e ambiguità nelle questioni economiche (intervento statale o impresa privata?)

Partito liberale: verso destra (cioè verso la coalizione coi monarchici, donde la prima scissione con Antonicelli e Pepe). Congresso 29 aprile (Roma): vittoria netta della tesi monarchica, e sconfessione della politica del Cln.

Le elezioni amministrative (primavera 1946) e politiche del 2 giugno[2] (https://forum.termometropolitico.it/#_ftn2).

I risultati delle elezioni alla Costituente.

Dissoluzione del Partito d’Azione, già distrutto dalla crisi interna (Congresso di Roma). Si vede già dalla composizione dell’Assemblea Costituente quali sarebbero state le forze decisive. Socialisti e comunisti da un lato, democristiani dall’altro. L’espressione politica del tripartito.

I tre filoni della nostra Costituzione.

Il filone liberale classico (Benedetto Croce e Luigi Einaudi).

Il filone socialista (PCI e PSI formarono un’unità poi completata con il patto di unità d’azione).

Il filone cristiano sociale.

Conclusione: definizione della nostra Costituzione.


Il significato

Fu la Costituzione completamente innovatrice?

Più nella lettera che nello spirito con cui fu attuata. Novità istituzionale certo: repubblica, democrazia integrale; ma molte di queste novità erano soltanto programmatiche: i diritti sociali (basti pensare che la scuola dell’obbligo a quattordici anni è stata attuata soltanto in questi anni); altre, che non erano programmatiche, non furono attuate subito (la Corte costituzionale), e nemmeno ora (le regioni e il referendum).
La svolta avvenne subito alle elezioni del 18 aprile 1948.

La continuità rispetto al prefascismo. 1) Il fascismo come parentesi: nessun problema risolto; quelli risolti non erano problemi. L’unica grande realizzazione del fascismo che è rimasta è il concordato. 2) La forza delle cose, cioè della situazione sociale ed economica che era rimasta quella di prima.
Resistenza e Risorgimento: la grande frattura era avvenuta alla fine della prima guerra mondiale: finita la questione nazionale, sorti i nuovi partiti di massa: una vera e propria svolta. Finita la classe politica che aveva guidato l’Italia dopo l’unità. Solo allora cominciarono a perdere ogni senso distinzioni come quella tra destra e sinistra storica. Tanto grossa la svolta che il paese crollò. Appunto la Resistenza rappresentò il termine di mediazione[3] (https://forum.termometropolitico.it/#_ftn3) tra l’Italia prefascista e quella nuova. L’evento che ha permesso al paese di superare il baratro.

Questa è la Resistenza reale, quella che si è realizzata nei fatti. Ma accanto alla Resistenza storica e reale c’è una Resistenza ideale, una Resistenza perenne alla quale ci richiamiamo nei momenti difficili come a una forza morale, superiore agli eventi. Così è avvenuto del Risorgimento: accanto al Risorgimento reale (spesso meschino) c’è stato un Risorgimento ideale che è stata la grande forza ideale che ha mosso le generazioni dei nostri padri.

Quali sono gli elementi di questa Resistenza ideale:

l’anelito della libertà (la scelta);

il superamento del passatismo;

l’abbraccio più profondo del principio democratico cioè del governo dal basso e cioè della partecipazione di tutti alla cosa pubblica.

Nonostante le cadute, e le defezioni, non dispereremo fino a quando saremo riusciti a tenere vivo questo spirito che può dare qualche guizzo nei momenti di disperazione e di esasperazione.

Ora e sempre Resistenza.


Norberto Bobbio – 19 maggio 1965


Da N. Bobbio, Eravamo ridiventati uomini. Testimonianze e discorsi sulla Resistenza in Italia, Einaudi, Torino 2015.


https://www.facebook.com/notes/norberto-bobbio/resistenza-e-costituzione-1965/1230309690345777


[1] (https://forum.termometropolitico.it/#_ftnref1) Si riferisce alla dichiarazione “dei sette punti” di Mosca, 30 ottobre 1943, dove si riconosce il “diritto del popolo italiano di scegliersi, in ultima analisi, la sua propria forma di governo”.


[2] (https://forum.termometropolitico.it/#_ftnref2) Nel testo Bobbio fornisce uno schema riassuntivo dei risultati elettorali.


[3] (https://forum.termometropolitico.it/#_ftnref3) In margine “il tratto di unione”.