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Visualizza Versione Completa : Arte e libertà



Egomet
02-12-16, 17:04
Qual è lo stato di salute delle espressioni artistiche odierne?
Difficile rispondere.
Di certo l'arte paga ancora il dazio di una frattura -insanabile?- tra l'attività poietica avente come riferimento la forma e il logos fiorito intorno a essa, tramite il quale si è sperato per lungo tempo di poter mantenere in vita la rincorsa all'inedito imposta dalle avanguardie novecentesche.
Pur riconoscendo l'enorme importanza della rivoluzione artistica iniziata nell'ultimo tratto del diciannovesimo secolo, non credo sia un'operazione peregrina metterne in luce anche la degenerazione e gli aspetti più deleteri.
Tale critica non deve necessariamente conformarsi a certe tensioni neo-romantiche o alle riflessioni, pur interessanti, sulla sacralità dell'arte e la raffinatezza della nobiltà contrapposte all'inettitudine del borghese alla mercé di critici e galleristi, partorite dalla penna di Elémire Zolla.

Fintanto che il conflitto tra limite formale e guizzi creativi tesi al suo superamento si era mantenuto nell'equilibrio di una dialettica tutta incentrata sulla manipolazione della materia, il rigore era felicemente sfidato, talora anche beffato, dai più indomiti, sempre però con le sue stesse fertili armi, il fare e il progettare.
Con l'aumento del prestigio delle avanguardie nel panorama artistico internazionale e il conseguente inasprimento della guerra alla tradizione, il peso del logos crebbe, finché, valendosi di esso come di un grimaldello, i profeti più intransigenti del nuovo scardinarono ogni canone poietico, edificando sulle macerie un gusto prepotente per la parola.
Il gesto artistico si tramutò così in giustificazione verbale della sua assenza, in didascalia priva di immagine, in manuale di istruzioni senza prodotto.
Nell'affannosa corsa alla disgregazione, lo svuotamento del processo produttivo trovava il suo contraltare nell'ansia da manifesto, nel piacere del pontificare e nel compiacimento dei dibattiti.
I pochi, tra cui Tzara prima della conversione al surrealismo, a intuire i pericoli di una simile deriva risposero a colpi di ironia e trovate salaci.
Malgrado le buone intenzioni, anche le voci fuori dal coro si arresero all'avanzata del logos o ne trassero beneficio.
Tuttavia, nel corso del ventesimo secolo, specie dal dopoguerra in avanti, un rinnovato interesse per il contrasto tra forma e azzardo, da risolversi naturalmente nell'atto poietico stesso, sembra aver guadagnato terreno.
In campo musicale, il crescente prestigio dell'opera di Sofia GubaJdulina -in cui non mancano del tutto riferimenti meta-musicali, ma sono costantemente tradotti nel linguaggio della materia sonora- è un buon esempio di un certo ritorno al fare.

Considerate queste mie noiose righe un modo per dare il la a una discussione su arte e libertà.
Qualsiasi prospettiva sarà ben accetta, così come qualsiasi spunto.

Lèon Kochnitzky
02-12-16, 19:44
L'importante e' che l'arte non incroci mai il potere. Neanche nel caso di una vittoria del socialismo o del libertarismo. Se, come nella concezione di Diogene o dell'antichità, l'arte rimane provocazione, assolve al suo ruolo creatore.

Egomet
02-12-16, 21:44
L'importante e' che l'arte non incroci mai il potere. Neanche nel caso di una vittoria del socialismo o del libertarismo. Se, come nella concezione di Diogene o dell'antichità, l'arte rimane provocazione, assolve al suo ruolo creatore.

Sono totalmente d'accordo, però non vedo le funzioni dell'arte esaurirsi nella sola provocazione.
La compartecipazione al dolore di esistere di autore e fruitore, con la catarsi amara che ne deriva, per esempio, è un altro compito assolto magnificamente dall'arte (per quanto mi riguarda, soprattutto dalla poesia e dalla prosa, ma non esclusivamente).

Pestis nigra
02-12-16, 21:59
Confondete l' "avanguardia" (oramai retroguardia), lo sperimentalismo novecentesco e altra robaccia con l'arte, che invece è sempre stata mecenatica ed intrallazzante col potere.

Egomet
03-12-16, 01:30
Confondete l' "avanguardia" (oramai retroguardia), lo sperimentalismo novecentesco e altra robaccia con l'arte, che invece è sempre stata mecenatica ed intrallazzante col potere.

Certo, si parla di arte degli ultimi centocinquanta anni circa .
Comunque non opererei nessuna distinzione, giacché a mio giudizio la linea di demarcazione è l'atto poietico, non la collocazione temporale.
Se poi volessimo fare un'analisi cronologica, senza subbio avresti ragione: nel passato la connessione tra arte, mecenatismo e spirito encomiastico -sincero o forzato- era indissolubile.

Egomet
05-12-16, 14:56
Un buon esempio di continua tensione tra forma e trasgressione è stato, è in parte è ancora, il jazz.
Col passare degli anni, questo linguaggio, più che un genere una vera e propria forma mentis, è stato stritolato da due forza contrarie: da una parte la sclerotizzazione dei suoi stilemi in funzione di una maggior commercializzazione, dall'altra la reazione a quel processo con l'esodo nel radicalismo duro e puro della post-new thing.
Per fortuna, tra un'atmosfera rarefatta, quanto scontata, a misura di vecchietta o di club per affaristi e le estenuanti cascate di sovracuti e dissonanze, lo spirito primigenio della contaminazione e della libertà espressiva dà ancora prova di essere vivo.
Pur non potendo più contare sulla fecondità dei decenni scorsi, nei quali nuove soluzioni sonore di assoluta qualità erano all'ordine del giorno, di tanto in tanto qualche gioiello viene ancora regalato all'ascoltatore.
Venendo al legame con la libertà, è impossibile non riscontrare già nell'impasto sonoro del jazz, con il suo equilibrio ora precario ora perfetto fra monologo e dialogo, la ragion d'essere della persecuzione di cui è stato vittima nei regimi di diverso colore.
Neppure intellettuali come Adorno e Anders ne hanno compreso appieno la forza, preferendo fermarsi alla superficie delle sue manifestazioni più popolari e innocue, figlie della manipolazione commerciale dei bianchi.

Pestis nigra
10-12-16, 15:14
Il jazz oramai fa parte della sottocultura di giovani ricchi bianchi occidentali.
Resta il fatto che il jazz essendo quasi solo improvvisazione è arte di basso livello.

"Chi distingue con meno rigore e ama abbandonarsi all'imitazione della memoria, potrà in certi casi diventare un buon improvvisatore; ma rispetto al pensiero artistico scelto con serietà e fatica, l'improvvisazione artistica sta molto in basso. Tutti i grandi furono grandi lavoratori instancabili non solo nell'inventare ma anche nel rifiutare, nel vagliare, nel trasformare, nell'ordinare".

Umano, troppo umano, I, 155.

Egomet
10-12-16, 16:06
Non è la composizione del pubblico di fruitori a inficiare la qualità di una forma espressiva.
Se così fosse, qualsiasi arte sarebbe compromessa.
Sin dagli albori, l'improvvisazione ha fatto parte del linguaggio musicale in posizione assolutamente non subordinata alla composizione, tant'è che lo stesso Bach era un eccellente improvvisatore.
In qualsiasi processo compositivo, le idee di base, i primi nuclei tematici su cui intessere la trama dell'armonia e della variazione nascono spesso da spunti improvvisati.

Pestis nigra
11-12-16, 17:33
Delle improvvisazioni di Bach fortunatamente non è rimasto alcunché.
Quel che invece c'è è la limatura delle sue improvvisazioni.

Il jazz, invece, nasce come improvvisazione e muore come improvvisazione. È stato solo fortunato a nascere nel '900, quando i bianchi hanno inventato metodi di registrazione delle onde sonore.
Fosse nato poco prima sarebbe scomparso persino dai ricordi.

Egomet
12-12-16, 17:30
Secondo le testimonianze, le improvvisazioni di Bach erano all'altezza delle sue composizioni.
Se tu componessi musica, non saresti così rigido nell'operare divisioni, perché coglieresti quanta intima interdipendenza esista tra l'atto del comporre e quello dell'improvvisare.
Certamente la nascita di tecniche di incisione e dei relativi supporti ha favorito la diffusione del jazz, tuttavia la sua energia ne avrebbe garantito comunque la sopravvivenza in quanto gesto espressivo irripetibile nel dettaglio ma riproponibile nelle intenzioni.
Sinceramente, pur rispettandola, non comprendo la tua avversione; è di natura ideologica o puramente estetica?

Pestis nigra
16-12-16, 00:26
Mio fratello studia composizione e io suono il pianoforte (da autodidatta), quindi so abbastanza bene che per potere ottenere un'opera perfetta bisogna stare lì a scrivere e riscrivere, semplicemente come un testo scritto.
Onestamente non saprei: forse è mera cattiveria verso i neri, quindi assolutamente non in tema con la sezione.

Egomet
16-12-16, 16:07
Mio fratello studia composizione e io suono il pianoforte (da autodidatta), quindi so abbastanza bene che per potere ottenere un'opera perfetta bisogna stare lì a scrivere e riscrivere, semplicemente come un testo scritto.


Quantunque il labor limae sia parte integrante dell'attività compositiva, la scaturigine di ogni creazione musicale è il guizzo dell'istante.
Comunque, anche volendo dividere i due ambiti, il rapporto sarebbe paritetico e non gerarchico.


Onestamente non saprei: forse è mera cattiveria verso i neri, quindi assolutamente non in tema con la sezione.

Non solo non è in tema con la sezione e la discussione, ma è anche un criterio valutativo assurdo.

PS per errore ho selezionato la funzione "modifica messaggio" anziché quella "rispondi citando" (mi capita spesso nella fretta), ma non ho modificato neppure di una virgola il tuo messaggio.
Del resto non lo faccio mai, a meno che non vi siano insulti ad altri utenti.

Pestis nigra
16-12-16, 21:45
Quantunque il labor limae sia parte integrante dell'attività compositiva, la scaturigine di ogni creazione musicale è il guizzo dell'istante. Comunque, anche volendo dividere i due ambiti, il rapporto sarebbe paritetico e non gerarchico.

Se ti piacciono i guizzi dell'istante leggiti solo le bozze dei romanzi e non i romanzi compiuti.




Non solo non è in tema con la sezione e la discussione, ma è anche un criterio valutativo assurdo. PS per errore ho selezionato la funzione "modifica messaggio" anziché quella "rispondi citando" (mi capita spesso nella fretta), ma non ho modificato neppure di una virgola il tuo messaggio. Del resto non lo faccio mai, a meno che non vi siano insulti ad altri utenti.

Per me puoi modificare quel che vuoi; qui la gerarchia mi pone sotto.

Egomet
17-12-16, 19:21
Se ti piacciono i guizzi dell'istante leggiti solo le bozze dei romanzi e non i romanzi compiuti.



Il piacere per una cosa non esclude quello per l'altra: si può godere d un'architettura accuratamente organizzata così come di una subitanea intuizione o di un vortice estemporaneo.
Senza contare che il jazz non è solo improvvisazione, ma anche sintesi di individuale e colletivo, libertà espressiva, commistione.


Per me puoi modificare quel che vuoi; qui la gerarchia mi pone sotto.

Non dire sciocchezze da fanatico: non l'ho mai fatto e non lo farei mai.
Perfino fascisti mascherati e cloni dei cloni hanno scritto qui liberamente, vuoi che non possa farlo un fascista dichiarato?

Pestis nigra
17-12-16, 21:32
Il piacere per una cosa non esclude quello per l'altra: si può godere d un'architettura accuratamente organizzata così come di una subitanea intuizione o di un vortice estemporaneo.
Senza contare che il jazz non è solo improvvisazione, ma anche sintesi di individuale e colletivo, libertà espressiva, commistione.
Non c'è dubbio, ma in base al principio gerarchico onnipresente ci possono essere due cose belle, di cui una è più bella.




Non dire sciocchezze da fanatico: non l'ho mai fatto e non lo farei mai.
Perfino fascisti mascherati e cloni dei cloni hanno scritto qui liberamente, vuoi che non possa farlo un fascista dichiarato?
Io sono un nietzschiano, non un fascista.
Nel fascismo vorrei vedere viverci solo gli altri.

Lèon Kochnitzky
19-12-16, 01:28
Sicuramente Nietzsche ha capito l'aspetto dinamitardo e dionisiaco dell'arte più di quanto possa averlo capito un reazionario

Egomet
19-12-16, 15:48
Non c'è dubbio, ma in base al principio gerarchico onnipresente ci possono essere due cose belle, di cui una è più bella.


A dispetto delle citazioni e dell'immaginario di riferimento, l'avversione per i neri condivide la medesima arbitrarietà con la fantomatica divisione dello scibile in gerarchie.
Considerato il punto di arrivo e la scarsa qualità dei contributi, il nostro contenzioso si sarebbe potuto esaurire in un paio di scambi di idee riassumibili in un classico de gustibus etc.
Direi di ritornare sul legame tra arte e libertà, tra poiesi e discorso o ad altri argomenti inerenti all'argomento.