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Visualizza Versione Completa : la società liquida di Baumann



MaIn
09-01-17, 19:01
https://it.wikipedia.org/wiki/Zygmunt_Bauman#Societ.C3.A0_fluida


Nei suoi ultimi lavori, Bauman ha inteso spiegare la postmodernità usando le metafore di modernità liquida e solida. Nei suoi libri sostiene che l'incertezza che attanaglia la società moderna deriva dalla trasformazione dei suoi protagonisti da produttori a consumatori[4] (https://it.wikipedia.org/wiki/Zygmunt_Bauman#cite_note-4). In particolare, egli lega tra loro concetti quali il consumismo (https://it.wikipedia.org/wiki/Consumismo) e la creazione di rifiuti umani, la globalizzazione (https://it.wikipedia.org/wiki/Globalizzazione) e l'industria della paura, lo smantellamento delle sicurezze e una vita liquida sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del gruppo per non sentirsi esclusa, e così via.
L'esclusione sociale elaborata da Bauman non si basa più sull'estraneità al sistema produttivo o sul non poter comprare l'essenziale, ma sul non poter comprare per sentirsi parte della modernità. Secondo Bauman il povero, nella vita liquida, cerca di standardizzarsi agli schemi comuni, ma si sente frustrato se non riesce a sentirsi come gli altri, cioè non sentirsi accettato nel ruolo di consumatore. In tal modo, in una società che vive per il consumo, tutto si trasforma in merce, incluso l'essere umano.
La critica alla mercificazione delle esistenze e all'omologazione planetaria si fa spietata soprattutto in Vite di scarto, Dentro la globalizzazione e Homo consumens

MaIn
09-01-17, 23:36
https://www.avvenire.it/agora/pagine/il-testamento-di-zygmunt-bauman-negli-interventi-su-avvenire
https://www.avvenire.it/c/2017/PublishingImages/8eff7f6109a042748b263cfae762cb24/MMF2015102_54082746.jpg?width=1024
Zygmunt Bauman

Il testamento filosofico di Zygmunt Bauman negli ultimi scritti pubblicati su Avvenire.
«Il dialogo è vera rivoluzione culturale (https://www.avvenire.it/chiesa/Pagine/parliamoci-vera-rivoluzione-culturale) (l'ultima intervista ad Avvenire dal Meeting interreligioso di Assisi, di Stefania Falasca pubblicata il 20 settembre 2016)
«Cari top manager, siate piu giusti» (https://www.avvenire.it/agora/pagine/bauman-cari-top-manager-siate-piu-giusti) (13 ottobre 2016)

«Io disabile in un mondo che esclude» (https://www.avvenire.it/agora/pagine/bauman-sulla-disabilita) (30 gennaio 2012)

«Contro l'Europa del sospetto» (https://www.avvenire.it/agora/pagine/bauman-contro-europa-sospetto-intervista) (intervista di Fulvio Scaglione pubblicata il 13 luglio 2016)
«La speranza della Buona notizia» (https://www.avvenire.it/agora/pagine/bauman-)(intervista di Lorenzo Fazzini pubblicata il 12 novembre 2015)

MaIn
10-01-17, 01:50
Zygmund Bauman, il teorico della postmodernità | Avanti! (http://www.avantionline.it/2017/01/zygmund-bauman-il-teorico-della-postmodernita/#.WHQhsRvhDIU)

Zygmund Bauman, il teorico della postmodernità Pubblicato il 09-01-2017







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http://www.avantionline.it/wp-content/uploads/2017/01/bauman-e1483982435699.jpgUn nuovo lutto nel mondo accademico e culturale, è morto all’età di 91 anni a Leeds il grande sociologo e filosofo polacco Zygmund Bauman, teorico della società liquida. Più di altri aveva infatti compreso il funzionamento della nostra società utilizzando appunto la definizione di “società liquida”: il tessuto della società contemporanea, sociale e politico, è “liquido”, cioè sfuggente a ogni categorizzazione, a causa sia della globalizzazione, che delle dinamiche consumistiche, senza dimenticare il crollo delle ideologie che nella postmodernità hanno causato uno spaesamento dell’individuo e quindi la sua esposizione brutale alle spinte, ai cambiamenti e alle “violenze” della società contemporanea dell’incertezza, che spesso portano a omologazioni collettive immediate e a volte inspiegabili per esorcizzare la “solitudine dell’uomo comune”, come si chiama uno dei suoi lavori più celebri. Con la crisi del concetto di comunità è infatti emerso un individualismo sfrenato, dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista di ciascuno, da cui guardarsi. Questo “soggettivismo” ha minato le basi della modernità, l’ha resa fragile, da cui una situazione in cui, mancando ogni punto di riferimento, tutto si dissolve in una sorta di liquidità. Tutto questo era anche causa di una crisi dello Stato che garantiva ai singoli la possibilità di risolvere in modo omogeneo i vari problemi del nostro tempo, e con la sua crisi ecco che si sono profilate la crisi delle ideologie, e dunque dei partiti.
Bauman aveva osservato la società subendo in prima persona le catastrofi del secolo scorso. Era nato a Poznan, in Polonia, il 19 novembre 1925 da una famiglia di origini ebree, in seguito all’invasione del suo Paese da parte delle truppe naziste all’inizio della seconda guerra mondiale, Bauman fugge, adolescente, con i genitori in Unione Sovietica e si arruola in un corpo di volontari per combattere contro i nazisti. Nel 1968, è costretto di nuovo a emigrare in seguito a un’epurazione antisemita messa in atto dal governo polacco e si rifugia prima in Israele, dove ha insegnato all’Università di Tel Aviv, poi in Gran Bretagna dove, dal 1971 al 1990, è stato professore di sociologia all’Università di Leeds, di cui ora era emerito.
Conosciuto e molto stimato in Italia, quasi tutti i suoi libro sono stati pubblicati da Laterza: “Vita liquida”, “Consumo dunque sono” e “L’arte della vita”, “Il demone della paura”, “Modernità liquida”, “Amore liquido”, “Capitalismo parassitario”, “L’etica in un mondo di consumatori”, “Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone”, “Danni collaterali. Diseguaglianze sociali nell’età globale”, “Paura liquida”, “La società sotto assedio”, “Sesto potere”, “Stranieri alle porte”.

MaIn
10-01-17, 01:52
http://ilmanifesto.info/cms/wp-content/uploads/2017/01/09/bauman-1-409x512.jpg

MaIn
10-01-17, 23:33
La società liquida non distrugge la speranza | riforma.it (http://www.riforma.it/it/articolo/2017/01/10/la-societa-liquida-non-distrugge-la-speranza)

Definire Zygmunt Bauman come il sociologo (o il filosofo, o il teorico) della «società liquida», come è stato fatto e si sta facendo ora che è deceduto all’età di 91 anni, è forse riduttivo. Né gli rende giustizia limitare il suo pensiero agli ultimi anni, alla grande produzione di libri e articoli e soprattutto all’elevatissimo numero di interventi in congressi, dibattiti e convegni (molto volentieri, tra l’altro, in Italia). Bauman, polacco di origine ebraiche ma da molti anni residente in Inghilterra, prima di analizzare la società «postmoderna» a partire dagli anni 1990, ha offerto a tutti noi una interpretazione sconvolgente di Auschwitz e dello sterminio degli ebrei.Modernità e olocausto (1989, ed. it. Il Mulino, 1992) suscitò scalpore perché considerava la Shoah non come un accidente della storia, ma come un esito della mentalità moderna; non una parentesi sciagurata e disumana, ma un effetto dell’inquadramento razionale dell’agire umano. Poi, certo, sono venute le opere più note: Il disagio della postmodernità (2000, ed. it. B. Mondadori, 2002), Modernità liquida (Laterza, 2002), Amore liquido e Vita liquida (Laterza, entrambi nel 2006), e ancora Communitas. Uguali e diversi nella società liquida (Aliberti, 2013) e Futuro liquido (Albo Versorio, 2014), a cui si inframmezzavano Vite di corsa. Come salvarsi dalla tirannia dell’effimero (Il Mulino, 2009), L’arte della vita (id.) e molti altri. In tutte le sue opere lo studioso delineava lo sfondo, su cui ogni problema contemporaneo si annuncia: uno sfondo di individualismo, precarietà e allentamento dei legami sociali, ormai transitori, volubili e soggetti a mille variabili. La liquidità, sì, ma anche la necessità di reagire a essa.Costante è stata negli ultimi vent’anni, l’attenzione del quotidiano della Cei Avvenire nei confronti di Bauman, e nelle chiese protestanti in molti sermoni sono echeggiati i concetti che lo hanno reso famoso; perché questo studioso laico ha interessato e coinvolto molto anche i credenti? «Pur dicendosi laico – dice Daniela Di Carlo, pastora alla chiesa valdese di Milano, che ha iniziato a leggere i suoi libri quando era direttora del centro ecumenico Agape (Prali, To) –, Bauman aveva il forte retroterra dell’ebraismo, che a volte emergeva. Dietro la descrizione della “società liquida” e le riflessioni più “politiche” ci sono le domande fondamentali intorno al senso della vita, alla fragilità dell’essere umano, alla necessità, da parte di quest’ultimo, di riconoscere la propria dipendenza dagli altri esseri umani. Di fronte alle cadute, di cui sono fatte le nostre vite, e che dobbiamo saper accettare, ha sempre opposto la speranza della risalita. Certamente egli, in quanto non credente, cercava le risposte nel ruolo dello Stato nei momenti di disgrazia dei cittadini e delle cittadini (da qui le sue riflessioni sul Welfare), ma aveva la speranza incondizionata nell’esercizio della razionalità e la consapevolezza che l’umanità non nasce predeterminata ma ha la capacità di decidere del proprio destino con le proprie scelte: una centralità, dunque, del soggetto pensante, chiamato all’esercizio della responsabilità individuale e alla valorizzazione delle differenze; e non è tutto: nel suo libro L’arte della vita ci parla dell’amore e della felicità come strumento di resistenza a quanto accade nella società, e dunque la riscoperta dell’etica come base dell’agire».Molti temi, dunque, cari al protestantesimo. Ma in che modo le chiese possono portare la loro testimonianza in uno sfondo come quello descritto da Bauman? «Attraverso le sue analisi politiche – prosegue la pastora Di Carlo – Bauman ci offre una grande consapevolezza: il fatto che la società sia “liquida” non significa che le persone debbano essere sradicate né destrutturate; l’etica è la qualità su cui basare le proprie scelte e i rapporti di prossimità con gli altri e le altre, cercando di fare un bene che non è solo “il mio bene”, ma quello di tutti e tutte; si tratta di scoprire nelle altre e negli altri una risorsa per resistere a questa liquidità. In questo compito le chiese protestanti sono attrezzate, perché la nostra “solidità” non sta in noi stessi ma viene da Dio; non ci fa paura vivere in un mondo liquido, siamo dei soggetti solidi perché siamo radicati in Cristo».