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Avamposto
27-07-10, 10:40
Le SS in Tibet


1 gennaio 2000


Autore: Claudio Mutti



La Deutsches Ahnenerbe – Studiengesellschaft für Geistesurgeschichte („Eredità tedesca degli antenati – Società di studi per la preistoria dello spirito“) sorse il 1 luglio 1935 per iniziativa del Reichsführer SS Heinrich Himmler, il quale concepì l’idea di dar vita a tale istituzione in seguito alla lettura dell’opera dell’olandese Herman Wirth (1), da lui personalmente incontrato un anno prima. Della nuova Società di studi fu segretario generale, fino alla fine, l’Obersturmbannführer SS Wolfram Sievers, che sarà processato a Norimberga e impiccato. La sede della Società era a Berlin-Dahlem, Pücklerstrasse n. 16, mentre la fondazione che la sosteneva economicamente si trovava al n. 28 della Wilhelmstrasse.
Principale organo di stampa della Deutsches Ahnenerbe, che pubblicava libri e periodici, fu la rivista “Germanen”.
L’Ahnenerbe nacque sotto il patronato congiunto delle SS e del Ministero dell’Agricoltura: oltre a Himmler, era entrato in rapporto col professore olandese anche il ministro Richard Walther Darré, il quale avvertiva pure lui l’esigenza di un’istituzione scientifica che fornisse solide basi alla dottrina del Partito. Ma la collaborazione tra Himmler e Darré non sarebbe durata a lungo, data la loro divergenza di vedute circa l’Idealtypus germanico, che per il ministro dell’Agricoltura (e per lo stesso Wirth) era rappresentato dal contadino, mentre per il capo delle SS si identificava con la figura del guerriero. Al professor Wirth, che lasciò la Ahnenerbe nel febbraio 1937, subentrò come presidente della Società Walther Wüst, rettore dell’Università di Monaco e membro dell’Accademia delle Scienze, il quale era affiancato da uno stretto collaboratore di Himmler, Bruno Galke. Nel 1943 Wüst diede le dimissioni; ciò non gli evitò di essere condannato a morte a Norimberga, anche se la pena capitale gli venne poi commutata.
L’unica menzione pubblica fatta da Himmler circa la Ahnenerbe si trova in un discorso del gennaio 1937. Parlando del Servizio razziale delle SS, il Rasse und Siedlungshauptamt, Himmler disse che “esso ha anche l’incarico di effettuare ricerche scientifiche in collaborazione con l’Istituto Ahnenerbe. Così – proseguì il Reichsführer SS – ad Altchristenburg abbiamo scoperto una fortezza su una superficie di trenta iugeri. (…) Dal punto di vista scientifico e dottrinale, il nostro compito consiste nello studiare queste cose senza falsificarle, in maniera obiettiva. Le scoperte fatte dall’Istituto Ahnenerbe ad Altchristenburg hanno rivelato l’esistenza di sette strati (…) Tutte queste cose ci interessano, perchérivestono la massima importanza nella nostra lotta ideale e politica”. E fu lo stesso Himmler, stando almeno a quanto dichiarato da Sievers a Norimberga, a riassumere lapidariamente il programma generale delle attività demandate alla Ahnenerbe, con queste parole: “Raum, Geist, Tod und Erbe des nordrassischen Indogermanentums” (“Spazio, spirito, morte ed eredità del mondo indogermanico di razza nordica”).
In altri termini, la Società aveva il compito di effettuare ricerche sullo spirito ariano, di salvare e rinvigorire le tradizioni popolari, di diffondere tra la popolazione la cultura tradizionale germanica. Sorsero quindi in seno alla Ahnenerbe una cinquantina di dipartimenti, ciascuno dei quali si dedicava a un particolare settore d’indagine: i canti tradizionali, le danze popolari, gli stili regionali, l’etnografia, le leggende, la geografia sacra ecc. Ci si occupò della costruzione di monumenti che celebrassero la gloria del popolo tedesco e degli eroi della rivoluzione nazionalsocialista; si intrapresero scavi archeologici; ci si impegnò nella conservazione dei monumenti storici (tra i quali, la sinagoga Staronova di Praga, risalente al XIII secolo). Per dire quale fu il livello degli studiosi che collaborarono con la Ahnenerbe, basterebbe menzionare l’Ehren SS (“SS ad honorem”) Franz Altheim, il grande storico delle religioni (2).
Oltre a ciò, nell’Ahnenerbe c’era anche una sezione che si occupava di studi tradizionali. Essa, secondo Brissaud, “aveva un eminente collaboratore nella persona di Friedrich Hielscher, amico dell’esploratore svedese Sven Hedin, amico di Karl Haushofer, di Wolfram Sievers, di Ernst Jünger e anche di… Martin Buber” (3). Friedrich Hielscher è il “Bodo” o “Bogo” dei Diari di Jünger. Nato a Guben nella Bassa Lusazia il 31 maggio 1902, partecipò nel 1919 alle azioni dei Corpi Franchi; poi diventò dottore in legge, giornalista e scrittore, “una delle teste pensanti che diressero e formarono i circoli nazional-rivoluzionari” (4). Nell’aprile del 1928 assunse la direzione della rivista nazional-rivoluzionaria “Der Vormarsch”, che era stata diretta da Jünger; nel 1930 cominciò a pubblicare “Das Reich”, un periodico omonimo del suo trattato di “teologia dell’Impero”: Das Reich, Berlin 1931.
“Il nome di Friedrich Hielscher – scrive Brissaud – figura tra i primi di una lista dell’Ahnenerbe comprendente più di cento nomi, che fu prodotta al processo di Norimberga” (5). Nonostante ciò, Hielscher rientra nel novero di quegli uomini dell’Ahnenerbe che non solo non furono “impiccati come ‘criminali di guerra’ o uccisi a fuoco lento nelle segrete o nei campi di concentramento dei vincitori, [ma] sembrano aver goduto di una strana immunità, come se un cerchio magico li avesse avvolti e protetti, perfino davanti ai ‘giudici’ del processo di Norimberga” (6). Addirittura, se dobbiamo credere a Brissaud, dopo aver deposto una testimonianza praticamente inconsistente al processo contro Sievers, Hielscher “ottenne dagli Alleati l’autorizzazione ad accompagnare Sievers al patibolo” (7).
Nel 1938 la Ahnenerbe organizzò una spedizione in Tibet. Il capo della spedizione, lo Hauptsturmführer SS dr. Ernst Schäfer, era un biologo e zoologo che già nel 1930-’32 e nel 1934-’36 aveva partecipato a un paio di spedizioni in Cina. Tornato in patria, Schäfer aveva avuto modo di esporre a Himmler la sua idea di una spedizione in Tibet. Il Reichsführer accolse entusiasticamente l’idea di Schäfer e assunse il patrocinio dell’iniziativa. Oltre a Schäfer, facevano parte del gruppo quattro Obersturmführer SS: il capocarovana “tecnico” Edmund Geer, l’antropologo ed etnologo Bruno Beger, il geografo e geomagnetologo dr. Karl Wienert, il fotografo e operatore cinematografico Ernst Krause. Scopo ufficiale della spedizione era lo studio della regione tibetana dal punto di vista antropologico, geografico, zoologico e botanico. Ma a Himmler importava anche stabilire un contatto con l’abate di Reting, diventato Reggente del paese nel 1934, un anno dopo la morte del tredicesimo Dalai Lama. Infatti il quattordicesimo Dalai Lama, quello attuale, bsTan adsin rgya mts’o, nel 1938 aveva tre anni e sarebbe stato insediato nel 1940.
Imbarcatisi a Genova nel maggio 1938, i sei uomini dell’Ahnenerbe arrivano a Colombo e quindi a Calcutta, dove sono accolti da una campagna di stampa orchestrata da agenti inglesi contro la spedizione tedesca. Da Calcutta il gruppo non si muove finché Schäfer, recatosi a Darjeeling, non riesce a ottenere dalle autorità anglo-indiane un visto di sei mesi per il Sikkim, lo staterello himalayano che per varie ragioni costituisce la più favorevole porta d’accesso al Tibet. Ai primi di luglio, portando con sé un bagaglio di due tonnellate e mezzo, la spedizione parte da Calcutta e arriva in treno alle falde dell’Himalaya, dove ha inizio la lunga marcia; “la nostra meta è il Trono Divino, là in alto” – dice il commento sonoro della pellicola girata dall’operatore Krause (8). A Gangtok, capitale del Sikkim, trovano un maharaja generoso di aiuti: è Sua Altezza Tashi Namgyal, che nel 1948 ospiterà anche il nostro Giuseppe Tucci. Di lì la spedizione procede verso nord: una carovana di dieci indigeni e cinquanta muli avanza lentamente a causa delle piogge monsoniche, del fango e delle frane. Dopo una sosta di due settimane nei pressi di Thanggu (a quota 4.500 m.), le otto tende da campo vengono piantate a Gayokang, alle falde del Kanchenjunga (m. 8.585); per alcune settimane il campo di Gayokang è la base da cui partono fruttuose missioni di ricerca. Tra luglio e agosto, Schäfer e Krause accolgono l’invito di un influete principe tibetano e si recano alla sua residenza estiva di Doptra, dove ricevono la promessa che la spedizione sarà raccomandata presso le autorità di Lhasa. Alla fine di settembre, dopo aver effettuato le loro ricerche nella parte tibetana del Sikkim, gli uomini dell’Ahnenerbe ritornano a Gangtok per assistere all’annuale “danza di guerra degli dèi”. Subito dopo, Schäfer si reca con l’interprete a conferire con un alto funzionario politico per esporgli i programmi della spedizione; nel frattempo, Wiener e Beger si spingono sull’Himalaya, mentre Krause e Geer attraversano la giungla e vanno a completare riprese cinematografiche e ricerche zoologiche nella zona di Gayokang. Allorché il gruppo si ricostituisce, il campo rimane per qualche tempo ai piedi del Kanchenjunga, a una temperatura di venti gradi sotto zero. Così, dopo una serie di ricerche nel territorio di Lachen e un’ascensione lungo una parete del Pimpo Kanchen, il primo giorno di dicembre gli uomini dell’Ahnenerbe ricevono la notizia che il Reggente del Tibet li invita a trascorrere due settimane a Lhasa. Prima di allora vi erano potuti entrare pochi Europei, tra i quali nessun tedesco.
Felicemente terminata l’esplorazione del Sikkim, poco prima di Natale gli uomini del Reich si dirigono verso Lhasa con una nuova carovana. Varcano la soglia della “città proibita” il 19 gennaio 1939, accompagnati da un alto ufficiale tibetano e accolti dalle massime autorità; non dal Dalai Lama, che si trovava ancora nel suo villaggio nel territorio di Amdo, vicino al lago Kokonor. Esiste una fotografia di Schäfer, con l’elmetto estivo delle SS, che saluta il segretario personale del Panchen Lama (direttore spirituale del Dalai Lama), mentre un’altra foto documenta uno scambio di doni tra la delegazione del Reich e i dignitari della teocrazia tibetana. Agli ospiti tedeschi viene concesso il privilegio di assistere alle feste del Capodanno lamaista; viene permesso loro di visitare il Potala e gli altri templi, di studiarli e fotografarli. L’antropologo può osservare da vicino un momento culminante della vita religiosa tibetana e, approfittando dell’immensa folla di pellegrini affluita a Lhasa per il Capodanno, può approfondire lo studio della tipologia razziale del paese. Più difficile è il lavoro dello zoologo, a causa dell’interdizione dell’uso delle armi da fuoco durante le feste del Capodanno; ma l’interdizione viene aggirata mediante l’impiego di una sorta di fionda fabbricata da Schäfer, che consente di aggiungere alla collezione ornitologica diversi esemplari.
La visita a Lhasa doveva durare quattordici giorni; ma l’intesa stabilitasi tra le SS e le autorità lambiste è tale, che il governo tibetano non lascia partire i propri ospiti prima del 19 marzo, facendoli accompagnare da un alto funzionario fino alla stazione inglese di Gyangtse (Rgyal-rce). Dopo un’esplorazione delle rovine dell’antica capitale Jalung Phodrang, disabitata da circa un migliaio d’anni, e dopo una marcia di seicento chilometri fino al lago di Yamdrok, il 25 aprile gli esploratori tedeschi raggiungono Shigatse (Gzis ca rce), dove risiede il nono Panchen Lama, Lobsang Tseten. A Shigatse, nei cui pressi si trova il monastero di Tashi Lhunpo, abitato da quattromila monaci, l’accoglienza è calorosa come a Lhasa: tutta la popolazione accorre a dare il benvenuto agli uomini dell’Ahnenerbe. Il Panchen Lama riceve ufficialmente la missione tedesca e firma un documento di amicizia con il Terzo Reich.
Il 19 maggio la marcia riprese in direzione di Gyangtse, che fu raggiunta in tre giorni. Qui ebbero luogo trattative coi funzionari inglesi circa il passaggio in India e il trasporto dell’ingente materiale. Una decina di animali da soma dovette essere impiegata solo per il materiale di interesse etnologico (costumi, tende, un aratro, un telaio ecc.), al quale si aggiungevano i centootto volumi di Scritture buddiste donati dal Reggente al governo del Reich. Si trattava verosimilmente del Kanjur (bka’-gyur), versione tibetana del Canone, che nell’edizione di Derge (Sde dge) consta per l’appunto di centootto volumi. Oltre a ciò, la spedizione portava con sé più di 4.000 uccelli impagliati, più di 500 teschi di animali, esemplari zoologici viventi, piante d’ogni genere, semi vegetali.
Attraverso Gangtok, il gruppo giunse a Calcutta; via Bagdad, Atene, Vienna, i reduci della spedizione atterrarono a Berlin-Tempelhof la sera del 4 agosto 1939, dopo sedici mesi di assenza dalla Germania (9). All’aeroporto di Monaco, Schäfer e i suoi camerati ebbero la sorpresa di trovare il Reichsführer SS Heinrich Himmler, venuto personalmente ad accoglierli.
Di lì a poco si sarebbe realizzata la predizione del veggente tibetano che aveva detto a Schäfer: “Verranno gli uomini volanti e ci sarà una grande catastrofe. Qualcosa di terribile accadrà nelle terre degl’Inglesi e dei Tedeschi. Vi sarà una scintilla enorme e anche la nostra religione ne sarà colpita”.
Quanto al battaglione di Waffen SS tibetane che avrebbe preso parte alla difesa di Berlino, rimane ancora un mistero.





Note


(1) Herman (Felix) Wirth (Utrecht 6 maggio 1885 – Kusel 16 febbraio 1981), professore olandese naturalizzato tedesco, dal 1909 al 1919 era stato lettore di filologia olandese all’Uiversità di Berlino. Nel 1925 si iscrisse alla NSDAP. Studioso dei simboli della protostoria, pubblicò diverse opere, tra le quali spiccano due monumentali capolavori: Der Aufgang der Menschheit, Jena 1928 e Die heilige Urschrift der Menschheit, Leipzig 1931-1936. Intorno alla sua attività scoppiò una vivace polemica scientifica allorché pubblicò Die Ura-Linda-Chronik, Leipzig 1932 (trad. it. dell’editio minor, Leipzig 1934, apud Edizioni Barbarossa, Saluzzo 1989); secondo Wirth si trattava di un autentico documento originario del popolo frisone, mentre per i suoi avversari era solo una fabbricazione relativamente recente. Herman Wirth, scrive Armin Mohler, “incarna perfettamente la singolare posizione dei Völkischen nel Terzo Reich: da una parte egli viveva grazie ad un incarico di ricerca della Ahnenerbe, dall’altro gli era proibito pubblicare” (A. Mohler, La Révolution Conservatrice en Allemagne 1918-1932, Pardès, Puiseaux 1993, p. 444).
(2) Franz Altheim (Erscherscheim 6 ottobre 1898 – Münster 1976) si addottorò con uno studio su Die Komposition der Politik des Aristoteles, discussa col professor Hans von Arnim all’Università di Francoforte sul Meno. Qui entrò in relazione col filologo Walther Friedrich Otto (che nel 1933-’34 gli fece pubblicare Epochen der römischen Geschichte) e con l’etnologo Leo Frobenius. Insegnò alle università di Halle, Berlino e Münster. Tra le opere più significative della sua sterminata produzione scientifica, la Römische Religionsgeschichte, Berlin 1956 (ed. definitiva), Niedergang der alten Welt, Frankfurt am Main 1952, Die Araber in der alten Welt, Berlin 1964. In italiano: Dall’antichità al Medioevo (Sansoni, Firenze 1961), Il dio invitto (Feltrinelli, Milano 1960), Romanzo e decadenza (Settimo Sigillo, Roma 1995), Storia della religione romana (Settimo Sigillo, Roma 1996).
(3) André Brissaud, Hitler et l’ordre noir. Histoire secrète du national-socialisme, Librairie Académique Perrin, Paris 1969, p. 285. Anche il libro di Brissaud, per alcuni versi abbastanza documentato, rimasta certe fantasticherie che il famigerato Mattino dei maghi di Louis Pauwels e Jacques Berger (Mondadori 1963, pp. 371-374) ha trasmesse a gran parte della letteratura “nazioccultistica”. Si veda, come ulteriore esempio di ciò, Le marché du diable di Robert Faligot e Rémi Kauffer (Fayard, Paris 1995, p. 243), dove si sostiene che la spedizione dell’Ahnenerbe in Tibet aveva lo scopo di “saggiare le possibilità di una presa di contatto tra i mitici maestri del Tibet e la Società di Thule, che se ne considerava l’erede”. D’altronde, anche specialisti di germanistica come Furio Jesi hanno riciclato le tesi del Mattino dei maghi, attribuendo agli “studiosi guidati dal dottor Scheffer [sic]” lo scopo di “raccogliere materiali sulle origini della razza ariana” (F. Jesi, Germania segreta, Feltrinelli, Milano 1992, p. 188).
(4) A. Mohler, op. cit., p. 585.
(5) A. Brissaud, op. cit., p. 454.
(6) Savitri Devi, L’India e il nazismo, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 1979, p. 53.
(7) A. Brissaud, op. cit., p. 286.
(8) Dai 16.000 metri di pellicola in bianco e nero e dai 2.000 a colori girati da Krause fu ricavato il documentario Geheimnis Tibet. (Se ne veda l’edizione italiana nel video allegato al fascicolo n. 9 della serie Il nazismo esoterico di Marco Dolcetta, Hobby and Work, Milano 1994). Oltre a realizzare le riprese cinematografiche, Krause scattò 20.000 fotografie e trovò anche il tempo per mettere insieme una straordinaria collezione di formiche, api, calabroni e farfalle.
(9) Alla fine di quel medesimo mese d’agosto si sarebbe dovuta concludere anche la terza spedizione tedesca sul Nanga Parhat (m. 8.114), guidata da Peter Aufschneiter, che era partita nel maggio 1939. Sorpresi in territorio indiano dallo scoppio della guerra (3 settembre), Peter Aufschneiter e Heinrich Harrer, il campione dei giochi olimpici del 1936, furono internati in un campo di concentramento britannico. Evasi nel 1944, raggiunsero il Tibet, dove ottennero asilo. Cfr. H. Harrer, Sieben Jahre in Tibet, A. J. MacPherson 1958 (ed. franc. Sept ans d’aventures au Tibet, Arthaud, Paris-Grenoble 1953).


Claudio Mutti


Le SS in Tibet | Claudio Mutti (http://www.centrostudilaruna.it/sstibet.html)

Avamposto
27-07-10, 10:41
In Tibet
Tratto dal libro: “Archeologi di Himmler” di Marco Zagni


Nel febbraio del 1946 gli Alleati interrogarono nuovamente il dr. Ernst Schäfer, naturalista, così com'era avvenuto l'anno precedente, sui suoi stretti rapporti con Heinrich Himmler, le SS e l'Ahnenerbe.
Certamente Schäfer (1910-1992) era ben conosciuto per aver fatto parte dell'Organizzazione SS per l'Eredità Ancestrale ed anche dell'Istituto Sven Hedin ivi collegato, ma anche e soprattutto per avere organizzato la famosa spedizione dell' Ahnenerbe SS in Tibet del 1938-1939.
Naturalmente Schäfer non ebbe particolari problemi a rispondere, anche se cercò ingenuamente di separare le attività dell'Istituto Hedin per l'Asia Centrale dall' Ahnenerbe - cosa francamente insostenibile dato che l'Istituto Hedin era un'emanazione diretta della prima società.
Sì, certo, rispose Schäfer, il primo incontro con il Reichsfűhrer SS Himmler era avvenuto nel luglio del 1936 durante le Olimpiadi di Berlino.
Himmler era rimasto molto colpito dalle già promettenti doti del giovane SS Schäfer, il quale aveva già effettuato ben due spedizioni in Tibet (nel 1931-32 e nel 1934-36) sotto la guida dell'esploratore americano Brooke Dolan per conto dell'Accademia delle Scienze Naturali di Filadelfia.
La Teoria dell'Universo di Ghiaccio di Hörbiger, disse Himmler a Schäfer, era sicuramente esatta, l'unica che spiegasse in modo sufficientemente scientifico i corsi ed i ricorsi storico/catastrofici sul pianeta Terra, compreso l'ultimo diluvio universale.
In più Himmler era personalmente convinto che la razza "ariana" non si era evoluta come le altre razze inferiori secondo le teorie di Darwin, ma derivava da un popolo semi-divino (i Tuatha De Danaan) disceso dal cielo e che si era stabilito in Atlantide.

Prima della distruzione finale, gli Atlantidi ariani erano migrati in varie parti del Mondo e senz'altro avevano creato ancora un grande Impero nell'Asia Centrale (area Tibet - Deserto del Gobi).
La svastica, simbolo ancestrale ariano per eccellenza, era ancora profondamente presente in quelle regioni remote, nelle due forme sinistrorsa e destrorsa pertanto, Himmler concluse, era necessario che Schäfer potesse organizzare un'altra spedizione in Tibet, questa volta completamente tedesca e sotto gli auspici dell'Organizzazione Ahnenerbe, per ripercorrere spiritualmente il tragitto migratorio verso l'Asia effettuato dagli ariani primigeni, in fuga dall'Atlantide sconvolta dal diluvio, ed esplorare ancora il Tibet. Schäfer accettò nonostante non fosse per niente convinto delle teorie di Himmler, ma francamente, come poteva rifiutarsi visto che all'epoca era Untersturmfűhrer delle SS?
Ci sia consentita ora una, piccola digressione poiché, senza alcuna informazione aggiuntiva, alcune ipotesi di Himmler potrebbero apparire completamente fuori dalla realtà.
In verità recentemente si sono verificate alcune scoperte che possono far pensare che qualcosa di vero riguardante queste migrazioni verso l'Asia centrale ci possa essere stato.
In primo luogo, fino a poco tempo fa, si pensava che il plateau tibetano fosse stato abitato solo a partire dalle tarda epoca Neolitica (5.000 anni fa).

Ora queste datazioni sono state arretrate a circa 20.000 anni or sono con la scoperta di antiche impronte di mani e piedi sicuramente umani in una località a circa 90 Km dalla capitale Lhasa.
Questa scoperta in un certo senso supporta una leggenda tibetana che sostiene l'arrivo di una cultura religiosa (antenata del culto Bon), portata da Nord dal "sovrano ... Shenrah, che proveniva dall'inaccessibile regno di Olmolungring ... Shenrah arrivò al monte Kailas .... Lì diffuse il culto Bon per tornare poi al proprio Paese".
Inoltre è abbastanza recente la scoperta nel deserto di Taklamakan (al confine con l'attuale Repubblica Popolare Cinese - Uighur Xinjiang/Turkestan Orientale) di mummie umane dalle certe caratteristiche "nordeuropee, cioè con occhi azzurri, capelli biondi o rossicci e spesso ondulati, nasi stretti e un'altezza inusitata per la regione e per l'epoca (oltre i 180 cm., n.d.r.)" e databili intorno al 2.000 a.C."
E diciamo questo solo per fare alcune puntualizzazioni utili alle nostre prossime conclusioni, a fine saggio. Ma torniamo alla spedizione.
Si riuscì seriamente ad organizzare il viaggio quando l'Ahnenerbe fu completamente nelle mani di Himmler e del suo RFSS, cioè dopo l'allontanamento di Wirth e l'arrivo di Walther Wűst, nel 1938.
Oltre a Schäfer, naturalista ed esperto di botanica, capo spedizione, i componenti più importanti (tutti delle SS) erano i seguenti:

Bruno Beger Etnologo e Antropologo
Ernst Krause Entomologo e Cameraman cinematografico
Karl Wienert Geofisico / Geomagnetismo delle rocce
Edmund Geer Direttore tecnico e capo-carovana

La richiesta da parte di Himmler di far partecipare Edmund Kiss alla spedizione non fu accolta da Schaefer, crediamo per puri e semplici motivi di leadership, legati anche al fatto dovuto alla notevole differenza di età tra i due ufficiali.
Gli scopi generali del viaggio in Tibet che interessavano a Schäfer erano prettamente di carattere scientifico, geografico, geologico, naturalistico e antropologico, come dimostravano i progetti della spedizione da lui elaborati nel 1937.
Così almeno questa fu la versione che diede agli Alleati nel dopoguerra.
Ancora nell'aprile del 1947 Schäfer si distaccò dalle ipotesi sostenute da Himmler durante il loro primo incontro del 1936, dicendo in sostanza che quasi tutti gli alti vertici nazisti credevano alla teoria della Cosmologia Glaciale (Welteislehre), Himmler in testa, mentre lui l'aveva sempre considerata errata e pazzesca.
Dobbiamo però considerare anche il fatto, e lo si sostiene da più parti, che durante la missione in Tibet il dr. Wienert effettuò degli esperimenti scientifici volti proprio a verificare la Teoria Wel (dovrebbe anche esistere una relazione scientifica di Wienert in merito, del 1947) e che, durante gli interrogatori, il prigioniero Schäfer non fu certo un maestro di verità sostenendo per esempio, in modo maldestro, una separazione giuridica di fatto tra l'Istituto Sven Hedin (di cui era stato responsabile) e l'Ahnenerbe, per il solo e semplice motivo che l'Istituto Hedin si trovava a Monaco e non a Berlino.

Vediamo allora come si svolsero gli avvenimenti legati alla spedizione, in modo più dettagliato.
Così come scrisse nel suo libro Geheimnis Tibet (Tibet Segreto) per Ernst Schäfer non era un coincidenza che "l'aura che circonda il Tibet affascina le persone di tutti i Paesi civilizzati del mondo e quella terra proibita appare come qualcosa di soprannaturale, misterioso e demoniaco".
La causa nazionalsocialista percepiva sostanzialmente i limiti della civilizzazione democratica occidentale e guardava al Tibet come ad un Paese che avrebbe potuto "liberare" spiritualmente la Germania.
Prima di accennare direttamente alla spedizione "SS Ernst Schäfer 19381939" vogliamo informare i nostri lettori che, finalmente, a partire dall'ottobre 2003, si è reso disponibile in lingua inglese un libro veramente completo su questa famosa missione: Himmler’s Crusade dello scrittore e documentarista televisivo Christopher Hale, che senz'altro consigliamo per una maggiore comprensione del periodo politico/storico in cui si svolse l'evento.
Il problema, come molti saggi che provengono dal mondo anglosassone in generale, è l'interpretazione che si dà a qualsiasi accadimento verificatosi sotto la Germania nazista, ancora oggi esageratamente di parte: secondo certi autori, una visione "luciferina" di qualsiasi atto, anche il più normale, svoltosi durante il periodo '33-'45 è sempre ben accetta, forse perché è più semplice da spiegare e commercialmente rende di più.
Anche questo saggio di Hale punta ad un'interpretazione "sinistra" della missione di Schäfer, soffermandosi eccessivamente sugli scopi "antropologici" del viaggio.
Per il momento noi ora diamo invece la versione che segue, riservandoci qualche "sorpresa" in seguito.


Nazismo in Tibet (http://www.disinformazione.it/tibet.htm)

Avamposto
27-07-10, 10:44
http://www.westernshugdensociety.org/images/sized/images/sized/remote/images-westernshugdensociety-org-global-dalai-lama-nazi-ss-in-tibet-340x251.jpg


http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c2/Bundesarchiv_Bild_135-KB-14-089,_Tibetexpedition,_Ernst_Sch%C3%A4fer.jpg

Avamposto
27-07-10, 10:45
http://files.publico.es/resources/archivos/2008/4/5/1207425491558expedicion%20schaferdn.jpg




http://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/4/4f/Ahnenerbe-Tibet.jpg

Avamposto
27-07-10, 10:47
Per ulteriori chiarimenti si consulti:

"Archeologi di Himmler. Ricerche, spedizioni e misteri dell'Ahnenerbe"

di Zagni Marco


Autore: Zagni Marco
Editore: RITTER
Genere: fenomeni e tecniche paranormali
Argomento: terzo reich esoterismo
Curatore: Galli G.
Pagine: 304

Lupo
27-07-10, 10:50
http://greyfalcon.us/restored/myPictures/blacksunban.jpg

http://www.trimondi.de/Kalachakra/dec.fr.-Dateien/image002.jpg

http://img.youtube.com/vi/SW3oZll1wC8/0.jpg

ObkJ-odroWY&feature=player_embedded

Lo3EVrv893U&feature=related

Avamposto
27-07-10, 10:52
Detlev ROSE

L’expédition allemande au Tibet de 1938-39 Voyage scientifique ou quête de traces à motivation idéologique ?


Le 20 avril 1938 cinq jeunes scientifiques allemands montent à bord, dans le port de Gènes, sur le
« Gneisenau », un navire rapide qui fait la liaison avec l’Extrême-Orient. Le but de leur voyage : le haut
plateau du Tibet, entouré d’une nuée de mystères, le « Toit du monde ». Sous la direction du biologiste Ernst
Schäfer, s’embarquent pour une aventure hors du commun pour les critères de l’époque, Bruno Beger
(anthropologue et géographe), Karl Wienert (géophysicien et météorologue), Edmund Geer (en charge de la
logistique et directeur technique de l’expédition) et Ernst Krause (entomologue cameraman et photographe).

Tous les participants à cette expédition étaient membres des « échelons de protection » (SS), mais ce fait
justifie-t-il d’étiqueter cette expédition d’ « expédition SS », comme on le lit trop souvent dans maints
ouvrages ? Cette étiquette fait penser qu’il s’agissait d’une expédition officielle du Troisième Reich. Est-ce
exact ? Les SS avaient-il vraiment quelque chose à voir avec ce voyage de recherche vers cette lointaine
contrée de l’Asie ? Quel intérêt les dirigeants nationaux-socialistes pouvaient-ils bien avoir au Tibet ? Comment
cette expédition a-t-elle été montée ; quels étaient ses objectifs, ses motifs ? A quoi a-t-elle finalement
abouti ? Beaucoup de questions, qui ont conduit à des études sérieuses mais aussi à l’éclosion de mythomanies,
de légendes.

Des sources non encore étudiées… « On a raconté et écrit beaucoup de sottises sur cette expédition au Tibet après la guerre », disait le dernier
survivant Bruno Beger (1). Cela s’explique surtout par la rareté des sources, qui rend l’accès à ce thème fort
malaisé. Il existe certes des travaux à prétention scientifique sur ce sujet, mais, jusqu’il y a peu de temps,
nous ne disposions d’aucune analyse complète et détaillée sur les recherches tibétaines entreprises sous le
Troisième Reich. Cette lacune est désormais comblée, grâce à une thèse de doctorat de Peter Mierau, un
historien issu de l’Université de Würzburg (2). Le thème de ses recherches était la « politique nationale
socialiste des expéditions ». Dans le cadre de cette recherche générale, il aborde de manière fort complète
cette expédition allemande au Tibet de 1938-39. Mierau a découvert des sources qui n’avaient pas encore été
étudiées (ou à peine) jusqu’ici. Certes, ce travail ne répond pas encore à toutes les questions mais, quoi qu’il
en soit, les connaissances actuellement disponibles sur cette mystérieuse expédition se sont considérablement
élargies.

Cette remarque vaut surtout pour les prolégomènes de cette entreprise aventureuse. Le biologiste et
ornithologue Ernst Schäfer s’était taillé une bonne réputation en Allemagne, comme spécialiste du Tibet. Deux
fois déjà, il avait participé, en 1931-32 et de 1934 à 1936, aux expéditions américaines de Brooke Dolan au
Tibet oriental et central. En 1937, Himmler, Reichsführer SS, avait remarqué ce jeune scientifique prometteur
et dynamique. Il prit contact avec lui. Schäfer était en train de préparer une nouvelle expédition. Himmler
voulait simplement profiter du prestige acquis par le jeune savant. Il voulait inclure l’expédition dans le cadre
de l’ « Ahnenerbe », la structure « Héritage des Ancêtres » qu’il avait créée en 1935, et, ainsi, placer
l’expédition sous patronage SS (3). Le spécialiste du Tibet était certes déjà membre des SS à ce moment-là,
mais il aurait préféré placer son expédition sous le patronage du département culturel des affaires étrangères
ou de la très officielle DFG (« Communauté scientifique allemande ») et avait effectué des démarches en ce
sens (4).

En l’état actuel des connaissances, il n’est donc pas possible d’affirmer ou d’infirmer clairement que les
préparatifs de l’expédition aient été entièrement effectués sous la houlette des SS ou de l’Ahnenerbe (5). Le
nom officiel de l’expédition était le suivant : « Expédition allemande Ernst Schäfer au Tibet » (= « Deutsche
Tibetexpedition Ernst Schäfer »). Himmler eut droit au titre de « patron » de l’expédition et avait tenu à
connaître personnellement tous les participants avant qu’ils ne partent et de donner le titre de SS à deux des
scientifiques qui ne l’avaient pas encore (Krause et Wienert). Dans les articles des journaux, l’entreprise était
souvent citée comme « Expédition SS ». Schäfer lui-même a utilisé cette dénomination à plusieurs reprises (6).

Le rôle très restreint de l’Ahnenerbe Il a été question de faire de l’Ahnenerbe, la communauté scientifique fondée par les SS, l’un des
commanditaires de cette expédition. On peut le prouver par l’existence d’un programme de travail provisoire
intitulé « Ziele und Pläne der unter Leitung des SS-Obersturmführer Dr. Schäfer stehenden Tibet-Expedition der
Gemeinschaft « Das Ahnenerbe » (Erster Kurator : Der Reichsführer SS)“ (= Objectifs et plans de l’expédition au
Tibet de la Communauté „Héritage des Ancêtres » sous la direction du Dr. Schäfer, Obersturmführer des SS

L’expédition allemande au Tibet de 1938-39 - Detlev ROSE (http://www.scribd.com/doc/2405049/Lexpedition-allemande-au-Tibet-de-193839-Detlev-ROSE)

Verona Front
27-07-10, 13:14
http://www.velesova-sloboda.org/jpg/das-ahnenerbe-mythen-fakten.jpg

Nazionalistaeuropeo
27-07-10, 15:24
Se penso a come si è ridotta oggi la lotta tibetana...
:piango:

Avamposto
01-08-10, 23:28
Christopher Hale

La crociata di Himmler. La spedizione nazista in Tibet nel 1938


Nel 1938 dall’India Britannica partì una spedizione nazista organizzata e sponsorizzata direttamente da Heinrich Himmler. Guidata da Ernst Schäfer, un naturalista esploratore in cerca di gloria, e Bruno Beger, un etnoantropologo di primo livello, aveva un obiettivo preciso: trovare le prove delle origini della razza ariana sulle montagne sacre del Tibet.
Nonostante la documentazione vastissima (diari, lettere, rapporti segreti, fotografie e filmati), Hale è il primo a raccontare la storia della spedizione di Schäfer. Potendo accedere a tutto il materiale di prima mano e sfruttando una sua intervista a Bruno Beger, Hale ha scritto un libro che mette in luce la grandezza storica dell’impresa realizzata dalla Germania nazionalsocialista.



http://www.tuttocina.it/Editoria/pics/La-crociata-di-himmler.jpg

Avamposto
07-09-10, 10:29
qDKD98u6WdM

Avamposto
07-09-10, 10:30
SfFZDXhXcZE

Avamposto
07-09-10, 10:30
rkQCdkNhd6Y