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Newborn
02-04-09, 11:20
Conti pubblici: sale rapporto deficit-Pil
L'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni si è attestato al 2,7% nel 2008 contro l'1,5% del 2007

ROMA - L'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni si è attestato al 2,7% lo scorso anno. Lo conferma l'Istat, ricordando che nel 2007 il rapporto deficit-pil si era attestato all'1,5%. Nel quarto trimestre dell'anno scorso il rapporto è stato sempre del 2,7%, contro un 2,4% registrato nell'ultimo trimestre del 2007. L'avanzo primario in rapporto al pil è stato del 2,5% nel quarto trimestre (2,7% nel corrispondente trimestre del 2007) e del 2,4% nell'intero anno. L'Istat ha rivisto le stime dell'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche per gli anni 2005-2008 in base a nuove e più dettagliate informazioni fornite dal tesoro e dalla ragioneria. In valore assoluto la nuova stima dell'indebitamento ammonta a 42,979 miliardi nel 2008, con un peggioramento di 1,2 miliardi.
http://www.corriere.it/economia/09_aprile_02/istat_deficit_pil_conti_pubblici_954b5b3a-1f5d-11de-956a-00144f02aabc.shtml

*-RUDY-*
02-04-09, 15:15
c'erano dubbi? cala il pil... non mi risulta sia calata pure il deficit... almeno cosi' tanto.

Teddy
02-04-09, 16:38
Certo che le affermazioni del Premier riguardo il deficit e il debito pubblico, non sono confortanti.

famedoro
02-04-09, 18:19
in realtà basta mantenere fissa la spesa pubblica e vedere ridursi il pil per vedere peggiorare il rapporto debito/pil

Teddy
02-04-09, 21:33
in realtà basta mantenere fissa la spesa pubblica e vedere ridursi il pil per vedere peggiorare il rapporto debito/pil

Questo mi sembra chiaro, la questione è un'altra.Il premier ha messo le mani avanti dicendo che potrebbe aumentare la spesa pubblica per il bene di tutti i cittadini.Visto che "per il bene dei cittadini "si intende favorire imprenditori amici o caste varie, siamo un po' preoccupati, perchè una volta fuori dalla crisi,saranno comunque i contribuenti a farne le spese.

Oli
02-04-09, 21:37
Male, molto male. Non dimentichiamoci che il deficit è finanziato con nuova emissione di debito pubblico. Se si diffondesse il sentore di un possibile default che ne sarebbe di noi?

markk
02-04-09, 21:58
qui il problema grosso è che il rapporto deficit/pil aumenta, ma non perché aumenta il deficit ma perché diminuisce il pil.

Oli
02-04-09, 21:58
Il fatto è che il deficit aumenta e il pil cala.

Teddy
02-04-09, 22:31
Il fatto è che il deficit aumenta e il pil cala.

Se poi lo leghiamo al fatto che i governi italiani sono poco propensi a rendere produttiva la spesa pubblica, siamo veramente messi male!:20:

average joe
05-04-09, 19:11
Il problema sarà nel 2009.

Valerio
08-04-09, 10:11
Male, molto male. Non dimentichiamoci che il deficit è finanziato con nuova emissione di debito pubblico. Se si diffondesse il sentore di un possibile default che ne sarebbe di noi?

Accadrà quello che deve inevitabilmente accadere.

Anche se tutti stanno cercando di mettere pezze (patches, per i raffinati) alla nostra Economia, rimane il dato di fondo: il Sistema sta saltando.

Mi pare che la Merkel sia quella che ha le idee più chiare di tutti, Berlusconi compreso.

Valerio
08-04-09, 10:18
in realtà basta mantenere fissa la spesa pubblica e vedere ridursi il pil per vedere peggiorare il rapporto debito/pil

Non posso fare a meno di fare questa battutaccia.

"Allora la soluzione è facile: basta aumentare il PIL!"

:1753:

Valerio
08-04-09, 10:34
Se poi lo leghiamo al fatto che i governi italiani sono poco propensi a rendere produttiva la spesa pubblica, siamo veramente messi male!:20:

La Spesa Pubblica non può essere resa produttiva. Altrimenti sarebbe un investimento.

L'unica funzione che deve assolvere è la redistribuzione del reddito. E per questo basterebbe che fosse molto più contenuta. Tutto il resto è furto.

E' il mondo produttivo che deve investire: non può pretendere che gli investimenti siano a carico della collettività per poi appropriarsi degli utili.

Altrimenti siamo in presenza di Capitalismo senza capitali. Ed io sono stufo di essere peone.


Il problema è: siamo in grado di disegnare democraticamente il nostro futuro? Abbiamo la necessaria maturità ed il giusto grado di civiltà?

A occhio e croce, se guardo l'Industria e le Banche italiane, direi di no. E così, aumentando la spesa pubblica per le attuali esigenze del Welfare state e riducendo il PIL per la crisi, scivoleremo verso il socialismo statalista che tanto abbiamo temuto.

Teddy
08-04-09, 21:20
La Spesa Pubblica non può essere resa produttiva. Altrimenti sarebbe un investimento.

L'unica funzione che deve assolvere è la redistribuzione del reddito. E per questo basterebbe che fosse molto più contenuta. Tutto il resto è furto.

E' il mondo produttivo che deve investire: non può pretendere che gli investimenti siano a carico della collettività per poi appropriarsi degli utili.

Altrimenti siamo in presenza di Capitalismo senza capitali. Ed io sono stufo di essere peone.


Il problema è: siamo in grado di disegnare democraticamente il nostro futuro? Abbiamo la necessaria maturità ed il giusto grado di civiltà?

A occhio e croce, se guardo l'Industria e le Banche italiane, direi di no. E così, aumentando la spesa pubblica per le attuali esigenze del Welfare state e riducendo il PIL per la crisi, scivoleremo verso il socialismo statalista che tanto abbiamo temuto.

Scusa per spesa produttiva intendevo, investimento che crea una certa utilità diffusa, per le imprese e per i cittadini, in particolare una spesa che possa abbassare i costi per le imprese.Esempio classico, spese per infrastrutture e ricerca di base.

Valerio
09-04-09, 09:13
Scusa per spesa produttiva intendevo, investimento che crea una certa utilità diffusa, per le imprese e per i cittadini, in particolare una spesa che possa abbassare i costi per le imprese.Esempio classico, spese per infrastrutture e ricerca di base.

Lo avevo capito. Ma non mi sembra che questo sia un atteggiamento liberista.

Se non sbaglio, nel concetto di libero mercato anche spese come quelle per infrastrutture, università e ricerca spettano ai privati, dal momento che si tratta, comunque, di attività economiche.

Il concetto che tu hai espresso, e che potrei anche condividere (non mi fraintendere), è più sociale che liberale. Lo Stato, nel libero mercato, non ha funzioni sociali ma solo di garanzia.


Ti faccio un esempio a me vicino. Il Ponte sullo stretto di Messina verrà, forse, costruito da un consorzio di imprese più o meno pubbliche (cosa è Trenitalia? Pubblica o fintamente privata? E la società Autostrade?), Regioni e Stato.

Dovranno necessariamente fare ricorso ad un general contractor a cui fare riferimento per la gestione di tutta l'opera di costruzione.

Ora i casi sono due: o l'opera è produttiva o non lo è. Nel primo caso lo Stato si è appropriato di un utile che per i liberisti doveva essere appannaggio del privato; e negli anni passati svariate imprese si erano offerte di costruire a loro spese quest'opera, chiedendo di potersene tenere gli utili: proposte rifiutate!

Nel secondo caso viene dispersa una colossale quantità di denaro pubblico che avrebbe potuto essere più utilmente impegnata nello svolgere quell'unica, vera funzione che lo Stato dovrebbe avere, la ridistribuzione della ricchezza e le funzioni di garanzia.

Naturalmente io ritengo che l'avvio dei lavori costituirà un forte impulso per l'economia locale che non è più solo stagnante, ma defunta. Ma il mio intervento riguarda il fatto che non possiamo crearci dei modelli teorici, proclamare la loro assoluta validità e poi tradirli così spudoratamente nella pratica.

Oggi aderiamo ad un Europa balzana, che proclama a tutti i venti la sua struttura liberista e che non fa altro che sperperare risorse contrariamente a tutte le regole di austerità che lei stessa impone. Non so tu, ma io mi sento un po' preso per i fondelli.

Teddy
09-04-09, 21:48
Lo avevo capito. Ma non mi sembra che questo sia un atteggiamento liberista.

Se non sbaglio, nel concetto di libero mercato anche spese come quelle per infrastrutture, università e ricerca spettano ai privati, dal momento che si tratta, comunque, di attività economiche.

Il concetto che tu hai espresso, e che potrei anche condividere (non mi fraintendere), è più sociale che liberale. Lo Stato, nel libero mercato, non ha funzioni sociali ma solo di garanzia.


Ti faccio un esempio a me vicino. Il Ponte sullo stretto di Messina verrà, forse, costruito da un consorzio di imprese più o meno pubbliche (cosa è Trenitalia? Pubblica o fintamente privata? E la società Autostrade?), Regioni e Stato.

Dovranno necessariamente fare ricorso ad un general contractor a cui fare riferimento per la gestione di tutta l'opera di costruzione.

Ora i casi sono due: o l'opera è produttiva o non lo è. Nel primo caso lo Stato si è appropriato di un utile che per i liberisti doveva essere appannaggio del privato; e negli anni passati svariate imprese si erano offerte di costruire a loro spese quest'opera, chiedendo di potersene tenere gli utili: proposte rifiutate!

Nel secondo caso viene dispersa una colossale quantità di denaro pubblico che avrebbe potuto essere più utilmente impegnata nello svolgere quell'unica, vera funzione che lo Stato dovrebbe avere, la ridistribuzione della ricchezza e le funzioni di garanzia.

Naturalmente io ritengo che l'avvio dei lavori costituirà un forte impulso per l'economia locale che non è più solo stagnante, ma defunta. Ma il mio intervento riguarda il fatto che non possiamo crearci dei modelli teorici, proclamare la loro assoluta validità e poi tradirli così spudoratamente nella pratica.

Oggi aderiamo ad un Europa balzana, che proclama a tutti i venti la sua struttura liberista e che non fa altro che sperperare risorse contrariamente a tutte le regole di austerità che lei stessa impone. Non so tu, ma io mi sento un po' preso per i fondelli.

Se fossimo in un altro paese molto probabimente la penserei come te, ma dobbiamo prendere atto che tutto il capitalismo italiano non è nato e non si è sviluppato spontaneamente.Tutto è stato indotto dallo Stato. Nessun imprenditore si è mai accollato il costo per una infrastruttura. La maggior parte della classe imprenditrice è più propensa a conseguire utili facili e nel breve periodo.

Valerio
10-04-09, 10:44
Se fossimo in un altro paese molto probabimente la penserei come te, ma dobbiamo prendere atto che tutto il capitalismo italiano non è nato e non si è sviluppato spontaneamente.Tutto è stato indotto dallo Stato. Nessun imprenditore si è mai accollato il costo per una infrastruttura. La maggior parte della classe imprenditrice è più propensa a conseguire utili facili e nel breve periodo.

Sono contento di sentirtelo dire (dato che lo penso anch'io). :)

A questo punto, però, cerchiamo di essere pragmatici. Accettiamo il fatto che lo Stato è una componente fondante della nostra Economia, molto più che non tutti insieme i nostri imprenditori.

E chiediamoci quali siano i criteri che lo Stato dovrà seguire, da qui in avanti, per svolgere tale ruolo, visto che ben difficilmente si vorrà modificare questa realtà (alla faccia dell'Europa che sbraita contro di noi).

In confidenza, mi pare che Berlusconi stia operando più in questo senso che non per riavvicinare l'Italia all'Europa; e in questo non scherza neanche la Merkel, cosa che mi rincuora molto. E la Russia opera già fin troppo palesemente in questa direzione.

Non ti pare?

Teddy
11-04-09, 23:31
A questo punto, però, cerchiamo di essere pragmatici. Accettiamo il fatto che lo Stato è una componente fondante della nostra Economia, molto più che non tutti insieme i nostri imprenditori.

E chiediamoci quali siano i criteri che lo Stato dovrà seguire, da qui in avanti, per svolgere tale ruolo, visto che ben difficilmente si vorrà modificare questa realtà (alla faccia dell'Europa che sbraita contro di noi).





La determinazione di questi criteri è il nocciolo della questione.

Conte Oliver
12-04-09, 12:04
Lo avevo capito. Ma non mi sembra che questo sia un atteggiamento liberista.

Se non sbaglio, nel concetto di libero mercato anche spese come quelle per infrastrutture, università e ricerca spettano ai privati, dal momento che si tratta, comunque, di attività economiche.

Il concetto che tu hai espresso, e che potrei anche condividere (non mi fraintendere), è più sociale che liberale. Lo Stato, nel libero mercato, non ha funzioni sociali ma solo di garanzia.


Ti faccio un esempio a me vicino. Il Ponte sullo stretto di Messina verrà, forse, costruito da un consorzio di imprese più o meno pubbliche (cosa è Trenitalia? Pubblica o fintamente privata? E la società Autostrade?), Regioni e Stato.

Dovranno necessariamente fare ricorso ad un general contractor a cui fare riferimento per la gestione di tutta l'opera di costruzione.

Ora i casi sono due: o l'opera è produttiva o non lo è. Nel primo caso lo Stato si è appropriato di un utile che per i liberisti doveva essere appannaggio del privato; e negli anni passati svariate imprese si erano offerte di costruire a loro spese quest'opera, chiedendo di potersene tenere gli utili: proposte rifiutate!

Nel secondo caso viene dispersa una colossale quantità di denaro pubblico che avrebbe potuto essere più utilmente impegnata nello svolgere quell'unica, vera funzione che lo Stato dovrebbe avere, la ridistribuzione della ricchezza e le funzioni di garanzia.

Naturalmente io ritengo che l'avvio dei lavori costituirà un forte impulso per l'economia locale che non è più solo stagnante, ma defunta. Ma il mio intervento riguarda il fatto che non possiamo crearci dei modelli teorici, proclamare la loro assoluta validità e poi tradirli così spudoratamente nella pratica.

Oggi aderiamo ad un Europa balzana, che proclama a tutti i venti la sua struttura liberista e che non fa altro che sperperare risorse contrariamente a tutte le regole di austerità che lei stessa impone. Non so tu, ma io mi sento un po' preso per i fondelli.

Liberismo o non liberismo, la spesa per grandi infrastrutture deve spettare allo Stato, dato che porti, aeroporti, reti autostradali, energetiche di telecomunicazioni e ferroviarie hanno un importanza strategica per il sistema paese.

Inoltre, è molto difficile convincere un privato a fare un investimento in cui i ritorni sono incerti e nel lunghissimo periodo. Chi mai costruirebbe le strade secondarie e urbanizzerebbe le periferie? Chi avrebbe mai costruito l’autostrada del sole o la rete ferroviaria quando l’economia doveva ancora svilupparsi con esiti non certi?
Uno stato non ragiona mai su quanto rende un investimento come tariffe che farà pagare, ma si deve ( dovrebbe in Italia, dove lo sperpero è la regola) chiedere quanta produttività sarà generata da quell’investimento in termini di risparmi delle imprese e dei cittadini con conseguente crescita del PIL e dell’occupazione e del reddito medio.

Il problema della colossale spesa pubblica in Italia è anche qualitativo: uno Stato liberista in senso moderato, dovrebbe limitarsi a costruire le infrastrutture, garantire servizi minimi essenziali a tutti ( sanità, sicurezza, giustizia, protezione civile,) e farsi garante del rispetto delle regole. Io aggiungo che dovrebbe anche aiutare per un periodo (limitato) i cittadini quando perdono il lavoro e nel caso di calamità naturali.

In Italia si fa l’opposto; le infrastrutture languono, i disoccupati e i precari non sono garantiti, lo Stato fa l’imprenditore, i capitalisti investono solo su licenze che garantiscono rendite monopolistiche, mentre milioni di persone, tra pensionati baby, Statali/Parastatali e partite IVA che vivono dei consumi indotti dalla spesa gigantesca dello Strato hanno il benessere garantito a vita, dirigenti e consulenti si arricchiscono e il malaffare impera.

Sullo Stato ridistributore di ricchezza non potrei essere meno d’accordo; che fissi le regole, garantisca il livello minimi per tutti dei servizi, ma se io sono onesto e guadagno soldi a palate non capisco perché dovrei darli a chi guadagna meno di me.

Valerio
12-04-09, 12:10
Conte Oliver, praticamente hai detto di essere un socialista. Anche se ti piace definirti liberal, la sostanza è questa.

Conte Oliver
12-04-09, 12:40
Conte Oliver, praticamente hai detto di essere un socialista. Anche se ti piace definirti liberal, la sostanza è questa.

Ti riposto quello che ho scritto.

Il problema della colossale spesa pubblica in Italia è anche qualitativo: uno Stato liberista in senso moderato, dovrebbe limitarsi a costruire le infrastrutture, garantire servizi minimi essenziali a tutti ( sanità, sicurezza, giustizia, protezione civile,) e farsi garante del rispetto delle regole. Io aggiungo che dovrebbe anche aiutare per un periodo (limitato) i cittadini quando perdono il lavoro e nel caso di calamità naturali.

Fisso le regole ( le meno possibile), le faccio rispettare, garantisco servizi che i privati non farebbero, aiuto chi resta indietro, faccio le infrastrutture ..questa è la mia visione, poi chiamala come vuoi ( anche socialista, mica mi offendo)

Se però questo vuol dire socialista, non so come definire l’Italia, dove milioni di persone vivono garantite a a vita dallo Stato.

Tu come la vedi?