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Visualizza Versione Completa : Brigate partigiane socialiste e laiche



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27-01-17, 14:47
https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti

Le Brigate Matteotti furono, durante la Resistenza (https://it.wikipedia.org/wiki/Resistenza_italiana), delle formazioni partigiane legate al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Socialista_Italiano) (PSIUP). Furono uno dei cinque principali gruppi politici partigiani che parteciparono alla lotta di liberazione nazionale (https://it.wikipedia.org/wiki/Resistenza_italiana).

Indice [nascondi]


1Storia (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#Storia)

1.1La genesi (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#La_genesi)
1.2Forze in campo e zone operative (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#Forze_in_campo_e_zone_operative)
1.3La lotta armata (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#La_lotta_armata)


2Combattenti e personalità di spicco (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#Combattenti_e_personalit.C3.A0_d i_spicco)
3Note (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#Note)
4Bibliografia (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#Bibliografia)
5Voci correlate (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#Voci_correlate)


Storia[modifica (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Matteotti&veaction=edit&section=1) | modifica wikitesto (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Matteotti&action=edit&section=1)]La genesi[modifica (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Matteotti&veaction=edit&section=2) | modifica wikitesto (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Matteotti&action=edit&section=2)]Le Brigate Matteotti possono considerarsi eredi ideali dell'omonimo battaglione, nato da una scissione della Colonna Italiana (https://it.wikipedia.org/wiki/Colonna_Italiana) che aveva combattuto nella Guerra civile spagnola (https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_civile_spagnola) contro le forze franchiste (https://it.wikipedia.org/wiki/Franchisti), determinata dal rifiuto dell'ala anarchica (https://it.wikipedia.org/wiki/Anarchismo) di accettare come ufficiale Ottorino Orlandini (https://it.wikipedia.org/wiki/Ottorino_Orlandini), antifascista cattolico. Nel nuovo Battaglione Matteotti così formato erano confluiti i militanti repubblicani, comunisti (https://it.wikipedia.org/wiki/Comunismo) e di Giustizia e Libertà (https://it.wikipedia.org/wiki/Giustizia_e_Libert%C3%A0) e nomi di spicco quali Libero Battistelli (https://it.wikipedia.org/wiki/Libero_Battistelli), Angelo Monti e Ottorino Orlandini (https://it.wikipedia.org/wiki/Ottorino_Orlandini)[1] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-1).
Nella Resistenza Italiana (https://it.wikipedia.org/wiki/Resistenza_Italiana), sin dal 9 settembre 1943 (https://it.wikipedia.org/wiki/1943) erano attive, a Roma (https://it.wikipedia.org/wiki/Roma) e nel Lazio (https://it.wikipedia.org/wiki/Lazio), alcune "squadre" Matteotti, poi riorganizzate in Brigata Matteotti al comando di Giuseppe Gracceva (https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Gracceva) ed alle dipendenze di Giuliano Vassalli (https://it.wikipedia.org/wiki/Giuliano_Vassalli), membro della Giunta militare centrale del CLN (https://it.wikipedia.org/wiki/CLN)[2] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-Roma-2).
Le Brigate Matteotti, tuttavia, si costituirono il 12 dicembre 1943 (https://it.wikipedia.org/wiki/1943) con la creazione della I Brigata d'assalto Matteotti a Caerano San Marco (https://it.wikipedia.org/wiki/Caerano_San_Marco) (Provincia di Treviso (https://it.wikipedia.org/wiki/Provincia_di_Treviso)) e nella zona del Monte Grappa (https://it.wikipedia.org/wiki/Monte_Grappa) (Provincia di Vicenza (https://it.wikipedia.org/wiki/Provincia_di_Vicenza))[3] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-3), per iniziativa di un gruppo di patrioti veneti di fede socialista: esse però non diedero avvio a nuovi reclutamenti, dal momento che l'orientamento della classe dirigente del PSIUP (https://it.wikipedia.org/wiki/PSIUP) era quello di integrare i volontari socialisti impegnati nella lotta antifascista (https://it.wikipedia.org/wiki/Antifascismo_in_Italia) in altre formazioni partigiane attive in molte zone dell'Italia centro-settentrionale. Si dovrà pertanto attendere la primavera del 1944 (https://it.wikipedia.org/wiki/1944) prima che venissero costituite altre brigate d'assalto Matteotti, ribattezzate, fin dal giugno di quello stesso anno, Brigate Giacomo Matteotti.
Le brigate erano costituite in massima parte da aderenti e simpatizzanti del PSIUP ma, in alcune formazioni, parte dei militanti provenivano da altri partiti antifascisti. Occorre, infatti, rimarcare che le compagini anarchiche che rispondevano al nome di Brigate Bruzzi Malatesta (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Bruzzi_Malatesta) agivano di concerto con le Brigate Matteotti, in quanto gli anarchici preferivano operare assieme a formazioni legate ad un'osservanza politica non moscovita, vista la rottura tra le frange anarchiche e libertarie e i comunisti, avvenuta durante la guerra di Spagna (https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_Spagna). Vi furono, al contrario, raggruppamenti partigiani, come la Banda Dionigi Superti, operante in Val d'Ossola (https://it.wikipedia.org/wiki/Val_d%27Ossola), che pur non essendo inquadrati nelle Brigate Giacomo Matteotti erano composti quasi esclusivamente da combattenti reclutati nelle file del PSIUP.
Forze in campo e zone operative[modifica (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Matteotti&veaction=edit&section=3) | modifica wikitesto (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Matteotti&action=edit&section=3)]Il numero totale delle Brigate Matteotti operanti nella Resistenza è stimabile in settanta brigate operative[4] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-4). Le brigate furono particolarmente attive in Piemonte (https://it.wikipedia.org/wiki/Piemonte) e Valle d'Aosta (https://it.wikipedia.org/wiki/Valle_d%27Aosta), ma anche in Lombardia (https://it.wikipedia.org/wiki/Lombardia), Veneto (https://it.wikipedia.org/wiki/Veneto), Emilia-Romagna (https://it.wikipedia.org/wiki/Emilia-Romagna) e Toscana (https://it.wikipedia.org/wiki/Toscana), oltre che durante il periodo della Resistenza romana (https://it.wikipedia.org/wiki/Resistenza_romana).
PiemonteLe brigate piemontesi e valdostane erano comandate da Andrea Camia. Fra le formazioni più importanti operanti in Piemonte segnaliamo le divisioni[5] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-ReferenceA-5):


Italo Rossi, presente nell'Alto Monferrato (https://it.wikipedia.org/wiki/Monferrato) e articolata in cinque brigate, un gruppo De Franchi e una Squadra volante * Marengo, formata da tre brigate (Po, Val Bormida e Val Tanaro), che aveva i propri punti di forza nella zona di Tortona (https://it.wikipedia.org/wiki/Tortona) e nel Monferrato
Giorgio d'Avito (quattro brigate, una brigata d'assalto e una brigata di manovra), attiva nel Canavese (https://it.wikipedia.org/wiki/Canavese) e nelle Valli di Lanzo (https://it.wikipedia.org/wiki/Valli_di_Lanzo)
Renzo Cattaneo (https://it.wikipedia.org/wiki/Renzo_Cattaneo) concentrata in gran parte nelle Langhe (https://it.wikipedia.org/wiki/Langhe)
Valle d'Aosta (cinque brigate) attiva quasi esclusivamente nella regione omonima
Bruno Buozzi (https://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Buozzi), (sette brigate) costituita da ben sette brigate, che aveva il proprio centro operativo a Torino e zone immediatamente limitrofe

LombardiaFra le formazioni più consistenti operanti in Lombardia (https://it.wikipedia.org/wiki/Lombardia) possiamo annoverare[5] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-ReferenceA-5):


la 7ª Brigata del Bresciano
Due reggimenti S.A.P., uno attivo nel Varesotto (https://it.wikipedia.org/wiki/Varesotto) (3 brigate) e l'altro nella zona di Milano (https://it.wikipedia.org/wiki/Milano) e provincia (otto brigate)
La divisione Barni (tre brigate), che controllava ampie zone della Lomellina (https://it.wikipedia.org/wiki/Lomellina), dove operavano pure le Brigate Bruzzi Malatesta (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Bruzzi_Malatesta).
Una divisione formata da sei brigate che combatté nella zona di Cremona (https://it.wikipedia.org/wiki/Cremona) e una brigata nel bresciano (https://it.wikipedia.org/wiki/Brescia)

VenetoIn Veneto (https://it.wikipedia.org/wiki/Veneto) fu particolarmente attiva una brigata operante alle pendici del Monte Grappa (https://it.wikipedia.org/wiki/Monte_Grappa), che era nata dalla fusione della I Brigata d'assalto Matteotti, la più antica formazione partigiana psiuppina (https://it.wikipedia.org/wiki/PSIUP) ed altri gruppi combattenti locali. Anche nel Padovano (https://it.wikipedia.org/wiki/Provincia_di_Padova) agì, fin dalla primavera del 1944, una Brigata Giacomo Matteotti[5] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-ReferenceA-5).
Altre regioniIn Emilia-Romagna furono reclutate due brigate, una delle quali, subito dopo la liberazione di Forlì (https://it.wikipedia.org/wiki/Forl%C3%AC) (novembre 1944), combatté sul fronte di guerra a fianco delle truppe alleate e ad una formazione GL (https://it.wikipedia.org/wiki/Giustizia_e_Libert%C3%A0). In Toscana (https://it.wikipedia.org/wiki/Toscana) fu particolarmente attiva, nell'estate 1944, la brigata Antonio Giuriolo (https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Giuriolo).
La lotta armata[modifica (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Matteotti&veaction=edit&section=4) | modifica wikitesto (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Matteotti&action=edit&section=4)]Le Brigate Giacomo Matteotti si distinsero, durante la lotta partigiana, per la propria efficacia, disciplina interna e spirito combattivo.
Fra le tante azioni che le videro protagoniste:


Nel Lazio: il 10 settembre 1943 (https://it.wikipedia.org/wiki/1943) Sandro Pertini (https://it.wikipedia.org/wiki/Sandro_Pertini) è a Porta San Paolo (https://it.wikipedia.org/wiki/Porta_San_Paolo) con i primi gruppi di resistenza socialisti, nel tentativo di contrastare l'ingresso nella Capitale delle truppe tedesche, combattendo a fianco dei granatieri e usando come proiettili anche cubetti di porfido. Si guadagna in questi giorni la medaglia d'oro al valor militare (https://it.wikipedia.org/wiki/Medaglia_d%27oro_al_valor_militare)[6] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-6); con lui sono il futuro ministro Mario Zagari (https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Zagari), il sindacalista Bruno Buozzi (https://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Buozzi)[7] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-7), Giuseppe Gracceva (https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Gracceva) e Alfredo Monaco (https://it.wikipedia.org/wiki/Alfredo_Monaco)[8] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-ossicini-8). Contemporaneamente le prime "squadre Matteotti" combattono a piazza Tuscolo, mettendo in fuga una pattuglia tedesca e uccidendone il comandante; a Porta Portese (https://it.wikipedia.org/wiki/Porta_Portese), provocando sette vittime tra i tedeschi; a borgata Gordiani (https://it.wikipedia.org/wiki/Gordiani), con Nicola Conte (https://it.wikipedia.org/wiki/Nicola_Conte_(ufficiale)), alle Capannelle (https://it.wikipedia.org/wiki/Capannelle_(zona_di_Roma)), a via Appia Nuova e alla Basilica di San Giovanni (https://it.wikipedia.org/wiki/San_Giovanni_in_Laterano). Fa parte del gruppo dirigente delle formazioni partigiane anche Pietro Nenni (https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Nenni), rifugiato nel Palazzo del Laterano (https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_del_Laterano).

Una delle azioni più eclatanti delle formazioni romane avvenne a Roma il 25 gennaio 1944 (https://it.wikipedia.org/wiki/1944). Difatti nell'ottobre del 1943 (https://it.wikipedia.org/wiki/1943), Sandro Pertini (https://it.wikipedia.org/wiki/Sandro_Pertini) e Giuseppe Saragat (https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Saragat) erano stati catturati dalle SS (https://it.wikipedia.org/wiki/SS) e condannati a morte per la loro attività partigiana. Tuttavia la sentenza non venne eseguita grazie all'azione dei partigiani socialisti che si concluse con la loro evasione dal carcere di Regina Coeli (https://it.wikipedia.org/wiki/Regina_Coeli_(carcere)). L'azione fu organizzata da Giuliano Vassalli (https://it.wikipedia.org/wiki/Giuliano_Vassalli), che si trovava presso il tribunale militare italiano, con l'aiuto di altri partigiani delle Brigate Matteotti, tra cui Giuseppe Gracceva, Massimo Severo Giannini (https://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_Severo_Giannini), Filippo Lupis, Ugo Gala[9] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-Vassalli-9) e il medico del carcere Alfredo Monaco[2] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-Roma-2)[9] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-Vassalli-9). Si riuscì così prima a far passare Saragat e Pertini dal "braccio" tedesco a quello italiano e quindi a produrre degli ordini di scarcerazione falsi, redatti dallo stesso Vassalli, per la loro liberazione (a conferma dell'ordine arrivò anche una falsa telefonata dalla questura, fatta da Marcella Monaco (https://it.wikipedia.org/wiki/Marcella_Ficca_Monaco), moglie di Alfredo[10] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-10)). I due furono dunque scarcerati insieme ai partigiani Luigi Andreoni del PSIUP (https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Socialista_Italiano), Torquato Lunadei, Ulisse Ducci, Carlo Bracco e Luigi Allori. A Marcella Monaco verrà conferita la medaglia d'argento al valor Militare (https://it.wikipedia.org/wiki/Ricompense_al_valor_militare).Francesco Malfatti di Montetretto (https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Malfatti_di_Montetretto), figlio di un dissidente già esule in Francia, costituì una rete informativa segreta per la raccolta di informazioni, che mise a disposizione di Peter Tompkins (https://it.wikipedia.org/wiki/Peter_Tompkins), agente segreto dell'OSS (https://it.wikipedia.org/wiki/Office_of_Strategic_Services). Tale rete era formata da una sessantina di uomini che, ventiquattro ore su ventiquattro, sorvegliavano i movimenti delle truppe tedesche in entrata e in uscita da Roma, sulle vie consolari[11] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-11). Ciò permise a Tompkins, con la collaborazione degli operatori di “Radio Vittoria”, di tenere costantemente informato il contingente anglo-americano della testa di ponte di Anzio, con notizie affidabili.Nel febbraio del 1944 (https://it.wikipedia.org/wiki/1944), Giuseppe Gracceva organizzò con la sua squadra, guidata dai fratelli Cosimo e Edoardo Vurchio, una delle più importanti azioni militari: il minamento di un treno carico di munizioni che venne fatto esplodere all'interno della stazione di Roma Ostiense (https://it.wikipedia.org/wiki/Stazione_di_Roma_Ostiense).[12] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-12)[13] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-13)In seguito, le Brigate Matteotti romane subiranno forti perdite: il 3 aprile 1944 (https://it.wikipedia.org/wiki/1944) sono arrestati Giuliano Vassalli (https://it.wikipedia.org/wiki/Giuliano_Vassalli) e il comandante Giuseppe Gracceva (https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Gracceva); reclusi a Via Tasso, saranno entrambi torturati e condannati a morte. Il 26 maggio, Eugenio Colorni (https://it.wikipedia.org/wiki/Eugenio_Colorni) è assassinato da un fascista della banda Koch (https://it.wikipedia.org/wiki/Banda_Koch). Dopo l'arresto di Buozzi e Vassalli e l'Eccidio delle Fosse Ardeatine (https://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_delle_Fosse_Ardeatine), Malfatti rimane l'unico comandante superstite operativo della colonna socialista romana del movimento partigiano.Il 3 giugno, mentre gli alleati si accingono ad entrare da sud nella Capitale, i tedeschi in fuga caricano due camion di prigionieri di Via Tasso (https://it.wikipedia.org/wiki/Via_Tasso) per deportarli in Germania. Giuliano Vassalli scampa alla deportazione per intercessione del Vaticano (https://it.wikipedia.org/wiki/Citt%C3%A0_del_Vaticano)[14] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-14). Gracceva e i passeggeri del primo camion si salvano perché l'automezzo è guasto e non parte[15] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-Tompkins-15). Sul secondo camion ci sono 14 prigionieri, in gran parte socialisti[16] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-16); il convoglio pernotta nei pressi di La Storta (https://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_di_La_Storta), sulla Via Cassia. Il giorno dopo, i tedeschi li portano in una zona cespugliosa e li uccidono con un colpo di pistola alla testa. Tra gli assassinati anche Bruno Buozzi (https://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Buozzi), leader sindacale socialista[15] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-Tompkins-15).

In Piemonte: l'offensiva su Cuorgnè (https://it.wikipedia.org/wiki/Cuorgn%C3%A8), nei primi giorni di giugno 1944, in cui cadde la medaglia d'oro Italo Rossi (https://it.wikipedia.org/wiki/Italo_Rossi_(partigiano)); l'attacco a reparti paramilitari della Repubblica Sociale Italiana (https://it.wikipedia.org/wiki/Repubblica_Sociale_Italiana) nei pressi di Pont Canavese (https://it.wikipedia.org/wiki/Pont_Canavese), in cui venne ferito il ministro fascista Alessandro Pavolini (https://it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Pavolini); lo scontro vittorioso sostenuto dalla divisione Marengo contro un contingente repubblicano a Cisterna d'Asti, a fianco di raggruppamenti appartenenti a Giustizia e Libertà (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0) e alle Brigate d'assalto Garibaldi (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Garibaldi), la liberazione dei prigionieri politici rinchiusi nel carcere di Alba (https://it.wikipedia.org/wiki/Alba_(Italia)), operata il 23 marzo 1945 (https://it.wikipedia.org/wiki/1945) dalla XXI Brigata con un'azione temeraria divenuta leggendaria (le forze nazi-fasciste presenti in città erano di gran lunga superiori per numero e armamento); la lotta urbana per la liberazione di Torino, sostenuta dalla Bruno Buozzi che si affiancò alle altre formazioni partigiane piemontesi (Brigate d'assalto Garibaldi, GL, Brigate Autonome, Brigate cattoliche ecc.) nelle ultime fasi di guerra.
In Toscana: la Brigata Antonio Guriolo combatté con ardimento a Orsigna (https://it.wikipedia.org/wiki/Orsigna) (luglio 1944) e, successivamente, nei pressi del lago Scaffalolo, riuscendo a tenere impegnato un battaglione motorizzato tedesco per alcuni giorni.
In Veneto: lo scontro a Crocetta del Montello (https://it.wikipedia.org/wiki/Crocetta_del_Montello) avvenuto nell'estate 1944 fra la I Brigata Giacomo Matteotti, e forze tedesche e fasciste che presidiavano il paese. L'azione non ebbe carattere risolutivo, ma fu l'inizio di un risveglio delle energie antifasciste locali che trovò compimento nella Battaglia del Grappa combattutasi nel settembre di quello stesso anno a Bassano del Grappa (https://it.wikipedia.org/wiki/Bassano_del_Grappa) e nelle sue immediate vicinanze. Alla battaglia partecipò, accanto a una Brigata Giacomo Matteotti, anche una brigata d'assalto Garibaldi e la brigata Italia libera. I reparti fascisti della Divisione Tagliamento (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Divisione_Tagliamento&action=edit&redlink=1) appoggiati da truppe motorizzate tedesche, vennero in un primo tempo costretti a ripiegare (20 settembre) ma nei giorni successivi, ricevuti rinforzi, ebbero il sopravvento. La Brigata Giacomo Matteotti e dalle altre brigate partigiane contarono 773 morti fra caduti sul campo e fucilati[17] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-17). La battaglia del monte Grappa ebbe una proiezione nazionale e indusse il comando alleato a sostenere con più vigore, mediante l'invio di armi e medicinali, i gruppi partigiani operanti in Veneto.[senza fonte (https://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Uso_delle_fonti)]
In Lombardia: le Brigate Matteotti si segnalarono nell'aprile 1945 (https://it.wikipedia.org/wiki/1945) durante la liberazione di Milano (https://it.wikipedia.org/wiki/Milano) e Varese (https://it.wikipedia.org/wiki/Varese).

Combattenti e personalità di spicco[modifica (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Matteotti&veaction=edit&section=5) | modifica wikitesto (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Matteotti&action=edit&section=5)]

Achille Ardigò (https://it.wikipedia.org/wiki/Achille_Ardig%C3%B2)
Giovanni Alasia (https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Alasia)
Filippo Amedeo (https://it.wikipedia.org/wiki/Filippo_Amedeo)
Corrado Bonfantini (https://it.wikipedia.org/wiki/Corrado_Bonfantini)
Ignazio Buttitta (https://it.wikipedia.org/wiki/Ignazio_Buttitta)
Eugenio Colorni (https://it.wikipedia.org/wiki/Eugenio_Colorni)
Nicola Conte (https://it.wikipedia.org/wiki/Nicola_Conte_(ufficiale))
Giuseppe Gracceva (https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Gracceva)
Antonio Greppi (https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Greppi)
Antonio Giuriolo (https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Giuriolo)
Alberto Jacometti (https://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Jacometti)
Alfredo Monaco (https://it.wikipedia.org/wiki/Alfredo_Monaco)
Rodolfo Morandi (https://it.wikipedia.org/wiki/Rodolfo_Morandi)
Franco Nicolazzi (https://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Nicolazzi)
Dario Paccino
Antonio Pauletto[18] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Matteotti#cite_note-18)
Cesare Pozzi (https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Pozzi)
Italo Rossi (https://it.wikipedia.org/wiki/Italo_Rossi_(partigiano))
Guido Seborga (https://it.wikipedia.org/wiki/Guido_Seborga)

MaIn
27-01-17, 14:49
https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0

Brigate Giustizia e LibertàDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.




Brigate Giustizia e Libertà


https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/8e/Bandiera_giustizia_e_liberta.jpg (https://it.wikipedia.org/wiki/File:Bandiera_giustizia_e_liberta.jpg)Bandiera delle brigate Giustizia e Libertà



Descrizione generale


Attiva
settembre 1943 (https://it.wikipedia.org/wiki/1943) - maggio 1945 (https://it.wikipedia.org/wiki/1945)


Nazione
Italia (https://it.wikipedia.org/wiki/Italia)


Alleanza
Alleati della seconda guerra mondiale (https://it.wikipedia.org/wiki/Alleati_della_seconda_guerra_mondiale)


Servizio
Partito d'Azione (https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_d%27Azione)
Comitato di Liberazione Nazionale (https://it.wikipedia.org/wiki/Comitato_di_Liberazione_Nazionale)


Tipo
Brigate partigiane (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_partigiane)


Obiettivo
Sconfitta dell'Asse (https://it.wikipedia.org/wiki/Potenze_dell%27Asse)


Battaglie/guerre
Seconda guerra mondiale (https://it.wikipedia.org/wiki/Seconda_guerra_mondiale)
Resistenza italiana (https://it.wikipedia.org/wiki/Resistenza_italiana)


Parte di



Corpo Volontari della Libertà (https://it.wikipedia.org/wiki/Corpo_Volontari_della_Libert%C3%A0)
Comitato di Liberazione Nazionale (https://it.wikipedia.org/wiki/Comitato_di_Liberazione_Nazionale)








Comandanti


Degni di nota
Ferruccio Parri (https://it.wikipedia.org/wiki/Ferruccio_Parri)
Riccardo Lombardi (https://it.wikipedia.org/wiki/Riccardo_Lombardi_(politico))
Riccardo Bauer (https://it.wikipedia.org/wiki/Riccardo_Bauer)
Detto Dalmastro (https://it.wikipedia.org/wiki/Detto_Dalmastro)
Duccio Galimberti (https://it.wikipedia.org/wiki/Duccio_Galimberti)
Dante Livio Bianco (https://it.wikipedia.org/wiki/Dante_Livio_Bianco)
Giulio Bolaffi (https://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Bolaffi)
Pedro Ferreira (https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Ferreira)
Carlo Ronza (https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Ronza)
Giorgio Bocca (https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Bocca)
Otello Pighin (https://it.wikipedia.org/wiki/Otello_Pighin)
Fermo Solari (https://it.wikipedia.org/wiki/Fermo_Solari)
Pietro Maset (https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Maset)
Pietro Pandiani (https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Pandiani)
Manrico Ducceschi (https://it.wikipedia.org/wiki/Manrico_Ducceschi)
Ercole Miani (https://it.wikipedia.org/wiki/Ercole_Miani)



[senza fonte (https://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Uso_delle_fonti)]


Voci su unità militari presenti su Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Unit%C3%A0_militari)


Le Brigate Giustizia e Libertà, furono delle brigate partigiane (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_partigiane) costituite nell'ambito della Resistenza italiana (https://it.wikipedia.org/wiki/Resistenza_italiana), legate prevalentemente al Partito d'Azione (https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_d%27Azione)[1] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-1) ma aperte anche a combattenti degli altri partiti del Comitato di Liberazione Nazionale (https://it.wikipedia.org/wiki/Comitato_di_Liberazione_Nazionale) (CLN) o indipendenti, professanti un comune ideale laico e democratico. In azione, i componenti delle brigate indossavano al collo un fazzoletto verde di riconoscimento. Coordinate da un comando assunto da Ferruccio Parri (https://it.wikipedia.org/wiki/Ferruccio_Parri), furono le formazioni partigiane più numerose dopo le Brigate Garibaldi (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Garibaldi), a guida comunista.
Al Congresso del Partito d'Azione del febbraio 1946 (https://it.wikipedia.org/wiki/1946) a Roma (https://it.wikipedia.org/wiki/Roma), Parri citò in 24.000 gli effettivi regolari delle brigate di montagna e in 11.000 quelli delle bande cittadine. In cifre relative, le Brigate GL contavano, grosso modo, il 20% della cifra assoluta degli uomini mobilitati nella Resistenza, contro il 50% attribuibile alle formazioni a guida comunista [2] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-2). Le Brigate subirono complessivamente 4.500 vittime[3] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-3).

Indice [nascondi]


1Filiazione storica e politica (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#Filiazione_storic a_e_politica)
2Brigate GL e Partito d'Azione (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#Brigate_GL_e_Part ito_d.27Azione)
3Modello organizzativo (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#Modello_organizza tivo)
4Operazioni principali (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#Operazioni_princi pali)
5Elenco Brigate Giustizia e Libertà (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#Elenco_Brigate_Gi ustizia_e_Libert.C3.A0)
6Combattenti famosi (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#Combattenti_famos i)
7Note (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#Note)
8Bibliografia (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#Bibliografia)
9Voci correlate (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#Voci_correlate)
10Collegamenti esterni (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#Collegamenti_este rni)


Filiazione storica e politica[modifica (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0&veaction=edit&section=1) | modifica wikitesto (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0&action=edit&section=1)]

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/f/f1/Exquisite-kfind.png/20px-Exquisite-kfind.png
Lo stesso argomento in dettaglio: Giustizia e Libertà (https://it.wikipedia.org/wiki/Giustizia_e_Libert%C3%A0) , Guerra civile spagnola (https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_civile_spagnola) e Colonna Italiana (https://it.wikipedia.org/wiki/Colonna_Italiana).


Le Brigate Giustizia e Libertà presero il nome dall'omonimo movimento politico antifascista (https://it.wikipedia.org/wiki/Antifascismo) e repubblicano, d'ispirazione liberal-socialista, fondato a Parigi (https://it.wikipedia.org/wiki/Parigi) ai primi di agosto del 1929 (https://it.wikipedia.org/wiki/1929)[4] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-4), dagli esuli Carlo Rosselli (https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Rosselli), Francesco Fausto Nitti (https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Fausto_Nitti), Emilio Lussu (https://it.wikipedia.org/wiki/Emilio_Lussu), Alberto Tarchiani (https://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Tarchiani), Alberto Cianca (https://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Cianca), Raffaele Rossetti (https://it.wikipedia.org/wiki/Raffaele_Rossetti), Gioacchino Dolci (https://it.wikipedia.org/wiki/Gioacchino_Dolci) ed altri.
Tra il 1930 (https://it.wikipedia.org/wiki/1930) e il 1931 (https://it.wikipedia.org/wiki/1931), Rosselli stipulò un accordo con il Partito Socialista Italiano (https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Socialista_Italiano) e poi con la Concentrazione Antifascista (https://it.wikipedia.org/wiki/Concentrazione_Antifascista), nel quale si riconobbe GL come il movimento unitario dell'azione rivoluzionaria in Italia[5] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-5). Ciò favorì la formazione di numerosi nuclei antifascisti legati a GL, a Milano (https://it.wikipedia.org/wiki/Milano), dove vivevano Ferruccio Parri (https://it.wikipedia.org/wiki/Ferruccio_Parri), Riccardo Bauer (https://it.wikipedia.org/wiki/Riccardo_Bauer), Vincenzo Calace (https://it.wikipedia.org/wiki/Vincenzo_Calace) e Umberto Ceva (https://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Ceva); a Bergamo (https://it.wikipedia.org/wiki/Bergamo), ma in collegamento con il gruppo milanese, con Ernesto Rossi (https://it.wikipedia.org/wiki/Ernesto_Rossi); a Firenze (https://it.wikipedia.org/wiki/Firenze), con Nello Traquandi (https://it.wikipedia.org/wiki/Nello_Traquandi); a Roma (https://it.wikipedia.org/wiki/Roma), con Francesco Fancello (https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Fancello) e Vincenzo Torraca (https://it.wikipedia.org/wiki/Vincenzo_Torraca); in Sardegna (https://it.wikipedia.org/wiki/Sardegna), con Dino Giacobbe, Cesare Pintus e Michele Saba.
Nell'agosto del 1936 (https://it.wikipedia.org/wiki/1936), Carlo Rosselli e Giustizia e Libertà (https://it.wikipedia.org/wiki/Giustizia_e_Libert%C3%A0) sono i primi ad intervenire in soccorso della Seconda repubblica spagnola (https://it.wikipedia.org/wiki/Seconda_repubblica_spagnola) contro i nazionalisti guidati dal generale Francisco Franco (https://it.wikipedia.org/wiki/Francisco_Franco), costituendo, insieme ad esuli anarchici, la formazione di volontari Centuria Giustizia e Libertà, meglio conosciuta come Colonna Italiana (https://it.wikipedia.org/wiki/Colonna_Italiana) o Colonna Rosselli. Tuttavia, il 6 dicembre 1936 (https://it.wikipedia.org/wiki/1936), Carlo Rosselli rassegnò le dimissioni dal comando della formazione e ciò condusse all'uscita della componente minoritaria di Giustizia e Libertà e alla nascita del Battaglione Matteotti[6] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-6). Successivamente il Battaglione Matteotti confluì nella più ampia Brigata Garibaldi (https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglione_Garibaldi). Il 9 giugno 1937 (https://it.wikipedia.org/wiki/1937) a Bagnoles-de-l'Orne (https://it.wikipedia.org/wiki/Bagnoles-de-l%27Orne), poco dopo il suo rientro in Francia (https://it.wikipedia.org/wiki/Francia), Carlo Rosselli fu ucciso insieme al fratello Nello (https://it.wikipedia.org/wiki/Nello_Rosselli), da sicari di una formazione della destra francese filo fascista.
Nell'aprile del 1944 (https://it.wikipedia.org/wiki/1944), Duccio Galimberti (https://it.wikipedia.org/wiki/Duccio_Galimberti), in un documento intestato Formazioni Giustizia e Libertà, affermava che le stesse rivendicano la loro derivazione da quella colonna di Giustizia e Libertà che, fin dall'agosto 1936, prima fra tutte le formazioni internazionali, accorse in aiuto della Spagna repubblicana, sotto il comando di Carlo Rosselli[7] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-7).
Brigate GL e Partito d'Azione[modifica (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0&veaction=edit&section=2) | modifica wikitesto (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0&action=edit&section=2)]

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Lo stesso argomento in dettaglio: Partito d'Azione (https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_d%27Azione) e Resistenza italiana (https://it.wikipedia.org/wiki/Resistenza_italiana).



https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/8/8e/Ferruccio_Parri_2.jpg/180px-Ferruccio_Parri_2.jpg (https://it.wikipedia.org/wiki/File:Ferruccio_Parri_2.jpg)

Ferruccio Parri (https://it.wikipedia.org/wiki/Ferruccio_Parri)


Il 4 giugno 1942 (https://it.wikipedia.org/wiki/1942), i gruppi di Giustizia e Libertà presenti in Italia costituirono clandestinamente il Partito d'Azione, nella casa romana di Federico Comandini (https://it.wikipedia.org/wiki/Federico_Comandini)[8] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-8); oltre alla componente giellista (https://it.wikipedia.org/wiki/Giellista), aderirono al nuovo partito, d'ispirazione mazziniana, numerosi repubblicani e liberal-democratici (in gran parte una volta rientrati dall'esilio o dal confino) quali Guido Calogero (https://it.wikipedia.org/wiki/Guido_Calogero), Ugo La Malfa (https://it.wikipedia.org/wiki/Ugo_La_Malfa), Ferruccio Parri (https://it.wikipedia.org/wiki/Ferruccio_Parri), Riccardo Bauer (https://it.wikipedia.org/wiki/Riccardo_Bauer), Emilio Lussu (https://it.wikipedia.org/wiki/Emilio_Lussu), Adolfo Omodeo (https://it.wikipedia.org/wiki/Adolfo_Omodeo), Vittorio Foa (https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Foa), Leo Valiani (https://it.wikipedia.org/wiki/Leo_Valiani), Alberto Tarchiani (https://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Tarchiani), Oronzo Reale (https://it.wikipedia.org/wiki/Oronzo_Reale), Riccardo Lombardi (https://it.wikipedia.org/wiki/Riccardo_Lombardi_(politico)), Francesco De Martino (https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_De_Martino) ed altri.
Il 5 settembre 1943 (https://it.wikipedia.org/wiki/1943), ancor prima della comunicazione dell'avvenuta firma dell'Armistizio di Cassibile (https://it.wikipedia.org/wiki/Armistizio_di_Cassibile), al convegno di Firenze (https://it.wikipedia.org/wiki/Firenze) del PdA, Ferruccio Parri sostenne la necessità di organizzare una lotta popolare armata contro le divisioni tedesche che stavano calando sempre più agguerrite attraverso il confine del Brennero (https://it.wikipedia.org/wiki/Passo_del_Brennero) e fu nominato dai convenuti responsabile militare per il Nord-Italia, mentre Riccardo Bauer lo fu per il Centro-Sud.[9] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-Parri-9)
Nel pomeriggio del 9 settembre, nella Roma abbandonata al proprio destino dal re, dal Capo del governo e dai vertici militari (https://it.wikipedia.org/wiki/Fuga_di_Vittorio_Emanuele_III), il Partito d'Azione, insieme al PCI (https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Comunista_Italiano), al PSIUP (https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Socialista_Italiano), alla Democrazia Cristiana (https://it.wikipedia.org/wiki/Democrazia_Cristiana), il PLI (https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Liberale_Italiano) e la Democrazia del Lavoro (https://it.wikipedia.org/wiki/Democrazia_del_Lavoro), costituì il CLN - Comitato di Liberazione Nazionale (https://it.wikipedia.org/wiki/Comitato_di_Liberazione_Nazionale). Contemporaneamente, Parri fu investito dell'incarico di assumere il comando delle forze ribelli del Nord[9] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-Parri-9).
Nel frattempo, l'azionista Vincenzo Baldazzi (https://it.wikipedia.org/wiki/Vincenzo_Baldazzi) riuscì ad impossessarsi di un autotreno carico d'armi e provvide a distribuirle nelle zone di San Giovanni (https://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_San_Giovanni_in_Laterano), Testaccio e Trastevere (https://it.wikipedia.org/wiki/Trastevere). Al quartiere Trionfale (https://it.wikipedia.org/wiki/Trionfale) fu fermato dalla polizia; il tempestivo intervento, in senso conciliatore, del generale Sabato Martelli e di Emilio Lussu (https://it.wikipedia.org/wiki/Emilio_Lussu) scongiurò una possibile tragedia[10] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-cencio-10). Il giorno dopo, con tutta la sua formazione di volontari, Baldazzi si appostò sin dall'alba nei pressi della piramide Cestia (https://it.wikipedia.org/wiki/Piramide_Cestia), sul lato destro di porta San Paolo, fra piazza Vittorio Bottego e il mattatoio. Qui, all'altezza di via delle Conce, la formazione, con armi anticarro, distrusse due carri armati tedeschi[10] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-cencio-10) in quella che fu il tentativo di difesa della capitale (https://it.wikipedia.org/wiki/Mancata_difesa_di_Roma). Nel frattempo, a Trastevere (https://it.wikipedia.org/wiki/Trastevere), l'avvocato Ugo Baglivo (https://it.wikipedia.org/wiki/Ugo_Baglivo)[11] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-11), del PdA, armato solo di una bandiera tricolore, organizzava altre formazioni volontarie per affiancare i militari.
Intorno alle 12.30 circa, sulla linea del fuoco di porta San Paolo, accorse in abito civile e sommariamente armato l'azionista Raffaele Persichetti (https://it.wikipedia.org/wiki/Raffaele_Persichetti), insegnante, invalido di guerra, ufficiale dei granatieri in congedo, schierandosi contro le superiori forze tedesche, al comando di un drappello rimasto senza guida[12] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-12). Verso le 14,00, armato di moschetto e con le cartucce sull'abito civile, con la giacca già macchiata di sangue, fu costretto a indietreggiare all'inizio di viale Giotto, dove cadde nel primo pomeriggio[13] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-13).

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/4/4d/Leopoldo_Gasparotto.jpg/220px-Leopoldo_Gasparotto.jpg (https://it.wikipedia.org/wiki/File:Leopoldo_Gasparotto.jpg)

Leopoldo Gasparotto (https://it.wikipedia.org/wiki/Leopoldo_Gasparotto) comandante delle Brigate GL della Lombardia


In Piemonte (https://it.wikipedia.org/wiki/Piemonte) cominciarono a costituirsi le prime formazioni GL nelle Alpi Marittime: in Valle Gesso si costituì Italia Libera per iniziativa di Duccio Galimberti (https://it.wikipedia.org/wiki/Duccio_Galimberti), Dante Livio Bianco (https://it.wikipedia.org/wiki/Dante_Livio_Bianco) e Benedetto Dalmastro (https://it.wikipedia.org/wiki/Benedetto_Dalmastro)[14] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-14). Altre formazioni GL si organizzarono a Frise (https://it.wikipedia.org/wiki/Frise) (con Luigi Ventre, Renzo Minetto, Aurelio Verra e Giorgio Bocca (https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Bocca), tutti ufficiali degli Alpini); a Centallo (https://it.wikipedia.org/wiki/Centallo) (autonomi e giellisti organizzati da altri ufficiali degli alpini tra cui Nuto Revelli (https://it.wikipedia.org/wiki/Nuto_Revelli)); in Val Pellice (https://it.wikipedia.org/wiki/Val_Pellice); infine in Abruzzo (https://it.wikipedia.org/wiki/Abruzzo) dove al bosco Martese (https://it.wikipedia.org/wiki/Bosco_Martese) confluirono militari sbandati e volontari comunisti e GL[15] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-15).
Il 29 ottobre 1943 (https://it.wikipedia.org/wiki/1943), Emilio Lussu scriveva al centro meridionale del Partito d'Azione che mai il partito avrebbe collaborato con Badoglio (https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Badoglio) e con la monarchia, di non preoccuparsi che GL scompaia, perché GL e PdA sono la stessa cosa e sarebbe fuori luogo ora far questione di denominazione[16] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-16). Nel novembre del 1943 (https://it.wikipedia.org/wiki/1943) crebbero le formazioni GL di Livio Bianco, Duccio Galimberti e Detto Dalmastro.
Ai primi di novembre del 1943, gli azionisti Parri, Valiani, Egidio Reale, Alberto Damiani (https://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Damiani), Gigino Battisti (https://it.wikipedia.org/wiki/Gigino_Battisti) e Adolfo Tino (https://it.wikipedia.org/wiki/Adolfo_Tino) si incontrarono in Svizzera (https://it.wikipedia.org/wiki/Svizzera) con i rappresentanti alleati Allen Dulles (https://it.wikipedia.org/wiki/Allen_Welsh_Dulles) e John McCaffery per stringere accordi sullo sviluppo del movimento avviato in Italia. In tale sede, Parri si fece portavoce dell'idea mazziniana (https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Mazzini) della guerra per bande sostenute dal popolo.[9] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-Parri-9). Il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) fu costituito nel dicembre del 1943, confermando a Ferruccio Parri l'incarico della responsabilità militare; contemporaneamente, il PdA lo confermò nel comando delle formazioni GL[9] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-Parri-9).
Modello organizzativo[modifica (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0&veaction=edit&section=3) | modifica wikitesto (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0&action=edit&section=3)]
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/8/8b/Livio_Bianco.jpg/150px-Livio_Bianco.jpg (https://it.wikipedia.org/wiki/File:Livio_Bianco.jpg)

Dante Livio Bianco (https://it.wikipedia.org/wiki/Dante_Livio_Bianco) durante il periodo della Resistenza


Riallacciandosi alla tradizione volontaristica mazziniana, Ferruccio Parri propugnò sin dall'inizio l'idea di un esercito di popolo, come modello organizzativo delle Brigate GL: si trattava – secondo il comandante piemontese–di ricostituire l'esercito disciolto l'8 settembre, trasformandolo con l'innesto di volontari civili e su base democratica; un esercito inteso come apparato militare di un governo nazionale e sovrano e non come strumento di guerriglia clandestina[17] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-gl-17). Per tale motivo, inizialmente, Parri evitò ogni separazione tra l'organico del Partito d'Azione e quello dell'organismo unitario (il CLNAI) di cui era responsabile, ritenendosi il capo militare di tutto il movimento partigiano e non solo delle formazioni del suo partito.
Tale concezione fu ben presto superata dall'esigenza del Partito d'Azione di costituire un raggruppamento nazionale, dotato di un centro dirigente rappresentativo del partito stesso, articolato per comandi regionali o territoriali.
Un modello organizzativo in tal senso fu deciso il 31 ottobre 1943 (https://it.wikipedia.org/wiki/1943) a Torre Pellice (https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_Pellice), in una riunione tra Parri e Valiani; la decisione fu ratificata e resa operativa il 14 febbraio 1944 (https://it.wikipedia.org/wiki/1944) dal comitato esecutivo per l'Alta Italia del Partito d'Azione[17] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-gl-17).
Tale modello organizzativo, tuttavia, durò solo pochi mesi. Con l'appressarsi dell'estate 1944, le Brigate GL furono protagoniste di un progressivo stemperamento della politicizzazione in senso partitico della loro azione, per trasformarsi nuovamente in centri di raccolta di combattenti di diversa estrazione, accomunati da un unico ideale democratico. La trasformazione della guerra partigiana in guerra per bande, nelle campagne e nelle fabbriche e la speranza nell'insurrezione generale o quanto meno il concorrere nella realizzazione di tale grande obiettivo, impose un ritorno alla concezione mazziniana della guerra di popolo, sia pure sotto forma più matura[18] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-gl2-18). Agli arruolati non si chiese più l'adesione al partito, ma l'impegno a sostenere i grandi ideali della giustizia sociale, delle libertà democratiche, della solidarietà europea. Ne scaturì un modello dove il ruolo del partigiano combattente era quello di praticare direttamente gli ideali democratici e di libertà, oltre quello di rispettare la disciplina militare. La guerra di liberazione, quindi, risultò per gli appartenenti alle Brigate GL, una scuola e una palestra di virtù, e pose le basi per la costruzione della Italia democratica del secondo dopoguerra[18] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-gl2-18).
Operazioni principali[modifica (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0&veaction=edit&section=4) | modifica wikitesto (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0&action=edit&section=4)]
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Ettore Serafino, comandante della Divisione Val Chisone (https://it.wikipedia.org/wiki/Val_Chisone) (a destra nella foto) alla liberazione di Pinerolo, con l'avv. Risso


Tra il dicembre del 1943 e il gennaio del 1944, dopo i successi nella Val Gesso e nella Val Maira (https://it.wikipedia.org/wiki/Val_Maira), i tedeschi trovarono grosse difficoltà in Val Grana, dove i partigiani della brigata GL Italia libera di Duccio Galimberti (https://it.wikipedia.org/wiki/Duccio_Galimberti) e Dante Livio Bianco (https://it.wikipedia.org/wiki/Dante_Livio_Bianco) si batterono con notevole abilità e mantennero la coesione sfuggendo alla distruzione; dopo una serie di scontri i partigiani ripiegarono a Paralup, presso Rittana (https://it.wikipedia.org/wiki/Rittana), e si riorganizzarono[19] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-19).
A Roma (https://it.wikipedia.org/wiki/Roma), le squadre cittadine GL subirono subito arresti e perdite notevoli. Il 5 febbraio, per le percosse subite, morì in carcere Leone Ginzburg (https://it.wikipedia.org/wiki/Leone_Ginzburg), redattore del foglio clandestino L'Italia Libera. Il 24 marzo, alle Fosse Ardeatine (https://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_delle_Fosse_Ardeatine), ben 57 furono i caduti appartenenti al Partito d'Azione, tra i quali Pilo Albertelli (https://it.wikipedia.org/wiki/Pilo_Albertelli), Ugo Baglivo (https://it.wikipedia.org/wiki/Ugo_Baglivo) e Domenico Ricci[20] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-20).
Nella primavera del 1944 le Brigate GL si batterono con successo, evitando scontri frontali ed adottando tattiche di guerriglia: in Val Maira i giellisti di Dalmastro e Bocca ressero bene i rastrellamenti e mantennero le loro forze, mentre nella Valle Stura (https://it.wikipedia.org/wiki/Valle_Stura) i reparti di Ettore Rosa (https://it.wikipedia.org/wiki/Ettore_Rosa), Livio Bianco (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Livio_Bianco&action=edit&redlink=1) e Nuto Revelli (https://it.wikipedia.org/wiki/Nuto_Revelli) furono duramente impegnati ma scamparono alla distruzione e continuarono a rimanere attivi ed efficienti. Uguali successi furono ottenuti contro i rastrellamenti nazifascisti nella Val Pellice (https://it.wikipedia.org/wiki/Val_Pellice), sfruttando una grande mobilità[21] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-21).
In Piemonte, dopo aver resistito alle operazioni di repressione nazifasciste di primavera, i reparti, rafforzati dall'afflusso di nuovi elementi (i cosiddetti "partigiani estivi" o anche "partigiani sfollati"[22] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-22)) e galvanizzati dalle vittorie alleate su tutti i fronti, salirono ad oltre 15.000 combattenti[23] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-23); le formazioni di Dante Livio Bianco liberarono la Val Pellice (https://it.wikipedia.org/wiki/Val_Pellice).
Nel maggio del 1944 le Brigate GL delle Alpi cuneesi condussero anche un'intensa attività diplomatica con la Resistenza Francese (https://it.wikipedia.org/wiki/Resistenza_Francese), culminante con gli incontri di Saretto (https://it.wikipedia.org/wiki/Incontri_di_Saretto), conclusi tra delegati del CLN del Piemonte e della pari istituzione francese, che portarono alla firma di accordi sul piano politico e militare.
Nel centro Italia GL era organizzata nelle Brigate Rosselli (1200 uomini) ma in Toscana, dopo una serie di contrasti con i garibaldini ed alcune riuscite operazioni di repressione nazifasciste, tutte le forze della resistenza si accordarono e costituirono un comando unificato partigiano, per passare all'attacco delle forze nemiche, in contemporanea con l'avanzata alleata a nord di Roma (https://it.wikipedia.org/wiki/Roma)[24] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-24).
La battaglia per Firenze (https://it.wikipedia.org/wiki/Firenze) ebbe inizio il 28 luglio 1944 (https://it.wikipedia.org/wiki/1944), con i primi scontri a sud della città tra i partigiani e le retroguardie dei paracadutisti tedeschi. Il comando germanico, su istruzioni di Kesselring (https://it.wikipedia.org/wiki/Albert_Kesselring) e dello stesso Hitler (https://it.wikipedia.org/wiki/Adolf_Hitler), organizzò metodicamente la ritirata. Al guado dell'Arno (https://it.wikipedia.org/wiki/Arno) una Brigata GL venne annientata; i ponti sul fiume vennero fatti tutti saltare tranne Ponte Vecchio (https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_Vecchio) e le forze partigiane rimasero divise in due parti, prima di completare la liberazione della città[25] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-25).
Ad agosto, mentre erano in corso i combattimenti lungo l'Appennino (https://it.wikipedia.org/wiki/Appennino), si combatté una dura battaglia nella Val Chisone (https://it.wikipedia.org/wiki/Val_Chisone) e sulle montagne del Colle del Sestriere (https://it.wikipedia.org/wiki/Colle_del_Sestriere), tra i reparti del sergente degli alpini Maggiorino Marcellin Bluter e numerose formazioni tedesche e fasciste (una divisione granatieri tedesca, un battaglione della divisione paracadutisti "Nembo" (https://it.wikipedia.org/wiki/184%C2%AA_Divisione_paracadutisti_%22Nembo%22) che dopo l'8 settembre era passato con la RSI, SS italiane, bersaglieri e un battaglione OP)[26] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-26); si trattò delle più lunga e combattuta battaglia della Resistenza Italiana (https://it.wikipedia.org/wiki/Resistenza_Italiana)[27] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-27). Dopo una fase di preparazione, i tedeschi iniziarono l'offensiva lungo la Val di Susa (https://it.wikipedia.org/wiki/Val_di_Susa), i partigiani di Marcellin avevano un armamento pesante con mortai da 81 e dieci cannoni da montagna e si batterono con tutti i mezzi. I tedeschi impiegarono carri armati e Stukas, mentre i partigiani ebbero l'appoggio anche di aerei britannici, decollati dalla Corsica (https://it.wikipedia.org/wiki/Corsica).
Nonostante i contrattacchi di sostegno a fondovalle, i nazifascisti proseguirono nei rastrellamenti e nelle esecuzioni sommarie dei combattenti catturati. Il 6 agosto Marcellin decise di sganciare i suoi uomini a piccoli gruppi; in Val Troncea (https://it.wikipedia.org/wiki/Val_Troncea) i partigiani furono accerchiati ma rifiutarono la resa e, dopo grandi difficoltà, trovarono scampo in Francia alla fine di agosto; poche settimane dopo, fecero nuovamente ritorno in Val Chisone, per riorganizzare la resistenza[28] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-28).

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/6/62/Nuto_Revelli_1944.jpg/290px-Nuto_Revelli_1944.jpg (https://it.wikipedia.org/wiki/File:Nuto_Revelli_1944.jpg)

Il comandante GL Nuto Revelli (https://it.wikipedia.org/wiki/Nuto_Revelli)


Il 17 agosto iniziò una nuova battaglia nella Valle Stura (https://it.wikipedia.org/wiki/Valle_Stura) tra le colonne tedesche della 90ª Panzergrenadier Division (https://it.wikipedia.org/wiki/90._leichte_Infanterie-Division_(Wehrmacht)), in marcia verso il colle della Maddalena (https://it.wikipedia.org/wiki/Colle_della_Maddalena), e la 1ª Divisione alpina GL guidata da Dante Livio Bianco e da Nuto Revelli. I partigiani furono messi in grave difficoltà dall'arrivo a sorpresa dei granatieri tedeschi; gli sbarramenti vennero travolti, si verificò il caos tra la popolazione e solo il 19 agosto Revelli riuscì a riprendere il controllo della situazione ed a organizzare la difesa. Nei giorni seguenti, i partigiani misero a segno alcune riuscite imboscate e rallentarono la marcia dei tedeschi, prima di ripiegare in quota[29] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-29). Fino al 23 agosto, gli uomini di Revelli continuarono a infastidire ed a infliggere perdite al nemico, prima di sganciarsi e sconfinare in Francia per la Valle Tinea (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Valle_Tinea&action=edit&redlink=1). In questa regione le Brigate GL combatterono ancora fino al 10 settembre e vennero quindi aggregate ai reparti francesi che le costrinsero a rimanere in zona per cinque mesi, prima di rientrare in Italia[30] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-30).
Un'ultima serie di combattimenti si ebbe tra il 22 agosto e il 1º settembre nella val Trebbia (https://it.wikipedia.org/wiki/Val_Trebbia) con la battaglia del Penice (https://it.wikipedia.org/wiki/Monte_Penice) che porterà il 27 agosto alla caduta della Repubblica di Bobbio (https://it.wikipedia.org/wiki/Repubblica_di_Bobbio) operante fra la VI Zona Libera e la XIII Piacenza e zona dell'Olprepo ed alessandrino; questa volta i reparti della Repubblica di Salò (https://it.wikipedia.org/wiki/Repubblica_di_Sal%C3%B2) svolsero la parte principale nell'azione con oltre 8.000 uomini delle Divisioni "Monterosa", "San Marco" e "Littorio" impegnati contro i 3.500 partigiani della divisione garibaldina Cichero di Aldo Gastaldi (https://it.wikipedia.org/wiki/Aldo_Gastaldi) e della divisione GL Piacenza di Fausto Cossu (https://it.wikipedia.org/wiki/Fausto_Cossu), coordinate dal comandante "Miro" (nome di battaglia dello sloveno Anton Ukmar (https://it.wikipedia.org/wiki/Anton_Ukmar))[31] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-31). In settembre le forze nazifasciste passarono all'offensiva, supportate da artiglieria ed armi pesanti e distrussero la brigata GL "Italia libera".
Anche i quadri dirigenti del movimento furono duramente colpiti dalla repressione nazifascista, che riuscì a smantellare numerose strutture di comando nelle città. A Cuneo venne arrestato e ucciso Duccio Galimberti (https://it.wikipedia.org/wiki/Duccio_Galimberti); il suo posto di responsabile di tutte le Brigate GL piemontesi venne assunto da Dante Livio Bianco (https://it.wikipedia.org/wiki/Dante_Livio_Bianco). A Milano venne catturata una parte dei componenti del comando generale del CVL, tra cui lo stesso Ferruccio Parri (https://it.wikipedia.org/wiki/Ferruccio_Parri).
La profonda crisi della Resistenza richiese nuove decisioni operative da parte delle strutture di comando centrali; venne quindi presa la decisione di attuare la cosiddetta "pianurizzazione", a causa delle difficoltà di rifornimento in montagna, della pressione nemica ed anche dell'ostilità di una parte delle popolazioni locali, esasperate e terrorizzate da rappresaglie e repressioni nazifasciste. Si previde quindi che le formazioni partigiane ancora attive scendessero in pianura lasciando in alta montagna solo piccoli nuclei rifugiati nei territori più impervi[32] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-32). La "pianurizzazione" divenne, a seconda dei casi, una ritirata, con la dispersione in gruppi piccoli, poco efficienti e prevalentemente passivi, nascosti spesso nelle cosiddette "buche", o una espansione aggressiva. Le Brigate GL della Val Grana rifluirono nelle Langhe (https://it.wikipedia.org/wiki/Langhe)[33] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-33).

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/aa/Genova-Staglieno--Tomba_di_Parri-DSCF8996.JPG/290px-Genova-Staglieno--Tomba_di_Parri-DSCF8996.JPG (https://it.wikipedia.org/wiki/File:Genova-Staglieno--Tomba_di_Parri-DSCF8996.JPG)

Lapide commemorativa in memoria di Ferruccio Parri (https://it.wikipedia.org/wiki/Ferruccio_Parri)


Nei primi mesi del 1945 (https://it.wikipedia.org/wiki/1945) le forze nazifasciste sferrarono nuove operazioni di rastrellamento, principalmente con piccoli reparti leggeri; tali "escursioni antipartigiane", tuttavia, non ottennero risultati di rilievo ed incontrarono la crescente opposizione delle forze partigiane, in fase di crescita e rafforzamento. In Valle Maira (https://it.wikipedia.org/wiki/Valle_Maira) le Brigate GL della 2ª Divisione alpina sorpresero alcuni reparti della divisione repubblichina "Monterosa" e, mentre fronteggiavano con successo le ultime offensive repressive nazifasciste, nel basso Monferrato lungo le strade per Asti (https://it.wikipedia.org/wiki/Asti) e Milano (https://it.wikipedia.org/wiki/Milano), il GMO ("Gruppo Mobile Operativo") GL prese parte alla cosiddetta "guerra di corsa" in pianura.
Nelle settimane prima dell'offensiva finale alleata, le Brigate GL sferrarono una serie di costosi attacchi: a Busca (https://it.wikipedia.org/wiki/Busca) con un fortunato colpo di mano, Bocca e Macciaraudi sorpresero i reparti della "Littorio". In Piemonte (https://it.wikipedia.org/wiki/Piemonte) le formazioni partigiane scesero dalle montagne e puntarono su tutte le città principali, rischiando lo scontro frontale con le divisioni tedesche in ritirata: le unità GL più forti si diressero su Cuneo (https://it.wikipedia.org/wiki/Cuneo). Il 25 aprile iniziarono gli scontri; dopo aver costretto alla resa le unità dell'esercito di Salò (divisioni "Monterosa" e "Littorio"), le Brigate GL di Ettore Rosa, "Detto" Dalmastro, "Gigi" Ventre, Nuto Revelli (https://it.wikipedia.org/wiki/Nuto_Revelli) e Giorgio Bocca (https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Bocca), affrontarono duri combattimenti con i tedeschi, decisi a mantenere il controllo delle comunicazioni. Il 29 aprile, dopo alcune trattative, finalmente le Brigate GL, a cui si erano uniti i garibaldini dei comandanti Comollo e Bazzanini e gli autonomi di Pietro Cosa, liberarono la città di Cuneo[34] (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0#cite_note-34).

MaIn
27-01-17, 14:49
Elenco Brigate Giustizia e Libertà[modifica (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0&veaction=edit&section=5) | modifica wikitesto (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0&action=edit&section=5)]


Area operativa
Formazione
Comandante


1
Cuneese
1ª divisione alpina GL
Duccio Galimberti (https://it.wikipedia.org/wiki/Duccio_Galimberti); Dante Livio Bianco (https://it.wikipedia.org/wiki/Dante_Livio_Bianco); Leo Scamuzzi (fino al febbraio 1944); Ezio Aceto (fino all'aprile 1945); Aldo Quaranta (aprile-maggio 1945)


2
Cuneese
2ª divisione alpina GL
Detto Dalmastro (https://it.wikipedia.org/wiki/Detto_Dalmastro) (fino all'aprile 1945); Luigi Ventre (aprile-maggio 1945)


3
Langhe
3ª divisione Langhe
Alberto Bianco


4
Valli di Susa
4ª divisione alpina GL Stellina
Giulio Bolaffi (https://it.wikipedia.org/wiki/Giulio_Bolaffi)


5
Val Pellice
5ª divisione alpina GL Sergio Toja
Riccardo Vanzetti (sett. 1944); Paoluccio Favout (dall'ottobre 1944)


6
Canavesana
6ª divisione alpina GL
Gino Viano


7
Biellese
7ª divisione alpina GL Pedro Ferreira
Pedro Ferreira (https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Ferreira) (fino al settembre 1944); Felice Mautino (dal settembre 1944)


8
Alessandrino
8ª divisione GL Paolo Braccini (https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Braccini)
Carlo Ronza (https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Ronza) (fino al nov. 1944); Ferdinando Cioffi (fino al gennaio 1945); E. Pasquarelli


9
Astigiano
9ª divisione GL
Gino Montano; Domenico Tamietti


10
Langhe
10ª divisione Langhe
Giorgio Bocca (https://it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Bocca) (fino al marzo 1945); Raimondo Paglieri; Lorenzo Minetto


11
Cuneese
20ª Brigata Andrea Paglieri
Faustino Dalmazzo (fino al febbraio 1945); Luigi Dugoni


12
Cuneese
21ª Brigata Pietro Bellino
Luciano Carboni


13
Val Sangone
Divisione Campana
Guido Usseglio


14
Torino
Divisione C
Pasquale Giannelli


15
Torino
Gruppo Leone
Leo Debenedetti


16
Valle di Lanzo
Colonna Renzo Giua
Bruno Tuscano (https://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Tuscano) (fino al gennaio 1945); Nino Osella


17
Bergamo
Divisione orobica GL
Pietro Redaelli


18
Bergamo
Divisione Bergamo GL
Vittorio Guzzoni


19
Brescia
Brigata Barnaba
Cesare Pradella


20
Brescia
Brigata Monte Suello
Silvio Pelizzari


21
Como
16ª divisione GL
Silvio Baridon


22
Valtellina
1ª divisione GL Valtellina
Giuseppe Motta


23
Val d'Ossola
7ª brigata Paolo Stefanoni
Renato Boeri


24
Varese
Formazioni diverse
Luciano Comolli


26
Milano
Formazioni cittadine
Bepi Signorelli (https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Signorelli)


27
Milano
Formazioni territoriali
Franco Bigatti


28
Oltrepò Pavese
2ª Divisione GL Massenzio Masia (https://it.wikipedia.org/wiki/Massenzio_Masia)
Giovanni Antoninetti


29
Padova
Brigata guastatori Silvio Trentin (https://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Trentin)
Otello Pighin (https://it.wikipedia.org/wiki/Otello_Pighin) (fino al gennaio 1945); Corrado Lubian (fino al marzo 1945); Sergio Fracalanza


30
Treviso
Brigata Piero Gobbato
Mario Graspan


31
Venezia
Brigata GL Venezia
Armando Gavagnin


32
Rovigo
4ª Brigata GL
Mario Ambrosio


33
Trieste
Divisione Giustizia e Libertà
Ercole Miani (https://it.wikipedia.org/wiki/Ercole_Miani)


34
Udine
Battaglione Rosselli
Fermo Solari (https://it.wikipedia.org/wiki/Fermo_Solari) (fino all'ottobre 1944); Leopoldo Ramanzini


35
Udine
7ª brigata Osoppo Friuli
Pietro Maset (https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Maset) (fino alla primavera 1945; Francesco Serena


36
Trento
Battaglione Giannantonio Manci (https://it.wikipedia.org/wiki/Giannantonio_Manci)
Bruno Palladino


37
Trento
Battaglione M. Longon
Ettore Piccinini


38
Genova
Divisione GL Matteotti (https://it.wikipedia.org/wiki/Brigata_GL-Matteotti)
Antonio Zolesio


39
La Spezia
Colonna Giustizia e Libertà
Costituita dal Battaglione Zignago e dal Battaglione Val di Vara (https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglione_Val_di_Vara)
Vero Del Carpio (fino al novembre 1944); Lorenzino Tornabuoni (fino al marzo 1945); Stefano Colombo


40
Piacenza
1ª divisione Piacenza
Fausto Cossu (https://it.wikipedia.org/wiki/Fausto_Cossu)


41
Bologna
1ª brigata GL
Pietro Pandiani (https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Pandiani)


42
Modena
7ª brigata-divisione Modena
Ettore Sighieri; Mario Levi


43
Parma
4ª brigata GL
Giovanni Mezzadri


44
Parma
Brigata Pablo
Enrico Bernardi


45
Parma
1ª brigata GL
Artemio Ughetti


46
Ravenna
Squadre cittadine
Mario Montanari (fino al giugno 1944; Aurelio Gulminelli


47
Firenze
1ª divisione Giustizia e Libertà
Athos Albertoni


48
Mugello
2ª brigata Rosselli
Riccardo Gisdulich (fino al marzo 1944); Sirio Bisio (fino al luglio 1944); Vittorio Barbieri (lug.-ago. 1944); Ezio Castelli


49
Val di Lima
1ª brigata Rosselli
Manrico Ducceschi (https://it.wikipedia.org/wiki/Manrico_Ducceschi)


50
Siena
Brigata Rosselli
Enzo Galli


51
Arezzo
Brigata Mameli
Rodolfo Chiosi


52
Pistoia
Comando XII zona
Vincenzo Nardi


53
Lunigiana
Brigata Lunense
Alfredo Contri (fino al dicembre 1944); Paolo Pagani


54
Carrara
SAP Giustizia e Libertà
Francesco Cricca


55
Garfagnana
4º Battaglione Lupo
Benedetto Filippetti


56
Roma
Squadre cittadine
Riccardo Bauer (https://it.wikipedia.org/wiki/Riccardo_Bauer)


57
Teramo
Raggruppamento di Bosco Martese
Felice Mariano Franchi


Combattenti famosi[modifica (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0&veaction=edit&section=6) | modifica wikitesto (https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Brigate_Giustizia_e_Libert%C3%A0&action=edit&section=6)]

Adolfo Zamboni (https://it.wikipedia.org/wiki/Adolfo_Zamboni)
Aldo Eluisi (https://it.wikipedia.org/wiki/Aldo_Eluisi)
Alessandro Galante Garrone (https://it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Galante_Garrone)
Anna Maria Enriques Agnoletti (https://it.wikipedia.org/wiki/Anna_Maria_Enriques_Agnoletti)
Antonio Giuriolo (https://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Giuriolo)
Enzo Enriques Agnoletti (https://it.wikipedia.org/wiki/Enzo_Enriques_Agnoletti)
Pilo Albertelli (https://it.wikipedia.org/wiki/Pilo_Albertelli)
Emanuele Artom (https://it.wikipedia.org/wiki/Emanuele_Artom)
Ugo Baglivo (https://it.wikipedia.org/wiki/Ugo_Baglivo)
Vincenzo Baldazzi (https://it.wikipedia.org/wiki/Vincenzo_Baldazzi)
Enzo Biagi (https://it.wikipedia.org/wiki/Enzo_Biagi)
Enrico Bocci (https://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Bocci)
Luciano Bolis (https://it.wikipedia.org/wiki/Luciano_Bolis)
Riccardo Boschiero (https://it.wikipedia.org/wiki/Riccardo_Boschiero)
Paolo Braccini (https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Braccini)
Carlo Campolmi (https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Campolmi)
Tristano Codignola (https://it.wikipedia.org/wiki/Tristano_Codignola)
Federico Comandini (https://it.wikipedia.org/wiki/Federico_Comandini)
Enzo Capecchi (https://it.wikipedia.org/wiki/Enzo_Capecchi)
Pietro Chiodi (https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Chiodi)
Luciano Della Mea (https://it.wikipedia.org/wiki/Luciano_Della_Mea)
Oriana Fallaci (https://it.wikipedia.org/wiki/Oriana_Fallaci)
Francesco Fancello (https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Fancello)
Leopoldo Gasparotto (https://it.wikipedia.org/wiki/Leopoldo_Gasparotto)
Mario Jacchia (https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Jacchia)
Leone Ginzburg (https://it.wikipedia.org/wiki/Leone_Ginzburg)
Ugo La Malfa (https://it.wikipedia.org/wiki/Ugo_La_Malfa)
Primo Levi (https://it.wikipedia.org/wiki/Primo_Levi)
Maria Assunta Lorenzoni (https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Assunta_Lorenzoni)
Emilio Lussu (https://it.wikipedia.org/wiki/Emilio_Lussu)
Bruno Pasino (https://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Pasino)
Carlo Ludovico Ragghianti (https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Ludovico_Ragghianti)
Nuto Revelli (https://it.wikipedia.org/wiki/Nuto_Revelli)
Giovanni Sissa (https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Sissa)
Paolo Spriano (https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Spriano)
Bruno Trentin (https://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Trentin)
Silvio Trentin (https://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Trentin)
Leo Valiani (https://it.wikipedia.org/wiki/Leo_Valiani)
Bruno Vasari (https://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Vasari)