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Visualizza Versione Completa : Operazione Barbarossa - La crociata antibolscevica del Nazionalsocialismo



Avamposto
27-07-10, 22:37
Operazione Barbarossa: quanto Hitler anticipò Stalin


di: Silvia Garneri Sequi




Lo storico e saggista Stefano Fabei nel suo ultimo e breve saggio“Operazione Barbarossa”, ripercorre in modo sintetico e chiaro le difficili relazioni russo – tedesche tra il ‘39 e il ‘41: dai motivi che condussero alla stipulazione del patto di non aggressione Molotov – Ribbentrop, firmato il 23 agosto del 1939, a Mosca, dai ministri esteri tedesco e russo – alle ragioni che condussero Hitler a tradire l’alleanza, certo del fatto che Stalin stesse accingendosi ad attaccare la Germania.
L’autore umbro ricostruisce queste dinamiche attingendo a numerose fonti e documenti d’archivio sovietici, con particolare riferimento al saggio di Vladimir Rezun, un ex agente del Kgb noto con lo pseudonimo di Victor Suvorov, “Stalin, Hitler: la Rivoluzione Bolscevica mondiale”, che ha svelato come Stalin fosse stato l’“effettivo iniziatore della guerra”, nonché assai abile ad “apparire come parte lesa”, così da passare per vittima del violento ed inatteso attacco nazista, al fine di sedersi poi al tavolo dei vincitori. Nel gennaio del 1941, la campagna tedesca di Russia ribattezzata poi operazione Barbarossa, prevedeva un attacco violento e rapido, in seguito al quale l’esercito sovietico non avrebbe dovuto avere alcuna possibilità di riprendersi. E di conseguenza, l’Inghilterra, una volta sconfitta la Russia, avrebbe svanito anche la sua ultima speranza, ossia quella di avere l’Urss come potenziale alleato continentale.
Hitler concepiva l’attacco contro la Russia come “una lotta di annientamento” del “nemico mortale giudaico-bolscevico”, lotta necessaria per l’eliminazione fisica della classe dirigente sovietica.
Al contempo, la Russia di Stalin stava preparandosi ideologicamente e militarmente alla guerra, indispensabile per innescare quella rivoluzione proletaria a livello mondiale, che aveva infiammato gli animi russi nella rivoluzione del 1917.
Secondo Suvorov, l’attacco tedesco alla Russia rappresentò l’estremo tentativo per scongiurare un’imminente invasione ed occupazione comunista dell’Europa orientale.
Inoltre, secondo l’autore russo, il dittatore georgiano era pronto alla guerra contro la Germania, fissandone la data d’attacco per il 6 luglio 1941; ma il Führer sembra che avesse scoperto il progetto di Stalin, e lo anticipò dunque di due settimane, immaginando l’esercito russo impreparato ad una guerra difensiva, essendo stato addestrato per un conflitto d’attacco.
Durante i primi tragici giorni della fulminante operazione Barbarossa, le forze congiunte della Wehrmacht e della Lufwaffe, devastarono il fronte occidentale russo, penetrando per 550 chilometri nel suolo sovietico. In quella drammatica contingenza, il Vozhd (il capo russo), invece di arginare il feroce assalto si rinchiuse in un lungo silenzio, e in un’inerzia destabilizzante ed inspiegabile per l’intera nazione. Una reazione di questo tipo, rappresenterebbe, secondo Fabei, la conferma alla tesi secondo cui i soldati dell’Armata Rossa fossero “stati preparati ad una guerra offensiva, e non difensiva quale fu quella cui li aveva costretti il Terzo Reich”.
Secondo lo storico Kostantin Pleshakov, invece, Stalin era sì pronto alla guerra contro la Germania, ma era convinto che solo dopo l’eventuale resa dell’Inghilterra, il Führer avrebbe rivolto le sue mire espansioniste verso l’Urss, tra la tarda primavera e l’estate del ‘42, al fine di concludere la campagna prima dell’arrivo del rigido inverno.
Per quella data, il piano di Stalin, un attacco preventivo contro i tedeschi che avrebbe consentito all’Unione sovietica di ottenere porzioni dell’Europa orientale da annettere all’“impero rosso”, sarebbe stato pronto. Ma il calcolo logico e temporale del dittatore georgiano si rivelò un errore strategico: Hitler scatenò il suo inatteso attacco all’alba del 22 giugno 1941, dando così inizio all’operazione Barbarossa, e ammettendo poi, nel suo testamento politico, di aver avuto il timore che Stalin potesse prevenirlo nell’attacco.
Queste considerazioni confermano la tesi che tra Mosca e Berlino la tensione fosse crescente, e che lo scontro fosse imminente: la questione fu dunque di mera tempistica.
Hitler, durante un colloquio con il suo segretario personale, Martin Bormann, nel febbraio del 1945, ebbe a dichiarare che sarebbe stata troppo pericolosa la guerra su due fronti, ricordando e riflettendo sull’esperienza russa di Napoleone. Insomma, Hitler confidò che durante la guerra non si era “mai trovato a dover prendere una decisione di maggiore importanza di quella dell’attacco contro la Russia”.
Non a caso, l’apertura di un secondo fronte in guerra per la Germania si rivelò fatale, e per la seconda volta.




"Operazione Barbarossa: 22 giugno 1941"

di Stefano Fabei

Edizioni Mursia




http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=2056

Avamposto
27-07-10, 22:40
Novità in libreria

"Operazione Barbarossa", quando Hitler decise di fermare Stalin

di Beppe Benvenuto


21 Marzo 2010


Un librino veloce, quasi un reportage, eppure il tema è grosso, del tipo cruciali per le vicende della grande storia, almeno di quella del secolo appena trascorso. Si tratta di un’operina di una settantina di pagine (ampia bibliografia inclusa) in cui Stefano Fabei, esperto di fascismi e mezzelune, racconta la cosiddetta Operazione Barbarossa, ovvero il fatico 22 Giugno 1941, ovvero il momento in cui le armate del Reich decidono di attaccare il paese del socialismo.

La premessa è, opportunamente, revisionistica, l’autore conviene con un recente studio del russo Victor Suvorov, dove si individua in Stalin, l’“effettivo iniziatore della guerra” e insieme il superbo manipolatore che riesce ad “apparire come parte lesa”, così da potersi accomodare successivamente al tavolo dei vincitori. Per Suvorov “l’attacco ‘a sorpresa’ di Hitler all’Urss sarebbe stato in realtà un’estrema reazione per prevenire l’imminente invasione dell’Europa da parte di Stalin”. Ergo scoperte le intenzioni del collega moscovita il Fuhrer lo avrebbe semplicemente preceduto. Nel libro si fissa anche una data per l’invasione rossa dell’Europa che sarebbe stata fissata per il 6 luglio 1941, esattamente due settimane prima del colpo a sorpresa germanico.

Sempre attingendo a Suvorov, Fabei, spiega l’impreparazione dei soldati dell’Armata rossa, col “fatto che erano stati preparati a una guerra offensiva e non difensiva quale fu quella cui li aveva costretti il Terzo Reich”. Ulteriori conferme alle sue tesi, lo studioso italiano, le rintraccia in un altro pezzo da novanta della storiografia, Constantin Pleshakov, che in recente vaglio degli archivi sovietici, avrebbe trovato le prove che il dittatore georgiano preparava il conflitto per il 1942. Insomma un altro tassello a conferma che fra Mosca e Berlino lo scontro era nell’aria e che, per entrambi i contraenti, si trattava semmai di un problema di tempo.

Quindi il leader russo sarebbe stato perciò ben consapevole che “prima o poi Hitler” lo avrebbe attaccato, anche se “non si aspettava che l’aggressione sarebbe avvenuta così presto”. Una specie di corsa a ostacoli per il capo dei nazi, una scelta estrema che lo stesso Hitler la spiega articolatamente, nel febbraio del 1945, nel corso di un colloquio col suo numero due Martin Bormann: “Durante la guerra, non mi sono trovato a dover prendere una decisione di maggior importanza di quella dell’attacco contro la Russia. Avevo sempre affermato che avremmo dovuto evitare a ogni costo la guerra su due fronti, e inoltre nessuno può dubitare che, più di chiunque altro, io abbia riflettuto sull’esperienza russa di Napoleone".

"Perché dunque questa guerra contro la Russia, e perché proprio nel momento da me scelto? Avevamo perduto la speranza di porre fine alla guerra mediante un’invasione, coronata da successo, delle isole britanniche. L’Inghilterra, guidata da capi imbecilli, si era rifiutata di concederci il predominio in Europa e di concluder una pace senza vittoria… Ne conseguiva che la guerra sarebbe durata all’infinito, provocando una partecipazione sempre più attiva da parte degli americani a fianco degli inglesi… tutto contribuiva a dissuaderci dall’impegnarci, a ragion veduta, in una guerra di lunga durata… il tempo non avrebbe fatto che lavorare, in misura crescente, contro di noi. Per indurre gli inglesi a fare quello che avrebbero dovuto, per obbligarli alla pace, non restava di conseguenza che toglier loro la speranza di poter contrapporci, sul continente, un avversario della nostra stessa levatura, cioè l’Armata Rossa. Non avevamo scelta… Ma c’era anche un altro, non meno valido, motivo, che già i per sé sarebbe stato più che sufficiente: il terribile pericolo che la Russia costituiva per noi, per il semplice fatto di esistere. Per noi sarebbe stata una calamità mortale se un giorno ci avesse aggredito. La nostra unica possibilità di vincere la Russia consisteva nel precederla…”.

Stefano Fabei, Operazione Barbarossa, Mursia, pagine 76, euro 3,90.


"Operazione Barbarossa", quando Hitler decise di fermare Stalin | l'Occidentale (http://www.loccidentale.it/articolo/beppe+benvenuto.0087736)

Avamposto
27-07-10, 22:43
L'ANNUNCIO DELL'OPERAZIONE "BARBAROSSA" DI HITLER





(La guerra preventiva all'Unione Sovietica)


Il mattino del 22 Giugno 1941, il Ministro del Reich Joseph Goebbels annunciava al mondo la sconcertante notizia che le forze armate tedesche, assieme a quelle finlandesi e rumene, avevano invaso il vasto territorio dell'Unione Sovietica.
Alla radio tedesca egli lesse la storica dichiarazione di guerra di Adolf Hitler che giustificava l'attacco.
Fra le altre cose egli affermava che Stalin aveva ammassato ben 160 divisioni pronte ad attaccare l'Occidente. In verità erano più di 300 le divisioni pronte a colpire Germania ed Europa.
Hitler e i suoi generali avevano quindi sottovalutato il pericolo sovietico, una sottovalutazione fatale che si sarebbe in seguito rivelata catastrofica e non solo per la Germania.
Al Duce italiano Benito Mussolini, Hitler scrisse che l'attacco all'Unione Sovietica era " la decisione più difficile della mia vita ".
E sebbene ciò significasse impegnare la Germania in una guerra su due fronti (un qualcosa del quale lo stesso Hitler mise in guardia nel suo Mein Kampf),fu una decisione del quale non si pentì mai.
L'attacco di Hitler contro l'Unione Sovietica, nome in codice " Barbarossa " è stato spesso considerato il suo peggiore errore in quanto, l'immenso conflitto da esso scatenato, finiva 4 anni dopo, nel Maggio 1945, col suo suicidio nel bunker di Berlino e con la resa incondizionata della Germania.
L'operazione Barbarossa di Hitler è spesso ritratta, anche se grossolanamente, come un vile ed arbitrario attacco contro un pacifico alleato, motivato da cupidigia, sogni imperiali, avversione verso i popoli russi e slavi e odio viscerale nei confronti del comunismo.
Oggi, 60 anni dopo, storici tedeschi e russi continuano ad interrogarsi sulle origini del più potente attacco militare della Storia.
L'annuncio di Hitler dell'Operazione Barbarossa del 22 Giugno 1941 aiuta a capire i motivi che portarono il leader tedesco ad attaccare la Russia.
Esso è un documento di importanza storica.
Quì di seguito l'intero testo:







POPOLO TEDESCO! NAZIONALSOCIALISTI!


Dopo aver valutato il tutto accuratamente, dopo lunghi mesi di silenzio, è venuto il momento di parlarvi apertamente!
Quando il 3 Settembre 1939 il Reich tedesco ricevette la dichiarazione di guerra britannica, ci fu il ripetuto tentativo inglese di contrastare ogni inizio di consolidamento europeo e relativa sua ascesa, combattendo contro quella potenza che sul Continente si stava rivelando la più forte di ogni epoca.
E' così che in passato l'Inghilterra rovinò la Spagna in molte guerre. E' così che essa condusse le sue guerre contro l'Olanda. E' così che combatté la Francia con l'aiuto di tutta l'Europa ed è così che, all'inizio del secolo, essa diede inizio all'accerchiamento dell'allora Reich Tedesco e, nel 1914, alla Prima Guerra Mondiale.
Fu solo a causa della sua mancanza di unità interna che la Germania fu sconfitta nel 1918. Le conseguenze furono terribili.
Dopo ipocrite dichiarazioni che la guerra era stata condotta solo contro il Kaiser ed il suo regime e una volta che l'esercito tedesco aveva deposto le armi, l'annientamento del Reich Tedesco ebbe inizio secondo i piani.
Mentre si sarebbero, a quanto pare, avverate, le profezie di uno statista francese in base alle quali c'erano 2 milioni di tedeschi di troppo che, in altre parole, dovevano essere eliminati dalla fame, dalle malattie e dall'emigrazione, il movimento nazionalsocialista cominciava la sua opera di unificazione del popolo tedesco e quindi di rinascita del Reich.
Questo risorgere del nostro popolo dal dolore, dalla miseria e dalla vergognosa indifferenza, si presentava nella forma di una rinascita puramente interna.
In nessun modo avrebbe influenzato, ne tantomeno minacciato la Gran Bretagna.
Ciò nonostante, una nuova politica carica di odio e di accerchiamento contro la Germania ebbe subito inizio.
Internamente ed esternamente venne messo in atto quel complotto, famigliare a tutti noi, fra ebrei e democratici, bolscevichi e reazionari, al solo scopo di impedire l'affermarsi di un nuovo stato del popolo tedesco e di far precipitare il reich nuovamente nell'impotenza e nella miseria.
A parte noi, l'odio di questa cospirazione mondiale era diretta contro quelle nazioni che, come la nostra, furono abbandonate dalla fortuna e furono obbligate a guadagnarsi il loro pane quotidiano in una durissima lotta per l'esistenza.
In special modo il diritto di Italia e Giappone, identico a quello della Germania, di condividere gli approvvigionamenti di materie prime nel mondo, fu contestato e, di fatto, formalmente negato.
L'alleanza di queste tre nazioni fu quindi un atto di pura autodifesa davanti all'egoistica e globale combinazione di ricchezza e potere che le minacciava.
Già nel 1936 Winston Churchill, secondo le dichiarazioni del Generale Americano Wood, davanti ad un comitato della Casa dei Rappresentanti Americana, dichiarò che la Germania stava diventando nuovamente troppo potente e che doveva quindi essere distrutta.
Nell'estate del 1939 sembrava essere arrivato il momento per l'Inghilterra di realizzare il suo intento di annientamento reiterando un'ampia politica di accerchiamento della nazione tedesca. Il piano della campagna di menzogne orchestrato a questo scopo consisteva nell'affermare che altri popoli erano minacciati, imbrogliandoli con promesse inglesi di garanzia di assistenza, istigandoli contro la Germania proprio come era successo prima del primo conflitto mondiale.
Dal Maggio all'Agosto del 1939 l'Inghilterra riuscì così a trasmettere al mondo che Lituania, Estonia, Lettonia, Finlandia, Bessarabia (l'attuale Moldavia, ndt) e Ucraina erano direttamente minacciate dalla Germania.
Alcuni di questi stati si fecero fuorviare accettando la promessa di aiuto proferita con queste affermazioni, andando quindi ad unirsi al fronte di accerchiamento contro la Germania.
In queste circostanze ho deciso di assumermi la completa responsabilità, davanti a me stesso e davanti alla storia del popolo tedesco, non solo di assicurare questi paesi o i loro governi della falsità delle affermazioni inglesi ma anche di tranquillizzare la più forte potenza dell'Est (l'Unione Sovietica) dichiarando in modo solenne quali erano i limiti dei nostri interessi.


NAZIONALSOCIALISTI! a quell'epoca tutti voi avete probabilmente intuito che quella che fu per me una decisione amara e difficile.
Il popolo tedesco non ha mai covato sentimenti ostili nei confronti delle genti di Russia. Tuttavia, per più di due decenni, i dirigenti bolscevico-ebraici di Mosca hanno tentato di infiammare non solo la Germania ma tutta l'Europa.
Mai la Germania tentò di portare la sua visione nazionalsocialista sul suolo russo, anzi furono proprio i commissari bolscevico-ebrei di Mosca a cercare fermamente di introdurre con l'inganno il loro dominio su di noi e su altre nazioni europee, non solo con mezzi ideologici ma sopratutto con la forza delle armi.
Le conseguenze delle attività di quel regime non furono altro che caos, miseria e fame in tutti i paesi.
Io, d'altro canto, mi sono battuto, con un minimo di intervento e senza distruggere la nostra produzione, per arrivare ad un nuovo ordine socialista in Germania, che non eliminasse solo la disoccupazione ma che permettesse ai lavoratori di ricevere una maggiore partecipazione ai frutti del loro lavoro.
La realizzazione di questa politica di ricostruzione nazionale economica e sociale, che impegnò una vera comunità nazionale a superare divisioni di ceto e di classe, è unica nel mondo odierno.
Fu pertanto con grande difficoltà che nell'Agosto 1939 mi decisi ad inviare a Mosca il mio Ministro degli Esteri (von Ribbentrop) nel tentativo di contrastare la politica di accerchiamento inglese contro la Germania. Feci questo in base ad un senso di responsabilità verso il popolo tedesco ma sopratutto nella speranza che, finalmente, nonostante tutto, si arrivasse ad una distensione a lungo termine e alla possibilità di ridurre quei sacrifici che ci sarebbero altrimenti stati richiesti.
Mentre la Germania affermava solennemente a Mosca che le citate nazioni e territori, ad eccezione della Lituania, non facevano parte degli interessi politici tedeschi, fu concluso uno speciale accordo supplementare nel caso l'Inghilterra fosse riuscita a portare la Polonia a dichiarare guerra alla Germania.
Anche in questo caso le richieste tedesche erano soggette a limitazioni.


NAZIONALSOCIALISTI! le conseguenze di questo trattato che io stesso ho desiderato e che è stato concluso nell'interesse della nazione tedesca, sono state molto pesanti in particolare per i tedeschi che vivono nei paesi menzionati. Ben oltre mezzo milione di uomini e donne di etnia tedesca, tutti piccoli agricoltori, artigiani e operai, furono costretti a lasciare le loro case, in una sola notte, per sfuggire al nuovo regime sovietico che dapprima li minacciava di farli cadere in una miseria nera, ma che prima o poi li avrebbe completamente sterminati.
Ciò nonostante migliaia di tedeschi scomparvero. Fu impossibile sapere che fine fecero. Fra di loro vi erano non meno di 160 uomini di cittadinanza del Reich Tedesco.
Davanti a questo io rimasi in silenzio perchè dovevo farlo.
Il mio solo desiderio era quello di allentare la tensione e arrivare, se possibile, ad una soluzione duratura con lo stato sovietico.
Comunque, già durante la nostra avanzata in Polonia, i governanti russi avanzarono improvvisamente, ed in violazione al trattato, pretese sulla Lituania.
Il Reich Tedesco non ebbe mai l'intenzione di occupare la Lituania e non solo non avanzò mai una tale richiesta al governo lituano ma, al contrario, fu rifiutata la richiesta del governo lituano di inviare colà truppe tedesche in quanto non pertinente agli scopi della politica tedesca.
Nonostante questo, aderii a questa nuova richiesta russa. Tuttavia era solo l'inizio di una serie di estorsioni che si sarebbero ripetute di lì a poco.
La vittoria in Polonia, che fu conseguita esclusivamente dalle truppe tedesche, mi portò ad indirizzare un'altra offerta di pace alle potenze occidentali (Inghilterra e Francia). Fu rifiutata grazie agli sforzi dei guerrafondai ebraici ed internazionali.
Già all'epoca la ragione di questo rifiuto stava nel fatto che l'Inghilterra aveva ancora speranza di poter mobilitare una coalizione europea anti-tedesca che includeva i Balcani e la Russia.
Fu quindi deciso a Londra di inviare Mr. Cripps come ambasciatore a Mosca. Egli ricevette chiare istruzioni di riattivare in qualsiasi modo le relazioni fra Inghilterra e Russia e di svilupparle nella direzione pro-inglese.
La stampa inglese si occupò dello svolgersi della missione evitando di imporre il silenzio per ragioni tattiche.
Nel'autunno del 1939 e nella primavera del 1940 i primi risultati si fecero sentire. Mentre la Russia si impegnava a soggiogare con la forza non solo la Finlandia ma anche gli Stati Baltici, essa motivò quest'azione asserendo, in modo ridicolo e falso, che doveva proteggere questi paesi da una minaccia esterna oppure precederla.
Ciò non poteva altro che riferirsi alla Germania, in quanto nessun altra potenza sarebbe potuta intervenire nell'area baltica.
Ancora una volta sono stato zitto.
Ciò nonostante i governanti del Cremlino andarono oltre.
Mentre nella primavera del 1940 la Germania, in base al così detto Trattato di Amicizia (28 Settembre 1939 con l'Unione Sovietica) ritirava le sue forze dal fronte orientale e, di fatto, smilitarizzava la maggior parte di quest'area, si stava già delinenando uno spiegamento di forze russe in un'entità tale da essere considerato come una deliberata minaccia verso la Germania.
Secondo una dichiarazione che il Ministro degli Esteri russo Molotov fece personalmente all'epoca, vi erano 22 divisioni sovietiche negli Stati Baltici già nella primavera del 1940. Dato che il governo russo ha sempre affermato che la sua presenza era stata richiesta dalla popolazione locale, lo scopo della sua presenza in loco non poteva essere altro che una dimostrazione contro la Germania.
Mentre i nostri soldati, a partire dal 10 Maggio 1040, spezzavano il potere franco-britannico in occidente, lo spiegamento militare sovietico alla nostra frontiera orientale continuava ad un ritmo sempre più minaccioso.
Dall'Agosto 1940 in poi ho pensato fosse nell'interesse del Reich di non permettere alle nostre provincie orientali, che oltretutto erano rimaste così spesso incolte, di rimanere senza protezione davanti a questo tremendo dispiegamento di divisioni bolsceviche.
Così, come voluto dalla cooperazione anglo-sovietica, avvenne lo stazionamento di importanti forze tedesche nell'Est e non potè essere garantita una radicale conclusione della guerra sul fronte occidentale, in particolare per quanto riguarda le forze aeree.
Ciò, tuttavia, era in linea con gli obiettivi non solo della politica britannica ma anche di quella sovietica, in quanto entrambi intendevano far continuare questa guerra il più a lungo possibile in modo da indebolire tutta l'Europa e renderla ancora più impotente.
Il minacciato attacco russo alla Romania era, in ultima analisi, concepito per impossessarsi o, se possibile, distruggere un'importante base della vita economica non solo della Germania ma di tutta l'Europa.
Dal 1933 il Reich Tedesco ha cercato con infinita pazienza di assicurarsi l'appoggio degli Stati Sudorientali europei come partners commerciali. Avevamo quindi tutto l'interesse affinchè questi si consolidassero internamente e nell'ordine.
L'avanzata sovietica in Romania e l'alleanza della Grecia con l'Inghilterra minacciavano di far diventare rapidamente queste regioni un generale teatro di guerra.
Contrariamente ai nostri principi ed alle nostre abitudini e su urgente richiesta dell'allora governo rumeno, che era lui stesso responsabile di questo sviluppo, lo consigliai di acconsentire alle richieste sovietiche in nome della pace e di cedere la regione della Bessarabia (l'odierna Moldavia, ndt).
Il governo rumeno credette, tuttavia, che avrebbe risposto di ciò davanti al proprio popolo solamente se la Germania e l'Italia, in cambio, avessero almeno garantito l'integrità di ciò che ancora rimaneva della Romania.
Feci questo con dolore, sopratutto perchè quando il Reich Tedesco da una garanzia significa che la rispetta. Noi non siamo nè inglesi nè ebrei.
Ancora oggi sono convinto di aver servito la causa della pace in quella regione sebbene ci siamo assunti per conto nostro un impegno molto gravoso.
Allo scopo di risolvere questi problemi e far chiarezza nel comportamento russo verso la Germania, nonchè nei confronti della loro sempre più incessante mobilitazione alla nostra frontiera orientale, invitai il Ministro Molotov a venire a Berlino.
Il Ministro degli Esteri sovietico (nell'incontro del Novembre 1940) chiese una chiarificazione della Germania o un accordo sulle seguenti quattro richieste:


(continua)


L'ANNUNCIO DELL'OPERAZIONE "BARBAROSSA" DI HITLER : OLODOGMA____"Biblioteca" alternativa ad OloCa$h e favola $terminazioni$ta (http://olo-dogma.myblog.it/archive/2009/07/17/l-annuncio-dell-operazione-barbarossa-di-hitler.html)

Avamposto
27-07-10, 22:44
PRIMA RICHIESTA DI MOLOTOV:
la garanzia di tutela tedesca alla Romania è anche rivolta contro l'Unione Sovietica nel caso di un attacco russo verso la Romania?
LA MIA RISPOSTA:
la garanzia tedesca è generale ed è incondizionatamente vincolante. La Russia, comunque, non ci ha mai parlato di avere altri interessi in Romania al di fuori della Bessarabia. L'occupazione sovietica della Bukovina Settentrionale (odierna regione dell'Ucraina Occidentale, ndt.) era già una violazione di tale assicurazione. Non penso pertanto che la Russia possa avere improvvisamente delle così lunghe mire sulla Romania.


SECONDA RICHIESTA DI MOLOTOV:
la Russia si sente ancora minacciata dalla Finlandia. La Russia non è intenzionata a tollerare questo stato di cose. La Germania è disposta a non dare aiuti alla Finlandia e sopratutto ritirare immediatamente le proprie truppe che stanno marciando verso Kirkenes (estremo nord norvegese, ndt.)?
LA MIA RISPOSTA:
la Germania non ha assolutamente alsun interesse politico in Finlandia. Una nuova guerra dichiarata dalla Russia alla piccola nazione finnica non potrebbe essere comunque tollerata dal governo tedesco, sopratutto perchè non potremmo mai credere che la Finlandia possa minacciare la Russia. Non vogliamo assolutamente che si crei un altro teatro di guerra nel Baltico.


TERZA RICHIESTA DI MOLOTOV:
la Germania è d'accordo che la Russia dia protezione alla Bulgaria e, a tale scopo, invii truppe sovietiche in territorio bulgaro ? in relazione a ciò che Molotov si apprestava ad affermare e cioè che i sovietici non intendevano, ad esempio, deporre il Re ?
LA MIA RISPOSTA:
la Bulgaria è uno stato sovrano e non sono a conoscenza che essa abbia mai richiesto alla Russia alcun tipo di protezione così come la Romania lo chiese alla Germania. Inoltre dovrei discutere la cosa con i miei alleati.


QUARTA RICHIESTA DI MOLOTOV:
l'Unione Sovietica richiede assolutamente il libero passaggio nei Dardanelli e per la sua tutela chiede di occupare un certo numero di importanti basi nei Dardanelli e sul Bosforo. La Germania è d'accordo ?
LA MIA RISPOSTA:
la Germania è disposta in qualsiasi momento a rivedere il Trattato di Montreux (1936) a favore degli stati sul Mar Nero. La Germania non è d'accordo che la Russia si impossessi di basi negli Stretti.


NAZIONALSOCIALISTI! quì ho adottato il solo atteggiamento possibile in qualità di responsabile del Reich Tedesco ma anche come coscienzioso responsabile rappresentante della civiltà e della cultura europea.
Il risultato fu l'aumento dell'attività in Russia contro il Reich e sopratutto l'immediato inizio dello scardinamento del nuovo stato rumeno ed un tentativo di deporre il governo bulgaro con la propaganda.
Con l'ausilio di leaders confusi ed impreparati della Legione Rumena (Guardia di Ferro) si verificò un colpo di stato in Romania con lo scopo di rovesciare il Capo di Stato, Generale Antonescu, e provocare caos nel paese eliminando l'autorità legale e rimuovendo il presupposto per adempiere alla garanzia data dalla Germania.
Nonostante ciò ho creduto di dover rimanere in silenzio.
Subito dopo il fallimento di questa impresa ci fu un nuovo rinforzo della concentrazione di truppe sovietiche alla frontiera orientale della Germania.
Distaccamenti corazzati e truppe paracadutiste venivano trasferiti in numero sempre crescente e pericolosamente vicino alla frontiera tedesca.
La forze armate tedesche e il popolo tedesco sanno che fino a qualche settimana fa non vi era un singolo carro armato o divisione motorizzata germanica stazionati alla nostra frontiera orientale.
Se ci fosse stato bisogno di una prova finale per la coalizione, nel frattempo formatasi fra Gran Bretagna ed Unione Sovietica, nonostante deviazioni e travestimenti vari, questa l'avrebbe data il conflitto yugoslavo. Mentre feci ogni possibile sforzo per pacificare i Balcani e, in accordo col Duce Mussolini, invitai la Yugoslavia ad unirsi al Patto Tripartitico, l'Inghilterra e la Russia organizzarono insieme quel colpo di stato che, in una sola notte, rovesciò il governo che era pronto ad aderire all'accordo.
Oggi possiamo dire alla nazione tedesca che il colpo di mano serbo contro la Germania non ebbe luogo soltanto sotto gli auspici britannici ma in particolar modo sotto quelli russi.
Mentre, ancora una volta, noi restavamo zitti, i leader sovietici facevano ulteriori passi avanti.
Essi non solo organizzarono il colpo di stato, ma, qualche giorno dopo (5 Aprile 1941), conclusero quel noto trattato di amicizia con quei personaggi sottomessi che avrebbero dovuto rafforzare la volontà dei serbi a resistere alla pacificazione dei Balcani, incitandoli contro la Germania. E questa non era certo un'intenzione platonica: Mosca chiese la mobilitazione dell'esercito serbo. Poichè, anche in quel frangente, credetti fosse meglio non intervenire, i governanti del Cremlino andarono ancora oltre.
Il Governo del Reich Tedesco oggi possiede la documentazione provante che la Russia, allo scopo di portare la Serbia in guerra, le diede la promessa di fornirle, via Salonicco, armi, aerei, munizioni e altri materiali bellici, in chiave anti-tedesca.
E questo successe proprio nel momento in cui consigliai il Min istro degli Esteri giapponese Matsuoka di intraprendere iniziative per allentare la tensione con la Russia, nella speranza di servire la causa della pace.
Soltanto la rapida avanzata delle nostre incomparabili divisioni su Skopjie, nonchè la presa di Salonicco, mandò a monte i piani del complotto anglo-sovietico.
Ufficiali dell'aeronautica serba, tuttavia, fuggirono in Russia e furono subito ricevuti come alleati.
Fu solamente la vittoria delle potenze dell'Asse nei Balcani che scombussolò i piani di tenere impegnata la Germania in questi mesi estivi in combattimenti nell'Europa Sudorientale mentre le armate sovietiche completavano il loro dispiegamento consolidandosi e preparandosi per la battaglia con lo scopo finale, assieme alla Gran Bretagna e con l'aiuto di forniture americane, di impegnare e sconfiggere il Reich Tedesco e l'Italia.
Mosca dunque non solo ruppe ma tradì miseramente le stipule del nostro trattato di amicizia. Tutto ciò avveniva mentre i governanti del Cremlino, proprio come nel caso della Finlandia e della Romania, pretendevano fino all'ultimo momento pace e amicizia, rilasciando solo in apparenza innocenti smentite.
Sebbene io sia stato costretto dalle circostanze a starmene continuamente in silenzio, è venuto ora il momento nel quale, continuare a fare la parte dell'osservatore, non solo sarebbe un peccato di omissione ma anche un crimine contro il popolo tedesco e anche contro tutta l'Europa.
Oggi qualcosa come 160 divisioni (in realtà la cifra fu sottostimata in quanto le divisioni russe, pronte all'attacco, erano circa 300, ndt.), sono posizionate alla nostra frontiera. Per settimane ci sono state continue violazioni di questa frontiera e non solo coinvolgendo noi ma anche all'estremo nord (contro la Finlandia), nonchè in Romania.
Gli aviatori russi solcano con disinvoltura queste frontiere, probabilmente per dimostrarci che si sentono già padroni di questi territori.
Fra la notte del 17 e 18 Giugno pattuglie russe penetrarono nuovamente nel territorio del reich e furono respinte solo dopo una prolungata sparatoria.
Questo ci ha portato a decidere che è venuto il momento di contrastare questo complotto di guerrafondai giudaico-bolscevichi ed i governanti ebrei della tana bolscevica di Mosca.


POPOLO TEDESCO! in questo momento si sta procedendo ad un dispiegamento di forze tali che il mondo non ha mai visto prima.
Uniti ai loro camerati finlandesi, i combattenti della vittoria di Narvik (Norvegia) sono pronti nell'Artico Settentrionale. Divisioni tedesche comandate dal conquistatore della Norvegia, Generale Dietl, assieme agli eroi finlandesi comandati dal Maresciallo Mannerheim, stanno proteggendo il suolo di Finlandia.
Formazioni del fronte orientale tedesco si estendono dalla Prussia Orientale ai Carpazi.
Soldati tedeschi e rumeni sono uniti sotto il Capo di Stato Antonescu dalle rive del Prut alla foce del Danubio fino alle coste del Mar Nero.
Il compito di questo fronte quindi non è soltanto di proteggere singole nazioni ma salvaguardare l'Europa e, di conseguenza, noi tutti.
Ho quindi oggi deciso, ancora una volta, di riporre il destino ed il futuro del Reich Tedesco e del nostro popolo nelle mani dei nostri soldati.


POSSA IDDIO ASSISTERCI IN QUESTA BATTAGLIA!
Adolf Hitler




Fonte : INSTITUTE OF HISTORICAL REVIEW (U.S.A.)


Traduzione a cura di: Gian Franco Spotti


L'ANNUNCIO DELL'OPERAZIONE "BARBAROSSA" DI HITLER : OLODOGMA____"Biblioteca" alternativa ad OloCa$h e favola $terminazioni$ta (http://olo-dogma.myblog.it/archive/2009/07/17/l-annuncio-dell-operazione-barbarossa-di-hitler.html)

msdfli
27-07-10, 22:49
bene avete fatto a postare l'articolo su fabei,
ma i contenuti dell'articolo sono storicamente e totalmente inesatti.

stalin non si preparava ad invadere proprio nulla.

hitler voleva le risorse russe (mica scemo) e la mossa strategicamente fu fatale.

la storia della guerra preventiva antibolscevica e' un obrobrio storico.

Avamposto
27-07-10, 22:55
http://msdfli.files.wordpress.com/2010/04/barbarossa.jpg

Italicvs
27-07-10, 23:01
bene avete fatto a postare l'articolo su fabei,
ma i contenuti dell'articolo sono storicamente e totalmente inesatti.

stalin non si preparava ad invadere proprio nulla.

hitler voleva le risorse russe (mica scemo) e la mossa strategicamente fu fatale.

la storia della guerra preventiva antibolscevica e' un obrobrio storico.Ottimo post! Condivido.

Italicvs
27-07-10, 23:03
[I]Evidentemente qui qualcuno ha semplicemente sbagliato forum.I]

La prossima critica cancello. Majorana d'accordo o meno. :ciaociao:

Andatevene su Eurasiatisti ad esaltare Stalin, l'URSS o la DDR come vi piace tanto. Qui , ultima volta che lo scrivo, non sono gradite posizioni filo-sovietiche o critiche verse la Germania Nazionalsocialista. :ciaociao:E chi lo ha stabilito di grazia? Io ad esempio sono un Socialista Nazionale e sono totalmente anti-hitleriano, come la mettiamo?

Avamposto
27-07-10, 23:09
http://www.archives.gov/research/ww2/photos/images/ww2-83.jpg

Majorana
27-07-10, 23:53
bene avete fatto a postare l'articolo su fabei,
ma i contenuti dell'articolo sono storicamente e totalmente inesatti.

stalin non si preparava ad invadere proprio nulla.

hitler voleva le risorse russe (mica scemo) e la mossa strategicamente fu fatale.

la storia della guerra preventiva antibolscevica e' un obrobrio storico.


Va bene, apporta le tue fonti e discutiamone pacatamente.

Majorana
27-07-10, 23:59
E chi lo ha stabilito di grazia? Io ad esempio sono un Socialista Nazionale e sono totalmente anti-hitleriano, come la mettiamo?



E' un pò come dire: "Amo il tiramisù e detesto a morte i dolci".

Prima di scrivere di odiare totalmente qualcosa o esserne contrari del tutto, bisognerebbe documentarsi per bene e cercare di mettere da parte gli indottrinamenti ricevuti e la solita propaganda perenne imperante.
Non ti sto scrivendo di aprirti al Nazional Socialismo (per favore e mi rivolgo a tutti gli utenti, non scrivete nazismo), ma di documentarti su una parte del socialismo nazionale che ha riguardato la nazione tedesca.
Ovviamente, è facile continuare a vivere sulle basi di ciò che ci hanno insegnato per anni, la verità è una ricerca che richiede sacrifici non indifferenti, per questo motivo credo che essa si sveli solo ai pochi che hanno l'ardire di inseguirla e di innamorarsi di essa.

Saluti

Avanguardia
28-07-10, 00:05
Scusando se mi intrometto.
Se le proprie considerazioni uno le scrive in maniera rispettosa non vedo motivo di aggredirlo.
Più che come la si può pensare su precise esperienze storiche, mi interessano il presente e il futuro.

Spero che si possa, dopo i brevi chiarimenti, riproseguire in maniera tranquilla e razionale.

Majorana
28-07-10, 00:08
Scusando se mi intrometto.
Se le proprie considerazioni uno le scrive in maniera rispettosa non vedo motivo di aggredirlo.
Più che come la si può pensare su precise esperienze storiche, mi interessano il presente e il futuro.

Spero che si possa, dopo i brevi chiarimenti, riproseguire in maniera tranquilla e razionale.


Certo.
Continuiamo pure, con educazione, ad arricchire il nostro bel forum.

Saluti

msdfli
28-07-10, 07:33
Scusando se mi intrometto.
Se le proprie considerazioni uno le scrive in maniera rispettosa non vedo motivo di aggredirlo.
Più che come la si può pensare su precise esperienze storiche, mi interessano il presente e il futuro.

Spero che si possa, dopo i brevi chiarimenti, riproseguire in maniera tranquilla e razionale.

esatto.
e poi e' l'ora di guardare anche avanti.
si chiama Forum perche' e' un luogo di discussione
se dobbiamo venir qui e leggere solo articoli su un particolare periodo storico e stare zitti allora tanto vale andare in biblioteca.

per quanto riguarda operazione barbarossa,
tranne una lettera di un russo che poi e' stata dichiarata un falso,
e tranne qualche intervista RECENTE non esistono documenti che comprovano che Stalin volesse attaccare.

Basta vedere l'impreparazione delle truppe una volta subito l'attacco.
Se la Russia avesse avuto il clima del Belgio o dell'Olanda,
i tedeschi sarebbero arrivati facilmente a Mosca e ai pozzi di petrolio del Caucaso che veramente gli interessavano.

buona continuazione.

Gianky
28-07-10, 08:37
Sono anche io del parere di Avanguardia affinchè tutti, ma proprio tutti, abbiano la possibilità, nel limite della correttezza e dell'educazione di scrivere su questo forum.

Personalmente sono del parere storico-politico dell'articolo postato da Avamposto, la guerra germanica fu preventiva, sono convintissimo che Stalin progettava l'aggressione alla Germania e Hitler non era pazzo, checchè ne dicano, da impegnarsi su due fronti.

Sperava in una sconfitta rapida dell'URSS, sopratutto alla luce delle purghe staliniane che avevano decimato l'Armata Rossa alla fine degli anni trenta, non poteva permettersi un attacco preventivo da parte dei comunisti.

Andò male, sopratutto anche per la successiva entrata in guerra degli USA, ma questo è un altro discorso, come altro discorso sarebbe quello di fare sulle vere cause dello scoppio della II GM.

Etrvsco
28-07-10, 09:30
Vi rammento che la tesi dell'attacco preventivo è stata formalizzata recentemente da Sukorov nel Giorno M che Fabei usa come fonte primaria.
ricordo a tutti che Sukorov è fuggito nel 1978 dall'URSS
per andare nel Regno Unito dove ha lavorato con l'intelligence inglese segno che molto probabilmente era una spia.

per cui facciamo i ragionamenti consequenziali.

L'operazione Barbarossa più che preventiva, fu una sorta di blitzkrieg su larga scala dove Hitler aveva delle mire ben precise:
annientamento dell'Urss e acquisizione delle risorse immense.
Mire che avevano un senso ben preciso che si può facilmente capire, senza stare a giudicare se fosse giusto o sbagliato.

Il fatto che Stalin avesse pianificato di potenziare armamento ed esercito può voler dire che volesse negli anni successivi attaccare come può voler dire che si aspettasse un attacco della Germania.
ma cosa cambia ?

Dalla cartina postata da avamposto si evidenzia chiaramente come l'attacco su 3 fronti sarebbe stato un suicidio.
Perchè potesse essere un successo il terreno ed il clima sarebbe dovuti assomigliare a quello dell'Iraq 1991.
In quel modo in poche settimane i tedeschi sarebbero arrivati a Mosca, tenendo anche conto del fatto che le popolazioni ucraine erano dalla parte della Wehrmacht.
In più ad Hitler, probabilmente non interessava l'intero territorio Russo, compreso quello della russia asiatica, ma molto probabilmente solo la Russia Bianca e le sue risorse.
Sarebbe stata comunque una guerra di logoramento gigantesca
e viste le sterminate risorse umane di cui poteva dotare l'URSS
rimane comunque un errore strategico di enorme portata,
cosa che invece non fu la Blitzkrieg.

Etrvsco
28-07-10, 09:32
molto interessante questo articolo di Barozzi.

http://forum.politicainrete.net/destra-radicale/35151-operazione-barbarossa-l-attacco-tedesco-alla-russia.html

Lupo
28-07-10, 09:48
E chi lo ha stabilito di grazia? Io ad esempio sono un Socialista Nazionale e sono totalmente anti-hitleriano, come la mettiamo?
Io non mi permetto di andare nei forum cattolici a parlare di pedofilia.
Io non mi permetto di andare nei forum rossi a parlare di muri crollati.
Io non mi permetto di andare nei forum laici a parlare del Vangelo.
Io non mi permetto di andare nel forum dei radicali a parlare di canne o delle pompe della Bonino (intese come aspirazioni feti)
Per certe discussioni c'è il Nazionale ...
Nei forum tematici e specificatamente in questo affermare che si è anti-Hitleriani suona come una evidente provocazione.

testadiprazzo
28-07-10, 11:32
Nei forum tematici e specificatamente in questo affermare che si è anti-Hitleriani suona come una evidente provocazione.

Bè..se si spiegano i motivi e non si insiste troppo nel volerli imporre..non vedo cosa ci sia di strano nell'esporre una differenziazione radicale di vedute sul tema..

Hitler indubbiamente ha un certo fascino.. e nel medesimo tempo qualcosa di non pienamente convincente..e se non facessi eresia..:D..certi suoi atteggiamenti fisici mi ricordano Bush..un ché di stranito e ridicolo nel porsi..

Ovviamente la mia è solo una sensazione..non mi dilungo in disamine storiche e sociali...di cui tra l'altro non sono neppure molto esperto..
eppure..non riesco a togliermi di mente quei sorrisetti fessi di Hitler..

Con rispetto ovviamente...come si attiene a questo luogo...ma anche l'apparire ha una sua verità...

Avamposto
28-07-10, 11:33
Sono anche io del parere di Avanguardia affinchè tutti, ma proprio tutti, abbiano la possibilità, nel limite della correttezza e dell'educazione di scrivere su questo forum.

.

Messaggio unico per tutti e che tutti ne prendano atto - Questo e' un forum estremamente difficile e "caldo". Difficile da gestire e moderare e "caldo" perche' sicuramente gia' abbondantemente monitorato dall'Amministrazione.
Noi moderatori (in particolare il sottoscritto) ci stiamo muovendo verso l'Amministrazione per prendere determinati provvedimenti.
Quanto accaduto ieri sera e' INTOLLERABILE, INACCETTABILE E ASSOLUTAMENTE CENSURABILE.
I forumisti Spetaktor, msdfli (in particolare) e Italicus ognuno per diversi motivi NON SONO I BENVENUTI.
Majorana puo' essere di diverso parere. Noi andremo fino in fondo per risolvere il problema.
Il sottoscritto ha 46 anni, oltre trenta di militanza politica nelle strade ed ha subito in diverse occasioni la scure della repressione.
Non accetta lezioni da nessuno. Non tollera soprattutto critiche da chi - come il forumista msdfli - ha dato il suo appoggio alla richiesta di apertura di questo forum dopo molte critiche e polemiche (fosse stato per lui non avremmo potuto per motivi di copyright nemmeno utilizzare la dizione Socialismo Nazionale).
Noi non discutiamo con i "signor" msdfli o spetaktor che siano.
Non invadiamo il forum eurasiatista.
Non ci permettiamo intrusioni.
Ma la richiesta - tramite il supermoderatore Ronnie - di aprire questo spazio di liberta' ideologico-politico-culturale e' del sottoscritto.
L'idea di costituire un forum SN nasce oltre due mesi fa (Lupo testimone) e ruota attorno ad un nucleo fondante di forumisti (Lupo, Verona Front, il sottoscritto, Ultima Legione, Lupa Nera, Antiope e altri).
Spetaktor e' un eurastiatista. msdfli anche! Restino sul loro forum e nessuno avra' problemi.
NON LI CERCHIAMO, NON LI VOGLIAMO, NON ABBIAMO NIENTE DA SPARTIRE CON LORO:
NON ESALTIAMO LA RUSSIA DI OGGI CHE INEVITABILMENTE PORTA ALLA RIVALUTAZIONE DI QUELLA DI IERI, AL CULTO DI STALIN E A QUELLO DI LENIN FINO AL RICONOSCIMENTO DI MARX-ENGELS QUALI MAESTRI IDEOLOGICI.
NOI - E NON VORREMMO PIU' RIBADIRLO - NON SIAMO COMUNISTI
NON SIAMO DEMOCRATICI
NON SIAMO PLURALISTI

Chi, come il forumista msdfli, si permette contestazioni alla moderazione o alla linea data fino a questo momento al forum e' da considerarsi OSPITE NON GRADITO.

Altro da aggiungere non abbiamo.
In alternativa: RICHIEDEREMO LA CHIUSURA IMMEDIATA DI SOCIALISMO NAZIONALE!

E' un nostro diritto. E' una nostra liberta' cosi' come ne abbiamo richiesta l'apertura.

Dopo andate pure da msdfli e ringraziatelo per essere riuscito a bloccare una iniziativa che nessuno - e dopo diversi tentativi (Lupo e Majorana potranno confermare) andati a male - era riuscito ad ottenere.

La moderazione non ha altro da aggiungere per il momento se non invitare tutti ad evitare critiche inopportune.

Risolveremo il problema in un modo o nell'altro.
Piaccia o dispiaccia a qualcuno.

Grazie a tutti per la vostra cortese attenzione

Avamposto

Lupo
28-07-10, 11:37
Messaggio unico per tutti e che tutti ne prendano atto - Questo e' un forum estremamente difficile e "caldo". Difficile da gestire e moderare e "caldo" perche' sicuramente gia' abbondantemente monitorato dall'Amministrazione.
Noi moderatori (in particolare il sottoscritto) ci stiamo muovendo verso l'Amministrazione per prendere determinati provvedimenti.
Quanto accaduto ieri sera e' INTOLLERABILE, INACCETTABILE E ASSOLUTAMENTE CENSURABILE.
I forumisti Spetaktor, msdfli (in particolare) e Italicus ognuno per diversi motivi NON SONO I BENVENUTI.
Majorana puo' essere di diverso parere. Noi andremo fino in fondo per risolvere il problema.
Il sottoscritto ha 46 anni, oltre trenta di militanza politica nelle strade ed ha subito in diverse occasioni la scure della repressione.
Non accetta lezioni da nessuno. Non tollera soprattutto critiche da chi - come il forumista msdfli - ha dato il suo appoggio alla richiesta di apertura di questo forum dopo molte critiche e polemiche (fosse stato per lui non avremmo potuto per motivi di copyright nemmeno utilizzare la dizione Socialismo Nazionale).
Noi non discutiamo con i "signor" msdfli o spetaktor che siano.
Non invadiamo il forum eurasiatista.
Non ci permettiamo intrusioni.
Ma la richiesta - tramite il supermoderatore Ronnie - di aprire questo spazio di liberta' ideologico-politico-culturale e' del sottoscritto.
L'idea di costituire un forum SN nasce oltre due mesi fa (Lupo testimone) e ruota attorno ad un nucleo fondante di forumisti (Lupo, Verona Front, il sottoscritto, Ultima Legione, Lupa Nera, Antiope e altri).
Spetaktor e' un eurastiatista. msdfli anche! Restino sul loro forum e nessuno avra' problemi.
NON LI CERCHIAMO, NON LI VOGLIAMO, NON ABBIAMO NIENTE DA SPARTIRE CON LORO:
NON ESALTIAMO LA RUSSIA DI OGGI CHE INEVITABILMENTE PORTA ALLA RIVALUTAZIONE DI QUELLA DI IERI, AL CULTO DI STALIN E A QUELLO DI LENIN FINO AL RICONOSCIMENTO DI MARX-ENGELS QUALI MAESTRI IDEOLOGICI.
NOI - E NON VORREMMO PIU' RIBADIRLO - NON SIAMO COMUNISTI
NON SIAMO DEMOCRATICI
NON SIAMO PLURALISTI

Chi, come il forumista msdfli, si permette contestazioni alla moderazione o alla linea data fino a questo momento al forum e' da considerarsi OSPITE NON GRADITO.

Altro da aggiungere non abbiamo.
In alternativa: RICHIEDEREMO LA CHIUSURA IMMEDIATA DI SOCIALISMO NAZIONALE!

E' un nostro diritto. E' una nostra liberta' cosi' come ne abbiamo richiesta l'apertura.

Dopo andate pure da msdfli e ringraziatelo per essere riuscito a bloccare una iniziativa che nessuno - e dopo diversi tentativi (Lupo e Majorana potranno confermare) andati a male - era riuscito ad ottenere.

La moderazione non ha altro da aggiungere per il momento se non invitare tutti ad evitare critiche inopportune.

Risolveremo il problema in un modo o nell'altro.
Piaccia o dispiaccia a qualcuno.

Grazie a tutti per la vostra cortese attenzione

Avamposto
Quoto senza se e senza ma.
A questo punto mi rendo disponibile per assumere le responsabilità della moderazione di questo spazio qualora si ritenesse la cosa funzionale per il buon proseguo dell'iniziativa.

Questo era - è - e sarà il programma diciamo così Spirituale di questo forum:
http://forum.politicainrete.net/1305558-post90.html
Chi non vi si riconosce, anche se attualmente sta svolgendo le funzioni di Moderatore è preferibile che se ne vada.

msdfli
28-07-10, 12:10
Messaggio unico per tutti e che tutti ne prendano atto - Questo e' un forum estremamente difficile e "caldo". Difficile da gestire e moderare e "caldo" perche' sicuramente gia' abbondantemente monitorato dall'Amministrazione.
Noi moderatori (in particolare il sottoscritto) ci stiamo muovendo verso l'Amministrazione per prendere determinati provvedimenti.
Quanto accaduto ieri sera e' INTOLLERABILE, INACCETTABILE E ASSOLUTAMENTE CENSURABILE.
I forumisti Spetaktor, msdfli (in particolare) e Italicus ognuno per diversi motivi NON SONO I BENVENUTI.
Majorana puo' essere di diverso parere. Noi andremo fino in fondo per risolvere il problema.
Il sottoscritto ha 46 anni, oltre trenta di militanza politica nelle strade ed ha subito in diverse occasioni la scure della repressione.
Non accetta lezioni da nessuno. Non tollera soprattutto critiche da chi - come il forumista msdfli - ha dato il suo appoggio alla richiesta di apertura di questo forum dopo molte critiche e polemiche (fosse stato per lui non avremmo potuto per motivi di copyright nemmeno utilizzare la dizione Socialismo Nazionale).
Noi non discutiamo con i "signor" msdfli o spetaktor che siano.
Non invadiamo il forum eurasiatista.
Non ci permettiamo intrusioni.
Ma la richiesta - tramite il supermoderatore Ronnie - di aprire questo spazio di liberta' ideologico-politico-culturale e' del sottoscritto.
L'idea di costituire un forum SN nasce oltre due mesi fa (Lupo testimone) e ruota attorno ad un nucleo fondante di forumisti (Lupo, Verona Front, il sottoscritto, Ultima Legione, Lupa Nera, Antiope e altri).
Spetaktor e' un eurastiatista. msdfli anche! Restino sul loro forum e nessuno avra' problemi.
NON LI CERCHIAMO, NON LI VOGLIAMO, NON ABBIAMO NIENTE DA SPARTIRE CON LORO:
NON ESALTIAMO LA RUSSIA DI OGGI CHE INEVITABILMENTE PORTA ALLA RIVALUTAZIONE DI QUELLA DI IERI, AL CULTO DI STALIN E A QUELLO DI LENIN FINO AL RICONOSCIMENTO DI MARX-ENGELS QUALI MAESTRI IDEOLOGICI.
NOI - E NON VORREMMO PIU' RIBADIRLO - NON SIAMO COMUNISTI
NON SIAMO DEMOCRATICI
NON SIAMO PLURALISTI

Chi, come il forumista msdfli, si permette contestazioni alla moderazione o alla linea data fino a questo momento al forum e' da considerarsi OSPITE NON GRADITO.

Altro da aggiungere non abbiamo.
In alternativa: RICHIEDEREMO LA CHIUSURA IMMEDIATA DI SOCIALISMO NAZIONALE!

E' un nostro diritto. E' una nostra liberta' cosi' come ne abbiamo richiesta l'apertura.

Dopo andate pure da msdfli e ringraziatelo per essere riuscito a bloccare una iniziativa che nessuno - e dopo diversi tentativi (Lupo e Majorana potranno confermare) andati a male - era riuscito ad ottenere.

La moderazione non ha altro da aggiungere per il momento se non invitare tutti ad evitare critiche inopportune.

Risolveremo il problema in un modo o nell'altro.
Piaccia o dispiaccia a qualcuno.

Grazie a tutti per la vostra cortese attenzione

Avamposto

te hai perso il capo da giovane, forse dopo essere stato a pregare sulla tomba di hess. pensi di vivere nel 1941 ma non ti sei reso conto che siamo nel 2010...o forse pensi che dalla NeuSchwabenland tornerà il clone di AH e prenderà il potere ?
sono 30 anni che fai militanza in questo modo ?
e dove ?
spiegacelo cosi almeno capiamo il motivo di questo tuo livore.

una domanda: quando dici NOI ANDREMO FINO IN FONDO...chi sono i NOI...tu e chi ? visto che l'unico che litiga sei tu...NOI CHI ?

Io esalto la Russia di oggi ?
Tu bevi troppa grappa te lo dico io.

tu ce l'hai con me perchè ti smonto tutte le tue caxxate 1 per 1.
perchè come si dice a napoli sei un ciuccio...e chi ti leggerà se ne renderà conto.

faccio notare che tutti gli interventi che non siano stati i tuoi sono stati molto pacati e non tutti sono venuti da destra...ci sarà pure un motivo ?
...e ti sarai reso conto che ci sono molte persone che non voglio parlare solo delle SS.

detto questo non voglio creare altri problemi al forum,
perchè confutarti sarebbe fin troppo semplice visto che non sai altro che postare articoli di altri, o gridare w il fuhrer, oppure sproloquiare di giudaismo bolscevico....ovviamente di tuo non cè niente ma ti periti a riportare quanto istruito.

detto questo per chiarezza.
non importa che mi rispondi.
mi tolgo io di torno cosi il tuo ormone celodurista sarà appagato.
ti vuoi fare il tuo forum svastichella.
fattelo.

nemmeno voglio essere la causa della chiusura di un forum che se fosse gestito da altri sarebbe perfetto.
chiedo al Supermoderatore Ronnie di lasciare aperto questo "possibile" ottimo forum e confermo che non vi posterò più,
visto che paio io essere il problema.
vi auguro buona continuazione e tolgo il disturbo.

buon lavoro a tutti.

msdfli
28-07-10, 12:14
Quoto senza se e senza ma.
A questo punto mi rendo disponibile per assumere le responsabilità della moderazione di questo spazio qualora si ritenesse la cosa funzionale per il buon proseguo dell'iniziativa.

Questo era - è - e sarà il programma diciamo così Spirituale di questo forum:
http://forum.politicainrete.net/1305558-post90.html
Chi non vi si riconosce, anche se attualmente sta svolgendo le funzioni di Moderatore è preferibile che se ne vada.

questo mi conferma che volete fare il vs. forum per postare gli articoli di qualche signore e bearvi con tutto il compendio 1933-1945,
ma non mettete nel mezzo altri moderatori che sono persone perbene.

ripeto
me ne vado io.

stop.

Majorana
28-07-10, 12:19
Cari forumisti e amici, la mia posizione in merito l'ho delineata e difesa ieri notte.
A questo punto aspettiamo cosa ci dirà l'amministrazione e ci atterremo al loro volere, seguiremo la linea che vorranno loro.

Da questo momento, il prossimo che scriverà sul forum contro la moderazione ed i moderatori, verrà segnalato immediatamente all'amministrazione.

Templares
28-07-10, 12:21
Il prossimo che contesterà la moderazione finirà in esilio, e non potrà neppure leggerlo questo forum.

Avamposto
28-07-10, 12:36
Ringraziamo l'amico Majorana per le sue chiare affermazioni e Templares per il suo intervento a nome dell'Amministrazione.

Ripetiamo soltanto: problemi e polemiche, provocazioni e provocatori di sorta su questo forum non ne vogliamo.

Grazie

Avamposto

Gianky
28-07-10, 12:39
Non si è fatta una bella figura, tutti quanti. Pregherei di lasciar fuori gli asti personali. Chi ha firmato per l'apertura del forum, ha firmato perchè fosse un forum interessante e non un forum di comari litigiose.

Quando ho firmato ed ho fatto firmare, camerati, amici e compagni, l'ho fatto nella convinzione che tutti gli interessati, nel limite della decenza e del rispetto, potessero postare e discutere.

Non so cosa sia successo ieri sera, e non mi interessa di saperlo.

Esigo, nel rispetto dei moderatori e della moderazione, che ci si dia tutti una calmata, io per primo, e si riprenda a discutere anche con vigore, ma sempre nel rispetto e senza malafede o reconditi propositi.

Se dovesse essere chiuso il forumk, sarebbe uno smacco incredibile e vergognoso per tutti. proprio per tutti.

Grazie a tutti.

Italicvs
28-07-10, 13:01
E' un pò come dire: "Amo il tiramisù e detesto a morte i dolci".

Prima di scrivere di odiare totalmente qualcosa o esserne contrari del tutto, bisognerebbe documentarsi per bene e cercare di mettere da parte gli indottrinamenti ricevuti e la solita propaganda perenne imperante.
Non ti sto scrivendo di aprirti al Nazional Socialismo (per favore e mi rivolgo a tutti gli utenti, non scrivete nazismo), ma di documentarti su una parte del socialismo nazionale che ha riguardato la nazione tedesca.
Ovviamente, è facile continuare a vivere sulle basi di ciò che ci hanno insegnato per anni, la verità è una ricerca che richiede sacrifici non indifferenti, per questo motivo credo che essa si sveli solo ai pochi che hanno l'ardire di inseguirla e di innamorarsi di essa.

SalutiCaro Majorana rispondo a te che sei una persona equilibrata: come si fa ad ignorare Otto Strasser, il Fronte Nero e la notte dei lunghi coltelli? E comunque la sinistra fascista che non ha mai visto di buon occhio l'alleanza con Hitler? Io invece noto una sorta di sudditanza nei confronti dei crucchi che non mi piace neanche un po'. Noi non siamo né crucchi né russi ma ITALIANI e spero converrai con me.

Majorana
28-07-10, 13:16
Caro Majorana rispondo a te che sei una persona equilibrata: come si fa ad ignorare Otto Strasser, il Fronte Nero e la notte dei lunghi coltelli? E comunque la sinistra fascista che non ha mai visto di buon occhio l'alleanza con Hitler? Io invece noto una sorta di sudditanza nei confronti dei crucchi che non mi piace neanche un po'. Noi non siamo né crucchi né russi ma ITALIANI e spero converrai con me.


Caro Italicvs, le cose che hai menzionato dovrebbero essere studiate non dai soliti testi di propaganda, ma con la modestia del buon ricercatore dei fatti che spulcia tutte le fonti e si sofferma a riflettere, in un angolino isolato e "buio", sui veri significati degli avvenimenti storici.
Non fare ciò significherebbe vivere e morire da sciocchi, da creduloni, non possiamo permettercelo, non possiamo permettere che ciò accada, che essi impongano se stessi con la menzogna.

L'Italia non può essere vista come entità isolata, sebbene sia bagnata per 3/4 dalle acque, rimane una penisola attaccata con dolcezza alle altre nazioni europee. Per amare noi stessi dobbiamo anche saper amare e capire i nostri vicini, coloro che condividono con noi la terra degli dei... l'Europa.

Saluti

Verona Front
28-07-10, 16:36
Non so cosa sia successo ieri sera e non me ne può fregare di meno, però non mi sembra un buon inizio quello di questo forum. Se avessimo voluto uno spazio solamente "nostro" non dovevamo certo chiedere ospitalità su PIR, ma ce lo saremmo dovuto aprire per i fatti nostri. Se qualche utente, con cui anch'io non faccio altro che polemizzare, supera il segno l'unica cosa da fare è segnalarlo ai moderatori. Non sono democratico nè perbenista ma un forum è per sua natura pubblico e quindi può essere oggetto di critiche, se la cosa non ci va possiamo anche chiudere qui, la politica non si fa certo qui dentro.

Lupo
28-07-10, 17:02
Non so cosa sia successo ieri sera e non me ne può fregare di meno, però non mi sembra un buon inizio quello di questo forum. Se avessimo voluto uno spazio solamente "nostro" non dovevamo certo chiedere ospitalità su PIR, ma ce lo saremmo dovuto aprire per i fatti nostri. Se qualche utente, con cui anch'io non faccio altro che polemizzare, supera il segno l'unica cosa da fare è segnalarlo ai moderatori. Non sono democratico nè perbenista ma un forum è per sua natura pubblico e quindi può essere oggetto di critiche, se la cosa non ci va possiamo anche chiudere qui, la politica non si fa certo qui dentro.
Siamo su un forum culturale e tematico dove il tema non è certo la CCCP.
Se credi puoi provare ad aprire una discussione su Paganesimo e Politeismo sulla paganità degli Hzb col braccio teso.
Poi vediamo cosa dirà Iperboreus.
Speravo ... mi illudevo fosse possibile avere uno spazio "nostro" dove gli esterni potessero entrare ma in punta di piedi.
Hai ragione ... non è stato un buon inizio.

Gianky
28-07-10, 17:08
Siamo su un forum culturale e tematico dove il tema non è certo la CCCP.
Se credi puoi provare ad aprire una discussione su Paganesimo e Politeismo sulla paganità degli Hzb col braccio teso.
Poi vediamo cosa dirà Iperboreus.
Speravo ... mi illudevo fosse possibile avere uno spazio "nostro" dove gli esterni potessero entrare ma in punta di piedi.
Hai ragione ... non è stato un buon inizio.

Non prendertela Lupo, Veronafront dice cose sagge, vedrai che pian piano tutto si sistema. Abbi fede.

:ciaociao:

Avamposto
28-07-10, 17:13
Lupo ha perfettamente ragione!

Non e' stato ne' ci sara' mai un buon inizio. Perche' , per dirla con Maurizio Lattanzio, l'errore sta sempre all'inizio, talvolta a meta' e mai alla fine di un discorso.

Evidentemente VF pensava di poter liberamente continuare all'infinito la sua personalissima diatriba con Spetaktor o qualche altro forumista. No! Non ci interessano queste beghe da cortile, le lasciamo ad altri forum.

E per essere piu' chiari: se volete che faccia chiudere questo forum basta che me lo comunicate; basta una telefonata all'Amministrazione e questo forum non lo vedrete mai piu'

Poi non rompete i coglioni che gli altri forum non vi concederanno spazio o sarete bannati o comunque sgraditi e a rischio ban.

Detto questo se volete andare avanti con questo (squallido) teatrino fate pure.

A questo punto penso proprio che sarebbe piu' opportuno CHIUDERE!

Non lo ripetero' piu': la linea politica e' quella che avete davanti. La moderazione e' quella che decideremo con Majorana e Lupo (co-moderatore non ufficiale ma autorizzato ad intervenire).

Piaccia o dispiaccia a chiunque!


Siamo in questo momento il forum piu' "caldo", "difficile" e "politicamente scorretto" di tutta Politicainrete.
E siamo anche monitorati.

Vedete di capirlo (e in fretta)

Avamposto

Majorana
28-07-10, 17:18
Lupo ha perfettamente ragione!

Non e' stato ne' ci sara' mai un buon inizio. Perche' , per dirla con Maurizio Lattanzio, l'errore sta sempre all'inizio, talvolta a meta' e mai alla fine di un discorso.

Evidentemente VF pensava di poter liberamente continuare all'infinito la sua personalissima diatriba con Spetaktor o qualche altro forumista. No! Non ci interessano queste beghe da cortile, le lasciamo ad altri forum.

E per essere piu' chiari: se volete che faccia chiudere questo forum basta che me lo comunicate: una telefonata all'Amministrazione e questo forum non lo vedrete mai piu'

Poi non rompete i coglioni che gli altri forum non vi concederanno spazio o sarete bannati o comunque sgraditi e a rischio ban.

Detto questo se volete andare avanti con questo (squallido) teatrino fate pure.

A questo punto penso proprio che sarebbe piu' opportuno CHIUDERE!

Non lo ripetero' piu': la linea politica e' quella che avete davanti. La moderazione e' quella che decideremo con Majorana e Lupo (co-moderatore non ufficiale ma autorizzato ad intervenire).

Piaccia o dispiaccia

Avamposto


Da questo momento nessuno è più autorizzato a criticare in nessun modo la linea decisa da noi moderatori, il prossimo si farà una bella vacanza estiva da PIR.

Saluti

Lupo
28-07-10, 17:18
Non prendertela Lupo, Veronafront dice cose sagge, vedrai che pian piano tutto si sistema. Abbi fede.

:ciaociao:
Alè!!
Siamo diventati saggi ...
Ho capito questa non è Sparta. Però è stato bello sognare.

http://coffeebreak.ubiks.it/img/posts/300trailer2.jpg

Agesilao22
28-07-10, 18:57
Vi rammento che la tesi dell'attacco preventivo è stata formalizzata recentemente da Sukorov nel Giorno M che Fabei usa come fonte primaria.
ricordo a tutti che Sukorov è fuggito nel 1978 dall'URSS
per andare nel Regno Unito dove ha lavorato con l'intelligence inglese segno che molto probabilmente era una spia.

per cui facciamo i ragionamenti consequenziali.

L'operazione Barbarossa più che preventiva, fu una sorta di blitzkrieg su larga scala dove Hitler aveva delle mire ben precise:
annientamento dell'Urss e acquisizione delle risorse immense.
Mire che avevano un senso ben preciso che si può facilmente capire, senza stare a giudicare se fosse giusto o sbagliato.

Il fatto che Stalin avesse pianificato di potenziare armamento ed esercito può voler dire che volesse negli anni successivi attaccare come può voler dire che si aspettasse un attacco della Germania.
ma cosa cambia ?


Cambia, semplicemente, tutto. Ossia, in base ai recenti studi effettuati sui documenti sovietici fino a poco tempo fa secretati, va riscritta la storia della seconda guerra mondiale. Da cima a fondo.
Non si tratta solamente del lavoro di Victor Suvorov - pseudonimo di Vladmir Bogdanovich Rezun - ma specialmente di quello, ampiamente documentato, di Constantine Pleshakov, edito da Corbaccio col titolo Il silenzio di Stalin. I primi dieci tragici giorni dell'Operazione Barbarossa.

Il testo in questione, con un apparato documentario estesissimo, è stato composto da chi ha avuto per la prima volta accesso a determinati documenti sovietici: la realtà è semplice; di tutti i piani di guerra staliniani e dello Stato maggiore, non ce n'è uno che non fosse di attacco verso occidente. "Dopo molte esitazioni, Stalin convocò un incontro segreto la sera del 21 giugno ('41), con l'intenzione di rifinire il piano d'attacco preventivo. Il nuovo disegno prevedeva di lanciare un'offensiva entro un paio di settimane... Ora è chiaro che Stalin si stava veramente preparando a un attacco preventivo contro la Germania... Oggi abbiamo accesso a una serie di piani di guerra stilati tra l'agosto del 1940 e il maggio del 1941 e anche a un certo numero di direttive top secret di partito e militari. Alla luce di ciò, hanno finalmente un senso tutte le allusioni a un attacco preventivo che hanno tormentato gli storici per decenni... Stalin, esterrefatto dalle vittorie tedesche, “sparì” dalla scena per una decina di giorni, impossibilitato a credere che il suo esercito incredibilmente armato non riuscisse a tenere botta di fronte al nemico.

Sono riportati svariati memoranda del commissario del popolo alla Difesa e capo di Stato maggiore, ordini ai vari distretti militari, di tenersi pronti di lì a poco a scatenare l'offensiva.

Al di là di questo, c'è da ricordare come nessuno storico, anche fra quelli palesemente avversi al Terzo Reich - che sono ovviamente la stragrande maggioranza - ha mai smentito le impressionanti cifre riportate nei bollettini della Wehrmacht: solo dopo la battaglia di Smolensk, l'11 luglio l'OKW annuncia la cattura di circa 330000 prigionieri, 1809 pezzi d'artiglieria, 3332 mezzi corazzati. Cifre più o meno doppie sono annunciate dopo le vittorie in Ucraina. All'inizio delle ostilità, la Russia schierava 14200 carri armati, 9200 aerei- mezzi non certo di difesa -, circa 20000 altri mezzi corazzati su ruota o cingolati, riserve immense di munizioni. I tedeschi attaccarono con 3350 carri e 1500 aerei. E' noto lo sbalordimento dei generali tedeschi di fronte allo sterminato quantitativo di armi sovietiche che si trovarono contro. Non mi pare che qualcuno abbia smentito la nota frase di Halder, pronunciata dopo il 26 settembre, giorno della fine della battaglia per il possesso dell'Ucraina: "Abbiamo cominciato la guerra contando su 200 divisioni nemiche, siamo già a 360. Ne distruggiamo una dozzina, ne sorge un'altra dozzina!. Ciò nonostante, è parimenti noto che senza i decisivi aiuti americani, la guerra avrebbe avuto un altro corso.

Avamposto
28-07-10, 19:10
La verità sull’Operazione Barbarossa
________________________________________
Venerdi 10 Luglio 2009 – 8:39 – Gian Franco Spotti


Il Giorno “M” è un libro scritto da Vladimir B. Rezun (alias Viktor Suvorov), tradotto dal russo in tedesco da Hans Jaeger. Stoccarda. Ed. Klett-Cotta, 1995, 356 pagine

Quando Hitler lanciò l’“Operazione Barbarossa” contro l’Unione Sovietica il 22 Giugno 1941, i dirigenti tedeschi giustificarono l’attacco definendolo preventivo al fine di contrastare un imminente invasione della Germania e del resto dell’Europa da parte dei sovietici.
Dopo la guerra i responsabili politici e militari più importanti, ancora in vita, furono condannati a morte a Norimberga con l’accusa di avere, tra le altre cose, progettato e condotto una “guerra aggressiva” contro l’Unione Sovietica.
Il Tribunale di Norimberga rifiutò di accettare le tesi della difesa che definiva “Barbarossa” un attacco preventivo.
Nei decenni successivi, storici, uomini di governo e opere scritte sull’argomento negli Stati Uniti, in Europa e in Urss, hanno mantenuto la versione che fu Hitler a venire a meno agli accordi con i sovietici lanciando il suo attacco traditore a sorpresa, motivato dalla bramosia per le risorse naturali russe e ucraine, dalla ricerca dello “spazio vitale” e da quel pazzesco piano che mirava alla “conquista del mondo”.
In questo studio dettagliato, ben argomentato e documentato, uno specialista russo ha presentato abbondanti prove che, in sostanza, confermano la tesi tedesca.
L’autore, il cui vero nome è Vladimir Bogdanovich Rezun, fu addestrato come ufficiale dell’esercito sovietico a Kalinin e a Kiev. Più tardi, dopo l’espletamento di servizi nel personale da ufficio e dopo aver completato gli studi all’Accademia Diplomatica Militare nel 1974, prestò servizio come ufficiale del controspionaggio militare sovietico (Gru), lavorando per quattro anni a Ginevra sotto copertura diplomatica. Disertò nel 1978 e gli fu concesso asilo politico in Gran Bretagna.
Il suo primo libro sull’argomento, “Il Rompighiaccio”, fu inizialmente pubblicato in lingua russa (in Francia) nel 1988, poi seguirono edizioni in altre lingue, incluso l’inglese.
Fece scalpore negli ambienti del controspionaggio e militari, specialmente in Europa, perché documenta attentamente la natura offensiva del massiccio ammassamento militare sovietico alla frontiera tedesca nel 1941.
Nel libro “Il Giorno M” Suvorov aggiunge sostanzialmente prove e argomenti presentati ne “Il Rompighiaccio”.
Sviluppando l’argomento, Suvorov evidenzia l’importanza centrale riguardante il piano di Stalin dello stratega militare Boris Shaposhnikov, Maresciallo e Capo di Stato Maggiore. La sua opera più importante, “Mozg Armii” (Il Cervello dell’Esercito), fu per decenni una lettura obbligatoria per ogni ufficiale sovietico.
Stalin non solo rispettava l’acume militare di Shaposhnikov ma, insolitamente, gli era simpatico.
Fu il solo uomo al quale Stalin si indirizzava pubblicamente usando il suo nome patronimico (Boris Mikhailovich), in Russia una personale forma di riferimento, meno che formale ma sicuramente rispettosa. Stalin chiamava chiunque altro col suo cognome preceduto dalla parola “compagno” (esempio: Compagno Zhdanov). L’ammirazione di Stalin derivava dal fatto che sul suo tavolo teneva sempre una copia del libro di Shaposhnikov (Mozg Armii).
Il piano di mobilitazione di Shaposhnikov, fedelmente perfezionato da Stalin, evidenziava un chiaro e logico programma di due anni (Agosto 1939 – Estate 1941) che sarebbe inesorabilmente e volutamente culminato in una guerra.
Secondo Suvorov, Stalin annunciò la sua decisione di perfezionare questo piano ad una riunione del Politburo il 19 Agosto 1939, quattro giorni prima della firma del patto di non aggressione germano-sovietico, (fu a questa riunione del Politburo, dopo che Stalin ebbe concluso le sue draconiane purghe di militari e politici “inaffidabili”, che il leader sovietico ordinò al Generale Georgi Zhukov di attaccare e sconfiggere, col sistema classico della guerra lampo, la Sesta Armata giapponese a Khalkhin-Gol in Mongolia).
Tredici giorni dopo il discorso di Stalin, le truppe tedesche lanciano l’attacco alla Polonia e, due giorni dopo il 3 settembre 1939, la Gran Bretagna e la Francia dichiarano guerra alla Germania.
Come parte del loro programma di mobilitazione di due anni, Stalin e Shaposhnikov arrivarono a più che raddoppiare il numero di uomini sotto le armi, arrivando a oltre cinque milioni.
Durante questo periodo, Agosto 1939 – Giugno 1941, Stalin mise in campo 125 nuove divisioni di fanteria, 30 nuove divisioni motorizzate, 61 nuove divisioni corazzate e 79 nuove divisioni aeree, un totale di 295 divisioni organizzate in 16 armate. Il piano Stalin-Shaposhnikov prevedeva anche una mobilitazione di ulteriori sei milioni di uomini nell’estate del 1941 da distribuirsi in ulteriori divisioni di fanteria, motorizzate, corazzate e aeree.
Fra il Luglio del 1939 e il Giugno del 1941, Stalin aumentò il numero delle divisioni corazzate sovietiche da zero a 61, con altre dozzine in allestimento. Per il mese di Giugno 1941 la “neutrale” Unione Sovietica aveva allestito più divisioni corazzate di tutti gli altri paesi del mondo messi insieme, una possente forza che poteva effettivamente essere impiegata solamente in operazioni offensive.
Nel Giugno del 1941 Hitler gettò all’attacco dieci divisioni meccanizzate, delle quali, ognuna, aveva più di 340 carri medi e leggeri. Sull’altro versante, Stalin aveva 29 divisioni meccanizzate, ognuna con 1031 carri leggeri, medi e pesanti. Mentre è vero che non tutte le divisioni sovietiche erano a pieno regime, va fatto notare che una singola divisione meccanizzata sovietica era militarmente più forte di due divisioni tedesche messe insieme.
Quando Hitler attaccò la Polonia il I settembre 1939, la Germania aveva un totale di sei divisioni corazzate.
Se questa forza tutto sommato leggera può considerarsi una prova determinante della volontà di conquista del mondo (o almeno dell’Europa) da parte di Hitler, che cosa possiamo dedurre, chiede Suvorov, dal riarmo di Stalin che portò alla creazione di 61 divisioni corazzate fra la fine del 1939 e la metà del 1941, con altre dozzine in allestimento?
Alla metà del 1941, l’Armata Rossa era la sola forza militare al mondo dotata di carri anfibi.
Stalin, di questi mezzi bellici offensivi, ne aveva ben 4.000. La Germania nessuno.
Nel Giugno del 1941 i sovietici avevano aumentato il numero delle loro divisioni paracadutiste da zero a cinque ed il numero dei loro reggimenti da artiglieria campale da 144 a 341, in ogni singolo caso molto di più di tutti gli eserciti del mondo messi assieme.
Allo scoppio della guerra nel Settembre del 1939, la Germania aveva una flotta di 57 sottomarini, anche questo un fatto che viene spesso citato come prova delle intenzioni aggressive di Hitler.
Nel contempo però, afferma Suvorov, l’Unione Sovietica ne possedeva più di 165.
Questi sottomarini non erano dei mezzi mediocri, ma di buona qualità. Nel Giugno 1941 la marina sovietica aveva più di 218 sottomarini in servizio e altri 91 in costruzione. Stalin comandava la flotta sottomarina più grande al mondo, una forza creata per una guerra aggressiva.
Come fa notare Suvorov, all’epoca dell’attacco di Hitler del 1939 contro la Polonia, nessuno in Germania o nell’Europa Occidentale considerava questo come lo scoppio di una “guerra mondiale”.
Perfino la dichiarazione di guerra contro la Germania da parte dell’Inghilterra e della Francia due giorni dopo, il 3 settembre 1939, non portava alla considerazione di una “guerra mondiale”.
Fu solo molto più tardi, guardando a ritroso, che la campagna tedesco-polacca venne considerata l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Solo a Mosca, scrive Suvorov, fu ben chiaro fin dall’inizio che era scoppiata una guerra mondiale.
Riprendendo le conclusioni di storici del calibro di A.J.P. Taylor e David Hoggan, Suvorov precisa che Hitler non volle e non pianificò un conflitto su scala europea nel 1939.
Furono le dichiarazioni di guerra britanniche e francesi contro la Germania che trasformarono un conflitto locale fra Germania e Polonia in un conflitto esteso all’Europa.
Inoltre Hitler non autorizzò la conversione dell’economia della sua nazione in una economia di guerra. Il capo del GRU sovietico Ivan Proskurov informò dettagliatamente Stalin che l’industria tedesca non era improntata ad una guerra su ampia scala. In effetti la Germania non trasformò la sua industria a vocazione bellica fino al 1942, due anni dopo l’Unione Sovietica. Ma mentre la produzione di armi e mezzi militari sovietici raggiunse il suo picco nell’estate del 1941, la Germania ci arrivò soltanto nel 1944, tre anni più tardi. Troppo.
Suvorov presenta un enorme quantità di prove a dimostrazione che Stalin stava preparando una massiccio attacco a sorpresa contro la Germania da lanciarsi nell’estate del 1941. (Suvorov ritiene che l’attacco fosse previsto per il 6 Luglio 1941). A preparazione di ciò, i sovietici avevano dispiegato enormi forze proprio sulla frontiera tedesca, incluso paracadutisti, campi di volo, una vasta serie di armamenti, munizioni, carburante e altri rifornimenti.
Nell’aprile del 1941 l’Armata Rossa ordinò un massiccio spiegamento di pezzi d’artiglieria e di munizioni alla frontiera, il tutto ammassato all’aperto. Solo questo prova, scrive Suvorov, prova l’intenzione di Stalin di attaccare perché questo armamento andava usato prima dell’autunno quando le piogge annuali sarebbero cominciate.
Ammassare le munizioni all’aperto nel 1941 significava che un attacco si sarebbe dovuto avverare nello stesso anno. “ una diversa interpretazione di questo fatto non sarebbe plausibile “, scrive.
Suvorov riassume: “Studiando la documentazione d’archivio e le pubblicazioni ufficialmente disponibili, arrivai alla conclusione che il trasporto (nel 1941) verso la frontiera di milioni di stivali, munizioni, pezzi di ricambio e lo spiegamento di milioni di soldati, migliaia di carri armati e di aerei, non poteva essere una svista o un errore di calcolo, ma piuttosto doveva essere il risultato di una politica ben meditata. Tutto questo aveva come scopo di preparare l’industria, il sistema dei trasporti, l’agricoltura, il territorio dello stato, la popolazione sovietica e l’Armata Rossa ad intraprendere la guerra di “liberazione” nell’Europa centrale e occidentale. In poche parole questo modo di procedere viene chiamato mobilitazione. Fu una mobilitazione segreta. La dirigenza sovietica preparava l’Armata Rossa e l’intero paese per la conquista della Germania e dell’Europa occidentale. La conquista dell’Europa occidentale fu la ragione principale per la quale l’Unione Sovietica scatenò la Seconda Guerra Mondiale.
La decisione finale di iniziare la guerra fu presa da Stalin il 19 Agosto 1939. Il piano sovietico, spiega Suvorov, prevedeva un attacco su due fronti importanti: il primo, ovest e nord-ovest, esattamente verso la Germania, ed un secondo, anch’esso potente, verso sud-ovest in Romania per impossessarsi velocemente dei pozzi di petrolio.
L’invasione si sarebbe composta di tre fasi strategiche principali. La prima fase consisteva di 16 armate d’invasione e diverse dozzine di corpi e divisioni per incursioni ausiliarie composte da professionisti dell’Armata Rossa addestrati ad irrompere nelle linee tedesche.
La seconda fase strategica, costituita da sette armate di truppe di inferiore addestramento (inclusi molti prigionieri dei gulag), avrebbe assicurato e allargato gli sfondamenti della prima fase.
La terza fase, costituita da tre armate principalmente composte da truppe dell’NKVD, avrebbe garantito l’occupazione sovietica. Essa avrebbe colpito qualsiasi potenziale resistenza, circondando e uccidendo l’elite militare, politica e sociale tedesca come era già stato ampiamente messo in atto negli stati Baltici e nella Polonia orientale (vedi massacro di Katyn).
Come principale aereo da attacco Stalin scelse il modello “Ivanov” (uno dei sopranomi di Stalin), più tardi denominato Su-2, un bombardiere da attacco molto efficiente che fu prodotto e utilizzato in grande quantità. Stalin ordinò la costruzione di oltre 100.000 Su-2 e l’addestramento di 150.000 piloti. Dal peso di 4 tonnellate, l’Su2 aveva una velocità massima di 486 Km/h, un raggio d’azione di 1200 Km. ed una capacità di carico di 400-600 Kg. di bombe.
Simile ma superiore al bombardiere da picchiata tedesco JU-87 “Stuka”, assomigliava molto al giapponese Nakajima B-5N2 che fu il principale aereo da guerra usato nell’attacco a Pearl Harbor.
Per decenni gli storici di regime hanno mantenuto la versione che Stalin si fidava di Hitler.
Quest’immagine di uno Stalin fiducioso e di un Hitler traditore viene largamente e ufficialmente accettata negli Stati Uniti e in gran parte dell’Europa.
Suvorov sfida questa versione e, anzi, afferma che fu Hitler a sottovalutare fatalmente l’astuzia di Stalin durante almeno 15 mesi, finché fu troppo tardi.
Mentre Hitler riuscì a sventare il grande piano di invasione di Stalin, il leader tedesco sottovalutò drammaticamente la magnitudo e l’aggressività della minaccia sovietica.
Suvorov scrive: “Hitler comprese che Stalin stava preparando un invasione ma non riuscì a stimare l’entità dei preparativi di Stalin. A Hitler non era chiaro quanto grande e quanto vicino fosse il pericolo”.
Gli storici, puntualizza Suvorov, non spiegano in modo adeguato perché Hitler decise di attaccare l’Unione Sovietica in un momento in cui la Gran Bretagna non era ancora soggiogata, impegnando quindi la Germania in una pericolosa guerra su due fronti.
Spesso danno come spiegazione la bramosia di Hitler pe il cosiddetto Lebensraum (spazio vitale). Addirittura, l’autore russo scrive: “Stalin non diede altra alternativa a Hitler. La mobilitazione segreta sovietica era di così enormi dimensioni che sarebbe stato difficile ignorarla. Essa si estese ad un punto tale che non sarebbe stato più possibile mascherarla. Per Hitler l’unica possibilità rimastagli era un attacco preventivo. Hitler batté Stalin in due settimane”.
Stalin non aveva bisogno che di avvisare dell’attacco Churchill, Roosevelt o la spia sovietica Richard Sorge. Egli aveva già predisposto i suoi preparativi per sistemare la Germania. Ma avendo preparato le sue forze per una guerra offensiva, Stalin non fece niente per un’eventuale azione difensiva.
I tedeschi, scrive Suvorov, ebbero il temporaneo vantaggio della sorpresa perché furono in grado di posizionare e lanciare le loro forze d’attacco due settimane prima del previsto sfondamento dell’Armata Rossa, cogliendoli così completamente impreparati. La sorpresa fu più che grande perché Stalin non credeva che i tedeschi avrebbero aperto un secondo fronte a Est mentre si trovavano ancora impegnati contro gli inglesi. Ciò che contribuì anche allo spettacolare ed iniziale successo germanico fu il coraggio e la professionalità del soldato tedesco.
Suvorov scrive: “La sconfitta sovietica all’inizio della guerra (Giugno-Settembre 1941) era dovuta al fatto che la Wehrmacht tedesca lanciò il suo attacco a sorpresa proprio nel momento in cui l’artiglieria sovietica stava per essere spostata sul confine. L’artiglieria non era preparata ad affrontare una guerra difensiva e alla data del 22 Giugno essa non era ancora in grado di andare all’offensiva”.
Siccome la Germania mancava delle risorse naturali per sostenere una guerra di lunga durata, Hitler poteva avere la meglio solo se fosse riuscito a soggiogare la Russia completamente nel giro di quattro mesi, cioè, prima dell’arrivo dell’inverno.
In questo egli sbagliò. Durante l’estate e l’autunno del 1941 Hitler spaccò ma non distrusse la macchina militare sovietica. Fra l’altro, i tedeschi riuscirono ad ottenere uno stupefacente iniziale successo utilizzando i magazzini di rifornimento sovietici, catturati durante quei primi mesi.
Nell’Operazione Barbarossa, Hitler impiegò 17 divisioni corazzate contro i russi. Dopo tre mesi di combattimenti, di questi carri armati ne rimase solo un quarto, mentre le fabbriche di Stalin non solo producevano molti più carri ma anche di migliore qualità.
Durante i primi quattro mesi dell’Operazione Barbarossa, le forze dell’Asse distrussero forse il 75% della capacità bellica di Stalin, eliminando così l’immediata minaccia all’Europa. Tra il Luglio e il Novembre del 1941, le forze tedesche catturarono o misero fuori uso 303 stabilimenti di munizioni, granate, polvere da sparo che producevano annualmente l’85% dell’intera produzione sovietica di munizionamenti. […]
Dalla pubblicazione del libro “Il Giorno M”, gli studiosi russi hanno ricercato ulteriori prove dagli ex archivi sovietici che confermino le tesi di Suvorov ed obblighi ad una radicale riscrittura della storia della Seconda Guerra Mondiale.
Mentre è probabile che molti documenti siano stati rimossi o distrutti, sono state ritrovate alcune carte rivelatrici. Uno dei più importanti documenti, nascosto per lungo tempo, è il testo completo del discorso segreto di Stalin del 19 Agosto 1939. Per decenni i principali esponenti sovietici negarono che Stalin avesse rilasciato queste dichiarazioni, insistendo addirittura che in quella data non si tenne alcuna riunione del Politburo. Altri hanno affermato che il discorso era una falsificazione.
La storica russa T.S. Bushuyeva trovò una versione del testo fra i documenti segreti degli Archivi Speciali dell’Urss e la pubblicò insieme ad un commento, sull’importante giornale russo Novy Mir (N. 12, 1994). Lo scrittore tedesco Wolfgang Strass parla di questo, e di altre recenti scoperte da parte di storici russi, nell’edizione dell’aprile 1996 del mensile tedesco Nation und Europa.
In base alle conoscenze di questo critico, nessun storico americano ha mai divulgato pubblicamente il testo del discorso.
Va tenuto in considerazione che il discorso fu rilasciato proprio mentre i dirigenti sovietici stavano negoziando con i rappresentanti francesi e britannici circa una possibile alleanza militare con la Gran Bretagna e la Francia, e mentre i dirigenti sovietici e tedeschi stavano discutendo di un possibile patto di non aggressione fra i loro paesi. Quattro giorni dopo questo discorso, il ministro degli esteri tedesco Von Ribbentrop si incontrò con Stalin al Cremino per firmare il patto di non aggressione russo-tedesco.
In quel discorso Stalin dichiarava: “La questione della guerra o della pace per noi è entrata in una fase critica. Se concludiamo un patto di mutua assistenza con Francia e Gran Bretagna, la Germania si ritirerà dalla Polonia e cercherà un modus vivendi con le potenze occidentali. La guerra verrebbe evitata ma su questa strada le cose potrebbero diventare pericolose per l’Urss. Se accettiamo la proposta tedesca e concludiamo un patto di non aggressione fra di noi, la Germania invaderà la Polonia e l’intervento armato della Francia e dell’Inghilterra sarà inevitabile. L’Europa occidentale sarebbe soggetta a seri sconvolgimenti e disordini. A queste condizioni sarebbe per noi una grande opportunità restarcene fuori dal conflitto e potremmo programmare il momento opportuno per entrarvici.
L’esperienza degli ultimi 20 anni ha dimostrato che in tempo di pace il movimento comunista non è sufficientemente forte da prendere il potere. La dittatura di questo partito potrà diventare possibile solo come risultato di un conflitto esteso.
La nostra scelta è chiara. Dobbiamo accettare la proposta tedesca e mandare a casa cortesemente la delegazione francese e inglese. Il nostro immediato vantaggio sarà quello di prenderci la Polonia fino alle porte di Varsavia, nonché la Galizia ucraina”.
Nel suo articolo su Novy Mir la Bushuyeva scrive del dolore che i russi dovranno ora patire apprendendo che gran parte di ciò che per decenni cedettero fosse la “Grande Guerra Patriotica” è falso. Essa fa notare che i giovani nati dal 1922 al 1925, che furono mandati in guerra da Stalin, solo il 3% sopravvisse al conflitto. Scrive la Busheyava: “la gravità della tragedia che investì il nostro esercito di cinque milioni di uomini nel Giugno del 1941 deve essere investigata a fondo. Il male che i dirigenti sovietici avevano programmato su altri, improvvisamente, per via di un destino imperscrutabile, ha colpito il nostro proprio paese”.
Sarebbe facile, continua la Bushuyeva, maledire coloro che “riscrivono” la storia e continuare a credere ai miti ed ai simboli che richiamano al nostro orgoglio nazionale, al patriottismo del popolo russo: “sì, si potrebbe continuare come prima”, scrive la storica, “se non fosse per una circostanza particolare. L’uomo è fatto in modo che, la verità, per quanto dolorosa, alla fine è più importante della falsa gioia di vivere nella menzogna e nell’ignoranza”.
Suvorov afferma altresì che molti russi lo disprezzano per le sue rivelazioni. Egli scrive: “Ho sfidato la sola cosa sacra alla quale il popolo russo è ancora attaccato: il loro ricordo della ‘Grande Guerra Patriotica’. Ho sacrificato ogni cosa a me cara per scrivere questi libri. Sarebbe stato intollerabile morire senza aver rivelato al mio popolo ciò che avevo scoperto. Disprezzate i libri! Disprezzate me! Ma cercate almeno di capire”.
Un altro studioso che partecipava, V.L. Doroshenko, disse che nuove prove evidenziano che “Stalin provocò e scatenò la Seconda Guerra Mondiale”.
Affermando che Stalin ed il suo regime avrebbero dovuto essere processati a Norimberga, Doroshenko spiega: “non tanto perché Stalin aiuto Hitler ma perché era nell’interesse di Stalin che la guerra iniziasse.
Primo per via del suo obiettivo generale di conquistare il potere in Europa e, secondo, per via dell’immediato vantaggio acquisito distruggendo la Polonia e impossessandosi della Galizia. Ma il motivo più importante per Stalin era la guerra stessa. Il collasso dell’ordine europeo gli avrebbe reso possibile instaurare la sua dittatura su tutta l’Europa.
Per questo, Stalin volle momentaneamente starsene fuori dalla guerra, con l’intenzione di entrarvi solo al momento opportuno. In altre parole, il patto di non aggressione liberò le mani a Hitler ed incoraggiò la Germania a scatenare una guerra in Polonia. Come Stalin firmò il patto, era già determinato a infrangerlo. Fin dall’inizio, quindi, egli non intendeva affatto evitare il conflitto ma, al contrario, tuffarvisi nel momento più adatto”.
Fa meravigliare il coraggio mostrato da questi storici russi nella loro determinazione nel venire a patti con questo capitolo di storia carico di emozioni. Essi dimostrano un maggiore franchezza e apertura mentale nel confrontarsi con i tabù della storia del XX secolo, di quanto faccia la loro controparte in Europa occidentale e negli Stati Uniti. […]
Secondo Wolfgang Strass, le nuove rivelazioni circa il discorso di Stalin per lungo tempo tenuto nascosto e la reazione all’argomento da parte di storici russi più giovani, costituiscono una vittoria per il revisionismo europeo e rappresentano un importante passo vanti nella ricerca storica.

Fonte: Insitute of Historical Review (Usa)

Giò
28-07-10, 19:36
Cambia, semplicemente, tutto. Ossia, in base ai recenti studi effettuati sui documenti sovietici fino a poco tempo fa secretati, va riscritta la storia della seconda guerra mondiale. Da cima a fondo.
Non si tratta solamente del lavoro di Victor Suvorov - pseudonimo di Vladmir Bogdanovich Rezun - ma specialmente di quello, ampiamente documentato, di Constantine Pleshakov, edito da Corbaccio col titolo Il silenzio di Stalin. I primi dieci tragici giorni dell'Operazione Barbarossa.

Il testo in questione, con un apparato documentario estesissimo, è stato composto da chi ha avuto per la prima volta accesso a determinati documenti sovietici: la realtà è semplice; di tutti i piani di guerra staliniani e dello Stato maggiore, non ce n'è uno che non fosse di attacco verso occidente. "Dopo molte esitazioni, Stalin convocò un incontro segreto la sera del 21 giugno ('41), con l'intenzione di rifinire il piano d'attacco preventivo. Il nuovo disegno prevedeva di lanciare un'offensiva entro un paio di settimane... Ora è chiaro che Stalin si stava veramente preparando a un attacco preventivo contro la Germania... Oggi abbiamo accesso a una serie di piani di guerra stilati tra l'agosto del 1940 e il maggio del 1941 e anche a un certo numero di direttive top secret di partito e militari. Alla luce di ciò, hanno finalmente un senso tutte le allusioni a un attacco preventivo che hanno tormentato gli storici per decenni... Stalin, esterrefatto dalle vittorie tedesche, “sparì” dalla scena per una decina di giorni, impossibilitato a credere che il suo esercito incredibilmente armato non riuscisse a tenere botta di fronte al nemico.

Sono riportati svariati memoranda del commissario del popolo alla Difesa e capo di Stato maggiore, ordini ai vari distretti militari, di tenersi pronti di lì a poco a scatenare l'offensiva.

Al di là di questo, c'è da ricordare come nessuno storico, anche fra quelli palesemente avversi al Terzo Reich - che sono ovviamente la stragrande maggioranza - ha mai smentito le impressionanti cifre riportate nei bollettini della Wehrmacht: solo dopo la battaglia di Smolensk, l'11 luglio l'OKW annuncia la cattura di circa 330000 prigionieri, 1809 pezzi d'artiglieria, 3332 mezzi corazzati. Cifre più o meno doppie sono annunciate dopo le vittorie in Ucraina. All'inizio delle ostilità, la Russia schierava 14200 carri armati, 9200 aerei- mezzi non certo di difesa -, circa 20000 altri mezzi corazzati su ruota o cingolati, riserve immense di munizioni. I tedeschi attaccarono con 3350 carri e 1500 aerei. E' noto lo sbalordimento dei generali tedeschi di fronte allo sterminato quantitativo di armi sovietiche che si trovarono contro. Non mi pare che qualcuno abbia smentito la nota frase di Halder, pronunciata dopo il 26 settembre, giorno della fine della battaglia per il possesso dell'Ucraina: "Abbiamo cominciato la guerra contando su 200 divisioni nemiche, siamo già a 360. Ne distruggiamo una dozzina, ne sorge un'altra dozzina!. Ciò nonostante, è parimenti noto che senza i decisivi aiuti americani, la guerra avrebbe avuto un altro corso.

Ottimo post e ottimo uso delle fonti, complimenti.

Agesilao22
28-07-10, 20:03
Ottimo post e ottimo uso delle fonti, complimenti.

Troppo buono, i complimenti sono ricambiati: scrivo poco ma leggo spesso, e quanto leggo di scritto da te è sempre puntuale e argomentato. :)

In generale quello che stupisce della guerra a est è non il fatto che la Germania - l'Europa, anzi - abbia perso, ma che sia riuscita a resistere per quattro inverni di fronte a un nemico spaventosamente superiore. Le posizioni del giugno '41 furono raggiunte dai sovietici solo nella seconda metà del '44... Ciò fu dovuto alla superiorità non tanto dei mezzi, in alcuni casi anzi inferiori a quelli russi (solo nel '43 si vedrà un carro non inferiore al T-34), ma della disciplina, dell'addestramento, della forza morale, della intima sicurezza anche nell'ultimo dei fanti di essere impegnato in una guerra per la vita e per la morte. A ciò si aggiunga anche il contributo degli alleati, noi italiani in testa, che nei giorni intorno al Natale del '41 marciammo a meno 40 gradi nelle tempeste di neve avanzando per decine di kilometri, catturando migliaia di prigionieri... Lo CSIR comandato da Messe fece più del suo dovere... Ma lo stesso fece l'ARMIR l'anno dopo, fino ai giorni del tracollo.

Spetaktor
28-07-10, 20:04
Io non mi permetto di andare nei forum cattolici a parlare di pedofilia.
Io non mi permetto di andare nei forum rossi a parlare di muri crollati.
Io non mi permetto di andare nei forum laici a parlare del Vangelo.
Io non mi permetto di andare nel forum dei radicali a parlare di canne o delle pompe della Bonino (intese come aspirazioni feti)
Per certe discussioni c'è il Nazionale ...
Nei forum tematici e specificatamente in questo affermare che si è anti-Hitleriani suona come una evidente provocazione.

post cancellato

Avamposto

Etrvsco
28-07-10, 21:34
Ringrazio agesilao per la documentazione.

ma

premesso che Rezun era un ebreo filoccidentale dissidente e una spia inglese quindi completamente inattendibile
premesso che anche pleshakov e' di dubbia provenienza ed infatti guardate dove gli pubblicizzano i libri

http://www.foreignaffairs.com/author/constantine-pleshakov

premesso che secondo me la germania non ha bisogno di giustificazioni, in quanto la guerra era scritta dal corso degli eventi dal 1914 in poi, e che dal canto suo, la germania ha scelto la cosa che in quel momento riteneva giusto fare.

premesso che la lettura delle fonti storiche e' sempre appassionante.

mi chiedo ma nella Storia militare l'attacco preventivo ha senso ?

vi lascio con questa domanda...e ringrazio agesialo,
mi procurero' il libro di pleshakov non fosse altro per le fonti.

sull'arsenale russo io non rimango stupito.
nel 1941 la RUssia aveva da tempo rafforzato il proprio arsenale,
e non possiamo immaginarci di trovarla totalmente sprovvista.

l'ottima cartina postata qualche commento fa dimostra in toto la necessita' ma al contempo l'errore militare di AH.

saluti

Avamposto
04-08-10, 23:52
STORIA 2010


“italiasociale dà la possibilità ai propri lettori di leggere alcune pagine dell’interessante libro d Stafano Fabei sulla Campagna di Russia” - Ed .Mursia.



OPERAZIONE BARBAROSSA



22 GIUGNO 1941



Stefano Fabei





PREFAZIONE



Quando si scrive di storia non ha alcuna importanza che sia piacevole o spiacevole; se teniamo in considerazione ciò che piace o non piace, ciò che serve o non serve, usciamo subito dall’ambito della disciplina per entrare in quello della propaganda. Chi ama indagare il passato con metodi scientifici deve cercare di fare chiarezza su ciò che è successo.

Ciò premesso, insieme alla convinzione che non occorra un libro per sostenere le tesi e la validità di un altro, mi soffermerò brevemente sul perché di questo saggio. Quando nel 2000 uscì in Italia il libro di Viktor Suvorov, Stalin, Hitler: la rivoluzione bolscevica mondiale, da me letto con grande curiosità e interesse, ma anche con piacere per l’esemplare semplicità e chiarezza unite a uno stile asciutto e privo di retorica, incominciai a pormi alcuni quesiti sulle possibili ragioni per cui si era rotto il patto di alleanza che avrebbe, forse, permesso a quei due dittatori di spartirsi il mondo. Da allora mi promisi di leggere – uscendo periodicamente dalle letture e dagli studi propedeutici ai miei libri – alcune biografie di Hitler e Stalin oltre ai saggi sul patto di non aggressione firmato dai ministri degli Esteri russo e tedesco il 23 agosto 1939, a Mosca.

Suvorov, nello scrivere la sua opera, si era avvalso non di archivi o di fonti dei servizi segreti ma di pubblicazioni ufficiali, accessibili a tutti come manuali diffusi nelle scuole delle forze armate, riviste militari, quotidiani, come la “Pravda” e “Krasnaja Zvezda”, il giornale dell’Armata Rossa, periodici e altri scritti, fra cui l’opera omnia di Stalin, di Lenin e Marx, i discorsi dei marescialli sovietici, Zukov, Konev, Rokossovskij. L’ex funzionario dei servizi segreti militari sovietici capovolgeva così l’opinione comune allora diffusa sull’origine della Seconda guerra mondiale, analizzando il ruolo del dittatore georgiano nella sua lunga progettazione e nel suo sviluppo. Facendo un dettagliato esame della preparazione militare ed ideologica della guerra e dell’apparato bellico sovietico, l’autore si chiedeva come fosse potuto accadere che, di fronte a questa mole di materiali, nessuno avesse capito l’effettivo svolgersi del conflitto, il progetto, la tattica e la strategia dell’Unione Sovietica. La sua tesi era che Stalin, fin dagli anni Venti, avesse auspicato e preparato la guerra, considerandola, sulla scia di Lenin, adatta ad innescare quella rivoluzione proletaria per la quale Hitler avrebbe svolto inconsapevolmente la funzione di “nave rompighiaccio”; in sintesi, il dittatore tedesco sarebbe stato un utile burattino nelle mani del suo omologo sovietico il cui progetto era l’invasione e l’occupazione dell’Europa. Suvorov spiegava, inoltre, l’abilità di Stalin, l’effettivo iniziatore della guerra, nel riuscire ad apparire come una parte lesa sedendosi poi, nelle trattative, dalla parte dei vincitori.

Leggendo il libro risultava infranto il cliché della “lotta antifascista” guidata dal socialismo e veniva confermata l’idea che sulla guerra tra Germania e Unione Sovietica non fosse ancora stata scritta tutta la verità, che alcuni suoi aspetti fossero stati deliberatamente nascosti per non infrangere il manicheismo imperante, dato che la storia la scrivono sempre i vincitori, per cui i perdenti sono, per forza, quanto meno criminali oltre che i principali, se non esclusivi, responsabili dell’accaduto.

Secondo la tesi rivoluzionaria di Suvorov – pseudonimo di Vladimir Bogdanovic Rezun, nato nel 1947, figlio di un ufficiale dell’Armata Rossa, studi all’Accademia Suvorov e alla Scuola militare superiore di Kiev, dopo aver preso parte all’invasione della Cecoslovacchia nel 1968, nel 1970 è entrato nei servizi segreti e in questa veste ha vissuto a Ginevra dal 1974 al 1978, anno in cui ha chiesto asilo politico in Inghilterra ed è stato condannato a morte in Unione Sovietica – l’attacco “a sorpresa” di Hitler all’URSS sarebbe stato in realtà un’estrema reazione per prevenire l’imminente invasione dell’Europa da parte di Stalin, ragione per cui l’opposizione di quest’ultimo al Terzo Reich sarebbe stata soltanto strumentale: la premessa di uno scontro più vasto con le democrazie occidentali.

Una tesi del genere comportava un vero e proprio sconvolgimento della storiografia novecentesca, che ritiene l’opposizione dell’Unione Sovietica e, in genere, la lotta antifascista della sinistra come il nodo cruciale del XX secolo.

Dopo aver consentito ad Hitler la conquista dell’Europa, usandolo come un rompighiaccio, Suvorov sostiene che Stalin avrebbe dato il via alla sua guerra di conquista e che la data prevista per l’invasione era stata fissata per il 6 luglio 1941. Il Fuhrer, tuttavia, sarebbe riuscito a scoprire il progetto sovietico precedendolo di due settimane. L’incapacità dei russi di difendersi sul proprio territorio sarebbe stata determinata dal fatto che erano stati preparati ad una guerra offensiva e non difensiva quale fu quella cui li aveva costretti il Terzo Reich. Conferme a queste tesi furono trovate anche in documenti segreti conservati negli archivi, come ad esempio, tanto per citarne uno, il piano del maresciallo Zukov per l’attacco alla Germania, datato 15 maggio 1941. Secondo quanto ha più recentemente affermato Constantin Pleshakov, sulla base delle ricerche da lui condotte negli archivi sovietici, Stalin preparava la guerra per il 1942. Quest’ultimo sapeva che prima o poi Hitler avrebbe attaccato l’URSS, ma non si aspettava che l’aggressione sarebbe avvenuta così presto.

Il piano del dittatore georgiano affondava le sue radici, prima ancora che in Lenin, in Marx, per il quale la rivoluzione socialista non poteva che essere mondiale. La Terza Internazionale costituiva lo stato maggiore della rivoluzione planetaria e il suo fondatore era convinto che dovesse necessariamente vincere o l’uno o l’altro fronte, non potendo l’URSS coesistere a lungo con entità statali ispirate a principi diversi. Su ciò concordava anche Stalin, che riteneva una necessità improrogabile la diffusione del regime comunista in tutto il mondo, pena la disintegrazione dell’Unione Sovietica. La storia sembra aver dimostrato come fossero fondati quei sospetti: la globalizzazione in corso è, infatti, non quella auspicata dai sostenitori dell’ideologia comunista ma quella ispirata ai principi e ai metodi del capitalismo.

Non solo nel 1941 ma anche quattro anni dopo, per Suvorov, Stalin era convinto che la guerra fosse persa, tanto che rifiutò di assistere alla parata della vittoria, rispondendo a chi gliene chiedeva la ragione, che l’URSS si sarebbe disintegrata non essendo riuscita a conquistare “neanche l’Europa”. Per decenni si è ritenuto che mettere in luce le responsabilità del totalitarismo sovietico sarebbe equivalso a scusare o giustificare quello nazionalsocialista. Oggi però che i due totalitarismi non esistono più con quelle dimensioni, occorre cercare di comprendere più compiutamente il passato. E’ quanto ho cercato di fare. Con l’amplia bibliografia presente in fondo al testo ho voluto offrire uno strumento a chi voglia approfondire l’argomento.







OPERAZIONE BARBAROSSA



A tre mesi dalla firma del Patto d’acciaio con cui a Berlino, il 22 maggio 1939, i ministri degli Esteri Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop avevano sancito l’alleanza politica e militare tra l’Italia e la Germania, il 23 agosto il Terzo Reich e l’Unione Sovietica firmarono un accordo di non aggressione e un protocollo segreto in cui non solo era definita la spartizione della Polonia ma anche riconosciuto, da parte tedesca, il diritto della Russia a inserire gli Stati baltici e la Besserabia nella propria sfera d’influenza.

Dell’andamento dei colloqui tra Mosca e Berlino l’Italia era stata informata nel corso degli incontri avuti da Ciano con Ribbentrop e Hitler tra l’11 e il 13 agosto. In Giappone la notizia della firma del documento, in aperta violazione delle clausole segrete del Patto Anticomintern (novembre 1936) che impegnava i contraenti a consultarsi in caso di accordi con l’Unione Sovietica, provocò una crisi politica determinando un temporaneo raffreddamento nelle relazioni con la Germania.

Anche sul fronte antifascista il patto firmato da Molotov, il commissario sovietico per gli Esteri, con Ribbentrop, ebbe un effetto disorientante e dirompente, causando la spaccatura dell’unità d’azione tra comunisti e socialisti. Come prevedibile, l’opinione pubblica mondiale rimase non solo sorpresa, ma anche alquanto scettica sull’efficacia e la durata del patto stesso.

Al di là delle divergenze, e delle somiglianze, esistenti sul piano politico e statuale tra i due regimi, l’accordo tra Hitler e Stalin apparve come un espediente tattico da cui entrambi i dittatori si proponevano di trarre una serie di vantaggi (1).

Il Fuhrer – temendo la guerra su due fronti, già responsabile della sconfitta tedesca nel Primo conflitto mondiale – voleva avere mano libera per condurre il suo blitzkrieg contro la Polonia e le potenze occidentali. Garantendosi ad est, avrebbe potuto concentrare le sue forze per raggiungere gli obiettivi immediati sul fronte occidentale, rinviando ad un secondo momento la conquista del lebensraum, lo “spazio vitale” necessario non solo a garantire l’esistenza ed il naturale aumento della popolazione tedesca ma anche per imporre l’”ordine nuovo”. Dal patto Stalin si proponeva di ottenere, invece, oltre a una serie di guadagni territoriali per consolidare la sua posizione politica e militare, anche un arco di tempo abbastanza lungo indispensabile al perfezionamento della sua macchina bellica, impegnata in una radicale riorganizzazione dei vertici, decapitati dalle purghe, e nell’introduzione di nuove armi e di nuove tecniche d’impiego.

Con una certa determinazione, Berlino e Mosca, negli ultimi mesi del 1939 e nel 1940, procedettero quindi alla realizzazione dei propri programmi. La Germania, sconfitta la Polonia, invase Danimarca, Norvegia, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Francia.

La Russia, dopo essersi annessa la Polonia orientale nel 1939, i Paesi baltici, la Besserabia e la Bucovina settentrionale nel 1940, attaccò la Finlandia. Con il conseguimento di questi risultati, nella primavera del 1941 il patto Molotov – Ribbentrop aveva perso quei caratteri di opportunismo per cui era stato sottoscritto due anni prima in una situazione molto diversa. Si tornava pertanto a una situazione di sospetti, diffidenze reciproche e di contrasto.

Hitler, sfumato il piano d’invasione dell’Inghilterra (operazione Leone Marino), aveva dovuto prendere atto di come lo scontro con l’impero britannico stesse assumendo i caratteri di una vera e propria guerra di logoramento che si prospettava lunga e complessa in quanto combattuta non con l’enorme apparato bellico terrestre che il Reich aveva a sua disposizione, ma soprattutto con forze aeree e subacquee. Alla frontiera orientale iniziava intanto a determinarsi una grave frizione che prevedibilmente avrebbe potuto assumere le caratteristiche di un vero e proprio scontro armato.

Il fatto che Mosca sembrasse sempre meno disponibile a fornire a Berlino le risorse pattuite, mentre, al contempo, stava ammassando truppe lungo la linea di contatto, spinse Hitler a scatenare preventivamente l’attacco che avrebbe non solo permesso di togliere alla Gran Bretagna un possibile alleato continentale, ma anche di acquisire a oriente il controllo e la disponibilità di grandi risorse agricole, minerarie e industriali, necessarie al Reich per opporsi efficacemente al Commonwealth britannico in uno sforzo ormai destinato a protrarsi nel tempo. Va da sé che una guerra preventiva non può basarsi su fatti solo oggettivi; prepararla, come vedremo, implica necessariamente, da parte dell’aggressore, il sentimento, il sospetto di essere subito minacciato.

Questo sviluppo degli eventi era anche il completamento di un progetto ideologico, di un obiettivo politico-strategico che il Fuhrer aveva elaborato fin dagli anni Venti e perseguito dal suo avvento al potere nel 1933: la conquista della Russia occidentale, per creare un grande impero germanico nell’Europa continentale.

L’idea iniziale risaliva ad almeno quindici anni prima, al periodo della stesura del Mein Kampf in cui aveva testualmente affermato: “Noi, nazionalsocialisti, tiriamo una riga sulla politica estera tedesca dell’anteguerra, e la cancelliamo. Noi cominciamo là, dove si terminò sei secoli fa. Mettiamo termine all’eterna marcia germanica verso il sud e l’ovest dell’Europa e volgiamo lo sguardo alla terra situata all’est. Chiudiamo finalmente la politica coloniale e commerciale dell’anteguerra e trapassiamo alla politica territoriale dell’avvenire. Ma quando, oggi, parliamo di nuovo territorio in Europa, dobbiamo pensare in prima linea alla Russia, o agli Stati marginali ad essa soggetti. Sembra che il destino stesso ci voglia indicare queste regioni…Il colossale impero orientale è maturo per il crollo. E la fine del dominio ebraico è maturo per il crollo. E la fine del dominio ebraico in Russia sarà pure la fine della Russia come Stato” (2).

Quest’idea covava nella mente di Hitler e il patto con Stalin non gliel’aveva fatta cambiare, rinviandone soltanto l’attuazione.

Dopo la rapida sconfitta della Francia nel maggio-giugno del 1940, convinto che il potenziale militare sovietico fosse trascurabile e che l’Armata Rossa, sulla base della sua debolezza presunta da ogni parte in occidente, fosse al momento assolutamente incapace di sferrare una grande offensiva, Hitler decise d’invadere l’Unione Sovietica, i cui territori avrebbero servito anche da serbatoio inesauribile di materie prime per sostenere lo sforzo bellico contro le potenze marittime anglosassoni.

Secondo Andreas Hillgruber, lo storico tedesco specialista di relazioni internazionali, a questo programma ideologico di Hitler ne corrispondeva per la verità uno, altrettanto lungimirante, maturato da Stalin anch’esso nella metà degli anni Venti, attuabile comunque solo in un quadro di conflitto tra gli Stati occidentali. Adesso l’attacco tedesco alla Polonia il 1 settembre 1939 – favorito dal precedente patto Ribbentrop-Molotov e seguito, il 17 settembre, dall’invasione sovietica della Polonia orientale – aveva provocato il 3 settembre l’entrata in guerra contro la Germania della Gran Bretagna e della Francia e realizzato le condizioni politiche da lui auspicate (3).

Grazie al patto di non aggressione e al successivo trattato di “amicizia e frontiera” del 28 settembre, garante di un reciproco aiuto economico-industriale, e dell’assetto dei confini, Stalin aveva potuto annettere all’URSS la sua fetta di Polonia ottenendo basi militari nei Paesi baltici, e consolidando in tal modo una cintura strategica di sicurezza al confine centro-occidentale sovietico (4). Con gli accordi dell’agosto-settembre 1939, Lettonia, Estonia, Lituania e Finlandia rientravano nell’orbita russa. Il dittatore georgiano doveva, quindi, soltanto mantenersi in posizione equidistante d’attesa fino alla conclusione delle ostilità: allora avrebbe potuto senza grandi difficoltà impadronirsi dei territori europei ritenuti militarmente necessari, rafforzando al contempo il prestigio politico dell’Unione Sovietica.

Nell’estate del 1940, mentre il Fuhrer era impegnato nella campagna d’occidente, Stalin cominciò ad approfittare delle preoccupazioni hitleriane per invadere gli Stati baltici e penetrare nei Balcani. In apparenza le relazioni fra i due dittatori erano amichevoli e il commissario sovietico per gli Esteri, come portavoce di Stalin, sfruttava ogni occasione per lodare e adulare i tedeschi dopo ogni loro atto di conquista. Quando il 9 aprile 1940 la Germania invase la Norvegia e la Danimarca, Molotov si affrettò a dichiarare all’ambasciatore a Mosca, Friedrich Werner von der Schulenburg, che il suo governo si rendeva conto delle misure che la Germania era stata costretta a prendere, augurandole un pieno successo. Allorché, un mese dopo, l’ambasciatore del Reich informò Molotov dell’attacco della Wehrmacht a ovest, spiegandogli che esso era imposto alla Germania da un’imminente offensiva anglo-francese verso la Ruhr attraverso il Belgio e l’Olanda, Stalin espresse il proprio compiacimento. Schulenburg telegrafò a Berlino che Molotov aveva accolto la notizia con spirito di comprensione perché si rendeva conto che la Germania doveva cautelarsi contro un attacco anglo-francese, e che non nutriva dubbi circa il successo tedesco.

Quando il 17 giugno Parigi chiese l’armistizio, Molotov espresse a Schulenburg le più vive congratulazioni del suo governo per gli splendidi successi della Wehrmacht, informandolo al contempo dell’azione sovietica contro gli Stati baltici divenuta necessaria per mettere fine agli intrighi con cui l’Inghilterra e Francia avevano cercato di disseminare la discordia e la sfiducia fra la Germania e l’URSS per quanto riguardava quell’area. Proprio per eliminare tale “discordia” il governo di Mosca aveva inviato “speciali emissari” nei tre Paesi baltici che di lì a poco sarebbero stati invasi dall’Armata Rossa e assorbiti dall’Unione Sovietica. “In imprese del genere”, scrive il giornalista e storico statunitense William Shirer, “Stalin poteva essere brutale e spietato quanto Hitler, era anzi più cinico di lui…Adolf Hitler si sentì umiliato, ma tutte le sue energie erano rivolte a organizzare l’invasione dell’Inghilterra, e non poteva fare nulla. Le note di protesta contro l’aggressione russa trasmesse a Berlino dagli ambasciatori dei tre Stati baltici, furono respinte per ordine di Ribbentrop. A umiliare ancor più i tedeschi, Molotov in agosto li invitò bruscamente a “liquidare” entro due settimane le legazioni di Kaunas, Riga e Tallin e a chiudere, per il 1° settembre, i consolati nei Paesi baltici. I tre stati di cui si era così impossessato non calmarono l’appetito di Stalin. Il crollo sorprendentemente rapido degli eserciti anglo-francesi lo spronò a prendersi tutto quel che poteva finché le circostanze gli erano favorevoli. Ovviamente egli pensava che non v’era tempo da perdere” (5). Le pretese russe continuarono a manifestarsi con la convinzione che la Germania non avrebbe ostacolato, ma anzi sostenuto, l’azione di Stalin.

E’ innegabile, come afferma lo storico tedesco Ernst Nolte nel suo Nazionalsocialismo e bolscevismo, la violazione da parte dell’Unione Sovietica dello spirito e della lettera dei trattati in diverse circostanze. Aveva chiesto alla Romania la Bucovina; aveva costruito in Lituania non soltanto basi d’appoggio ma concentrato un numero considerevole di divisioni. Era certo inconciliabile con il patto di amicizia il fatto che la Russia avesse appoggiato il colpo di Stato jugoslavo e concluso un accordo con il nuovo governo di Dusan Simovic (6). Nella legazione sovietica di Belgrado i tedeschi avevano trovato documenti che rivelavano in maniera molto chiara le intenzioni ostili nei confronti della Germania (7).

Avendo intuito già dal 1940 i piani di Stalin, Hitler mosse guerra alla Russia temendo di dover sottostare, perdurando il conflitto, a una tattica di ricatto dal momento che proprio la copertura strategica sovietica, oltre all’aiuto economico accordato alla Germania, gli aveva consentito la vittoria sulla Polonia e il concentramento delle armate contro la Francia. Tale atto permise in seguito ai russi di mascherare le loro mire espansionistiche in Europa, presentandole come una giustificata reazione difensiva all’attacco nazista.

Quest’ultimo si frappose al piano del dittatore sovietico – il quale aveva creato e rafforzato la “cintura di sicurezza”ottenuta con gli accordi con Hitler nell’Europa centro-orientale – di restare lontano, fino alla fase finale, della guerra “imperialistica” tra le potenze occidentali e la Germania e solo in seguito, correndo il minimo rischio possibile, di impadronirsi di quei territori che, considerando il prevedibile aumento di potenza degli Stati anglosassoni nell’Europa occidentale, gli sembravano necessari alla sicurezza strategica dell’URSS e al rafforzamento del suo peso politico. L’inizio dell’operazione Barbarossa costrinse la Russia all’abbandono della sua posizione d’attesa e alla lotta per la propria esistenza in un momento in cui Stalin non riteneva l’Armata Rossa, nonostante gli sforzi compiuti, ancora pronta per una guerra su vasta scala.

“Nel 1940-41”, scrive Hillgruber, “si trovarono di fronte due ‘programmi’-obiettivi militari, ideologici e politici che si escludevano a vicenda non solo per questioni di principio ma anche a causa delle loro direzioni di spinta, che si incrociavano nell’Europa centro-orientale. Con ciò la realizzazione del ‘programma’ nazionalsocialista, che era stato promosso febbrilmente da Hitler e che doveva sfruttare l’effetto sorpresa e la maggior velocità possibile nello svolgimento delle singole tappe, si mosse cronologicamente prima della realizzazione, prevista nella politica d’attesa di Stalin tesa a evitare rischi solo per una data successiva, del ‘programma’ bolscevico, che perciò fu mascherato, in seguito modificato nei dettagli per adattarlo alla nuova situazione e in complesso presentato da parte sovietica come una semplice reazione all’attacco tedesco. Esso però, nel suo obiettivo principale, che era quello di allargare la sfera di influenza sovietica in Europa – dopo la sconfitta della Germania – in un confronto con le potenze marittime anglosassoni, era già stato fissato nell’autunno del 1940 e da allora in poi, fino alla fine della seconda guerra mondiale, rimase immutato di là di tutti i cambiamenti intervenuti nella tattica politica” (8).

Sulla campagna di Russia nella cerchia del Fuhrer si manifestavano opinioni contrastanti; Ribbentrop era convinto che non ci fosse alternativa; il generale Walter von Brauchitsch, comandante in capo dell’esercito, non vi si opponeva; Alfred Jodl, capo dell’ufficio operazioni dell’OKW (OberKommando der Wehrmacht, il comando supremo delle forze armate tedesche), la riteneva inevitabile. Il feldmaresciallo Wilhelm Keitel, l’unico decisamente contrario, era stato messo a tacere, mentre Hermann Goring ed Erich Raeder, rispettivamente comandanti in capo dell’aviazione e della marina, avanzavano logiche obiezioni. Forse il più vicino alle posizioni di Hitler era il Reichsfuhrer Heinrich Himmler, come risulta da un discorso tenuto in novembre ai funzionari di partito: “Fino a questo momento, approfittando del patto (di amicizia russo-tedesca), l’Unione Sovietica a soggiogato interi Paese e nazioni, Finlandia esclusa, senza tirar fuori la spada dal fodero, e ha notevolmente allargato le sue frontiere occidentali e meridionali. Il suo appetito minacciava di crescere in modo abnorme, perciò abbiamo avvertito la necessità di meglio definire, entrambi, i nostri reciproci interessi. Nella sua molto ritardata visita a Berlino, Molotov ha ricevuto le necessarie indicazioni. Se ciò che ho udito è vero, a Stalin per il momento non è possibile cominciare una guerra perché le nostre armi gli infliggerebbero un severo castigo. Il nostro atteggiamento sarà efficace sia per i suoi (dell’Unione Sovietica) aggressivi progetti nei confronti della Finlandia, sia per qualsiasi progetto essa possa avere a sud o a sud-est. Le sarà possibile dare il via a delle operazioni militari soltanto con l’espresso consenso del Fuehrer. Per dare forza alla nostra volontà, abbiamo schierato tante truppe lungo la nostra frontiera orientale quante bastano perché lo zar rosso di Mosca ci prenda sul serio…Militarmente l’Unione Sovietica è innocua. Il suo corpo ufficiali è così scadente da non poter essere messo a confronto neppure con i nostri sottufficiali, e il suo esercito è tanto male equipaggiato quanto mal addestrato. Non possono essere pericolosi per noi” (9).

Pochi giorni dopo questo discorso risultò chiaro che gli obiettivi sovietici erano inconciliabili con quelli di Hitler. Ribbentrop aveva sottoposto a Mosca una proposta di trattato ricalcante quelle già fatte verbalmente da Hitler a Molotov: l’espansione territoriale tedesca sarebbe avvenuta nell’Africa centrale, quella dell’Italia nell’Africa settentrionale, quella del Giappone in Estremo Oriente e quella dell’Unione Sovietica in direzione dell’Oceano Indiano. Il 25 novembre il ministro degli Esteri di Stalin presentò quattro condizioni che, se accettate da Berlino, avrebbero consentito all’URSS di firmare. Le prime due, è cioè la richiesta che Hitler evacuasse dalla Finlandia le truppe mandate nell’agosto del 1940 e che la Bulgaria concludesse un patto con l’Unione Sovietica garantendole basi militari in vicinanza del Bosforo, erano inaccettabili per il Fuhrer, che infatti ordinò a Ribbentrop di non dare alcuna risposta.

Quella, negativa, di Molotov alle proposte di Hitler giunse a fine novembre e dissolse qualsiasi dubbio del dittatore tedesco circa l’attacco alla Russia. Allora egli “formulò la decisione che corrispondeva all’essenza della sua personalità, alla sua idea di fondo con tanta impazienza perseguita, nonché alla sopravvalutazione delle proprie forze, di cui era preda all’epoca: dare il via il più presto possibile alla guerra contro l’Unione Sovietica” (10). In questa decisione ebbero un ruolo determinante la rielezione di Franklin Delano Roosevelt a presidente degli Stati Uniti e il recente colloquio con Molotov; il giorno dopo la sua partenza Hitler dichiarò che quello con l’URSS non sarebbe stato nemmeno un matrimonio d’interesse, ordinando al contempo di individuare, in Oriente, un luogo adatto per installarvi suo quartier generale e costruire al più presto tre basi operative, al centro, al nord e al sud.

Il 3 dicembre, in occasione di un’altra breve visita al generale Fedor von Bock – già comandante del gruppo d’armate nord nella campagna di Polonia e del gruppo d’armate B in quella di Francia, nonché futuro comandante del gruppo d’armate di centro nell’operazione Barbarossa – Hitler dichiarò che il “problema orientale” stava ormai arrivando a un punto critico e questo rendeva più probabile un’alleanza anglo-russa: “Se i sovietici saranno eliminati, la Gran Bretagna non avrà alcuna speranzadi sconfiggerci in Europa” (11). Due giorni più tardi Hitler annunciò a Brauchitsch che l’egemonia in Europa sarebbe stata decisa dalla lotta contro l’Unione Sovietica. “In tre settimane saremo a Leningrado!” lo sentì dire Rudolf Schmundt, il suo aiutante in campo per la Wehrmacht. (12). La tabella di marcia strategica del Fuhrer strava quindi prendendo forma in un clima di ottimismo eccessivo e non sempre fondato, anche perché dell’Armata Rossa si sapeva ben poco – un’accurata indagine negli archivi della Francia, Paese alleato dell’URSS, non aveva rivelato niente – ma Hitler era convinto della propria superiorità in mezzi militari (soprattutto carri armati): “Il sovietico in se stesso è inferiore. Il suo esercito non ha dei capi…Una volta che l’esercito sovietico sarà stato battuto. Il collasso dell’intera Unione Sovietica seguirà in modo inevitabile” (13).

Il 18 dicembre Jodl portò a Hitler la stesura finale della direttiva per la campagna di Russia, adesso ribattezzata Barbarossa (14), in cui si ordinava alla Wehrmacht di tenersi pronta a schiacciare l’Unione Sovietica con un rapido attacco da scatenare prima della fine della guerra contro la Gran Bretagna: la sconfitta dell’URSS avrebbe costretto gli inglesi a sottomettersi: “Si arrenderanno solo quando avremo distrutto questa loro ultima speranza in Europa”. Il popolo britannico non era pazzo, disse Hitler: certo capiva che se avesse perso quella guerra non avrebbe più avuto il prestigio necessario per tenere insieme il suo impero. “D’altro canto, se riescono a cavarsela e a mettere insieme quaranta o cinquanta divisioni, e se gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica li aiuteranno, la Germania verrà a trovarsi in una precaria situazione…E’ per questo che l’Unione Sovietica deve essere sconfitta subito. E’ vero, le forze armate sovietiche sono un colosso d’argilla senza testa, ma chi può sapere come si svilupperanno in futuro? (15)

La vittoria sui russi doveva essere rapida e definitiva: per nessun motivo essi dovevano avere la possibilità di riprendersi dopo il primo, violento attacco.

A quanto riferisce il generale Franz Halder, capo di stato maggiore dell’esercito tedesco, già alcuni mesi prima, mentre si stava allontanando la prospettiva di invadere l’Inghilterra, nel corso di una conferenza tenutasi l’ultimo giorno di luglio del 1940 al Berghof, sulle Alpi bavaresi, Hitler, adesso definitivamente deciso ad attaccare l’Unione Sovietica nella successiva primavera, aveva dichiarato: “L’Inghilterra ripone le sue speranze nella Russia e nell’America. Se le sue speranze nella Russia svaniranno, cadranno anche quelle nell’America, perché l’eliminazione della Russia accrescerà enormemente la potenza del Giappone in Estremo Oriente”.

Il Fuhrer si dichiarava convinto che l’ostinazione degli inglesi a continuare la guerra si doveva al fatto che la Gran Bretagna contava sull’Unione Sovietica: “In Inghilterra erano già completamente a terra. Ora si sono rimessi in piedi. Sono state intercettate delle conversazioni. La Russia è inquieta e scontenta a causa dei rapidi sviluppi (delle nostre operazioni) nell’Europa occidentale. Basta che la Russia faccia comprendere all’Inghilterra che essa non desidera una Germania troppo potente, e gli inglesi – così come chi sta per annegare si afferra a tutto – spereranno di nuovo che fra sei o otto mesi la situazione cambierà completamente. Ma se la Russia verrà schiacciata, l’ultima speranza dell’Inghilterra svanirà. Allora la Germania sarà la padrona dell’Europa e dei Balcani. Decisione: in base a queste considerazioni, bisogna liquidare la Russia. Primavera 1941. Quanto prima la Russia sarà schiacciata, tanto meglio” (16).

La strategia hitleriana si basava sul presupposto che l’URSS sarebbe stata annientata in un blitzkrieg di pochi mesi. Ma l’8 febbraio, nel momento in cui la prima ondata di divisioni si stava lentamente muovendo verso la frontiera con l’Unione Sovietica: la seconda avrebbe cominciato a muoversi a metà marzo, la terza in aprile – Keitel fu informato dai suoi collaboratori che, mentre la Luftwaffe e la Kriegsmarine avrebbero avuto riserve di carburante sufficienti sino all’autunno, le scorte di benzina e nafta per i carri armati e per i veicoli da trasporto della Wehrmacht non sarebbero durate oltre la metà di agosto, a meno che si fossero raggiunti in tempo i campi petroliferi del Caucaso. Anche riguardo la gomma c’era poco da stare tranquilli perché molte forniture erano giunte in Germania dall’Estremo Oriente attraverso la Transiberiana, ma la guerra con la Russia, tagliando quel collegamento, avrebbe lasciato disponibili solo le limitate e insicure quantità trasportate dalle navi che forzano il blocco inglese.

Se conoscevano i loro limiti e le loro possibilità i tedeschi non erano molto informati dai propri servizi segreti (poco coinvolti più che inefficienti) sulle potenzialità del nemico: l’industria aeronautica sovietica era qualcosa di sconosciuto, anche se alcune indicazioni recenti dicevano che si stava espandendo con una rapidità sconcertante. Goring, per esempio, temeva che l’aviazione sovietica potesse dimostrarsi ben più forte di quanto risultava dai dati dei servizi segreti. Il 3 febbraio Franz Halder, capo di stato maggiore dell’esercito, avrebbe ottimisticamente informato Hitler che la superiorità numerica dell’Armata Rossa era molto limitata (155 divisioni), ma all’inizio di aprile tale cifra sarebbe salita a 247 divisioni, e quattro mesi dopo – troppo tardi per fare marcia indietro – sarebbe risultato che le divisioni di Stalin impegnate erano 360.

02/08/2010


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Italia Sociale (http://www.italiasociale.net/storia07/storia020810-1.html)

Avamposto
04-08-10, 23:52
STORIA 2010


“italiasociale dà la possibilità ai propri lettori di leggere alcune pagine dell’interessante libro d Stafano Fabei sulla Campagna di Russia” - Ed .Mursia.



OPERAZIONE BARBAROSSA



22 GIUGNO 1941



Stefano Fabei





PREFAZIONE



Quando si scrive di storia non ha alcuna importanza che sia piacevole o spiacevole; se teniamo in considerazione ciò che piace o non piace, ciò che serve o non serve, usciamo subito dall’ambito della disciplina per entrare in quello della propaganda. Chi ama indagare il passato con metodi scientifici deve cercare di fare chiarezza su ciò che è successo.

Ciò premesso, insieme alla convinzione che non occorra un libro per sostenere le tesi e la validità di un altro, mi soffermerò brevemente sul perché di questo saggio. Quando nel 2000 uscì in Italia il libro di Viktor Suvorov, Stalin, Hitler: la rivoluzione bolscevica mondiale, da me letto con grande curiosità e interesse, ma anche con piacere per l’esemplare semplicità e chiarezza unite a uno stile asciutto e privo di retorica, incominciai a pormi alcuni quesiti sulle possibili ragioni per cui si era rotto il patto di alleanza che avrebbe, forse, permesso a quei due dittatori di spartirsi il mondo. Da allora mi promisi di leggere – uscendo periodicamente dalle letture e dagli studi propedeutici ai miei libri – alcune biografie di Hitler e Stalin oltre ai saggi sul patto di non aggressione firmato dai ministri degli Esteri russo e tedesco il 23 agosto 1939, a Mosca.

Suvorov, nello scrivere la sua opera, si era avvalso non di archivi o di fonti dei servizi segreti ma di pubblicazioni ufficiali, accessibili a tutti come manuali diffusi nelle scuole delle forze armate, riviste militari, quotidiani, come la “Pravda” e “Krasnaja Zvezda”, il giornale dell’Armata Rossa, periodici e altri scritti, fra cui l’opera omnia di Stalin, di Lenin e Marx, i discorsi dei marescialli sovietici, Zukov, Konev, Rokossovskij. L’ex funzionario dei servizi segreti militari sovietici capovolgeva così l’opinione comune allora diffusa sull’origine della Seconda guerra mondiale, analizzando il ruolo del dittatore georgiano nella sua lunga progettazione e nel suo sviluppo. Facendo un dettagliato esame della preparazione militare ed ideologica della guerra e dell’apparato bellico sovietico, l’autore si chiedeva come fosse potuto accadere che, di fronte a questa mole di materiali, nessuno avesse capito l’effettivo svolgersi del conflitto, il progetto, la tattica e la strategia dell’Unione Sovietica. La sua tesi era che Stalin, fin dagli anni Venti, avesse auspicato e preparato la guerra, considerandola, sulla scia di Lenin, adatta ad innescare quella rivoluzione proletaria per la quale Hitler avrebbe svolto inconsapevolmente la funzione di “nave rompighiaccio”; in sintesi, il dittatore tedesco sarebbe stato un utile burattino nelle mani del suo omologo sovietico il cui progetto era l’invasione e l’occupazione dell’Europa. Suvorov spiegava, inoltre, l’abilità di Stalin, l’effettivo iniziatore della guerra, nel riuscire ad apparire come una parte lesa sedendosi poi, nelle trattative, dalla parte dei vincitori.

Leggendo il libro risultava infranto il cliché della “lotta antifascista” guidata dal socialismo e veniva confermata l’idea che sulla guerra tra Germania e Unione Sovietica non fosse ancora stata scritta tutta la verità, che alcuni suoi aspetti fossero stati deliberatamente nascosti per non infrangere il manicheismo imperante, dato che la storia la scrivono sempre i vincitori, per cui i perdenti sono, per forza, quanto meno criminali oltre che i principali, se non esclusivi, responsabili dell’accaduto.

Secondo la tesi rivoluzionaria di Suvorov – pseudonimo di Vladimir Bogdanovic Rezun, nato nel 1947, figlio di un ufficiale dell’Armata Rossa, studi all’Accademia Suvorov e alla Scuola militare superiore di Kiev, dopo aver preso parte all’invasione della Cecoslovacchia nel 1968, nel 1970 è entrato nei servizi segreti e in questa veste ha vissuto a Ginevra dal 1974 al 1978, anno in cui ha chiesto asilo politico in Inghilterra ed è stato condannato a morte in Unione Sovietica – l’attacco “a sorpresa” di Hitler all’URSS sarebbe stato in realtà un’estrema reazione per prevenire l’imminente invasione dell’Europa da parte di Stalin, ragione per cui l’opposizione di quest’ultimo al Terzo Reich sarebbe stata soltanto strumentale: la premessa di uno scontro più vasto con le democrazie occidentali.

Una tesi del genere comportava un vero e proprio sconvolgimento della storiografia novecentesca, che ritiene l’opposizione dell’Unione Sovietica e, in genere, la lotta antifascista della sinistra come il nodo cruciale del XX secolo.

Dopo aver consentito ad Hitler la conquista dell’Europa, usandolo come un rompighiaccio, Suvorov sostiene che Stalin avrebbe dato il via alla sua guerra di conquista e che la data prevista per l’invasione era stata fissata per il 6 luglio 1941. Il Fuhrer, tuttavia, sarebbe riuscito a scoprire il progetto sovietico precedendolo di due settimane. L’incapacità dei russi di difendersi sul proprio territorio sarebbe stata determinata dal fatto che erano stati preparati ad una guerra offensiva e non difensiva quale fu quella cui li aveva costretti il Terzo Reich. Conferme a queste tesi furono trovate anche in documenti segreti conservati negli archivi, come ad esempio, tanto per citarne uno, il piano del maresciallo Zukov per l’attacco alla Germania, datato 15 maggio 1941. Secondo quanto ha più recentemente affermato Constantin Pleshakov, sulla base delle ricerche da lui condotte negli archivi sovietici, Stalin preparava la guerra per il 1942. Quest’ultimo sapeva che prima o poi Hitler avrebbe attaccato l’URSS, ma non si aspettava che l’aggressione sarebbe avvenuta così presto.

Il piano del dittatore georgiano affondava le sue radici, prima ancora che in Lenin, in Marx, per il quale la rivoluzione socialista non poteva che essere mondiale. La Terza Internazionale costituiva lo stato maggiore della rivoluzione planetaria e il suo fondatore era convinto che dovesse necessariamente vincere o l’uno o l’altro fronte, non potendo l’URSS coesistere a lungo con entità statali ispirate a principi diversi. Su ciò concordava anche Stalin, che riteneva una necessità improrogabile la diffusione del regime comunista in tutto il mondo, pena la disintegrazione dell’Unione Sovietica. La storia sembra aver dimostrato come fossero fondati quei sospetti: la globalizzazione in corso è, infatti, non quella auspicata dai sostenitori dell’ideologia comunista ma quella ispirata ai principi e ai metodi del capitalismo.

Non solo nel 1941 ma anche quattro anni dopo, per Suvorov, Stalin era convinto che la guerra fosse persa, tanto che rifiutò di assistere alla parata della vittoria, rispondendo a chi gliene chiedeva la ragione, che l’URSS si sarebbe disintegrata non essendo riuscita a conquistare “neanche l’Europa”. Per decenni si è ritenuto che mettere in luce le responsabilità del totalitarismo sovietico sarebbe equivalso a scusare o giustificare quello nazionalsocialista. Oggi però che i due totalitarismi non esistono più con quelle dimensioni, occorre cercare di comprendere più compiutamente il passato. E’ quanto ho cercato di fare. Con l’amplia bibliografia presente in fondo al testo ho voluto offrire uno strumento a chi voglia approfondire l’argomento.







OPERAZIONE BARBAROSSA



A tre mesi dalla firma del Patto d’acciaio con cui a Berlino, il 22 maggio 1939, i ministri degli Esteri Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop avevano sancito l’alleanza politica e militare tra l’Italia e la Germania, il 23 agosto il Terzo Reich e l’Unione Sovietica firmarono un accordo di non aggressione e un protocollo segreto in cui non solo era definita la spartizione della Polonia ma anche riconosciuto, da parte tedesca, il diritto della Russia a inserire gli Stati baltici e la Besserabia nella propria sfera d’influenza.

Dell’andamento dei colloqui tra Mosca e Berlino l’Italia era stata informata nel corso degli incontri avuti da Ciano con Ribbentrop e Hitler tra l’11 e il 13 agosto. In Giappone la notizia della firma del documento, in aperta violazione delle clausole segrete del Patto Anticomintern (novembre 1936) che impegnava i contraenti a consultarsi in caso di accordi con l’Unione Sovietica, provocò una crisi politica determinando un temporaneo raffreddamento nelle relazioni con la Germania.

Anche sul fronte antifascista il patto firmato da Molotov, il commissario sovietico per gli Esteri, con Ribbentrop, ebbe un effetto disorientante e dirompente, causando la spaccatura dell’unità d’azione tra comunisti e socialisti. Come prevedibile, l’opinione pubblica mondiale rimase non solo sorpresa, ma anche alquanto scettica sull’efficacia e la durata del patto stesso.

Al di là delle divergenze, e delle somiglianze, esistenti sul piano politico e statuale tra i due regimi, l’accordo tra Hitler e Stalin apparve come un espediente tattico da cui entrambi i dittatori si proponevano di trarre una serie di vantaggi (1).

Il Fuhrer – temendo la guerra su due fronti, già responsabile della sconfitta tedesca nel Primo conflitto mondiale – voleva avere mano libera per condurre il suo blitzkrieg contro la Polonia e le potenze occidentali. Garantendosi ad est, avrebbe potuto concentrare le sue forze per raggiungere gli obiettivi immediati sul fronte occidentale, rinviando ad un secondo momento la conquista del lebensraum, lo “spazio vitale” necessario non solo a garantire l’esistenza ed il naturale aumento della popolazione tedesca ma anche per imporre l’”ordine nuovo”. Dal patto Stalin si proponeva di ottenere, invece, oltre a una serie di guadagni territoriali per consolidare la sua posizione politica e militare, anche un arco di tempo abbastanza lungo indispensabile al perfezionamento della sua macchina bellica, impegnata in una radicale riorganizzazione dei vertici, decapitati dalle purghe, e nell’introduzione di nuove armi e di nuove tecniche d’impiego.

Con una certa determinazione, Berlino e Mosca, negli ultimi mesi del 1939 e nel 1940, procedettero quindi alla realizzazione dei propri programmi. La Germania, sconfitta la Polonia, invase Danimarca, Norvegia, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Francia.

La Russia, dopo essersi annessa la Polonia orientale nel 1939, i Paesi baltici, la Besserabia e la Bucovina settentrionale nel 1940, attaccò la Finlandia. Con il conseguimento di questi risultati, nella primavera del 1941 il patto Molotov – Ribbentrop aveva perso quei caratteri di opportunismo per cui era stato sottoscritto due anni prima in una situazione molto diversa. Si tornava pertanto a una situazione di sospetti, diffidenze reciproche e di contrasto.

Hitler, sfumato il piano d’invasione dell’Inghilterra (operazione Leone Marino), aveva dovuto prendere atto di come lo scontro con l’impero britannico stesse assumendo i caratteri di una vera e propria guerra di logoramento che si prospettava lunga e complessa in quanto combattuta non con l’enorme apparato bellico terrestre che il Reich aveva a sua disposizione, ma soprattutto con forze aeree e subacquee. Alla frontiera orientale iniziava intanto a determinarsi una grave frizione che prevedibilmente avrebbe potuto assumere le caratteristiche di un vero e proprio scontro armato.

Il fatto che Mosca sembrasse sempre meno disponibile a fornire a Berlino le risorse pattuite, mentre, al contempo, stava ammassando truppe lungo la linea di contatto, spinse Hitler a scatenare preventivamente l’attacco che avrebbe non solo permesso di togliere alla Gran Bretagna un possibile alleato continentale, ma anche di acquisire a oriente il controllo e la disponibilità di grandi risorse agricole, minerarie e industriali, necessarie al Reich per opporsi efficacemente al Commonwealth britannico in uno sforzo ormai destinato a protrarsi nel tempo. Va da sé che una guerra preventiva non può basarsi su fatti solo oggettivi; prepararla, come vedremo, implica necessariamente, da parte dell’aggressore, il sentimento, il sospetto di essere subito minacciato.

Questo sviluppo degli eventi era anche il completamento di un progetto ideologico, di un obiettivo politico-strategico che il Fuhrer aveva elaborato fin dagli anni Venti e perseguito dal suo avvento al potere nel 1933: la conquista della Russia occidentale, per creare un grande impero germanico nell’Europa continentale.

L’idea iniziale risaliva ad almeno quindici anni prima, al periodo della stesura del Mein Kampf in cui aveva testualmente affermato: “Noi, nazionalsocialisti, tiriamo una riga sulla politica estera tedesca dell’anteguerra, e la cancelliamo. Noi cominciamo là, dove si terminò sei secoli fa. Mettiamo termine all’eterna marcia germanica verso il sud e l’ovest dell’Europa e volgiamo lo sguardo alla terra situata all’est. Chiudiamo finalmente la politica coloniale e commerciale dell’anteguerra e trapassiamo alla politica territoriale dell’avvenire. Ma quando, oggi, parliamo di nuovo territorio in Europa, dobbiamo pensare in prima linea alla Russia, o agli Stati marginali ad essa soggetti. Sembra che il destino stesso ci voglia indicare queste regioni…Il colossale impero orientale è maturo per il crollo. E la fine del dominio ebraico è maturo per il crollo. E la fine del dominio ebraico in Russia sarà pure la fine della Russia come Stato” (2).

Quest’idea covava nella mente di Hitler e il patto con Stalin non gliel’aveva fatta cambiare, rinviandone soltanto l’attuazione.

Dopo la rapida sconfitta della Francia nel maggio-giugno del 1940, convinto che il potenziale militare sovietico fosse trascurabile e che l’Armata Rossa, sulla base della sua debolezza presunta da ogni parte in occidente, fosse al momento assolutamente incapace di sferrare una grande offensiva, Hitler decise d’invadere l’Unione Sovietica, i cui territori avrebbero servito anche da serbatoio inesauribile di materie prime per sostenere lo sforzo bellico contro le potenze marittime anglosassoni.

Secondo Andreas Hillgruber, lo storico tedesco specialista di relazioni internazionali, a questo programma ideologico di Hitler ne corrispondeva per la verità uno, altrettanto lungimirante, maturato da Stalin anch’esso nella metà degli anni Venti, attuabile comunque solo in un quadro di conflitto tra gli Stati occidentali. Adesso l’attacco tedesco alla Polonia il 1 settembre 1939 – favorito dal precedente patto Ribbentrop-Molotov e seguito, il 17 settembre, dall’invasione sovietica della Polonia orientale – aveva provocato il 3 settembre l’entrata in guerra contro la Germania della Gran Bretagna e della Francia e realizzato le condizioni politiche da lui auspicate (3).

Grazie al patto di non aggressione e al successivo trattato di “amicizia e frontiera” del 28 settembre, garante di un reciproco aiuto economico-industriale, e dell’assetto dei confini, Stalin aveva potuto annettere all’URSS la sua fetta di Polonia ottenendo basi militari nei Paesi baltici, e consolidando in tal modo una cintura strategica di sicurezza al confine centro-occidentale sovietico (4). Con gli accordi dell’agosto-settembre 1939, Lettonia, Estonia, Lituania e Finlandia rientravano nell’orbita russa. Il dittatore georgiano doveva, quindi, soltanto mantenersi in posizione equidistante d’attesa fino alla conclusione delle ostilità: allora avrebbe potuto senza grandi difficoltà impadronirsi dei territori europei ritenuti militarmente necessari, rafforzando al contempo il prestigio politico dell’Unione Sovietica.

Nell’estate del 1940, mentre il Fuhrer era impegnato nella campagna d’occidente, Stalin cominciò ad approfittare delle preoccupazioni hitleriane per invadere gli Stati baltici e penetrare nei Balcani. In apparenza le relazioni fra i due dittatori erano amichevoli e il commissario sovietico per gli Esteri, come portavoce di Stalin, sfruttava ogni occasione per lodare e adulare i tedeschi dopo ogni loro atto di conquista. Quando il 9 aprile 1940 la Germania invase la Norvegia e la Danimarca, Molotov si affrettò a dichiarare all’ambasciatore a Mosca, Friedrich Werner von der Schulenburg, che il suo governo si rendeva conto delle misure che la Germania era stata costretta a prendere, augurandole un pieno successo. Allorché, un mese dopo, l’ambasciatore del Reich informò Molotov dell’attacco della Wehrmacht a ovest, spiegandogli che esso era imposto alla Germania da un’imminente offensiva anglo-francese verso la Ruhr attraverso il Belgio e l’Olanda, Stalin espresse il proprio compiacimento. Schulenburg telegrafò a Berlino che Molotov aveva accolto la notizia con spirito di comprensione perché si rendeva conto che la Germania doveva cautelarsi contro un attacco anglo-francese, e che non nutriva dubbi circa il successo tedesco.

Quando il 17 giugno Parigi chiese l’armistizio, Molotov espresse a Schulenburg le più vive congratulazioni del suo governo per gli splendidi successi della Wehrmacht, informandolo al contempo dell’azione sovietica contro gli Stati baltici divenuta necessaria per mettere fine agli intrighi con cui l’Inghilterra e Francia avevano cercato di disseminare la discordia e la sfiducia fra la Germania e l’URSS per quanto riguardava quell’area. Proprio per eliminare tale “discordia” il governo di Mosca aveva inviato “speciali emissari” nei tre Paesi baltici che di lì a poco sarebbero stati invasi dall’Armata Rossa e assorbiti dall’Unione Sovietica. “In imprese del genere”, scrive il giornalista e storico statunitense William Shirer, “Stalin poteva essere brutale e spietato quanto Hitler, era anzi più cinico di lui…Adolf Hitler si sentì umiliato, ma tutte le sue energie erano rivolte a organizzare l’invasione dell’Inghilterra, e non poteva fare nulla. Le note di protesta contro l’aggressione russa trasmesse a Berlino dagli ambasciatori dei tre Stati baltici, furono respinte per ordine di Ribbentrop. A umiliare ancor più i tedeschi, Molotov in agosto li invitò bruscamente a “liquidare” entro due settimane le legazioni di Kaunas, Riga e Tallin e a chiudere, per il 1° settembre, i consolati nei Paesi baltici. I tre stati di cui si era così impossessato non calmarono l’appetito di Stalin. Il crollo sorprendentemente rapido degli eserciti anglo-francesi lo spronò a prendersi tutto quel che poteva finché le circostanze gli erano favorevoli. Ovviamente egli pensava che non v’era tempo da perdere” (5). Le pretese russe continuarono a manifestarsi con la convinzione che la Germania non avrebbe ostacolato, ma anzi sostenuto, l’azione di Stalin.

E’ innegabile, come afferma lo storico tedesco Ernst Nolte nel suo Nazionalsocialismo e bolscevismo, la violazione da parte dell’Unione Sovietica dello spirito e della lettera dei trattati in diverse circostanze. Aveva chiesto alla Romania la Bucovina; aveva costruito in Lituania non soltanto basi d’appoggio ma concentrato un numero considerevole di divisioni. Era certo inconciliabile con il patto di amicizia il fatto che la Russia avesse appoggiato il colpo di Stato jugoslavo e concluso un accordo con il nuovo governo di Dusan Simovic (6). Nella legazione sovietica di Belgrado i tedeschi avevano trovato documenti che rivelavano in maniera molto chiara le intenzioni ostili nei confronti della Germania (7).

Avendo intuito già dal 1940 i piani di Stalin, Hitler mosse guerra alla Russia temendo di dover sottostare, perdurando il conflitto, a una tattica di ricatto dal momento che proprio la copertura strategica sovietica, oltre all’aiuto economico accordato alla Germania, gli aveva consentito la vittoria sulla Polonia e il concentramento delle armate contro la Francia. Tale atto permise in seguito ai russi di mascherare le loro mire espansionistiche in Europa, presentandole come una giustificata reazione difensiva all’attacco nazista.

Quest’ultimo si frappose al piano del dittatore sovietico – il quale aveva creato e rafforzato la “cintura di sicurezza”ottenuta con gli accordi con Hitler nell’Europa centro-orientale – di restare lontano, fino alla fase finale, della guerra “imperialistica” tra le potenze occidentali e la Germania e solo in seguito, correndo il minimo rischio possibile, di impadronirsi di quei territori che, considerando il prevedibile aumento di potenza degli Stati anglosassoni nell’Europa occidentale, gli sembravano necessari alla sicurezza strategica dell’URSS e al rafforzamento del suo peso politico. L’inizio dell’operazione Barbarossa costrinse la Russia all’abbandono della sua posizione d’attesa e alla lotta per la propria esistenza in un momento in cui Stalin non riteneva l’Armata Rossa, nonostante gli sforzi compiuti, ancora pronta per una guerra su vasta scala.

“Nel 1940-41”, scrive Hillgruber, “si trovarono di fronte due ‘programmi’-obiettivi militari, ideologici e politici che si escludevano a vicenda non solo per questioni di principio ma anche a causa delle loro direzioni di spinta, che si incrociavano nell’Europa centro-orientale. Con ciò la realizzazione del ‘programma’ nazionalsocialista, che era stato promosso febbrilmente da Hitler e che doveva sfruttare l’effetto sorpresa e la maggior velocità possibile nello svolgimento delle singole tappe, si mosse cronologicamente prima della realizzazione, prevista nella politica d’attesa di Stalin tesa a evitare rischi solo per una data successiva, del ‘programma’ bolscevico, che perciò fu mascherato, in seguito modificato nei dettagli per adattarlo alla nuova situazione e in complesso presentato da parte sovietica come una semplice reazione all’attacco tedesco. Esso però, nel suo obiettivo principale, che era quello di allargare la sfera di influenza sovietica in Europa – dopo la sconfitta della Germania – in un confronto con le potenze marittime anglosassoni, era già stato fissato nell’autunno del 1940 e da allora in poi, fino alla fine della seconda guerra mondiale, rimase immutato di là di tutti i cambiamenti intervenuti nella tattica politica” (8).

Sulla campagna di Russia nella cerchia del Fuhrer si manifestavano opinioni contrastanti; Ribbentrop era convinto che non ci fosse alternativa; il generale Walter von Brauchitsch, comandante in capo dell’esercito, non vi si opponeva; Alfred Jodl, capo dell’ufficio operazioni dell’OKW (OberKommando der Wehrmacht, il comando supremo delle forze armate tedesche), la riteneva inevitabile. Il feldmaresciallo Wilhelm Keitel, l’unico decisamente contrario, era stato messo a tacere, mentre Hermann Goring ed Erich Raeder, rispettivamente comandanti in capo dell’aviazione e della marina, avanzavano logiche obiezioni. Forse il più vicino alle posizioni di Hitler era il Reichsfuhrer Heinrich Himmler, come risulta da un discorso tenuto in novembre ai funzionari di partito: “Fino a questo momento, approfittando del patto (di amicizia russo-tedesca), l’Unione Sovietica a soggiogato interi Paese e nazioni, Finlandia esclusa, senza tirar fuori la spada dal fodero, e ha notevolmente allargato le sue frontiere occidentali e meridionali. Il suo appetito minacciava di crescere in modo abnorme, perciò abbiamo avvertito la necessità di meglio definire, entrambi, i nostri reciproci interessi. Nella sua molto ritardata visita a Berlino, Molotov ha ricevuto le necessarie indicazioni. Se ciò che ho udito è vero, a Stalin per il momento non è possibile cominciare una guerra perché le nostre armi gli infliggerebbero un severo castigo. Il nostro atteggiamento sarà efficace sia per i suoi (dell’Unione Sovietica) aggressivi progetti nei confronti della Finlandia, sia per qualsiasi progetto essa possa avere a sud o a sud-est. Le sarà possibile dare il via a delle operazioni militari soltanto con l’espresso consenso del Fuehrer. Per dare forza alla nostra volontà, abbiamo schierato tante truppe lungo la nostra frontiera orientale quante bastano perché lo zar rosso di Mosca ci prenda sul serio…Militarmente l’Unione Sovietica è innocua. Il suo corpo ufficiali è così scadente da non poter essere messo a confronto neppure con i nostri sottufficiali, e il suo esercito è tanto male equipaggiato quanto mal addestrato. Non possono essere pericolosi per noi” (9).

Pochi giorni dopo questo discorso risultò chiaro che gli obiettivi sovietici erano inconciliabili con quelli di Hitler. Ribbentrop aveva sottoposto a Mosca una proposta di trattato ricalcante quelle già fatte verbalmente da Hitler a Molotov: l’espansione territoriale tedesca sarebbe avvenuta nell’Africa centrale, quella dell’Italia nell’Africa settentrionale, quella del Giappone in Estremo Oriente e quella dell’Unione Sovietica in direzione dell’Oceano Indiano. Il 25 novembre il ministro degli Esteri di Stalin presentò quattro condizioni che, se accettate da Berlino, avrebbero consentito all’URSS di firmare. Le prime due, è cioè la richiesta che Hitler evacuasse dalla Finlandia le truppe mandate nell’agosto del 1940 e che la Bulgaria concludesse un patto con l’Unione Sovietica garantendole basi militari in vicinanza del Bosforo, erano inaccettabili per il Fuhrer, che infatti ordinò a Ribbentrop di non dare alcuna risposta.

Quella, negativa, di Molotov alle proposte di Hitler giunse a fine novembre e dissolse qualsiasi dubbio del dittatore tedesco circa l’attacco alla Russia. Allora egli “formulò la decisione che corrispondeva all’essenza della sua personalità, alla sua idea di fondo con tanta impazienza perseguita, nonché alla sopravvalutazione delle proprie forze, di cui era preda all’epoca: dare il via il più presto possibile alla guerra contro l’Unione Sovietica” (10). In questa decisione ebbero un ruolo determinante la rielezione di Franklin Delano Roosevelt a presidente degli Stati Uniti e il recente colloquio con Molotov; il giorno dopo la sua partenza Hitler dichiarò che quello con l’URSS non sarebbe stato nemmeno un matrimonio d’interesse, ordinando al contempo di individuare, in Oriente, un luogo adatto per installarvi suo quartier generale e costruire al più presto tre basi operative, al centro, al nord e al sud.

Il 3 dicembre, in occasione di un’altra breve visita al generale Fedor von Bock – già comandante del gruppo d’armate nord nella campagna di Polonia e del gruppo d’armate B in quella di Francia, nonché futuro comandante del gruppo d’armate di centro nell’operazione Barbarossa – Hitler dichiarò che il “problema orientale” stava ormai arrivando a un punto critico e questo rendeva più probabile un’alleanza anglo-russa: “Se i sovietici saranno eliminati, la Gran Bretagna non avrà alcuna speranzadi sconfiggerci in Europa” (11). Due giorni più tardi Hitler annunciò a Brauchitsch che l’egemonia in Europa sarebbe stata decisa dalla lotta contro l’Unione Sovietica. “In tre settimane saremo a Leningrado!” lo sentì dire Rudolf Schmundt, il suo aiutante in campo per la Wehrmacht. (12). La tabella di marcia strategica del Fuhrer strava quindi prendendo forma in un clima di ottimismo eccessivo e non sempre fondato, anche perché dell’Armata Rossa si sapeva ben poco – un’accurata indagine negli archivi della Francia, Paese alleato dell’URSS, non aveva rivelato niente – ma Hitler era convinto della propria superiorità in mezzi militari (soprattutto carri armati): “Il sovietico in se stesso è inferiore. Il suo esercito non ha dei capi…Una volta che l’esercito sovietico sarà stato battuto. Il collasso dell’intera Unione Sovietica seguirà in modo inevitabile” (13).

Il 18 dicembre Jodl portò a Hitler la stesura finale della direttiva per la campagna di Russia, adesso ribattezzata Barbarossa (14), in cui si ordinava alla Wehrmacht di tenersi pronta a schiacciare l’Unione Sovietica con un rapido attacco da scatenare prima della fine della guerra contro la Gran Bretagna: la sconfitta dell’URSS avrebbe costretto gli inglesi a sottomettersi: “Si arrenderanno solo quando avremo distrutto questa loro ultima speranza in Europa”. Il popolo britannico non era pazzo, disse Hitler: certo capiva che se avesse perso quella guerra non avrebbe più avuto il prestigio necessario per tenere insieme il suo impero. “D’altro canto, se riescono a cavarsela e a mettere insieme quaranta o cinquanta divisioni, e se gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica li aiuteranno, la Germania verrà a trovarsi in una precaria situazione…E’ per questo che l’Unione Sovietica deve essere sconfitta subito. E’ vero, le forze armate sovietiche sono un colosso d’argilla senza testa, ma chi può sapere come si svilupperanno in futuro? (15)

La vittoria sui russi doveva essere rapida e definitiva: per nessun motivo essi dovevano avere la possibilità di riprendersi dopo il primo, violento attacco.

A quanto riferisce il generale Franz Halder, capo di stato maggiore dell’esercito tedesco, già alcuni mesi prima, mentre si stava allontanando la prospettiva di invadere l’Inghilterra, nel corso di una conferenza tenutasi l’ultimo giorno di luglio del 1940 al Berghof, sulle Alpi bavaresi, Hitler, adesso definitivamente deciso ad attaccare l’Unione Sovietica nella successiva primavera, aveva dichiarato: “L’Inghilterra ripone le sue speranze nella Russia e nell’America. Se le sue speranze nella Russia svaniranno, cadranno anche quelle nell’America, perché l’eliminazione della Russia accrescerà enormemente la potenza del Giappone in Estremo Oriente”.

Il Fuhrer si dichiarava convinto che l’ostinazione degli inglesi a continuare la guerra si doveva al fatto che la Gran Bretagna contava sull’Unione Sovietica: “In Inghilterra erano già completamente a terra. Ora si sono rimessi in piedi. Sono state intercettate delle conversazioni. La Russia è inquieta e scontenta a causa dei rapidi sviluppi (delle nostre operazioni) nell’Europa occidentale. Basta che la Russia faccia comprendere all’Inghilterra che essa non desidera una Germania troppo potente, e gli inglesi – così come chi sta per annegare si afferra a tutto – spereranno di nuovo che fra sei o otto mesi la situazione cambierà completamente. Ma se la Russia verrà schiacciata, l’ultima speranza dell’Inghilterra svanirà. Allora la Germania sarà la padrona dell’Europa e dei Balcani. Decisione: in base a queste considerazioni, bisogna liquidare la Russia. Primavera 1941. Quanto prima la Russia sarà schiacciata, tanto meglio” (16).

La strategia hitleriana si basava sul presupposto che l’URSS sarebbe stata annientata in un blitzkrieg di pochi mesi. Ma l’8 febbraio, nel momento in cui la prima ondata di divisioni si stava lentamente muovendo verso la frontiera con l’Unione Sovietica: la seconda avrebbe cominciato a muoversi a metà marzo, la terza in aprile – Keitel fu informato dai suoi collaboratori che, mentre la Luftwaffe e la Kriegsmarine avrebbero avuto riserve di carburante sufficienti sino all’autunno, le scorte di benzina e nafta per i carri armati e per i veicoli da trasporto della Wehrmacht non sarebbero durate oltre la metà di agosto, a meno che si fossero raggiunti in tempo i campi petroliferi del Caucaso. Anche riguardo la gomma c’era poco da stare tranquilli perché molte forniture erano giunte in Germania dall’Estremo Oriente attraverso la Transiberiana, ma la guerra con la Russia, tagliando quel collegamento, avrebbe lasciato disponibili solo le limitate e insicure quantità trasportate dalle navi che forzano il blocco inglese.

Se conoscevano i loro limiti e le loro possibilità i tedeschi non erano molto informati dai propri servizi segreti (poco coinvolti più che inefficienti) sulle potenzialità del nemico: l’industria aeronautica sovietica era qualcosa di sconosciuto, anche se alcune indicazioni recenti dicevano che si stava espandendo con una rapidità sconcertante. Goring, per esempio, temeva che l’aviazione sovietica potesse dimostrarsi ben più forte di quanto risultava dai dati dei servizi segreti. Il 3 febbraio Franz Halder, capo di stato maggiore dell’esercito, avrebbe ottimisticamente informato Hitler che la superiorità numerica dell’Armata Rossa era molto limitata (155 divisioni), ma all’inizio di aprile tale cifra sarebbe salita a 247 divisioni, e quattro mesi dopo – troppo tardi per fare marcia indietro – sarebbe risultato che le divisioni di Stalin impegnate erano 360.

02/08/2010


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